Mileto: Dal greco Milhtoz, antica città dell’Asia Minore, ubicata sulla costa caria, alla foce del fiume Meandro, che fu capitale della Ionia. In età classica la città vantava antichissime origini, ricollegando la sua fondazione ai Cretesi; una pretesa in parte confermata dagli scavi archeologici, che hanno riportato alla luce resti di successivi insediamenti minoici e micenei. Probabilmente M. va identificata con la Milawanda dei documenti ittiti del XIV secolo a.C. Comunque in Omero i Milesii sono dei Carii, non Achei, alleati di Troia, e nella tradizione greca successiva i colonizzatori ionici di M. conquistano la città ai Carii, prendendone le donne in moglie con la forza. Tale colonizzazione risale almeno all’VIII secolo a.C., e nei due secoli successivi la città è nota come una delle principali colonie dell’Anatolia e, come la madrepatria, di successivi insediamenti nel Mar Nero e sulle coste adiacenti, inclusi Abido, Cizico, Sinope, Olbia ed Istro. Ulteriori insediamenti avvennero in Egitto, dove Naucrati rappresentò un importante centro commerciale milesio, e nella Magna Grecia, dove Sibari, prima della sua distruzione nel 510 a.C., mantenne con M. stretti rapporti. Retta da propri tiranni, che trattavano da pari con il re di Lidia (nel VI secolo Aliatte stipulò con M. un’alleanza), M. assunse una posizione privilegiata quando la Persia nel 546 a.C. conquistò i domini di Creso e le città costiere. Di conseguenza fu M. a dare ad avviare la rivolta antipersiana delle città ioniche (499 a.C.), per iniziativa dei suoi ex tiranni Istieo ed Aristagora. I Persiani la conquistarono dopo un lungo assedio, e la distrussero solo nel 494 a.C., dopo la vittoria navale di Lade. La sconfitta pose termine ad un lungo periodo di prosperità economica e di fioritura della cultura, che aveva visto il sorgere a M. della filosofia e della storiografia greca classica. Dopo la battaglia di Micale (479 a.C.) la città, nel frattempo risorta, aderì alla lega delio-attica; dalla metà del V secolo in poi ospitò una guarnigione ateniese, e tornò sotto il dominio persiano nel 412 a.C., dopo essersi ribellata ad Atene. Nel IV secolo fece parte dei domini di Mausolo, e fu liberata da Alessandro Magno nel 331 a.C. La città prosperò anche in età ellenistica; fece parte della provincia romana d’Asia dal 129 a.C., e decadde solo in età imperiale, a causa dell’interramento del suo porto. Y (Archeologia) I resti tuttora visibili della città si riferiscono alla sistemazione del V secolo a.C., seguita alle distruzioni persiane. L’impianto, forse progettato da Ippodamo di M., è caratterizzato da un reticolato ortogonale incentrato su punti cardini costituiti dalle agorà. Sull’insenatura del porto dei leoni si apriva l’agorà Sud, prossima al santuario di Apollo Delphìnios, costituito da un cortile costruito intorno all’altare; in questo edificio si custodiva l’archivio della città. Un’altra importante zona è quella del Bouleuterion, eretto verso il 170 a.C.. Nelle vicinanze della città, a Didyma, vi era il santuario di Apollo, un enorme complesso dominato dall’edificio ionico progettato da Paionios e da Daphnis.

Millenarismo: Movimento eretico e profetico cristiano che, in varie epoche storiche, dedusse da particolari interpretazioni dell’Apocalisse di Giovanni la credenza in un imminente ritorno di Cristo e dei suoi Santi sulla terra, per la durata di mille anni (di qui il nome), prima della distruzione finale del mondo e del Giudizio Universale (v. Chiliasmo). Questa credenza trae origine dalla tradizione ebraica di tipo messianico e dall’attesa del Cristo come redentore e instauratore del regno di Dio. Combattuto dai maggiori rappresentanti del cristianesimo del IV secolo, il M. rimase nelle credenze popolari, per riaffiorare nel Medioevo ad animare le attese di Gioacchino da Fiore e, dopo la Riforma, fra gli Anabattisti, gli Avventisti, i Pietisti ed i Testimoni di Geova.

