Saqqara: Antica località egiziana, sede di una vastissima necropoli, tuttora oggetto di scavi e di ricerche sistematiche. Il settore settentrionale ha rivelato tombe a mastaba, ed oggetti con i nomi di sovrani egiziani della I dinastia (2850 a.C.): le mastabe erano strutture a pianta rettangolare, con camera funeraria centrale circondata da ambienti adibiti a magazzino. A S. si trova anche il grandioso complesso funerario del re Doser, fondatore della III dinastia (2650-2700 a.C.), compreso in una cinta muraria, entro la quale si trova la piramide a gradoni, e numerosi annessi in una complicata planimetria. Notevoli per interesse anche le piramidi di Userkaf e di Unis, della V dinastia (2480-2350 a.C.); nelle camere sepolcrali di questultima, ed in quelle di alcuni re e regine della VI dinastia (2350-2200 a.C.), furono incisi i celebri Testi delle Piramidi. Importanti per la struttura e per la bellezza decorativa, sono anche le mastabe di alcuni grandi dignitari di corte. Alla Bassa Epoca appartiene invece il Serapeum, con le sepolture dei buoi Api (v.). Di grande interesse il complesso funerario di Sepseskaf, della IV dinastia, di Dedkare-Isesi della V dinastia, e di Ibi del Primo periodo Intermedio.
Saraceni: Denominazione generica degli Arabi nomadi (golfo di Aqaba, a Sud della penisola del Sinai) e dei musulmani in genere, con particolare riferimento a quelli stanziati nel Mediterraneo centro-orientale, nonché in Spagna e lungo le coste europee, durante il Medioevo cristiano (IX-X secolo).
Satana: Nome derivato dallebraico Satan, nemico, e dal greco ecclesiastico Satan. Nella Bibbia è lavversario, loppositore per eccellenza (Zaccaria 3, 1-2, Giobbe 1, 6; I Cronache 21, 1). Nel Nuovo Testamento viene identificato con il diavolo (I Pietro 5, 8) o con gli antichi simboli del male, come il dragone ed il serpente cacciato dal Paradiso, lessere preternaturale che si frappone tra Dio e gli uomini, per tentarli ed indurli al peccato (Luca 10, 18; Matteo 4, 1-11; 1 Corinzi 7, 5; 2 Corinzi 2, 11). Nelle leggende tedesche e nelle varie opere ispirate alla vicenda di Faust, è Mefistofele, il diavolo che concede a Faust giovinezza e sapere, pretendendone in cambio lanima. Nella tradizione apocalittica gli viene attribuito il nome di Lucifero, principe di tutti gli angeli prima della sua ribellione a Dio, che lo mutò in capo dei demoni. LApocalisse (19-20) presenta il grandioso conflitto tra Dio e S., che sarà infine precipitato nel lago di fuoco. Anche il Corano parla di S. come dellangelo decaduto oppure di uno spirito del male.
Satanismo: Termine attribuito al culto tributato a Satana, al demonio. È stato un atteggiamento letterario della cultura occidentale, con le diverse linee che vanno da Milton e Blake a De Sade al decadentismo francese. Nella tradizione anticlericale divenne espressione della ribellione ai vincoli religiosi e morali, per affermare la totale libertà e la forza creatrice dellessere umano, rappresentata dalla figura di Satana. Tali idee, insieme ad una radicale negazione delle strutture sociali e dei valori più diffusi, si trasferirono ad alcune esperienze associazionistiche, come il movimento dei Luciferiani, che intendevano costituire la "vera Chiesa di Satana". Recentemente sono sorti vari gruppi satanici, che si richiamano alla "Chiesa di Satana", fondata in California da Anton S. La Vey (1906). La dottrina di tale chiesa è razionalistica ed edonistica, con un rituale fortemente anticristiano (la messa nera, comprendente la profanazione dellostia consacrata). Unaltra organizzazione satanica, forse la più importante, è stata fondata negli Stati Uniti nel 1975 da Michael A. Aquino, ufficiale del controspionaggio dellesercito americano, con il nome di "Tempio di Set", che si considera il punto darrivo della tradizione magico-satanica contemporanea. Accanto a queste forme di S., che adorano un Satana personificato, vi sono altre forme come quella occultistica, in cui Satana è inteso come simbolo della rivolta contro ogni tipo di regola (anarchia), o quello psichedelico, con visioni di Satana sotto leffetto dellesaltazione musicale e della droga.
