Tre: Nella storia delle religioni, riunione di trinità in gruppi di tre denominati Triade, un numero considerato simbolo di perfezione. Il T. si ritrova tanto nel mito quanto nel culto delle grandi religioni politeiste; a volte è formato secondo le leggi dell’associazione umana, come nel caso della famiglia divina di Osiride, Iside ed Horus, nella religione cristiana, o di Giove, Giunone e Minerva nella religione romana. Altre volte è formato da divinità rappresentanti elementi naturali, come nel caso babilonese di Anu (cielo), Enlil (aria e terra) ed Ea (oceano). Caso diverso è quello della trimurti indiana, che rappresenta piuttosto una trinità, in quanto è l’unità sostanziale, l’assoluto incorporeo che si manifesta sotto tre diverse forme: Brahma il creatore, Visnù il conservatore e Siva il distruttore. Y (Massoneria) Secondo Jung il T. non è che l’Uno diventato conoscibile, di fatto un sinonimo per un processo di sviluppo nel tempo, e costituisce con ciò un parallelo all’autorivelazione di Dio. Il rapporto della triade con l’unità può essere espresso da un triangolo equilatero, ovvero dall’identità del T., dove in ognuno dei tre angoli diversamente indicati è data ogni volta la triade intera. Per il Moramarco, il T. è il numero simbolico dell'Apprendista Libero Muratore. È il primo numero di armonia, di soluzione del conflitto dualistico, è la scoperta del vertice, il terzo termine che unifica dall’alto i due opposti ad un capo ed all’altro della retta sottostante. Il T. è dunque numero simbolo di armonia attiva e radice di ogni ulteriore estrinsecazione delle operazioni dell’Uno nell’alterità del molteplice. Secondo la Arber (Il molteplice e l’Uno) lo schema triadico rappresenta un tipo antichissimo di pensiero costruttivo, radicalmente connaturato alla mente. Il Dio del cristiano è Unità, esistente in tre modi. Così la parola Padre ci presenta Dio nel suo modo di essere di principio fondamentale. La parola Verbo ci presenta Dio nel suo modo di essere di pensiero o sapienza che Egli, pensandoci fin dall’eternità, genera ab aeterno. Le parole Spirito Santo ci presentano Dio nel suo modo di essere di Amore, che procede dal padre, il quale si conosce nel Verbo. L’esperienza mistica fa intuire al credente cristiano che la Trinità è l’espressione stessa dell’Amore, tanto nei rapporti interni di Dio con sé stesso, quanto nei Suoi rapporti con l’umanità. Ed appunto perché è Amore, Dio è Dio per noi (Padre), Dio con noi (Figlio), Dio in noi (Spirito Santo).

Tre Domande: Sono diventate proverbiali, e vengono generalmente considerate esistenziali. "Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo". Secondo gli studiosi della Libera Muratoria, almeno una volta nella vita ognuno si è posto queste tre domande, alle quali non è certo facile dare una precisa risposta. Tuttavia ci si deve rendere conto che, al di la delle risposte, le tre domande esistenziali propongono alcuni punti essenziali che pervadono da sempre la nostra esistenza: · il bisogno ed il desiderio di raggiungere la coscienza della nostra essenza; · l'accettazione implicita di essere viandanti nella vita, provenienti da un'origine e diretti verso una meta quasi mai definita; · il bisogno ed il desiderio di raggiungere la consapevolezza del percorso che ci compete. Il tutto riferito all'inevitabile conclusione del cammino, ove attende inesorabile e paziente la grande ignota, la morte. Le tre domande costituiscono un'oggettività comune a tutti gli uomini, anche se i contenuti delle risposte sono unici e peculiari per ogni singolo individuo. Quali possano essere le ragioni dell'esistenza di tali punti essenziali, e quali le finalità: solo nel segreto della coscienza di ciascuno è reperibile la coerente individuale risposta al quesito. Ulteriori approfondite informazioni sull’argomento sono reperibili alla voce "Lavoro" Massonico (v.).

