Progetto: (di ricerca del G.O.I.) Pensiamo che l'Umanità stia vivendo una fase di grandi incertezze nei confronti del futuro che ci si prospetta e delle strade che, per quanto possibile, vi dovrebbero condurre in coerenza con le nostre aspettative. Siamo tutti consapevoli che, senza rinunciare alle Tradizioni, dovremmo ricercare modelli di vita diversi e più adatti al Tempo che viviamo e che avanza scorrendo con una rapidità sconosciuta finora. Le comunicazioni stanno diventando sempre più istantanee e ci annunciano gli eventi in tempo reale, globalizzando le cause e gli effetti in un quadro che ci vede sempre più nel ruolo di passivi spettatori. Possiamo porre un argine alla forzata passività con la quale stiamo assistendo agli eventi? Possiamo delineare una linea di azione che sviluppi nell'Umanità la consapevolezza di poter ricoprire un ruolo di attiva responsabilità ? Appare evidente che per poter tracciare progetti di modelli di vita occorre conoscere meglio noi stessi e l'esistenza che viviamo. Ma prima di tutto, possiamo affermare, in piena coscienza, di sapere dove siamo? Pur in mezzo a tanti dubbi, ci sembra che ci siano tutte le premesse per una ricerca. Il Grande Oriente d‘Italia ha già promosso una campagna per portare alla conoscenza di tutti le ragioni profonde che nel mondo ispirano tanti uomini ad aderire alla Massoneria Universale. Per quanto profonde, non crediamo che tali ragioni bastino per risolvere i problemi dell'esistenza. Viviamo nel mondo odierno, e non fuori dal mondo. Perciò, in aggiunta alla chiarezza di pensiero ed alla coscienza delle motivazioni interiori, è anche necessario cercare e proporre strade per operare rettamente ed efficientemente. Tali strade debbono avere il convincimento che deriva dalle ispirazioni. Queste considerazioni ci portano diritti al problema di mettere in accordo speculazione ed operatività, problema che, come è ben noto, esiste da sempre. Negli ultimi tempi, però, sembra essere sempre più difficile trovare una soluzione contemporanea e globale ai problemi dei singoli ed a quelli del mondo nel quale viviamo. Crediamo sia necessario provare ad affrontare di nuovo tali problemi in una forma tradizionalmente illuministica ma adatta ai nostri tempi.. Siamo dei ricercatori e non abbiamo, perciò, ricette speciali da proporre. Godiamo di una sufficiente libertà interiore per poter esaminare con occhio imparziale e distaccato la situazione nella quale ci troviamo. Se ci si vuole avvicinare ad un reale P. si deve necessariamente iniziare da una analisi realistica.

Programma dei Lavori: All'inizio di ogni anno il Consiglio delle Luci stabilisce e comunica alla Loggia ed all'Ispettore il calendario delle riunioni ordinarie di Loggia. È consentita durante i mesi estivi la sospensione dei Lavori. Per le sedute ordinarie non è d'obbligo l'avviso di convocazione, che è invece necessario quando è prescritto un ordine del giorno motivato, ed in particolare per le tornate nelle quali debba procedersi a votazione (Art. 51 del Regolamento dell'Ordine).

Pronao: Dal greco pro (avanti) e naoz (tempio). Parte del tempio greco antistante la cella, alla quale corrispondeva posteriormente un vano chiamato opistodomo, esattamente simmetrico al P. Per estensione definisce la parte anteriore di un qualsiasi edificio, anche moderno, che abbia forma simile a quella di un tempio.

Propiziazione: ottenimento del favore divino mediante cerimonie rituali. Nella storia delle religioni, l’atto di P. (propiziatorio) varia secondo le diverse concezioni della divinità: si passa dai rituali di pura magia (v.), che dovrebbero costringere per semplice automatismo l’intervento del dio, per giungere sino ad atteggiamenti esteriori intesi a dimostrare la propria indegnità, sollecitando così l’aiuto divino. Fra i più comuni mezzi di P. vi sono i doni, le preghiere, e soprattutto i sacrifici (v.). Nell’antichità classica, la P. di concretava in cerimoniali di tipo espiatorio (jarmacoi, piacula, lustrationes).

