Significato: Importanza, valore. Concetto racchiuso in un qualunque mezzo di espressione. Ciò che esprime un'azione od una parola, oppure il modo in cui qualcosa viene fatto o detto. Y (Massoneria) Da sempre l'uomo ha trovato, nella propria interiorità, il conforto di percepire profondi S. negli eventi nei quali è coinvolto, a cui ha avuto modo di partecipare attivamente o passivamente. La percezione dei S. riempie la coscienza e fa scorgere, non sempre in forma chiara ed evidente, la direzione del cammino del nostro vivere. Talvolta appare anche l'intuizione dell'esistenza di uno scopo nella nostra vita e si raggiunge allora una pienezza che gratifica la nostra esistenza e che ci pone in armonia con l'universo nel quale viviamo. Quindi è compito dell'uomo cercare di penetrare i significati profondi che gli vengono proposti dalla vita attraverso gli eventi. Al di là della nostra pochezza nei confronti dell'immensità dell'universo, la vita ci fornisce i mezzi e l'intelligenza per poter affrontare attivamente e con coraggio i grandi arcani della nostra esistenza.

Sikh: Seguaci della setta religiosa fondata dal guru (maestro) Nanak Dew (1469-1538) agli inizi del XVI secolo, dai quali ha preso nome il fenomeno detto sikhismo. La loro dottrina, enunciata dallo stesso fondatore sotto forma di inni e rimasta inalterata lungo i secoli, sorse come sintesi dell’Hinduismo e dell’islamismo, dai quali mutuò, per il primo, le nozioni di karman, samsara e moska, e per il secondo il monoteismo (privo di ogni ritualità), il rifiuto delle immagini, delle caste, ed altri caratteri propri alla setta islamica sufi (v. Sufismo). Dio è per i S. il principio personale e creatore, trascendente ed immanente al mondo, che guida amorevolmente le anime verso la liberazione. Quest’ultima, conseguibile tramite una pratica devozionale, conduce l’uomo dallo stato di man-mukh (soggezione all’io) a quello di gur-muck (santità). Dopo Nanak, la storia del movimento dei S. annovera dieci altri guru. Celebre fra questi il quinto, di nome Arjun, per aver codificato il libro sacro dei S. (Adi Granth), ed il decimo, Govind Singh, noto per aver trasformato i S. in guerrieri, ed aver imposto loro come segni distintivi il turbante, il pugnale e la lunga capigliatura. A quest’ultimo guru si deve la fondazione del regno dei S. nel Pajab, che si sgretolò agli inizi del XIX secolo, fino all’annessione britannica di tale territorio (1839). Nel 1864 hanno ottenuto dal governo indiano la costituzione di una provincia autonoma, ma continuano a battersi in tutti i modi e con ogni mezzo per conservare integra la loro individualità tra la popolazione indù: lo dimostra il loro attentato mortale al primo ministro indiano Indira Priyadarshini Gandhi (1984). Oggi la religione dei S. conta circa otto milioni di seguaci.

Sikhismo: Movimento religioso indiano fondato dal guru (maestro) Nanak Dew (1469-1538) nella regione del Panjab. Suo scopo primario era l’unificazione della religione indù con l’islamismo con l’adozione di un rigido monoteismo, nonché l’eliminazione delle caste. I seguaci di questa setta religiosa sono noti come Sikh (discepoli), che dal decimo loro guru, Govind Singh, si sono organizzati in teocrazia militare, perennemente in lotta per conservare integra la loro individualità tra la popolazione indù (v. Sikh).

