Popolorum progressio: Enciclica emanata il 26 marzo 1967 da papa Paolo VI, che tratta i problemi dello sviluppo dei popoli. L’impostazione e lo stile del documento riflettono profondamente lo spirito del Concilio Vaticano II. La sua introduzione sottolinea come la questione sociale abbia assunto una dimensione mondiale. La prima parte delinea quello che è lo sviluppo autentico ed integrale dell’essere umano secondo la visione cristiana: sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini (umanesimo plenario). Per ottenere ciò bisogna tenere conto di varie realtà: la destinazione universale dei beni; la funzione sociale della proprietà; i doveri dei pubblici poteri, dei corpi intermedi, delle famiglie, delle organizzazioni e delle istituzioni culturali. La seconda parte affronta in modo più specifico il problema dello sviluppo solidale dell’umanità. Viene sottolineata la necessità di organizzare su vasta scala la lotta contro la fame in tutto il mondo, mediante la costituzione di un fondo mondiale. Viene ricordato il dovere dell’equità nelle relazioni commerciali, e si additano nel nazionalismo e nel razzismo i principali ostacoli alla solidarietà umana. Si riafferma la necessità di una carità universale, nell’ospitalità e nel dialogo sincero fra le civiltà. La terza parte costituisce l’importante conclusione dell’enciclica, in cui si auspica un’autorità mondiale in grado di agire efficacemente sul piano giuridico e politico, e dove si afferma che lo sviluppo è il nome nuovo della pace (Renzo Gerardi, Enciclopedia del Cristianesimo, Ediz. De Agostini, 1997).

Porfirio: Filosofo neoplatonico (Tiro 233-Roma 305), allievo di Plotino (v.). Introdusse la dottrina aristotelica delle categorie nel pensiero neoplatonico, superando la polemica tra aristotelismo e neoplatonismo in campo logico. La sua Eisagwgh o Ai pente jwnai (Isagoghe o Le cinque voci), commento alle categorie di Aristotele, nel Medioevo ebbe diverse traduzioni e commenti, ridestando l’interesse per le indagini logiche nell’Occidente. Anche la sua dottrina etica (classificazione delle virtù) ebbe grande fortuna. In campo metafisico accentuò gli elementi dualistici del sistema plotiniano, drammatizzando il problema della purificazione morale in opposizione al cristianesimo. I suoi seguaci ariani che, nel corso del IV secolo, adottarono le sue dottrine, vennero definiti porfiriani.

Porta Pia: Nome dell’antica porta orientale di Roma, nei cui pressi l’artiglieria del neonato esercito italiano aprì la famosa breccia, attraverso la quale i soldati al comando del generale Raffaele Cadorna entrarono nella capitale vaticana, facendone la capitale d’Italia (20 settembre 1870). Importante è stato il discorso commemorativo del centenario dell’evento, tenuto dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Lino Salvini: "Porta Pia! Un simbolo a cui gli uomini hanno guardato per un secolo per ritrovare i motivi di una vita dedicata alla Libertà ed alla Giustizia, per ritrovare nuove energie nel duro cammino disseminato di ostacoli, incomprensioni e delusioni. Siamo qui a ricercare il simbolo a cui hanno guardato, nel secolo che oggi si conclude, gli uomini liberi d’Italia per ritrovare i valori tradizionali di una vita costantemente protesa al raggiungimento della libertà e della giustizia per un popolo da sempre oppresso dalla teocrazia. L’impresa è ardua perché, anche oggi, se l’uomo ha saputo coordinare gli elementi essenziali di imprese esaltanti, non ha peraltro ancora appreso le virtù fondamentali insegnate dalla Libera Muratoria. L’Umiltà di non essere depositari di verità assolute, né religiose, né politiche, né filosofiche, né scientifiche; anza che da quella realtà deriva. Chi è più forte cerca di imporre il proprio pensiero e le proprie ideologie; troppo spesso la prepotenza soffoca gli aneliti di libertà. Ancora oggi come allora, nel mondo si muore per un’idea, per una nobile aspirazione. Cento anni sono passati dalla breccia di P. pia; il mondo intorno a noi è progredito, ma le tirannidi di ogni tipo non sono scomparse. La Massoneria, scuola d’Amore, di Tolleranza e di Umiltà non ha concluso il suo compito: ancora ardua è la via della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fratellanza. Qui, di fronte alla breccia di P. Pia, ancora una volta votiamo la nostra vita al bene ed al progresso dell’Umanità".

