Rama: Suprema divinità della mitologia indiana, che aveva molti degli attributi di Marte misti a quelli di Ercole. È l'incarnazione della pietà filiale, dell'eroismo e della sovranità. La leggenda lo vuole figlio del Sole e della principessa Causelya, mentre la storia lo identifica nel figlio di Dasaratha re di Ayodhya (attualmente Oudh) marito di Sita e fratello di Laksmana. Con il suo nome Visnù sarebbe sceso sulla terra nella sua settima incarnazione (avatara), soprattutto per liberare l'amata Sita dalle mani del gigante Ruana. Le sue eroiche imprese sono cantate in sanscrito nel celebre poema Ramayana (v.), il viaggio di Rama (IV-III secolo a.C), scritto in sette libri di complessive 24.000 strofe dal venerando vate Valmiki. R. è oggetto di culto assai diffuso in India, dove in suo onore vengono tuttora celebrate coloratissime feste solenni.

Ramadan: Nel calendario musulmano è il nome del nono mese lunare, nel corso del quale, secondo l’insegnamento del Corano (11, 181), si osserva la completa astensione quotidiana (dall’aurora al tramonto) da cibi, bevande, rapporti sessuali, fumo e simili. La notte invece viene trascorsa nella meditazione e nei banchetti rituali. Alla fine del mese di R. (secondo la tradizione il mese in cui scese dal cielo sulla terra il Corano), si celebra una festa di gioia (‘id al-fitr oppure al’id al-sagir) della durata di tre giorni.

Ramayana: In sanscrito significa il viaggio di Rama, ed è il titolo di uno dei due massimi poemi indiani (l’altro è il Mahabharata), scritto da Valmiki nel IV-III secolo a.C. È composto di sette libri di 24.000 strofe complessive, dei quali sono stati riconosciuti autentici i libri II-VI, che esaltano la casta guerriera nella figura del protagonista, Rama, visto come un eroe puramente umano. I libri I e VII invece riconoscono in Rama l’incarnazione (avatara) del dio Visnù, e si pensa perciò che siano una aggiunta posteriore dei brahmana (sacerdoti), nel tentativo di avvicinare Rama alla loro casta. Nei libri II-VI Dasaratha, re di Ayodhya (l’odierna Oudh), nella regione di Kosala, ormai vecchio, vuole consacrare erede al trono il figlio Rama, ma la regina Kaikeyi, alla quale il re aveva promesso di esaudire due desideri, chiede che Rama sia mandato in esilio per quattordici anni, e sia eletto re suo figlio Bharata. Dasaratha, costretto a mantenere la promessa, muore di dolore, mentre Rama, nonostante le proteste di Bharata che non intende occupare il trono, va in esilio nella foresta insieme alla moglie Sita ed al fratello Laksmana. Qui vince i demoni Raksasa, che molestano gli asceti, ma per vendetta gli viene rapita la moglie dal re dei Raksasa, Ravana, che domina l’isola di Lanka. Per riavere Sita, Rama si allea con il popolo delle scimmie, fra le quali spicca per saggezza la scimmia Hanumat’, ed è proprio per l’accortezza di questa e per il valore di Rama che Ravana viene sconfitto ed ucciso dallo stesso eroe, che libera Sita per poi ripudiarla essendo in dubbio sulla sua fedeltà. Sita allora, gettatasi per disperazione in un rogo, chiama a testimone della propria fedeltà il dio del fuoco, Agni, che appare e la scagiona. Rama riprende la moglie con sé, e ritorna trionfalmente ad Ayodhya, sulla quale finalmente accetta di regnare. Nel I libro, detto Balakanda (sezione del fanciullo), si narra della incarnazione di Visnù in Rama, in seguito alle preghiere degli dei impauriti dalla potenza che il demone Ravana stava acquistando mediante una rigorosissima ascesi. Nel VII (ed ultimo) libro, detto Uttarakanda (sezione estrema), si narra del nuovo ripudio di Sita a causa delle maldicenze del popolo e del tardivo pentimento di Rama che, addolorato per la morte della donna, muore egli stesso tornando ad essere Visnù. Alcuni studiosi hanno voluto vedere nel R. la lotta tra gli invasori indoeuropei e le popolazioni indigene per il dominio dell’India; altri invece hanno visto illustrato nel poema un mito agreste, interpretando Sita (nata dal solco) come divinità tutelare dell’agricoltura, e Rama come pioggia fecondatrice. Il R., che contiene, oltre al racconto principale, altre narrazioni a carattere mitico, spesso quasi o del tutto estranee al tema centrale, è in vari punti prolisso; tuttavia nel complesso si rivela come opera di massimo dinamismo epico, di nobile e poetica sensibilità, di profonda saggezza e di raffinata arte. I suoi personaggi costituiscono ognuno la personificazione di un ideale. Così Rama è l’immagine della pietà filiale, dell’eroismo e della sovranità; Sita della fedeltà coniugale; Laksmana dell’amore fraterno; Hanumat della saggezza; Ravana del male. Molto amato e diffuso sia all’interno che al di fuori dell’India, dove viene tuttora letto e rappresentato, del R. abbiamo tre redazioni: quella di Bombay, quella bengalina o gaudana, e quella occidentale, differenti in vari punti l’una dall’altra.

