A.A.O.N.M.S.:: Abbreviazione di una corporazione filantropica paramassonica di origine statunitense, diffusasi in varie altre nazioni a partire dal 1950, denominata Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine for North America (v. Antico Ordine Arabo dei Nobili del Santuario Mistico del Nord America).

-A.M.O.R.C.: Abbreviazione del nome completo di un Ordine Rosa+Croce (v.) fondato agli inizi del Novecento da H. Spencer Lewis (1833-1939). Il suo nome completo è Antiquus Mysticusque ordo Rosae crucis (Antico e Mistico Ordine della Rosa Croce). Per tradizione, ed in alcuni testi e documenti, è anche designato con l'espressione "Antiquus arcanus ordo rosae rubrae et aurae crucis" (Ordine antico e segreto della rosa rossa e della croce d’oro). La croce con una sola rosa rossa al centro è il simbolo di questa organizzazione. In tale simbolo la croce non ha alcun significato religioso, e non è in alcun modo legata a qualsiasi setta religiosa antica o moderna. Motto fondamentale dell’Ordine Rosacroce A.M.O.R.C. è "la più grande tolleranza nella più rigorosa indipendenza". I membri possono appartenere a qualsiasi religione esistente, nessuna esclusa, oppure a nessuna. Molti sono per loro conto anche membri di altre organizzazioni antiche e rispettabili. Secondo la loro tradizione, è in Egitto che ebbe anticamente origine l’attuale organizzazione. Attualmente le lettere A.M.O.R.C. seguono spesso il titolo dell'Ordine allo scopo di associare il suo nome tradizionale alla sigla con la quale è ormai conosciuto nel mondo. In altre parole, correntemente è chiamato Ordine della Rosa-Croce A.M.O.R.C. È un movimento filosofico, iniziatico e tradizionale che perpetua la conoscenza trasmessa nei secoli dagli Iniziati. In genere, il suo scopo è di familiarizzare l'uomo con le leggi cosmiche ed insegnargli come vivere in armonia con esse, affinché possa conoscere la felicità ed acquisire il dominio della Vita, tanto sul piano materiale quanto su quello spirituale. Nel XVIII secolo l'Ordine della Rosa-Croce e la Massoneria erano strettamente legati, il che spiega perché uno dei più alti gradi massoni è quello di Cavaliere Rosacroce. Da allora le due Organizzazioni sono totalmente indipendenti e proseguono separatamente le loro attività. Vi sono dei Rosacrociani Massoni e dei Massoni Rosacrociani, poiché non esiste incompatibilità tra i due movimenti. L'A.M.O.R.C. non ha assolutamente niente in comune con una setta. In primo luogo, la caratteristica di una setta è obbligare i propri adepti a lasciare la famiglia e l'ambiente sociale. Al contrario, nell'Ordine, si chiede ai Rosacrociani di impegnarsi attivamente nella società ed assolvere al meglio il ruolo di cittadino. Inoltre, si considera la famiglia un gioiello nel quale conservare ad ogni costo l'unione e l'armonia. In secondo luogo, una setta è diretta da un capo carismatico o da un "guru", autoproclamatosi a vita dirigente supremo. I Gran Maestri dell'A.M.O.R.C. -sono eletti per cinque anni, dopodiché il mandato può essere rinnovato se si ritiene che abbiano svolto a dovere il loro lavoro; in caso contrario sono sostituiti da un uomo o una donna ritenuto più competente. Lo stesso Imperator segue questa regola. In terzo luogo, ai membri di una setta è sempre chiesto di cedere gran parte dei loro beni materiali, il più delle volte di finanziare il guru. I Rosacrociani, invece, devono unicamente versare una modica quota annuale che consente loro di ricevere l'insegnamento scritto dell'Ordine. Infine, ogni setta cerca di indottrinare i suoi seguaci, facendo in modo che non possano più lasciarla. Al contrario, l'A.M.O.R.C. fa della libertà di coscienza il fondamento della sua filosofia e coltiva la riflessione personale. Bisogna anche precisare che un Rosacrociano può interrompere in qualsiasi momento la sua affiliazione senza dare giustificazioni. Quindi