Propositivo: Esistono messaggi P. e messaggi dogmatici. Un tipico messaggio dogmatico contiene informazioni che non possono essere messe in discussione, in quanto dimostrate e provate al di fuori della sfera di esperienze di chi lo recepisce. Le informazioni di natura dogmatica sono generalmente valide nel caso di informazioni definibili con esattezza, e che perciò non richiedono ulteriori interpretazioni del loro significato. Nel caso di messaggi che contengano informazioni non esplicitamente definibili, si deve richiedere la partecipazione attiva e responsabile di chi legge, necessaria per una interpretazione del messaggio soprattutto nelle aree con contenuti di natura esperienzale, che non sono facilmente descrivibili. Una comunicazione di tipo P. presenta di norma la testimonianza di un'osservazione effettuata durante un'esperienza vissuta. Senza avere la pretesa di enunciare principi inconfutabili, essa propone all'attenzione degli altri un qualcosa che potrebbe non essere stato notato. I mezzi P. privilegiano la partecipazione attiva di chi riceve il messaggio, creando i presupposti per nuovi punti di vista e per la scoperta di correlazioni fra le informazioni che si ricevono e i propri valori di riferimento. Perciò, essi sembrano favorire maggiormente i lavori di ricerca in generale, ed in particolare quelli rivolti all'interiorità.

Proselitismo:  Ricerca assidua ed impegnativa di proseliti (v.), termine inteso specialmente come seguaci di fede dottrinale.  Y  (Massoneria) Per antica tradizione, l'Istituzione massonica non impegna affatto i suoi adepti nella ricerca di nuovi membri, in quanto essa ritiene che si diventi Massoni spontaneamente e disinteressatamente, quasi per vocazione, senza spinte o suggerimenti. Sebbene manchino codifiche specifiche che regolamentino il P., rimane falso e ridicolo pensare che la Massoneria pratichi una sorta di sotterranea ed esclusiva cooptazione dei suoi membri. Al Massone non è consentito spingere qualcuno verso il Tempio. Secondo le norme prevalenti nel mondo massonico, egli può però informare, indicare le possibilità e la prassi per accedere all'Ordine a chi ritiene sensibile ed adatto alla via iniziatica muratoria. In varie Obbedienze, come negli Stati Uniti ed in Inghilterra, tale sollecitazione viene addirittura indicata come «colpa massonica». Nei momenti di sensibile declino numerico degli adepti, l’opportunità di sollecitare i Fratelli Maestri al P. è stata ed è sostenuta da più parti, specie nei paesi succitati. Al riguardo è opportuno sottolineare il problema di fondo, rappresentato dalla necessità prioritaria della qualità, che deve assolutamente prevalere sulla quantità. Sarebbe un grave errore incitare qualcuno all’associazione massonica, se mancano i presupposti per individuare la predisposizione del candidato potenziale a soddisfare i doveri muratori, sia verso l’Istituzione che nei confronti della Loggia. I requisiti istituzionali sono noti, quelli specifici di una Loggia sono peculiari, poiché ogni Loggia ha caratteristiche particolari, proprio come ogni singolo individuo. L’immissione di un nuovo membro, privo di affinità elettiva o comunque dotato di parametri caratteriali incompatibili con l’identità della Loggia, sarebbe deleterio per la Loggia stessa. Sarebbe quasi un crimine od un sacrilegio, e costituirebbe comunque un attentato contaminatorio all’armonia della Loggia. Escludendo quindi una vera e propria azione di P., il contatto con un profano dev’essere estremamente oculato, prudente e saggio, allo scopo di evitare errori che potrebbero poi dimostrarsi fatali. È vero che l’Istituzione prevede un filtro successivo alla presentazione, costituito dalla Tegolatura (v.), proprio per evitare inopportune candidature. Ma la saggezza di ciascun Maestro Massone dev’essere sfruttata al massimo fin dai primi approcci con qualsiasi profano.

Proselito: Presso gli Ebrei era così definito lo straniero e, successivamente, colui che si convertiva al Giudaismo. I convertiti si distinguevano in P. di adozione, che avevano l’obbligo di osservare strettamente il Decalogo (v.), senza però acquisire i diritti di cittadinanza, ed in P. di giustizia, che invece godevano di tutti i diritti spettanti agli Ebrei. Il termine definisce chi si è convertito da poco ad una religione od ha abbracciato le idee di una dottrina o di un partito. È sinonimo di seguace e partigiano.

Prostituzione sacra: v. Ierodulia.

