Sekhmet: Divinità egizia, la dea leonessa, la potente, appartiene al gruppo delle divinità guerriere di Ra. Protettrice degli dei, S. lo è anche del Faraone, che sa onorarla e rabbonirla, in modo che la sua forza possente, ben controllata, sia benefica per il regno. Guardiana della soglia, S. è sempre pronta a dilaniare il profano, o chiunque voglia accostarsi al segreto con il cuore impuro. Rappresenta l'aspetto distruttivo di Hathor, l'esecutrice dell'operazione alchemica in cui il fuoco svolge un ruolo essenziale. Però nulla è più pericoloso del fuoco, e S. (come l'Atanor) può esplodere distruggendo. La dea è un neter guaritore, capace di diffondere le epidemie nei cinque giorni epagomeni, lei può porre fine ad esse e sconfiggere la malattia. I suoi sacerdoti sono terapeuti. Congiuntamente a Ptah e Nefertum, S. appartiene alla triade di Menfi. Le sono consacrati tutti i felini, gatti compresi. Infatti se ben accolta, la terribile S. può trasformarsi nella dolce gatta Bastet. La vigile leonessa dal corpo di giovane donna aspettava gli adepti nel labirinto di Karnak. Ai pii ed agli attenti non sfuggiva il rumore dei suoi artigli che graffiavano i pavimenti di pietra inondati dal chiarore lunare. Occorreva coraggio e prudenza, poiché S. poteva sia sbranare il visitatore che fargli varcare la fatidica soglia. "Sekhmet la cui potenza è grande come l'infinito" (Iscrizione sulle statue della dea).

Selfica: Antica scienza egizia, basata sullo studio dell’interazione tra metalli, spirali ed i campi energetici che avvolgono la Terra. Ne emerge l’associazione tra forme e materiali, che consente la realizzazione di strutture capaci di immagazzinare e diffondere direzionalmente energie interagenti con l’essere umano e l’ambiente. La forma più ricorrente è quella a spirale, considerata la struttura base dell’universo, mentre i componenti sono di norma metallici, soprattutto in oro e rame. Talvolta vengono anche utilizzati liquidi od inchiostri appositamente preparati. Le Self hanno diversi livelli di complessità, dalle più semplici che rafforzano l’aura vitale dell’individuo che le indossa, a quelle che agiscono sugli ambienti, fino ai modelli programmabili su esigenze specifiche e personali di chi le utilizza.

Selket: Divinità egizia, il cui simbolo è lo scorpione acquatico, la nepa. Il suo nome geroglifico significa quella che fa respirare. È presente sin dall'inizio della storia, sia al nord che al sud del Regno Egizio. Si tratta di un neper particolarmente benigno, legato alla nascita ed alla guarigione magica, che presiede al parto ed al termine della vita, allorché bisogna varcare la soglia dell'Altro Mondo. La dea S. è in stretto rapporto con la medicina. Il suo clero appartiene all'antica corporazione degli incantatori di serpenti, esistente tuttora nell'Egitto moderno. La sua acqua, di natura ignea, protegge dal veleno dei rettili e degli scorpioni. Gli antichi testi sacri attribuiscono a S. la protezione dei denti e delle viscere. Nel pensiero egiziano, lo scorpione simboleggia il respiro dell'universo, il principio di fissità contraente che provoca la dilatazione aspirante. La sua tenacia spiega forse il motivo per cui il mondo religioso medievale abbia scelto questo artropode ambrato come emblema della dialettica e dell'eresia. "Che i miei nemici siano come fichi svuotati della linfa, essendo Selket nelle loro viscere" (Libro dei Morti - Cap. CLXXV: Formula per non morire di nuovo).

Semiariani: Termine attribuito ad alcuni gruppi eretici fioriti dopo il Concilio di Nicea (325), nel quale venne definita la Consustanziazione (v.) del Figlio e del Padre. I S. rifiutarono tale dottrina, sostenendo invece che il Figlio avesse soltanto la natura simile a quella del Padre. Tra le sette dei S. sono da annoverare gli Anomei e gli Omei.