l'A.M.O.R.C. non ha nulla a che vedere con una setta. Del resto non è mai stato incluso come tale nei vari rapporti ufficiali pubblicati sulle sette. In ragione della sua origine, natura e scopi, l' A.M.O.R.C. non è e non è mai stato una religione. Il fatto che alcuni suoi membri siano Cristiani, Ebrei, Musulmani, Buddisti, Induisti o di qualsiasi altra confessione religiosa, prova che non è una religione e dimostra anche il suo eclettismo e la sua tolleranza verso tutti i credo. Come provano la sua Tradizione e la sua storia, non è la creazione di un Messia o di un Profeta, ma l'opera di un Collegio di Iniziati che hanno cercato di perpetuare nel tempo la conoscenza sin dalla più remota antichità. D'altro canto l'Ordine non impone alcun dogma, lasciando ad ogni Rosacrociano la più assoluta libertà riguardo agli insegnamenti proposti. Da questo punto di vista non è una via di credenza, ma una via di conoscenza basata sulla ricerca personale ed il desiderio sincero di diventare migliore. In definitiva, la fede non è e non è mai stata appannaggio di una religione, qualunque essa sia, né di una organizzazione mistica. È particolare ad ogni individuo che si interessi ai valori spirituali dell'esistenza e faccia di tali valori il fondamento della propria filosofia personale. Alcuni Rosa-Croce del passato praticavano l'Alchimia materiale ed operativa, consistente nel fabbricare oro partendo da metalli vili come il piombo. Non vi è alcuna prova che ci siano realmente riusciti e, comunque, non si è mai visto traccia d'alcun tesoro tra le eredità pervenuteci. I mezzi finanziari dell'Ordine si limitano alle quote versate dai Membri. I Rosacrociani moderni si consacrano piuttosto all'Alchimia spirituale, che consiste nel trasmutare ciascun loro difetto nella qualità opposta: l'orgoglio in umiltà, l'egoismo in generosità, l'intolleranza in tolleranza. Questo lavoro su sé stessi, unito allo studio degli insegnamenti tradizionali, rappresenta il valore, ma anche la difficoltà della filosofia Rosacrociana. Per quanto riguarda i simboli Rosacrociani, essi sono universali, nel senso che sono comuni a tutte le Tradizioni mistiche. Così è, per esempio, del punto, del triangolo, del quadrato e del cerchio. Tuttavia l'A.M.O.R.C. possiede anche numerosi simboli propri della Tradizione Rosa-Croce legalmente protetti in tutto il mondo. Il titolo "Imperator" nel senso profano era il titolo attribuito ai generali della Roma antica e naturalmente agli imperatori. Dal punto di vista Rosacrociano è, da secoli, il titolo tradizionale del massimo dirigente esecutivo dell'Ordine. Nella costituzione moderna dell'Ordine, l'Imperator è legalmente il Presidente del Consiglio di Amministrazione della Grande Loggia Suprema, che raggruppa tutte le Grandi Logge. È anche il garante della Tradizione Rosa-Croce, così come viene espresso dagli insegnamenti e dai rituali dell'A.M.O.R.C. Viene eletto nella sua funzione per cinque anni rinnovabili per voto di maggioranza dei Membri del Consiglio Supremo. Il termine Rosa-Croce designa il simbolo dell'A.M.O.R.C., ed in secondo luogo esso si riferisce allo stato di Perfezione che ogni Rosacrociano cerca di raggiungere mediante lo studio e l'applicazione degli insegnamenti dell'Ordine. Naturalmente l'accesso a tale stato richiede molto tempo ed un lavoro costante su sé stessi. Ogni Rosacrociano è totalmente libero nelle sue credenze religiose, e può seguire il credo di sua scelta per tutta la durata dell'affiliazione all'A.M.O.R.C. A questo riguardo non vi è incompatibilità tra il misticismo rosacrociano ed una qualunque delle religioni esistenti. Al contrario, ogni proselitismo in favore di una o l'altra è proibito nelle Logge, nei Capitoli e nei Pronaoi dell'Ordine. Ogni membro deve dar prova di riservatezza, ed evitare qualsiasi attività o discussione tendente a promuovere una qualsiasi confessione religiosa.

