Perfetto: Ciò che è compiuto, a cui nulla manca, in senso metafisico od etico. Il significato del termine varia, entro questa definizione etimologica, a seconda delle diverse teorie filosofiche. In Aristotele P. è ciò che ha un limite, un termine, una specifica determinazione formale. Secondo San Tommaso d'Aquino P. è solo Dio e l'ente a Lui finalizzato. Per Cartesio, Leibniz e Spinoza P. è ciò che possiede tutti i possibili attributi. Secondo la dottrina gnostica, il termine P. identificava il massimo livello dei capi Albigesi (v.), noti per il loro ascetismo capace di suggestionare enormemente le folle, specie attraverso la loro predicazione contro le enormi ricchezze della Chiesa di Roma, causa scatenante della reazione dei cattolici, che agli inizi del XIII secolo sfociava in una sanguinosa crociata.

Perfezione: Stato o struttura di un essere in quanto perfetto. Si suole distinguere la P. in senso metafisico ed in senso etico-ascetico. La P. metafisica è la pienezza posseduta da un ente secondo il proprio concetto. Gli scolastici distinguevano gerarchicamente la P. assoluta che spetta all'ente assoluto o Dio, da quella relativa, che spetta agli enti creati e dipendenti dall'ente assoluto. Dal punto di vista etico-ascetico si sottolinea l'aspetto finalistico della P.: perfetto è l'uomo che è compiuto nell'operare che agisce sempre conformemente alla virtù, senza carenze o difetti. Ciò suppone la P. naturale, cioè il pieno ed armonico sviluppo di tutte le facoltà cooperanti nella vita etica. Y (Massoneria) Riconosce la P. nella sola figura del G.A.D.U., al quale proprio per tale ragione dedica i suoi Lavori. Il Massone non aspira alla P., sapendola irrangiungibile per l'essere umano, anche se Iniziato. Tende però a migliorare la propria condizione, le conoscenze e l'etica comportamentale, considerandosi quindi perfettibile. Vede bene la cima della montagna, ne conosce anfratti e percorsi che, lungo le scoscese sue pendici, tendono verso la vetta, e fa del suo meglio per ascendervi. Sa però che alla cima non potrà mai arrivare: il microcosmo è di identica natura al macrocosmo, ma restano due identità di ben diversa rilevanza nel quadro universale. All'Uomo compete comunque il dovere d'operare caparbiamente su sé stesso, per avvicinarsi il più possibile alla P. divina, per quindi esserne miglior rappresentante nel complesso mondo del Creato che è chiamato a gestire. Y (Guido da Todi, studioso di filosofie orientali, Esonet) Malgrado l’apparente controsenso, uno dei maggiori ostacoli che impediscono allo spiritualista un suo scorrevole percorso lungo la strada della maturazione individuale è la sua attenzione spiccata verso la P. dei rapporti, del pensiero e dell’azione. Egli si dibatte, sovente, in un mondo soggettivo nel quale la sua realtà individuale è percepita come prevalentemente in ombra, di fronte alle altre tutte, che fanno parte del suo mondo quotidiano. La lotta silente ed istintiva avviene tra un suo atteggiamento di sottile indecisione ad intraprendere il deciso sforzo in direzione della liberazione cosmica e quella spinta indiscutibile a liberarsi, invece, da strutture formali che non è più in grado di accettare. Resta il fatto che, comunque, egli, per le suddette ragioni, stenta a scollarsi da certi complessi di rifiuto ad una serena affermazione del proprio carattere e del proprio impegno; vede gli altri come sempre migliori di lui; sospetta che il Sentiero dello Spiritualismo pretenda da ogni pellegrino della terra delle azioni assolute ed eroiche, delle rinunce totalitarie, un’ascesi fredda e spiccata. Di conseguenza, qualunque suo slancio di miglioramento continua ad essere visto come impreciso, oscuro, non sufficiente e debole. Il desiderio di P. sovrasta e blocca una serena visione delle cose. Val la pena di raccontare una breve parabola di Yogananda Paramahansa, che collima parzialmente, nella prima parte, con i significati di quanto andiamo dicendo; tuttavia, nella sua seconda parte non risulta affatto inutile alla lettura: "Venne il tempo fatidico della morte per una vecchia donna, che il mondo aveva conosciuto come dura e cattiva con tutti. Dopo aver esalato l’ultimo respiro, ella si trovò logicamente nell’inferno. Un luogo oscuro, angoscioso, freddo e pieno di gemiti invisibili. La paura le entrò sin dentro le più profonde pieghe dell’anima. "Dio mio", pregò terrorizzata, "Aiutami Tu! Toglimi da questo luogo orribile!" Non