Saturno: Nella tradizione alchemica il nome del pianeta e del dio degli inferi assume diversi significati simbolici, quali: piombo, cambiamento provocato da una forza agente, tratto verticale della Croce (v.), trasformazione o disgregazione, età adulta e morte. Secondo il Mariani (Introduzione alla pratica alchemica, Ediz. Bastogi, 1983), "S., la spoliazione, è il più lontano tra i pianeti dellantichità classica, quello che in un cerchio compiuto e perfetto rinchiude tutti gli altri. È lultima sfera del mondo a portata di mano: al di là di S. i cieli sono occupati dalle grandi centrali energetiche che con lumano hanno solo indecifrabili riferimenti ed oscuri rapporti che, di volta in volta, caso per caso, debbono essere stabiliti e fissati con un lavoro che, per il ricercatore, non può che risultare titanico. È cioè al di là delle capacità umane. Lintero sistema solare è racchiuso in una sfera di piombo di S., e la nera matrice del divoratore dei propri figli è quella che da significato alla manifestazione sublunare. Così luomo che non abbia la forza o loccasione per sperimentare la vertigine delle vette, che non abbia gli attrezzi per rompere la sfera di piombo e proiettarsi fuori, nellabisso di Luce, deve fare i conti con questo particolare gioco delle energie planetarie e mettere ordine, attraverso lo studio e lapplicazione pratica dellAstrologia (v.), nei suoi rapporti con esse. Semmai solo dopo, se gliene resta il tempo, potrà tentare di spiccare il salto. S., la Grande Madre, il Mare di Bronzo, la nascita del mondo fisico, che nella morte lesplicita sua scadenza ed il suo riflesso, è la trasmutazione ultima".
Savonarola Giacomo: Religioso e
uomo politico italiano (Ferrara 21.9.1452 - Firenze 23.5.1498). Nato da una famiglia
originaria di Padova, resa famosa dal nonno Michele, un famoso medico, S. intraprese
dapprima gli studi di medicina, abbandonati nel 1475 per entrare a far parte dell'ordine
domenicano nel convento di San Domenico a Bologna. Ritornato a Ferrara per qualche anno,
per completarvi gli studi di teologia, nel 1492 fu trasferito nel convento di San Marco in
Firenze. Vi rimase per cinque anni, iniziando la sua attività di predicatore ed
affrontando subito i temi centrali della sua ideologia: condanna dei costumi dissoluti dei
laici e dei chierici ed annuncio dell'imminente rigenerazione della Chiesa, preceduta da
una serie di sventure e di castighi. Il suo tono acceso e profetico colpì fin dai primi
anno la sensibilità dei fedeli fiorentini. Nel 1487 lasciò Firenze perché trasferito,
prima a Ferrara e poi a Brescia, da dove venne richiamato a Firenze per volontà dello
stesso Lorenzo de' Medici. Questi aveva infatti ceduto alle pressioni esercitate da un
gruppo di intellettuali estimatori del frate, capeggiati da Pico della Mirandola.
