Libertario: Termine che identifica chi si fa sostenitore di una libertà assoluta ed illimitata, contro ogni forma di imposizione autoritaria. È considerato sinonimo di anarchico, come pure di nichilista.

Libertini:  Termine impiegato nell'antica Roma per indicare la conditio libertina, ovvero la condizione dei liberti (v.). · Il termine definisce anche una setta protestante sorta in Olanda nel XVI secolo, poi diffusasi anche in Svizzera. I suoi seguaci erano detti L. per i loro atteggiamenti cinici, ed ebbero fra i più tenaci oppositori lo stesso Calvino (v.). Sostenevano che lo Spirito Santo si manifestasse solo a quanti praticassero la contemplazione, mentre negavano la resurrezione dei corpi ed il Giudizio finale. · Infine tale termine, nel corso dei secoli dal XVI al XVIII, indicò una corrente antireligiosa diffusa negli ambienti colti francesi ed italiani. Suoi rappresentanti più significativi furono Le Vayer, Gassendi e Naudé. La corrente influenzò molto anche Fontenelle e Bayle. Seppure priva di una dottrina filosofica specifica, tale corrente portò una dura critica al razionalismo religioso ed alla morale tradizionale, contrapponendovi il fideismo e la ragion di stato, e contribuì con il suo scetticismo alla preparazione dell'Illuminismo settecentesco.

Liberto:  Secondo il diritto romano, il termine indica la condizione dell'ex schiavo liberato dal suo padrone. La liberazione poteva avvenire in diverse forme, solenni (iustae) o di fatto (legitimae). Il L. diventava a tutti gli effetti cittadino romano, e veniva iscritto ad una delle tribù urbane, restando escluso però dalla magistratura e, in età repubblicana, dall'esercito. Nei confronti dell'ex padrone entrava in rapporto di clientela, ne assumeva il nomen ed il praenomen, conservando il proprio nome di schiavo come cognonem, mai sottraendosi interamente alla sua giurisdizione. Le grandi famiglie romane si servivano spesso di L., impiegati come amministratori, segretari ed intendenti. Gli imperatori della dinastia giulio-claudia normalmente utilizzarono i propri L. anche per l'amministrazione della cosa pubblica.