Rame: Nome di un metallo considerato il simbolo dell’Acqua e della forza vitale. Secondo certe antiche tradizioni, è associato al colore verde della malachite. La sua corrispondenza planetaria è Venere (v.).

Ramesses: Nome di undici diversi faraoni egiziani della XIX e XX dinastia (1309-1194 e 1184-1080 a.C.) durante la seconda metà del Nuovo Regno. R. I (1309-08 ca. a.C.)fu uno dei generali che contribuirono a liquidare la monarchia religiosa atoniana, instaurata da Amenophis IV Ekhnaton od Akhenaton (v.). Divenuto re in tarda età, lasciò ogni responsabilità di governo al figlio Sethos, salito poi al trono con il nome di Sethi I. Il faraone R. II (1279-1212 a.C.), figlio di Sethi I, fu uno dei più grandi sovrani della storia egiziana. Dalle cinque grandi spose reali e dalle numerose mogli secondarie, ebbe moltissimi figli, circa un centinaio. La sua politica fu tesa a ristabilire il predominio egiziano nei territori oltre confine, dove la situazione era degenerata durante l’ultima fase della XVIII dinastia, soprattutto a causa delle lotte interne seguite alle vicende di Amenophi IV, denominato l’eretico e tuttora noto come tale. La battaglia di Qadesh (1290 a.C.), che fermò l’avanzata degli Ittiti tesi alla conquista dell’Egitto, portò al trattato di alleanza con il re ittita Khassulitis III. Lottò anche contro i principati libici, e consolidò le conquiste in Nubia; costruì una splendida e moderna città nel delta del Nilo (Pi-Ramses) e moltissimi monumenti dal delta stesso fino in Nubia, dove fece scavare sei splendidi templi rupestri, tra i quali il suo splendido tempio funerario detto il Ramesseo oppure Ramesseum (v.), e quello grandioso di Abu Simbel. Nei pressi fece pure edificare il tempio funerario per la sua Sposa Reale preferita, Nefertari, morta prematuramente. Il suo gusto per il gigantesco e la continua ripetizione delle proprie lodi, appesantirono molti monumenti, ma lo stile è indubbiamente solenne e regale. Egli regnò per circa sessantasette anni, nel corso dei quali portò l’Egitto a livelli di compattezza e di prosperità mai conseguiti prima, costituendo l’apogeo della grandezza del Regno dell’Alto e del Basso Egitto. Ancora in vita, gli fu attribuito l’appellativo di "Grande". R. III (1185-1153) agli inizi tentò di seguire lo stile fastoso dell’illustre predecessore, soprattutto nel suo tempio funerario di Medinet Habù. Il suo regno fu continuamente minacciato da invasioni esterne: due volte dai Libici, che giunsero fin quasi a Menfi, ed una volta dai Popoli del Mare, venuti dalle regioni dell’Egeo, i quali si proponevano di occupare gran parte del Medio Oriente. Morì in una congiura di palazzo. Da R. IV a R. XI la storia egiziana subì un notevole declino politico e militare (v. Ramessidi).