Dall'autunno del 1490 i Fiorentini tornarono ad ascoltare le profezie apocalittiche del S., arricchite ora di un nuovo elemento: l'annuncio della
prossima discesa in Italia di un vendicatore transalpino, che avrebbe castigato la Chiesa
corrotta gettando le basi per l'attesa rigenerazione. La discesa di Carlo VIII sembrò
dargli ragione, ed accrebbe enormemente il suo già grande prestigio. Priore di San Marco
dal 1491, sempre più in vista dopo la morte di Lorenzo il Magnifico (1492), il S. divenne
uno degli uomini più influenti della vita politica fiorentina, partecipando perfino al
dibattito costituzionale, così vivo e sentito in quegli anni. Intanto però Carlo VIII,
che il frate incontrò più di una volta senza poterne mai ottenere promesse concrete, si
rivelò alquanto venale e deludente, mentre le difficoltà per un uomo più avvezzo
all'oratoria che alla prassi politica di sostenersi nel marasma della crisi costituzionale
fiorentina si faceva evidente. Tuttavia il S. riuscì ancora a prevalere sulla violenta
opposizione degli Arrabbiati, che lo accusavano di connivenza con i medici esiliati,
grazie ad un largo seguito della borghesia e del popolo, conquistati dalla sua sempre più
accesa predicazione contro i vizi ed il lusso della vita mondana, i costumi corrotti delle
donne fiorentine, la cultura umanistica, il papato simoniaco e nepotista, in particolare
contro Alessandro VI Borgia. Firenze attraversò anzi un periodo di fanatismo collettivo,
che raggiunse il culmine con i famosi bruciamenti delle vanità, e con la proclamazione di Gesù Cristo a re di Firenze (Natale 1495). Di fronte ai ripetuti rifiuti del S. di recarsi a Roma per una spiegazione, Alessandro VI lo scomunicò (12 maggio 1497), minacciando di interdetto la città di Firenze se non gli fosse stato impedito di predicare. Il pericolo di perdere i lucrosi commerci con lo Stato Pontificio decise i fiorentini ad abbandonare S. alla sua sorte. Ma il frate non riconobbe la scomunica: scrisse più volte al papa, tentò di spiegare l’iniquità del provvedimento e difese le sue azioni, specie col Triumphus crucis e col De
veritate prophetica. La scomunica non venne revocata, ma S. tornò nuovamente a
predicare in duomo, scegliendo il testo biblico dellEsodo (11 febbraio 1498). Il
papa reagì il 26 febbraio, ripetendo le minacce di interdetto se S non fosse stato
arrestato. Il 1° marzo S. predicò per lultima volta in duomo, ed il giorno dopo
tornò in San Marco da dove cricticò fortemente il papa per la sua corruzione ed
immoralità. Nel corso di gravi disordini venne assalito il convento di San Marco, ed il
S. imprigionato dalla Signoria, poi torturato, processato e condannato. Infine il S. ed
altri due frati domenicani (frà Silvestro Maruffi e frà Domenico Buonvicini) il 23
maggio 1498, alle ore 10 vennero impiccati, i loro cadaveri bruciati ed i resti gettati
nell'Arno, affinché "non se ne possi trovare reliquie, excepto non se ne andasse
a cercare nel fiume con la rete", come testimonia Pietro Somenzi. Un tentativo
non riuscito di disperdere e di annientare la memoria di un personaggio scomodo..
Scala di Giacobbe: Termine identificante un simbolo mantenuto in uso in tutta la sua vitalità nella sola tradizione massonica britannica. "Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa" (Genesi 28, 10-15). Poi Iddio stesso, che apparve in cima alla scala, gli parlò, confermandogli il Berith, il patto stabilito con Abramo. Il luogo in cui avvenne la manifestazione celeste era denominato Lutz, ma Giacobbe lo chiamò Beth-El, la casa di Dio. Secondo uninterpretazione qabbalistica, il sogno descrive il pellegrinaggio dellanima dopo la morte; Lutz sarebbe il sepolcro, e Beth-El il regno di Dio, che concluderà le ascese e le discese dello spirito, al termine dei cicli di morte-rinascita. Y (Massoneria): Oggi soltanto la Massoneria inglese ed i suoi derivati considera la S. di Giacobbe simbolo delle virtù umane, specialmente della Fede (v.), definita prova delle cose mai viste, la Speranza, ancora dellanima, e la Carità, ovvero lAmore, unica prova della sincerità della Fede. Alcuni autori massoni forniscono interpretazioni simboliche della S. LOliver, nella visione giacobiana, nel 1837 sosteneva che "le nuvole scure dellira divina sono dissolte, i cieli