Obbedienza: Nel linguaggio massonico, il termine indica l’insieme delle Logge che, unite, costituiscono corpi sovrani, come Grandi Orienti o Grandi Logge.

Oblazione: Offerta di denaro o cose, generalmente per opere di bene. In liturgia è l’atto con il quale il sacerdote, durante la messa, offre a Dio il pane ed il vino (offertorio, eucarestia) che debbono essere consacrati, ed anche offerta di doni fatta in passato dai fedeli, particolarmente in ordine alla celebrazione della messa, per il mantenimento del culto e per il sostentamento dei suoi ministri. Era definita O. dei fedeli, e ne rimane attualmente una manifestazione nella questua.

Obolo: Termine con cui veniva chiamata una moneta dell’antica Grecia. Coniata in argento, oro, od in bronzo nell’età postalessandrina corrispondente ad 1/6 di dracma. La storia riconosce due O. di tipo particolare, ovvero: · 1) L’O. di Caronte che, secondo la mitologia greca, era la moneta dovuta al nocchiero imperiale dalle ombre dei defunti per il traghetto dell’Acheronte. · 2) L’O. di San Pietro (obulus o census Petri), come venne denominata l’offerta annuale fatta nel Medioevo dai Signori degli Stati che si erano volontariamente posti sotto la protezione del pontefice, e poi dai fedeli di tutto il mondo, per contribuire alle necessità della Chiesa. L’istituto, le cui origini risalgono all’Inghilterra dell’VIII secolo, venne ristrutturato nel 1859-1860 e, nel 1878, papa Leone XIII ne affidò l’amministrazione ad un’apposita Commissione, denominata Opera dell’O. di San Pietro.

Occhio: Simbolo filosofico e religioso indicante l’onniveggenza della divinità. Inserito in un triangolo (v.) equilatero illuminato diventa simbolo della Perfezione, del Vegliante in Eterno, e come tale fu adottato dalle comunità cristiane primitive, raffigurando anche la Trinità. La Massoneria l’ha adottato come raffigurazione sincretistica del Grande Architetto dell’Universo, quale simbolo di Dio, del Verbo, del Logos, dell’Onnipotente ed Onnisciente Creatore della vita in ogni sua manifestazione universale. Tale simbolo è presente in ogni Tempio massonico come Delta Luminoso (v.), al centro della sua parete orientale, ovvero alle spalle del Maestro Venerabile della Loggia.