Silenzio: Mancanza assoluta di suoni, voci e rumori. Regola religiosa che impone di tacere e non produrre alcun rumore. Rappresenta una delle regole fondamentali dell'esoterismo. Y (Massoneria) La Libera Muratoria impone all’Apprendista il S. nel Tempio, soprattutto per agevolare la sua assimilazione dei principi e dei costumi, ovvero l'apprendimento lento e graduale attuato nell’osservazione e nell’ascolto di Tavole e dello scambio di opinioni dei Fratelli più anziani. Per ogni Libero Muratore il S. consiste nell’astenersi dal parlare inutilmente, per il semplice piacere narcisistico di sentire la propria voce o di manifestare la propria presenza, anche quando si è coscienti di non essere in grado di aggiungere alcunché di rilevante alla trattazione corrente. Occorre però aggiungere che qui si tratta del S. del cuore, consistente nel far tacere le passioni ed i giochi esasperati dell’immaginazione, nonché il pensiero foriero di utilità o costruttività nei confronti degli eventi, delle cose e degli esseri. Anche questo è un aspetto compreso nell’esclusione dei metalli dal Tempio, requisito indispensabile per l’instaurazione della sacralità rituale, ovvero per la consacrazione dello stesso Tempio. Cos’è dunque il S.? Una semplice condizione ambientale che possiamo creare e mantenere? Oppure si tratta di una condizione surreale, simile a quella descritta da certi professionisti subacquei arrivati a descrivere stati d’animo sperimentati nel S. assoluto degli abissi? Oppure si tratta di stati particolari d’animo, definiti con termini come timore, paura, sgomento, quiete, calma, distensione, contemplazione, riflessione e meditazione, per culminare magari in esaltazione, una condizione simile alla beatitudine se non addirittura alla felicità? Un antico proverbio recita che "A forza di tenere aperta la bocca, si sono chiuse le orecchie", un detto che nasconde una profonda verità. La parola è il mezzo ordinario di comunicazione fra gli esseri umani, è il veicolo d’ogni affetto che sottintende la relazione analitica. Proprio perché esprime e provoca questi affetti la parola, o certe parole, acquistano in particolari circostanze significati particolari. Un valido psicanalista, Nacht, ammonisce che "come la parola unisce accomunando gli uomini, per l’inconscio dell’individuo può diventare quanto separa più profondamente". Realizzare il S. non è né facile né infantile, specie nel corso di questa nostra esistenza satura di rumori di varia natura, esterna ed interiore. Mentre non è facile la soppressione di quelli esterni, risulta ancor più difficoltosa l’eliminazione degli interni, dovuti a sensazioni, sentimenti e pensieri. Quanti sperimentano la concentrazione sanno però bene come Un esempio forse banale il ronzio della mosca come lo scricchiolio d’un mobile siano percepiti come il rombo di un cannone. Al contrario piccoli pensieri ed emozioni acquistano una particolare importanza. Per conseguire il vero S., che nulla ha da spartire con il S. di chi tace perché ha la mente vuota o perché teme di sbagliare, occorre sforzarsi di praticare, di operare ogni giorno. Se parliamo non possiamo udire. Bisogna far tacere le nostre voci, spogliarci dei pregiudizi e trovare la capacità di ascoltare con mente e cuore assolutamente liberi. Le tecniche di concentrazione sono innumerevoli, ma la più diffusa e certo quella Yoga (v.). Infatti il termine sanscrito Yoga significa unione, non solo con il divino, ma integrazione con sé stessi, col proprio Io interiore, ovvero con la nostra componente spirituale e creativa. Lo Yoga distingue quattro diversi stati di coscienza: 1) Stato di veglia; 2) Stato di sogno; 3) Stato di sonno profondo; 4) Stato Turiya, che è l’unione dei primi tre. A parte le modalità e le difficoltà di realizzazione, risulta evidente che ad ogni stato di coscienza corrisponde un livello di S.. Quanto più si riesce a raggiungere livelli di coscienza profondi, tanto