sono aperti, e godiamo di un raggio della sua gloria nella copertura celestiale della Loggia Su questa scala gli angeli salivano e scendevano di continuo, per ricevere comunicazioni dallAltissimo, e per disseminare le loro grandi comunicazioni sulla faccia della terra Abbiamo qui una straordinaria coincidenza di tradizione rispetto alla Scala Massonica, esistente in ogni regione del mondo Tra noi questa pratica si fonda sulla forte base della Fede, che è il primo gradino della Scala poggiante sulla parola di Dio. Essa produce una Speranza ben fondata di condividere le promesse registrate in quel Libro Sacro; e questo è il secondo gradino della Scala Massonica. Il terzo ed il più perfetto gradino è la carità, mediante la quale è raggiungibile la cima della S., metaforicamente parlando il regno della beatitudine, la dimora del diletto puro e permanente" (v. Symbolism in Craft Freemasonry, di C. Dyer). Più recentemente il Guenon ha scritto: "LAsse dellUniverso è come una S., sulla quale si effettua un perpetuo movimento ascendente e discendente".Il Moramarco, che queste note ha mirabilmente raccolto, nella sua Nuova Enciclopedia Massonica, Vol. I, pag. 141, scrive che "Far sì che si compia tale movimento è infatti la destinazione essenziale della S., da un altro lato la sua particolare forma impone alcune osservazioni: i suoi due montanti verticali corrispondono alla dualità dellAlbero della Scienza o, nella Cabala ebraica, alle due colonne di destra e di sinistra dellAlbero Sefirotico (v.); né luno né laltro è propriamente assiale, e la colonna di mezzo, che è lasse vero e proprio, non è raffigurata in modo sensibile; daltronde lintera S., nel suo complesso, è in certo modo unificata dai pioli che congiungono i due montanti e che, essendo posti orizzontalmente tra questi, hanno necessariamente i loro punti centrali proprio sullasse. Si vede così come la S. offra un simbolismo completo: essa è come un ponte verticale che si eleva attraverso tutti i mondi, permettendo di percorrerne lintera gerarchia passando di piolo in piolo; nello stesso tempo i pioli sono i mondi stessi, cioè i diversi livelli o gradi dellEsistenza Universale. Tale significato è evidente nel simbolismo biblico della S. di Giacobbe, lungo la quale gli angeli salgono e scendono. Ed è noto che Giacobbe, nel luogo in cui aveva avuto la visione, posò una pietra che "eresse come un pilastro", la quale è anche una raffigurazione dellAsse del Mondo, sostituendosi alla S. stessa. Gli angeli rappresentano gli stati superiore dellessere, e ad essi corrispondono più particolarmente i pioli, il che si spiega col fatto che la S. va considerata con la base poggiata a terra, ovvero per noi è necessariamente il nostro mondo, il supporto a partire dal quale si deve affrontare lascensione". Infine Giuseppe Mazzini (Dal Concilio a Dio, 1870) scrive che "Noi vediamo negli angeli lanima dei giusti che vissero nella Fede e morirono nella Speranza. Nellangelo custode ed ispiratore, lanima della creatura che più santamente e costantemente ci amò, riamata, sulla terra, ed ebbe per ricompensa la missione o la potenza di vegliare su di noi giovandoci: la S. fra terra e cielo, intraveduta in sogno da Giacobbe, rappresenta per noi la doppia serie ascendente e discendente delle nostre trasformazioni sulla via delliniziazione allIdeale divino, e delle influenze benefiche esercitate su noi dagli esseri cari che su quella via ci precedono"
Scalpello: Utensile impiegato dall'artista per dare forma e regolarità alla pietra informe da sgrossare, il cui uso è consentito da quello congiunto del Maglietto (v.). Rappresenta la ragione, intesa come potenza esecutrice della volontà, ed è ovviamente l'emblema della scultura, oltre che simbolo del pensiero fermo, perseverante, ponderato, della risoluzione decisa ed inderogabile. Lo S. copre un ruolo importante nell'opera che ogni Libero Muratore deve compiere su se stesso. La mente dell'uomo è come un diamante al suo stato grezzo, primitivo: allorché per l'intervento dello S. la superficie esterna viene rimossa, appaiono subito le bellezze latenti nelle sfaccettature di quella pietra. Rappresenta anche l'immagine della parola guidata dalla volontà, dalla virtù e dalla ragione, con la quale si distrugge sempre ogni errore.