Occultismo: Dottrina e pratica connesse con la supposta esistenza di forze, entità o poteri situati oltre il paino normale della consapevolezza corrente, tali da sfuggire alla normale indagine scientifica, i quali interverrebbero in azioni umane altrimenti impossibili a spiegarsi. Consiste quindi nella pretesa, il più delle volte arbitraria e mistificante, di attivare poteri supernormali, edi applicarli in virtù di formule, con il concorso di situazioni astronomiche ritenute astrologicamente favorevoli, o di supposti intreventi di entità defunte. Nella fattispecie è contrario al termine esoterismo (v.), che cerca di avvicinarsi all’essenza delle cose attraverso la ricerca e l’individuazione dei nessi che congiungono i molteplici aspetti del pensiero e dell’essere, con lo studio comparatoi delle dottrine filosofiche e religiose con la drammatizzazione rituale, per cui è libero da ogni scoria superstiziosa. Il termine O. comprende pressoché tutte le attività a carattere divinatorio, quali astrologia, chiromanzia, cartomanzia, alchimia e, secondo alcuni studiosi, anche spiritismo, ipnotismo, telepatia e simili. Già praticato in epoca mesopotamica ed egiziana, l’O. fu in uso particolarmente nel Medioevo, nonostante la solenne condanna pronunciata dalla Chiesa cattolica e le successive violente persecuzioni, specialmente sotto le forme della cabala e della demonologia. La ragione per cui religioni e dottrine esoteriche ostacolano la diffusione a livello popolare delle conoscenze più elevate, risiede nella convinzione che tali messaggi risultino incomprensibili ai non preparati. Cristo stesso sostenne tale opportunità con i suoi discepoli, dicendo: "Non vogliate dare le cose sante ai cani e non buttate le vostre perle ai porci, perché non accada che le pestino coi piedi e si rivoltino a sbranarvi". Quindi il pericolo risiede nella possibilità che le perle vengano travisate nel loro significato, deformando le più elevate verità in idolatria, superstizione e fanatismo. Le prove di iniziazione ai misteri avevano proprio lo scopo di chiarire se l’individuo possedeva l’intelligenza e la preparazione richieste e previste per ottenere l’accesso alle superiori istruzioni filosofiche e spirituali. Una precauzione necessaria poiché l’insegnamento impartito nei misteri, se malamente inteso, poteva nuocere anziché giovare all’evoluzione spirituale. Inoltre tali conoscenze, se possedute da uomini che non avessero dominato e trasceso le passioni e l’egoismo, rappresentavano un serio pericolo per sé e per l’umanità. Ermete Trismegisto, fondatore dei misteri egizi, sosteneva al riguardo che "questi insegnamenti hanno la particolarità che per loro mezzo i malvagi sono spinti ancor più al male". Secondo le tradizioni dell’O. nelle antiche scuole iniziatiche si insegnava l’uso di forze ancora sconosciute alla scienza moderna, la cui natura non era dissimile da quelle atomiche. Resta il fatto che ancora nessuno riesce a spiegare come gli antichi abbiano potuto muovere e mettere in opera tanto accuratamente gli enormi blocchi di pietra delle piramidi, di molti templi e di Stonehenge. Nel tempio del dio Sole a Baalbek ve ne sono di lunghi 20 metri e larghi oltre 4, pesanti oltre mille tonnellate. Il termine O. talvolta viene usato quale improprio sinonimo di esoterismo. Ma più spesso designa il solo aspetto pratico di questo, cioè le attività più che i principi, le applicazioni della dottrina delle corrispondenze piuttosto che la dottrina stessa. Quanti hanno assistito a fenomeni di levitazione sono tentati di credere a quanto asserito dagli occultisti, per cui i più alti iniziati ai misteri erano in grado di neutralizzare le forze di gravità. Dunque si deve dedurre che le scienze dell’O. non sono altro che le forme di deviazione delle vere scienze esoteriche e dei misteri, ovvero tutte le pratiche di magia come anche della stessa stregoneria (v. Papus ed Eliphas Levi).

Occulto: Termine che definisce ciò che è nascosto alla normale capacità conoscitiva dell’uomo, restando inafferrabile con i mezzi della scienza ufficiale. Perciò l’O. è oggetto di una particolare forma di sapere superiore, riservato ai cosiddetti "iniziati". L’Occultismo è infatti l’insieme di quelle pratiche e credenze che costituiscono le scienze O., come la magia (v.), l’astrologia (v.), la teosofia (v.) e la parapsicologia (v.), escluse dal campo della scienza ufficiale. È tuttavia opportuno sottolineare che alcune di queste scienze O., come per esempio l’Alchimia (v.), hanno costituito il fondamento della scienza moderna.

Officina: L'Officina è il luogo dove i componenti, i pezzi del progetto, vengono impostati, lavorati e resi disponibili per lo scopo al quale sono destinati. Per condurre a termine tali operazioni, ci si avvale degli utensili e degli strumenti che appaiono essere di volta in volta i più opportuni fra quelli disponibili. Talvolta può accadere che si renda necessaria la preparazione di nuovi e più idonei strumenti. Altre volte si inventano e si sviluppano nuovi cicli di lavorazione. y (Massoneria) Il termine O. è sinonimo di Loggia, e racchiude non solo l'equivalente di quanto detto, riferito però all'interiorità, ma prende in considerazione anche il modo d'essere di tutti coloro che ivi stanno lavorando. Per comprendere ancora meglio, si deve però considerare che nell'O. non esiste una ben precisa e netta separazione fra i pezzi, gli strumenti, gli utensili e gli operai. L'interpretazione del progetto è lasciata interamente agli Artisti che prestano la loro opera nell'O. La maggior parte delle volte il pezzo da approntare è costituito dallo stesso Artista che, trasformandosi partendo dalla materia grezza iniziale, riesce a sviluppare, con l'aiuto degli altri Artisti, nuovi e più efficienti mezzi di lavoro. Questi vengono poi resi disponibili a tutti coloro che sono in grado di utilizzarli. Secondo il G. M. Corona, "l'O. dev'essere un grande momento di elevazione spirituale, sempre più lontana dalla mortificante visione quotidiana del contingente. Se i massoni che vi lavorano sanno volare più in alto, suscitando nuove tensioni morali ed affrontando nel profondo i grandi problemi dell'uomo, quali la dignità, la libertà, la tolleranza e l'eguaglianza, allora non soltanto si sarà dato un senso al Lavoro, preparando anche uomini che nell'impegno civile possano sempre essere esempio di virtù e cittadini leali, ma si sarà operato perché la Massoneria sia quel sicuro punto di riferimento cui la stessa società civile possa con fiducia riferirsi e guardare". (Riv. Hiram, aprile 1986).

