Pietra Grezza: Simbolo massonico legato all’allegoria della costruzione del Tempio dell’Umanità, alla cui edificazione si dedicano tutti i Massoni. Simboleggia l’uomo come l’ha creato la natura, nel suo stato rude ed incolto, caratterizzato dai vizi e dalle molte passioni che ogni Libero Muratore deve imparare a dominare. La P. simboleggia soprattutto il neofita, che non può essere utilizzato fino a quando, diventato Apprendista, la sua preparazione intellettuale e morale non abbia raggiunto un grado nella scala del perfezionamento sufficiente a fargli guadagnare la patente di affidabilità. La P. dovrà essere squadrata quel tanto che è necessario a consentirne l’impiego con le altre. Al massone viene continuamente ricordato che egli è P. che dev’essere levigata per ricavarne una ben definita personalità, richiesta dalle Leggi geometriche dell’architettura dell’Umanità. La P. dev’essere portata ad una forma più prossima possibile al cubo perfetto, va cioè trasformata dall’Apprendista in Pietra Cubica (v.), che è caratteristica del Grado massonico superiore di Compagno d’Arte.

Pietra Nera: Nome della pietra venerata alla Mecca, ov’è meta del pellegrinaggio che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita (v. Ka’ba).

Pietre di Luni: Statue-stele, un peculiare tipo di megaliti antropomorfi dell'altezza di un metro, un metro e mezzo ritrovati a Luni (La Spezia). Le statue-stele risalgono all età del bronzo, ma, fino a pochi decenni fa, la loro esistenza era nota solo agli abitanti della Lunigiana: qui, da sempre, a causa della loro forma squadrata venivano utilizzate per costruire le case. All'inizio del secolo, nel rimuovere una frana, un operaio del comune ne trovò nove a Pontevecchio, presso Sarzana, e avvertì la Sovraintendenza alle Belle Arti. Oggi è possibile ammirarle al Museo di Luni, nel loro allineamento originale. Il contorno delle figure umane, molto stilizzate, è in rilievo, e veniva ottenuto scavando il resto della pietra; le figure sono prive di bocca, per impedire la fuoriuscita dell'anima, in modo che le statue-stele potessero restare vive. Come molte divinità del passato, le statue-stele non vogliono essere disturbate, e sono protagoniste di una blanda versione della maledizione dei faraoni. Si racconta, infatti, che chi le studia sia oggetto di dispetti e piccole disgrazie. Dopo aver realizzato un faticoso servizio fotografico (per ragioni burocratiche e d'altro genere aveva dovuto organizzare ben tre spedizioni), il giornalista Alessandro Capecchi ebbe un incidente d'auto in cui andò distrutta proprio la macchina fotografica.

-Pietro l’Eremita: Religioso francese (1050-1115), Pierre l’Ermite predicò e diffuse nella Francia settentrionale e nella Germania del sud occidentale la prima Crociata, già bandita da papa Urbano II nei Concili di Piacenza e di Clermont (1095). Guidò i suoi molti seguaci armati attraverso i Balcani, verso la Turchia, ove subì solo pesanti sconfitte. I sopravvissuti di quell’infelice e male organizzata spedizione, parteciparono poi alla conquista di Gerusalemme (1099), ma inquadrati tra le truppe ben organizzate di Goffredo di Buglione (v.).

Pietro: Detto Simone (fine I secolo a.C.-64-67 d.C.), figlio di Giona. era sposato, faceva il pescatore a Cafarnao con il fratello Andrea, ed era seguace del Battista, quando divenne discepolo di Gesù, che gli avrebbe poi mutato il nome in Cefa (P.) a significare, secondo l’uso semita, un profondo intervento sulla sua personalità e vocazione (Matteo 16, 18). P. era generoso ma semplice, talvolta incapace di comprendere il Maestro; fu il prediletto di Gesù, e destinato alla preminenza tra gli Apostoli, come testimoniano in vari modi i Vangeli, fino al significativo conferimento del "primato" (Matteo 16, 16). Anche dopo l’amara esperienza del rinnegamento, e dopo la Passione e Resurrezione, P. campeggia autorevole nella comunità apostolica e cristiana. Operò a Gerusalemme, in Giudea, in Samaria, e molto probabilmente anche ad Antiochia. Per la sua attività patì almeno due prigionie. Liberato miracolosamente dalla seconda, al tempo della persecuzione di Erode Agrippa (42), abbandonò Gerusalemme. Si sa poco dei suoi successivi movimenti. Intervenne contro i giudaizzanti nel Concilio di Gerusalemme (49-50), sostenendo la non obbligatorietà della Legge Mosaica della circoncisione per i pagani convertiti. Poco dopo, ad Antiochia, fu ripreso da Paolo (v.), che giudicò inopportuno il suo atteggiamento di rispetto umano verso i giudaizzanti. Dopo Antiochia la tradizione lo mette in relazione con Galazia, Ponto, Bitinia, Macedonia e Corinto. Venne quindi a Roma, in data incerta, e vi soggiornò discontinuamente fino al martirio per crocifissione, capovolto, avvenuto sul colle Vaticano. Per quanto concerne le due Epistole canoniche di P., mentre la prima, inviata a Roma alle comunità asiatiche perseguitate, potrebbe con difficoltà essere attribuita all’Apostolo, la seconda appartiene con grandi probabilità alla fine del I secolo d.C.