Scetticismo: Filosofia che nega lesistenza di un criterio certo di verità. Fondatore della scuola scettica fu Pirrone (365-275 a.C.), da cui il nome di pirronismo talvolta usato come sinonimo di S. Assimilato ed in seguito anche predicato da SantAgostino (v.), lo S. antico predica la sospensione del giudizio contro latteggiamento dogmatico degli stoici (v.). Non esiste alcun criterio di verità dal momento che ad ogni ragione è sempre possibile contrapporne una contraria di uguale valore. Il carattere radicale di questa forma di S. viene attenuato dalla filosofia moderna, in cui il dubbio scettico assume spesso la funzione puramente metodica di garantire la conoscenza degli errori dei sensi (v. Cartesio). Una vera e propria ripresa dello S. antico si ha solo con Montaigne (1533-1592) e Charron (1541-1603), in clima controriformistico. La nostra conoscenza della verità è sempre parziale, e questultima può essere garantita solo dalla Rivelazione divina. Il pirronismo si presta meglio del dogmatismo ad esprimere questo carattere limitativo e provvisorio della conoscenza umana. Il maggior rappresentante dello S. moderno è comunque Hume (1711-1776) che, pur respingendo lo S. totale degli antichi, afferma che i nostri giudizi non assumono valore assoluto, ma si fondano su unabitudine psicologica. Lo S. humiano viene contrapposto polemicamente al razionalismo kantiano da Schulze nellAenesidemus (1792), mentre lidealismo postkantiano lo combatte decisamente. Nel pensiero contemporaneo lo S. tende ad essere superato dai diversi indirizzi fenomenisti, pragmatisti e relativisti, sopravvivendo soprattutto come reazione polemica a certi indirizzi idealistici.
Scheletro: Simbolicamente, in tutte le tradizioni ed in gran parte delle credenze, è la personificazione della Morte (v.). lAlchimia lo considera simbolo del Nero (v.) e della Putrefazione (v.). La Libera Muratoria impiega limmagine dello S. allinterno del Gabinetto di Riflessione (v.), dovè però simbolo della liberazione da quanto può distogliere lessere umano dal percorrere la via della rettitudine, a cominciare dai Metalli (v.) e dalle Passioni tipiche del mondo profano.
Sciamanismo: Antica pratica mistica più che movimento filosofico-spirituale, impiegata da alcuni illuminati del XVIII secolo collocabili tra le frange magico misteriche, createsi con lesasperazione delle tendenze spirituali. Per questi la perfetta conoscenza era data dallunione delluomo con il divino, attraverso mezzi, quali esseri, animali o cose, che ne favorivano il processo. Lo S. è un complesso di credenze e pratiche magico-religiose incentrate sulla figura e sullattività dello sciamano. Solitamente viene considerato una delle forme tipiche dellanimismo (v.), ossia la manifestazione religiosa primitiva la cui credenza attribuisce ad ogni essere, anche materiale, unanima intesa come principio attivo. Il nome deriva dal termine "sciaman", comune alle lingue siberiane, indicante il veggente, lo stregone e lasceta. Molti considerano erroneamente lo S. sinonimo di stregoneria e satanismo. Al riguardo Guenon, nel suo Regno delle Quantità e i Segni dei Tempi (Ediz. Adelphi, 1982) diceva : "La distinzione che taluni hanno voluto stabilire tra S. e feticismo, considerati come due varietà dellanimismo, non può essere né così netta né così importante comessi ritengono: che siano esseri umani (nel primo caso) od oggetti qualsiasi (nel secondo caso) a