appena ebbe pronunciato tali parole, una stilla luminosa, alta nel cielo oscuro ed immoto, apparve e prese a brillare debolmente, rischiarando con la sua luce l’intero panorama ringhiante e nero dell’inferno. Poi, lentamente, si allungò; divenne un sottile filo radioso, che si stese, sino a pendere ed oscillare sopra il capo della vecchia donna. Una voce tenera e dolce, che proveniva dall’ovunque, disse, allora: "Osserva il potere dell’amore e della sincerità. Nella tua vita hai compiuto solo una buona azione. Ma, era pervasa di vera purezza e di altruismo. Ora, questo evento ti dà un’insperata chiave di salvezza. Aggrappati ad esso; afferrane la fune radiosa, ed issati fino al Cielo". Mentre la misteriosa parola risuonava per ogni dove, ecco che, nello stesso momento, dalla nebbia martoriata dell’inferno iniziarono ad apparire, come dal nulla, dei piccoli gruppi di dannati. Anch’essi volevano uscire dall’eterna sventura. Ed approfittavano del messaggio, per utilizzare la via di una libertà mai sognata. La vecchia donna aveva già afferrato, intanto, con disperazione la fune luminosa, e si era issata per buona parte del suo ossuto e curvo corpo. Ma, non appena vide protendersi verso di lei quelle mani affamate e quei volti pieni di dolore e di lagrime, iniziò a scalciare e ad allontanare con decisione e protervia l’umanità castigata che aveva sotto di sé. La corda, già di per sé sottile e delicata, non resse all’oscillazione rabbiosa, e si spezzò". Noi vorremmo evidenziare solo il miracolo della fune luminosa. È profondamente vero, occulto, comprovato in mille e mille indicazioni della letteratura metafisica che ogni pulsione sincera, ogni sentimento di fede, ogni sforzo soggettivo, sentito sino in fondo all’anima, per quanto debole possa apparire ad un esame sommario ed esteriore, stabilizza delle incredibili radici di potere nel destino più celato di ognuno di noi. E non manca di dare un risultato liberatorio e risolutore proprio in quei momenti, magari, nei quali non è più presente in noi, come ricordo di un’azione qualunque fatta nel passato. Non è nell’intensità dello sforzo che risiede la qualità di un’azione; bensì nella sua ampiezza universale. Se accettiamo il fatto incontrovertibile in natura che l’infinito evolversi delle cose, negli attuali mondi di esistenza e nei futuri, incredibili stati metafisici che attendono l’uomo, non abbia un termine; e che ogni ciclo sia la preparazione ad un successivo, nella spirale cosmica che non ha mai fine, ebbene il termine di P., di un qualcosa che possa far esclamare: "Attimo, fermati! Sei la conclusione di tutto!" diverrà poco degno di una mente che percepisce la propria essenza primordiale. Esiste una rivelazione molto più vasta di quanto si possa supporre nei codici morali dei Veda, quando essi indicano soltanto nel dharma di ognuno di noi la meta assoluta e sempre rinnovata dell’esistenza. Ogni azione, dalle minori alle più eroiche, se perseguita nell’Amore e nell’armonia più completa, è un infinito ed incondizionato frammento di una P. in atto, che, nella successiva replica di sé stessa, già incarna un diverso obiettivo esistenziale. Vivere il momento presente come indicatore dell’unica possibilità che ha l’assoluto di manifestarsi nel tempo e nello spazio, significa essere l’assoluto. Vivere la nostra vita, con gioia e serenità, sentendola incasellata nel ritmo universale della vita, è compiere il più grande atto di devozione alle Sante Scritture di ogni tempo. È qui, in questo preciso attimo, che cessa il desiderio, come insegnò Gothama il Buddha (v.), ed inizia la realizzazione dell’infinito. Quindi, l’individuo che si dibatte nei suoi pensieri di inutilità, di ricerca di una P. isolata dal contesto della perfetta letizia quotidiana; che non vuole convincersi sull’illusione di un fatidico momento privilegiato, in cui tutti i lembi del cielo lo cingeranno finalmente nell’abbraccio finale, ebbene costui è lungi dal comprendere che ogni scaglia del Sacro Pesce è il Pesce stesso. Piuttosto che passare ore ed ore curvi nello studio delle più difficili letterature metafisiche, oppure nell’angosciante mea culpa, quotidiano e subconscio, della propria pochezza spirituale, alla ricerca di una P. definitiva che non verrà mai, soffermiamoci a carezzare il volto dei nostri bambini: nei loro occhi e nel loro sorriso v’è tanto di quel Dio che non basterà la somma di tutte le eternità a farcelo assimilare.

