Shalom: Termine ebraico assai più ricco dellitaliano pace, con il quale viene comunemente tradotto. Infatti non indica soltanto lassenza di turbamento o di conflitti, ma definisce uno stato di salute fisica, di felicità e di prosperità materiale. Formula di saluto, S. è anche oggetto di benedizione (Numeri 6, 26; Salmi 29, 11). Lalleanza tra Dio ed il suo popolo è alleanza di pace (Numeri 25, 12). Il termine finisce per diventare sinonimo di salvezza (Isaia 52, 7), ed è dunque essenzialmente dono di Dio alluomo. Il Messia viene descritto quale principe della pace (Isaia 9, 5), nel cui regno la pace non avrà mai fine (Isaia 9, 6). Il dono della pace va custodito, preparato dalla giustizia e dalla verità (Geremia 6, 14; 8, 11), e dallobbedienza ai comandamenti (Isaia 48, 18; 54, 13-14).
Shari'a: Termine derivato dall'arabo shara'a, cominciare, iniziare, legiferare, che designa la legge sacra dell'islamismo (v.), che regola il foro esterno del credente, le cui fonti normative (usul al-figh) sono costituite dal Corano (v.), dalla Sunna (v.) o consuetudine di vita di Maometto (v.), dal consensus omnium (igma') della comunità musulmana, dal qiyas o deduzione analogica
Sheol: Termine ebraico che significa chiedere, desiderare, ma anche scavare. Secondo gli studiosi indica soprattutto lOltretomba, il soggiorno dei morti, immaginato come terra delloblio, di tenebre e di silenzio, un luogo senza vita simile al deserto. Lo S. è collocato nelle viscere della terra (Deuteronomio 32, 22), al di là dellabisso sotterraneo (Giobbe 26, 5; 36, 16-17). La Bibbia non afferma mai che sia stato creato da Dio; limite estremo delluniverso, soggiace comunque alla sovranità di Dio (Amos 9, 2), Nella versione italiana ufficiale il termine è tradotto con "inferi". "Là cessa il furore dei malvagi, là riposano gli spossati; tranquilli vi vivono tutti i prigionieri, senza più udire la voce dellaguzzino. Là si trovano piccoli e grandi, e lo schiavo è libero dal suo padrone" (Giobbe 3, 17-18). "Lo S., al di sotto, si commuove per te, aspettando il tuo arrivo; egli risveglia per te le ombre, tutti i monarchi della terra, e fa alzare dai loro troni tutti i re delle genti. Tutti insieme essi ti rivolgeranno la parola per dirti: "Anche tu sei stato annientato come noi, sei diventato simile ai trapassati. Il tuo fasto è precipitato nello S., con la musica delle tue arpe" (Isaia 14, 9-11).
Shiboleth: Parola di passo (v.) del Compagno dArte. Termine di derivazione ebraica, avente il significato di spiga di grano, ad indicare che i Massoni sono numerosi come le spighe che danno il primo alimento delluomo, e che si trovano come quella sullintera superficie del globo. La spiga ricorda anche lazione del sole, durante i cinque mesi della fecondazione, figurati insieme con i cinque sensi nei viaggi simbolici del Compagno. Si riferisce anche allo studio del regno vegetale, che hanno la virtù del formarsi e del crescere, come simbolicamente si forma e cresce il Compagno (da Il Libro del Massone Italiano, di Ulisse Bacci, Ediz. Forni, Vol. I, 1972).