Libro del Mistero Nascosto: "Il Libro del Mistero nascosto é il libro dell’equilibrio della bilancia". Sono queste le prime parole di questo volume. L’equilibrio é l’armonia che risulta dall’analogia dei contrari, é il punto morto in cui essendo l’opposizione delle forze contrarie uguale al moto, implica la quiete. È il punto centrale, il punto del circolo dell’antico simbolismo, sintesi vivente dell’energia controbilanciata. Come la forma é definibile equilibrio della luce e dell’ombra, con l’eliminazione dei due fattori essa diventa invisibile. Il termine bilancia viene applicato alle due opposte nature di ciascuna terna di Sephirot, ove il loro equilibrio forma la terza Sephira in ogni ternario. Questa particolare dottrina dell’equilibrio della bilancia costituisce un’idea cabalistica fondamentale. Questo equilibrio é sospeso in quella regione in cui é negativamente esistente. Esistenza negativa e positiva, nonché distinzione fra i due opposti, rappresenta un’altra idea cabalistica fondamentale. Impossibile definire l’esistenza negativa, perché allorché definita, cessa di essere esistenza negativa. Si tratta quindi di un’esistenza negativa che passa in una condizione statica. Molto saggiamente quindi i cabalisti hanno escluso dall’umana comprensione il primo AIN, Ain, l’Uno negativamente esistente, nonché l’AIN SUP, Ain Soph, l’Espansione senza limiti. Anche dell’AIN SVP AVR, Ain Soph Aur, la Luce senza limiti, può essere dato soltanto un concetto vago. Tuttavia, pensando più a fondo, si può vedere che tali debbono essere le forme primarie dell’Uno inconoscibile e senza nome, che noi chiamiamo Dio nella sua forma più manifesta. Esso é l’Assoluto. Come definire l’Assoluto? Definendolo esso sfugge alla nostra considerazione poichè, allorché definito, cessa di essere assoluto. Si dovrà dunque dire che il Negativo, l’Illimitato e l’Assoluto sono, logicamente parlando, degli assurdi, in quanto idee che la nostra ragione non può definire? Non direi, perché se potessimo definirli li renderemmo compresi nella nostra ragione, e quindi non superiore ad essa. Perché un soggetto sia passibile di definizione occorre che gli siano assegnati determinati limiti. Ma come possiamo limitare l’Illimitabile? Il primo principio ed assioma della Qabalah é il nome della Divinità, traducibile in "Io sono quello che sono", da AHIH AShR AHIH, Eheieh Asher Eheieh. Una traduzione migliore potrebbe essere "Esistenza é esistenza", oppure "Io sono colui che é". Eliphas Levi, il grande filosofo e cabalista del XX secolo, nella sua Histoire de la Magie (libro I cap. 7) dice: "I cabalisti provano orrore per tutto ciò che assomiglia all’idolatria; essi tuttavia attribuiscono la forma umana a Dio, ma si tratta di una pura figura geroglifica. Essi considerano Dio come l’intelligente, vivente ed amante Infinito Uno. Egli non é per loro né l’insieme degli altri esseri né l’astrazione dell’esistenza, né un essere filosoficamente determinabile. Egli è in tutto, distinto dal tutto e più grande del tutto. Il suo stesso nome è ineffabile, e tuttavia questo nome esprime solo l’ideale umano della Sua Divinità. L’uomo non può conoscere che cosa Dio sia in Se stesso. Dio è l’assoluto della fede, l’esistenza è l’assoluto della ragione, l’esitenza esiste per se stessa e perché esiste. La ragione dell’esistenza è l’esistenza stessa. Possiamo domandarci: "Che cosa fa esistere una cosa particolare?" ossia: "Perché questa data cosa esiste?" Ma non possiamo domandare, senza cadere nell’assurdo: "Perché l’esistenza esiste?", perché questo significherebbe supporre l’esistenza anteriore all’esistenza". Sempre il Levi sostiene ancora: "Dire "Io crederò quando la verità del dogma mi sarà scientificamente provata", è come dire: "Crederò quando non avrò più nulla in cui credere, e quando il dogma sarà distrutto come dogma per divenire un teorema scientifico". In altre parole è come dire: "Ammetterò l’Infinito quando sarà stato spiegato, determinato, circoscritto e definito a mio beneficio; in altre parole quando sarà divenuto finito. Crederò all’Infinito quando sarò sicuro che l’Infinito non esiste. Crederò alla vastità dell’oceano quando lo avrò visto messo in bottiglia". Ma quando una cosa ci è stata chiaramente provata e resa comprensibile, non crediamo più in essa, bensì la conosciamo". Tra due idee tanto diverse come quelle di esistenza negativa e positiva, è richiesto un cert nesso od anello di collegamento, e quindi arriviamo alla forma che è chiamata esistenza potenziale. Questa, mentre si avvicina alla esistenza positiva, ammette ancora ben poco una chiara definizione. È esistenza nella sua forma possibile. Ad esempio in un seme è nascosto l’albero che può scaturirne: esso è in una condizione di esistenza potenziale, è lì, ma non ammette definizione. E quanto meno saranno definibili i semi che quell’albero, a sua volta, potrà produrre. Ma questi ultimi sono in una condizione che, pur avendo in sé qualche cosa di analogo ad un’esistenza potenziale, non raggiunge ancora quello stato, ossia è negativamente esistente. Ma d’altra parte l’esistenza positiva è sempre suscettibile di definizione: è dinamica; ha certe evidenti capacità, ed è quindi l’antitesi dell’esistenza negativa ed ancora più della sussistenza negativa. Essa è l’albero non più nascosto nel seme ma sviluppato esternamente. L’esistenza positiva, tuttavia , ha un principio ed una fine, e quindi richiede un’altra forma da cui dipende, perché senza quest’altra idea negativa nascosta dietro di sé, diviene instabile ed insoddisfacente. L’idea dell’Illimitabile Uno è stata così indicata, e di essa si potrebbe dire con le parole dell’antico oracolo: "In Lui è un illimitato abisso di gloria, e da esso esce una piccola scintilla che fa tutta la gloria del sole, della luna e delle stelle. Mortale, guarda quanto poco so di Dio. Non cercare di conoscere di più su di Lui, perché è cosa troppo al di là della tua comprensione, per quanto sapiente tu sia. E noi, che siamo i Suoi ministri, quale piccola parte siamo di Lui". Vi sono tre veli cabalistici dell’esistenza negativa, ed in sè stessi formano le idee nascoste delle Sephiroth non ancora chiamate all’essere, e sono concentrate in Kether, che in questo senso è il Malkuth delle idee nascoste delle Sephiroth. Per chiarire il concetto, il primo velo dell’esistenza negativa è l’AIN, Ain, negatività. Questa parola consiste di tre lettere che così indicano le prima tre Sephiroth o numeri. Il secondo velo é l’AIN SVP AVR, Ain Soph Aur, la Luce Illimitata. Questa parola consiste di nove lettere, e simbolizza le prime nove Sephiroth, ma naturalmente solo nella loro idea nascosta. Quando però raggiungono il numero nove, non possiamo proseguire oltre senza tornare all’unità, od al numero uno, perché il numero dieci è solo una ripetizione di unità appena derivate dal negativo, com’è evidente dando uno sguardo alla sua comune rappresentazione in numeri arabici, dove il circolo "0" (zero) rappresenta il Negativo e l’1 l’Unità. Così, allora, l’infinito oceano della luce negativa non procede da un centro, perché è senza centro, ma concentra un centro, che è il numero uno delle Sephiroth manifestate, Kether, la Corona, la prima Sephira; che quindi può essere detta il Malkuth o numero dieci delle Sephiroth nascoste. Così Kether è in Malkuth, e Malkuth è in Kether. Oppure, con le parole del grande alchemico Thomas Vaughan noto come Eugenius Philalethes, "Il cielo è sulla terra, ma secondo un modo terreno, e la terra è in cielo, ma secondo un modo celeste". Ma, poiché l’esistenza negativa è un soggetto non suscettibile di definizione, viene considerata dai cabalisti piuttosto come dipendente dal numero dell’unità che come una distinta considerazione proveniente da essa: Di conseguenza spesso essi applicano gli stessi termini ed epiteti indifferentemente all’uno ed all’altro. Questi epiteti sono "Il Nascosto del Nascosto", "L’Antico degli Antichi", "Il più Santo Antico", ecc. È giunto il momento di spiegare il reale significato dei termini Sephira e Sephiroth. Il primo è singolare, il secondo plurale. La migliore traduzione della parola è "emanazione numerica". Vi sono dieci Sephiroth, che rappresentano le forme più astratte dei dieci numeri della scala decimale: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10. Quindi, come nell’alta matematica ragioniamo di numeri nel solo senso astratto, così nella Qabbalah ragioniamo della Deità nelle forme astratte dei numeri. In altri termini, mediante le SPIRVTh, Sephiroth. Da questa antica teoria orientale Pitagora derivò le sue simboliche idee numeriche. Fra le Sephiroth, unitamente e singolarmente, troviamo lo sviluppo delle persone e degli attributi di Dio. Di essi alcuni sono maschi ed altri femmine. Per qualche ragione a loro nota, i traduttori della Bibbia hanno accuratamente lasciato fuori ed eliminato ogni riferimento al fatto che la Deità è insieme maschile e femminile. Essi hanno tradotto un plurale femminile con un singolare maschile, come nel caso della parola Elohim. Tuttavia hanno involontariamente riconosciuto di sapere che si trattava di un plurale in Genesi IV, 26: "Ed Elohim disse: Facciamo l’uomo". Egualmente (V, 27) come poteva Adamo essere fatto a somiglianza di Elohim, maschio e femmina, a meno che anche gli Elohim non fossero maschi e femmine. La parola Elohim è un plurale formato dal singolare femminile, ALH, Eloh, aggiungendo IM alla parola stessa. Ma poiché IM è solitamente la terminazione del plurale maschile, ed è qui aggiunto ad un nome femminile, esso da alla parola Elohim il senso di una potenza femminile unita ad un’idea maschile, e quindi capace di proliferare. Sentiamo parlare molto del Padre e del Figlio, nelle comuni religioni attuali, ma nulla si dice della Madre. Nella Qabalah però troviamo che l’Antico dei Giorni si conforma simultaneamente nel Padre e nella Madre, e così genera il Figlio. Questa Madre è Elohim. Egualmente ci viene di solito detto che lo Spirito Santo è maschile. Ma la parola RVCh, Ruach, Spirito, è femminile, come appare dal seguente passo del Sepher Yetzirah: "AChTh RVCh ALHIM ChIIM, Achath (femminile, non Achad, maschile) Ruach Elohim Chiim, Una è la Spiritualità dell’Elohim della Vita" (da Internet).