Perfezionismo: Indirizzo di pensiero inaugurato da Leibniz, secondo cui l'autoperfezionamento rappresenta la norma della moralità. Buono, in senso morale, è ciò che rende l'uomo integralmente perfetto, come personalità armonicamente compiuta. Leibniz fa coincidere felicità come fine etico e perfezione. Wolff invece, unitamente a Ferguson, Ulrici e Wentscher, pone in relazione lo sforzo di perfezionamento individuale con quello degli altri.

Periodo storico: Era, evo. Periodo di tempo il cui inizio è contrassegnato da un avvenimento di particolare importanza a partire dal quale vengono computati gli anni. È l'unità più generale in cui si suddivide il tempo geologico, che a sua volta può suddividersi in periodi. Y (Esoterismo) Il particolare periodo storico che stiamo attraversando (v. Acquario) appare essere caratterizzato da molte peculiarità, che lo rendono unico rispetto al passato, e perciò difficile da interpretare. In un mondo nel quale i modelli di riferimento tradizionali stanno perdendo la loro forza di persuasione, l'uomo incontra difficoltà crescenti nel comprendere il proprio ruolo, stretto com'è fra una realtà interiore ed un'altra esteriore che va evolvendosi ben oltre ogni capacità di intendimento. In tali condizioni, nonostante il bisogno di non essere solo, l'uomo tende a rinchiudersi in se stesso. Eppure, dovrebbe essere chiara a tutti la coscienza che i problemi degli altri sono simili ai nostri. Perciò appare assai importante incoraggiare rapporti e colloqui diretti fra gli uomini, onde tentare di raggiungere in comune una migliore presa di coscienza della vita (v. Eone).

Perpendicolare: Denominazione analoga al Filo a Piombo (v.), è un utensile attivo, simbolo della profondità della conoscenza e della rettitudine, che previene ogni obliquità tendenziale. Nel Tempio massonico la P. è l'emblema della verità, della saldezza e dell'equilibrio, e rappresenta l'incitamento alla giustezza ed alla dirittura della mente, sia nel deliberare che nell'operare. Essa significa soprattutto profondità nell'osservazione. È l'attributo del Secondo Sorvegliante della Loggia, e rappresenta la supremazia sulla più bassa natura animale dell'essere umano, nel suo intento di acquisire una condizione di perfetta rettitudine (v. Perfettibilità).

Persecuzione: Insieme di atti aventi come scopo il danneggiamento di un popolo o di un singolo individuo. Trova applicazione nel cristianesimo, in quanto definisce le secolari angherie subite dai primi cristiani da parte delle autorità e del popolo di Roma, da quando apparve diverso dal giudaismo. Resta controversa la questione del fondamento giuridico delle P., particolarmente in quelle anteriori a Decio (col quale le P. vengono indette direttamente dall’imperatore). Contro i cristiani venivano applicate, a causa del carattere ufficiale e pubblico del culto religioso romano, normali provvedimenti di polizia contro i sediziosi ed i sovversivi (ius cöercitionis). Inoltre esisteva al riguardo una specifica legge di Nerone (institutum neroniarum). Secondo la storiografia tradizionale, le P. si succedettero in quest’ordine: Nerone (64-68: i cristiani vennero accusati dell’incendio di Roma; furono giustiziati anche Pietro e Paolo); Domiziano (94-96: accuse di superstizione malefica contro i cristiani); Antonino (112-161: martirio di Ignazio da Antiochia e Policarpo di Smirne); Marc’Aurelio (177-180: Settimio Severo (197-211); Massimino Trace (235-238: P. rivolte contro i capi della chiesa cristiana primitiva); Decio Traiano (249-251: imposizione ai cristiani di sacrificare agli dei pagani ed alla statua dell’imperatore); Gallo (251-253); Valeriano (257-260) ed infine Diocleziano (303-305). Le P. cessarono in seguito agli editti di tolleranza di Galerio (Nicomedia 311), e di Licinio e Costantino Milano (313).