Protagonismo: Termine identificante la tendenza dell’essere umano a mettersi in evidenza per attirare l’attenzione altrui, onde originare lodi che soddisfino la propria ambizione. È soprattutto tipica dei bambini allorché si trovano in compagnia di adulti, quando si sentono esclusi dall’interesse dei presenti, per cui arrivano ad assumere atteggiamenti anche inconsueti od a compiere azioni spesso per loro del tutto anomale, tendenti a riportarli nella condizione prediletta. Assume la caratteristica di vizio allorché tale tendenza, assolutamente priva di valide motivazioni, viene a caratterizzare il modo d’essere di un adulto quando si trova tra i suoi simili, in più o meno ampi gruppi sociali. Sia nel caso del fanciullo che in quello dell’adulto, la base di tale atteggiamento resta comunque la stessa. Nei casi in cui la tendenza diventa fenomeno individuale sistematico, sempre assunto spontaneamente per insopprimibile desiderio di stupire il prossimo attirandone l’attenzione, allora è interpretabile come eccessiva ed irragionevole espansione dell’ego, e può assumere proporzioni socialmente odiose e moralmente condannabili, in quanto ingiustificate e non certo amichevoli, rappresentando un vero e proprio oltraggio all’intelligenza altrui. Y (Massoneria) Nell’ambito della Loggia va evitata la cosiddetta critica, come qualsiasi giudizio od addirittura censura, espressa nei confronti di azioni od espressioni di Fratelli: specie nel corso dei consueti Lavori rituali in camera d’Apprendista, è accettabile solo il confronto di opinioni, magari opposte, mai le prese di posizione finalizzate alla condanna morale di un Fratello per qualcosa che ha fatto oppure detto. Eventuali dispute tra Fratelli vanno risolte solo all’esterno del Tempio, con mediatore unico il Maestro Venerabile della Loggia. Come ogni "vizio" non può che essere condannato e combattuto in un’assemblea che aspiri alla costituzione di un’armonia costruttiva, nell’ambito della quale sia consentita la realizzazione di una fraterna e veramente libera palestra di opinioni a confronto, quale intende essere una buona Loggia di Liberi Muratori. In tale ambito il P. si manifesta con interventi inopportuni, o con l’esposizione di Tavole copiate e fatte proprie dall’oratore di turno, oppure con l’inopportuna citazione di termini altisonanti, anche ad effetto, spesso però fuori luogo, che sono quasi sempre incompresi da chi li cita e perlomeno fraintesi da chi li ascolta. Il P. può anche rappresentare un tentativo di coercizione; è di norma originato da un complesso d’inferiorità, oppure dalla volontà di porsi allo stesso livello di quanti sappiano meglio esporre argomenti pregni di cultura e saggezza. Non è da considerarsi P. qualsiasi azione intrapresa per disposizione o delega del Maestro Venerabile, oppure l’esposizione di proprie conoscenze, frutto di ricerca individuale. Al contrario, com’è preciso dovere di ogni Massone l’approfondimento di qualsiasi tematica esoterica ed iniziatica, al meglio delle singole possibilità, spingendo tale azione al limite delle capacità intellettuali e culturali, è anche suo preciso dovere esporre in Loggia le conclusioni raggiunte, anche solo temporaneamente: è così che ognuno contribuisce al processo evolutivo dei Fratelli più vicini e, indirettamente, a quello dell’intera Umanità. Non facendolo, tradirebbe la fiducia che l’Istituzione muratoria ha riposto in lui accogliendolo tra le proprie file. Quindi tale Massone assolve semplicemente il più importante dei compiti a lui assegnati dalla Libera Muratoria. Al riguardo è decisamente più che opportuno che i Fratelli Massoni ricordino antichi saggi detti, quali "la parola è d’argento, il silenzio è d’oro", oppure "un bel tacer non fu mai scritto", ed ancora "prima di usare la lingua assicurati di aver attivato il cervello". Il silenzio è la dote, la virtù migliore e più costruttiva del vero Iniziato, e quel tipo particolare di intervento, specie se motivato da superficialità, oscuri rancori o malcelate gelosie, con atteggiamenti più o meno velatamente offensivi nei confronti di una altro Fratello, male si adatta alla Loggia, dov’è auspicabile l’esclusivo impiego del sacro linguaggio del Cuore. L’affetto da P. non sa usarlo, ed essendo la sua azione decisamente deleteria nell’ambito dell’azione esoterica, affatto formativa nei confronti di Fratelli Apprendisti e Compagni d’Arte, è decisamente opportuno che si astenga, più o meno volontariamente, dal frequentare i Lavori della Loggia. Al riguardo occorre ed è inevitabile riferirsi al disposto dell’Art. 13 della Costituzione dell’Ordine, che prescrive: "Il Libero Muratore che perseveri in un comportamento tale da turbare l’armonia dei Lavori di Loggia, può essere allontanato per un periodo non superiore a tre mesi". Inoltre l’Art. 24 del Regolamento del G.O.I. sull’argomento prevede: "Nell’ipotesi prevista dall’Art. 13 della Costituzione, il Consiglio delle Luci, dopo inutile diffida scritta, propone l’allontanamento del Fratello alla Loggia che delibera in Terzo grado. Ove la Loggia abbia deliberato un allontanamento del Fratello, il Maestro Venerabile dà immediata notizia del provvedimento alla Grande Segreteria ed alla Segreteria del Collegio Circoscrizionale. Durante il periodo di allontanamento, il Libero Muratore non può frequentare i Lavori della sua Loggia di appartenenza né quelli di alcun’altra Loggia della Comunione". Un provvedimento certo spiacevole ma imperativo, che la saggezza della Tradizione impone come "male minore" che va adottato contro il Fratello certo libero ma non certo di buoni costumi, per la salvaguardia della salute della Loggia (v. Perbenismo).

