M.B.: Sigla massonica tuttora riportata sui grembiuli da Maestro di fattura anteriore al 1970, in quanto parte dellabbigliamento rituale del terzo Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato. È andato in disuso dopo la netta separazione delle competenze tra Riti ed Ordine. Rappresenta la parola segreta del Maestro Massone che, secondo la tradizione, ricorda lespressione pronunciata dai primi Maestri che toccarono i resti di Hiram, il sovrintendente ai lavori per la costruzione del Tempio di Salomone di Gerusalemme. Secondo alcuni studiosi, lespressione deriverebbe dallebraico, ed avrebbe il significato di "Figlio di Moab", oppure di "Egli vive nel figlio", ricordando che come i Moabiti si difesero dalloppressione giudaica, così il Maestro Massone deve difendersi dallassalto della profanità.
Maat, la Regola: Nellantico Egitto Maat era la regola, e la regola era Maat. Nessun concetto poteva significarne tanti alla pari di Maat. Essa era l'ordine, la saggezza, la ritualità, la rettitudine, la giustizia, la morale, l'armonia universale. Era il cubito dell'artigiano, secondo il quale ogni cosa veniva misurata esattamente. Era la custode della legge divina, verità perfetta e sapienza assoluta. Simbolo di Maat, nel linguaggio dei geroglifici, era lo zoccolo del trono, rettitudine per eccellenza. Dire e fare Maat, porre la regola nel suo cuore per governare con armonia: questo e solo questo era il compito principale del Sovrano, espressione terrena della divinità. Ispirandosi alla regola di Maat, il Re interveniva negli affari giuridici, proteggeva il debole dal più forte. E' in virtù del suo legame con Maat che l'istituzione faraonica fu il più durevole dei regimi politici e attraversò i secoli. È per questo che il faraone (da per aa, grande casa) non poteva essere un tiranno: la sua volontà doveva essere solo Maat, al di fuori di essa c'era il caos. Maat era figlia del dio solare Ra e sorella di Thot, dio della sapienza. Con lui sedeva sulla prua della nave di Ra, impugnando lo scettro e l'ankh e portando la piuma bianca della verità. A Maat prestava giuramento il faraone, al momento dell'investitura, e nella sala di Maat (la Sala della Giustizia), al termine della vita terrena, avveniva la pesatura del cuore (v. Psicostasia) con la piuma della giustizia. Questa era la tradizionale dichiarazione di innocenza (dal Papiro di Ani) di fronte a Osiride: "Non ho detto il falso: Non ho commesso razzie; Non ho rubato; Non ho ucciso uomini; Non ho commesso slealtà; Non ho sottratto le offerte al dio; Non ho detto bugie; Non ho sottratto cibo; Non ho disonorato la mia reputazione; Non ho commesso trasgressioni; Non ho ucciso tori sacri; Non ho commesso spergiuro; Non ho rubato il pane; Non ho origliato; Non ho parlato male di altri; Non ho litigato se non per cose giuste; Non ho commesso atti omosessuali; Non ho avuto comportamenti riprovevoli; Non ho spaventato nessuno; Non ho ceduto all'ira; Non sono stato sordo alle parole di verità; Non ho arrecato disturbo; Non ho compiuto inganni; Non ho avuto una condotta cattiva; Non mi sono accoppiato (con un ragazzo); Non sono stato negligente; Non sono stato litigioso; Non sono stato esageratamente attivo; Non sono stato impaziente; Non ho commesso affronti contro l'immagine di alcun dio; Non ho mancato alla mia parola; Non ho commesso azioni malvagie; Non ho avuto visioni di demoni; Non ho congiurato contro il re; Non ho proceduto a stento nell'acqua; Non ho alzato la voce; Non ho ingiuriato alcun dio; Non ho avuto dei privilegi a mio vantaggio; Non sono ricco se non grazie a ciò che mi appartiene; Non ho bestemmiato il nome del dio della città" (di Stefano Rex, Internet).