-Pike Albert: La figura più importante del Rito Scozzese statunitense (1809-1891), nato a Boston e trasferitosi in gioventù a Little Rock, nell’Arkansas, dove divenne avvocato, e dove fu iniziato alla Massoneria nel 1850. Durante la guerra contro il Messico combatté a capo di uno squadrone di cavalleria. Nel 1861, quando l’Arkansas si schierò con i Confederati nella guerra civile, , P. fu nominato comandante di brigata. Al termine del conflitto si trasferì a Memphis, nel Tennessee, dove esercitò l’attività di avvocato ed i giornalista, ed infine a Washington, dove, salvo alcune parentesi, visse fino alla morte. Cultore di diritto romano e francese, P. tradusse in inglese le Pandectae, e si dedicò allo studio delle lingue sacre, tra le quali l’ebraico, il sanscrito ed il persiano, e delle antiche tradizioni religiose indoiraniche, sulle quali lasciò alcuni manoscritti. Nell’ultimo decennio della sua vita, abbandonata la pratica legale, P. si tuffò nell’impegno massonico, dedicandosi quasi esclusivamente al Supremo Consiglio "Madre" del rito scozzese Antico ed Accettato (v.), del quale era diventato Sovrano Gran Commendatore nel 1869. Gli si deve la sistemazione dei gradi scozzesi nella forma in cui sono tuttora praticati degli Stati Uniti. Fu un Massone sinceramente anelante alla Conoscenza, ma fu anche un uomo di grandi contraddizioni. Sulla questione degli uomini di colore in massoneria, egli fu profondamente condizionato dall’educazione ricevuta e dall’ambiente segregazionista dell’Arkansas. Eppure volle accostarsi, forse in omaggio all’universalità massonica, alla tradizione dei Pellirosse. Fu un generale combattente, ma alla sua morte venne trovato il suo ultimo messaggio, che nella lingua di Mosé diceva: "Shalom, Shalom, Shalom", ovvero tre volte Pace. La sua opera più importante fu senz’altro "Morals and Dogma" (v.), in cui colpisce l’eclettismo che vi traspare, mentre stupisce che un generale americano dell’Ottocento potesse coltivare interessi culturali di tanto ampio respiro. L’interpretazione dei gradi scozzesi propostavi da P. risente certo dello scarso impegno filologico tipico della letteratura esoterica del secolo scorso, nonché di una certa vena retorica. Ciononostante è ricca di ottimo spunti, e resta a testimoniare, con copiosità di materiale, le aspirazioni universalistiche del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Nella sua opera il P. dilata l’orizzonte massonico, tradizionalmente collegato alle sorgenti occidentali, fino ad abbracciare l’Oriente estremo ed i suoi contributi alla costruzione del Tempio Universale (Nuova Enciclopedia Massonica, di Michele Moramarco).

Pilastri: Nel Tempio massonico sono tre, e sono denominati luci minori della Loggia. Vengono rappresentate con le statue di Minerva, Venere ed Ercole. Essi evocano rispettivamente la Sapienza, la Bellezza e la Forza, doti indispensabili per il proficuo Lavoro dell'Officina, che dev'essere illuminato, irradiato e reso saldo. Minerva rappresenta la sapienza, la ragione, la saggezza nell'ideare ed illuminare il Lavoro; Venere la fede e la Bellezza nel completarlo e nell'irradiarne i frutti, cioè l'accordo tra programma ed azione; Ercole la volontà e la Forza morale nel dirigerlo e sostenerlo nelle difficoltà, onde realizzarlo e consolidarlo. Questi simboli mitologici sono definiti i tre P. della Loggia, poiché si identificano con i tre Dignitari che la governano: il Maestro Venerabile, in quanto è guidato dalla Saggezza con cui gestisce ed inventa; il Primo Sorvegliante, che abbellisce la Loggia garantendovi l'Armonia; il Secondo Sorvegliante, che ne irrobustisce la struttura.

Pilgrim fathers: Espressione inglese con la quale vengono indicati i primi 400 Padri pellegrini che, nel 1620, salparono dal porto britannico di Plymouth a bordo del vascello Mayflower (v.) diretto verso l’America settentrionale. Sbarcati nel Massachussets, vi fondarono una città che chiamarono Plymouth, costituendovi un corpo civile e politico, secondo un accordo stipulato durante il viaggio attraverso l’Atlantico. In effetti fu così fondato il primo nucleo coloniale britannico nei territori dei futuri Stati Uniti d’America.

Piombo: Elemento chimico avente peso atomico 207,19, molto diffuso in natura, combinato a costituire vari minerali, come la galena (solfuro), la cerussite (carbonato) e l’anglesite (solfato). La dottrina alchemica lo considera un metallo pesante rappresentante la materia, dalla quale si può estrarre l’energia spirituale che vi è racchiusa. È associato al pianeta Saturno, e Paracelso (v.) lo definisce "acqua di tutti i metalli", ovvero la materia prima sulla quale lavora l’iniziato (specie l’Apprendista) per avviare il suo Lavoro. Alcuni testi di medicina omeopatica affermano che la tintura di piombo sarebbe in grado di guarire piaghe, di ridare colorito alla pelle giallognola, di curare la balbuzie, e di schiarire le urine e le feci troppo scure.

Piovere: In gergo massonico il verbo assume il significato di "allarme". Viene infatti tuttora usato per informare un Fratello con cui si sta parlando che c'è la probabile presenza di orecchie profane, per cui vanno esclusi dalla conversazione gli argomenti riguardanti l'Istituzione. Ovviamente tale segnalazione riguarda soprattutto le conversazioni telefoniche. Per esempio, se l'utente che riceve la chiamata telefonica ha nei pressi un profano, dicendo "piove" segnala tale presenza al Fratello che chiama in modo che si sappia regolare come si deve.