Millenarista: Attinente o seguace della dottrina del Millenarismo o Chiliasmo (v.).

Mimamsa: Denominazione del primo sistema filosofico indiano, che si sviluppò sulla base del Brahmana (v.), i testi esegetici del sacrificio vedico. La M. si pone come fine l’indagine circa l’atto sacrificale (karman) e, più genericamente, circa l’azione dell’uomo, scaturente dalla libera volontà di questi. Parte dal presupposto che sia il sacrificio che l’azione sviluppino una forza invisibile (adrsta) che, nel primo caso, funge da tramite fra il mondo degli uomini e quello degli dei, nel secondo invece produce il karman (v.), come destino che lega l’uomo alla necessità di nuove incarnazioni, fino alla sua liberazione. Secondo oggetto dell’indagine condotta dalla M. sono i Veda, la raccolta dei più antichi testi sacri indiani, che vengono divisi secondo cinque parti fondamentali. Prescrizioni (vidhi), proibizioni (nisedha), formule od inni metrici (mantra), nomi (namadheya) ed etimologie (arthavada). Tale filosofia fu sistemata da Jaimini (II-III secolo d.C.) che scrisse i Mimamsa-sutra, commentati fra il III ed il V secolo da Sabara-svamin, la cui opera fu a sua volta commentata da Kamarila (VIII secolo d.C.) e da Prabhakara. Questi filosofi, partendo dall’affermazione dell’eternità della parola rivelata nei Veda, condussero una approfondita speculazione circa la parola e le categorie grammaticali, e favorirono così lo sviluppo della logica indiana.

Min: Il dio mummificato dell'antico Egitto è originario delle regioni desertiche delle rive del Mar Rosso. Il suo nome compare sulle palette predinastiche , ed il suo tempio primitivo è una capanna di foglie, che ricorda la tenda dei beduini. È sempre itifallico, perché è il signore delle forze generatrici dell'universo. La guaina che lo avvolge (legata alla vita vegetale) è la trasposizione della corteccia dell'albero. Le statue che lo raffigurano sono spalmate di un miscuglio di resine di conifere, cera d'api e bitume, che le rende scure. Quando questo colore diventa verde, è simbolo di rinascita. Le sue feste aprivano la stagione della mietitura, ed il sovrano tagliava il primo fascio di grano in suo onore. Con il Nuovo Regno viene assimilato ad Amon, suo parente prossimo di Karnak, in qualità di genitore e padre dei vegetali. La lattuga detta romana è il suo simbolo, perché la sua abbondante linfa bianca è simile al seme dell'uomo. La sua pietra è il lapislazzulo. "Ho avvolto il tuo corpo, le unghie delle dita, le estremità delle tue membra. Min, tu sei stato impregnato del profumo di Punt, bravo battitore che percorre le vie e guida sulle montagne di difficile accesso".

Minerva: Denominazione latina della dea greca Atena (v.).

Ming: Termine cinese avente il significato di fato. Secondo i principi della filosofia confuciana (v. Confucianesimo), il fato e la natura (hsing), sia dell’essere umano che di tutte le cose, non sono che le due opposte facce di un’unica realtà. Infatti fato è quanto il Cielo distribuisce, mentre la natura è ciò che l’uomo e le cose ricevono dal Cielo.

Minotauro: Mitico mostro dotato di corpo umano e testa taurina, nato dall’unione di Pasifae, moglie di Minosse, e di un toro inviato da Poseidone. Secondo un’altra tradizione, si trattava invece dello stesso dio tramutato in toro. Minosse lo rinchiuse nel labirinto (v.) di Cnosso, dandogli in pasto esseri umani, tra i quali i quattordici figli inviati ogni anno da Atene come tributo. Il M. fu ucciso dall’ateniese Teseo, aiutato dalla figlia di Minosse, Arianna, la quale procurò all’eroe greco il filo per poi consentirgli di uscire dal labirinto. Nell’iconografia il combattimento del M. con Teseo è tra i temi più fortunati dell’antichità. Già presente nell’arte arcaica del V secolo a.C., Teseo vi è raffigurato in piedi, accanto al mostro abbattuto, per apparire frequentemente in epoca romanica, soprattutto nei mosaici, con belle rappresentazioni del labirinto recanti la stessa scena nel suo riquadro centrale.