Libro della Sacra Legge: Emblema massonico della spiritualità più elevata, a cui il Libero Muratore si ispira nell’impegno assunto di operare eternamente a sgombrare l’Ordine dal Caos. Non ha alcun carattere religioso, intendendo unicamente rappresentare il principio del Sacro, cui è intimamente legato ogni essere umano dotato di raziocinio. Pertanto esso è costituito dalla Bibbia (v.) nella Loggia ove prevale la tradizione tipicamente occidentale, dal Corano (v.) nei paesi di tradizione musulmana, dai Veda (v.) nei paesi orientali di tradizione brahminica, e da un libro non scritto (bianco) od edito in caratteri completamente scomposti nelle Logge di tradizione mista, onde consentire ad ognuno di leggervi quanto ritiene rappresentare il compendio superiore dei Sacri doveri e dei precetti da osservare. Il L. identifica quindi la Luce che sovrasta ogni essere umano, non come autorità dogmatica, ma come espressione della fede in un ordinamento morale dell’intero Universo. All’apertura dei Lavori il L.viene aperto dal Primo Sorvegliante (Rituale Simbolico) o dall’ex M.V. (Rituale Emulation) alla prima pagina del "Vangelo di Giovanni" o del Libro "II Cronache VI". Vi si sovrappongono poi il compasso, con le punte dirette verso Occidente nel Rituale moderno e verso Oriente nel Rituale Emulation, e la squadra, disposti a seconda del Grado in cui si svolgono i Lavori. Secondo la tradizione muratoria, il L. aperto sormontato dalla Squadra e dal Compasso rappresenta le Grandi Luci della Massoneria.