Porta: Apertura praticata in una parete per consentire l’accesso agli spazi che la parete stessa delimita. Alla designazione originaria del citato elemento funzionale, si sommano fin dall’antichità fattori simbolici e rituali; l’arco trionfale nelle sue diverse forme ed il portale nelle sue varie declinazioni religiose e civili, sottolineano l’importanza della P. come elemento architettonico. Nelle culture mediterranee la P.urbica, di ingresso alla città attraverso la cinta muraria, si arricchì di valori architettonici e plastici, molto spesso legati alle soluzioni strutturali e costruttive (P. dei Leoni a Micene, v., e P. dell’antico Egitto), basate sul sistema piedritto-architrave; P. assiro-babilonese, basate sull’arco in laterizio. Alla forma con vano rettangolare si collega la P. greca, mentre tipica delle culture italiche è la porta ad arco, e della cultura islamica la P. a ferro di cavallo. Nell’architettura romana la P. trova una specificazione differenziata: in senso funzionale (P. urbiche dell’età augustea, veri e propri edifici con torri, ambienti per il corpo di guardia), in senso celebrativo (archi onorifici o trionfali), e come elemento architettonicamente dominante nella compagine parietale (P. del Pantheon). L’architettura cristiana assume la P. dal mondo romano, e la trasforma secondo peculiari esigenze simboliche e liturgico-rituali in una parte del complesso architettonico che introduce all’edificio del culto. Il Romanico ed il Gotico elaborano una complessa simbologia dei portali, che si incuneano nelle pareti e contengono rappresentazioni dell’Antico e del Nuovo Testamento, con funzione spiccatamente narrativa e di edificazione spirituale. Il Rinascimento riprende la P. classica, esercitandosi in una serie di varianti sintattiche, fino a giungere ai portali rustici del Manierismo ed alle complicazioni barocche sul tema. Nell’età contemporanea, cadute le esigenze di rappresentatività e di gerarchia fra le diverse parti degli edifici, la P. ha riassunto un ruolo eminentemente funzionale, ed il suo trattamento architettonico tende all’essenzialità. Y (Esoterismo): Fin dai tempi più antichi, i Solstizi sono chiamati P. Il Sostizio d’inverno (Yula) è legato all’essere umano, teso a soddisfare i suoi bisogni materiali; si è nella fase "nera", dove l’inconscio è ancora chiuso e l’infinito, il trascendente, è ancora molto lontano. È questa la P. aperta verso l’alto, verso il divino, a cui l’uomo ha la possibilità di accedere, risvegliando lentamente il sacro che è in lui. Ne nasce la saggezza, tradotta nella spinta a preparare il terreno per le semine vitali. In quello d’estate (giorno di San Giovanni) invece escono gli dei; sono coloro che hanno compiuto l’intero cammino tra i due solstizi, ed ora rinascono a nuova vita. È la porta rivolta verso il basso, attraverso cui fluiscono le grazie del cielo, avvio del tempo dei raccolti elargiti dalla Madre Terra. Sul piano religioso, è opportuno ricordare che nel cristianesimo il Vangelo di Giovanni ripetutamente identifica la figura di Cristo con la P.: "Io sono la P. delle pecore" (10, 7); "Io sono la P. (ianua coeli), Chi entrerà attraverso di me sarà salvo" (10, 9). Y (Massoneria): Simbolicamente rappresenta il passaggio tra un mondo (o dimensione) ed un altro/a, da quello delle tenebre a quello della Luce, da quello della dannazione a quello della Salvezza. La P. del Tempio, che all’interno è affiancata dalle due Colonne (v.), definisce il confine tra l’oscuro mondo profano (Sala dei Passi perduti) e quello iniziatico, illuminato e sacro allorché ritualmente consacrato dai Fratelli.

Porte del Sole: Denominazione delle antiche porte dei templi, erette in modo da permettere all’iniziato, seduto al suo scranno, di osservare il sorgere del Sole, che illuminava poi la colonna di destra al Solstizio d’inverno (Porta degli dei), e quella di sinistra al Solstizio d’estate (Porta degli uomini).

Positivismo: Movimento filosofico sorto in Francia nel XIX secolo, e divenuto l’indirizzo scientifico e culturale dominante in Europa nella seconda metà del secolo, parallelamente allo sviluppo della moderna società industriale. Caratterizzato da una fede assoluta nella scienza e nel carattere progressivo dell’organizzazione sociale capitalistica, il P. divenne l’ideologia caratteristica dei nuovi ceti industriali, in opposizione al socialismo marxista. Generalmente si distinguono due forme di P.: l’indirizzo sociale e quello evoluzionistico. Il P. sociale nasce in Francia con Saint-Simon e Comte, e non manca di influenzare il pensiero socialista. Saint-Simon (1760-1825) vedeva nel rinnovamento della vecchia società feudale da parte dei nuovi ceti produttivi industriali la nascita di una nuova era positiva, in cui la scienza avrebbe dominato razionalmente la filosofia. La sua teoria sociologica si fondava sulla distinzione e sul contrasto di classi oziose e classi produttive; la sua filosofia della storia su un concetto di alternanza di epoche critiche ed epoche organiche, che scandiva il divenire progressivo della storia. Il vero fondatore del P. sociale va però considerato Augusto Comte (1798-1857) che, già allievo del Saint-Simon, pubblicò nel 1830 il primo di sei volumi del Cours de philosophie positive, dov’era delineato un nuovo programma filosofico e scientifico. Oggetto della filosofia positiva è l’uomo visto nella sua solidarietà sociale e continuità storica. La storia è concepita come progresso della conoscenza attraverso tre stadi fondamentali e necessari: quello teologico, quello metafisico e quello scientifico, che sono comuni al divenire dell’individuo e della società umana. Il passaggio dai primi due stadi prescientifici allo stadio scientifico implica l’abbandono dell’illusione metafisica e l’assunzione di un atteggiamento critico, che si tenga lontano tanto dall’empirismo quanto dal misticismo. L’ideale scientifico di Comte è di tipo enciclopedico: le cinque scienze fondamentali in cui si articola il sapere positivo (astronomia, fisica, chimica, fisiologia, fisica sociale) si organizzano secondo una gerarchia di crescente complessità e decrescente generalità. Al P. sociale di Saint-Simon ed alla dottrina chiana della storia si rifanno i due pensatori sociali italiani dell’epoca, Carlo Cattaneo (1801-1869) e Giuseppe Ferrari (1812-1876), che pensavano ad una progressiva unificazione umano-sociale fungente nella storia. Carattere particolare ha il P. sociale in Inghilterra, dove assume la forma dell’utilitarismo, legandosi alle teorie del Bentham (1748-1832) e di Ricardo (1772-1823). Il pensiero sociale inglese è un tentativo di generalizzare sul piano storico-sociale i principi della morale utilitaristica, affermando che l’individualismo non è in contrasto, ma si concilia con il principio positivistico della solidarietà e del progresso sociale. Esso è stato definito un P. della morale, e tende a risolvere i problemi dell’etica, dell’economia e della politica secondo un metodo rigorosamente positivo ed una logica empiristica e convenzionalistica. Il secondo indirizzo del p. è l’evoluzionismo di Spencer, che tenderà a sintetizzare le varie tendenze positivistiche e scientiste in una grandiosa visione unitaria del divenire naturale-umano debitrice del concetto darwiniano di Evoluzione. Il pensiero di Spencer (1820-1903) è debitore da un lato della concezione relativistica e fideistica della conoscenza di Hamilton (1788-1856), dall’altro della teoria scientifica dell’evoluzione di Darwin (1809-1882). Il suo è un tentativo di elaborazione filosofica complessiva della teoria darwiniana, e di sintesi tra scienza e fede. Secondo Spencer la conoscenza scientifica è relativa, tuttavia la realtà dell’incondizionato è assoluta, sebbene sia inconoscibile: in questa distinzione trovano la loro legittimità filosofia e fede. L’incondizionato si manifesta sensibilmente nella legge dell’evoluzione, che regola tutte le forme del divenire naturale e storico in modo necessario ed universale. L’evoluzione implica crescente concentrazione della materia e dissipazione dell’energia. Il rapporto tra le scienze è gerarchico, le scienze più complesse (etica e sociologia) suppongono quelle più semplici (biologia e psicologia). La filosofia corrisponde ad un grado di generalizzazione ed unificazione del sapere superiore rispetto alle scienze, ad essa corrisponde l’idea-limite d’una unificazione assoluta ma irraggiungibile della conoscenza. La tendenza alla spiegazione naturalistica dei fenomeni sociali e culturali rimase dominante fino ai primi decenni del XX secolo. Ispirato alla filosofia di Spencer è anche il pensiero del maggior positivista italiano, Roberto Argirò (1828-1920). Pur accettandone le tesi di fondo, egli corresse quella teoria in senso psicologico, intendendo l’evoluzione come passaggio dall’indistinto al distinto, e sostituendo all’inconoscibile la realtà psicologica dell’ignoto. Nella sua esposizione originaria, il P. evoluzionistico si è sempre mantenuto estraneo all’opposizione tra materialismo e spiritualismo.