Maat: Divinità
dell'antico Egitto, dea della verità, della giustizia e dell'ordine cosmico, perno del
pensiero faraonico e vera anima dell'Egitto. La mitologia egizia la vuole figlia di Ra
(il Sole) e sposa di Thoth, o Hermes (v.), con il quale partecipava alla cerimonia
della psicostasia (v.), il giudizio che tutti i defunti dovevano sostenere per
essere "giustificati". Essa è l'ordine opposto al disordine (Isfet),
l'altruismo contro l'egoismo, la verità contro la menzogna, l'equilibrio contro il caos,
la giustizia contro l'iniquità. Simbolo dell'ordine universale, M. rappresenta anche
l'etica che spinge l'essere umano ad agire in accordo con la coscienza che si ha in tale
ordine, in ogni circostanza della vita. Tolomeo II Filadelfo consacrò a M. la necropoli
di Deyr el-Medina, in Tebe. La dea M. viene sempre raffigurata come una donna con una
piuma bianca di struzzo posta verticalmente sul capo, come nel rilievo nella tomba di
Sethi I, padre di Ramesse II il Grande, nella valle dei Re. Tale piuma evoca i raggi del
sole, la vita spirituale, lo stato di perfezione verso il quale ogni essere umano deve
tendere. Tutto è M.: il Faraone e la sua funzione, il rito ed il sacerdote, il cibo e le
offerte, il lavoro dell'orafo e quello del contadino, il soldato che fa grazia della vita
al nemico vinto e l'uomo innamorato. Praticare la M. significa vivere da persone oneste,
civili, responsabili, sensibili, pienamente consapevoli. A cominciare dal Nuovo Regno la
dea M. è stata rappresentata accovacciata, come nelle statuette che giudici e sacerdoti
usavano portare appese al collo.
Macchine anatomiche: Denominazione data dal Canonico Celano (Notizie del bello, dellantico e del curioso della città di Napoli, 1792) dei due scheletri maschile e femminile, nei quali si osservano tutte le vene e tutte le arterie, comparsi solo ventanni dopo il decesso del principe Raimondo di Sangro (1771). Pare siano stati ottenuti per iniezione diretta nel sistema sanguigno di una sostanza imbalsamante a base di mercurio. Oltre a tutti i visceri ed agli organi del torace e delladdome umano, si osservano i vasi sanguigni del cranio, della bocca, della lingua. Nel torace della femmina è evidente lesofago (mancante nellesemplare maschio). Nel suo addome è visibile anche un feto, accanto alla placenta aperta, da cui fuoriesce il cordone ombelicale collegato allutero. Fin dal 1792 se ne attribuì la paternità ad un medico anatomico palermitano, Giuseppe Salerno, che aveva notoriamente ottenuto risultati simili nella sua famosa scuola di imbalsamazione.
Macedonio: Patriarca di Costantinopoli (m. 370 ca.), semiariano (omolusiano). Contribuì per due volte alla deposizione del suo vescovo, lortodosso Paolo. Vescovo di Costantinopoli nel 342, divenne capo del partito omolusiano. Fu deposto nel 360, allorché presso limperatore Costanzo prevalse laltro partito ariano, quello degli omei.
Macedonismo: Dottrina di ispirazione ariana designante leresia degli Pneumatomachi (v.). Il nome deriva non dalla posizione di eresiarca di Macedonio (v.), ma dal fatto che i suoi primi seguaci di Costantinopoli e dellAsia Minore (il più importante fu Eustazio di Sebaste) appartenevano al partito omolusiano facente capo a Macedonio, con il quale non risulta alcuna valida testimonianza di relazione diretta. Tale dottrina negava la divinità dello Spirito Santo, che riteneva creatura del Verbo in base ad uninterpretazione rigidamente letterale delle Sacre Scritture. Leresia fu condannata dai Concili di Costantinopoli (381), di Efeso (391), di Calcedonia (451) e Lateranense (1139). Gli adepti del M. furono anche denominati Maratoniani, dal nome di Maratonio, vescovo di Nicomedia, uno dei più importanti esponenti della setta.
Machu Picchu: Antica città del Perù precolombiano, ubicata sullaltopiano del Cuzco. Era accessibile soltanto attraverso una strada stretta, molto erta, che giungeva dalla valle del fiume Urubamba fino allo sperone roccioso sospeso sullabisso dove sorgeva la città. La sua posizione la fece sfuggire alloccupazione spagnola. M. fu scoperta solo nel 1911 dallarcheologo americano Hiram Bigham. A 700 metri di altezza sul fondo valle un grande portale rastremato, con duplici ante di grosse pietre squadrate, segna lingresso di M.; dal portale parte una lunga rampa di 99 gradini, che conduce verso la sommità della rupe su cui sorge la città. Architettonicamente si nota la netta predominanza dello stile rettangolare, con luso di massi di granito bianco ben tagliati. Numerosi gli edifici pubblici e le poderose opere difensive. La città è percorsa da scalinate che collegano i vari quartieri; le case sono ancora in ottimo stato di conservazione, malgrado non se ne siano trovate con il tetto superstite, dato luso di coprire gli edifici con materiali molto deperibili, come giunchi, canne ed elementi vegetali in genere. Mescolati alle case ed agli edifici pubblici, si trovano gli spazi ricavati per le coltivazioni a gradoni.