Miracolo: Fatto di esperienza che si sottrae al corso normale delle leggi della natura, e che viene interpretato filosoficamente mediante il ricorso ad una causa trascendente (v.). Il M. è un fenomeno che interessa le scienze, la filosofia e la religione. La scienza si limita ad accertare i fatti ed a rilevare l’aspetto di tutta l’eccezionalità del caso in esame, stabilendo la cosiddetta veritas historica. Ma solo la filosofia può dimostrare la possibilità del m., cioè il suo senso trascendente e l’ambito di significato del tutto distinto dalla verità scientifica (veritas philosophica) in cui esso si colloca. Infine la religione spiega il significato positivo del m., il suo valore salvifico, collocandolo nella Storia della Salvezza, indicandone cioè l’economia entro la Rivelazione (veritas relativa). Y (Letteratura) Nell’ambito dell’agiografia medievale, si dice M. la narrazione delle azioni compiute da un santo in vita ed in morte oppure, in generale, le biografie dei santi, composte per lo più a scopo edificante e solo raramente con intenti storici. Derivate dall’agiografia furono le raccolte di miracula che, soprattutto nel XII-XIV secolo, costituirono una cospicua parte del bagaglio di exempla a cui attingevano i predicatori. Infine per M. si intende un genere di teatro religioso medievale, ben distinto dal "mistero" e dalla nostra sacra rappresentazione, perché trae i suoi temi non dalla Bibbia ma dalle vite dei santi. La distinzione è sottile: ad esempio in Inghilterra miracle play è un termine usato dagli storici come sinonimo di mistery play. Sono ascrivibili a questo genere, soprattutto in Francia dove il termine ebbe forse un più preciso significato, il Jeu de Saint-Nicolas (1200) di Jean Bodel, il Miracle de Theophile (1261) di Rutebeuf, e la serie dei quaranta Miracles de Notre-Dame di autori anonimi, scritti tra il 1339 ed il 1382.

Mirari vos: Enciclica emanata nel 1832 da papa Gregorio XVI (1765-1846), il cui pontificato fu turbato fin dall’inizio dai violenti moti liberali diffusi nell’intero Stato della Chiesa, cui non seppe rispondere che invocando l’intervento dell’Austria. Nella M. condannava dottrinalmente Lamennais e l’Avenir, e soprattutto ribadiva la piena ed assoluta validità della scomunica comminata un secolo prima alla Libera Muratoria ed ai suoi adepti.

Misnah: Termine ebraico avente il significato di ripetizione. È l'insegnamento rabbinico su questioni giuridiche del Pentateuco. Al ritorno dall'esilio babilonese (V secolo a.C.), la necessità di adeguare la Legge di Mosè alle esigenze dei tempi e delle nuove condizioni, indusse le scuole rabbiniche ad un vasto studio interpretativo. Si accumulò così nelle scuole dei Tannaiti abbondante materiale giuridico orale, che ebbe i suoi primi compilatori in Rabbi 'Aqiba ben Yosef (40-137 d.C.) e Rabbi Me'ir (II secolo d. C.). La raccolta ufficiale, attribuita a Rabbi Yehudah ha-Nasi (III secolo), è scritta in un ebraico popolare, ricco di vocaboli aramaici, greci e latini, parlato a Gerusalemme nel II secolo. L'opera si divide in sei ordini (sedarim): zera'im, sementi (leggi agrarie), mo'ed, ricorrenze, nasim, donne (diritto matrimoniale), neziqin, danni (diritto civile e penale), qodasim, cose sacre e teharot, purità. Il contenuto è interamente giuridico, ad eccezione del trattato di abot, padri, compreso nel seder neziqin, che è una raccolta di massime morali. La M. fa parte del Talmud (v.), e la sua prima edizione a stampa è di Napoli, nel 1492.