Protestantesimo: Denominazione assunta dai movimenti religiosi europei del XVI secolo contro la Chiesa di Roma (v. Riforma). In origine essi furono promossi soprattutto da Martin Lutero (v.), che proponeva un incontro più personalizzato con la Bibbia attraverso il suo libero esame da parte di tutti i fedeli, l’abolizione della pratica delle indulgenze, la riduzione dei sacramenti e l’abolizione del celibato ecclesiastico. Il nome deriva dalla protesta che i principi e le città luterane della Germania elevarono alla dieta di Spira (1529) contro la decisione dell’imperatore Carlo V di dare esecuzione alla condanna di Lutero da parte del papa. Le prime forme di P. furono il luteranesimo, lo zwinglismo, il calvinismo e l’anglicanesimo. In seguito si svilupparono altre correnti, più radicali (anabattisti, spiritualisti, ecc.). Al di là delle diversità, le varie Chiese protestanti rivendicano la sovranità della grazia di Dio che sola salva l’uomo. Vengono individuati tre momenti unificanti della dottrina, molto differenziata, delle Chiese protestanti: Il primo si configura come ritorno alla Bibbia, in quanto sorgente di fede per ogni cristiano, ispiratrice del suo operato nel mondo. Il secondo momento unificante è il giudizio che riguarda gli ordinamenti e le istituzioni della Chiesa, ritenuti validi in funzione del servizio che debbono svolgere a favore della testimonianza della fede, ma assolutamente non fondamentali e privi di valore intrinseco. Il terzo anello di congiunzione tra i numerosi movimenti protestanti è il rilievo dato all’attuazione delle idee da parte dei singoli cristiani, chiamati a testimoniarla nel mondo attraverso la propria condotta di vita. Attualmente il quadro delle confessioni e delle comunità che si rifanno al P. è molto variegato. La più numerosa comunità confessionale protestante è costituita dalle Chiese luterane ed evangeliche (v. luteranesimo). Al filone calvinista si rifanno le Chiese riformate e presbiteriane (v. presbiterianesimo). La Chiesa anglicana (v. anglicanesimo) è radicata in Gran Bretagna e negli U.S.A.. Dal ceppo anglicano si è sviluppato nel XVIII secolo la Chiesa metodista (v. metodismo), con cui in Italia s’è integrata la Chiesa valdese. Dalle correnti più radicali del P. sono infine derivati i quaccheri (v.), la Chiesa battista (v. battisti) e le correnti del pentecostalismo. Complessivamente nel mondo i movimenti protestanti contano su ca. 450 milioni di fedeli. Per le differenze dottrinali tra cattolici ed ortodossi v. cristianesimo.

Protestantesimo liberale: Corrente protestante basata sull’interpretazione del cristianesimo come puro fatto storico, da analizzare perciò con gli strumenti della ricerca e della critica storica, prescindendo da un lato da ogni fattore soprannaturale, e dall’altro da ogni adesione fideistica. I primi rappresentanti del P. furono, nel XIX secolo, D.F. Strauss, F.Ch. Baur e B. Bauer, e nella seconda metà del secolo fino al primo novecento E. Troeltsch, A. Ritsch ed A. Harnack.