Piramide: Come molti termini riguardanti l’Egitto faraonico, P. è il nome dato dai Greci agli enormi monumenti dell’Antico regno, perché la loro forma inconsueta evocava loro un piccolo dolce conico di uso funerario. Per cogliere la realtà della P., occorre però risalire alla lingua geroglifica che le chiama MR, pronunciato MER. Sono due segni consonantici ricchi di significati: il prefisso M designa il luogo, ed R corrisponde a salire. Quindi MR si può tradurre luogo dell’ascensione. I Testi delle Piramidi (v.) riprendono MR col suo significato originario, quello di una scala: "Tu ti arrampichi, tu scali i raggi; sei tu il raggio sulla scala del cielo", oppure "Una scala verso il cielo è posta per lui affinché possa su di essa salire in alto". In riferimento alla P. tomba, il vocabolo MER finirà per designare qualsiasi tipo di sepoltura, un luogo che per gli Egizi era comunque sempre sede di gestazione e poi di resurrezione. Sulla stessa radice si sono anche formate alcune parole chiave della lingua egizia: · MER indica la zappa rituale usata dal re per rimuovere il fango al momento di tracciare il solco delimitante le future mura di un tempio; · MER è anche il canale d’irrigazione che permette la circolazione dell’acqua, della vita, in tutto il regno. Infine MERI non è altro che il verbo "amare". Quindi P. per raggiungere il cielo, per salire verso le stelle, per rientrare in armonia con l’universo grazie alla forza dell’Amore. La base della P. è un quadrato (v.), che esprime il perfezionamento, la pietra cubica che si taglia durante la ricerca iniziatica. Il 4 raddoppiato diventa 8, il numero di Thoth, neter della Conoscenza. Due quadrati formano un rettangolo, o quadrolungo, simbolo dello spazio organizzato, creato e sacralizzato. La simbologia del quadrato è ricca, ed esprime il principio della progressione. È la figura geometrica del maestro perfetto. Esso corrisponde alla terra, alla stabilità, alla sostanza, all’immutabilità. Il Mistero Divino si esprime attraverso 3 + 1 = 4 (3 è Dio, 4 il Mondo). I quattro triangoli che partono dal quadrato di base della P. terminano con Uno, il piramidion (la sommità), ovvero il divino. Dio è Uno nella sostanza e tre nel mondo. Il simbolo quinario è basato sull’associazione del quadrato e del suo centro (4 + 1). Il centro è piramidion; nella dottrina solare di Eliopoli esso corrisponde all’Osiride posto all’interno, nel punto d’incontro delle quattro direzioni divine. Il Egitto il triangolo simboleggia la stella Soped (Sirio) e la luce zodiacale. Inoltre esprime le radiazioni solari raffigurate da un fascio triangolare di raggi provenienti dal sole. La P. concentra quindi il calore e la luce divina, canalizzandoli verso i corpi posti in essa (la mummia o l’iniziato), così che essi rinascano al momento della fusione di Osiride (il 4) con Ra (il 3). Nell’antico trattato alchemico denominato Theatrum chimicum si legge: "Questo monumento non è né P. né sepolcro, ma entrambi. Questa tomba non racchiude cadavere. Questo cadavere non è racchiuso in una tomba. Cadavere e tomba sono un’unica cosa". (Nell’Egitto dei Faraoni, Magia ed Iniziazione, di René Lachaud, Ediz. Mediterranee, 1997).

Piramidi (Testi delle): Denominazione attribuita ad un complesso di testi geroglifici, rinvenuti in Egitto verso la fine dell’800 all’interno di cinque diverse piramidi nel villaggio di Saqqara, nei pressi di Menfi. Risalgono al 2.450 a.C., e vennero scoperti dall’archeologo e scienziato tedesco Kurt Serthe (1869-1934). Si tratta di formule magiche, canti e carmi funerari religiosi e magici dell’antica civiltà egiziana, la cui conoscenza, grandiosa costruzione del pensiero dell’Egitto primevo, è doverosa particolarmente per ogni studioso delle religioni e, in generale, della civiltà egiziana. Secondo R.O. Faulkner, professore di lingua egizia presso l’University College di Londra, considerato il più autorevole traduttore di questi Testi, essi rappresentano il corpus più antico della letteratura religiosa e funeraria egizia pervenuto fino a noi. Fra tutte le raccolte simili, sono i meno corrotti, ed hanno un’importanza fondamentale per lo studioso della religione egizia. Essi costituivano l’ultimo canale completamente aperto che collega il periodo relativamente breve del passato che l’umanità ricorda a quello molto più lungo che ha invece dimenticato. Ci svelano vagamente un mondo scomparso di pensieri e di concetti, l’ultima delle innumerevoli eternità per le quali è passato l’uomo preistorico prima di fare il suo ingresso nell’era storica (The Dawn of Conscience, di James H. Breaasted, Ediz. Scribner, New York, 1944). L’effetto conseguito dai Testi attraverso quei geroglifici può considerarsi del tutto simile a quello ottenuto dalla Grande Piramide attraverso l’architettura. Infatti in entrambi i casi l’impressione principale è quella di un anacronismo, ovvero di processi tecnologici avanzati, impiegati o descritti in un periodo della storia umana in cui è logico presumere che non esistesse alcuna forma di tecnologia (Impronte degli dei, di Graham Hancock, Ediz. Corbaccio, 1996).