Ramesseum: Detto anche Ramesseo, è il termine usato dagli egittologi per indicare il grandioso tempio funerario di Ramesses II il Grande (regno ca. 1290-1224 a.C.) della XIX dinastia, dedicato al dio Amun (od Amon) di Tebe ed a sé stesso. Fu costruito a Nord-Ovest dei Colossi di Memmone. Pressoché distrutto il tempio, sono invece ben conservati i suoi grandiosi magazzini con le ampie volte di mattoni. In un angolo del cortile si trovano il dorso ed i frammenti dell’enorme statua del sovrano, in origine alta circa diciotto metri e pesante oltre mille tonnellate.

Ramessidi: Denominazione usata dagli egittologi per indicare i faraoni di nome Ramesses (v.), dal IV all’XI, ovvero quelli appartenenti alla XX dinastia (1184-1080 a.C.), sotto i quali l’Egitto attraversò un periodo di decadenza militare e politica. I R. furono: Ramesses IV (regno 1151-45 a.C.); Ramesses V (regno 1145-41 a.C.); Ramesses VI (regno 1141-34 a.C.); Ramesses VII (regno 1134-31 a.C.); Ramesses VIII (regno 1131-27 a.C.); Ramesses IX (regno 1127-10 a.C.); Ramesses X (regno 1110-07 a.C.); Ramesses XI (regno 1107-1080 a.C.). Tranne Ramesses IX e Ramesses XI, gli altri R. ebbero regni brevi e poco documentati, e si allontanarono raramente dalle regioni del delta del Nilo, mentre crescevano l’importanza e le ricchezze del gran sacerdote di Amun a Tebe. Durante il regno di Ramesses IX si svolsero processi contro i saccheggiatori delle tombe reali, che agivano con la complicità di altissimi funzionari dello Stato Egiziano.

-Ramsay A. M.: Di origini scozzesi e presbiteriane (1686-1743), entrò in Massoneria portandovi il suo amore smodato per la Cavalleria e gli Ordini onorifici. Convertitosi nel 1710 al cattolicesimo quietista di Fenelon, è rimasto celebre per un famoso discorso che avrebbe dovuto tenere nel marzo 1737 davanti ad alcune Logge parigine, venendone però impedito da un’ordinanza del cardinale Fleury. Un discorso mai pronunciato quindi, ma che ha comunque lasciato un segno indelebile nello stile del Rito Scozzese. Un segno positivo perché vi ha introdotto quello spirito eclettico ed universalista che rappresenta il vanto del Rito; negativo, o quantomeno in senso fantastico ed anti-universalistico, poiché privilegia ka componente cavalleresca collocando in questa l’origine dell’Ordine Massonico. L’errore commesso da R. fu d’aver letto la vicenda cavalleresca in chiave ingenuamente apologetica, ignorandone gli aspetti brutali e deleteri. L’analisi del suo discorso implica l’immediato impatto con una prima affermazione: le leggi dell’antichità, avendo un fine di conquista militare o l’espansione di un popolo a danno di altri, non poterono diventare leggi universali. Un frainteso amor di patria distrusse l’amore per l’umanità. Il R. sostiene che "la Massoneria sorse così per rivalutare quella che è una massima scolpita nella natura umana, formulabile nel modo seguente: "Il mondo intero non è che una grande Repubblica, di cui ogni Nazione è una famiglia"". Un vero e proprio cosmopolitismo, che influirò sull’orientamento di molti massoni nei secoli successivi. Ma poi R. tenta di fondare storicamente il suo cosmopolitismo, iniziando con l’indicare come precursori i Crociati, da lui addirittura definiti uomini superiori. Egli evidenziò così il suo scarso acume analitico, non distinguendo tra autentico cosmopolitismo ed aspirazioni colonizzatrici di monarchie cattoliche di cui le Crociate furono strumento fallimentare. Egli sostenne che il nome di Libero Muratore non va inteso in senso letterale, grossolano e materiale, come se gli istitutori fossero stati degli umili operai della pietra o dei geni curiosi che volessero perfezionare le Arti. Essi sarebbero stati non soltanto abili architetti che intendevano consacrare i propri talenti ed i propri beni alla costruzione di Templi esteriori, ma anche "Principi religiosi e guerrieri che intendevano edificare, illuminare e proteggere i Templi viventi dell’Altissimo". R. propose anche un deciso riferimento all’analogia tra Massoneria e scuole misteriche dell’antichità, anticipando forse l’idea più brillante e rivoluzionaria del XVIII secolo: "Tutti i Grandi Maestri, in Germania, in Inghilterra, in Italia ed altrove, esortino tutti i Sapienti e gli Artigiani della Fratellanza a riunirsi, per fornire i materiali per un Dizionario Universale delle Arti Liberali e delle Sciente utili, escluse soltanto la Teologia e la Politica. Ne nascerà un’opera di valore universale che non potrà che crescere ed arricchirsi nei secoli futuri".