Pesci: Simbolo antico già presente nella mitologia egizia, ove due pesci, Ant e Abtu, precedevano e seguivano la barca del Sole, il primo simboleggiando l'evoluzione ed il secondo la rivoluzione. Inoltre il cibo dei fiumi non poteva essere mangiato dai sacerdoti, perché gli dei erano usi trasformarsi nel pesce Chromis. In Babilonia Oannes, dio dell'acqua e della fertilità, era metà uomo e metà pesce. Il dio indù Visnù, la cui energia salva il mondo, si muta nel piccolo pesce Matsya, che salva dall'acqua Vaivasata, il Noè vedico del diluvio universale, per poi consegnargli l'insieme della scienza sacra. In Tibet Tilopa, il salvatore, tiene in mano un pesce dorato. Il cristianesimo dei primordi aveva adottato il P. come simbolo di Cristo, poiché rappresentava l'unione con Dio e la conseguente incorruttibilità. Dodicesimo ed ultimo segno dello Zodiaco, ospita il sole dal 19 febbraio al 20 marzo, e rientra tra i segni d'Acqua. Il suo glifo è composto da due pesci che nuotano in direzioni opposte, L. I nati nel segno dei P. sono dotati di personalità logica e razionale, ma in realtà si muovono secondo il loro intuito e la loro sensibilità particolarmente acuta. Hanno bisogno d'affetto e di approvazione, e sono portai più al sogno ed all'astrazione che alla vita pratica. Particolarmente simpatici, godono di un certo magnetismo, sono molto umani ed affettuosi, comprensivi, disponibili e generosi. Hanno una personalità perennemente in bilico tra spirito e materia, tra bene e male. La loro intuizione è spiccata, ed agisce da supporto all'intelligenza. Sono indecisi a causa della timidezza che li contraddistingue. Sono instabili, ostinati e soggetti a forti sbalzi di umore. Sempre alla ricerca di ideali, non hanno l'energia necessaria per poi perseguirli. Godono di molte amicizie, frutto dell'attrazione originata dalla loro modestia. Sono abilissimi nel volgere le cose a loro vantaggio, pur di trarsi d'impaccio quando sono in difficoltà. Sembrano permeati da una costante sensazione di angoscia tanto sono pieni di paure, di cui non sanno liberarsi neanche quando sono felici. Odiano le costrizioni, ma non sono né deboli né labili, non si perdono dietro ai sogni e sanno dimostrare decisione ed azione. Molto disponibili a fare del bene, porgendo aiuto a chiunque lo richieda. Sono attratti da quanto è inafferrabile e sfuggono ad ogni obbligo: per questo tendono a sfuggire le leggi. Buoni ascoltatori, sono piuttosto fatalisti, ma anche molto altruisti. Esotericamente possono raggiungere le vette o gli abissi, ma restano spinti verso la liberazione definitiva del corpo dallo spirito, la grande legge karmatica di causa ed effetto. Debbono però realizzarsi non cedendo al fatalismo, e facendo loro la legge dell'Amore, dal personale al collettivo, e da questo all'Universale. Solo allora riusciranno a porre fine alla catena delle incarnazioni.

-Petra: Antica città della Transgiordania, capitale dei Nabatei e della provincia romana di Arabia, importante nodo delle piste carovaniere tra Siria e Mar rosso. L’insediamento risale al X secolo a.C., e si sviluppò durante il regno nabateo e con l’occupazione romana. I suoi resti archeologici sono disseminati lungo un canalone, il Sih, nelle cui pareti sono scavate tombe rupestri risalenti al III secolo a.C. La città raggiunse il massimo fulgore nel corso del I secolo a.C., allorché venne scavata la tomba detta el Maznek, con la facciata divisa in due piani: quello inferiore con portico colonnato, quello superiore costituito da due semi-frontoni affiancanti una tholos circolare, secondo uno schema di gusto decisamente ellenistico. Con la stessa tecnica di scavo diretto nella parete rocciosa, sono state anche ricavati edifici sacri, particolarmente suggestivi, che ricordano molto le chiese etiopiche del culto copto, la cui realizzazione viene da alcuni studiosi oggi attribuita ai Cavalieri Templari. Nella figura il tempio di el-Deir.

Petrobrusiani: Seguaci della dottrina eretica promulgata nel 1104 da Pietro di Bruis, diffusasi nella Linguadoca ed in Provenza. Ammettevano soltanto il battesimo per gli adulti, sostenevano l’inutilità di pregare nelle chiese poiché Dio è ovunque, e rifiutavano ogni tipo di gerarchia ecclesiastica. Il fondatore della setta venne ucciso dalla folla dei fedeli mentre si accingeva a far cuocere della carne su un fuoco alimentato da vari crocifissi di legno, per dimostrare l’assurdità dell’adorazione della Croce. Le idee di Pietro di Bruis furono diffuse, dopo la sua morte, dal monaco benedettino Enrico, ma vennero fieramente avversate da San Bernardo. I P. furono definitivamente condannati dal II Concilio Lateranense del 1139.