Shintoismo: Dal giapponese shinto, via degli dei. Religione nazionale giapponese, denominata anche Kami-no-michi, via del kami. Il termine kami (superiore) designa non solo le divinità del cielo e della terra, ma anche uomini divinizzati, animali, vegetali, luoghi naturali, che per le loro eminenti e straordinarie virtù siano degni di venerazione. Di alcuni kami si crede sia presente nei templi un mi-tama (figura spirituale), che spesso viene rappresentata da oggetti sacri o shintai, corpo della divinità. Nello S. originario non sono adottati idoli, che vennero introdotti successivamente per influenze cinesi e buddhistiche. La dottrina S. è compresa soprattutto in due opere, Kojiki e Nihongi, redatte nell'VIII secolo sotto l'influenza della filosofia cinese. In questi testi si narra come alcune generazioni di dei prepararono la venuta di due divinità cosmogoniche, Izanami e Izanagi, da cui ebbero origine il sole e la luna. Al contrario di quanto avviene in molte altre religioni, nella mitologia shintoista non compaiono racconti sulla creazione del genere umano. È inoltre assente una precettistica morale articolata, in quanto l'unica prescrizione affermata impone di non commettere impurità poiché offensive per gli dei. Sono previsti 24 casi di impurità, fra cui le colpe universalmente riconosciute come gravi, come l'omicidio, danni privati contro privati o la collettività sociale, alterazioni indipendenti dalla propria volontà, come malattie e fenomeni di ossessione. Il concetto di oltretomba è scollegato da ogni riferimento all'idea di premio-castigo dell'anima dopo la morte. In origine i luoghi di culto erano semplici recinti sacri, contrassegnati da un ramo o da un altro semplice simbolo. Più tardi sorsero modesti templi per la conversazione degli shintai. Le funzioni religiose più solenni, precedute da atti di purificazione, consistono nell'offerta di cibi e bevande. Le cerimonie quotidiane si limitano ancora all'offerta di cibi e bevande al mattino ed alla sera. I sacerdoti, che do solito coprono tale carica ereditariamenre, durante le funzioni indossano un abito ad ampie maniche ed un particolare copricapo. L'introduzione del confucianesimo in Giappone avvenne nel V secolo, senza difficoltà, mentre fu ostacolata la diffusione del buddhismo, sino alla fusione in una nuova formazione sincretistica attraverso l'identificazione del kami con altrettante incarnazioni del Buddha o dei vari Bodhisattva. Nel 1868, nel quadro della riforma politica operata dall'imperatore Mutsuhito, le due religioni vennero di nuovo distinte, e quella dei kami rimase la religione ufficiale di stato. Nel 1899 venne poi proclamata l'uguaglianza di tutte le religioni di fronte allo stato. Lo S. subì in seguito un processo di secolarizzazione e di trasformazione in istituzione statale, con lo scopo di mantenere viva fra il popolo la fedeltà alle tradizioni nazionali ed all'imperatore, considerato di natura divina. Dopo la sconfitta nella seconda guerra mondiale, un decreto imperiale del gennaio 1946 negò la divinità dell'imperatore. Oggi il culto viene esercitato dai bonzi (kannusi) che pregano e compiono offerte rituali, affiancati dalle sacerdotesse, che eseguono la danza kagura.
Siamo parte della Terra: Nel lontano 1854 il Grande Capo bianco di Washington, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce, si offrì di acquistare una parte del territorio indiano, e promise di istituirvi una riserva per i pellerossa (v.). La risposta del capo indiano "Seattle" risulta essere tuttora la più bella e profonda dichiarazione mai fatta sullAmbiente (v.): "Come potete acquistare o vendere il cielo, il calore della terra? Lidea ci sembra strana. Se noi non possediamo la freschezza dellaria, lo scintillio dellacqua sotto il sole, come potete chiederci di acquistarli? Ogni zolla di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago lucente di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzìo di insetti è sacro nel ricordo e nellesperienza del mio popolo. La linfa che scorre nel cavo degli alberi reca con sé il ricordo del pellerossa. I morti delluomo bianco dimenticano il loro paese natale quando errabondano tra gli spazi siderali. I nostri morti non dimenticano mai questa terra magnifica, perché essa è la madre dei pellerossa. Siamo parte della terra, e la terra fa parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le creste rocciose, laroma dei prati, il calore del pony e luomo appartengono tutti alla stessa famiglia. Per questo, quando il Grande Capo bianco di Washington ci manda a dire che vuole acquistare la nostra terra, ci chiede una grossa parte di noi. Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio dove muoverci, affinché si possa vivere confortevolmente fra di noi. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Prenderemo dunque in considerazione la vostra offerta, ma non sarà facile accettarla. Questa terra per noi è sacra. Questacqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, per noi è qualcosa di immensamente più significativo: è il sangue dei nostri padri. Qualora acconsentissimo a vendervi le nostre terre, dovrete ricordarvi che esse sono sacre, dovrete insegnare ai vostri figli che si tratta di suolo sacro, e che ogni riflesso nellacqua chiara dei laghi parla di eventi e di ricordi della vita del mio popolo. Il mormorio dellacqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi sostengono le nostre canoe, sfamano i nostri figli. Se vi cedessimo le nostre terre, dovrete ricordarvi, ed insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono nostri e vostri fratelli, e dovrete provare per i fiumi lo stesso affetto che provereste nei confronti di un fratello. Sappiamo che luomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte della terra è uguale allaltra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte, e carpisce alla terra quel che più gli conviene. La terra non è sua amica, anzi, è un suo nemico e, quando lha conquistata, va oltre. Abbandona la tomba dei suoi avi, e ciò non lo turba. Toglie la terra ai suoi figli, e ciò non lo turba. La tomba dei suoi avi, il patrimonio dei suoi figli, cadono nelloblio. Tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate, vendute, come si fa con le pecore o con le pietre preziose. La sua ingordigia divorerà tutta la terra, ed a lui non resterà che il deserto. Io non so. I nostri costumi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città fa male agli occhi del pellerossa. Ma forse ciò dipende dal fatto che il pellerossa è un selvaggio, e non può capire. Non cè un posto tranquillo nelle città delluomo bianco. Non esiste in esse un luogo ove sia dato percepire lo schiudersi delle gemme a primavera, od ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse ciò avviene perché io sono un selvaggio, e non posso comprendere. Solo un assordante frastuono sembra giungere alle orecchie e ferirne i timpani. E che gusto cè a vivere se luomo non può ascoltare il grido solitario del caprimulgo ed il chiacchierìo delle rane attorno ad uno stagno? Io sono un pellerossa, e non comprendo. Lindiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie di uno stagno, e lodore del vento stesso reso terso dalla pioggia meridiana o profumata del pino. Laria è preziosa per il pellerossa, giacché tutte le cose condividono lo stesso soffio vitale: gli animali, gli alberi, gli uomini tutti condividono lo stesso soffio. Luomo bianco non sembra far caso allaria che respira e, come individuo in preda ad una lenta agonia, è insensibile ai cattivi odori. Ma qualora vendessimo le nostre terre, dovrete ricordarvi che laria per noi è preziosa, che laria condivide il suo soffio con tutto ciò che essa fa vivere. Il vento che diede il primo alito al nostro avo è lo stesso che raccolse il suo ultimo respiro. E qualora vi cedessimo le nostre terre, voi dovrete custodirle in modo particolare, e considerarle come un luogo dove luomo bianco può andare a gustarsi il vento che reca le fragranze del prato. Prenderemo in esame la vostra offerta di acquistare le nostre terre. Ma qualora decidessimo di accettare tale proposta, io porrò una condizione: luomo bianco dovrà rispettare gli animali che vivono su questa terra come se fossero suoi fratelli. Io sono un selvaggio, e non conosco altro modo di vivere. Ho visto un migliaio di bisonti imputridire sulla prateria, abbandonati dalluomo bianco dopo che erano stati travolti da un treno in corsa. Io sono un selvaggio, e non comprendo come il "cavallo di ferro" fumante possa essere più importante dei bisonti, che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Cosa sarebbe luomo senza animali? Se tutti gli animali sparissero, luomo soccomberebbe in uno stato di profonda solitudine. Poiché ciò che accade agli animali, prima o poi accade alluomo. Tutte le cose sono legate tra loro. Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che calpestano è fatto delle ceneri dei nostri padri. Affinché i vostri figli rispettino questa terra, dite loro che essa è arricchita dalle vite della nostra gente. Insegnate ai vostri figli ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che di buono accade sulla terra, accade ai figli della terra. Se gli uomini sputassero sulla terra, sputerebbero su sé stessi. Noi sappiamo almeno questo: non è la terra che appartiene alluomo, ma è luomo che appartiene alla terra. Questo noi lo sappiamo. Tutte le cose sono legate come i membri di una famiglia sono legati da un medesimo sangue. Tutte le cose sono legate tra loro. Tutto ciò che accade alla terra accade anche ai nostri figli. Non è luomo che ha tessuto la trama della vita. Egli è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé stesso. Lo stesso uomo bianco, col quale il suo Dio si accompagna e dialoga familiarmente, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, forse, siamo fratelli. Vedremo. Cè una cosa che noi sappiamo e che forse luomo bianco scoprirà presto: il nostro Dio è il suo stesso Dio. Voi forse pensate che adesso lo possedete, come volete possedere le nostre terre; ma non lo potete. Egli è Dio degli uomini, e la sua misericordia è uguale per tutti, tanto per luomo bianco quanto per il pellerossa. Questa terra per Lui è preziosa, ed il recare danno alla terra è come disprezzare il suo Creatore. Anche i bianchi spariranno, forse prima di tutte le altre tribù. Contaminate i giacigli dei vostri focolari, ed una notte vi ritroverete soffocati dai vostri stessi rifiuti. Per un disegno particolare del fato siete giunti a questa terra, e ne siete divenuti i dominatori, così come avete soggiogato i pellerossa. Questo destino è per noi un mistero, perché non riusciamo più a comprendere quando i bisonti vengono tutti massacrati, quando gli anfratti più segreti delle foreste sono invasi dagli uomini, quando la vista delle colline in piena fioritura è imbruttita dai fili che parlano. Dovè finito il bosco? Dovè finita laquila? Scomparsa! È la fine della vita, è linizio della sopravvivenza". (Edito a cura del Centro dInformazione delle Nazioni Unite).
Siddhi: Secondo le Upanisad che hanno minuziosamente classificato ogni stadio davanzamento spirituale, un S. (essere perfetto) è progredito dallo stato di Jivanmukta (liberato mentre vive) a quello di paramukta (supremamente libero, avente pieno potere sulla morte fisica): questultimo sè sottratto completamente alla schiavitù della maya ed al suo ciclo di reincarnazioni. Se il paramukta ritornasse in un corpo fisico, sarebbe un Avatara (v.). I S. sono il riconoscimento di una sottile connessione naturale ed innata di varie dimensioni: il ponte tra disparità vibrazionale di energie; il coesistere di onda spirituale e di granulo materiale. E, se si parla di connessione, si parla di molteplicità e non di individualità. I S. appartengono allumanità, non al singolo uomo. Ma, essi rappresentano ancora altro. Rappresentano il figliare spontaneo di una (e da una) conoscenza maturata dal ciclo delle reincarnazioni. Potrei dire che limpatto generale di possibilità, di libertà, di contenuti che un adolescente osserva in un uomo adulto possono venire assimilati allidea dei S., quali debbono apparire ad un sano discepolo, nei confronti di un Guru. I S. iniziano a fare la loro comparsa nei primordi dellevoluzione umana, in quelle facoltà di veggenza e di unificazione allo Spirito del pianeta che possiedono le razze al loro primo apparire alla luce. Rappresentano la telepatia inconscia che manifestano molti individui della specie umana (spesso semplici peccatori come tanti altri) ed è anche lo sconclusionato successo della maggior parte di guaritori e veggenti. Sono anche lallineamento alla fascia elastica della materia, quando quella dei corpi più massicci degli uomini viene diluita, allentata, sgranata sia dalla stessa evoluzione, sia da metodologie esoteriche (Kriya). Latomo planetario, nel suo complesso, tende ad una aromatizzazione costante durante i suoi cicli storici, e si allinea sempre più alla natura che non è semplicemente energia, ma fusione tra energia e materia (monismo). Dire che ad un certo punto dellevoluzione individuale essi appaiono, è commettere il più gran peccato di faciloneria, di leggerezza e di falsa informazione che possa esistere. Si affonda leggermente, persistentemente, inderogabilmente in essi (quando il momento è giunto) lungo anni ed anni di macerazione e di evoluzione. Oppure, essi, certamente, appaiono allimprovviso, ma per riprendere la connessione (di solito in giovane età) con quanto era già posseduto nelle vite passate. È regola generale che i S. debbano, comunque, venire accettati, dopo averne compresa lineluttabile sopravvento, e coltivati, come quando si coltiva una nuova facoltà concreta e reale (cultura od intelligenza), per un utilizzo equiparabile ad ogni facoltà comune al genere umano.