più creativa diventa la condizione di S. acquisita. "La parola crea comunicazione, mentre il S. crea comunione". Lo stato di meditazione può essere definito condizione psico fisiologica di attività passiva e di quiete creativa. Non si tratta di una definizione oscura o contraddittoria, trattandosi di una parte della mente che viene mantenuta sospesa, in attesa passiva del materiale che le perverrà da un’altra parte che, in apparenza, costituisce la componente attiva. Solo apparentemente però, poiché in realtà è proprio l’atteggiamento di attesa che si dimostra in certo qual modo attivo, stimolando l’emergere (passivo) ed il fluire del materiale associativo. Il S. ha come base questa contraddizione di opposti, tipica dell’essere umano, perché il semplice rilassamento porta inevitabilmente al sonno. Il voler restare svegli ad ogni costo fa perdurare lo stato cosciente, non consentendo allo stato cosciente stesso di arrivare al S.. Il segreto sta nel saper oscillare continuamente tra uno stato di veglia ed uno di sonno, fino a trovare un equilibrio stabile tra le due opposte condizioni. Analizzando lo sviluppo umano, si nota che esso non è altro che un continuo progresso dal sonno. Da quello quasi continuato del neonato si va verso un progressivo risveglio della coscienza, alla crescita dell’Io corrisponde sempre una diminuzione della necessità di dormire. L’iniziato è anche definito risvegliato, perché ha la capacità quasi mai sfruttata di restare sempre sveglio, anche nel sonno, anche se questa è una condizione essenzialmente diversa dal semplice essere sveglio. È un vero salto di qualità, un vivere contemporaneamente a due livelli diversi. Questa necessità di equilibrio fra due opposti è stata espressa nella Tradizione iniziatica con vari simboli. Uno dei più conosciuti è il Caduceo ermetico, rappresentazione grafica della teoria indù della Kundalini (v.), l’energia sessuale che, destata con opportuni esercizi, risale lungo la colonna vertebrale lungo due opposti canali che si incrociano nei centri sottili, appunto come il caduceo. Altro simbolo è costituito dall’Androgino ermetico, dal Rebis di Basilio Valentino, in cui natura maschile e femminile, positivo e negativo, materiale e spirituale, sono perfettamente bilanciati. Vi è un ulteriore simbolo, forse ancor più semplice e noto. In questo gli opposti sono graficamente rappresentati da due segmenti che si incrociano, uno orizzontale esprimente la passività ed il materialismo, e l’altro verticale esprimente l’attività e la spiritualità. Si tratta del simbolo della croce, dai molteplici significati ben noti a tutte le scuole iniziatiche.

Simbolismo: Qualità di quanto è Simbolico. Uso di particolari Simboli per rappresentare qualcosa. Nelle religioni definisce la tendenza spontanea a trasformare le esperienze conoscitive in Simboli mitici. Forma espressiva del linguaggio e della comunicazione religiosa, quando un segno di norma grafico contiene un messaggio diverso o più ampio di quello letterale od esteriore. Y (Massoneria) Secondo il Sebastiani (La Luce Massonica, Vol. 2°), come per lo sport è necessario l’esercizio del corpo, la via iniziatica impone l’esercizio dello spirito. L’importanza degli arnesi muratori, visti in chiave Simbolica, è immane ed insuperabile nella costruzione interiore. Occorre considerare che l’intero universo, tutto il Cosmo sono permeati di Simboli. Oggettivamente parlando, si può asserire che tutto è Simbolo, e tutto può essere oggetto di interpretazione in chiave Simbolica esoterica. Anche solo soffermandosi a semplici considerazioni di carattere profano, si rileva che senza i Simboli grafici l’uomo non potrebbe né leggere né scrivere; senza i Simboli verbali, come le parole di un discorso, l’uomo non potrebbe farsi intendere; senza i Simboli matematici la scienza non avrebbe potuto portare l’uomo nello spazio. Fra quanti restano indifferenti ai Simboli ed al loro contributo