Xenitia: Termine di derivazione greca avente il significato di estraneità, che indica l’atteggiamento interiore ed esteriore di quanti riescono a sentirsi stranieri su questa terra, ritenendosi proiettati verso una cittadinanza celeste. In questo senso la X. Si esprime con l’umiltà, il rifiuto di ogni curiosità, il disinteresse per quanto non ci riguarda, l’evitare ogni tipo di giudizio, la valutazione di ogni cosa od evento attraverso il costante confronto con l’eternità, l’incertezza indifferente del domani e dell’ora ignota della morte (La Filocalia, di N. Agliorita e Macario di Corinto, Ediz. Gribaudi, 1982). Ricordando la figura di padre Giovanni Vannucci, definito rabbi del Cristo, frate pellegrino, mendicante e contadino del cielo, rifulge la sua spiegazione della X.: per lui essa era essenziale come i casolari ed i geometrici vigneti del paesaggio dove si era ritirato a vivere. Nascosto e solitario, austero ed aristocratico come il suo eremo. Di lui si è scritto che camminava per le nostre città come uno straniero. Camminava sempre radente le case, quasi cercasse di passare inosservato, oppure come uno schiavo che teme di arrecare disturbo. Una spalla leggermente più bassa dell’altra, quasi portasse una croce invisibile. Anche per la strada sembrava sempre assorto, in colloquio con sé stesso. Se ne andava così, come se portasse con sé il suo eremo, avendo fatto del cuore una cella dove continuare l’Ascolto ed il Silenzio. Camminava sulla terra temendo di calpestarla, di offenderla. E diceva: "Cerchiamo di ferire il meno possibile la terra". Eppure era così appassionato amante di questa nostra terra, la sua Alma Mater.

Xilografia: Dal greco xulou legno e grajeau scrivere. Incisione a rilievo su legno di disegni con relativo testo, in modo da poterli riprodurre in diverse copie con un particolare procedimento di stampa. Questa tecnica si diffuse in Europa nel XV secolo, principalmente per la stampa di libri a contenuto religioso, come naturale evoluzione delle immagini religiose apparse su fogli staccati fin dal secolo precedente. Sembra tuttavia che i Cinesi la conoscessero già da diversi secoli, diffondendola specialmente in Giappone, dove acquistò notevole importanza verso il XVIII secolo. Dopo l’invenzione dei caratteri mobili per la stampa del testo, la X. diventò l’unica tecnica disponibile per la stampa di illustrazioni, fino a che non si ricorse anche per queste all’incisione su metallo. Nel XVI secolo conobbe in Europa momenti di particolare splendore, grazie alla raffinata utilizzazione adottata da Dürer ed Holbein. Decadde nel XVII e nel XVIII secolo, ritornando poi in auge nell’Ottocento, per illustrare la vignetta romantica. Nel mondo contemporaneo la X. diventa una forma autonoma d’arte, per la riproduzione di disegni su fogli isolati o su tela. Le incisioni possono essere ricavate sul piano delle fibre (incisione di filo), oppure su un piano perpendicolare a queste (incisione di testa). Le prime, più antiche, presentano una maggiore facilità d’esecuzione: il disegno viene ricalcato su legno, i segni dei contorni sono ricavati con appositi coltelli appuntiti, mentre i vuoti più ampi, che daranno adito agli spazi bianchi al momento della stampa, sono scavati con sgorbie; Le incisioni di testa, rese difficoltose dal fatto che su questo piano il legno si presenta in piccole fibre, sono ottenute scavando la matrice con strumenti simili a quelli usati per il metallo (bulini) e ricavando segni ad incrocio mediante strumenti a pettine (ciappola) in corrispondenza delle zone d’ombra. Si ottengono in questo modo delle stampe basate su scale di grigi, simili a quelle metalliche, a differenza di quelle ricavate dalle incisioni di filo, caratterizzate dal contrasto di spazi bianchi accostati a masse nere. Ricavata la matrice, la si spalma d’inchiostro e la si applica sulla carta, pressandola con un torchio a piano od a rulli.

Xipe Totec: Divinità azteca, dio della primavera e della terra. Il suo culto venne importato nell’area azteca dalla cultura di Teotihuacàn. Nel corso della festa allestita in suo onore, veniva scuoiato vivo un prigioniero, e la sua pelle era indossata da un sacerdote, a significare che al sopraggiungere della primavera la terra si ricopre con un nuovo e lussureggiante manto vegetale.

Xoanon: Termine che indica i più antichi simulacri del culto greco, in legno, più raramente in avorio, lamine metalliche e marmo. In età più tarda il termine passa ad indicare in genere le statue di culto come i simulacri crisoelefantini di Fidia. Nel mito a queste statue era connesso un significato magico, e la connessione a personaggi divini. Come per lo X. di Artemide Orthìa a Sparta, rapito da Oreste ed Ifigenia nel santuario in Tauride.

Xochipilli: Divinità azteca della musica, dei giochi, dell’amore, delle danze, dell’estate e della vegetazione. Sua sposa è Xochiquetzal, divinità delle faccende domestiche, dell’amore, della bellezza e delle cortigiane. Le due divinità arano adorate soprattutto dagli Xochimilchi, abitanti delle chinampas, giardini delle lagune, i quali coltivavano fiori sui loro giardini galleggianti.