Tre punti: Abbreviazione massonica (\) che, secondo vari studiosi, proviene da un simbolismo antichissimo risalente all’epoca in cui i Collegi dei Saggi si riconoscevano per quelli del Nord (\ un punto in alto e due alla base) oppure del Sud (un punto alla base e due in alto Q); venne usato per la prima volta in Massoneria in una circolare del 12 agosto 1774 del Grande Oriente di Francia. I T. sarebbero anche il simbolo di vari concetti, quali "Passato-Presente-Futuro", "Libertà-Uguaglianza-Fraternità". Essi hanno anche riferimento con il Compasso (v.) aperto, di cui il punto di testa rappresenta il Sole, datore di vita, e gli altri due la duplice polarità universale. Rappresentano anche le tre Persone che non formano unità se non in Dio. Infine ricordano le tre facoltà della ragione, della memoria e della volontà; l’attivo il passivo ed il neutro; l’occultazione del Triangolo (v.).

Tredici: Nel linguaggio misteriosofico è il numero della morte e della rinascita, della proprietà e dell’eredità. Viene di norma considerato come un numero negativo, in quanto indicherebbe il fatale cammino verso la morte. Nell’ultima Cena gli Apostoli erano T., ed anche la Qabbalah considera tale numero quello del male; infine il tredicesimo capitolo dell’Apocalisse di Giovanni tratta dell’Anticristo.

Trentatre: Numero simbolico dell’ultimo grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), esotericamente si configura come la somma di un triplice Denario e di un Ternario. Essendo il Dieci (v.) simbolo della perfezione immanente, moltiplicato per tre configura i tre mondi fisico, astrale (o psichico) ed eterico (o spirituale). Il Tre (v.) simboleggia la perfezione trascendente, cioè di quel mondo divino che sta oltre ed abbraccia le tre modalità precedenti. Ne consegue che il T. rappresenti simbolicamente la perfezione totale, idea forza che l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (v.) annette a numeri simbolici più elevati, secondo i parametri aritmosofici non meno legittimi, soggettivamente e convenzionalmente, di quelli di norma considerati dall’esoterismo.

Triade: Denominazione di una società segreta cinese che conterebbe tuttora numerosi adepti. Si radunano in un Tempio denominato "Città dei Salici", dove il salice è considerato simbolo dell’immortalità. In tale Tempio vengono celebrate le cerimonie di iniziazione. I dignitari che sovrintendono ai lavori sono: 1) Tai-ko (Grande Fratello); 2-3) Eul-kol (sono due, e corrispondono ai Sorveglianti); 4) Sien-Kang (Cerimoniere); 5) Sisn-Fong (Copritore); 6) Sseu-Tai (Segretario); 7) Hong-Kuan (Oratore).

Triangolo: Poligono di tre lati, quindi con tre vertici. Come simbolo massonico, è presente nel Tempio sotto la denominazione di Delta Luminoso (v.). Nella tradizione pitagorica, in cui si manifesta come Tetraktys (v.), il T. simboleggia l’ascesa dal molteplice all’Uno, mentre in quella cristiana rappresenta la Trinità divina, archetipo della struttura triadica dell’essere, che si sostanzia in pensiero, amore e potenza. Nell’ambito massonico il T. va interpretato soprattutto come vettore direzionale, nella cui verticalità apicale simboleggia il Lavoro, la dynamis, rivolto alla gloria del G.A.D.U. (v. Tre). Il Wirth sostiene che, secondo la peculiare interpretazione alchemica, nell’ordine delle figure chiuse, il T. si colloca tra il cerchio ed il quadrato, da cui si può dedurre che rappresenti un’entità