Libro di Giovanni Evangelista: Vangelo apocrifo di ispirazione catara (v.), che tratta dei misteri religiosi personalmente affidati da Gesù Cristo a Giovanni, l’apostolo prediletto, nel corso dell’ultima cena. Eccone l’inizio: "Io, Giovanni, vostro fratello e partecipe della vostra tribolazione, ma che sarò anche partecipe del regno dei Cieli, quand’ero reclinato su petto di nostro Signore Gesù Cristo e gli dissi: "Signore, chi è che ti tradirà?", egli mi rispose: "È quello che intingerà come me la mano nel piatto, perché allora satana entrerà in lui, ed egli gli chiederà come deve fare per tradirmi". Ed io allora gli domandai: "Signore, prima che Satana cadesse, in che considerazione era presso tuo Padre?" Egli mi rispose: "In tanta considerazione che comandava le potenze del cielo. Io sedevo con mio Padre, mentre egli dava ordini a tutti i sudditi del padre, ed andava giù dai cieli fino al profondo, e dal profondo risaliva su fino al trono dell’invisibile Padre. Ma vide la gloria di colui che muove i cieli, e pensò di collocare la propria sede sopra le nubi del cielo, desiderando essere simile all’Altissimo. E disceso nell’aria, disse all’angelo dell’aria: "Aprimi le porte dell’aria". Egli gliele aprì. Passò ancora oltre, e trovò tutta la superficie della terra ricoperta dalle acque. Passò oltre, sotto la superficie, e trovò due pesci posti sulle acque che, come due buoi aggiogati per arare, solcavano tutta la terra, per ordine dell’invisibile Padre, da occidente ad oriente … " (I Vangeli Apocrifi, Ediz. Einaudi). Secondo il Le Cour (Il Vangelo esoterico di San Giovanni, Ediz. Bastogi, 1982), "Giovanni fu testimone della vita di Gesù e suo discepolo preferito. Egli ha ricevuto da Cristo stesso insegnamenti che gli altri discepoli non ebbero, per cui nella gerarchia delle potenze spirituali egli rappresenta il capo degli iniziati sia alla gnosi cristiana che a quella della Chiesa esoterica. Il Vangelo di Giovanni è il Vangelo dell’Era dell’Acquario (v.), poiché tale trasformazione si produrrà con l’entrata del sole, visto dalla terra, nel segno di Ganimede, l’uomo dell’Acquario, che non è altro che una prefigurazione di Giovanni. Dunque Giovanni è, con San Paolo, colui che rappresenta la fonte da cui noi dobbiamo attingere per ritrovare gli insegnamenti dei misteri cristiani e tradizionali. Oggi i segreti della materia sono stati scoperti con tutti i danni che ciò comporta; è dunque divenuto necessario scoprire adesso quelli dello Spirito. Può salvarci solo il trionfo dello Spirito sulla materia, dell’Amore sopra l’odio, perché secondo san Giovanni Dio che è Spirito è anche Amore".

Licet Iuxta Doctrinam: La prima parte della Costituzione emanata da papa Giovanni XXII nel 1327 (È lecito secondo la dottrina), per confutare e condannare le tesi espresse da Giovanni de Ianduno e da Marsilio da Padova (Dizionario Massonico di L. Troisi, Ediz. Bastogi, 1993). Quest’ultimo, nell’opera "Defensor Pacis", aveva difeso la causa dell’imperatore Ludovico IV il Bavato contro il Papa, sostenendo che le immunità concesse al clero sono abusi, e che l’Imperatore esercita la sua piena potestà su tutto il territorio di cui è sovrano, e su tutti i cittadini, laici ed ecclesiastici, ricchi e poveri. Entrambi i sostenitori dell’Imperatore vennero dichiarati eretici, anzi eresiarchi manifesti e notori. La Costituzione pontificia concludeva così: "In modo speciale riproviamo, e con nostra sentenza condanniamo i predetti Marsilio e Giovanni. Se qualcuno poi presumerà di difendere od approvare la predetta dottrina, di qualsiasi dignità, ordine, condizione o stato egli sia, sarà considerato come eretico". Secondo il Falco (La Sacra Romana Repubblica, Ediz. Ricciardi, 1966), "L’opera teorico-pratica di Marsilio era stata eversiva e, per certi aspetti anticipatrice; Marsilio, con l’animo sgombro dai vecchi impacci dottrinali, in una visione globale, spregiudicata e sovversiva, rivendicava col Defensor Pacis la sovranità del popolo e l’universalità dello Stato. Richiamandosi all’universalità del Vangelo, sterminava primato e gerarchia ecclesiastica, legislazione canonica e pretese temporali".

Limbo: Nella teologia cattolica è il luogo destinato a coloro che sono morti con il peccato originale, ovvero senza essere battezzati. Essi vi godono dei beni materiali senza poter godere di quelli spirituali, che comunque non potrebbero apprezzare. Ignota alla patristica e posteriore alla seconda metà del XII secolo, la concezione del L. (ricordato da Dante: Inferno 4, 45; Purgatorio 22, 14), la credenza del L. risale a Tommaso d’Aquino (v.), Suarez, Lessio, Bellarmino ed altri grandi teologi. Si fa distinzione tra il Limbus patruum (o Sinus Abrabac, Luca 17,22-23), riservato ai giusti dell’Antico Testamento ed agli antichi patriarchi e profeti (secondo Dante anche per gli spiriti eccelsi del mondo classico), ed il Limbus puerorum o parvulorum, riservato ai bimbi deceduti prima di aver ricevuto il battesimo. Grosso modo il L. corrisponde al Bardo Todol (v.) del Buddhismo tibetano.