Misraim: Denominazione di un Rito massonico che, secondo il Ragon, fu costituito nel 1805 da alcuni Fratelli che erano stati accolti nel Supremo Consiglio del Rito Scozzese, appena nato a Milano. Il Rito, all’inizio denominato Egiziano, si diffuse in Italia, specie nel napoletano, adottato anche da un capitolo abruzzese di Cavalieri Rosacroce denominato La Concordia. Nel 1816 il Rito di M. fu importato in Francia da un certo Bodarride con altri dieci Fratelli. Questi, scandalizzati dal mercimonio che taluni importatori osavano fare di questa particolare Massoneria, decisero di purificare l’ambiente creando un Supremo Consiglio del 90° Grado, presto affidato alla guida del Fratello Ragon. Nel 1860 il Rito di M. palermitano nominava "ad honorem" alla propria guida Giuseppe Garibaldi, ma questa particolare frangia del Rito doveva estinguersi con la morte del generale, nel 1882. Nel 1867 il capo del ramo veneziano, G. Pallesi d’Altamura, assonna il Corpo. Nel 1902 John Yarker, già a capo dal 1872 del Rito di Memphis inglese su patente statunitense, assume la guida di un nuovo Rito, ribattezzato Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (v.), che incorporò in sé i resti del Rito di M.

Mistero di Orione: Per molti anni le piramidi sono state esclusivamente considerate delle grandiose tombe per commemorare il faraone morto e costruite da migliaia di schiavi. Robert Bauval, dopo una lunghissima ricerca, ha gettato una nuova ed intrigante luce sui vari quesiti che circondano le piramidi. Robert, studiando attentamente la posizione delle tre più famose piramidi situate sull'altopiano di Giza ha scoperto che questa era una fin troppa evidente riproduzione della posizione delle stelle che formano la Cintura della Costellazione di Orione. Inoltre ha posto in evidenza la teoria che i condotti che partono dalla Camera del Re della Grande Piramide, non sono come si era presupposto semplici condotti utilizzati per l'areazione della camera mortuaria, ma visto che puntavano direttamente verso la Costellazione di Orione, erano la via diretta in cui veniva proiettata l'anima del faraone deceduto, al di fuori, verso la costellazione stessa. Inoltre il mistero dei condotti si infittisce in quanto, in uno dei condotti è stata mandata una piccola cinepresa robotica, ed è stata fatta una strabiliante scoperta: una porta segreta ancora chiusa nel profondo della struttura della piramide blocca il passaggio del cunicolo. Si pensa che questa nuova ed imminente scoperta possa portare ad un cambiamento radicale nella nostra percezione su questa antica civiltà. Osservando la veduta area della necropoli memfita di Giza, situata a Sud-Ovest del Cairo, si può facilmente notare come siano allineate le tre piramidi. A prima vista queste sembrano non essere allineate perfettamente, e l'egittologia classica conferma che questo possa portare a pensare ad un errore di calcolo, oppure dovuto alla diversa conformazione del terreno. Ma se la confrontiamo con l'immagine delle stelle che formano la Cintura di Orione, le cose cominciano a diventare chiare. È pressoché impossibile pensare ad un errore: le piramidi sono allineate esattamente alle stelle della cintura di Orione. Robert è stato il primo a notare che l'allineamento delle piramidi di Giza era rispecchiato esattamente dalle stelle della Costellazione di Orione. Egli ha definito questo fatto "Teoria della Correlazione", facendone la spina dorsale della sua interessantissima ricerca. L'Astronomia è fondamentale alla Teoria della Correlazione di Bauval. In un ciclo di circa 26.000 anni la terra oscilla leggermente sul suo asse, e questo produce un mutamento apparente della posizione delle stelle. Questo fenomeno è noto come Precessione, per cui le stelle, ad ogni mezzo ciclo, si trovano ad una declinazione più bassa o più alta. Quando la terra oscilla la Stella Polare, che segna approssimativamente il Polo Celeste, cambia posizione. Attualmente è Polaris che indica il Polo Celeste, ma al tempo delle Piramidi era indicato da Thuban, della costellazione del Drago. Nel 12.000 d.C. sarà Vega, nella costellazione della Lira, ad indicare il Polo. Un altro cambiamento della posizione delle stelle è dovuto dall'espansione dell'universo. Le stelle non sono stazionarie nello spazio, poiché hanno quello che è chiamato Moto Proprio: alcune stelle si muovono verso la terra, mentre altre se ne allontanano. Al riguardo si sa che le stelle della cintura di Orione tendono a muoversi insieme attraverso lo spazio. Le stelle che si trovano ad una grande distanza dalla terra sembrano muoversi più lentamente rispetto alle altre: questo è il caso di quelle di Orione, che è distante circa 1.400 anni luce da noi. Come si è detto, è molto importante farsi una precisa idea di com’era il cielo al tempo delle Piramidi. Oggi, grazie anche a sofisticate apparecchiature, è possibile studiare il cielo di molti secoli fa, e questo è stato di grande aiuto nella verifica e nella costruzione di questa interessante teoria (v. Il Mistero di Orione, di R. Bauval ed A. Gilbert, Ediz. Corbaccio, 1997).