intermedia tra la sostanza quasi astratta, ovvero spirituale, e la materia che ricade invece sotto i nostri sensi. In pratica il T. diviene il simbolo degli elementi occulti. Questi sono astrazioni intelligibili che sfuggono completamente alle nostre percezioni fisiche, da non confondersi con le cose elementari che sono gli effetti, mentre gli Elementi (v.) rappresentano la causa. D’altro canto ogni aspetto della materia non potrebbe essere che il risultato di un equilibrio realizzato tra gli stessi elementi, che si oppongono due a due, come indicato nella figura. Ciò vuol significare che l’Aria, leggera e sottile, alleggerisce, controbilanciando l’azione della Terra, pesante e spessa, che appesantisce. Fredda ed umida l’Acqua contrae, d’altra parte, quello che il Fuoco secco e caldo dilata. Il simbolo del Fuoco ricorda la fiamma protesa verso l’alto e che termina a punta. Allude quindi ad un moto ascendente, di crescita o dilatazione, ad un’azione centrifuga, invadente e conquistatrice. Di per sé il Fuoco ha le tendenze impetuose dell’energia maschile. Incita alla collera e sarebbe portatore di distruzione se non fosse moderato dagli altri elementi combinati. Alla forza ascensionale del fuoco si oppone in primo luogo l’Acqua, che scorrendo verso il basso va a riempire ogni spazio cavo o vuoto. Rinsalda cioè quanto il Fuoco dilata. La sua è quindi un’azione centripeta o costrittiva, che invece d’elevarsi verticalmente come il Fuoco si spande in orizzontale. Tende così al riposo, alla calma, il che consente di accostare la sua passività alla dolcezza femminile. A giudicare dal suo ideogramma " A ", l’Aria non sarebbe che un Fuoco bloccato nella sua ascesa, soffocato, spento dalla barriera orizzontale che attraversa il triangolo igneo decapitandolo. Non resta altro che fumo, vapore e gas, sostanze che si diluiscono espandendosi in tutte le direzioni, alla maniera dell’Acqua. Quanto alla Terra, essa è un’acqua inspessita che non scorre più, e realizza la completa inerzia allo stato solido.

Triangolo delle Bermuda: "Giovedì 13 settembre: in questo giorno, all'inizio della notte, gli aghi delle bussole si spostavano verso Nord Ovest, ed alla mattina volgevano alquanto verso Nord Est (...). Sabato 15 settembre: al cominciar della notte videro cadere dal cielo una stupenda striscia di fuoco, a quattro o cinque leghe dai navigli (...). Lunedì 17 settembre: i piloti fecero il punto, e riconobbero che le bussole non indicavano la giusta direzione, ed i marinai se ne stavano timorosi e accorati, e non dicevano alcunché. L'Ammiraglio se ne accorse, ed ordinò ai piloti che allo spuntar del giorno tornassero a fare il punto e, preso il Nord, trovarono che gli aghi erano buoni". Questi incidenti di navigazione sono tratti dai Giornali di Bordo di Cristoforo Colombo, scritti mentre era in rotta per il Nuovo Mondo. In quei giorni le tre caravelle navigavano nel bel mezzo di un triangolo di mare delimitato a nord dalle attuali Bermuda, a ovest dall'isola di Grand Bahama ed a sud da Portorico. Fu forse proprio allora, in quel lontano settembre 1492, che ebbe inizio la sinistra fama di quella zona, ora nota come Triangolo Maledetto o T.B., un luogp dove le bussole smettono di funzionare e meravigliose strisce di fuoco cadono dal cielo. Ma la storia ha anche un secondo inizio, molto più recente. Alle ore 14 del 5 dicembre 1945 cinque aerei TBM Avengers della marina americana partirono