OI: Denominazione siglata dell’Ordine degli Illuminati (v.), organizzazione massonica fondata nel XVIII secolo da Adam Weisshaupt.

Old Charges: Denominazione originale degli Antichi Doveri (v.), il cui testo fa parte delle Costituzioni della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, redatte da James Anderson, coordinate da John Theophilus Desaguliers, e formalmente pubblicate a Londra nel 1723.

Olismo: Dal greco Olos, "il tutto, l'intero", che rappresenta il carattere di totalità insito nelle cose, per cui ogni cosa potenzialmente influisce su ogni altra. È alla base delle dottrine orientali, che ebbe in Aristotele il suo primo propugnatore occidentale. Secondo Aristotele, sia i singoli soggetti che i sistemi subordinano il loro comportamento ad un piano globale, da cui dipendono ed in armonia col quale si muovono. È la teleologia aristotelica, da telos, fine. Le implicazioni filosofiche e religiose di tale dottrina sono enormi. L’esistenza di un disegno finale inserisce il concetto di destino, e dunque di predestinazione, nonché dell’ipotesi di Dio. Compare da noi in veste di dottrina scientifica agli albori del XX secolo, grazie al fisiologo inglese J. S. Haldane. Un contributo determinante all'affermazione dell'O. come teoria biologica è stato dato da A. Meyer Abich, il quale sosteneva che il concetto di totalità (Ganzheit) risulta di primaria importanza nel campo biologico, poiché solo esso consente una corretta comprensione dei fatti naturali nelle loro diverse sfaccettature. Si tratta di una teoria intermedia tra il vitalismo (dottrina che ammette un principio vitale distinto dall'anima e dall'organismo) ed il meccanicismo. Significa che nelle applicazioni matematiche, come nei fenomeni naturali, viene definita olistica ogni struttura in cui sia presente un processo continuo di "feedback", o di controazione, tra le sue varie componenti. L'approccio olistico evidenzia anche un nuovo sebbene antico rapporto tra l'osservatore e l'oggetto osservato, che suggerisce l'idea di una trasformazione che coinvolge entrambi per effetto dell'influenza reciproca esercitata dal momento del contatto. I concetti di ordine e di caos vi si configurano quindi in virtù di una relazione assoluta con il tutto, ma allo stesso tempo con l'infinito significato di ciascuna parte, sia essa un elemento, un'azione od un processo. L'O. vede una recente grande espansione nella sua applicazione, permettendo di studiare in piena libertà mentale tutti i sistemi più complessi. Ogni sistema viene trattato come entità particolare, che interagisce con altri sistemi, quindi non è mai ridotto alla somma dei suoi componenti. Nell'O.la logica non funziona, proprio perché la somma non vi dà mai il totale: infatti somma e totale sono considerate due cose diverse. L'eminente fisico David Bohm sostiene che non soltanto il tutto non viene definito dalle singole parti, ma che l'esistenza stessa delle singole parti può essere definita dal tutto. L'O. ha implicato la fusione della fisica e della biologia con la filosofia, nell'azione di ricerca di una risposta ai grandi "perché" dell'essere umano moderno.

Olivo: Simbolo massonico che, nella tradizione anglosassone, compare nel rituale d’installazione del maestro venerabile e dei Dignitari ed Ufficiali di loggia, allorché il Primo Diacono è investito dell’emblema specifico della sua funzione, una colomba che tiene nel becco un ramo d’ulivo. L’olio d’oliva viene utilizzato, con il vino ed il grano, nei rituali di consacrazione delle nuove Logge, quale simbolo di pace e di armonia. Nell’Antico Rito Noachita l’O. è dichiarato simbolo dell’immensità dell’amore divino. Il carattere amoroso dell’O. deriva: · a) dal carattere di dono rivestito dall’olio, che si ottiene per spremitura, ovvero per sacrificio, dell’oliva; · b) dall’uso dell’olio come unguento capace di placare l’odio infuocato, simbolo delle ustioni e delle ulcerazioni, nonché di sciogliere i blocchi dell’anima, rappresentati dagli irrigidimenti muscolari ed articolari; · c) dall’uso alimentare dell’olio come elemento armonizzante, aromatizzante ed emolliente di moltissimi cibi.