Semiti: Denominazione dei discendenti dio Sem, enumerati nella tavola dei popoli (Genesi 10). Secondo l’attuale classificazione, basata non su particolari elementi di origine etnica e luogo di provenienza ma su criteri linguistici, non tutti i ventisei popoli citati possono essere considerati S.. Vanno infatti esclusi i Lidi e gli Elamiti. Sono popoli S.: Accadi (assiri e babilonesi), Amorriti, Cananei, Aramei (fenici ebrei, ammoniti, moabiti, edomiti), Arabi ed Etiopi. Pertanto l’area semitica risulta limitata ad O dal mar Rosso e dal Mediterraneo, a N dall’Armenia,, a S dal mar Rosso, e ad E dall’altipiano iranico e dal Golfo Persico; comprende quindi gli attuali Stati di Israele, Giordania, Libano, Siria ed Iraq. Secondo recenti scoperte archeologiche, la zona sembra aver ospitato una civiltà paleolitica e neolitica anteriore all’immigrazione dei S., che non sarebbero quindi originari della regione. Camiti e S. dovrebbero essere entrambi originari dell’Asia centrale, e si sarebbero spostati nei loro attuali territori fra il XIII e l’XI secolo a.C. Separatisi, i S. sarebbero rimasti in Arabia, ed i Camiti avrebbero raggiunto l’Africa. Tale provenienza comune sarebbe testimoniata dalla somiglianza tra le due famiglie linguistiche, di cui la lingua egiziana costituirebbe una prova evidente. Nel VII secolo, con l’avvento dell’islamismo, si produsse un ultimo grande flusso migratorio dei S. verso l’Asia anteriore, l’Africa settentrionale e l’Europa mediterranea (Spagna e Sicilia). I vari insediamenti rivelano grandi differenziazioni etniche, sociali, politiche e religiose. Solo le lingue evidenziano una stretta parentela. Sono rispettate in generale le comuni leggi dietetiche, e tra i S. occidentali e meridionali risulta diffusa la circoncisione. Il monoteismo, elevato nella concezione profetica ebraica a perfezione morale, è il livello più elevato cui è giunta la civiltà semitica, e rappresenta il suo apporto più significativo alla civiltà universale. A questo si aggiunge come apporto non meno importante la trasmissione, per opera dei Fenici, di un mezzo di espressione grafica totalmente nuovo: l’alfabeto (v.).

Separazione: Termine del linguaggio alchemico, indicante la scissione delle parti pure della materia da quelle impure, realizzata mediante l’impiego del Fuoco (v.) o dell’Acqua (v.), come pure di entrambi gli elementi. Se conseguita con il Fuoco viene chiamata calcinazione, quando avviene grazie all’Acqua prende il nome di abluzione. Separare alchemicamente significa estrarre il Mercurio (v.) dal corpo; sospesa l’azione dell’organismo animale sulla forza vitale, anche gli altri principi diventano virtualmente liberi. Per questo motivo si dice che il Mercurio è la sola chiave capace di aprire il palazzo del re che è chiuso, od anche (usando un’espressione di Filalete) di rompere le barriere dell’oro. Grazie alla s., il Mercurio ritorna dunque allo stato libero, e così lo Zolfo interno trova aperte dinanzi a sé le vie della trasformazione (Tradizione Ermetica, di J. Evola, Ediz. Mediterranee, 1971).