Pianeti: Corpi privi di luce propria che orbitano intorno al sole. y (Astrologia v.) I P. si dividono in minori (Mercurio, Venere e Luna) e maggiori (Marte, Saturno, Giove, Urano, Nettuno e Plutone). Occorre infine aggiungere il Sole, che le discipline divinatorie considerano come un P. Sono considerati maschili Sole, Marte, Giove e Saturno, mentre sarebbero femminili Nettuno, Venere e Luna. Urano viene considerato ermafrodita, e Mercurio variabile. Giove e Venere sono benefici, Marte, Saturno ed Urano malefici, Sole, Luna, Mercurio e Nettuno neutri. In quanto alla loro costituzione le loro corrispondenze con gli Elementi (v.) sono: Terra (Saturno e Venere), Aria (Urano e Giove), Acqua (Luna, Nettuno e Plutone) e Fuoco (Sole e Marte). Le virtù o tendenze promanate dai P. sono: Sole (volontà ed attività), Luna (immaginazione), Mercurio (intuizione), Giove (saggezza), Venere (amore) e Saturno (riservatezza). y (Teogonia) Il più antico e lontano tra i P. sarebbe Urano (lo spazio cosmico), da cui fu generato Saturno (il tempo) a cui sarebbe seguito Giove, l'era costruttiva. Dopo Giove vennero i suoi figli Marte (principio attivo), Venere (principio passivo) e mercurio, il principio neutro. y (Massoneria) Viene riconosciuta la correlazione Maestro Venerabile-Giove, Primo Sorvegliante-Marte, Secondo Sorvegliante-Venere, Oratore-Sole, Segretario-Luna, Esperto-Saturno e Maestro delle Cerimonie-Mercurio. I P. vengono esotericamente associati alle forze che percepiamo come provenienti dal Macrocosmo. Questa interpretazione ha dato origine a innumerevoli discussioni e critiche. Da un lato essa viene giustamente considerata come l'origine di superstizioni e degli atteggiamenti deleteri che ne derivano, che certamente non seguono leggi di profonda rigorosità interiore. Dall'altro lato però non si è neanche cercato di penetrare il significato nascosto nel simbolismo associato ai P. Si tratta di simboli che cercano di proporre alcune grandi categorie di modi di essere che possono essere percepiti, con maggiore o minore chiarezza, nei nostri rapporti con l'immanenza del Macrocosmo. Se si riesce a superare l'ostacolo rappresentato da nomi troppo direttamente coinvolti nel Pantheon pagano, si può arrivare a comprendere che i P. sono comuni aggettivi qualificativi della realtà esistenziale che ci circonda, e che la loro identificazione ci può aiutare a comprendere meglio la nostra realtà microcosmica allorché si verificano gli eventi.

Piazza del Gesù: Nome della sede ufficiale dopo l’ultimo dopoguerra dell’Obbedienza Massonica italiana, creata nel 1908 per scissione dal Grande Oriente d’Italia per iniziativa del Fratello Saverio Fera. Assunse dapprima la denominazione di Serenissima Gran Loggia d’Italia, ed ebbe tra i primi suoi sostenitori i Fratelli Teofilo Gay, Emanuele Paternò di Sessa, Dario Cassuto, Leonardo Bianchi, Enrico Presutti, Guglielmo Burges e Gino Cremona, tutti membri effettivi del Supremo Consiglio. Secondo il suo ex Gran Maestro Giovanni Ghinazzi, nel 1986 avrebbe contato circa 6000 aderenti di natura mista, in quanto vi sono ammesse anche le donne. Attualmente è la seconda Obbedienza operante nel territorio italiano, essendo inferiore quantitativamente solo al Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani. Da qualche anno ha assunto la denominazione di Gran Loggia d’Italia (v.) degli Antichi, Liberi ed Accettati Muratori (A.L.A.M.) di Palazzo Vitelleschi.