-Olmo di Gisors: Formula con la quale la tradizione ci tramanda un misterioso episodio avvenuto nel 1188, un solo anno dopo la riconquista di Gerusalemme da parte dei Saraceni (1187), altro oscuro evento da molti imputato all’impetuosità ed alla codardia di Gerad de Ridefort, Gran Maestro dei Cavalieri Templari. Le notizie disponibili sull’O. pare provengano esclusivamente dagli archivi segreti del potentissimo Ordine (poi Priorato) di Sion (v.), cui si doveva la fondazione dell’Ordine del Tempio (v.). Nei terreni adiacenti la fortezza di Gisors (v.) vi era un campo denominato Champ Sacré (Campo sacro), un luogo considerato sacro fin dai tempi precristiani. Nel XII secolo era stato teatro di numerosi incontri tra i sovrano di Francia e d’Inghilterra, per cui quel campo doveva essere considerata terra franca, indipendente. Al centro di esso sorgeva un antico olmo, vecchio di circa 800 anni, tanto grande che nove uomini, tenendosi per mano, riuscivano a malapena ad abbracciarne il tronco. L’ombra dell’olmo era l’unica fonte di refrigerio in quel campo isolato ed assolato. Sembra che nel 1188 vi fosse stato organizzato un incontro tra Enrico II d’Inghilterra e Filippo II di Francia. Il sovrano inglese, giunto per primo, si era riparato con il suo seguito all’ombra dell’O., lasciando sotto il sole spietato l’intera rappresentanza francese, molto più numerosa dell’altra, giunta più tardi. Dopo tre giorni di negoziati, il caldo opprimente aveva avuto ragione della pazienza dei francesi; gli armigeri si sarebbero scambiati insulti, e dalle file dei mercenari gallesi di Enrico II era partita una freccia. Quel gesto provocò un attacco francese in piena regola, per cui gli inglesi dovettero riparare tra le mura di Gisors, mentre i francesi esasperati abbattevano il vecchio olmo. Filippo II rientrò infuriato a Parigi, dichiarando che non era andato a Gisors per fare il taglialegna. Un episodio certamente apocrifo che sfiora l’assurdità, ma che resta peraltro confermato da altri resoconti storici. Sono del tutto assenti dalle cronache del tempo i riferimenti del taglio dell’O. ai Templari ed all’Ordine di Sion. Un velo di estremo riserbo avvolse l’episodio, la cui reale natura, e soprattutto le cui conseguenze, non vennero mai rese di pubblico dominio. Resta il fatto che esso segnò la fine dei rapporti tra i due Ordini, che in seguito ebbero Gran Maestri distinti ed assolutamente indipendenti l’uno dall’altro; ma da allora l’Ordo Templi fu del tutto abbandonato alla sua sorte. (v. Il Santo Graal, di Baigent-Leigh-Lincoln, Ediz. Mondadori-CDE, 1982)

Olocausto: Sacrificio totale, offerta completamente bruciata dopo l’imposizione delle mani e l’aspersione del sangue (Levitico 1, 3-17). Nel Tempio di Gerusalemme l’O. veniva offerto quotidianamente, la mattina e la sera. Venne praticato anche da altre popolazioni: a Creta come sacrificio funerario, in Grecia come sacrificio alle divinità ctonia. Nell’ebraismo contemporaneo si indica con la parola O. lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei operato dal nazismo tra il 1933 ed il 1945.