dalla base di Fort Lauderdale (Florida) per un'esercitazione di tiro al bersaglio. La squadriglia puntò verso est, in direzione delle Bahamas, raggiunse il bersaglio, completò l'esercitazione ed imboccò la strada del ritorno. Od almeno credette di imboccarla. Alle 15.15 infatti la torre di controllo di Fort Lauderdale ricevette un messaggio dal comandante, il tenente Charles Taylor. "Chiamo la torre. Emergenza. A quanto sembra siamo fuori rotta. Non riusciamo a vedere la terra …" E ancora: "Non sappiamo la nostra posizione! Non sappiamo dove sia l'ovest… Qui non funziona più niente… Anche il mare non è dove dovrebbe essere!". La base di Fort Lauderdale ricevette qualche altro confuso messaggio: "Tutte le mie bussole sono guaste", "Non so dove ci troviamo", "Nessuna terra è in vista". Le comunicazioni, sempre più disturbate e contradditorie, continuarono fino alle 16. Poi, più niente. Un apparecchio da ricognizione fu inviato immediatamente sulla zona dove gli aerei avrebbero dovuto trovarsi. Era un grosso Martin Mariner. L'apparecchio inviò un messaggio a proposito dei venti che soffiavano con intensità al di sopra dei 1800 metri. Furono le ultime parole del suo comandante, il tenente Kane. Anche il Martin Mariner interruppe ogni contatto con la base, senza alcuna apparente ragione. Trecentosette aeroplani, quattro cacciatorpedinieri, diciotto vedette della guardia costiera, centinaia di aerei ed imbarcazioni private, parteciparono alla più colossale ricerca della storia. Novecentottantacinque miglia quadrate di mare furono perlustrate palmo a palmo, ma non fu rinvenuta nessuna traccia (macchie di olio, zattere di salvataggio, relitti galleggianti od altro) che potesse far pensare ad un incidente. La commissione d'inchiesta che si occupò del caso non espresse un parere. Ascoltò cinquantasei testimonianze in quattordici giorni di udienze; esse vennero verbalizzate e il caso fu chiuso. Per la cronaca, il 18 Maggio 1991 la stampa ha dato ampio risalto al ritrovamento della squadriglia perduta, dichiarando così definitivamente risolto il mistero; qualche giorno dopo però la notizia è stata smentita: i relitti rinvenuti nelle profondità marine appartenevano ad aerei più recenti. Precedenti davvero burrascosi, ma fu dopo questo incidente inesplicabile che si cominciò a collegare quel tratto di mare con altre sparizioni dall'apparenza inquietante avvenute in passato. Nel 1800 la U.S.S. Pickering sparì tra la Guadalupa e Delaware; nel 1814 la U.S.S. Wasp scomparve nei Caraibi; e poi il Grampus, la Maria Celeste, l'Atlanta. Un'infinità di navi o inghiottite dal nulla oppure ritrovate, come la Rosalie, completamente vuote, abbandonate senza apparente ragione dall'intero equipaggio. Dopo quel fatidico 5 dicembre, le sparizioni non accennarono a diminuire. Nel libro Without a Trace (Senza Traccia) Charles Berlitz, uno dei principali studiosi dell'argomento, elenca 143 tra navi ed aerei svaniti nel nulla in quella misteriosa zona di mare. Sempre Charles Berlitz che, nel suo primo libro sull'argomento The Bermuda Triangle (Il Triangolo delle Bermuda, 1974), elenca le possibili spiegazioni date da vari studiosi del fenomeno delle sparizioni. Eccone alcune tra le più affascinanti: le navi sono state rapite dagli UFO, l'ipotesi è stata ripresa nel film Incontri ravvicinati del terzo tipo: ricordate che all'inizio gli apparecchi Avenger scomparsi riappaiono dopo quasi 40 anni