fungere principalmente da supporti o da condensatori per certe influenze sottili, si tratta soltanto di una semplice differenza di modalità tecniche, la quale, in fondo, non ha nulla di assolutamente essenziale". In sostanza lo S. è una specie di animismo, in cui la parte preponderante è costituita dallelemento magia (v.). Comunque non tutti i maghi sono sciamani, mentre tutti gli sciamani sono maghi, esperti in tecniche dellestasi del tutto particolari. Alla base delle credenze sciamaniche cè la convinzione che in ogni elemento naturale dimori uno spirito sacro di origine divina. Per entrare in contatto con queste forze misteriose, che tra laltro infondono facoltà di guarigione e di interpretazione del futuro, gli sciamani si sottopongono a difficili prove fisiche. Questo carattere religioso, che di norma è estraneo a sistemi teologici ben definiti, riconosce lesistenza di un Essere Supremo, quasi sempre androgino e quindi autogenerantesi, col quale lo sciamano entra in contatto. In breve, lo sciamano viene posseduto essenzialmente da uno spirito in uno stato ipnotico o di trance profonda. I suoi sogni sono viaggi estatici nella realtà. Il suo spirito, percorrendo mondi paralleli, incontra altre entità, altri mondi dei trapassati ed altri sciamani. Dai mondi esplorati trae lenergia che mette al servizio di riti magici per il bene dellumanità. Nel momento dellestasi, provocata in vari modi e sempre accompagnata dal battere duno speciale tamburo, attributo dello sciamano, egli sidentifica magicamente con il suo Dio unico. Nello sciamano si rileva lesistenza di una cosmologia molto sviluppata (i cosiddetti tre mondi, v. Astrale), e si riscontrano riti di elevato livello esoterico che ricordano quelli primordiali o vedici. Tra gli sciamani del 1700 potrebbe essere annoverato il famoso taumaturgo Cagliostro, in quanto anchegli nelle sue pratiche magico-rituali si avvaleva di una fanciulla medium, dal nome simbolico di Colomba, come mezzo coadiuvante nellevocazione dei dodici profeti o dei sette angeli. Oggi lo sciamano esiste in tutti i paesi del mondo. Nella società moderna egli si esprime anche in gruppo, utilizzando vari riti propiziatori, come quello della pioggia. Normalmente un gruppo associato che celebra un rito magico è composto da 13 sciamani. Simbolo di queste congreghe ascetiche è il pentacolo, una stella a cinque punte inscritta in un cerchio, a cui si attribuisce valore magico. (La Luce Massonica di A. Sebastiani, Vol 6°, Ediz. Hermes, 1995).
Sciarpa: Indumento massonico caduto molto in disuso dopo gli anni 80, di cui sono dotati i Maestri Massoni. Secondo gli studiosi richiama il cordone dei Brahmani (v.). La S., cade dalla spalla destra al fianco sinistro, e viene ritualmente indossata solo in talune Logge del Grande Oriente dItalia. In genere però viene oggi usata preferibilmente durante alcune cerimonie festive o nelle Tornate bianche (v.). Indumento proveniente dalla Tradizione Scozzese, la S. è di colore azzurro (come la Volta Stellata, v.) con bordi rossi (la Trascendenza).
Scientology: Termine
che definisce la tecnologia sviluppata e diffusa nel 1950 dallamericano L. Ron
Hubbard, consistente nella liberazione della mente da condizionamenti derivati da traumi
subiti fin da prima della nascita in condizione di incoscienza, che possono portare
lessere umano a comportamenti irrazionali od a patologie psico-fisiche anche molto
gravi (v. Dianetics).