Sephiroth: Termine plurale (singolare Sephirah) della Qabbalah (v.) indicante delle forze che sono soltanto delle emanazioni e manifestazioni di Dio, oppure intermediarie tra Dio ed il Creato. Non rappresentano una gerarchia, come avviene per gli Angeli (v.), ma ruotano intorno a Dio, e spesso si uniscono tra loro in connubi mistici, una specie di rapporti sessuali. Alcuni Qabbalisti sostengono che la natura delle S. sarebbe identica a quella di Dio, mentre altri la ritengono diversa da quella della Divinità (En-Sof: l’Infinito, l’Inconoscibile). Il processo di emanazione delle S. avviene al di fuori del tempo, quindi non genera alcun cambiamento nell’En-Sof, che resta identico a sé stesso. Il Male è generato dalla scarsezza di influsso delle S. nelle creature. Le S. sono dieci, e rappresentano i dieci attributi attraverso i quali il pensiero dell’En-Sof si trasforma in principio creatore: i dieci attributi attraverso i quali Dio rivela una parte della sua inaccessibile essenza. Essi sono: 1) Kether (La Corona); 2) Chokmah (la Saggezza); 3) Binah (l’Intelligenza); 4) Chesed (la Misericordia); 5) Eloah (la Giustizia); 6) Tipheret (la Bellezza); 7) Netzach (la Vittoria); 8) Hod (lo Splendore); 9) Yesod (il Fondamento del mondo; 10) Malkuth (il Regno). A ciascuna Sefira corrisponde un attributo divino: 1) Eheieh (Io sono o Yod o Esistenza); 2) Jehova (Egli è o Yah); 3) Jehova (Giuramento o Yoha); 4) El-Gebulah (Possente); 5) Din-Saday (Autosufficiente); 6) Eloha(via della Gloria); 7) Estré-Jehovah Tzabaoth (Esercito degli Angeli); 8) Elohim-Tzabaoth (Comando degli eserciti); 9) El Chai (Dio vivente); 10) Adonai (via del Regno). Sulle S. Jean Marquès Rivière osserva: "La teoria delle S. non sarà esposta in modo completo se non si conoscono le figure con le quali si è tentato di rappresentarle. Le figure principali sono due: una ci mostra le S. sotto forma di dieci cerchi concentrici, o meglio nove cerchi tracciati attorno ad un punto, centro comune; l’altra le raffigura come un corpo umano, dove. la Corona è il capo, la Saggezza il cervello, l’Intelligenza il cuore, il Tronco il petto, {insieme formano la linea o pilastro mediano, simbolo della Bellezza}; la Grazia e la Giustizia le braccia; infine le parti inferiori del corpo esprimono i restanti attributi. Su questi rapporti si basa principalmente la Qabbalah pratica, che ha l’intento di guarire attraverso i differenti nomi di Dio le malattie che possono colpire le diverse parti del corpo" (Storia delle dottrine esoteriche). Y (Massoneria) Secondo Oswald Wirth, "Dignitari ed Ufficiali di Loggia possono disegnare nel loro insieme l’albero delle S. cabalistici, un accostamento affatto dogmatico. L’Apprendista non ne viene istruito, ma i Numeri (S. in ebraico) si propongono comunque alla sua attenzione. Essi e le forme geometriche forniscono alla sua meditazione un tema inesauribile di scoperte; è bene pertanto ch’egli sia informato sulla schema che riassume la filosofia numerica dei cabalisti: 1) Kether, Corona, la super coscienza dominante la personalità (Maestro Venerabile); 2) C’hocmah, Saggezza, giudizio, ragione, (Oratore); 3) Binah, Intelligenza, discernimento comprensivo (Segretario); 4) C’hesed, Misericordia, generosità (Ospitaliere); 5) Geburah, Rigore, ritenzione, economia (Tesoriere); 6) Tipheret, Bellezza, amenità, sentimento (Maestro delle Cerimonie); 7) Netzah, Vittoria, Fermezza, forza, energia attiva (Primo Sorvegliante); 8) Hod, Splendore, Gloria, armonia coordinatrice (Secondo Sorvegliante); 9) Jesod, Fondamento, vitalità costruttiva (Esperto); 10) Malcuth, regno, corpo, materialità (Copritore)". (I Misteri dell’Arte Reale).