in deserto del Messico? La presenza di armi mai disattivate costruite da una civiltà precedente alla nostra e dotata di una tecnologia infinitamente superiore; esperimenti militari condotti dal governo americano (il segretissimo esperimento di Filadelfia per rendere invisibile le navi a mezzo di campi magnetici); deformazioni spazio-temporali o addirittura magia nel senso tradizionale del termine. Il libro di Berlitz ottenne un successo straordinario, ed il suo autore diventò d'improvviso celebre e ricco. Anche il Triangolo delle Bermuda balzò all'improvviso alla ribalta. Al misterioso tratto di mare si ispirarono numerosi film (generalmente piuttosto brutti); insomma, il Triangolo diventò un vero e proprio affare. Un libro fu pubblicato nel 1975 da Lawrence David Kusche, intitolato The Bermuda Triangle Mystery Solved (Risolto il mistero del Triangolo della Bermuda), un anno dopo quello di Berlitz. L'autore vi afferma che nessuna sparizione avvenuta nel Triangolo è più misteriosa di tante altre avvenute nel mare. Con grande meticolosità esamina gli avvenimenti misteriosi caso per caso, a partire da quello di Cristoforo Colombo, e trova delle spiegazioni razionali. Fa rilevare che fu Colombo stesso a trovare una spiegazione (un pò semplicista, in verità) per lo strano comportamento notturno degli aghi della bussola. Nei suoi diari Colombo scrisse infatti: "E ciò fu perché non si muovono gli aghi, ma la Stella Polare". Per quanto riguarda la scomparsa degli Avenger, Kusche asserisce che si è trattato di una serie di sfortunate coincidenze. I piloti erano allievi, che non conoscevano ancora bene i loro apparecchi; secondo gli interrogatori della commissione d'inchiesta il loro comandante, il tenente Taylor, avrebbe chiesto di essere sostituito nella missione, probabilmente perché non stava bene. Per quanto riguarda il Martin Mariner, sarebbe precipitato forse proprio a causa dell'estrema turbolenza segnalata dal comandante stesso. Kusche ce la mette tutta a demolire le ipotesi fantasiose. Ricorda che nel mondo esistono altre zone pericolose come il Triangolo delle Bermuda: in Giappone ce n'è una analoga, il "Triangolo del drago". Percentualmente, le sparizioni registrate non sarebbero più numerose di quelle che avvengono in altri tratti di mare naturalmente pericolosi (a causa di correnti, venti, ed altro). Ma è proprio questo impegno addirittura maniacale a rendere il suo libro poco convincente. Insomma, sembrano quasi più plausibili le spiegazioni impossibili di Berlitz che quelle possibili di Kusche.

Tribù ebraiche: Le dodici tribù in cui si divise il popolo ebraico nel 1900 a.C. prendevano il nome dai dodici figli di Giacobbe, ovvero: Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Isacar, Zabulon, Dun, Neftali, Gad, Aser, Giuseppe e Beniamino. Esse costituivano una specie di federazione, il cui unico legame era rappresentato dalla fede nello stesso Dio. In caso di pericolo la guida delle tribù era assunta dai Giudici. Le tribù, che avevano il loro centro presso l’Arca dell’Alleanza (v.), furono riunite sotto il regno di Saul verso il 1030 a.C.

Trimurti: Nome attribuito alla trinità indiana, formata dalla fusione delle tre divinità Brahma, Visnù e Siva, rappresentanti rispettivamente i principi della creazione, cella conservazione e della distruzione. La T. è sorta in ambiente induista, nel tentativo di ridurre il politeismo indiano ad un'unica divinità.