Limite: Confine, barriera, pietra miliare, segno che indica l’estremità dell’estensione di una proprietà, di un territorio, come anche di un campo d’azione, così distinguendolo da un altro con esso confinante. La Massoneria ha adottato, fin dalle sue origini, tali L., tradizionalmente definiti "Landmarks" (v.), che in seguito ha addirittura codificato. Y (G.O.I.) Il termine L. dovrebbe indurre a considerazioni particolari. Da un lato giustamente l’uomo si considera limitato nei confronti di quello che lo circonda. Da un altro lato invece egli riesce a percepire in sé una potenzialità a cui non pone L. È ben vero che la potenzialità non trova quasi mai uno sbocco in adeguate manifestazioni. Nell’uomo rimane comunque sempre una latente speranza in qualcosa di non definibile, che in qualche modo gli consentirà di superare sé stesso. Chi ha intrapreso la strada della ricerca interiore, sa che è possibile andare oltre i nostri stessi L. Talvolta è possibile ribaltare le apparenti debolezze umane per ricavarne forze insperate, "che possono condurre l'uomo a conoscenze superiori, dai confini infiniti".

Lindberg: Charles Augustus (1902-1974), detto l’Aquila solitaria, fu un aviatore statunitense di origine svedese. Trascorse un’infanzia solitaria, mostrando una precoce vocazione per l’indipendenza di spirito, l’esplorazione ed il volo. Diventato pilota dopo studi irregolari, nel 1925 venne assunto nella posta aerea, sulla linea Chicago-St. Louis. Fu affascinato da un’iniziativa di Raymond Orteig, un proprietario alberghiero francese operante a New York, che aveva offerto un sostanzioso premio a chi fosse riuscito nell’impresa di trasvolare l’Atlantico senza scalo. Vari tentativi erano già falliti tragicamente, ma L. il 20 e 21 maggio 1927 effettuò per primo quel volo transatlantico da New York a Parigi su un velivolo Ryan monomotore Wright 200 CV, denominato "The Spirit of St. Louis", atterrando a Le Bourget dopo un percorso di 5860 km compiuto in 33 h 39’. Grazie a quel successo gli fu conferito il grado di colonnello nei Corpi Riserva Ufficiali dell’esercito statunitense. Nel 1932 un figlio di quasi due anni di L. venne rapito ed ucciso; il presunto colpevole, Bruno R. Hauptmann, fu arrestato, processato e giustiziato, ma la vicenda, che commosse l’opinione pubblica del mondo intero, non è mai stata chiarita del tutto. Si trasferì poi in Europa, prima in Inghilterra e nel 1936 in Germania, dove fu colpito dalla potenza dell’aviazione tedesca. Ritornato in U.S.A. nel 1939, sostenne il non interventismo contro la Germania, venendo per questo accusato di filonazismo. Si dimise da colonnello, difendendosi nel sostenere la debolezza delle democrazie se confrontate con la potenza bellica del Terzo Reich. Fu così, in un’ondata polemica con lunghi strascichi, che si spense il mito di L., riabilitato solo nel 1953 dal Presidente Eisenhower, che lo nominò Brigadiere Generale della Riserva Aeronautica in considerazione dei servigi bellici resi contro i giapponesi. L. fu iniziato in Massoneria nel giugno 1926, nella Loggia Keystone n° 243 di St. Louis (Missouri), dove fu elevato al Grado di Maestro nel dicembre successivo, venendovi poi eletto membro a vita. Nel 1928, dopo la trasvolata in cui aveva portato con sé i simboli della Squadra e del Compasso, divenne membro onorario della Loggia Liberdad n° 20 di Santo Domingo. Le sue vicende profane trovarono ripercussioni anche nella Libera Muratoria. Eletto membro onorario della Universala Framasona Ligo (organizzazione massonica internazionale ed interobbedienziale), ne venne successivamente espulso con motivazioni etico-politiche.

Linee sincroniche: Le linee sincroniche sono flussi di energia in grado di catalizzare le grandi forze presenti nel cosmo come nella natura. Queste linee sono in grado di mutare gli avvenimenti, possono portare nel flusso idee, pensieri e stati d'animo, ed influenzare tutte le creature viventi. Rappresentano il vero e proprio sistema nervoso della stessa creatura definita Terra. Secondo alcuni studiosi dell’esoterismo (v.), esse sono infine vere e proprie strade di comunicazione da e per l'universo. Le linee sincroniche sono delle correnti, dei fiumi in cui scorrono energie non ancora misurabili con i metodi che lo sviluppo tecnologico ha messo a disposizione della scienza contemporanea. Le linee possono conservare una quantità infinita di conoscenze, come se fossero la biblioteca di tutto ciò che è stato pensato. Il reticolo delle linee si compone di nove Linee Maggiori Verticali e nove Linee Maggiori Orizzontali, più un certo numero di linee minori costruite dall'uomo. L'intersecarsi di due linee verticali con due orizzontali dà origine ad un "nodo splendente" di due linee sincroniche, ed è una porta di accesso all'intero reticolo delle linee. Sul nostro pianeta, oltre a quello di Baldissero Canavese (Torino) ove ha sede la Comunità esoterica di Damanhur (v.), c'è solo un altro nodo similmente splendente, che è posto in corrispondenza del Tibet.