Piramidi: Le P. d'Egitto, i monumenti più misteriosi della Terra, vennero edificate (almeno secondo la maggior parte degli storici, perché come al solito, esistono teorie contrastanti) in un lasso di tempo relativamente breve, cioè dal 2800 al 2500 a.C. Aumenta però sempre più il numero di quanti sostengono che tali costruzioni risalgano a circa 7500 anni prima. Delle trentacinque P. principali disseminate in Egitto, la maggioranza si trova ai margini del deserto, a ovest del Nilo. Sorgono generalmente a gruppi, il più famoso dei quali è quello di Giza, non lontano dal Cairo, costituito dalle tre immense costruzioni geometriche osservate dall'altrettanto enigmatica Sfinge. La Grande Piramide, nota anche come Piramide di Khufu o di Cheope (Cheope è il nome greco di Khufu) fu costruita tra il 2700 e il 2600 a.C., durante la IV dinastia È la più grande del mondo: i lati di base misurano poco più di 230 metri; l'altezza è di circa 147 metri. È composta da due milioni e trecentomila blocchi di granito, che pesano circa due tonnellate e mezzo l'uno; il suo peso totale è quindi di circa cinque milioni e settecentocinquantamila tonnellate. All'interno è quasi completamente piena, ma comprende stretti passaggi collegati con l'esterno da prese d'aria, che conducono alle camere sotterranee. La prima esplorazione sistematica risale all'820 d.C., quando il califfo Abdullah Al Mamun, particolarmente appassionato delle scienze matematiche e della navigazione, decise di penetrarvi, convinto che al suo interno si trovasse una stanza segreta piena di carte geografiche e astronomiche lasciate da qualcuno di una civiltà precedente. Fu la sua équipe di scavo che, dopo aver rinunciato a trovare un'entrata segreta di cui si vociferava, perforò la parete esterna per trenta metri, e raggiunse, quando ormai ogni speranza sembrava perduta, il corridoio noto come Passaggio Discendente. La ricerca di nuove aperture e passaggi continua ancora oggi. Nell'ottobre 1987 è stata rinvenuta una nuova stanza contenente una barca solare. Pur con tutte le moderne tecnologie che abbiamo a disposizione, opere come la piramide di Cheope potrebbero essere realizzate oggi solo con immense difficoltà, od addirittura, come asseriscono alcuni ingegneri, non potrebbero più venire realizzate. Difficile stabilire come furono costruite le P. Studiosi come Kurt Mendelssohn hanno elaborato interessanti teorie che coinvolgono rulli, carrucole, barconi, piani inclinati, ed un numero impressionante di operai (non schiavi, fa rilevare Mendelssohn, ma gruppi di lavoratori momentaneamente disoccupati che giungevano da ogni parte dell'Egitto durante le stagionali inondazioni). Se ne legge in ogni testo scolastico. Sta di fatto che, quando si vede il risultato ottenuto, queste spiegazioni razionali non riescono a convincere. Ecco dunque perché la Grande Piramide è diventata il simbolo del mistero, ed ecco perché, nel corso dei secoli, è stata associata a molti culti ed interpretata, di volta in volta, come un tempio magico, un osservatorio astronomico o il modello dell'Arca di Noè. La vera e propria mania per le P. esplose nel 1830. Un certo John Taylor, che non le aveva mai visitate ma che si basava su alcune misurazioni effettuate dal colonnello Howard Vyse, pubblicò un volume dal titolo The Great Pyramid: why was it built and who built it? ( La Grande P.: chi l'ha costruita e perché?). Esaminando le sue misure Taylor credette di trovare una straordinaria serie di coincidenze matematiche tra il peso, il perimetro e l'altezza della piramide e (in proporzione) il peso della Terra, la sua distanza dal Sole e la lunghezza dell'anno solare. Altri autori, come Charles Piazzi Smith e Robert Menzies, affermano addirittura di aver letto nei rapporti tra le lunghezze dei corridoi della piramide alcune date fatidiche della storia del mondo. Da qui il passaggio ad altre ipotesi fantasiose è quasi immediato. Per alcuni le P. furono costruite dagli abitanti di Atlantide molti millenni prima della loro data di nascita ufficiale; si trattava di segnali studiati per resistere nei millenni e comunicare messaggi alle generazioni future. Altri pensano che le P. siano state costruite dagli extraterrestri, o per lo meno facendo uso di apparecchiature extraterrestri. Altri ancora ritengono che i popoli antichi possedessero il potere di rendere leggera la pietra grazie a poteri ESP (v.). Sono passati moltissimi anni dalla nascita dell'Egittologia e grandissimi passi sono stati fatti per la comprensione della antica cultura egiziana. Oggi si è arrivati a ricostruire gran parte della storia dell'Egitto direttamente dalla traduzione dei geroglifici. Rimane il fatto che molti misteri restano insoluti, per es. quando e perché furono costruite le piramidi, oppure come abbiano potuto gli antichi egizi raggiungere livelli di conoscenza architettonica ed ingegneristica tanto elevati. Per molti anni le piramidi sono state esclusivamente considerate delle grandiose tombe costruite da migliaia di schiavi per commemorare il faraone morto. Robert Bauval, dopo una lunghissima ricerca, ha gettato una nuova ed intrigante luce sui vari quesiti che circondano le piramidi. Studiando attentamente la posizione delle tre più famose piramidi situate sull'altopiano di Giza, egli ha scoperto che questa era una evidente riproduzione della posizione delle stelle che formano la cintura della costellazione di Orione. Inoltre ha posto in evidenza la teoria che i condotti che partono dalla Camera del Re della Grande Piramide, non sono semplici condotti utilizzati per l'areazione della camera mortuaria, ma visto che puntavano direttamente verso la Costellazione di Orione, erano la diretta via in cui veniva proiettata l'anima del faraone deceduto verso la costellazione stessa. Inoltre il mistero dei condotti si infittisce in quanto, in uno dei condotti è stata mandata una piccola cinepresa robotica ed è stata fatta una strabiliante scoperta: una porta segreta ancora chiusa nel profondo della struttura della piramide blocca il passaggio del cunicolo. Si pensa che questa nuova ed imminente scoperta porterà ad un cambiamento radicale nella nostra percezione su questa antica civiltà. Osservando la veduta area della necropoli memfita di Giza, si può facilmente notare come siano allineate le tre piramidi. A prima vista queste sembrano non essere allineate perfettamente ma, se le confrontiamo con l'immagine delle stelle che formano la cintura di Orione le cose cominciano a diventare chiare. Impossibile pensare ad un errore: le piramidi sono allineate esattamente come le stelle della cintura di Orione. Il Bauval è stato il primo a notare che l'allineamento delle piramidi di Giza era rispecchiato precisamente dalle stelle della Costellazione di Orione. Ha chiamato questo fatto "Teoria della Correlazione" che è la spina dorsale della sua interessantissima ricerca. L'Astronomia è fondamentale alla Teoria della Correlazione di Bauval. In un ciclo di circa 26.000 anni la terra oscilla leggermente sul suo asse e questo produce ad un cambio apparente della posizione delle stelle. Questo fenomeno è noto come precessione (le stelle, ad ogni mezzo ciclo, si troveranno ad una declinazione più bassa o più alta). Quando la terra oscilla, la Stella Polare, che segna approssimativamente il Polo Celeste, cambia. Attualmente è Polaris che marca il Polo Celeste, ma al tempo delle Piramidi era marcato da Thuban nella costellazione del Drago. Nel 12.000 d.C. sarà Vega, nella costellazione della Lira che marcherà il Polo. Un altro cambiamento della posizione delle stelle è dovuto dall'espansione dell'universo. Le stelle non sono stazionarie nello spazio; hanno quello che è chiamato Moto Proprio: alcune stelle si muovono verso la terra, mentre altre se ne allontanano (è stato osservato che le stelle della cintura di Orione tendono a muoversi insieme attraverso lo spazio). Le stelle che si trovano ad una grande distanza dalla terra sembrano muoversi più lentamente rispetto alle altre: questo è il caso di quelle di Orione, che è distante circa 1.400 anni luce. Come abbiamo detto, è molto importante farsi una precisa idea di come era il cielo al tempo delle Piramidi: oggi grazie a sofisticate apparecchiature, è possibile studiare il cielo di molti secoli fa, e questo ha aiutato moltissimo il Bauval alla verifica ed alla costruzione della sua interessante teoria (v. Il Mistero di Orione, di Robert Bauval e Adrian Gilbert, Ediz. Corbaccio). Y (Il potere della P.) Sembra proprio che se si intende risparmiare i soldi delle lamette da rasoio, sia sufficiente costruire una piccola P. in scala con quella di Cheope, e piazzarci dentro una lametta: dovrebbe ritornare affilatissima. Quanti si sentissero stanchi o depressi, dovrebbero sistemare tale P. sopra il letto, per assicurarsi sonni tranquilli. Infine se si volesse disidratare un frutto od imbalsamare un animale, sistemando l’oggetto o l’animale da trattare sotto una P. costruita in scala con quella di Cheope, si raggiungerebbe lo scopo prefissato. Queste affermazioni sono tratte da un volume molto popolare qualche anno fa, Pyramid Power (Il potere della P.), nel quale si sostiene che i particolari rapporti tra il perimetro e l'altezza della P. di Cheope generano al suo interno, ed anche all'interno dei modelli in scala, particolari effetti. Il libro ha creato una vera e propria scienza denominata piramidologia, nonché una nutrita schiera di piramidofili: a Napoli ed a Trento esistono addirittura ditte specializzate nella costruzione di tali P. magiche.