Ramses II: Nome alternativo del faraone Ramesses II detto il Grande (1279-1212 a.C.), figlio di Sethi I. Recentemente è stata pubblicata una sua biografia in forma romanzata in cinque volumi, edito dalla Mondadori, con autore il massone Christian Jacq, che ha riscosso un notevole successo editoriale (v. Ramesses e Ramessidi).

Ramses: Denominazione alternativa di Ramesses (v.).

Rapsodo: Termine che nell’antica Grecia definiva il recitatore popolare professionista di canti perlopiù epici, di produzione altrui od anche propria. Tale termine verso il V secolo a.C. sostituì quello precedente di aedo, usato sistematicamente sia da Omero (v.) che da Esiodo. Funzione principale del R. era quella di riunire in raggruppamenti omogenei brani poetici, soprattutto epici, di uno o più autori, inserendo tra le varie parti dei brani di raccordo di produzione propria.

Raskol: Movimento eretico sorto in Russia nel XVII secolo, contro le riforme della liturgia e la revisione delle Sacre Scritture, intrapresa nel 1654 dal patriarca Nikon, il quale vi aveva riscontrato errori ed omissioni. I seguaci, detti in origine Raskolniki o Raskoniti, sostenevano tra l’altro che: tutti gli antichi libri liturgici avrebbero la stessa importanza della Bibbia; i sacramentisarebbero validi solo se amministrati secondo la liturgia anteriore alla riforma di Nikon; che il segno della croce dovesse essere fatto con due dita unite, e non con tre. Il movimento si scisse nel 1700 in due diverse correnti; quella moderata dei popovcy o presbiteriani, e quella estremista dei bezpopovcy, che rifiutava il sacerdozio. Contro questi movimenti vennero adottati provvedimenti di rigidità diversificata, come prigionia, esilio ed anche rogo.

Raja Yoga: Espressione sanscrita che significa "Yoga Regale", indicante un metodo filosofico indiano che si propone di realizzare il dominio assoluto della mente, della psiche e dello spirito. Più specificatamente il termine indica il "Terzo Sentiero" che conduce alla Liberazione. Gli altri due sono l’Inana Yoga (v.) ed il Karma Yoga (v.). Il metodo è anche noto come "Dottrina di Patanjali", dal nome del suo fondatore, il quale ha fissato otto posizioni per il conseguimento del fine: 1) Yama (v.): 2) Nijama (religiosità); 3) Asana; 4) Pranayama (controllo energia del respiro); 5) Pratyakara (controllo dei sensi); 6) Dharana; 7) Dhyana (v.); 8) Samadhi (v.) (v. anche Yoga).

Razionalismo: Termine diffuso a partire dal XVII secolo, per indicare un movimento gnoseologico che attribuisce alla ragione un primato rispetto all’esperienza, sia riguardo alla genesi sia nei confronti della validità delle conoscenze, per cui il R. si oppone all’empirismo. Per il R. moderno (Cartesio, Leibniz) le nostre conoscenze sono aprioristiche, e pertanto dotate di validità universale e necessaria. Kant tentò di superare l’opposizione di R. ed empirismo con la sua concezione della ragione come funzione dell’esperienza. Il R. trova applicazione anche in campo etico e metafisico; infatti si può dire che tutta la metafisica classica ha un’ispirazione razionalistica, in quanto parte della convinzione dell’esistenza di una struttura razionale della realtà, e della possibilità conseguente per la filosofia di fondare l’esistenza sull’essenza. In campo etico si considerano razionalistiche tutte quelle posizioni che fondano la scelta morale su un ordine razionale oggettivo ed universale. In senso specifico si definisce R. oppure intellettualismo morale la convinzione che la cognizione razionale del bene sia di per sé sufficiente sull’agire.