Pietatella: Termine popolare napoletano, con il quale viene identificato il Tempio della Pietà, di proprietà dei Principi di Sangro. Nel 1588 Giovan Francesco Paolo di Sangro (1524-1604), primo Principe di San Severo (1587), detto "Fulmine della milizia di Carlo V", ampliò il palazzo e fece costruire la prima Cappella gentilizia, detta appunto la P. Questa fu poi fatta ampliare nel 1608 da Don Alessandro di Sangro, Patriarca di Alessandria, Arcivescovo di Benevento e Nunzio Apostolico presso il Re di Spagna Filippo II. Infine nel 1767 Raimondo di Sangro, Principe di San Severo e Duca di Torremaggiore, avvalendosi di vari artisti, soprattutto validissimi scultori, vi si impegnò in una serie di grandi interventi di ristrutturazione, di ampliamento e di completamento che portarono il Tempio ad un livello artistico di elevato contenuto esoterico, con una sequenza di opere intercollegate a comporre un incredibile cammino iniziatico dai contenuti prevalentemente alchemici, sulle ali dell’Arte Regia prediletta dal grande mecenate napoletano. Il Tempio presenta dodici colonne, ed in corrispondenza dell’altare maggiore, da due con archivolto, distinte da due enormi compassi. Fino ad un secolo orsono la pavimentazione era labirintica (v. Labirinto), realizzata in marmo sintetico di composizione chimico alchemica ideata dal principe stesso, poi assurdamente rimossa. Vi sono dieci monumenti sepolcrali: · 1) Il Decoro, di Antonio Corradini: è raffigurato un giovane seminudo (neofita) che regge una testa leonina (l’Atanor), la calcinazione, prima fase dell’opera al nero; · 2) La Liberalità, di Francesco Queirolo: una giovane donna che regge con la mano sinistra una cornucopia (l’abbondanza, l’energia primordiale, i tesori derivati dalla materia prima), mentre con la destra sostiene due medaglioni (solve et coagula, il processo di manifestazione universale della Grande Opera, il Rebis, il passaggio dell’Opera al nero all’Opera al bianco) ed un compasso (il cerchio, il cielo. l’Uno, la stabilità); · 3) Lo Zelo della Religione, ancora del Queirolo: una imponente figura di vecchio Saggio, di Patriarca, che nella sinistra (il mentale, l’ignoto, l’occulto) tiene una lampada (la Verità), e nella destra un flagello che, come il piede destro che schiaccia un libro da cui fa capolino un serpente, mentre un altro tomo identico viene bruciato da un putto inginocchiato (dispersione della menzogna, degli inganni, escogitati dall’uomo per consolidare effimeri poteri temporali), evocanti le conoscenze templari soppresse nel sangue dalla Chiesa per rafforzare le basi del cristianesimo e la -natura stessa del Cristo. È la seconda fase della sublimazione alchemica, il passaggio della materia da fissa a volatile; · 4) La Soavità del Giogo maritale, di Paolo Persico (1729-1780): una giovane donna con in capo un elmo (forza) cinto di lauro (gloria, vittoria), con la mano destra offre due cuori infiammati (elementi Acqua e Terra), con la sinistra trattiene un giogo (materia pura, libera da scorie) dalle estremità piumate (bellezza e spiritualità), ed ai suoi piedi un putto che tiene un pellicano, simbolo dell’Amore incondizionato, nutrimento dell’anima, il distillatore alchemico); · 5) La Pudicizia, di Antonio Corradini: donna formosa ricoperta interamente da un lungo velo (segreto, mistero, moltiplicazione e trasmutazione, trasmissione di stato interiore ancora relativo al bianco), il corpo attraversato da festoni di fiori (la rosa effigia l’azione nel tempo del Fuoco, il festone rappresenta il moto della materia sotto l’azione del Fuoco elementare), è la fase della putrefazione, lo stadio intermedio del passaggio dall’Opera al bianco all’Opera al rosso; · 6) Il Disinganno delle Cose mondane, di Francesco Queirolo: un uomo nell’atto di liberarsi di una rete che lo avvolge imprigionandolo, mentre una figura apparentemente infantile (i tre fanciulli del Flauto magico, che nei momenti critici intervengono per indicare a Tamino la strada da percorrere e le cosew da farsi, con interventi affatto infantili), con il capo adorno di corona (la regalità alchemica e la perfezione dei metalli) e di fiamma (la coscienza eterna, l’alchimia), con uno scettro indica il globo ed un libro (il dominio alchemico sulla terra e su tutte le sue culture), è la fase della distillazione, dell’Opera