A.P.R.M.M.: Abbreviazione del nome di un Corpo Rituale Massonico: v. Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim.Abalietà: Termine indicante la condizione di ogni essere che dipende da un altro essere, sinonimo di dipendenza e contrario di aseità (v.).

Abate: Termine derivato dall’aramaico abba (padre). Tra i monaci di Siria ed Egitto indicava il padre spirituale di piccoli gruppi, venerato per età, conoscenze e santità. In Oriente, fino al V secolo, ed in Occidente fino al VII, l’A. poteva essere un laico; dopo di che, nell’ambito del cristianesimo, il titolo diventò una dignità ecclesiastica maggiore che segue l’episcopato. L’A. era il pater familias, con piena autorità, cui era dovuta pietas, reverentia et oboedentia, e la regola benedettina codificò la figura dell’A. quale superiore del monastero sui iuris, ovvero autonomo con autorità suprema, che dirige la vita spirituale e materiale della comunità monastica. In Francia invece, già sotto i Merovingi, tale titolo fu dato anche a preti secolari, donde: A. palatinus, A. castrensis ed A. castellanus. Gli A. venivano aletti dagli stessi monaci ma, dopo il VII secolo, i principi intervennero abusivamente nelle elezioni, creando la figura dell’abbacomites, conti abati, fino alla riforma dell’XI secolo. Il vescovo diocesano conservò a lungo il potere di conferma delle elezioni; questa scomparve a misura che si estendeva il beneficio dell’esenzione, sull’esempio dei monasteri irlandesi fondati da San Colombano. Nel XII secolo agli A. venivano conferite insegne episcopali. Il Concilio Lateranense (1123) riconobbe agli A. le insegne episcopali. Nei secoli XIV e XV molte abbazie, per scarsità di monaci, venivano affidate a cardinali, vescovi od a sacerdoti come A. commandatarii. Con il concordato fra Leone X e Francesco I di Francia (1516), vennero concesse al re quasi tutte le abbazie, donde gli A. secolari. Molti A. erano membri di diritto degli ordini di governo, sia in Francia che in Inghilterra. In Francia l’espressione "monsieur l’Abbé" venne ad indicare, anche in tempi moderni, qualsiasi sacerdote. Nel 1700, in Italia, divenne titolo onorifico per semplici sacerdoti. Già nel medioevo gli A. di vari monasteri, sull’esempio di Cluny, erano usi riunirsi per decisioni comuni. Il Concilio di Trento stabilì l’obbligo di tali congregazioni, con la nomina di un A. generale. La confederazione benedettina, sotto Leone XIII, stabilì la nomina di un A. primate.

Abbraccio: Segno di pace e di fratellanza assai diffuso tra i primi cristiani. Varie Epistole di San Paolo si concludono con "salutate invicem in osculo sancto", salutatevi scambievolmente con un santo bacio. In Massoneria è un segno indicante l’amicizia fraterna che unisce tutti i componenti della Istituzione. È triplice, ed è accompagnato da un bacio prima sulla guancia destra, poi sulla sinistra, poi ancora sulla destra. Il Triplice Fraterno Abbraccio è prescritto ogni volta che nel Tempio un Dignitario di Loggia temporaneamente cede il proprio posto ad un altro Fratello, nonché quando lo rioccupa. Di norma conclude una lettera indirizzata ad un Fratello, anche nella sua forma abbreviata (v.). In Germania è sostituita dalla frase "in der uns heilige Zaht" (i.d.u.h.Z.), ovvero "nel Numero che ci è sacro".