alla ricchezza interiore del massone, parecchi pensano che i Simboli meritino d’essere coltivati solo per distribuire illusioni agli adepti od all’incolto mondo profano. Purtroppo si tratta sempre di ricercatori da strapazzo, indifferenti alla vera natura della Libera Muratoria, così come la splendida sinfonia di Beethoven non scuote l’animo di quanti non capiscono la musica, annoiandoli anzi mortalmente. Sono uomini che non troverebbero presso l’Istituzione alcunché di meritevole da ricercare, neanche se cercassero mille anni, essendo privi di quella particolare predisposizione che definisce il carattere intrinseco e la virtù del vero Massone. Se non si sa leggere è inutile comprare un paio di occhiali da lettura. A coloro che negano ai Simboli un significato profondo, manca la capacità psichica di pensare in termini di S., ossia di distaccarsi dalla vita quotidiana onde compiere un lavoro Simbolico comunitario, di comprendere le forme che appartengono al sublime patrimonio dell’Istituzione. In realtà il S. è una vera scienza con regole precise, e costituisce il fondamento di ogni cognizione esoterica. Tuttavia il valore di ciascun simbolo varia in rapporto alla capacità intuitiva ed intellettiva di chi interpreta il simbolo stesso. Il S., il più alto ed efficace mezzo per l’insegnamento della morale e della virtù, poiché impegna i sensi e l’intelligenza dell’iniziato in forma piena ed assoluta. I sensi percepiscono il simbolo e lo valutano nella sua forma esteriore, l’intelligenza lo interpreta, tenendo presente che il simbolo non è mai fine a sé stesso, ma solo un principio di insegnamento che deve gradualmente condurre alla conoscenza della verità. Sinteticamente si può affermare che, di norma, i pensieri scaturiti dalla mente sono tradotti in tempi reali e con semplicità in parole, che quasi contemporaneamente pronunciamo e scriviamo. Analogamente, ciò che lo spirito suggerisce con sensazioni, emozioni ed intuizioni, non è pronunciabile né scrivibile, restando esprimibile solo mediante segni certo non semplici o superficiali. Per il massone tali segni sono proprio i Simboli, privi di senso per gli indifferenti, pregni di significanze profonde per quanti sanno recepire oltre i limiti dei sensi umani, mediante l’aiuto della fantasia e della immaginazione. Non analizzare a fondo i Simboli massonici significa fermare l’osservazione all’apparenza estetica, escludendo l’essenza della verità che in essi si cela. È solo con lo studio profondo e costante del S. che il neofita gradualmente trasforma l’Iniziazione acquisita da virtuale a reale. Secondo il Bacci (Il Libro del massone Italiano), i miti, gli enigmi, le leggende, i geroglifici, le parabole e le innumerevoli e misteriose figure mistiche, dimostrano il principio che la morale e la virtù senza S. non riuscirebbero ad imprimere i loro preziosi insegnamenti nella mente e nella coscienza degli esseri umani. Y (G.O.I.) Non essendo possibile comunicare direttamente l'esperienza esoterica tramite i concetti del normale linguaggio, si deve necessariamente ricorrere, nell'insegnamento, a metodi indiretti che si fondano essenzialmente sul S. Questo ammesso ed affatto concesso che l'Esoterismo sia insegnabile. Occorre però chiarire subito che l'interpretazione dei Simboli, tradizionali in generale e massonici in particolare, può portare molto fuori strada, se non si comprende bene la loro essenziale proposta di modi di essere. Un'interpretazione basata esclusivamente su analogie od allegorie non è di solito adeguata. Sembra insomma che i normali metodi di ragionamento e di interpretazione non siano sufficienti per penetrare il segreto dei Simboli. I Simboli possono essere solo proposti all'attenzione dell'osservatore, che da parte sua deve superare gli ostacoli che si frappongono ad una corretta interpretazione. In tale compito le correlazioni e le intuizioni possono aiutare l'osservatore in modo determinante.