Liocorno: Animale favoloso, detto anche unicorno od alicorno, rappresentato come un cavallo con un lungo corno attorcigliato ed aguzzo sulla fronte, barba di caprone, coda di leone, zampe pelose e zoccoli di bue. Al L., che nel Medioevo era considerato simbolo di castità, venivano attribuite qualità antivelenifere (in realtà si trattava di corna di narvalo). Il L. compare fra l’altro nelle insegne araldiche della casata nobiliare della famiglia d’Este. Secondo un’antica leggenda, era ritenuto un instancabile ed imprevedibile corridore, ma diventava mansueto, facendosi anche agevolmente catturare, se gli si poneva dinanzi una vergine. Tertulliano aveva paragonato la ferocia del l. al rigore del Cristo in quanto giudice, ed il suo corpo alla Croce (v.). Sant’Ambrogio e San Basilio avvicinarono il mistero del L. a quello dell’Unigenito. Secondo Onorio di Autun (Speculum de mysteriis Ecclesiae), "Per mezzo di questo animale viene rappresentato il Cristo, e per mezzo del suo corno la sua forza indomabile. Colui che si posò in grembo alla Vergine fu catturato dai cacciatori, ovvero fu scoperto in forma umana dai suoi amatori". Per sua natura ogni simbolo è ambivalente; così, al pari di altri nobili animali, anche al L. spettò di rappresentare talora il Cristo, ma talaltra anche il suo avversario. Perciò la sua ferocia poteva essere interpretata come simbolo di malvagità, e san Basilio non aveva dubbi nell’intendere il L. anche come simbolo del demonio.

Lione: Città della Francia centro orientale nella Regione Rodano-Alpi, capoluogo del dipartimento del Rodano posto alla confluenza dei fiumi Rodano e Saona. Nel XVIII secolo assunse importanza per aver ospitato il grande Convento Massonico cui diede il nome, tenutosi nel 1778 dalle tre province che formavano la nazione francese nell’ambito dell’Ordine della Stretta Osservanza Templare. È noto anche come Convento Nazionale della Gallia. Artefice del Convento fu J.B. Willermoz (v.), Gran Cancelliere della provincia di Alvernia. I rappresentanti delle province francesi, l’Italia e la Svizzera vi deliberarono di mutare il nome dell’Ordine in quello di "Cavalieri Beneficenti della Città Santa". Il Convento infatti vi approvò i due codici willermoziani che sono alla base sia dei Cavalieri Beneficenti che del Rito Scozzese Rettificato. I due codici sono: il "Code maconnique des Loges reunis et rectifieés de France", ed il "Code Général de Règlements de l’Ordre des Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte". Una rarissima copia dei due codici è custodita presso l’archivio del Grande Oriente d’Italia (fondo Pericle Maruzzi). La città di L., unitamente a Praga ed a Torino, forma il cosiddetto triangolo magico, preso in considerazione da numerose leggende e miti della Magia e dell’Occultismo.

-Lions Club: Associazione culturale e filantropica di origine massonica, fondata da F. Melvin Jones nel 1917, un massone membro attivo della Loggia Garden City n. 141 di Chicago. Il distintivo adottato in origine comprendeva Squadra e Compasso sovrastati da un cerchio, nel cui centro era rappresentata la lettera "L". · Il Codice dell’etica Lionistica recita come priorità la dimostrazione della serietà della vocazione professionale attraverso l’eccellenza delle opere e la solerzia del lavoro. Quindi ricerca del successo, richiesta delle giuste retribuzioni e conseguimento dei giusti profitti, senza pregiudicazione della dignità e dell’onore con atti sleali ed azioni scorrette. Ricordare che per sviluppare i propri affari non è necessario danneggiare quelli altrui; professare la lealtà verso i clienti ed il pubblico, nonché la sincerità verso sé stessi; qualsiasi dubbio relativo al proprio diritto o protesta nei confronti di altri va affrontato e risolto anche contro il proprio interesse; considerare l’amicizia come fine e mai come mezzo, nella convinzione che la vera amicizia non esista per i vantaggi che può offrire, ma per accettare nei benefici lo spirito che li anima; aver sempre presenti i doveri di cittadino verso la Patria, lo Stato, la comunità nella quale ciascuno vive; prestare loro con lealtà sentimenti, opere, lavoro, tempo e denaro; Essere solidali con il prossimo mediante l’aiuto ai deboli, i soccorsi ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti; essere cauti nella critica e generosi nelle lodi, sempre mirando a costruire e non a distruggere. · Gli Scopi del Lionismo sono di creare e stimolare uno spirito di comprensione fra tutti i popoli del mondo; promuovere i principi di buon governo e di buona cittadinanza; prendere interesse attivo al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità; unire i Clubs con vincoli d’amicizia e di comprensione reciproca; stabilire una sede per la libera ed aperta discussione di tutti gli argomenti di pubblico interesse, con la sola eccezione della politica di partito e del settarismo religioso; incoraggiare le persone disponibili al servizio a migliorare la propria comunità senza scopo di lucro, ed a promuovere una costante elevazione del livello di efficienza e di serietà morale nel commercio, nell’industria, nelle professioni, nei pubblici lavori ed anche nel comportamento in privato.