Protovangelo: Termine che significa Primo Vangelo, che indica generalmente la parte dell’Antico Testamento (Genesi 3-5) che profetizza la venuta del Messia. Prende tale nome anche uno scritto attribuito a San Giacomo (v.), ma non riconosciuto dalla Chiesa.

Protovangelo di Giacomo: Nome di un Vangelo apocrifo che tratta della natività di Maria e dell’infanzia di Gesù. Viene attribuito a Giacomo il Minore, fratello di Gesù, ed il suo inizio è il seguente: "Nelle storie delle dodici tribù d’Israele, Gioacchino era un uomo molto ricco, che faceva le sue offerte al Tempio in misura doppia, dicendo: Quello che do in più sia per tutto il popolo, e quello che do per mia espiazione sia per il Signore, al fine di renderlo propizio a me stesso. Venne il gran giorno del Signore, ed i figli di Israele portavano le loro offerte. Ma Ruben si piantò davanti a Gioacchino dicendo: tu non hai diritto di presentare per primo le tue offerte, perché tu non hai generato prole in Israele. Gioacchino ne fu profondamente addolorato, e si recò nell’archivio delle dodici tribù del popolo dicendo: voglio vedere nei registri delle dodici tribù di Israele se io solo non ho generato prole in Israele. Cercò e trovò che tutti i giusti avevano dato origine a discendenze in Israele. E si ricordò del patriarca Abramo, a cui solo nell’ultimo giorno Dio aveva concesso un figlio, Isacco" (Vangeli apocrifi, di F. Amior, Ediz. Massimo, 1982).

Providas romanorum pontificum: Bolla emessa il 6 maggio 1751, con la quale il pontefice Benedetto XIV riconferma la scomunica (v.) comminata alla Massoneria (v. In Eminenti, del 1738).

Pschent: Nome egizio del copricapo reale indossato dai faraoni, che rappresentava l’Egitto unificato. Infatti era costituito dalla sovrapposizione della corona rossa del Basso Egitto (v. Desheret) con la corona bianca dell’Alto Egitto (v. Kedyet) (v. Corona Egizia).

Psicostasia: Termine derivato dal greco yucostasia, pesatura dell'anima. Secondo l'antica religione egizia rappresenta la cerimonia del giudizio, al quale deve sottostare il defunto alla presenza dei quarantadue giudici dei morti nella sala della dea Maat o Ma'at (giustzia). Il defunto deve pronunciare davanti ad ogni giudice una formula con cui dichiara di non aver commesso alcuna colpa specifica. Al termine di questa dichiarazione d'innocenza, il dio Thoth (Hermes) pesa sulla grande bilancia la veridicità delle affermazioni e registra il risultato. In caso di verdetto negativo il morto veniva divorato da un mostro. In caso positivo invece era giustificato, ed ammesso nei Campi Elisi. Alla P. assistevano vari dei, tra cui Anubis, Iside, Osiride, Nephtis e talvolta lo stesso Ra. A partire dal Nuovo Regno la scena della P. è presente nel "Libro dei Morti".

Ptah: Il dio di Menfi è quello che foggia, ossia un demiurgo. Il testo di una stele di Shabaka, sovrano della XXV dinastia egizia (v.), spiega il ruolo di questo dio: "Perché ogni parola divina ha origine a seconda di ciò che il cuore di Ptah ha pensato e che la sua lingua ha ordinato. Allo stesso modo furono create le fonti di energia vitale". Un inno a Esna ricorda la fusione di P. con un neter (v.) più antico, Tatenem: "Ptah-Tatenem mise al mondo per prima cosa gli dei". Quindi questo dio è considerato il garante della creazione da lui voluta perfetta, ed alla quale non ha dimenticato d'infondere lo spirito. Nel tempio di Menfi, il gran sacerdote del dio porta il titolo significativo di Decano dei Mastri Artigiani, perché in quel santuario si insegnavano tutti i segreti delle arti operative: scultura, pittura, oreficeria, lavorazione del legno, medicina ed alchimia. Ogni artigiano, ogni artista che realizza un'opera, riproduce l'atto creatore del suo neter protettore. Il tempio dedicato a P. si chiamava la forgia dell'Oro. I suoi sacerdoti portavano appellativi suggestivi, come Quello che maneggia il martello, oppure Quello che conosce il segreto degli orafi. La triade di Menfi era formata da Ptah, Sekhmet e Nefertum. L'albero del dio P. era il moringa, che produce noci dolci-amare, il cui olio entra nella composizione di molti medicamenti. La Terra ed il Fuoco sono i suoi elementi: egli presiede alla formazione dei minerali nelle viscere della terra, mentre il fuoco è quello della forgia in cui si sveglia l'oro. "Compiendo ogni cosa senza falsità, artisticamente e sinceramente, egli prende il nome di Ptah. I Greci fecero di Ptah Efesto".