Mistero: Termine filosofico religioso indicante in senso ampio quanto escluso dalla conoscenza razionale, quindi incomprensibile ai più. Per i greci M. era sia il rito segreto sia la verità esoterica rivelabile ai soli iniziati. Le religioni misteriche sono appunto quelle la cui efficacia salvifica si limita al cerchio degli iniziati. Per la teologia cristiana invece M. è tutto ciò di cui l'intelletto non può dimostrare l'esistenza o comprendere l'essenza. Le religioni misteriche nacquero dall'incontro tra le religioni classiche di origine greco-romana ed i culti orientali. Dapprima osteggiate, si imposero poi lentamente in Europa, specie nel Mediterraneo, suggestionando i suoi adepti per la profondità degli atti simbolici, per le accattivanti cerimonie di iniziazione, per gli strani ed affascinanti culti e soprattutto per la speranza d'immortalità personale che lasciavano intravedere. Veniva alla luce una nuova coscienza religiosa, caratterizzata da un accentuato processo di interiorizzazione, che gradualmente sostituiva il sempre più insoddisfacente culto statale per le divinità, avvicinandosi alle sette individualistiche. Nascevano così in Grecia per trasferirsi poi a Roma i M. Eleusini (v.), Dionisiaci (v. Dioniso), Orfici (v. Orfismo) e di Samotracia (v.). Dall'Oriente invece provenivano i M. di Cibele (la Gran Madre degli dei, v.) e di Attis (il figlio amante, v.), di Iside (la maga sorella e sposa, v.) ed Osiride (v.) detti Isiaci, e di Mithra (v.). La diffusione dei M. fu enorme, tanto da coinvolgere nell'iniziazione anche alcuni imperatori romani. Molto poco è trapelato fino al nostro tempo sia sui riti che sulle finalità dei M., sia perché non potevano essere usati testi rituali, ma soprattutto perché in comune avevano praticamente tutti il segreto che ogni iniziato giurava di mai diffondere, specie tra i profani; un vincolo segreto che evidentemente non è stato violato. Infine occorre notare che da qualche tempo vengono definiti M. quei fenomeni che la scienza moderna non è ancora riuscita a chiarire pienamente, come: Agharti, l’Arca di Noé, Re Artù, Atlantide, le Cattedrali Gotiche, Eldorado, ESP, la Fonte della Giovinezza, il Golem, il Santo Graal, l’Isola di Pasqua, la Lancia di Longino, il meccanismo di Antykitera, i Megaliti, il mostro di Loch Ness, la terra di Mu, le onde ELF, le Piramidi ed Orione, i prigionieri dello Spazio, Rennes-le-Chateau, Stonehenge, i Cavalieri Templari, le Terre alternative, il Teschio del Destino, il Triangolo delle Bermuda, gli UFO, ecc.. Y (Massoneria) Spesso la vita appare insondabile, al punto da scoraggiare molti dal proseguire nell'opera di ricerca interiore. In altri casi invece si assume che l'insondabile costituisca un limite, una soglia oltre la quale non si deve assolutamente procedere. Quanto sta oltre tale limite, viene talvolta proclamato M., ed assume sovente connotati dogmatici. Tuttavia, fermo restando il principio che non è proprio possibile affrontare i M. con spiegazioni verbali, in quanto si tratta di percezioni non descrivibili, rimane aperta la strada dei modi di essere. È possibile rilevare come a tali M. si accompagnino attributi percepibili, sia pure con grande difficoltà, in rapporto ai nostri modi di essere. In tal modo, con la necessaria prudenza, è talvolta possibile arricchire la nostra interiorità cercando di vivere le forze arcane che si accompagnano ai M. stessi.