Postulante:  Termine derivato dal verbo latino postulare, adottato dalla regola di alcuni ordini religiosi, nonché da vari ordini iniziatici, per indicare chi chiede di essere ammesso all'ordine in qualità di novizio, così entrando nel periodo di postulantato.  y  (Massoneria): Anche la Libera Muratoria ha adottato tale termine per identificare il profano, libero e di buoni costumi, che «bussa alla porta del Tempio». L'Istituzione muratoria ritiene che il P. diventi tale spontaneamente e disinteressatamente, quasi per vocazione, senza alcuna spinta o suggerimento (v. Proselitismo). Indipendentemente dal modo con il quale il P. formalizza la propria candidatura, attraverso domanda diretta o dietro presentazione da parte di un Maestro Massone, egli viene preso in considerazione e valutato secondo una rigida prassi stabilita dalla Costituzione e dai Regolamenti dell'Istituzione (v.). Le fasi previste dalla prassi valutativa sono: · presentazione, · considerazione, · candidatura, · segnalazione della Loggia ai vertici istituzionali (Collegio Circoscrizionale regionale e Grande Oriente), · nulla osta del Grande Oriente al prosieguo della valutazione, · tegolatura (v.), · redazione da parte dei Tegolatori delle Tavole informative, · valutazione della Loggia del P., · duplice votazione della Loggia sull'ammissibilità del P., · segnalazione dell'esito ai vertici istituzionali, · concessione del nulla osta del Gran Maestro all'ammissione, ed infine · Iniziazione (v.) del P. Di norma il tempo richiesto da tale procedura, imposta dalla Prudenza (v.) e dall'oculatezza, è contenuto entro circa un anno calendariale. Soltanto al termine il P. viene informato dell'esito della valutazione della sua candidatura e sulla data in cui è stata programmata dalla Loggia la cerimonia rituale per la sua Iniziazione all'Ordine massonico. Da questo momento il P. viene definito dai Massoni «Recipiendario» (v.). 

Postulato: Proposizione priva di evidenza e non dimostrata, ma ugualmente ammessa come vera in quanto necessaria per fondare un procedimento od una dimostrazione. Y (Massoneria) In generale non si fa troppo caso ai P., che invece giocano un ruolo molto importante nella nostra libera ricerca interiore, ponendosi come premessa non discussa a tutti i nostri ragionamenti e meditazioni. In particolare sono deleteri quelli impliciti, cioè i P. dei quali non siamo coscienti, ma che sono invece presenti anche se inavvertibili. Spesso li riceviamo in eredità dal passato, insieme con gli usi e i costumi della società entro la quale viviamo. È molto difficile darne esempi significativi, anche perché essi sono tipicamente individuali. Il vago senso di colpa che accompagna la vita di molti uomini, senza che si possa trovare una reale ragione della sua presenza, potrebbe costituire un esempio abbastanza grossolano. In realtà, i veri P. impliciti sono di gran lunga più invisibili. La nostra libertà di giudizio è fortemente condizionata da tali P. Spesso, nel cercare soluzioni ai nostri dubbi, non ci passa neanche lontanamente per la mente che un P. implicito possa essere alla base delle nostre difficoltà. Costituirebbe già un grosso risultato il sospettarne almeno l'esistenza.

Potenza: La strada che si deve percorrere per cercare di raggiungere una superiore forma di interiorità è sempre cosparsa di insidiosissime pietre di inciampo, spesso mascherate sotto aspetti di grande seduzione, che provocano altrettanto grandi tentazioni. La via secca della Massoneria non può prescindere dalla centralità dell'uomo, che esige però un assoluto superamento dell'individualità profana. È per questi motivi che diventa indispensabile vivere, nella coscienza, la profonda differenza che esiste fra la P., attributo della centralità, ed il Potere, che è invece una tipica degenerazione della P. nella sfera della profanità. Invece il rapporto fra P. ed Azione rappresenta un modo alternativo di considerare il rapporto fra essenza e manifestazione, oppure quello fra ispirazione e realizzazione. Ogni manifestazione nella vita deriva, trae direttamente origine da tali rapporti. La P. è di per se multiforme, non è definibile, e può essere percepita solo nella coscienza. Quanto più la coscienza è limpida, tanto più le manifestazioni avvengono secondo la forma desiderata. Nelle manifestazioni P. ed Azione coinvolgono sia la Forza che la Bellezza. Solo la Ragione, tramite l'azione dell'Artista che vigila, può determinare il rapporto armonico fra di esse.