Purificazione: Liberazione di quanto è estraneo alla natura di una cosa, che la disturba o la corrompe. Dal suo significato medico originario il termine passa ad indicare la catarsi morale, di cui soprattutto l’arte è strumento. Il concetto di P. è centrale in ogni forma di ascesi religiosa, soprattutto cristiana, e si collega sempre ad un insieme di pratiche rituali che dovrebbero attuarla. La pratica religiosa (vedismo, buddhismo, cristianesimo ed ebraismo) conosce tre tipi essenziali di P.: consacrativa, espiatoria e preventiva. Particolari riti dovrebbero instaurare la purezza (costituita dal puro e dal sacro) dove questa è stata rimossa, o prevenire tale pericolo. Tali atti o cerimonie si differenziano dipendentemente dalle diverse concezioni del peccato. Fra le più importanti forme di tali riti sono: atti fisici esterni, quali lavacri, abluzioni, assoluzioni; cambiamenti di volontà (pentimento, proponimento) nell’ambito del peccato concepito come volontaria trasgressione contro la legge divina (cristianesimo). Altri riti purificatori coinvolgono l’attività sessuale, la morte, l’omicidio e, per le popolazioni primitive, anche la caccia e la guerra. Fra gli strumenti di perfezionamento dei riti di P. sono, principalmente, l’acqua (di sorgente, come nelle lustrationes romane, corrente come Gange, Nilo, ecc., talvolta con l’aggiunta di particolari sostanze), il fuoco, le spezie ed i profumi (soprattutto incenso), il sangue delle vittime sacrificate, ed infine il digiuno.

Purgatorio: Secondo la dottrina cattolica, stato di espiazione e di pena temporanea in cui le anime dei giusti (deceduti in stato di grazia) pagano il loro debito di pene (privazione della vista di Dio ed altre pene fisiche e morali) per i loro peccati veniali, non ancora espiati, e per altri debiti temporali, prima di essere ammessi al premio della felicità eterna (V. Paradiso). Le anime vengono assegnate al P. subito dopo il giudizio particolare, fino a completa espiazione. La dottrina del P. (confermata nei concili di Lione, 1274, di Firenze, 1439-43, e di Trento, 1545-63) si appoggia, oltre che sulla tradizione cristiana (la Passio Perpetuae et Felicitatis, fine II secolo d.C.; Origene, ed altri ancora), ad alcuni passi scritturali, in particolare dove si accenna a sacrifici espiatori per i defunti (II Maccabei 12, 39-46), espiazione come "attraverso il fuoco" (I Corinzi 3, 10-17) ed a colpe remissibili post mortem (Matteo 12, 1). La dottrina del P. è respinta, fra l’altro, dai Valdesi (v.) e dagli Hussiti (v.), oltre che dai Protestanti e dagli ortodossi in generale. Anche le moderne dottrine esoteriche sostengono l’assurdità del P., ribadendo invece la totale assenza del giudizio divino al termine dell’esistenza fisica, asserendo che lo spirito si trasferisce semplicemente in una dimensione più sottile (il mondo astrale, il Bardo tibetano), ove ha la possibilità di esaminare in dettaglio la vita appena vissuta, ricavandone una visione d’insieme del proprio processo evolutivo (v. Uomo e Morte).

Purim: Festa ebraica di carattere nazionale, istituita, secondo la tradizione biblica (Ester 9, 20-32; II Maccabei 15, 37), da Esther (v.) e Mardocheo, dopo la salvezza dagli eserciti persiani di Assuero (Serse I, 485-465 a.C.). Veniva celebrata annualmente il 13-15 adar (febbraio-marzo), e possedeva caratteristiche popolaresche, con la tendenza ad una certa sfrenatezza (baccanali, carnevale).