Trinomio: Rappresenta la sintesi dei più importanti princìpi propugnati dalla Libera Muratoria ed ostentati all'ara del Tempio, ovvero la Libertà, l'Uguaglianza e la Fratellanza, unitamente a quello forse più ribadito per la sua essenzialità: la Tolleranza. Essi sono: · 1) La Libertà: è potere di decisione autonoma, di azione secondo la propria volontà, incondizionata da vincoli, obblighi, impegni o limitazioni dispotiche, norme o sistemi tirannici. È quindi condizione di chi è libero nei movimenti, non essendo né schiavo né prigioniero, neppure in senso figurato. È potere d'azione nell'ambito d'una società organizzata, secondo la propria convinzione e volontà, naturalmente agendo entro i limiti definiti dalle leggi od i princìpi comunque riconosciuti validi dalla società stessa in cui si opera. · 2) L'Uguaglianza: è il principio per cui tutti gli uomini sono considerati simili, di pari dignità, valore ed importanza, senza distinzioni o privilegi, specie davanti alle leggi dello stato. È il principio per cui a tutti gli uomini dev'essere assicurata la libertà dal bisogno, ponendoli così in una condizione di parità reale e non solo formale. · 3) La Fratellanza: è reciproco sentimento di amicizia ed affetto, veramente fraterno, è legame stabilito tra chi combatte sotto una stessa bandiera o per la medesima causa. È accordo profondo, spirituale, tra persone non necessariamente legate da vincoli di parentela. In aggiunta al T. è importante per la Libera Muratoria il principio della · Tolleranza: è capacità di sopportazione per quanto è, o potrebbe rivelarsi, dannoso o sgradevole per noi. È disposizione d'animo per cui si ammette, senza ostentazioni di contrarietà, che qualcun altro professi un'idea, un'opinione, una religione, una politica, diversa od addirittura contraria alla nostra. In breve, essa è incondizionata accettazione di un disteso rapporto con il diverso, anche del più occulto rovescio d'una medaglia. Indubbiamente valida la loro sintesi, ben espressa da una nota massima voltairiana: "Sono pronto ad ascoltare con grande attenzione le tue idee, specie allorché sono in contrasto con le mie. Così come sono sempre pronto a versare il mio sangue perché tu possa liberamente esprimerle". Sono princìpi indubbiamente molto nobili, che la Massoneria speculativa dei "Moderns" ha fatto propri, avviandosi ad ammettere, ad accettare" "tra le proprie fila, quanti muratori, costruttori ed architetti non erano affatto. Questo nell'intento di rendere più attuale, pratica ed attraente, un'istituzione che stava abbandonando la strada dell'operatività degli "Antients", dei Massoni costruttori di Cattedrali, ovvero dei nostri predecessori, dei nostri antenati, onde tentare d'operare su allora moderni piani e livelli, decisamente ben più sottili che mai nel suo pur glorioso passato.

Triregno: L’antico copricapo greco denominato Tiara (v.), verso la fine dell’VIII secolo venne adottato dai pontefici della Chiesa di Roma. Di forma conica, all’inizio era decorato da una sola corona, simbolo del Regno, poi da due e, dopo Bonifacio VIII (1294-1303) da tre, assumendo il nome di T.

Trismegisto: Detto anche Trimegisto, termine avente il significato di tre volte grandissimo. Epiteto riferito ad Ermete, dal greco Hermes, per i latini Mercurio, che sarebbe il nome attribuito dai Greci antichi a Thoth, il Dio egizio lunare, patrono delle scienze, e considerato l’inventore della scrittura geroglifica (v.), detta "Parola Divina". Era raffigurato antropomorfo, simile all’uomo, con il capo dell’ibis, uccello a lui consacrato, e portava sul capo il crescente lunare. Ermete Trismegisto (Hermes Trismegistos), considerato dai filosofi stoici la personificazione della parola, o logos, in cui si racconta una Cosmogonia accentrata sulla creazione dell'uomo, tendente a chiarire la sua condizione attuale di incarnato vivente, nonché la condizione imprescindibile per la sua totale e definitiva liberazione spirituale, ovvero al completamento della sua "evoluzione", conseguibile soltanto attraverso la reale e completa conoscenza della natura propria e di quella Divina. Sembra ormai accettato dagli studiosi il fatto che Ermete sia vissuto in Egitto, "forse" come uomo, nei tempi primordiali, probabilmente all'inizio delle prime dinastie, quindi molti secoli prima di Mosé. Alcuni lo