Abbreviazioni: Riduzione grafica di una parola o di una frase per mezzo di una sigla od in altra forma convenzionale. La Massoneria ha adottato, fin dalle sue origini, un ampio elenco di nomi, parole e frasi usati in forma abbreviata, specie per iscritto. Tra quelle tuttora più usate troviamo: ¨ A.A.O.N.M.S. = Ancient Arabic Order of the Nobles of the Mystic Shrine - ¨ A.D. = Anno Domini (come l'E.V.): l'anno calendariale - ¨ A.G.D.G.A.D.U. = Alla Gloria del Grande Architetto dell'Universo - ¨ A.G.D.S.A.D.M. = Alla Gloria del Supremo Architetto dei Mondi - ¨ A.I. = Anno Inventionis: l'anno distintivo del Royal Arch, ottenuto aggiungendo 530 all'anno calendariale - ¨ A.L.A.M. = Antica Libera ed Accettata Massoneria - ¨ A.O. = Anno Ordinis (l'anno Templare, ottenuto sottraendo all'anno considerato 1118, anno di fondazione dell'Ordo Templi) - ¨ A.P.R.M.M.: Antico e primitivo Rito di Memphis e Misraim - ¨ A.Y.M. = Ancient York Masons - ¨ E.V. = Era Volgare (come l'A.D.): l'anno calendariale - ¨ FFrr\ = Fratelli - ¨ Fr\ = Fratello - ¨ G.A.D.U. = Grande Architetto dell’Universo - ¨ G.L.D.I. = Gran Loggia d’Italia - ¨ G.L.R.I. = Gran Loggia Regolare d’Italia - ¨ G.M. = Gran Maestro - ¨ G.O.I. = Grande Oriente d’Italia - ¨ L. = Loggia - ¨ M.V.- = Maestro Venerabile - ¨ L.U.F. = Libertà, Uguaglianza, Fraternità - ¨ R.A.M. = Royal Arch Masons - ¨ R.C. (R+C) = Rosa Croce - ¨ R.L. = Rispettabile Loggia - ¨ R.S.A.A. - Rito Scozzese Antico ed Accettato - ¨ S.L. = Sacra Legge, il Libro Sacro, la Bibbia - ¨ R.S.I. = Rito Simbolico Italiano - ¨ T. = Tempio massonico - ¨ T.F.A. = Triplice Fraterno Abbraccio - ¨ V.L. = Vera Lux (anno massonico, ottenuto aggiungendo 4000 all'anno considerato). Da notare che assai spesso, in luogo dei punti tra le lettere, vengono usati i tre puntini (:.).

Abecedariani:  Denominazione degli appartenenti ad una setta eretica sorta in Germania durante il XVI secolo, che credevano che la salvezza imponesse l'incapacità di leggere e scrivere. Erano infatti persuasi che tutti i messaggi compresi nel Testi Sacri potessero essere trasmessi ed interpretati ai credenti unicamente dallo stesso Spirito Santo, attraverso l'intuizione. Vennero poi definitivamente assorbiti dagli Anabattisti (v.).

Abeliani:  Denominazione di eretici dell'Africa Settentrionale, insediati soprattutto nella città di Ippona, l'attuale Bona. Respingevano la proliferazione, onde non aumentare il numero degli esseri umani, a detta loro, infelici. Il loro nome deriverebbe da Abele, figlio di Adamo e fratricida nei confronti di Caino, del quale l'Antico Testamento non menziona alcun discendente.