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Pitagora: Nome del grande filosofo greco, nato a Samo nel 571 a.C. e morto a Metaponto nel 497 a.C. È stato e rimane un personaggio semi leggendario, pur essendo apparso nella piena luce della storia. Votato dai genitori alla luce di Apollo prima ancora della nascita, P. era stato un bimbo e poi un giovane di bellissimo aspetto, dolce, moderato, dotato di uno sguardo da cui trapelava un'energia segreta ed in cui brillava la luce della saggezza. Amava intrattenersi con i sacerdoti di Samo, che lo iniziarono ai principi della fisica. A diciotto anni aveva seguito le lezioni di Ermodomante di Samo, a venti quelle di Ferecide a Siro, intrattenendosi a lungo con Talete ed Anassimandro di Mileto. Questi dotti maestri gli avevano aperto nuovi orizzonti, ma nessuno l'aveva soddisfatto, poiché fra i loro insegnamenti contraddittori già cercava interiormente il legame, la sintesi, l'unità del gran Tutto. Arrivava ad una crisi in cui lo spirito concentra le sue facoltà nell'immane sforzo per intravedere il fine, per trovare il cammino da percorrere per arrivare al centro della vita, al sole della verità. Decideva allora di migliorare le sue conoscenze addentrandosi nei più segreti anfratti dei templi egizi. Benché munito dell'appoggio del faraone Amasi, veniva accolto con diffidenza dai sacerdoti di Menfi. Diffidavano sempre dei greci, che per esperienza consideravano incostanti e superficiali. Ma il novizio seppe sottomettersi con sapienza e coraggio incrollabili agli ostacoli ed alle prove imposti. La sua iniziazione durò ben ventidue anni, sotto il pontificato del Gran Sacerdote Sonchis. P. attraversò tutte le complesse fasi del processo iniziatico ispirato ad Iside e costituito da prove, tentazioni, spaventi ed estasi, fino alla sua morte apparente e catalettica, culminata alla risurrezione nella luce di Osiride. Ad ogni passo della vertiginosa ascensione le prove diventavano più formidabili, sottoponendo centinaia di volte a rischio la stessa vita, specie se si intendeva arrivare al dominio delle forze occulte, alla pericolosa pratica della magia e della teurgia. I sacerdoti riconobbero in lui una forza d'animo eccezionale ed una passione sublime per la sapienza, e gli aprirono tutti i tesori delle loro conoscenze. Imparò allora le matematiche sacre nonché la scienza dei numeri e dei principi universali, che accumulò in sé facendone il centro di un sistema solo suo, personalizzato, il che lo doveva poi portare a formulazioni nuove, rivoluzionarie. Era ormai giunto ai vertici del sacerdozio egiziano, quando dovette subire un'inaspettata lezione imposta dall'invasione di Cambise, despota persiano erede dei monarchi di Ninive e di babilonia, i cui eserciti vincitori invasero l'intero Egitto come nugoli di cavallette, distruggendo i templi, saccheggiando ed uccidendo, imprigionando ed umiliando il faraone Psammetrico con la sua famiglia. Era la fine della plurisecolare istituzione faraonica. Una crudele ma decisamente istruttiva lezione della storia, dopo quella della scienza. Cambise fece condurre ed internare P. in Babilonia, con parte del sacerdozio egiziano. Una tragedia che doveva trasformarsi in un'occasione per allargare il suo già vasto orizzonte, perché studiando le dottrine, le religioni ed i culti babilonesi, poté approfondire le conoscenze dei magi, eredi di Zoroastro (v.). Se i sacerdoti egizi possedevano le chiavi della scienza sacra, quei magi sapevano dominare le potenze occulte della natura, come il fuoco antropomorfo (il leone celeste) e la luce astrale. Dopo l'iniziazione egizia e caldaica, P. ne sapeva di più dei suoi maestri di fisica, poiché gli erano diventati famigliari i principi eterni dell'universo e le loro applicazioni. La natura gli aveva aperto i suoi abissi, ed i veli grossolani della materia s'erano dissolti per mostrargli le meravigliose sfere della natura e dell'umanità spiritualizzata. Rimase in Babilonia ben dodici anni, e gli fu consentito il ritorno in patria dopo 34 lunghi anni di assenza. Samo purtroppo era diventata invivibile: scuole e templi chiusi, con i sapienti ed i poeti fuggiti dinanzi all'invasore persiano. In quelle difficili condizioni P. optava allora l'esilio, per cui decideva di andare in Grecia, accompagnato dalla vecchia madre. Non era certo attratto da corone olimpiche né da allori di poeta, poiché i suoi interessi erano ben più grandi e misteriosi. Intendeva risvegliare l'anima assopita degli dei nei santuari, rendere forza e prestigio al tempio di Apollo e soprattutto fondare in qualche luogo una scuola di scienza e di vita, ove creare né politicanti né sofisti, ma esseri umani educati fino all'iniziazione, delle vere madri e dei puri eroi. Aveva visitato tutti i templi greci, fermandosi presso Epimede, nel tempio di Giove Ideo, aveva assistito ai giochi olimpici, aveva anche presieduto ai misteri d'Eleusi, dove il gerofante gli cedette il proprio autorevole posto, accolto ovunque come un grande maestro. Veniva allora chiamato a Delfo, dove ormai languiva l'arte divinatoria, per recuperare la profondità, la forza ed il prestigio perduti. Quindi non per consultare Apollo, ma per illuminare gli interpreti, per riscaldarne gli entusiasmi e risvegliarne l'energia, così agendo sull'anima stessa della Grecia preparandone l'avvenire. P. vi si fermò un anno intero, e soltanto dopo aver raggiunto il suo obiettivo, avendo istruito i sacerdoti in tutti i segreti della sua dottrina ed aver completata la particolare formazione della sacerdotessa Teolclea per il ministero che l'attendeva, partiva per la Magna Grecia. Intorno al 530 si stabiliva nella fiorente Crotone, all'estremità del golfo di Taranto, nei pressi del promontorio Lacinio. Era qui che fondava la sua grande scuola esoterica, nota sotto il nome di sodalizio pitagorico (v. Il sodalizio pitagorico di Crotone, di A.Gianola). Era un'associazione a carattere etico religioso, di ispirazione aristocratica. Le finalità politiche della comunità sono testimoniate dalle numerose persecuzioni subite da parte dei democratici locali. Tra gli scritti attribuiti a P. la gran parte sono spuri, ad eccezione dei frammenti riportati da Filolao in dialetto dorico. La tradizione presenta P. come un maestro di virtù estremamente autorevole (da cui il celebre autoz efa, ipse dixit), seguace dell'orfismo e della dottrina della metempsicosi. La sua speculazione metafisica (secondo l'interpretazione di Aristotele) parte da una svalutazione della conoscenza sensibile, per fondarsi sul "numero", inteso in senso geometrico oltre che matematico, come "misura", come tramite tra mondo sensibile e mondo intelligibile, e come arcg di tutte le cose. L'essenza delle cose infatti è numerica, e da opposizioni numeriche (limitato ed illimitato, pari e dispari, unità e pluralità, destra e sinistra) è in ultima istanza costituita la realtà profonda di tutte le cose.