Potere: Il termine, nel suo significato più intimo, è considerato come una funzione ed una relazione tra uomini, e viene definito come la possibilità da parte di un soggetto di influenzare, determinare o costringere il comportamento altrui, in particolare attraverso la minaccia di sanzioni. In senso ancora più lato, il P. è identificato con ogni sorta di decisione presa dagli uomini in relazione all’apparato nel quale vivono, ed agli eventi che compongono la storia della loro epoca. Così definito, il P. è un dato permanente dell’assetto e dell’organizzazione sociale, che esiste da quando si manifestano relazioni interoggettive. Gli storici hanno quindi sempre cercato di precisare e di individuare l’origine e l’evoluzione come forme di P. Nel corso dei secoli sono state ricercate classificazioni e complesse individuazioni concettuali. Resta ben nota quella di M.Weber, che fonda la sua analisi e la sua distinzione delle forme di P. sui principi di legittimità del P. stesso. Egli distingue tre diverse forme di P.: il P. carismatico, che poggia sulla straordinaria dedizione al carattere sacro ed eroico di una persona; il P. tradizionale, fondato sulla credenza nel carattere inevitabile e legittimo di istituti che la tradizione ha tramandato; il P. razionale basato sulla credenza nella legalità di ordinamenti statuiti. Tra i filosofi moderni, è opinione diffusa che in sé il P., comunque esercitato, tendendo di norma ad imporre la volontà di un individuo sugli altri anche con metodi coercitivi, nulla abbia a spartire con la spiritualità (v.).

Potere soprannaturale: Secondo gli studiosi della parapsicologia, si tratta di una facoltà personale non tramandabile né realizzabile attraverso la comunicazione, ma acquisibile individualmente, se consentito dal livello evolutivo raggiunto e se intensamente voluto, specialmente per il perseguimento di pure finalità umanitarie. L’uomo disporrebbe di poteri inimmaginabili, ma l’attivazione di tali facoltà impongono particolari stati interiori, che sono naturali nel guru, nel santo e nel vero mago, e solo artificiose nello stregone e nell’essere primitivo ed ignorante. Tale tensione interiore è virtù naturale dell’evoluto, e procurata autosuggestione nel pazzo, un’autosuggestione che costui si procura attraverso l’ingestione di speciali droghe o seguendo formule magiche. Al Maestro che desideri agire sul visibile e sull’invisibile non occorre alcuna formula, avendo in sé naturalmente questa intima tensione. Questi poteri sull’invisibile possono anche essere sfruttati per fini egoistici, secondo il principio del libero arbitrio: chi ne è dotato può usarli a suo piacimento, proprio come può usare le proprie mani. Ma una sublime legge di giustizia e di equilibrio soppesa tutto, e qualora tale equilibrio sia stato infranto, si crea automaticamente una causa (v. karma), il cui effetto andrà sicuramente a ricadere sull’autore di tale perturbazione, per insegnargli una suprema verità. Dio, nella Sua perfezione, non punisce mai, ma corregge sempre, alla stessa stregua del miglior padre di famiglia.

Potere temporale: Insieme di possedimenti territoriali del papato configurato dall’VIII secolo in poi come vero e proprio potere politico, quindi sovranità territoriale del Pontefice, inseparabile dalla sua persona ed esercitata a garanzia della sua potestà spirituale. Ebbe inizio ufficiale nel 727 con la donazione di Sutri alla Chiesa da parte del re longobardo Liutprando, è terminò nel 1870 con l’occupazione di Roma da parte delle truppe italiane. Fu in parte ripristinato con i Patti Lateranensi del 1929, con i quali lo Stato italiano riconobbe la sovranità del Pontefice sul territorio della città del Vaticano (v.). Il P. fu di volta in volta considerato come contrapposto alla sovranità spirituale dai Ghibellini, da Dante e dal Machiavelli, nonché dalle tesi giurisdizionalistiche, massoniche, cavouriane, ecc. Secondo A. Pernice (Gli imperi del Medioevo), "Il P. fu una necessità del papato, poiché soltanto l’indipendenza politica poteva assicurare al Papa la libertà d’azione religiosa, e l’indipendenza non si poteva ottenere senza sovranità, e quindi senza uno Stato proprio. Ma la formazione di tale Stato col tempo trasse i pontefici nel vortice delle contese politiche, tra le quali spesso, per difendere gli interessi materiali, persero di vista gli interessi religiosi, contribuendo a ribadire e ad aggravare il frazionamento politico del suolo patrio, a cominciare dai Longobardi. Perciò dall’VIII secolo in poi i papi cercarono di ostacolare sul nascere ogni tentativo di formazione dell’unità d’Italia, servendosi delle armi politiche e religiose di cui disponevano. Quando queste risultavano insufficienti, intervenivano anche militarmente (Giulio II) o provocavano interventi stranieri".

Poveri Cavalieri di Cristo: Denominazione primitiva dell’Ordo Templi (v.), simbolicamente bene rappresentata dal suo sigillo ufficiale. Infatti questo raffigura due Cavalieri armati su un unico cavallo, a significare la loro carenza di mezzi originale, per cui non potevano nemmeno permettersi di essere dotati ognuno di un destriero personale.

Praeclara: Enciclica emessa il 20 giugno 1884, con la quale papa Leone XIII riconfermò la piena validità della scomunica (v.) comminata ai Massoni (v. In Eminenti del 1738).

Pragmatismo: Indirizzo filosofico affermatosi all’inizio del XX secolo che, opponendosi alle varie forme di idealismo e di positivismo, sostiene che i concetti scientifici ed i principi della logica sono costruzioni mentali utili ad orientare l’azione, in modo da ottenere risultati soddisfacenti. Il procedimento scientifico è quindi inteso non come una sistemazione oggettiva di fatti, ma una costruzione umana finalizzata al conseguimento di determinati obiettivi. Criterio di verità è perciò la verificabilità pratica. Il movimento ebbe origine dal saggio "Come rendere chiare le vostre idee" (1878) di C.S. Peirce, ed ebbe come suoi rappresentanti W. James e J. Dewey (strumentalismo) negli U.S.A. F.C.S. Schiller (umanismo) in Inghilterra; G. Vailati e M. Calderoni in Italia.