Puritanesimo: Corrente religiosa interna al movimento calvinista (v.), che si sviluppò in Inghilterra nel XVI e XVII secolo. Il contrasto tra episcopali e presbiteriani, i primi legati ad una concezione gerarchica della chiesa, i secondi fedeli all’ideale democratico del calvinismo primitivo, si sviluppò nella chiesa anglicana subito dopo la promulgazione del Bill of the 39 Articles (1563), con cui la regina Elisabetta introduceva ufficialmente la riforma in Inghilterra. All’interno della corrente puritana si sviluppò successivamente una divisione tra presbiteriani ed indipendenti, parallela alle distinzioni politiche che si affermarono alla guerra civile del 1640. All’interno degli indipendenti si trovano molte sette (spesso profughi dal continente) che, all’ideale elitario di comunità proprio dei puritani (chiesa dei Santi o dei Perfetti), unirono spesso accenti di predicazione pacifista e comunista (livellatori).

Purusha: In sanscrito significa uomo. È un antico termine impiegato nel linguaggio filosofico indiano per indicare la pura spiritualità dell'essere umano, nonché lo Spirito Supremo e l'Anima dell'universo. Compare nei sistemi filosofici Sankhya (v.) e Yoga (v.).

Purva Mimansa: Sistema filosofico indiano fondato da Iamini e basato sul Karma Yoga (v.), filosofia dell’Azione, uno dei tre sentieri che porta alla Liberazione; gli altri due sono l'Inana Yoga (v.) ed il Raya Yoga (v.). L’espressione P.M. deriva dal sanscrito, e significa "Prima indagine". È caratterizzato da cerimonie e riti religiosi rimasti immutati nel tempo, che rispettano integralmente la tradizione dei Veda (v.), ritenuti l’unica fonte di Verità. Alle parole contenute nei Veda viene riconosciuto un valore sia orfico che concreto, in quanto si ritiene che quanto è detto abbia origine divina. Di qui l’essenzialità dell’insegnamento e l’importanza dei messaggi degli antichi Maestri.

Putrefazione: Termine alchemico che definisce una delle quattro fasi della Grande Opera (v.). L’iniziando massone la affronta nel Gabinetto di Riflessione (v.), dove si avvia il complesso processo che dovrà condurlo alla scoperta dell’occulto. Secondo l’Ambesi (I segreti della Magia, vol II, Ediz. Dellavalle, 1972), "Simbolo fondamentale della Terra è il sepolcro, il luogo dove la materia sembra oltraggiare se stessa, ma che gli esoteristi hanno scelto a simbolo del primo passo dell’ascesi (v.): la meditazione introspettiva, la presa di coscienza che l’usuale rapporto tra corpo e psiche riveste lo spirito di un sudario funereo. Perciò il sepolcro alchemico e quello iniziatico sono soltanto sede di morte apparente. La putrefactio che si sviluppa in realtà è lo stadio in cui si apprende l’arte di disunire ciò che era unito, ed a separare quanto sembrava indissolubile, ma non senza lacrime né senza fatica". Il Pernety considera la P. come la più importante fra le operazioni alchemiche, in quanto i corpi, disfacendosi e decomponendosi, si preparano ad una nuova generazione. Nella liturgia cristiana la cerimonia delle Ceneri è l’indispensabile preparazione perché l’anima possa vivere in eterno. Nessun poeta ce ne ha dato una descrizione così singolare come Baudelaire: "Rammentatevi la cosa che vedemmo, anima mia, alla svolta di un sentiero, una carogna infame su un letto di sassi, con le gambe in aria come una femmina oscena ardente e sudante veleni, apriva in modo cinico ed indifferente il suo ventre pieno di esalazioni. Il sole raggiava su quella putredine, come per cuocerla a perfezione, e per restituire centuplicato alla Natura tutto ciò che essa aveva unito in sé. E il Sole guardava quella carcassa stupenda schiudersi come un fiore: il fetore era sì forte che voi per poco non sveniste nell’erba; ronzavano le mosche su quel putrido ventre, da cui uscivano nere schiere di larve, colanti come un denso liquido lungo quei vivi brandelli. Eppure voi sarete simile a quella sozzura, a quell’orribile infezione, stella degli occhi neri, sole della mia natura, voi, mio anglo e mia passione. Sì tale sarete voi, o regina delle grazie, quando entrerete sotto le erbe e le grasse infiorescenze, ad imputridire fra gli ossami. A me resteranno la forma e la divina essenza del mio amore putrefatto" (I fiori del male, Editoriale Italiana).