Sigillo di Salomone: Simbolo costituito da due triangoli equilateri intrecciati, noto anche come Esagramma od Esalpha. È il simbolo massonico del Sacro Arco Reale di Gerusalemme, nonché base dellemblema nazionale dello Stato dIsraele e, più genericamente, dellebraismo. Si tratta di un simbolo molto antico, pervenuto alla celebrità a partire dal medioevo, quando assunse i caratteri di talismano. Non esistono notizie precise sul come il S.S. sia pervenuto al complesso dei simboli massonici. Secondo Alec Mellor è un marchio dei massoni operativi medievali, ed in origine aveva valore precipuamente operativo. Tuttavia lesalpha riproduce un diagramma con cui i qabbalisti rappresentavano lAdamo terrestre e lAdamo celeste, (la punta di un triangolo, bianco, è rivolta verso lalto, quella dellaltro, nero, verso il basso), e ciò potrebbe far luce sul senso della sua incorporazione bellArco reale, cioè un sistema che affonda indubbiamente le radici nei motivi esoterici dellebraismo. Il simbolo della stella a sei punte non è privo di valenze archetipiche, dato che si ritrova in aree culturali diversissime. Unillustrazione del libro di B. Jones sullArco Reale riproduce una lamina ritrovata in India, ad Udaipur, nella quale compare una stella a sei punte con le linee leggermente curvate verso lesterno, racchiusa in un fiore di loto, che a sua volta racchiude, nellesagono formato dalle sue linee, un cerchio con un triangolo equilatero inscritto. Dentro il triangolo si legge a malapena la sillaba Om, sacra agli indù. A questo punto non si può non sottolineare che anche nellArco Reale compare un triangolo recante il nome sacro in lingua ebraica. Fatto ancor più singolare: secondo la tradizione grammaticale sanscrita, lm, suono dellassoluto, si compone di quattro elementi, e cioè a, u , m più la cosiddetta goccia (bindu), il punto che posto nella translitterazione sotto la m ha un effetto nasalizzante sul fonema. Annotata questa suggestiva coincidenza tra due lontane ierofanìe (in entrambe lesagramma racchiude un nome sacro tetralizzante: non ci si dimentichi infatti che anche nellalveo massonico si utilizza simbolicamente il Tetragrammaton), ricordiamo che i due triangoli intrecciati, per quanto iconograficamente abbimati allebraismo (come simbolo di quella dispensazione, essi vengono preferenzialmente chiamati "maghen David", lo scudo di Davide, al quale Gershom Scholem ha dedicato acutissime note in uno dei suoi preziosi volumi sulla Qabbalah,), figurano pure nel patrimonio simbolico dellIslam, nel quale hanno assunto valenze terapeutico-magiche, e dellalchimia. In questultimo ambito essi sono interpretati come "simbolo dellequilibrio tra le forze cosmiche del Fuoco e dellAcqua, ma tale esegesi non ebbe influenza nei circoli ebraici". Linterpretazione alchemica non è però priva di agganci con i misteri della lingua ebraica. La stella appartiene, per usare i termini della fenomenologia delle religioni, alla serie delle teofanìe uraniche, vale a dire è un simbolo celeste, ed il cielo, in ebraico, si chiama shamayim, parola che unisce esh (Fuoco) con mayim (Acqua), ovvero i simboli alchemici dei due triangoli intrecciati che compongono lo S.Sa. (v. anche Salomone)