Abif: Nell'Antico Testamento è il nome associato ad Hiram (padre, maestro) nel libro delle Cronache (II, 2, 13). Era figlio d'una vedova di Tiro, della tribù di Neftali, esperto nella fusione e lavorazione del rame. Invece nella leggenda del terzo Grado di Maestro Massone (v.) egli è esperto nella lavorazione di tutti i metalli, nella tessitura, nella lavorazione delle pietre, in falegnameria ed in carpenteria. Questa lo vede anche nominato da re Salomone alla carica di sovrintendente ai lavori di costruzione del Tempio di Gerusalemme, per cui diresse l'opera degli oltre 70.000 operai addetti ai lavori. Il nome A. è in forte disuso nella Massoneria azzurra, da cui è praticamente scomparso, mentre viene tuttora frequentemente usato nel Rito Americano o di York.

Abiura: Termine derivato dal latino ab iuro, nego con giuramento. Ritrattazione dell’errore in materia di fede. Essenzialmente indica la rinuncia solenne e perpetua ad una fede professata o ad una Chiesa di cui si faceva parte. Il diritto canonico impone l’atto di A. ai colpevoli in foro externo, ovvero in forma pubblica, di apostasia (v.), o eresia (v.) o scisma (v.), che chiedano la riammissione alla comunione dei fedeli (v. Scomunica) ed ai sacramenti. Il rito si svolge secondo il Pontificale Romanum. Se invece la colpa fu in foro interno, è sufficiente il pentimento e la confessione. L’A. può essere ricevuta soltanto dall’ordinario del luogo o da un suo delegato caso per caso, in presenza di due testimoni. Tra le A. più famose quelle del re di Francia Enrico IV, che nel 1593 abiurò il Calvinismo (v.), e della regina Cristina di Svezia, la quale nel 1654 passò dal protestantesimo al cattolicesimo.

Abluzione: Cerimonia religiosa preliminare usata presso i Romani, i Greci e gli Ebrei, consistente nella purificazione del corpo e delle mani dei sacerdoti, prima di compiere sacrifici agli dei. La stessa cerimonia viene attualmente praticata dai Musulmani, nonché dai sacerdoti cattolici prima della consacrazione dell'Ostia (che anche presso i latini significava vittima) simbolica. Richiamano l’A. altri cerimoniali religiosi, quali il Battesimo, la Lavanda dei piedi, l’Aspersione ed il Segno della Croce fatto con le dita intinte nell’acqua benedetta. La più imponente A. religiosa collettiva ha luogo in India ogni dodici anni, nella città di Allahabad, situata alla confluenza dei tre fiumi sacri (Indo, Gange e Brahmaputra), dove si purificano oltre sei milioni di fedeli Indù. Nel linguaggio alchemico, il termine indica la purificazione della materia che si trova nello stadio di putrefazione (v.), attuata per opera di un fuoco continuo che la trasforma dallo stato nero a quello bianco.

Abracadabra: Termine derivato da un’espressione ebraica, che indica una formula magica capace di allontanare le febbri, usata in età greco-romana nella terapeutica popolare i mali. Viene citata per la prima volta nel II-III secolo dal medico gnostico Quinto Sereno Damonico, seguace di Basilide, nel suo Liber medicinalis. La formula doveva essere trascritta su undici righe successive, eliminando ogni volta la sola lettera finale, fino a scomparire, come avrebbero fatto le febbri secondo il principio della magia imitativa. Invece secondo il Troisi (Dizionario massonico, Bastogi, 1993) la trascrizione va fatta soltanto su sei righe, eliminando ogni volta la lettera iniziale e quella finale. I caratteri della parola A. vanno scritti su una piastrella, da applicarsi al collo degli ammalati, onde risanarli dalle loro malattie. Il passo in questione recita: "Tu scriverai sopra una piastrella la parola A., e la ripeterai più volte, scrivendo ogni parola sotto l’altra, in modo da formare una piramide rovesciata; ricordati poi di applicare questa piastrella al collo degli ammalati, perché essa guarisce la languidezza, e fuga le malattie mortali mediante una potenza ammirabile".