Omega: Ultima lettera dell’alfabeto greco che, usata come numero dal IV secolo a.C., valeva 800 (W) oppure 800.000 (W). I grammatici bizantini indicavano convenzionalmente con "W" (O. maiuscola) il XXIV canto dell’Iliade, e con "w" (O. minuscola) il XXIV canto dell’Odissea. Con alfa (a) l’O. forma un binomio, una formula allegorica indicante principio a e fine w , nascita e morte di ogni creatura, soprattutto dell’essere umano. È presente più volte nell’Apocalisse di Giovanni (1. 8): "Io sono l’Alfa e l’O., dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente". Ed ancora (21, 6-7): "Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’O., il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio, ed egli sarà mio figlio". Infine (22, 13): "Io sono l’Alfa e l’O., il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine". Occorre notare che, secondo alcuni Maestri dell’Ermetismo, la lettera Alfa richiama la forma del Compasso (v.), simbolo del Creatore, mentre la forma dell’O. ricorda la Lanterna (v.), simbolo del Logos e della Luce, nonché del Fuoco della distruzione apocalittica (il Memento mori).

Omero: È il massimo poeta greco, ed il più insigne di tutti i tempi, colui che nell’Iliade e nell’Odissea creò un mondo nobile ed eroico, e personaggi di un’umanità viva e profonda, tuttora capaci di avvincere e commuovere il lettore. La personalità di O. è avvolta nella leggenda. Un’errata interpretazione etimologica faceva di lui il poeta cieco. Molte città greche si vantavano di avergli dato i natali, e fra queste Smirne e Chio, l’isola dove fiorì anche una scuola di rapsodi che dal suo nome si chiamarono appunto Omeridi. Tra gli studiosi moderni si è addirittura dubitato della sua esistenza. Oggi la critica è concorde nell’ammettere che egli sia realmente esistito, e che sia vissuto tra il VII ed il VI secolo a.C. È certo che fu originario dell’Asia Minore, di una città ionica, forse proprio di Smirne o di Chio, e che esercitò la professione di rapsodo (v.) alla corte di qualche re. Si è discusso a lungo se l’Iliade e l’Odissea siano veramente opera di O., se egli abbia composto entrambi i poemi o solo uno di essi, e se questi siano comunque opere originali dovute alla fantasia creatrice di un solo poeta o non siano piuttosto aggregazione e stratificazione di vari canti appartenenti ad età ed autori diversi. La risposta più certa è che entrambi i poemi sono opera di O., nel senso che egli creò due poemi unitari sulla base di quei canti popolari che, partiti dalle genti eoliche in età micenea, si erano già diffusi nelle città ioniche dell’Asia Minore. Quindi O. raccolse queste canzoni di gesta entro un’architettura molto più vasta e complessa, rielaborandole secondo il suo spirito creativo e la sua originale personalità poetica. Così si spiegherebbero le contraddizioni riscontrabili nel contenuto dei poemi, perché lavorando su un materiale non unitario e già molto antico, il poeta poteva non accorgersi delle incoerenze che presentava. Inoltre sono state accertate aggiunte ed interpolazioni posteriori allo stesso O., nonché alcuni veri e propri rifacimenti. Quanto alle differenze fra i due poemi, si riconosce che esse sono da attribuirsi alla diversità della materia cantata, e che la composizione dell’Odissea è comunque posteriore a quella dell’Iliade. La critica è giunta a queste conclusioni dopo secoli di diatribe, che hanno originato la cosiddetta questione omerica. Indubbiamente l’arte omerica ha caratteri peculiari che sono comuni ai due poemi. Anzitutto l’oggettività, per cui il poeta non interviene mai nel racconto, pur abbandonandosi al piacere di narrare, e comunicando al lettore un senso di partecipazione e di commozione. Poi la vivacità, a cui contribuiscono molto i dialoghi, che sono di gran lunga più frequenti delle parti descrittive, e giovano anche a definire i personaggi attraverso le loro parole. La stilizzazione dei caratteri, rappresentati con tanta efficacia da diventare l’incarnazione di un determinato tipo umano, è aiutata anche dall’uso degli epiteti, la cui funzione originaria era forse di creare una pausa per il rapsodo che recitava i suoi canti, e di fissare per sempre una caratteristica costante. Anche le formule stereotipate avevano questo scopo, e così similitudini. Tuttavia queste ultime si elevano al di sopra delle formule convenzionali per diventare scorci di vera poesia, quadri di vita che riportano la realtà in un mondo spesso fantastico. Questa non è un’astrazione, essendo invece capacità dei cogliere il lato nobile delle cose e di elevarsi sopra quanto è vile e meschino. Ma sempre con semplicità, che è un’altra caratteristica di O., semplicità che gli consente di descrivere una scena con pochi tratti essenziali, cogliendo ciò che è universalmente valido e vivo per ogni tempo. Con O. nasce la tradizione epica come fenomeno letterario. Il più antico ritratto di O., citato dalle fonti letterarie, era quello di Dionysios di Argo, relativo al donario di Mikythos di Olimpia. Famosa era la statua ellenistica dell’Homereion di Alessandria (II secolo a.C.); nella biblioteca di Pantainos (Atene) vi era una statua del poeta seduto in trono tra le personificazioni allegoriche dell’Iliade e dell’Odissea (I-II secolo d.C.). Grande ammirazione suscitò infine il ritratto del tipo conservato al Louvre, dove i caratteri patetici di gusto ellenistico mostrano la fortuna che il culto e lo studio di O. godettero, specialmente in Alessandria.