Simbolo: Termine derivato dal greco sumbolon, segno di riconoscimento formato dalle due metà di un oggetto spezzato che si accostano. Elemento materiale, oggetto, figura animale, persona, ed altro, considerato rappresentativo di un'entità astratta. Espressione grafica (come la segnaletica stradale) convenzionalmente assunta a rappresentazione sintetica di una qualsiasi cosa, idea od ente. Abbreviazione convenzionale formata da una o più lettere usata per designare un elemento chimico. Segno rappresentativo di una religione o di una particolare forma della vita e del pensiero religiosi. Y (Tradizione) Ogni S. è rappresentativo di una particolare realtà con la quale è in stretto riferimento. I S. della Tradizione si riferiscono a particolari aspetti dell'esistenza, vista e vissuta come modo di essere. Per la ragione esposta, un S. tradizionale non può essere considerato solo dal punto di vista di una rappresentazione di un concetto complesso che non può essere descritto. I S. esoterici della Tradizione rappresentano, invece, una coscienza esistenziale. La parola Tradizione propone soprattutto un modo di porsi nei confronti dell'esistenza, che non dipende dai tempi storici nei quali si vive, ma piuttosto dal rapporto fra la coscienza individuale e le esperienze vissute. Essendo un rapporto, è valido per ogni essere vivente, ed è indipendente dai livelli interiori raggiunti. I S. della Tradizione sono innumerevoli. Alcuni di essi sono raggruppabili in tre grandi categorie, e propongono molti spunti di meditazione a chi è particolarmente interessato alla ricerca di una più chiara coscienza dei significati dell'esistenza. Le tre categorie si riferiscono: · ai S. della natura intesa nella sua globalità; · ai S. della natura individuale; · ai S. delle forze presenti nella natura. Y (Forze naturali) La Tradizione ha utilizzato, nell'assegnazione dei nomi ai vari S., gli stessi nomi utilizzati nella vita corrente, per identificare concetti aventi qualcosa in comune con i S. stessi. Si tratta di trasposizioni analogiche, talvolta di grande ampiezza e libertà, sempre al fine di proporre modi di essere percepibili nella coscienza ma non descrivibili con le parole. Nelle relazioni con il Macrocosmo, il Microcosmo spesso percepisce forze che emanano da esso, e che si presentano sotto forme particolari. In analogia con le analoghe Forze e Forme, attribuite agli Dei dell'Olimpo, vengono tradizionalmente proposti sette S., che hanno lo stesso nome di Dei e corpi celesti. Tali simboli vengono chiamati Pianeti (v.). Nel proprio interno il Microcosmo percepisce ulteriori forze, aventi proprie forme. Si tratta di forze non facilmente controllabili, talvolta subite ma anche generate, che si presentano alla nostra coscienza interiore generalmente come imperfezioni. La caratteristica tipica di tali forze è di essere trasformabili, senza per questo essere amorfe. Per analogia con la realtà esteriore, tali forze sono state chiamate simbolicamente Metalli. Tradizionalmente sono sette, e trovano i loro corrispettivi nei sette Pianeti. Y (Individuali) Nelle complesse operazioni della ricerca interiore, l'Artista sa che sussistono contemporaneamente molte sorgenti di forza, alcune di natura esterna ed altre tipicamente individuali. Con grande sensibilità egli opera, separando sottilmente le varie sorgenti, in modo da comprendere di quali forze si tratta. I S. di natura prettamente individuale possono aiutare in tali separazioni, identificando, ma senza definire, la natura ad essi associata. I Metalli rappresentano alcuni di tali S. Essi rappresentano forze che si manifestano in noi, creando i cosiddetti sentimenti, e dandoci spesso l'illusione che essi siano noi, ponendo così le basi per un'auto mistificazione. Esistono invece altre forze individuali che si identificano veramente con noi stessi, di natura ben più profonda ed anch'esse rappresentabili sotto forma di S., che compaiono alla nostra percezione solo ad un certo punto del cammino della ricerca interiore. Y (Massoneria) Secondo Jean Travers, "il S. si scopre come un essere sensibile, avente consistenza propria, ma attraverso il quale si scorge una relazione di significato. Prima di significare, possiede già di per sé stesso la sua propria natura. Dapprima si presenta come un essere conosciuto per sè stesso, e solamente dopo come un essere avente una relazione con un altro termine". Egli ribadisce un concetto espresso dal Brunetière: "Il S. è immagine, è pensiero. Esso ci fa cogliere, tra noi ed il mondo, alcune di quelle affinità segrete e di quelle leggi oscure che possono oltrepassare la portata della scienza, ma che non sono, per questo, meno certe. Ogni S. è in questo senso una specie di rivelazione" (Valeur sociale de la Liturgie d’apres Saint Thomas d’Aquin, 1946). Secondo il Boucher, "In