Macrocosmo: Nel linguaggio filosofico viene usato per indicare l'universo inteso in contrapposizione all'essere umano (microcosmo). Gli antichi filosofi prima ed i naturalisti e panteisti (XVI Secolo) consideravano il M. come un essere animato analogo all'uomo, asserendo che amodificazioni dell'uno corrispondessero analoghi mutamenti nell'altro. (G.O.I.) Ad un certo punto del suo faticoso cammino evolutivo verso una coscienza superiore, l'essere umano è riuscito ad intuire la presenza di un mondo al di fuori del proprio Microcosmo individuale. Un fatto di coscienza di sé stesso e del mondo fisico che lo circonda. Tradizionalmente a tale presenza è stato imposto il nome di M., che rappresenta una realtà percepibile, anche se in varia misura e chiarezza. Tradizionalmente costituisce una realtà oggettiva nel campo dell'esistenza, anche se l'esperienza della sua percezione rimane soggettiva, entro i confini della coscienza di ciascuno. L'Ermetismo definisce il M. come ciò che staal di sopra, in alto, un mondo ed un essere assolutamente indefinibile. Esso si rivela talvolta come Immanenza, e talaltra come trascendenza. La sua presenza si manifesta nel Divenire, tramite i quattro Elementi (v.). Occorre notare che le leggi che governano il M. sono le stesse applicabili al Microcosmo (v.).
Macumba: Termine di lontane origini, ma si ritiene che questa parola fosse in uso in Brasile già nel XVII secolo. Probabilmente derivato da Jongo, una specie di danza semireligiosa importata dagli schiavi africani i quali, prima di iniziarla, chiedevano la benedizione degli anziani chiamati "cumbas", che avevano a che fare con la stregoneria. In quel periodo il loro vocabolario era di chiara origine angolana. Poiché in questo idioma per formare il plurale si antepone la particella "ba" o "ma" al sostantivo, si può pensare ad una naturale fusione dei due termini in M. Con il passare del tempo e con il continuo contatto con il cattolicesimo professato dai proprietari terrieri, queste danze si legarono ai movimenti mistico-spirituali. Si costruirono così le basi di un movimento religioso, la cui filosofia ha resistito al trascorrere del tempo, evolvendosi al punto da assumere le caratteristiche di una vera dottrina realmente animistica che ha come concetto fondamentale l'armonia tra gli uomini e le forze divine della natura. Erroneamente la M. viene associata esclusivamente a riti di magia nera, per cui essa incute terrore al solo pensiero del male che potrebbe provocare alle persone che ne subiscono gli influssi. Questo perché gli argomenti di cui non si riescono a cogliere i meccanismi incutono timore e sono considerati pericolosi, quindi da evitare. Oggi in Brasile il termine M. sta ad indicare un qualsiasi rito magico con cui si opera su problematiche quotidiane, agendo in un ambito religioso, nel rispetto di regole prescritte dai movimenti spirituali diffusi e conosciuti in tutto il Brasile. Detti movimenti si basano sul colloquio diretto che ogni praticante ha con la propria divinità protettrice Orixà, la quale si manifesta generalmente attraverso la trance, nel corso di sedute spiritiche. In Brasile è diffusa la credenza secondo la quale ogni essere umano è protetto da una o più divinità, ma soltanto pochi eletti scelti dall'Orixà possono servire questa divinità come mezzo di comunicazione tra la parte spirituale e quella umana. Per potersi mettere in contatto con l'Assoluto si può ricorrere sia alla trance che al Jogo de buzios. Questultima è una forma di divinazione di derivazione africana, che si avvale dell'uso di conchiglie; queste vengono tagliate nella parte superiore per consentire l'innesto dell'energia maschile in questo elemento legato alla componente femminile, ed avere in tal modo il giusto equilibrio, inteso come dualismo maschio-femmina, positivo-negativo, astrale-umano. Le conchiglie vengono fatte cadere in un cestino contenente monete, pietre e collane colorate. Esse rappresentano i simboli ed i colori degli Orixà. Questi riti vengono compiuti davanti ad un bicchiere d'acqua, che costituisce fonte di vita e catalizzatore delle energie negative che il consultante reca con sé, ed una candela accesa che consente al Santone di avere la giusta concentrazione e la luce necessaria per accedere ad uno stato superiore di coscienza. I responsi delle divinità dipendono dalla posizione assunta dalle conchiglie nel cestino, essi forniscono anche le indicazioni che consentiranno al consultante di raggiungere l'obiettivo sperato.