Sciiti: Denominati anche Siiti, dallarabo sia, divisione, partito. Seguaci della fazione di Alì, cugino e genero di Maometto, del quale aveva sposato la figlia Fatima. Dopo luccisione di Alì (661), i suoi sostenitori diedero vita ad un partito fondato sul principio del legittimismo tanto politico quanto religioso, che rivendicava ai discendenti dellassassinato la massima autorità sullIslam. In pratica gli S. respingevano il principio del consensus della comunità in riferimento alla designazione dellimam, sostenendo la dottrina che in ogni tempo Dio affidi a un imam infallibile "per natura" la guida dei suoi servi, tanto come capo religioso quanto come capo temporale. Di qui lindividuazione dellimam "del tempo", al quale il fedele deve credere perché investito da Dio di qualità sovrumane, in quanto in lui è impiantata una particella divina trasmessagli da Adamo attraverso Maometto. In riferimento con questa problematica tra gli S., che si opposero tenacemente sia agli omayyadi che agli abbasidi, sorsero numerose tendenze e sette. Tra le principali, che ebbero come punto centrale di contrasto proprio linterrogativo a che spettasse la suprema direzione della comunità musulmana, gli zaiditi (da Zaid, pronipote di Alì), gli imamiti o duodecimani, che sostenevano che con il dodicesimo imam la serie sera estinta, e gli ismailiti (da Ismail, il settimo imam), ai quali si possono collegare la setta degli Assassini (v.) ed i Drusi. Sul piano politico queste ed altre correnti hanno avuto notevole importanza, dando origine a varie dinastie locali. In materia di osservanza rituale, gli S. hanno una visione rigida della purezza rituale, con evidente conseguenza per quanto concerne i rapporti con cristiani, ebrei ed anche musulmani di altro rito. Inoltre, rispetto ai sunniti, una tradizione per essere autorevole deve risalire esclusivamente alla famiglia del Profeta, e non eventualmente ai compagni dello stesso. Attualmente circa il 10% dei musulmani è S., secondo le differenti correnti, con comunità particolarmente consistenti in Iran (dal 1979 un imam governa lintero Paese, dopo aver esiliato lultimo scià Reza Pahlavi), Iraq, Marocco e Yemen.
Scisma: Termine derivato dal greco scisma, fenditura, spaccatura, scissione. Nellambito della dottrina cristiana, significa rottura dellunità ecclesiale, secondo la definizione di Ireneo (Adversus haereses 4, 33, 7), determinata dal prevalere di interessi particolari sullunità della Chiesa e lamore fraterno tra i fedeli. Talvolta lo S. è connesso alleresia (v.), ma non sempre. Infatti la ribellione può toccare il solo campo disciplinare, senza intaccare il dogma. I primi S. si verificarono in seguito al dibattito religioso ed alle controversie dottrinali dei primi secoli; tra il IV ed il V secolo si ebbe la separazione dei donatisti, degli ariani e dei monofisiti che, pur allontanando una parte dei credenti dalla comunità cristiana, non compromisero lunità e la stabilità della Chiesa. Ma durante le controversie sul monofisismo, si determinarono le premesse di una separazione ben più grave tra la Chiesa dOriente e quella dOccidente. Quando nel 482 limperatore Zenone fece pubblicare lHenoticon (editto di unione) per conciliare ortodossi e monofisiti, il patriarca di Costantinopoli rese vano il tentativo di pacificazione, originandola prima vera frattura tra chiesa romana ed orientale (S. di Acacio, 482-519), riaffermata dallappoggio dato dallimperatore Costante II al monotelismo, con la pubblicazione del Tipo o Regola intorno alla fede (648) e dalla successiva lotta iconoclasta. Le cause dello S. dOriente furono molteplici: contrasti dottrinali, tendenza dei patriarchi di Costantinopoli ad emanciparsi dalla guida del papa di Roma, tensioni politiche che opposero gli imperatori orientali alla dinastia franca che, appoggiata dal papato, non nascondeva le mire espansionistiche verso Oriente. Imperatori e patriarchi operarono in senso convergente, per determinare lo S. che si svolse in due tempi: dapprima si ebbe lo S. temporaneo (881- 886), in seguito lo S. definitivo (1054). Nell857 il patriarca di Costantinopoli Ignazio, e3nergico oppositore della politica corrotta della corte, venne messo al bando e sostituito da Fozio, legato alla famiglia imperiale, il quale, nonostante la