inquadrano addirittura come contemporaneo di Abramo. Secondo alcune antiche tradizioni ebraiche, Abramo avrebbe addirittura attinto da Ermete buona parte delle conoscenze mistiche per cui ci è noto. Resta il fatto che l'intera cultura, tradizione e teologia dell'antico Egitto sono impregnate dalla saggezza della sua dottrina, adottata e diffusa poi in tutto il mondo conosciuto alcuni millenni prima della nostra era. Ermete risulta essere un nome generico, designante al contempo un uomo, una casta ed un Dio. Come uomo, Ermete T. viene considerato grande iniziato e primo grande iniziatore dell’Egitto. Come casta, rappresenta il sacerdozio, depositario delle Tradizioni più occulte. Come Dio, egli è Mercurio, assimilato ad una categoria di spiriti iniziatori divini, così da presiedere alla regione sovraterrestre dell’iniziazione celestiale. Tutte queste cose, nell’economia spirituale del mondo, sono legate insieme da un filo invisibile, da affinità segrete, ed il nome Ermete T. é talismano che li riassume, come pure suono che lo evoca. È da questo peculiare aspetto che trae origine il suo immenso prestigio. Ermete T., tre volte maestro, veniva così definito dagli antichi greci, discepoli degli Egizi, poiché riconoscevano in lui il Re, il Legislatore ed il Sacerdote, avendolo eletto a simbolo dell’epoca magica in cui sacerdozio, legislatura e regalità si trovavano raggruppate in un unico corpo di governo. Un fenomeno unico nella storia dell’uomo, caratteristica di un’era che Manetone ha definito "Regno degli Dei". Gli Egizi attribuivano ad Ermete T. ben 42 volumi, tutti trattanti la scienza occulta, quale la dottrina del Fuoco-principio e del Verbo-luce, racchiusa nella sua visione che resterà centro e vetta della stessa iniziazione egizia. Sarebbero libri concernenti l’astrologia, la magia e la filosofia religiosa (teosofia), tutte branche misteriose attribuite od almeno rivelate da Ermete T., tramandate in termini oscuri, il cui pensiero risulta sempre di ardua penetrazione. Rivelano comunque un sicuro rapporto tra l’Ermetismo e lo sviluppo della Gnosi, pagana prima e cristica poi. Secondo Maspero, la teologia risulta decisamente e rigidamente monoteista in tutti i testi risalenti ai tempi dell’antico impero, quindi anche nella dottrina ermetica. Dio è l’Uno unico, esiste per essenza ed è il solo che viva in sostanza. È il solo generatore nel cielo e sulla terra che non sia generato. Padre, madre e figlio ad un tempo, egli genera, partorisce e perpetuamente è. Suoi principali attributi sono immensità, eternità, indipendenza, onnipotenza ed illimitata bontà. Edoardo Schuré nel suo dotto volume "I grandi Iniziati", cita quanto Asclepio, discepolo di Ermete, ci trasmette degli insegnamenti del tre volte Maestro: "Nessuno dei nostri pensieri potrebbe mai concepire Dio, così come nessuna lingua può definirlo. Incorporeo, invisibile, senza forma, inconcepibile da parte dei sensi. La breve regola del tempo non può misurare l’Eterno. Egli è ineffabile, e può infondere a pochi eletti la facoltà di trascendere le cose naturali, e percepire il lontano irradiarsi della sua suprema perfezione. Quegli eletti non sapranno mai trovare parola alcuna per tradurre in linguaggio comprensibile ai più la visione immateriale che li ha resi esultanti nella Luce. Potranno unicamente spiegare all’umanità le cause secondarie della Creazione, che passano sotto i loro sguardi come immagini della vita universale, ma la causa prima resterà celata nelle loro menti e nei loro cuori, essendo comprensibili unicamente attraverso la morte". La morte del Maestro vi viene descritta come la dipartita di un Dio: "Vide Ermete l’insieme delle cose, e avendo veduto comprese, avendo compreso aveva il potere di manifestarsi e rivelarsi. Quel che pensò egli scrisse, quel che scrisse in gran parte nascose, tacendo con saggezza pur parlando, affinché l’umanità futura ricercasse queste cose. Poi, ordinato ai suoi fratelli Dei di fargli da scorta, egli salì alle stelle". Quando si accenna ad Ermete T., non si può ignorare la famosa "Tavola di Smeraldo" (v.) a lui attribuita, nota anche come smeraldina o smaragdina. Come precedentemente accennato, dal concetto filosofico scaturito dai principi enunciati da Ermete T., è nata un'importante dottrina di natura profondamente esoterica, nota come Ermetismo (v.).