Massoneria il S. è costante e latente in tutte le sue parti. Dunque bisogna penetrarne pazientemente il significato. È solo con lo studio dei simboli che si può giungere all’esoterismo ... Ogni cosa è S., e le stesse parole non sono che S. di idee. Nella vita corrente i S. sono numerosi, esprimendo deferenza, amicizia, gioia, dolore, ecc. L’uomo che saluta togliendosi il cappello od inchinando il capo simbolizza così la deferenza che intende manifestare alla persona salutata; la stretta di mano, diventata banale cortesia, è un S. di affetto, di cordialità, di lealtà; il suo rifiuto è S. di inimicizia. Il brindisi è S. di amicizia e di speranza in qualcuno od in qualche cosa.L’anello detto fede è S. del patto indefettibile che deve unire gli sposi. Naturalmente tutti comprendono questi S. semplici e banali. Ma esistono S. meno frequenti, ben più enigmatici, filosofici, religiosi ed iniziatici. La loro scorza è persini dura da spezzare, ma la mandorla liberata si rivela altrettanto squisita" (La Simbologia Massonica, Ediz. Atanor, 1990). Come per i S. della Tradizione, i S. massonici rappresentano una particolare realtà con la quale sono in stretto riferimento. I S. massonici si riferiscono a particolari aspetti del percorso iniziatico che il Massone è tenuto a compiere. Si tratta sempre di aspetti dell'esistenza, vista e vissuta come modo di essere. I S. massonici propongono qualcosa che è strettamente correlato alla Coscienza dell'Uomo costruttore di Templi. Si tratta quindi di modi di essere, che appartengono al quadro globale contemplato dai S. della Tradizione, ma che, in aggiunta, propongono i modi di una attiva partecipazione degli uomini nell'esistenza, in qualità di artefici dell'evoluzione. L'uomo costruttore ha il dovere di conoscere le regole alla base di ogni costruzione interiore, ma deve anche padroneggiare gli strumenti che gli consentono di operare nell'esistenza. Per le ragioni addotte, i S. massonici sono classificabili in speculativi ed operativi. Tra gli ultimi rientrano tutti i S. che propongono un modo di essere attivo, con il quale l'uomo affronta le esperienze esistenziali. Essi portano l'attenzione sulla centralità dell'uomo, che deve fronteggiare gli eventi con coscienza e responsabilità. Due sono i S. operativi emblematici della Massoneria: la Squadra ed il Compasso. Per quanto riguarda i S. speculativi, si deve considerare che la via iniziatica della Massoneria propone il raggiungimento di uno stato interiore di più elevata coscienza. Il cammino avviene per approfondimenti speculativi, ma anche per maturazione, che deriva solo da un retto operare. Perciò è del tutto arbitrario separare e contrapporre i due aspetti della ricerca, cioè quello speculativo e quello operativo. La separazione può avere significato solo se ci aiuta nel raggiungimento di più perfette comprensioni. Nella vita l'uomo è attratto dalla necessità di salire verso l'alto speculando, e da quella di manifestarsi operando. Ogni S., in quanto tale, ha sempre un contenuto speculativo ed uno operativo. Tuttavia si hanno S. che maggiormente inducono alla speculazione piuttosto che all'operatività. Uno di essi è rappresentato dalla livella, strumento di equilibrio che, fra l'altro, ci suggerisce lo stato di coscienza nel quale dovremmo porci per riuscire a realmente percepire la Bellezza della natura. Un ottimo compendio di S. massonici è rappresentato dal grembiule di Giorgio Washington (v:) e dalle statue criptiche della Pietatella di Napoli, lasciateci in eredità dal Conte Alessandro di Sangro principe di San Severo (v.). Y (G.O.I.) Tradizionalmente la natura viene globalmente concepita come presenza contemporanea di due aspetti, il Macrocosmo ed il Microcosmo, dall'Ermetismo definiti rispettivamente anche ciò che sta in alto e ciò che sta in basso. Si deve intendere che tale concezione si riferisce alla possibilità, da parte degli esseri viventi, di percepire nella coscienza l'esistenza di tali mondi. Si tratta di percezioni però che non dipendono solo ed esclusivamente da esperienze sensoriali o da astrazioni dell'intelletto. Ancora per tradizione si propone all'attenzione della coscienza l'assioma che ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso. Tuttavia, i due suddetti aspetti della natura sono separati, e presentano distinte fisionomie. È possibile affrontare la coscienza della natura e delle sue relazioni con il Macrocosmo ed il Microcosmo solo attraverso l'impiego dei S. La natura, nella sua globalità, opera sui due suddetti mondi tramite i quattro elementi alchemici. Essi rappresentano proprio il punto di passaggio fra i due mondi, e sono Terra, Acqua, Aria e Fuoco (v.). Si tratta di particolari modi di essere, profondamente legati al Divenire. Per l’approfondimento dell’interpretazione dei S., v. Cordone.