Serafini: Termine dell’Antico Testamento, che definisce una categoria di angeli (v.). Sarebbero spiriti forniti di tre paia di ali, che proclamano la gloria di Dio, intorno al suo trono (Isaia 6, 2), specie di serpenti volanti (Numeri 21, 6; Deuteronomio 8, 15). Nella teologia cristiana rappresentano il più elevato dei nove cori angelici. In Iraq, a Tell Halaf, è stato rinvenuto un bassorilievo del 1000 a.C. ca., che richiama dettagliatamente la descrizione di Isaia.

Serapide: Divinità egizia, il cui culto venne diffuso agli inizi del III secolo a.C. da Tolomeo I Soter, affermandosi anche a Roma. Divenne importante nel pantheon egizio come consorte di Iside e divinità infernale. Secondo le fonti storiche, Tolomeo ebbe il sogno della divinità prima sconosciuta, che gli richiese di trasportare in Egitto la sua immagine, e di essere venerato con culti molto particolari. Il suo culto venne approfondito dal sacerdote Manetone (v.), che diede anche un sostanziale contributo alla sua diffusione. In suo onore venne eretto in Alessandria il Serapeum.

Serpente: Presso molte civiltà antiche era simbolo della Saggezza divina, della Perfezione, della Rigenerazione spirituale e dell’Immortalità. La tradizione ermetica lo raffigura come un drago folgorante, come Pensiero divino personificato. Nel Genesi è descritto con sul capo sette vocali, simboli delle sette gerarchie del Creatore Settenario o Planetario. Gesù stesso, rivolgendosi ai suoi discepoli, li invita ad essere saggi come S. Nel mondo ebraico-cristiano il significato simbolico del S. assunse ben diversa natura. Divenne infatti simbolo satanico di istigazione diabolica, negazione della vita immortale. Nel Medioevo, preso i Padri della Chiesa (v.), diventò definitivamente simbolo del male. Cagliostro insegnava che la saggezza giungeva di pari passo con l’immortalità, non appena fossero conosciute le sette spirali del S. arrotolato. Infine il S. che si morde la coda, formando il cerchio, è un importante simbolo alchemico, noto sotto in nome di Uroboros (v.).

Servitori del mondo: Denominazione di un gruppo di Iniziati (v.) e di studiosi di esoterismo, di cui fanno parte individui di buona volontà sparsi in tutto il mondo. Essi si prefiggono tre funzioni principali riguardanti l’attività che intendono svolgere nell’immediato futuro: · 1) equilibrare le forze oggi agenti, cui è dovuta l’inquietudine ed il caos regnanti ovunque, affinché l’Umanità ritrovi un giusto assetto ordinato ed equilibrato; · 2) interpretare i nuovi atteggiamenti, le attività e le iniziative destinati a governare gli esseri umani nell’Era dell’Acquario; · 3) selezionare ed unificare tutti gli uomini di buona volontà ed apertura mentale in un solo corpo operativo. I molti che sono isolatamente impegnati nei diversi settori (politico, religioso, scientifico ed economico) debbono entrare in mutuo rapporto per realizzare la loro essenziale compattezza d’azione. Scopo fondamentale di quanti appartengono a questo nuovo gruppo di S. è di trarre ordine dal caos, convogliando verso la stabilità gli effetti pesantemente separativi del moderno sistema di vita.