al rosso; · 7) La Sincerità, di Francesco Queirolo: una donna trattiene nella sinistra un cuore (amore, sangue), mentre nella destra ha un caduceo (Zolfo e Mercurio raggiungono la simbiosi, come le due nature), la donna è i Caos da cui nasce l’Ordo, ovvero è la fase della coagulazione, il passaggio dall’Opera al rosso all’Opera all’oro; · 8) il Dominio di Sé stessi, di Francesco Celebrano: un aitante guerriero romano (l’Alchimista) tiene nella mano sinistra una catena (controllo e rispetto della Tradizione), la cui seconda estremità sta nelle fauci di un leone (l’Atanor) accovacciato in atteggiamento sottomesso, è il dominio sulla materia, ed è anche l’ultima fase alchemica, la tintura, l’Opera all’oro; · 9) L’Educazione, di Francesco Queirolo: una matrona romana è seduta alla base di una colonna con un compasso nella sinistra (lato mentale, ignoto, occulto), si rivolge ad un fanciullo con un libro sotto il braccio (la ricerca interiore per arrivare all’Illuminazione, e trovare la pietra Filosofale): · 10) L’Amore Divino, di Antonio Corradini: un fanciullo che con la destra alza al di sopra del volto un cuore fiammeggiante, l’uomo che ritorna puro come un fanciullo, il braccio teso in alto ad indicare l’aspirazione al sacro, al sublime, verso il compimento, la piena Illuminazione; · 11) Il Cristo velato, di Giuseppe San Martino: è l’opera più famosa e più bella, ora infelicemente ubicata al centro della navata, mentre in origine si trovava nella cripta sotterranea dove il Principe intendeva rimanesse. Essa simboleggia la vera natura del Cristo, celata tra i documenti segreti ed i tesori nella buia cripta del Tempio di Gerusalemme, scoperti nel corso degli scavi effettuati dai primi Cavalieri del Tempio: un segreto capace di sconvolgere l’umanità cristiana e soprattutto di demolire il potere temporale della Chiesa, rivelazioni trasmesse dai Templari prima del loro sterminio solo a pochi grandi iniziati, in grado di gestire al meglio tale tremendo segreto. In totale le figure velate sono tre, un fatto molto significativo. Sulla tomba del grande napoletano, vuota come quella del Cagliostro, un’iscrizione recita: "Quelli i quali hanno fatto qualche studio storico sanno bene che gli uomini empi e cattivi, in ogni secolo, per opprimere ed abbattere i savi, non hanno trovato mezzo migliore che farli apparire al volgo per miscredenti ed irreligiosi".

Pietismo: Movimento religioso luterano sorto in Germania verso la fine del XVII secolo. Più che una setta, il P. è una corrente spirituale che tende al recupero delle motivazioni originali della Riforma, contro la sua istituzionalizzazione nella Chiesa luterana. I caratteri tipici del P. sono il forte intimismo ed individualismo religioso, e la sua tendenza ad opporre la fede attiva alla dogmatica protestante. La sua forte impronta antiteologica contribuì alla diffusione del P. anche in campi culturali (come il pedagogico) esterni alla religione. Il P. sorse per iniziativa di Ph. J. Spener (1635-1705) che, preoccupato dal sempre più diffuso indirizzo esterioristico e razionalistico, diede enorme importanza alla pietà vissuta ed alla preghiera. A tal fine istituì i Collegia pietatis, in cui venivano discussi i sermoni domenicali. I sei punti principali del P. sono codificati dallo stesso Spener in Pia desideria (1675): studio della Bibbia, sacerdozio dei laici, preminenza dell’azione alla teoria, limitazione delle discussioni meramente dottrinarie, tirocinio dei futuri pastori, predicazione di tipo costruttivo. L’opera di Spener venne continuata e sviluppata, in particolare nel campo pedagogico e scolastico, da A.H. Francke (1663-1727) nell’università di Halle. Francke fondò anche la prima rivista di esegesi biblica, l’Observationes Biblicae. Il P.introdusse una larga vena di sentimento religioso, che influenzò i famosi musicisti J.S. Bach e G.F. Händel. Il soggettivismo, insito nel P., consentì il sorgere di deviazioni: il millenarismo apocalittico di Eva Buttlar, l’edonismo dei Labadisti ed il razionalismo simbolistico di E. Swedenborg. Il P. esercitò un notevole influsso sullo sviluppo del metabolismo e sul pensiero tedesco del XVIII secolo. Venature pietistiche si ritrovano nel XVIII secolo nella comunità dei Fratelli Moravi di Herrnhut, fondata da N.L. von Zinzendorf (1700-1760).