fedeltà del popolo al legittimo pastore, con pressioni e minacce riuscì a farsi riconoscere patriarca nel sinodo di Costantinopoli. Ignazio allora si appellò a Nicolò I, che dichiarò illegittima la nomina di Fozio, privandolo di ogni dignità ecclesiastica. (863). Fozio reagì, convocando tutte le chiese dOriente ad un concilio generale, che dichiarò decaduto Nicolò I e comminò la scomunica a quanti lavevano seguito. Fra le accuse rivolte alla Chiesa dOccidente da parte di Fozio vi era quella di eresia per lintroduzione nel Credo dellespressione filioque, e quindi della tesi che lo Spirito procede non solo dal Padre, come affermavano alcune chiese orientali, ma anche dal Figlio. Dopo aver inutilmente tentato di coinvolgere nella disputa limperatore germanico Lotario II, Fozio venne relegato in un convento, ed Ignazio, ripreso possesso della cattedra vescovile, convocò a Costantinopoli un concilio ecumenico, che condannò Fozio e riconobbe definitivamente la legittimità della carica di Ignazio (877). Dopo la morte di Ignazio (877), Fozio riuscì ad installarsi di nuovo nella sede patriarcale con lapprovazione di Giovanni VIII, quindi indisse un sinodo che disconobbe le conclusioni del precedente concilio ecumenico. Nell886 limperatore Leone fece rinchiudere Fozio in un convento, dove morì nell891. Ma in seguito, a causa del quarto matrimonio dellimperatore Leone, si rinfocolarono i contrasti tra Oriente ed Occidente, finché il patriarca Michele Cerulario determinò lo S. definitivo, facendo chiudere tutte le chiese ed i monasteri di rito latino, e riaffermando le accuse dottrinali contro la chiesa doccidente. Nel 1954 Leone IX scomunicò il patriarca ed i suoi seguaci, i quali a loro volta scomunicarono il papa di Roma, rendendo irreparabile lo S. Nel XIV-XU secolo un altro grande S. minacciò la Chiesa doccidente. Alla morte di Gregorio IX (1378), che aveva posto fine alla cattività avignonese riportando la sede pontificia a Roma, i cardinali romani chiesero lelezione di un papa italiano come garanzia della presenza papale a Roma. Ma leletto, il vescovo di Bari Bartolomeo Prignano, divenuto papa con il nome di Urbano VI, per la sua politica assolutistica suscitò molte opposizioni, che sfociarono nella nomina di un antipapa nella persona di Roberto di Ginevra, il quale, assunto il nome di Clemente VII, stabilì di nuovo la sua sede ad Avignone. Seguì un periodo di grande confusione per la Chiesa occidentale, divisa tra due curie e due obbedienze. Neppure la morte dei due pontefici riportò lunità: il Sacro Collegio di Roma elesse successivamente Bonifacio IX (1389-1404), Innocenzo VII (1404-06) e Gregorio XII (1406-15); quello di Avignone Benedetto XIII (1394-1417). Una nuova complicazione venne quando, per porre fine allo S., fu riunito il concilio di Pisa (1409) dal quale, anziché la pacificazione, venne fuori un terzo pontefice, Alessandro V (1409-10), a cui successe Giovanni XXIII (1410-15). Con lappoggio dellimperatore Sigismondo dUngheria, Giovanni XXIII convocò un concilio a Costanza (1414-18) con lintento di estirpare leresia hussita (v.) che si stava diffondendo in Boemia, di mettere fine allo S. e di operare una profonda riforma della Chiesa, il cui prestigio era stato molto scosso dagli avvenimenti confusi degli ultimi anni. Gregorio e Benedetto non si presentarono a Costanza, ed anche Giovanni, che pure aveva convocato il concilio con lillusione di uscirne vittorioso, fuggì da Costanza per lostilità che si era creata intorno a lui a causa delle sue pretese di dominio. Il concilio continuò sotto la presidenza a turno dei cardinali, che costrinsero Giovanni XXIII a ricomparire per essere processato e deposto (1415). Allora Gregorio XII rinunciò al papato per far cessare lo S., mentre Benedetto XIII, irremovibile nella difesa della sua carica, venne pure deposto dal concilio (1417). L11.11.1417 il conclave elesse il nuovo pontefice Martino V, mettendo così fine al lungo S., e riportando ordine nella vita della Chiesa. Ma i pericoli suscitati dallaffermazione dellautorità assoluta dei pontefici e dai conseguenti abusi, indussero i cardinali riuniti a costanza a stabilire lindizione periodica di concili che controllassero loperato del papa, rivendicando la superiorità di ogni decisione dogmatica e dottrinale.