Simbologia: Termine sinonimo di Simbolismo.

Simon Mago: Taumaturgo e filosofo gnostico samaritano (v.), vissuto nel I secolo d.C. Secondo gli Atti degli Apostoli (8, 4-25), S. operava in Samaria, dove fu battezzato dall’apostolo Filippo. Cercò di acquistare da Pietro e Giovanni il potere di trasmettere alla gente lo Spirito Santo. A queste notizie fonti più tarde, come Giustino, Ireneo, Ippolito, e la letteratura pseudo-clementina, aggiunsero altri particolari sulla vita e la dottrina di S., il quale venne comunque considerato un eretico gnostico.

Simonia: Traffico di beni spirituali usati come valori di scambio con beni materiali, o qualsiasi altro atto per cui entità temporali vengono date o ricevute come equivalenti di entità spirituali (sacramenti, consacrazioni, indulgenze, giurisdizioni ecclesiastiche, ecc.). Il termine S. deriva da Simone Mago (v.), che (Atti degli Apostoli 8, 9-24) propose agli apostoli una compravendita di grazie spirituali. Storicamente il fenomeno della S. si affermò nella Chiesa occidentale come conseguenza del potere temporale (v.) della Chiesa, e dell’attività mondana della sua gerarchia. Nell’XI secolo, anche per l’interesse dell’imperatore Enrico III al rinnovamento ed alla liberazione della Chiesa dai legami materiali, si ebbe un gran movimento di riforma che fu all’origine della nascita di diversi ordini monastici, ricollegatisi all’esperienza benedettina, e di un impegno concreto da parte delle più alte gerarchie ecclesiastiche ad estirpare i mali della Chiesa, fra cui la S. Tale impegno culminò nell’opera riformatrice di Gregorio VII, che nel 1074 condannò la S., ordinando la deposizione di chiunque fosse giunto ad un ufficio ecclesiastico attraverso traffici simoniaci. Il fenomeno della S. si ripresentò comunque nella storia della Chiesa in relazione al fiscalismo della curia pontificia e poi alla pratica del nepotismo (v.). nel vigente ordinamento canonico, la S., che si distingue in S. di diritto divino e S. di diritto ecclesiastico, è condannata dalla Chiesa come delitto, in quanto vi si individuano i caratteri del vilipendio, della profanazione e dell’ingiuria verso i beni spirituali. Secondo le disposizioni del Codex iuris canonici (artt. 727-729), le nomine e convenzioni simoniache sono nulle.

Simoniani: Seguaci di una setta eretica di cui si dice che fosse stato fondatore Simon Mago (v.), taumaturgo e filosofo gnostico samaritano (v.), vissuto nel I secolo d.C. Egli sosteneva di possedere la potenza divina di manifestarsi sia come Padre, che come Figlio o Spirito Santo. Una leggenda racconta che, innalzatosi al cielo, dopo aver compiuto strabilianti prodigi al cospetto dell’imperatore Nerone, ricadde a terra con violenza e morì miseramente. Negli Atti degli Apostoli (6, 18-20) si legge tra l’altro: "Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l’imposizione delle mani, egli offrì loro (a Pietro e Giovanni) del denaro dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo". Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio"" (v. anche Simonia).