Prakriti: Termine impiegato nel sistema filosofico e religioso indiano Samkhya (v.), per indicare la sostanza primordiale, la materia prima, l’energia generatrice di ogni forma materiale e mentale del mondo. Secondo il Samkhya, la creazione si fonda su due principi polari, quello maschile o purusa, intelligente e passivo, e quello femminile o prakrti, inintelligente ed attivo. La P. è costituita da tre diverse energie o qualità (guna): · sattva, che ha la natura della limpidezza e dell'immobilità; · rajas, che ha la natura del movimento, e · tamas, dell'offuscamento. Quando l'equilibrio tra queste tre guna si rompe, la P. si evolve, dando origine alla creazione.

Prana: Termine sanscito che, in diversi sistemi filosofico-religiosi indiani, indica un principio universale, od anche l'emanazione del corpo fisico come manifestazione del P. universale. Esso è soprattutto energia vitale, presente in ogni manifestazione della natura, si a livello macrocosmico che nel microcosmo. Gli orientali sostengono che è respiro della terra e del bosco, calore e luce del sole, pulsare armonioso dell'acqua scrosciante di torrente. Proviene dal cielo e si trova ovunque, intorno a noi: nell'aria, nell'acqua e nel cibo. Prana è salute, spirituale e materiale. È immagazzinabile e sfruttabile, se incanalato (v. Reiki) o semplicemente emesso da che ne è naturalmente fornito per aiutare qualcuno in stato di bisogno patologico. Molla indispensabile a consentire il travaso energetico dal pranoterapeuta (v.) al paziente è l'Amore, incondizionato ed illimitato.

Pranoterapia: Termine che definisce l'indirizzo terapeutico di una branca della cosiddetta medicina alternativa. Consiste nell'incanalare il prana, l’energia vitale, indirizzandola verso il soggetto afflitto dalla malattia, al fine di ristabilirne l'equilibrio psicofisico ed il funzionamento armonico del suo organismo. Antichissima forma di medicina naturale, istintivamente esercitata dalla madre che stringe a sé il figlio per calmarlo, il più delle volte non richiede alcun contatto fisico, essendo praticata con la semplice imposizione delle mani del terapista, "di norma" solo avvicinate al corpo del paziente. Non è necessario che il paziente ci creda, avendo comunque effetto. Non si tratta di effetto placebo, essendone stato provata l'efficacia anche su piante ed animali. Fede e collaborazione sono però di grande aiuto, in quanto aumentano l'effetto delle applicazioni, accelerando la guarigione. L'effetto ottenuto sull'organismo trattato non è permanente, in quanto dev'essere mantenuto in modo autonomo, sfruttando i metodi prescritti dalla P. per l'assimilazione energetica naturale, consistenti in: · 1) Respirazione (via dell'Aria): sistemarsi comodamente col viso rivolto a meridione, possibilmente subito dopo il tramonto ed all'aperto, ad un balcone e presso una finestra socchiusa, onde respirare aria fresca dall'esterno; inspirare aria "con le narici", contando mentalmente (con unità pari a circa un secondo) fino a dieci, pensando di accumulare in noi tutta la forza vitale di cui abbiamo bisogno; trattenere il respiro, consentendo all’energia di penetrare in noi per mezzo dell'ossigenazione del sangue, contando nuovamente fino a dieci; espirare lentamente dalla bocca, pensando d'espellere dal corpo impurità e scorie accumulate durante il giorno, e contando ancora fino a dieci; a polmoni vuoti, contare ancora un'ultima volta fino a dieci; è importante che ciascuna delle quattro fasi dell'esercizio abbia la durata approssimativa di dieci secondi. Ogni ciclo respiratorio completo avrà pertanto la durata di circa quaranta secondi. Il ciclo sopra descritto va ripetuto per "dieci volte" consecutive. · 2) Bevendo acqua (via dell'Acqua): bere acqua pura, possibilmente sorgiva, alla presenza di aria e luce. Bere a piccoli sorsi, "schiacciando, ovvero comprimendo" con la lingua l'acqua contro il palato, e pensando di prelevare tutta l’energia vitale presente in quell'acqua. · 3) Mangiando (via della Terra): l'assorbimento dell’energia vitale dal cibo è il più naturale, semplice e facile, ma occorre rispettare più che mai le due condizioni già citate. Nutrirsi possibilmente alla luce del giorno, pensando di prelevare dal cibo tutta l’energia vitale contenutavi. Rappresenta un incredibile aiuto per la digestione, mentre si raggiungerà un identico livello nutritivo con una minore quantità di cibo. Tra i metodi coadiuvanti della P. indicati non è stata elencata la "via del Fuoco", in quanto questa implica la rara capacità dell’auto trattamento.

Preadamiti: Seguaci di una setta protestante nata in Francia nel XVI secolo per opera di Isaac de La Peyrère (1594-1676), segretario del duca Luigi II di Condé. In una sua operetta (Du rappel des Juifs, 1643), questi sostenne il diritto degli Ebrei di essere considerati figli adottivi di Dio. Nel Systema theologicum de Praeadamitarum hypothesi (1655) sostenne l’esistenza di altri esseri umani prima ancora della creazione di Adamo ed Eva, capostipiti quindi dei soli Ebrei. Più tardi egli ritrattò molto confusamente le sue tesi per timore della reazione di Roma. La setta scomparve del tutto con la morte del suo fondatore che, prima del decesso, chiese perdono dei suoi errori al papa Alessandro VII.