Pitagorismo: Nome dell'indirizzo filosofico fondato da Pitagora (v.) nel VI secolo a.C., nella sua comunità scuola esoterica di Crotone. Il P. ebbe larga diffusione sia in Magna Grecia che nella stessa Grecia. Le finalità della comunità pitagorica non sono di tipo esclusivamente filosofico e scientifico, ma prevalentemente etico, politico e religioso. Il carattere esoterico delle dottrine pitagoriche, divulgate solo nel V secolo con il trattato Sulla Natura di Filolao, lo testimonia chiaramente, offrendo analogie con l'orfismo. Nella comunità del P. avevano accesso anche le donne, ed il possesso della scienza, soprattutto quella dei numeri, era considerato un fattore di purificazione morale ed ascetica.

Placet: Termine avente il significato di piace, con cui dal Medioevo veniva indicata l’approvazione da parte delle autorità civili degli atti ecclesiastici che potevano aver vigore il territori limitati del Paese. Il placet differiva dall’exequatur, che era l’approvazione degli atti emanati direttamente dalla Santa Sede (atti apostolici). Sia il placet che exequatur vennero aboliti l’11 febbraio 1929 con la firma dei Patti Lateranensi che, all’art. 21, impongono la comunicazione preventiva allo Stato italiano delle nomine fatte dall’autorità ecclesiastica.