Omofagia: Termine dal greco wmojagia, da wmoz, crudo, e jagein, mangiare, che definisce un’usanza tribale o religiosa di ingerire le carni crude di animali, nell’intento di assimilarne le qualità o di stabilire una comunicazione con la divinità. L’usanza è documentata da San Nilo (V secolo) presso gli antichi Arabi sinaitici, che divoravano un intero cammello. Anche il culto di Dioniso prevedeva l’inseguimento ed il successivo divoramento di un cerbiatto o capretto da parte delle Menadi (baccanti): il tal modo la forza assimilata avrebbe permesso la rinascita dopo la morte.

-Onfalo: Derivazione del termine greco omjaloz, ombelico, è il nome del simbolo dell’oracolo delfico, costituito da una sporgenza tondeggiante sulla quale, nelle documentazioni iconografiche, appare seduto Apollo. Per accentuarne il carattere sacro, veniva ricoperto di bende disposte a rete. Nel tempio di Apollo a Delfi era custodito nell’adyton: era probabilmente un betilo (v.) conico collegato con l’originario culto di Gea. L’O. simboleggiava anche il centro, l’ombelico della terra (v. isola di Pasqua): tale era anche a Roma l’Umbilicus Urbis nel Foro. Il termine è talvolta usato come sinonimo di umbone, la parte centrale dello scudo convesso, sporgente come una grossa borchia.

Ontologia: Branca filosofica che studia le modalità fondamentali dell'essere in quanto tale, al di là delle sue determinazioni particolari o fenomeniche. Deriva da una dottrina promulgata da Clauberg (1625-1665) che studia i caratteri generali e fondamentali dell'essere, distinta dalla ramificazione metafisica (v.) che si occupa dell'ente in generale e dalla teologia che si occupa di Dio. Il termine diventa di uso comune con Wolff (1679-1754), indicando la parte generale della metafisica che introduce le parti speciali, quali la cosmologia, la psicologia e la teologia. L'aggettivo ontologico che ne deriva acquista un particolare significato con Heidegger, indicando ciò che è proprio dell'essere, ovvero la Trascendenza (v.). Da non confondersi con Ontologismo (v.).

Ontologismo: Dottrina filosofica secondo la quale alla base di ogni umana conoscenza si pone un'intuizione immediata o diretta dell'Ente Supremo, ovvero di Dio. Con questo termine si intendono le teorie di Gioberti e Rosmini, che riprendono la filosofia agostiniana e di Malebranche, in polemica con lo gnoseologismo di Cartesio. L'uomo possiede una visione od un'intuizione immediata dell'ente, in senso generico (Rosmini) o specifico, come idea di Dio (Gioberti), che fonda la conoscenza filosofica. L'O. è anche detta la filosofia di Pantaleo Carabellese (1877-1948), discepolo di Varisco, che continuò la polemica del maestro contro il positivismo e l'idealismo, contribuendo alla creazione di una metafisica critica ispirata a Kant.

Ontosofia: v. Ontologia.

Opera al Bianco: Pratica alchemica che consente al neofita (v.) di percepire le caratteristiche sottili della materia, e di avvicinarsi allo stadio di sublimazione cosmica, realizzata in seguito nell’Opera al Rosso o Rubedo. Viene anche denominata Albedo (v.).