Predestinaziani: Seguaci di una setta eretica sorta in Francia nel V secolo, per opera di un sacerdote di nome Lucido che, negando il libero arbitrio, attribuiva ad un decreto divino la dannazione di tutti gli esseri umani. Nel corso del IX secolo, lo scozzese Godescalco d’Orbois, riallacciandosi alla dottrina di lucido, affermò una duplice predestinazione (v.), sia alla dannazione che alla salvezza. La teoria di Godescalco, condannata dal concilio di Magonza (848) e dal concilio di Quierzy (849), venne ripresa secoli dopo da vari riformatori, tra i quali Wycliff, Lutero e Calvino (v. Hussiti, Riforma e Calvinismo).

Predestinazione: Termine del linguaggio teologico, con il quale si definisce l’atto con cui Dio assegna alle creature razionali il fine soprannaturale ed i mezzi per raggiungerlo. Presso i Greci ed i Romani questa sorta di destino era impersonato dal Fato (v.); presso i Musulmani in un Fato misterioso (Kismet), per gli Ebrei ed i Cristiani in una divinità. Pelagio nega la P., ammettendo solo la prescienza divina, mentre Calvino (v.) la assolutizza, e la restringe ad una parte dell’umanità (predestinazionismo). La teologia cattolica condanna entrambi gli estremi (Concili di Arles, 473, e di Magonza, 848) e, pur affermando l’assoluta libertà divina nella concessione del dono della Grazia, riconosce che ad essa non è estranea la previsione dei meriti degli eletti.

Preghiera: Invocazione rivolta dal fedele alla divinità, allo scopo di esprimere sentimenti e desideri. Presente in quasi tutte le religioni, la P. ha trovato particolare sviluppo nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islamismo. Nei testi veterotestamentari, la P. (tefillah) inizialmente era intesa come invocazione (Genesi 13, 4), poi dialogo che l’uomo stabilisce con dio in forma di supplica, confessione, adorazione o ringraziamento (Salmi 65). Nell’Antico Testamento si contano 85 preghiere (oltre i Salmi, molti dei quali sono vere e proprie preghiere: 17, 86, 90, 102, 142). In particolare la P. liturgica in origine accompagnava il sacrificio nel Tempio, distrutto il quale sostituiscono il sacrificio le tre preghiere giornaliere (mattutina, pomeridiana e serale). La P. pubblica può effettuarsi ovunque, purché alla presenza di dieci uomini. È recitata generalmente in piedi, stando rivolti verso il Tempio di Gerusalemme ed elevando sovente le mani aperte verso l’alto. Parte essenziale delle tre preghiere è costituita dalle diciotto benedizioni e dallo sema (Deuteronomio 6, 4 ss.). Le herakhot (benedizioni) vengono recitate individualmente in diversi momenti della vita quotidiana. I formulari, diversi secondo il rito (spagnolo, tedesco, italiano, yemenita, ecc.) sono di due tipi: siddur, che raccoglie le preghiere regolari; mahzor, che raccoglie anche brani poetici di epoche diverse. Il Nuovo Testamento attribuisce grande importanza alla P. Lo stesso Gesù prega spesso, rivolgendosi sempre al Padre. Modello della P. cristiana è il Padre nostro (v.), dettato da Cristo. La P. è uno dei quattro elementi su cui si basa la Chiesa primitiva (Atti degli Apostoli 2, 42), insieme con l’insegnamento apostolico, la comunione fraterna e la santa cena. Particolare diffusione aveva la P. di intercessione (I Tessalonicesi 1, 2-3; Romani 1, 8-12). Altre specie di p. sono la supplica ed il rendimento di grazie (I Timoteo 2, 1). Successivamente la tradizione della P. continuò nel cristianesimo primitivo, atteggiandosi al più acceso misticismo nel monachesimo, sia cenobitico che eremitico. Ufficialmente si crearono alcune P. in forma fissa, da accostare al Padre nostro ed all’Ave Maria, contenuti nei testi evangelici: Il più importante ciclo di preghiere è rappresentato dalle P. delle ore (corrispondente all’attuale Breviario), diffuse inizialmente sia tra i religiosi che fra i laici. Dall’XI secolo si estese la pratica della P. individuale, promossa in particolare da Cisterciensi, Certosini e Vittorini, e più tardi dagli ordini mendicanti (Francescani). Fra i grandi autori medievali di P. emergono Bernardo di Chiaravalle (v.), Francesco d’Assisi e Bonaventura. Al XIV-XV secolo risalgono la maggior parte delle moderne pratiche della Chiesa cattolica: litanie, rosario, via crucis, ecc. Più tarde sono altre tipiche pratiche cattoliche, legate alla P.: esercizi spirituali (Ignazio da Loyola), devozione al Sacro Cuore di Gesù, ecc. In ambiente protestante la P. assunse caratteristiche di maggiore libertà espressiva. Tuttavia alcuni religiosi raccolsero ed ufficializzarono le P. più importanti e diffuse.

Prerogative del Libero Muratore: (G.O.I.) Il Libero Muratore, con la Iniziazione, viene riconosciuto Fratello. I Liberi Muratori sono reciprocamente tenuti all'insegnamento, alla fedeltà, alla lealtà, alla stima ed alla fiducia. Le P. si perdono solo con l'espulsione dall'Ordine (Art. 7 della Costituzione dell'Ordine).

Presbiterianesimo: Originariamente era un’organizzazione ecclesiastica del calvinismo, identificando in seguito le Chiese da questo derivate, dette appunto presbiteriane. Sorta con l’intento di abolire ogni gerarchia ecclesiastica, l’organizzazione presbiteriana consta di un consiglio (detto presbiterio) di anziani laici, in condizioni di assoluta eguaglianza rispetto ai ministri del culto, al di sopra del quale vi è un sinodo o concistoro locale (cittadino, provinciale e nazionale) che fa capo all’assemblea generale delle Chiese. Il P. comprende due chiese principali: la Church of Scotland, fondata nel 1560 da J. Knox ed assommante a circa 1,5 milioni di aderenti, e la United Presbiterian Church degli Stati Uniti, forte di oltre 13 milioni di fedeli.