-Platone: Grande esponente della filosofia greca, vissuto tra il 427 ed il 347 a.C., considerato erede delle scuole di Socrate e Pitagora, che vanta la successione di Aristotele, suo discepolo nell'accademia ateniese da lui fondata. Ha lasciato un immenso patrimonio culturale, condensato nei suoi innumerevoli Dialoghi, scritti in oltre 50 anni di intensa attività di ricerca nei vari campi dell'etica, della morale e dello spirito umano. Ha trattato, codificandolo, il rapporto di coppia a livello spirituale, per cui è universalmente citato l'amore platonico, che coinvolge purezza di sentimenti e nobiltà di sensazioni, senza la contaminazione dei sensi o, più generalmente, della materia, in ogni manifestazione. Le sue opere riportano concetti che hanno influenzato a fondo l'evoluzione del pensiero umano e lo sviluppo di nuovi pensieri e dottrine sulla virtù, sulle filosofia e sulla scienza, intesa come ricerca razionale del bene, capisaldi che hanno poi pesantemente condizionato religioni e forme politiche di governo. P. ha instaurato soprattutto il culto della ragione, da lui codificato come l'etica e la metafisica, all'insegna socratica del "vi è un solo bene, ed è chiamato conoscenza", vera e propria "in tenebris lux", luce nelle tenebre, mezzo portante al mitico Logos. L'ambito traguardo perseguito da ogni grande pensatore a lui succeduto quale faro dell'umanità. Sostenne il concetto della reincarnazione nei famosi dialoghi del Fedone.in cui si afferma che lo spirito umano per elevarsi deve tornare sulla Terra, dopo aver bevuto alle acque del Lete, che tolgono il ricordo delle esistenze passate. Senza P. forse non ci sarebbe l'esoterismo, specie nella forma più attuale, che è ricerca interiore ed arte reale, di cui lui è stato maestro insuperabile. La voce della coscienza, la prevalenza del ragionamento sulla semplice opinione, l'esaltazione degli ideali, l'immortalità dell'anima, l'oltretomba, l'origine del mondo e della realtà naturale (Timeo), il bene come armonica mescolanza di intelligenza e di piacere (Filebo), sono solo alcuni degli argomenti su cui P. ha concentrato la propria attenzione, elaborando i suoi pensieri ed arrivando a conclusioni che tuttora sorprendono per la loro sconcertante attualità, a quasi 25 secoli di distanza. Egli è arrivato a descrivere il modello ideale di stato, governato da filosofi in gradi di pervenire alla scienza della verità, e quindi alla visione del bene, uno stato gestito delle tre virtù della saggezza, del coraggio e della temperanza, cui P. fa corrispondere le tre classi dei governanti, dei guerrieri e dei lavoratori (La Repubblica). Come tutti i geni che si sono distinti nella storia dell'umanità, P. non ha goduto di grandi soddisfazioni né di vita facile, avendo al contrario dovuto subire dure persecuzioni, specie in occasione dei suoi tre viaggi in Sicilia, a Siracusa, presso Dionigi il giovane, dove tentò disperatamente ed inutilmente di realizzare il suo ideale politico. Ormai ottantenne, scrisse 12 libri delle "leggi", che la morte gli impedì di completare, ove ci lasciò le sue ultime moderate tesi politiche, frammiste al costante ed intenso rammarico per le delusioni subite nel tentativo di mettere in pratica i suoi principi. Principi in cui credeva ciecamente, e per cui aveva speso l'intera sua esistenza, avendo nel cuore e nella mente unicamente il miglioramento della condizione dell'intera umanità.

Platonismo: Termine con cui vengono indicati gli elementi della dottrina di Platone (v.), che da Aristotele in poi, sono stati assunti come caratteristici di questa posizione. Essenzialmente si tratta della dottrina delle idee secondo cui la conoscenza sensibile, molteplice e mutevole, non ha alcun valore oggettivo, della dottrina della dialettica come metodo filosofico per il quale un'unica idea viene suddivisa nelle sue articolazioni, e della dottrina del fine politico della filosofia, come realizzatrice della giustizia nei rapporti umani. Nuove istanze religiose e culturali vengono aggiunte nel neoplatonismo (v.), la cui versione antica (v. Plotino) costituisce la matrice delle riprese platoniche medievali e rinascimentali.

Pleroma: Deriva dal greco plh roma, ciò che serve a riempire. È un termine teologico indicante la pienezza della perfezione divina. San Paolo lo usa per primo nelle sue lettere ai Romani, agli Efesini ed ai Colossesi, applicandolo sia alla perfezione divina del Padre che alla pienezza della divinità del Cristo. È un termine impiegato spesso nello Gnosticismo, con il quale si deve intendere "la pienezza della Vita Divina comprendente tutti gli esseri che da Dio emanano". Con la gnosi valentiniana, P. diventa un termine tecnico, impiegato per contrapporre Dio e le sue emanazioni di natura prettamente spirituale all'imperfezione od all'illusione del mondo esteriore e, più in generale, della materia.

-Plotino: Filosofo neoplatonico (Licopoli, Egitto 205 - Roma 270), formatosi alla scuola di Ammonio Sacca di Alessandria. Fondò a Roma la più prestigiosa scuola neoplatonica, sostenuto dal favore dell'imperatore Gallieno. Il neoplatonismo di P. si poneva come massima espressione del pensiero e della tradizione razionalistica classica in alternativa rispetto al nascente cristianesimo. Le dottrine di P. hanno un'ispirazione teologica e mistica che deriva dalla generale atmosfera dell'epoca (eclettismo filosofico e diffusione della letteratura orientale), ma nel complesso tentano un ricupero della tradizione platonica originale. Gli scritti di P. furono raccolti dal discepolo Porfirio (autore d'una Vita di P.) in un'opera nota come Enneadi, costituita da sei libri di nove capitoli ciascuno. L'ispirazione di fondo della dottrina neoplatonica è di tipo monistico: l'Uno è il principio ed il fine di ogni realtà, da cui procede ed a cui ritorna il molteplice, risolvendosi in esso. Il problema critico è invece quello di conciliare il principio dell'unità con quello della distinzione, e di spiegare il rapporto tra i vari livelli del mondo intelligibile rispettandone la distinzione pur nella fondamentale continuità, senza ricorrere platonicamente ai miti: di qui il concetto di emanazione. "Come la luce del sole, così il molteplice emana dall'Uno per la stessa necessità che il meno perfetto derivi dal più perfetto". La soluzione emanazionistica è intermedia rispetto al creazionismo teistico ed al panteismo. I momenti del processo emanazionistico sono l'Uno (Dio, coincidente con l'idea platonica del Bene), il Nous (puro pensiero, coincidente con l'idea della Bellezza, e corrispondente al Demiurgo platonico), l'Anima (intermedi tra il puro pensiero e la materia, e contenente i semi intelligibili del mondo sensibile, corrispondente circa alla platonica Anima del Mondo). La materia è da un lato l'estremo limite (oscuro) del processo emanazionistico, dall'altro l'antitesi dell'Uno, coincidente con il Male. Il dualismo fisico-morale è contenuto quindi nell'unione tra l'anima (immortale, che partecipa alla pura intelligibilità del Nous) ed il corpo (principio materiale). Il processo della conoscenza, che costituisce il momento del ritorno all'Uno, simmetrico rispetto al processo emanazionistico, è perciò insieme sforzo ascetico per liberare l'anima dai vincoli corporei, che culmina con l'estasi mistica.