Pietra Cubica: Rappresenta la pietra perfetta, in cui tutte le dimensioni sono tra loro uguali. È il simbolo massonico legato, con la Pietra Grezza (v.), all’allegoria della costruzione del Tempio dell’Umanità, alla cui edificazione si dedicano tutti i Massoni. Simboleggia l’uomo che, operando su sé stesso, ha superato le sue condizioni primordiali attraverso l’eliminazione sistematica e graduale, iniziaticamente pilotata, delle imperfezioni da cui era costituito. La regolarità dei nuovi elementi costitutivi conseguiti è proporzionale all’abilità ed alla diligenza di ogni singolo Artefice, messe in atto nel corso della lavorazione della sua Pietra Grezza. Quanto di purificato ed istruito si è strettamente collegato ed amalgamato nell’Apprendista Libero Muratore, si manifesterà nella sua realtà nel Compagno d’Arte, dentro e fuori della Loggia. Generalmente nel Tempio massonico la P. viene rappresentata da un Cubo di pietra posto al fianco settentrionale dell’Ara, sormontato da una piramide dalle facciate a triangoli equilateri, onde evidenziarne la perfezione costruttiva.

Pietra filosofale: Detta anche Pietra dei Filosofi, secondo la dottrina alchimistica rappresenta la sostanza catalizzatrice o mediatrice in grado di consentire la trasformazione in oro di qualsiasi metallo, del piombo in particolare. La P. sarebbe inoltre il principio di tutte le materie, ed il dissolvente universale. La ricerca della P. è lo scopo essenziale dell’Alchimia(v.). Per produrla occorre la disponibilità del grande "Agente universale", noto come "Luce astrale", l’unico in grado di fornire la Pietra filosofale, ovvero l’Elisir di vita. È quanto la filosofia alchemica definisce "Azoto", l’Anima del mondo, il grande Magnes o la Vergine celeste. Il principio fondamentale della dottrina alchemica costituisce la "Grande Opera" (v.). Racchiude un insieme di operazioni richieste per il conseguimento della conquista, praticamente parallela, sia del dominio incontrastato ed illimitato sulla materia che di una totale libertà della coscienza. Attraverso le operazioni fisiche di trasmutazione, l’alchimista può essere posto nella condizione di vedere le varie manifestazioni delle leggi universali, e progredire così lungo il cammino verso la trasmutazione della propria coscienza che, consentendo l’evoluzione dello spirito, porta alla conquista del dominio sulla materia. Traguardo finale di questo processo di mutazione è rappresentato dalla produzione della P, l’elemento catalizzatore capace di pilotare la trasmutazione dei metalli vili in oro, e la conquista dell’immortalità alchemica, rappresentata dalla definitiva liberazione dalle schiavitù dell’invecchiamento e della morte. Partendo da tale concezione, era semplice arrivare all’idea della trasmutazione. Dal momento che tutti i metalli sarebbero formati da elementi assolutamente identici ma in proporzioni diverse, appariva logico pensare che tali proporzioni potessero essere variate dall’azione di un agente catalizzatore: appunto la Pietra filosofale. Da ciò gli alchimisti ricavavano la certezza dell’esistenza in natura di una materia prima unica, ritenendo che minerali e metalli si formassero in modo analogo alla formazione del feto nella matrice degli esseri animati. Conseguentemente doveva esistere un seme dei metalli, come esisteva un seme nei mondi animati e vegetale. Uno degli scopi dell’Arte ermetica consisteva nella scoperta di tale seme, che nel linguaggio alchemico era spesso definito sperma minerale. Sia comunque chiaro che ai veri alchimisti non interessava affatto trasmutare i metalli in oro al fine di arricchirsi: solo il Flamel (v.) pare che, dopo aver scoperto la P., avesse acquistato un gran numero di proprietà immobiliari ubicate nel centro di Parigi. Al vero alchimista occorreva realizzare una trasmutazione onde assicurarsi della qualità dell’eventuale P. scoperta. Loro scopo, ottenuta la trasmutazione, era tramutare sé stessi con l’ingestione biennale di una sostanza omeopatica di Pietra filosofale, onde eliminare le tossine del corpo ed i batteri patogeni. L’adepto perdeva i capelli, le unghie ed i denti, che subito rispuntavano più forti e vigorosi di prima. Non aveva più bisogno di urinare ed evacuare, mentre diventava superflua l’alimentazione. Non mangiava più che per suo esclusivo piacere, non essendo più soggetto alle necessità dell’uomo normale. Infine l’effetto della P. non influenzava soltanto il corpo, ma rigenerava e fortificava le facoltà intellettive e spirituali, portando alla vera e piena conoscenza. Solo quanti fossero stati realmente in condizione di finalmente trasformarsi, o meglio trasmutarsi "da pietre morte in Pietre filosofali viventi", acquisivano la possibilità di accesso ai segreti dell’Arte, quindi anche di correttamente interpretare i moltissimi segni, scenari complicati ed emblemi allegorici che fanno parte della dottrina e del pensiero alchemico.