Prete Gianni: Semileggendario personaggio medievale, identificato con un sovrano dell’XI-XII secolo, è ricordato in particolare da Giovanni da Pian del Carpine e da Marco Polo. Recentemente è stato identificato con Hasan a-sabbah, fondatore della setta degli Ismailiti, detti anche Assassini (v.). Il P. G. era descritto come un re cristiano dell’Estremo Oriente, che dominava anche sull’India. Nel Medioevo divenne celebre una sua presunta lettera apocrifa, indirizzata all’imperatore di Bisanzio. Nel corso del XIV secolo venne identificato con il re d’Etiopia.

Prigogene Ilya: Scienziato e filosofo (n. Mosca 1917), trasferitosi in giovane età con la famiglia in Belgio, dove si laureava in chimica presso l’università di Bruxelles (1941), nella cui sede avviava la sua lunga carriera di docente. Nel 1947 pubblica Introduzione alla termodinamica dei processi irreversibili, punto di partenza di pluriennali studi culminanti nella scoperta delle strutture dissipative. Le sue ricerche sulla termodinamica, ed i concetti di tempo ed irreversibilità, gli hanno assicurato moltissimi riconoscimenti, culminati nel 1977 con il premio Nobel per la chimica. Innumerevoli i suoi saggi scientifici e le opere di divulgazione. Tra queste le più importanti sono La nuova Alleanza (Ediz. Einaudi, 1981); Dall’essere al Divenire, Tempo e complessità nelle scienze (Ediz. Einaudi, 1986); Tra il tempo e l’eternità (Ediz. Bollati Boringhieri, 1989); La complessità, Esplorazioni nei nuovi campi della scienza (Ediz. Einaudi, 1991); La nascita del tempo (Ediz. Bompiani, 1991); La fine delle certezze (Ediz. Bollati Boringhieri, 1997). L’attività di ricerca di P. ha portato dapprima alla scoperta delle strutture del non equilibrio, e quindi del ruolo costruttivo del tempo. In seguito, ovvero nel corso degli ultimi vent’anni, al tentativo di dimostrare che l’irreversibilità e l’azione del tempo sono già scritte nelle leggi fondamentali della fisica. Per farlo P. ha dovuto ampliare le leggi della meccanica di Newton: in matematica è così approdato negli spazi non euclidei, descrivendo la dinamica che agisce su spazi diversi da quelli lineari. Da questo nuovo punto di vista, passato e futuro non sono più simmetrici ma più generali, dove le possibilità sono molto evidenti. Quando si dialoga con la natura, quando si ha a che fare con tutti i fenomeni biologici, si esula dal campo della meccanica classica. È così che P. è arrivato ad una nuova visione della natura, non più basata sull’atomo ma sulla costruzione. La natura non è più considerata come una macchina, ma come un’opera d’arte in continua costruzione, in cui tutti gli esseri sono coinvolti. Essa contempla anche i valori, che non sono più estranei alla scienza. In un mondo che si crea di continuo, è possibile anche la trascendenza della natura. Nell’evoluzione di questa trascendenza, tutto e tutti sono coinvolti. È errato investire la scienza di una dimensione mistica, ma occorre sottolineare la partecipazione dell’uomo all’evoluzione della natura. La nuova trascendenza che si fa strada non è una nuova religione, ma una nuova concezione di appartenenza all’universo, possibile ed accettabile solo grazie al concetto di tempo e di irreversibilità. La trascendenza è qualcosa che oltrepassa l’uomo, è la storia dell’universo che si evolve, che costantemente oltrepassa sé stesso. Nella storia della vita sono esistiti batteri ed organismi monocellulari che si sono evoluti ed altri no, com’è successo anche ad alcuni rettili ed a pochi primati. Si assiste dunque ad una sovrapposizione di fluttuazioni, che hanno il sopravvento nel sistema fino a rivoltarlo per ricercare un nuovo equilibrio. Quando si è confrontati con sistemi aperti, ovvero con strutture viventi, si è lontani dall’equilibrio, e le fluttuazioni sono possibili. Ci si trova oggi al cospetto di un mondo più complesso di ieri, elastico, variegato e creativo, che evidenzia un universo molto più accettabile di quello meccanicistico. Einstein, in una lettera indirizzata al poeta indiano Rabindranath Tagore, sosteneva che "se si chiedesse alla luna perché si muove, risponderebbe che lo fa per prendere aria: Si riderebbe di questa battuta, ma allora si dovrebbe anche ridere della capacità del pensiero umano". P. si rifiuta di accettare il determinismo (v.) ed il meccanicismo (v.), perché entrambe si fermano alla soglia del cervello dell’uomo. Se l’uomo può pensare e creare, certo anche la natura può farlo. È questa la nuova visione di P. della natura. Con la sua ricerca, P. ha rivoluzionato la visione della scienza, e soprattutto della stessa natura. Essa non è più ridotta ad una macchina che ripete un meccanismo predeterminato, ma neppure esplode nel disordine, nel caos in cui tutti gli eventi sembrano destinati alla distruzione. La nuova natura scoperta da P. è una storia creativa, un sorta di racconto poetico in cui niente è già dato, in cui niente si ripete, in cui tutto è possibile, e che l’intero universo costruisce istante dopo istante, in assoluta libertà e senza alcuna certezza. La sua visione della natura differisce dalla concezione classica nell’elemento temporale. In Newton il tempo è reversibile, il passato è uguale al presente. La scienza classica aveva originato l’idea della natura in cui tutto è predeterminato. Invece P. ha rivolto la sua ricerca al senso del tempo, al senso della differenza tra passato e futuro, e quindi alla scienza ed alla natura come storia, come narrazione. La scienza classica era lo studio della stabilità, mentre i nuovi modelli scientifici proposti da P. sono di natura narrativa. La scienza (egli sostiene) ha una sua storia, come la natura, la materia e la stessa vita dell’uomo. Si tratta di una concezione della natura vista in funzione dell’inscindibilità del tempo e della complessità, nata dalla freccia del tempo. È imprevedibilità, mai certezza, come evidenzia il titolo del suo ultimo libro (La fine delle certezze), senza connotazioni negative, anzi sostenendo che la creatività è possibile (v. Nuova Consapevolezza).