Simplicio: Dal greco Simplicioz, filosofo cilicio (VI secolo d.C.). Visse ad Atene, ed è celebre per i suoi commenti alle opere di Aristotele (v.), di cui sono pervenuti a noi quelli al De coelo, alla Phisica, al De anima, ed alle Categorie. I suoi commenti sono una fonte preziosa per la conoscenza delle opinioni dei filosofi più antichi, che vengono da S. citati spesso integralmente.

Sinagoga: Assemblea dei fedeli, oppure luogo di riunione (beth hakeneset). Come luogo di riunione del sabato per leggere e commentare le Sacre Scritture, ha origine durante l’esilio di Babilonia (VI secolo a.C.). Nel I secolo d.C. Filone, Flavio Giuseppe ed il Nuovo Testamento attestano l’esistenza di numerose S. in Palestina e nella diaspora, come centri di vita sociale e religiosa. All’epoca della distruzione del Tempio da parte delle legioni di Tito (70 d.C.), pare che a Gerusalemme esistessero ben 480 S. Ovunque la S. è rimasta il centro della vita religiosa e comunitaria ebraica. Luogo delle orazioni giornaliere e festive, e centro di studio, vi sono conservati i rotoli della Legge (sefarim), racchiusi in un armadio santo davanti al quale arde una lampada perpetua. Ogni S. è orientata verso Gerusalemme. Resti di antiche S., quasi tutte ricche di preziosi mosaici, sono stati rinvenuti in Palestina (Beth Halfa, Cafarnao, Nirim, Beth Shearim, III-IV secolo), e nella diaspora (Alessandria d’Egitto, III secolo a.C.); Delo (I secolo a.C.); Doura Europos, Siria (III secolo d.C.); Ostia, (IV secolo d.C.). Fra le più antiche S. medievali vi sono quelle di Worms (XI secolo), Praga (XIII secolo) e Toledo (XIV secolo). In Italia sono particolarmente notevoli le S. di Trani (XIII secolo), Venezia (XVI secolo), Pesaro (XVI secolo) e Ferrara (XVII secolo). Nell’epoca romana le S. si ispirano alla struttura della basilica greco-romana, a tre o cinque navate, ed a pianta rettangolare. Sul frontale aveva tre aperture, ed un loggiato superiore riservato alle donne. Nel Medioevo islamico lo schema è ancora basilicale, mentre nel Medioevo cristiano è più povero, con al massimo due navate. Nell’epoca moderna la S. tende a diventare il centro di un complesso di servizi per la comunità israelitica.

Sinai: Massiccio montuoso formato dal Gebel Serbal (2050 m.), Gebel katherina (2641 m.) e Gebel Musa (2132 m.), dove quest’ultimo è considerato il tradizionale monte S. dei testi biblici, chiamato anche Horeb. Mosé ed il popolo d’Israele vi avrebbero ricevuto la rivelazione divina durante l’Esodo (Esodo 3, 7, 20, 1 ss.). È situato nel centro della penisola omonima.

Sincretismo: Tentativo di sintesi filosofica tra concezioni inconciliabili tra loro. Il termine è usato in tal senso per la prima volta da Brucker. Tuttavia la sua origine è antica, e risale a Plutarco, che con esso intendeva l’unione dei Cretesi, solitamente discordi, contro un nemico comune. Più che alla filosofia viene applicato alla storia delle religioni, in particolare quelle antiche, dove è diffusa la tendenza alla fusione di concezioni della divinità diverse tra loro (teocrasia). Nelle dispute filosofico-teologiche del XVI-XVII secolo, con S. viene indicata l’unificazione armonica di dottrine divergenti (platonismo ed aristotelismo) oppure, in senso negativo, il risultato confuso dell’assimilazione di teorie opposte tra loro. Le grandi migrazioni agli inizi della storia umana provocarono le prime formazioni sincretistiche, riguardanti non soltanto le credenze religiose, ma anche le istituzioni politiche, la cultura, le tradizioni e la morale.