-Plutarco: Scrittore greco (45-125 d.C.) che, dopo aver viaggiato per lunghi anni, si ritirò nella sua città dedicandosi allo studio, da cui fu distolto solo da qualche carica onorifica, come quella di arconte o sacerdote del tempio di Delfi. La sua opera viene suddivisa in due categorie: da un lato il suo capolavoro Bion parallhloi (Le vite parallele); dall’altro ‘Hdica (Opere morali). Le vite parallele sono state così chiamate perché comprendo 50 biografie di personaggi greci e romani, di cui 46 disposti a coppie sulla base di analogie di vita o di carattere (Teseo e Romolo, Temistocle e Camillo, Pericle e Fabio Massimo, Pirro e Caio Mario, Alessandro Magno e Cesare, Demostene e Cicerone). In realtà le biografie sono narrate singolarmente, e sono seguite da un’appendice contenente il confronto tra i due personaggi. Sincero ammiratore del passato, ed orgoglioso dell’antica grandezza del suo paese, ormai superata da quella del crescente impero romano, P. volle dimostrare che la Grecia aveva da contrapporre ai nuovi eroi dei personaggi altrettanto illustri, senza mai fare del nazionalismo, ma solo esaltando la virtù. Sorretto da un grande senso narrativo, riesce ad ottenere mirabili effetti attraverso colpi di scena, per cui è stato criticato per la mancanza di una vera interpretazione storica essendo il suo racconto più prossimo al romanzo che alla realtà. P. si rivela artista più felice dove applica una schietta semplicità, mentre il suo linguaggio si fa più involuto ed oscuro dove cede alla tentazione di enunciare sentenze filosofiche o moraleggianti. Egli era per natura portato a tale interesse, come confermato dalle sue molte opere morali, che tuttavia rivelano com’egli più che profondità e sviluppo originale di pensiero, possedesse semplicemente una certa cultura filosofica. Le sue opere morali comprendono dialoghi di tipo platonico e saggi. Spaziano dall’analisi degli stoici a quella degli oracoli, dalla fortuna dei romani alla tranquillità dell’anima, dai consigli politici alle tradizioni greche. Studioso di tutte le correnti di pensiero, P. si professava platonico, pur essendo sensibile alla metafisica aristotelica e, anche se combatté per coerenza stoici ed epicurei, non esitò ad accettarne le tesi su questioni morali. Più che il pensiero in P. trionfa il sentimento, per cui la sua fortuna fu immensa in ogni tempo, specialmente in epoche dominate dal romanticismo e dall’aspirazione alla libertà ed alla grandezza.

Pneuma: Termine naturalistico derivato dal greco pneuma, soffio, con cui nelle antiche dottrine psicologiche viene definita l’anima che si stacca dal corpo del morente. L’anima umana viene cioè identificata con il principio cosmico partecipato all’individuo (per Anassimene l’aria). Nello Stoicismo (v.) questo significato naturalistico viene specificato fino ad identificare il P. con il fuoco, intesi come principio vitale dell’universo (v. Anima del mondo). In musica invece il termine indica un passaggio melismatico cantato su una sola sillaba, proprio del canto cristiano liturgico dei primi secoli. Nel canto gregoriano il P. rimase quasi esclusivamente nella Alleluja (iubilus).

Pneumatologia: Termine che, secondo la dizione classica di Leibniz e di Wolff, definisce la psicologia e la metafisica speciale, o teologia naturale, in quanto scienza dello spirito. Essa si occupa tanto dell’ego umano come soggetto dei fenomeni psichici, quanto delle entità immateriali, come Dio, gli angeli, gli spiriti, ecc. Così in Kant la P. è la psicologia metafisica che afferma la sostanzialità dell’anima spirituale. Nel pensiero di altri interpreti, come il Feder, il significato di P. viene ristretto alla psicologia, in quanto la psiche viene identificata con il pneuma (v.). In medicina è invece la branca specialistica che si occupa dello studio delle malattie polmonari.

Pneumatomachi: Termine che definisce i seguaci del Macedonismo (v.), una dottrina eretica di ispirazione ariana che negava la divinità dello Spirito Santo, ritenendola creatura del Verbo in base ad un’interpretazione rigidamente letterale delle Sacre Scritture. L’eresia fu condannata dai Concili di Costantinopoli (381), di Efeso (391), di Calcedonia (451) e Lateranense (1139). Gli adepti del Macedonismo furono anche denominati Maratoniani, dal nome di Maratonio, vescovo di Nicomedia, uno dei più importanti esponenti della setta.

Politeismo: Termine derivato dal greco polu, molti, e deoz, dio, che definisce ogni tipo di religione che si fonda sulla credenza nell’esistenza di più divinità reciprocamente indipendenti. Il P. si oppone al monoteismo (v.), di cui fu a lungo considerata come l’origine. In realtà il P. sopravvive in culture evolute, come quelle dei Sumeri, dei Babilonesi, degli Egizi, dei Greci, dei Romani, degli Aztechi, dei Maya e degli Incas. Inoltre occorre sottolineare che credenze monoteistiche (culto dell’Essere Supremo) si ritrovano nella preistoria dell’umanità. Il P. non esclude che vi sia una divinità superiore alle altre, ma tale superiorità non e mai assoluta, ed a ciascuna divinità è riconosciuto un potere autonomo.