Primate: Titolo conferito a partire dal IV secolo, che viene menzionato per la prima volta al concilio di Torino del 398. Venne conferito ad alcuni vescovi che, investiti di autorità superiore rispetto agli altri vescovi delle diocesi vicine, esercitavano la loro giurisdizione in un’intera regione o nazione. Attualmente si tratta di un titolo ecclesiastico puramente onorifico, concesso agli arcivescovi che hanno giurisdizione sull’intero territorio di uno Stato. P. d’Italia è il Pontefice..

Primizie: Termine che, nel linguaggio religioso, indica le offerte alle divinità dei primi prodotti della terra, dei primi nati degli animali domestici e, talvolta, dei primogeniti. Gli Ebrei offrivano le P. a Dio, che aveva concesso loro di raggiungere la Terra promessa, e riscattavano la terra per i figli con cinque sicli, un mese dopo la presentazione al Tempio. Durante la Pentecoste (v.) offrivano poi a Dio le P., costituite da due pani prodotti con la farina di grano nuova, un vitello, due arieti e sette agnelli senza macchie. Solo una minima parte delle offerte veniva bruciata o versata sull’altare (v.) della divinità, mentre il resto veniva consumato dai fedeli.

Primo Esperto: Ufficiale di Loggia, delegato ad assistere e consigliare il Maestro Venerabile nell’assegnazione dei posti ai Fratelli: · all’inizio dell’anno massonico per tutti i membri della Loggia; · ai Fratelli visitatori, dopo che sono stati regolarmente tegolati fuori del Tempio dal Tegolatore o dal Copritore Interno; durante la formazione della Catena d’Unione. Ordinatore od allineatore di un ordine interiore, il P.E. provvede a focalizzare la Terra seconda di Vergine (analisi interiore e ricerca introspettiva), e ad allineare più che gli utensili gli stessi Fratelli. In particolare egli deve osservare l’iniziando per alcune settimane prima dell’iniziazione, per verificarne pregi e difetti, esortandolo e correggendolo onde portarlo al livello armonico della Loggia. Con la meticolosità tipica del Mercurio notturno, ed il esaltazione di Vergine, il P.E. controlla ed assiste i Fratelli affinché, attraverso la disciplina muratoria: · imparino ads analizzare ed a controllare gli automatismi fisici, emotivi e mentali; · riescano a padroneggiare la stanchezza, il sonno e soprattutto gli slanci eccessivi; · abbiano e conservino costante l’attitudibe psico fisica ed interiore atta a facilitare la partecipazione ai Lavori di Loggia nei particolari stati di coscienza di ciascun grado.

Primo Sorvegliante: Attraverso lo specifico mandato del Maestro Venerabile, è il responsabile delle due Colonne. Mentre per quella di Settentrione ne demanda i compiti al Secondo Sorvegliante, il P.S. è soprattutto tutore della metà diurna e sempre in luce della Loggia, cioè della Colonna di Settentrione. Egli deve curare l’istruzione dei Fratelli Compagni e dei Maestri neo elevati, perché questi possano proseguire nella realizzazione della via iniziatica muratoria. Essendo l’espressione dell’attività realizzativa e del dominio del pensiero (Fuoco secondo di Leone), il P.S. deve vigilare sulla vita di relazione dei Fratelli. È quindi direttamente responsabile dell’armonia che sempre deve regnare sovrana nel corso dei lavori, qualora occorra anche richiamando l’attenzione del Maestro Venerabile sull’evento o sull’intervento inquinante, onde ottenerne l’immediata correzione. Egli deve assumere ogni iniziativa atta ad assicurare che i Fratelli portino la luce dell’Iniziazione sul piano orizzontale (ovvero verso l’esterno), uniformandosi ai valori ed agli stati di coscienza acquisiti. Privi di egoismi e scevri dell’orgoglio di appartenere all’Istituzione, essi contribuiranno così alla realizzazione della Fratellanza universale. Nello svolgimento dei suoi compiti, il P.S. deve sempre applicare "Giustizia e rigore", onde correggere i Fratelli che escono dalla retta via, e se necessario può anche farli eliminare dalla Catena. Il Fuoco secondo di Leone del P.S. è indispensabile nei Lavori operativi, nonché nella Terna di Fuoco (v.). Caratteristiche ed attributi statutari del P.S. sono riportati alla voce Dignitari di Loggia (v.). Attributo del P,S. è la Livella od Archipendolo (v.); egli opera sotto la giurisdizione protettiva di Venere, la dea della Bellezza, la cui raffigurazione è collocata nelle immediate vicinanze della sua postazione.

Principi Filosofici: Secondo la tradizione alchemica i P.F. sono tre, ovvero: 1) Il Principio dello Zolfo: Il Caldo contenuto nel fuoco e nell’aria genera un principio di natura calda, fecondante e fermentativa, definito Zolfo. Esso è il principio Maschile di tutte le semenze, e da lui nasce il sapore. Suo colore fondamentale è il rosso. Nell’uomo esso corrisponde allo Spirito (o Corpo Etereo, v.). 2) Il Principio del Mercurio: L’Umido contenuto nell’aria e nell’acqua genera un principio di natura vaporosa, sottile, mutevole e generante, chiamato Mercurio. Esso è il principio Femminile di tutte le sementi da lui nasce l’odore. Suo colore fondamentale è il blu. Nell’uomo esso corrisponde all’Anima (o Corpo Astrale, v.). 3) Il Principio del Sale: Il Secco contenuto nel fuoco e nella terra, genera un principio di natura secca, coesiva e coagulatrice, chiamato Sale. Da esso nascono la forma ed il peso. Suo colore fondamentale è il giallo. Nell’uomo corrisponde al Corpo (Corpo fisico, v.). Questi sono i tre principi fondamentali della scienza alchemica tradizionale, e costituiscono la Materia prima degli esseri e di tutte le cose.