Setta: Termine di origine latina (secta), che definisce un gruppo che segue determinate dottrine o pratiche di vita. In questo senso ogni religione caratterizzata da regole e contenuti precisi, trae origine da una S., ovvero da un insieme di individui che si distaccano dalle normali forme di vita sociale, in base a proprie scelte religiose, ma anche politiche. I primi cristiani si costituirono in S. nei confronti di altri gruppi, sadducei (v.), farisei (v.) e nazirei (v.). In seguito il termine S. venne usato per indicare gruppi minoritari con tendenze eterodosse, che si costituivano come comunità indipendenti in conseguenza di uno scisma (v.). Talvolta le S. sorgevano con l’intento di riportare la comunità originaria al nucleo primitivo della dottrina, presentandosi quindi come le vere depositarie della dottrina stessa. Il termine S. indica anche comunità diverse che, pur strutturandosi separatamente, riconoscono la stessa dottrina, e non presentano velleità di distacco, come accadde nel primo buddhismo cinese. L’esistenza di S. si riscontra generalmente nell’ambito di società culturalmente articolate, per cui non è possibile identificare rigorosamente S. e società segrete che sorgono anche nell’ambito di religioni primitive o di tipo nazionale, prive di un corpo dottrinale specifico a cui contrapporsi. Anche dove la religione è caratterizzata da un atteggiamento di tolleranza, possono sorgere S., come nell’induismo, nel cui ambito si distinguono i gruppi che accentuano rispettivamente il culto di Siva, di Satki o di Visnù. Una S. può anche formarsi con contenuto teorico e comportamento definiti, pur senza contrapporsi alle realtà religiose già esistenti, come fu per l’Orfismo in Grecia. Si è verificato il caso di S. che si costituiscono all’interno di una chiesa con caratteri determinati, senza tuttavia dare luogo a veri e propri contrasti ideologici o pratici, come accadde per le S. indiane del IV-V secolo d.C., annoverate dalla tradizione a ben 183. Ci sono però anche casi definiti di contrasto tra chiesa e S.: p. es. dal giudaismo si staccarono gruppi diversamente qualificati per dottrina e per leggi, come i Rechabiti, i Chassidim, gli Zeloti ed i Samaritani. Diverse S. si formarono nell’ambito della chiesa giudeo-cristiana in seguito a forti divergenze su argomenti fondamentali della dottrina. Anche all’interno dell’islamismo si verificò il sorgere di S., in coincidenza con le lotte per il califfato, quando si costituì la S. dei Kharigiti (uscenti). In seguito si staccarono i Giabriti, sostenitori della predestinazione, ed i Qaraditi, sostenitori del libero arbitrio. Anche lo Zoroastrismo diede origine a diverse S., fra cui zrvanismo, gayomartismo e saisamiya. Le esperienze sincretistiche furono terreno favorevole al sorgere di S.: p. es. il manicheismo si formò dall’unione sincretica di elementi mazdeo-cristiani; in Giappone diverse S. nacquero dalla fusione shinto-buddhista; come nell’India moderna dall’incontro tra induismo e cristianesimo.

Setta dei Lombardi: Movimento fondato a Roma da Gioacchino da Fiore alla fine del XII secolo, dove aveva radunato intorno a sé un gruppo di eretici. Questi, semplicemente imitando il Maestro nella vita austera, furono presto bene accolti dalla popolazione. L’attività principale consisteva nell’aperta denuncia della superbia, dell’avidità, dell’ipocrisia, e di ogni forma di immoralità palesate da buona parte del collegio cardinalizio. Questo aveva fatto della Chiesa "una casa di commercio ed una spelonca di ladroni, che esercitavano in seno al popolo cristiano le veci degli Scribi (v.) e dei Farisei (v.)". Vari esponenti del mondo culturale hanno evidenziato come lo stesso papa non fosse quello che professava di essere, ovvero un pastore di anime, ma un volgare uomo di sangue, che manteneva la sua autorità con il fuoco e gli omicidi, tormentando le chiese ed opprimendo gli innocenti; nel mondo egli non faceva altro che soddisfare la carne e riempire le casse dando fondo a quelle degli altri (v. Gioachimiti e Petrobrusiani). Le sette ereticali come la S. furono importanti in quell’epoca, proprio per il loro carattere di movimento, di aggregazione aperta, e per li loro metodo di proselitismo, comprendente contatti al di fuori degli schemi sociali, e per le predicazioni di denuncia effettuate nelle piazze aperte usando comprensibili lingue volgari. Un metodo di vita religiosa del tutto alieno, lontano dalla strutturazione gerarchica che aveva immobilizzato la Chiesa. Quindi non erano soltanto i contenuti della Chiesa istituzionale ad essere rifiutati e combattuti, ma la stessa forma di un sapere e di un potere discendente. La forza utopica della riforma gregoriana, che intendeva rinnovare la Chiesa dalle fondamenta, aveva perso vigore ed ampiezza, mentre l’appello ad una santa povertà (con beni in comune, sul modello della chiesa primitiva) diventava il manifesto di forze che si levavano all’interno della cristianità contro la Chiesa ufficiale. Eresie come quelle dei Valdesi (v.) erano percorse da una diffusa dottrina della povertà che, appellandosi al Vangelo, assunse in seguito un violento tono di denuncia della condotta lussuosa e tirannica del clero, proponendosi perciò implicitamente quale guida per imporre un’inversione di tendenza verso una profonda moralizzazione sia della Chiesa che della classe dei detentori del potere.