Mistica: Esperienza a livello spirituale, perseguita attraverso una intensa contemplazione del divino, mediante la quale l’anima dovrebbe pervenire alla diretta percezione del divino stesso. Nella dottrina cattolica, la M. (theologia mystica) intende raggiungere l’immediata visione di Dio per via irrazionale e sulla base degli scritti mistici (v. Misticismo). Viene chiamata M. anche l’adesione, sublimata eticamente, alle teorie politiche di un partito.

Misticismo: Termine derivato dal greco musticoz, relativo ai misteri, e da musthz, iniziato ai misteri. Definisce l'atteggiamento interiore di chi conduce un'esperienza mistica, avendo pure in significato più ampio ad indicare quanto si compie nascostamente ed al di fuori d'ogni controllo razionale. In quest'ultimo significato può avere accezioni negative, ed essere sinonimo di fanatismo, di irrazionalismo e di dogmatismo. Indica il tentativo di giungere ad una qualche fruizione del divino per via extra razionale. In questo senso si distingue sia dalla conoscenza intellettuale di Dio che dall'esperienza di fede. Il fine delle diverse esperienze mistiche è il raggiungimento della condizione di estasi, uno stato di esaltazione psicologica e di astrazione dai limiti corporei, che può assumere forme e gradi diversi di manifestazione. Nel mondo greco si riscontrano due correnti mistiche: quella prevalentemente rituale delle religioni misteriche (v. Mistero), e quella gnostica (v. Gnosi) intellettuale, di derivazione platonica. Nel mondo indiano la mistica ha un significato più concreto e positivo, inserendosi in un quadro filosofico e religioso a sfondo panteistico e naturalistico, ed adottando tecniche ascetiche specifiche (v. Yoga). La mistica cristiana, soprattutto medievale, affonda le radici nella tradizione patristica, e nella speculazione di Sant'Agostino. La via mistica è la strada del ritorno dell'anima al suo Creatore: l'uomo ha ricevuto da Dio l'essere, il conoscere e l'amare, e può giungere a fondersi con l'essenza divina attraverso la conoscenza, preceduta e sostenuta dalla carità. Nel Medioevo, accanto al M. cristiano, si svilupparono anche un M. islamico ed uno giudaico. Il primo si identifica in pratica con il Sufismo (v.), fiorito soprattutto nei territori iracheni ed iranici (il più celebre sufi fu al-Husain ibn Masur al-Hallag). Col sufismo si propagarono dal XII secolo in poi anche gli ordini dei dervisci. Il M. giudaico corrisponde alla Qabbalah (v.) e, dal XVIII secolo, all'hasidismo. L'atteggiamento mistico del cristianesimo primitivo ebbe un precursore in San Paolo, che ne lasciò evidenti tracce nelle sue lettere ai Galati (2, 19), ai Corinzi (2 C.: 4, 10) ed ai Filippesi (1, 21-23). Dopo il primo periodo di influenza neoplatonica (Origene, Gregorio di Niassa), il M. si configurò in un culto esaltato delle figure di Gesù e di Maria (Bernardo di Chiaravalle, Ugo e Riccardo di San Vittore) o per la "passione" di Cristo (Francesco d'Assisi, Bonaventura di Bagnoregio). Più tardi al M. sentimentale tipico dei cisterciensi e dei francescani, subentrò quello più speculativo dei domenicani (Meister Eckhart, Enrico Suso, Giovanni Tauler, Tommaso da Kempis). Il M. spagnolo aprì l'età moderna (Ignazio da Loyola, Teresa d'Avila, Giovanni della Croce). Seguì poi l'ondata del M. francese (Francesco di Sales, F. Fenelon). Nell'ambito protestante, sebbene avversato dallo stesso Martin Lutero, il M. trovò espressione in alcune particolari sette (battisti, spiritualisti) nonché nelle file del pietismo (J. Arnd, G. Tersteegen, G. Arnold, N.L. von Zinzendorf).