Madianiti: Nome di un gruppo di nomadi arabi abitanti nella regione di Madyan, a sud della Palestina, sul lato orientale del golfo di Aqaba. Essi sono anche denominati Ismaeliti (Giudici 6, 24). Secondo la Bibbia (Esodo 2, 15-21) Mosé si rifugiò tra i M., e sposò la figlia di Jetro, loro sacerdote. Nel corso dei conflitti per la conquista di Canaan, gli Israeliti ebbero vari scontri con i M. (Numeri 22, 7; 25, 17-18, 31) (Giudici 6-8), pur rimanendo in buoni rapporti con una parte di essi, i Qeniti. Secondo la tradizione, Gedeone riportò una grande vittoria sui M. nel "giorno di Madian" (Isaia 9, 3). Il nome di M. scomparve da allora, forse perché assorbiti da altre tribù. Dalle relazioni di Mosé con Jetro, e più in generale dai successivi contatti con i Qeniti, deriva lipotesi di una influenza della religione madianito-qenita sullorigine della religione di Yahweh (v.).
Maestri Comacini: v. Comacini.
Maestro delle Cerimonie: Ufficiale di Loggia, preposto ad espletare le tipiche funzioni del Cerimoniere e del Maestro di Casa; deve quindi fare accomodare i Fratelli, ricevere i Fratelli visitatori, sistemare i candelabri e, più in generale, gli arredi del Tempio, prima dellapertura dei Lavori. Il M.C. è loperatore qualificato ed autorizzato a: · entrare per primo nel Tempio per sistemare il Testimone ed accenderlo; al termine dei Lavori e dopo luscita di tutti i Fratelli, rientra nel Tempio da solo per spegnerlo; · preparare ed accendere le resine rituali, quando richieste dal Maestro Venerabile; · accendere il candelabro Testimone. Il M.C. è colui che guida la Marcia dingresso dei Fratelli nel Tempio, essendo in grado di penetrare il campo energetico del luogo fisico in cui si svolgono i Lavori, preparandolo alla sua qualificazione, cioè alla sua consacrazione, erigendo, grazie alle energie fornite dalla volontà dei Fratelli, una barriera magica protettiva attraverso la Squadratura. Egli è responsabile di questo campo energetico e, collocandosi interiormente nellAcqua prima di Cancro (alla colonna di Settentrione), sorveglia leventuale passaggio dei Fratelli dalluna allaltra Colonna. Il M.C., mediante la sua capacità di percepire lo stato interiore di ogni Fratello e della Catena, può raccomandare al Maestro Venerabile di non avviare i Lavori Rituali. Può quindi anche interrompere la Squadratura del Tempio. Nel rituale Simbolico, dopo la lettura della Tavola tracciata nella Tornata precedente, egli traccia la Tavola di Loggia, dando così inizio ai Lavori rituali. Nei passaggi di Grado, il M.C. consiglia il Maestro Venerabile sullopportunità di accedere o meno allo stato di coscienza energetico dei Lavori in Camera di Compagno o di Maestro, e provvede a modificare la composizione delle resine e la Tavola (o Quadro) di Loggia. Y (G.O.I.) Ufficiale di Loggia, il cui compito consiste nel procedere agli appelli nominali; aver cura che in ogni circostanza sia osservato il cerimoniale prescritto dai Rituali (Art. 40 del Regolamento dell'Ordine). Egli si assicura che il Tempio sia pronto in ogni dettaglio per l'apertura dei Lavori, e coadiuva il Fratello Esperto nell'assistere tutti i Fratelli sono usciti, si accerta che nel Tempio tutto sia giusto e perfetto. Nellesercizio della sua funzione rituale il M.d.C. si avvale di un lungo Bastone o Mazza Cerimoniale (v.) che non abbandona mai, nellintero corso di ogni Tornata.