Settanta: Termine con cui viene identificata un’edizione manoscritta in lingua greca della Bibbia, denominata appunto Bibbia dei S., edita verso il VI secolo (v. Codice Alessandrino).

Settanta discepoli: Secondo il Vangelo di Matteo, erano i discepoli prescelti da Cristo ed inviati a coppie a predicare la nuova dottrina attraverso la Palestina. Così come il numero degli apostoli (dodici) corrisponde alle tribù di Israele, i S. corrisponde al numero dei popoli menzionati nel genesi, ed a quello dei consiglieri designati da Mosé per governare il popolo eletto.

Sette: Numero cardinale, considerato nell’antichità come simbolo magico e religioso della perfezione, forse perché legato al compiersi del ciclo lunare. Secondo il Ragon, gli antichi riconobbero nel S. il valore identico della Monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di S. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici, scopritori delle S. note musicali. I Greci lo chiamarono septaz, venerabile, Cicerone lo definì rerum omnium nodus, e Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita, mentre nell’Avesta zoroastriano sono S. gli Amesha Spenta, ovvero i benefici immortali autori e custodi di tutti gli ordini e gradi della Creazione. Nella Bibbia il S. assume valore paradigmatico: Dio crea il mondo in S. giorni, il Faraone sogna S. vacche grasse e S. vacche magre; sette sono i gradini della scala di Giacobbe con gli angeli che salgono e scendono tra terra e cielo, ecc. Nella teologia cattolica si riscontrano S. Sacramenti, peccati capitali, salmi penitenziali, doni dello Spirito Santo ed opere di misericordia corporale e spirituale. In chiave di simbolismo musicale, il S. (come il Tre) è numero unitario: infatti esso costituisce l’assemblea dei suoni principali, indefinitamente alterabili e modulabili in sequenza fino a coprire l’intero spazio sonoro delegato all’essere umano. Y (Massoneria) Il numero S. rappresenta il perfezionamento della natura umana allorché essa congiunge in sé il Ternario Divino con il Quaternario terrestre. Essendo formato dall’unione della triade con la tetrade, esso indica la pienezza di quanto è perfetto, partecipando alla duplice natura fisica e spirituale, umana e divina. È il centro invisibile, spirito ed anima di ogni cosa. La sua fatale ricorrenza nell’Apocalisse di Giovanni è numero escatologico, dato che l’escaton costituisce la traduzione macrocosmica della morte esperita dal Maestro Massone. Il significato di perfezionamento simbolicamente annesso al S. rimonta probabilmente alla cosmogonia biblica, in cui il settimo giorno sabbatico concludeva il ciclo creativo, diventando il punto di riferimento della prima scansione temporale sacra ed operativa. Il S. ricorda inoltre la Pietra cubica, composta di sei facce ed un punto centrale, simbolo dello Spirito, da cui si dipartono le sei direzioni spaziali. I gradini del Tempio massonico sono S., come S. sono i Fratelli che compongono la Loggia giusta e perfetta. È il numero sacro simbolicamente qualificante la Maestranza, come pure è l’età del Maestro Massone ed il numero dei brindisi rituali d’obbligo nelle Agapi (v.) massoniche.