-Mithra: Divinità indoeuropea nota anche come Mitra. Nel pantheon vedico M. presiede alle alleanze ed ai patti, ed è sempre associato al dio Varuna, che è invece preposto al castigo dei trasgressori sia delle unioni che degli accordi sanciti nel nome di M. Quindi M. e Varuna costituiscono un connubio che sovrintende all'intero ordine cosmico (rta), sia celeste che terreno, come dimostra la cerimonia del ra-jasuya (incoronazione regale), dove la coppia divine conferisce il proprio crisma sacrale al sovrano, reggitore dello stesso ordine sulla terra. La reciprocità del rapporto viene inoltre definita da altre caratteristiche, come l'attribuzione di alterni simboli, quali il giorno al dio M. la sinistra, il latte od il cibo bollito, mentre la notte a Varuna la destra, il suma (bevanda sacra) od il cibo arrostito. Tali distinzioni, funzionali e complementari, precisano infine i diversi compiti sacrali (o meglio castali) della coppia divina, in cui M. è il brahmana (sacerdote) per eccellenza, e Varuna il sovrano guerriero. Il culto di M. si sviluppò, secondo Erodoto, dapprima in Babilonia (Asia minore, XIV secolo a.C.), deve entrò in contatto con l'ellenismo, da cui si avviò un nuovo processo di sincretismo irano-ellenico. Nacquero le identificazioni di M. con Elio ed Apollo, di Ahura Mazdah (Oromasdes) con Zeus, e di Artagnes (avestico Verethraghna) con Eracle. Secondo Plutarco, il culto di M. raggiunse la Grecia verso il 67 a.C., lasciandovi pochi segni, per raggiungere l'Italia nel I secolo d.C., dove si diffondeva rapidamente fino alle province di confine (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania e Britannia), portatovi dalle guarnigioni romane. Fu intorno alla figura di M. che si formò uno dei più caratteristici misteri (v.). Celebrati in templi sotterranei (mitrei) od in cunicoli (spelei), prevedevano per gli iniziandi una serie di prove di resistenza fisica (digiuni, flagellazioni, macerazioni, ecc.), al cui termine avevano luogo il battesimo con il marchio a fuoco, e la traditio dei sette gradi iniziatici: corax, cryphius o nymphus, miles, leo, perses, heliodromus e pater (corax e leo alludono a travestimenti). Al di sopra degli adepti, che vivevano in assoluta purezza ed integrità morale, stava un pontifex maximus, detto pater patrum oppure pater patratus. Le scarse notizie su tali riti risalgono in gran padre ai padri della Chiesa, coinvolti perché il mitraismo si era infiltrato nello stesso cristianesimo primitivo. Massimo rivale del cristianesimo dei primi secoli, il mitraismo presenta con questo molte analogie: M. quale mediatore tra l'adepto e la divinità, immortalità personale, resurrezione, giudizio dopo la morte, paradiso, inferno, battesimo, acqua santa, domenica festiva, Natale (25 dicembre) e proselitismo anche negli strati sociali più umili. Al tempo di Traiano e di Diocleziano M. ebbe culto ufficiale in Roma (Sol invictus). In auge anche al tempo di Giuliano l'Apostata (V secolo), il culto mitraico sopravvisse poi solo in località molto circoscritte, come in Val di Non, nel trentino. Nell'iconografia M. è raffigurato nelle sculture monumentali di Nemrud Dagh con berretto frigio, nimbo e corona di raggi. Nella Roma del II secolo d.C. veniva rappresentato con la scena del sacrificio del toro. M., in costume orientale e berretto frigio, colpisce con un pugnale la bestia trattenuta dalla sua gamba, avendo a lato due portatori di fiaccola, Cautes e Cautopantes. Altre scene frequenti sono la nascita di M. dalla roccia, come nelle statue di Dublino e nel mitreo posto sotto la Basilica di San Clemente a Roma (in figura), nonché il pasto di M. con il Sole.