Lira: Antico strumento musicale a corde, formato da due braccia ricurve che si riunivano alla base, mentre in alto erano tenute separate da un'assicella. Alla sua origine le corde erano solo tre, poi furono portate a sette, ed infine da nove a quindici. Si suonava pizzicando le corde con un plettro in corno o legno, similmente al nostro mandolino. La mitologia attribuisce l'invenzione della L. ad Orfeo, al dio Apollo, ad Anfione e ad altri.

Liturgia: Termine derivato dal greco leiton, luogo per gli affari pubblici, ed ergon, opera, che nella Grecia antica, particolarmente in Atene, indicava il servizio di pubblica utilità che i cittadini più facoltosi (con censo superiore a tre talenti) dovevano obbligatoriamente accollarsi. Attualmente viene impiegato per designare qualsiasi azione cultuale esercitata pubblicamente e ciclicamente da parte di una élite sacerdotale, e che, come tale, dev’essere regolata da norme fisse, stabilite dalla stessa classe sacerdotale, tali da differenziarla da ogni altra forma di culto privato e spontaneo. Nel cristianesimo indica il complesso, definito per tradizione, delle cerimonie e delle formule del culto. Nelle religioni primitive la L. consiste in gesti, parole ed azioni di carattere magico, come il rovesciamento dell’acqua per invocare la pioggia, spesso fornite di intenti rappresentativi a scopo mitico. Dal formulario magico si passa spesso alla preghiera od alla rievocazione di miti, un miscuglio di invocazioni e narrazione, come nel rituale dei Boscimani durante la festa del plenilunio, che comprende anche il mito dell’origine della morte. Nelle religioni politeistiche preclassiche, la L. si esprime in rappresentazioni drammatiche di genealogie divine: parole ed azioni vi si fondano formando rispettivamente dramma e commento. Testi rituali ci sono pervenuti dall’antico Egitto (Testi delle Piramidi e Libro dei Morti, v.), e dal medio Oriente (testi rituali assiro-babilonesi). Nel tempo particolare rilievo assunsero la L. giudaica (v. Ebraismo) e cristiana. La L. cristiana, formatasi verso il II secolo formatasi intorno alla celebrazione della "Coena Domini" (il sacrificio eucaristico), venne consolidandosi fino a formare un complesso omogeneo al tempo di Gregorio Magno (VI-VII secolo). Un’ulteriore e definitiva sistemazione fu effettuata dopo l’istituzione della Congregazione dei Riti (1588). Più recentemente, nuove disposizioni liturgiche sono state emanate da Pio XII (enciclica Mediator Dei del 1947) e durante il Concilio Vaticano II che, tra l’altro, dichiarò lingue ufficiali della L. quasi tutte le principali lingue parlate nel mondo. In precedenza, dal IV secolo in poi, unica lingua liturgica era il latino, mentre prima ancora era stata il greco. La L. cristiana, come culto pubblico, risulta nettamente separata dalle preghiere e dalle devozioni private. Gli atti fondamentali della L. sono la messa (basata sulla frazione del pane, Atti degli Apostoli 2, 42), l’ufficio divino ed i sacramenti. A loro volta i primi due vengono conformati all’anno liturgico, lungo il quale si trovano ciclicamente disposte le commemorazioni degli avvenimenti interessanti la vita terrena di Gesù (proprium de tempore) in un periodo intercorrente tra la prima domenica di Avvento e la ventiquattresima dopo Pentecoste, e le feste dei santi (proprium de sanctis). Fra i riti liturgici della chiesa d’Oriente sono la L. antiochena, la gerosolimitana, la bizantina o costantinopolitana, la copta, la armena ed altre ancora. Fra i riti occidentali, sono la L. romana, la ambrosiana, la gallicana, la mozarabica ed altre. Inoltre benedettini, certosini e domenicani introducono nella L. alcune varianti proprie. Tutte le L. possiedono propri libri liturgici, comprendenti preghiere, excerpta biblica e canti per la messa, per l’officiatura, per i sacramenti e per il rituale sacramentale. Tra i canti liturgici ha conquistato una posizione di prevalenza il canto romano o gregoriano, che musicalmente possiede due stili: quello recitativo (accentus) e quello melodico (concentus). Anche le chiese cristiane evangeliche ed ortodosse possiedono loro tipiche L.: particolare importanza hanno assunto le chiese riformate, soprattutto per i corali. Dagli inizi del XIX secolo è sorto in Francia il movimento liturgico che, diffusosi poi in Germania ed in Italia (con particolari ramificazioni fra i benedettini delle abbazie di Beuron e di Solesmes), vuole diffondere la conoscenza della L. fra il popolo, onde agevolarne la partecipazione ai riti.