Sette mondi: Termine impiegato nella dottrina rosacrociana, per distinguere i diversi mondi, ovvero: 1) di Dio; 2) degli Spiriti verginali; 3) dello Spirito divino; 4) dello Spirito vitale; 5) del pensiero astratto e concreto; 6) del Desiderio; 7) il Fisico, suddiviso in regione eterica ed in regione chimica

Sette Raggi: Termine usato negli insegnamenti della dottrina Occulta, per cui il vigore interno del sole fluisce come vita e coscienza sulla terra attraverso sette emanazioni, dette Raggi. I primi tre sono definiti maggiori, perché condensano i loro attributi divini, e sono: 1) della Volontà e del Potere; 2) dell’Amore e della Sapienza; 3) dell’Intelligenza attiva. I quattro minori sono: 4) della Bellezza, dell’Armonia e dell’Arte; 5) della Conoscenza concreta e della Scienza; 6) dell’Idealismo astratto; 7) dell’Ordine cerimoniale. Secondo G. Hodson (La venuta degli Angeli, Ediz. Aryasanga, 1968), "In ogni età predomina sull’umanità l’influenza esterna di uno dei S., imprimendo su quell’epoca le sue speciali caratteristiche. Il sesto Raggio ha predominato durante gli ultimi duemila anni, nel corso dei quali si è avuto uno sviluppo marcatamente mistico della cristianità, e si è verificata una grande fioritura di santi e di veggenti. L’influenza del settimo Raggio sta ora investendo lentamente la terra, imponendo le sue caratteristiche principali, cioè la tendenza verso l’impiego del cerimoniale e la ricerca (e lo sfruttamento) di forze invisibili nell’azione dell’essere umano".

Sfera: Figura geometrica tridimensionale definita luogo dei punti spaziali equidistanti dal punto fisso detto centro. Costituisce la proiezione tridimensionale del cerchio (v.), esprimendo al massimo le valenze simboliche della figura geometrica di base. La S. rappresenta la trasposizione volumetrica delle qualità del cerchio, e quindi la loro materializzazione. In tal senso le S. simboliche che appaiono sulle due Colonne del Tempio Massonico, rappresentanti i globi terrestre e celeste, alludono alla perfezione dinamica della materia, dell’intero Creato, un complesso mosaico interallacciato il cui perfetto equilibrio può essere assicurato soltanto dall’Arte soprannaturale del G.A.D.U. (v.).

-Sfinge: Mitica entità di natura non ben definita, composta da un corpo di leone alato dotato di volto umano. La raffigurazione più celebre della S. è quella della piana di Giza, in Egitto, lunga 73,5 metri ed alta 20, che dovrebbe rappresentare il faraone Chefren, della IV dinastia (2600-2480 a.C.). Si conoscono S. con il volto della regina Hasepsowe, di Amenofi III e di Amenofi IV (Akenaton). Le numerose tavolette e gli ex-voto rinvenuti accanto alla colossale struttura di Giza fanno pensare che fosse oggetto di culto. Il colosso è tuttora oggetto di intense ricerche da parte dei maggiori egittologi del mondo, ricerche estese soprattutto alle sue fondamenta. La S. si diffuse presto in tutto il bacino del Mediterraneo ed in Asia Minore. Nel mito greco la S., figlia di Tifone (Seth) e di Echidna, fa parte della leggenda sul famoso enigma posto ad Edipo.

Shahada. Termine della lingua araba che significa Testimonianza, ed indica la professione di fede pronunciata da tutti i Musulmani: "la ilah illa Allah, Muhammad rasul Allah" , cioè "Attesto che non vi è altro Dio al di fuori di Allah; attesto che Maometto è l’inviato di Allah" (v.)