Opera al Nero: Processo alchemico definito anche Nigredo (v.), attraverso il quale il neofita (v.) arriva a cogliere l’intimo significato della materia, ovvero il centro della perfezione passiva, la potenza in attesa di diventare azione. Simboleggia la fase di autofecondazione, indispensabile per l’attuazione della rinascita dopo l’immersione nelle viscere della Terra, sintetizzata nella formula V.I.T.R.I.O.L. (v.). (v. anche Putrefazione ed Alchimia).

Opera al Rosso: Processo alchemico realizzabile dopo l’Opera al Bianco (v.) e l’Opera al Nero(v.), definito anche Rubedo (v.), attraverso il quale il neofita acquisisce l’annullamento totale del proprio io e la sua rinascita alla nuova esistenza iniziatica.

Operatività: Atto dell'operare allo scopo di produrre effetti soprattutto di ordine materiale. (Massoneria) Il termine deriva dagli antichi massoni definiti operativi in quanto muratori, o costruttori, professionalmente impegnati nell'edificazione di grandi costruzioni, come le cattedrali medioevali. Con l'esaurirsi delle commesse, essi furono prima affiancati e poi soppiantati dai massoni speculativi, che ne adottarono comunque simboli, allegorie e rituali. Da sempre l'uomo presenta due distinti atteggiamenti nei riguardi della propria vita. Da un lato è portato a salire verso le vette della ricerca spirituale, per cercare di trascendere la propria natura terrena. Dall'altro lato è sempre portato irresistibilmente a discendere verso la manifestazione, che si ottiene soprattutto operando nella vita terrena. Da questo deriva il perenne conflitto fra speculazione ed O., che comunque rappresentano soltanto due facce della stessa medaglia. Perciò non ha molto significato stabilire quale delle due sia prevalente come importanza. Invece, è possibile notare come, in generale, l'O. presenti maggiori difficoltà ad essere realizzata con il dovuto grado di responsabilità, in quanto implica maggiormente la presenza del mondo esterno, mentre la speculazione ci vede, in teoria, più solitari protagonisti. Importante sembra il prendere coscienza che entrambi gli atteggiamenti verso la vita debbano essere presenti nell'uomo. Come sempre nei confronti con ogni tipologia del vizio, l'iniziato deve evitare l'O. svolta nell'Istituzione massonica, o comunque in associazione di tipo profano con i fratelli, qualora sia tendente a speculazioni lucrose od all'acquisizione di posizioni sociali di particolare prestigio. A questo particolare riguardo il caso "P2" dovrebbe aver lasciato un'impronta indelebile in ogni massone. Che cosa significa la sigla "P2" (v.). Lo stesso G. O. I. conferma che è sempre esistita, fin dai tempi di Garibaldi, una Loggia composta di persone importanti che preferivano non rendere nota la loro appartenenza all'Istituzione, soprattutto per evitare il problema del clientelismo, ovvero dei "postulanti". Per tale motivo quel tipo di Loggia è stata definita "Loggia coperta". A partire dal 1960 tale Loggia ("Propaganda 2", più nota appunto come "P2"), presieduta da un massone aretino, il dott. Licio Gelli, subì una degenerazione di tipo essenzialmente affaristico, che coinvolse una minoranza dei suoi componenti. Ne nacque uno scandalo che, a causa della notorietà di molti dei personaggi coinvolti, assunse notevoli proporzioni, scatenando una campagna di stampa di straordinaria virulenza. Dalle accuse di malversazione si passò a quelle di "golpismo". L'infondatezza di queste ultime accuse fu riconosciuta dalla Corte di Assise di Roma che, il 16 aprile 1994, assolse Gelli dall'accusa di cospirazione politica. Il caso si era sgonfiato, ma non senza lasciare profonde cicatrici nel G. O. I. che, in seguito a quest'esperienza negativa, presenta oggi una configurazione che inibisce in assoluto tutte le Logge "coperte".

Ophir: In Occidente scritto anche Ofir, è il nome biblico di un personaggio e di una località. O. era figlio di Iectan e discendente di Sem (Genesi 10, 29-30; I Cronache 1, 23). Geograficamente O. viene indicata come una località, da cui la flotta del re Salomone importava in Palestina (porto di Ezion-geber, presso l’odierna Elath, nel golfo di ‘Aqaba) oro, spezie, avorio, legno di sandalo ed oggetti preziosi (I Re 9, 26-29; I Cronache 22, 24), e che rimane di incerta identificazione (Arabia meridionale, Eritrea, Somalia, India, isola di Ceylon).