-Livella: Strumento passivo, munito di capacità di impiego orizzontale e verticale, più completo quindi della perpendicolare (v.). Simboleggia l'uguaglianza sociale, base del diritto naturale, l'equità nella valutazione degli uomini, delle cose e degli eventi, che debbono essere considerati e meditati nella loro sostanza e mai secondo le loro forme ed apparenze. La L. insegna che la conoscenza dev'essere rapportata al piano terrestre, il cui livello è unico, che interessa direttamente l'uomo, e rappresenta il corretto impiego delle conoscenze acquisite. Quando l'Apprendista viene elevato a Compagno d'Arte si dice che passa dalla Perpendicolare alla L. il che significa che egli, dopo aver approfondito gli elementi della conoscenza, diventa capace di considerarli nelle loro molteplici relazioni con l'universo. Tali relazioni sono suggerite dal triangolo, che è parte integrante della L., nella particolare versione nota come Archipendolo (v.). È l'attributo del Primo Sorvegliante della Loggia, che tutela e mantiene l'armonia tra i Fratelli dell'Officina, sovrintende alla Colonna J del Tempio, curando l’istruzione dei Compagni d’Arte, ed è l'unico qualificato a sostituire il Maestro Venerabile nella direzione dei Lavori rituali.

Logge di San Giovanni: Termine che definisce i primi tre Gradi massonici derivati dal nome delle Corporazioni di Costruttori medievali dette Confraternite di san Giovanni. Il riferimento ad un santo che detiene un posto d’onore nella Libera Muratoria è emblematico. Fin dal 1736 il cavalier Ramsay (v.) sosteneva che la Massoneria non traeva origine dalle confraternite di tagliapietre, che aveva per patrono san Giovanni Battista; essa proveniva da un primo gruppo di cavalieri crociati che si erano uniti all’Ordine dei Cavalieri di san Giovanni di Gerusalemme. Perciò le assemblee massoniche erano denominate Logge di san Giovanni. Occorre notare che le Logge tedesche all’Obbedienza della Gran Loggia A.F.u.A.M., associata al vertice con la Gran Loggia Unita di Germania, sono tutte identificate dalla sigla J. L., Johannis Loge, ovvero Loggia di san Giovanni, sigla che sostituisce appieno quella italiana di R. L. (Rispettabile Loggia). Queste Logge lavorano con un rituale molto simile a quello Simbolico italiano, in Templi molto sobri e scarsi di simbologia. I Fratelli accedono al Tempio a coppie, squadrandolo in senso orario all’entrata ed antiorario all’uscita, ed usano il Tappeto di Loggia (v.) al posto del Quadro di Loggia (v.).

-Loggia Madre: Famosa poesia (titolo originale Mother Lodge) di Rudyard Kipling (v.), inneggiante alla Loggia Hope and Perseverance di Lahore (India) in cui fu iniziato nel 1886: "C’erano Rundle, il capo stazione, /e Beazeley, delle Ferrovie, /e Ackman dell’Intendenza, /e Donkin delle Prigioni, /e Blake il sergente istruttore, /per due volte fu il nostro Venerabile/con quello che aveva il negozio ‘Europa’, /il vecchio Framjee Eduljee. / Fuori – ‘Sergente, Signore, Saluto, Salaam’. /Dentro, ‘Fratello’, e non c’era nulla di male. /Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra, /ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù. / Avevamo Bola Nath il contabile /e Saul, l’israelita di Aden, /e Din Mohammed disegnatore al Catasto, /c’erano Babu Chuckerbutty, /e Amir Singh, il Sick, /e Castro delle officine di riparazione, /il Cattolico Romano. / Non avevamo belle insegne, /e il nostro Tempio era vecchio e spoglio, /ma conoscevamo gli antichi Landmarks, /e li osservavamo per filo e per segno. /E guardando tutto ciò all’indietro, /mi colpisce questo fatto, /che non esiste qualcosa come un infedele, /eccetto, forse, noi stessi. / Poiché ogni mese, finiti i Lavori, /ci sedevamo tutti e fumavamo, /(non osavamo fare banchetti /per non violare la casta di un Fratello), /e si parlava, uno dopo l’altro, /di religione e di altre cose, /ognuno rifacendosi al Dio che meglio conosceva. / L’uno dopo l’altro si parlava, /e non un solo Fratello si agitava, /fino a che il mattino svegliava i pappagalli, /e quell’altro uccello vaneggiante; /si diceva che ciò era curioso, /e si rincasava per dormire, /con Maometto, Dio e Shiva /che facevano il cambio della guardia nelle nostre teste. / Sovente, al servizio del Governo, /questi passi erranti hanno visitato /e recato saluti fraterni /a Logge d’oriente e d’occidente, /secondo l’ordine ricevuto, /da Kohat a Singapore, /ma come vorrei rivedere /ancora una volta quelli della mia Loggia Madre. / Vorrei potere rivederli, /i miei Fratelli neri e scuri, /tra l’odore piacevole dei sigari di là, /mentre ci si passa l’appiccafuoco; /e con il vecchio khansamah (cameriere) che russa /sul pavimento della dispensa. /Ah! Essere Maestro Massone di buona fama /nella mia Loggia Madre, ancora una volta. / Fuori – ‘Sergente, Signore, Saluto, Salaam’. /Dentro - ‘Fratello’, e non c’era nulla di male. /Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra, /ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù".