L.I.D.U.: Abbreviazione della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo, un’associazione che si richiama alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, nel cui preambolo recita: "L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclama la presente Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà, e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale ed internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto, tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione".

Labaro: Sinonimo di insegna, gagliardetto, era molto usato dagli antichi come stendardo. Di forma quadrata o rettangolare, viene appeso con anelli o strisce ad un supporto orizzontale, in genere fissato a sua volta ad un’asta, così da restare sempre disteso. La Massoneria ha adottato il L. per le sue insegne istituzionali, dal Grande Oriente ai Collegi alle singole Logge. L’Obbedienza italiana ha adottato per le Logge la forma rettangolare, con il L. appeso al lato più corto e mantenuto disteso, avente come fondo un tessuto normalmente di colore verde, in genere bordato di rosso, sul quale sono ricamate in oro la dedica A.G.D.G.A.D.U., l’emblema ed il nome distintivo, ed il numero della Loggia, nonché l’Oriente in cui opera. Nel Tempio Massonico il L. di Loggia viene esposto nel corso delle Tornate rituali nell’angolo Nord-Ovest del Tempio, ovvero opposto allo stendardo (v.) nazionale, secondo quanto disposto dall’Art. 17 della Costituzione dell’Ordine.

-Labirinto: Termine greco, laburindoz, che definisce l’edificio fatto costruire, secondo il mito greco, dal re Minosse di Creta, su progetto dell’artefice Dedalo. L’origine del nome risale ad ambienti culturali come la Lidia e la Licia, mentre le scoperte relative alla lingua micenea consentono di documentare la forma da-pu-ri-to (daburintho), in epoca piuttosto antica. Secondo il mito, nel L. fu rinchiuso il Minotauro (v.), mostro metà uomo e metà toro, cui venivano periodicamente sacrificati 14 fanciulli inviati da Atene come tributo. Il Minotauro fu ucciso dall’eroe Teseo con l’aiuto di Arianna, che gli insegnò il modo di uscire per mezzo del filo e della corona di luce. Vari studiosi hanno identificato il L. con il palazzo minoico di Cnosso: la presenza in tale edificio di oggetti votivi e delle asce bipenni (v.) sembrò confortare tale ipotesi, poiché il termine ascia (labruz) è di origine lidia, ed è accostato al L. Altri studiosi ritengono invece che il L. si identifichi con un luogo oscuro, difficile da percorrere per la tortuosità della pianta ed i trabocchetti che vi sono predisposti; tale luogo è presente non solo nel mondo greco, ma genericamente nel Mediterraneo, con ascendenze neolitiche (Malta, Egitto, Lemno ed Etruria). L’iconografia è resa da una forma meandroide, che appare in molti monumenti: di particolare interesse le monete di Cnosso, dove l’immagine del Minotauro è inserita in una cornice a meandro. Oltre al L. quadrato, si conoscono raffigurazioni di tipo circolare, come nelle oinochòe della Tagliatella (fine VII secolo a.C.) ed in opere di ambiente nordico. In epoca romana è tema diffuso nell’arte del mosaico, prestandosi particolarmente alla decorazione pavimentale (Pompei, Gallia, Spagna e Renania). In epoca cristiana viene frequentemente usato come simbolo delle difficoltà del cammino per raggiungere il regno di Dio. Al riguardo risulta molto significativa l'immagine riportata, che raffigura il L. intarsiato nel pavimento della cattedrale di Chartres. Simbolo del tortuoso cammino di redenzione, esso veniva percorso dai pellegrini in ginocchio che, in circa un'ora, completavano gli undici meandri concentrici per un totale di 262 metri. Questa attività veniva considerata equivalente a un pellegrinaggio in Terrasanta, e permetteva di ottenere dalle autorità ecclesiastiche lo stesso numero di indulgenze. Nel Medioevo il L. fu anche simbolo della fratellanza dei Liberi Muratori, costruttori di Cattedrali. Gli Alchimisti lo indicavano come centro alchemico o L. di Salomone. Uno splendido esempio di L. in mosaico era stato fatto costruire dal Principe Raimondo di Sangro sul pavimento della sua Pietatella (v.), in materiale artificiale durissimo di sua invenzione, che purtroppo è stato eliminato nel corso di interventi di ristrutturazione effettuati verso la fine del XIX secolo. La simbologia massonica latina accosta i viaggi preiniziatici del neofita al L., una fenomenologia che il Fratello K. Kerenyi così sintetizza: "Agli interrogativi sul significato delle leggende, delle raffigurazioni e delle tradizioni sul L. ha dato risposta lo storico delle religioni di Leida, Brede Kristensen, secondo il quale il L. è il mondo degli inferi; con le sue tortuosità ed i suoi vicoli ciechi, tra i quali nessuno riesce a trovare una via d’uscita, non può rappresentare altro che il mondo dei morti. Resta il dubbio che sia veramente questo l’elemento distintivo delle varie rappresentazioni del L., e non piuttosto il fatto che una via d’uscita ci sia sempre, nonostante le sue tortuosità, un riferimento alla capacità dell’essere umano di destreggiarsi all’infinito attraverso ogni tipo di morte".

Lacrime d'Argento: Generalmente le lacrime sono simbolo del dolore, talvolta anche della meditazione e dell’intercessione. Alcune tribù dell’Amazzonia consideravano come gocce d’acqua le lacrime versate dai bambini condotti al sacrificio per impetrare dalle divinità la pioggia. La Massoneria impiega le L. nei paramenti neri fissati alle pareti e sugli scranni dei Dignitari, come anche nel Quadro di Loggia (v.) in Grado di Maestro Massone (v.). Esse sono qui simbolo dei raggi di Luna che illuminano con discrezione le tenebre della notte, e sono quindi simbolo del silenzio e della meditazione.

Laicismo: Termine con il quale viene convenzionalmente definito l’insieme delle dottrine politiche che sostengono il principio della separazione totale della Chiesa dallo Stato laico, come conseguenza dell’indifferenza ideologica dello Stato stesso. Il L. quindi è una componente fondamentale del liberalismo, e le sue origini si identificano con quelle del pensiero liberale, nel periodo delle grandi lotte religiose del XVIII secolo. Risulta non appropriato il richiamo a suggestivi ma ingannevoli precedenti, come il separatismo teorizzato da Dante nel suo De Monarchia. Il principio della separazione fra Stato e Chiesa, derivato da quello della libertà di coscienza, in effetti venne sancito dalla Rivoluzione francese, e soltanto dopo il fallimento della costituzione civile del clero del 1791, anche se principi analoghi erano già stati inseriti nella Costituzione degli Stati Uniti d’America. Travolte dalla restaurazione, gli ideali laicisti lentamente ricomparvero nella legislazione ecclesiastica degli stati europei, dopo le rivoluzioni del 1831 e del 1848. Trovarono un solido fondamento teoretico nella filosofia del positivismo (v.), e furono compiutamente adottate dalla costituzione della terza repubblica francese (1870) e. in Italia, dalla legge delle guarentigie (1871), votata dopo la presa di Roma e la fine del potere temporale del papato. Dopo l’unità d’Italia il L. fu patrimonio del pensiero liberale, e fu sempre duramente combattuto dalla Chiesa, come evidenziato dalle encicliche Quanta cura di Pio IX e Quas primas di Pio XI. Infine il Concilio Vaticano II, nella costituzione Gaudium et Spes, ha finito con il formulare taluni principi in tema di rapporti con lo stato che, senza identificarsi con quelli laicisti, vi sono tuttavia decisamente vicini.

Laico: Dal greco laicoz, popolare o profano, derivato a sua volta da laoz, popolo, indica non tanto l’appartenenza quale membro quanto la condizione di sudditanza. Nell’ambito della dottrina cristiana e del diritto canonico, il termine indica il comune fedele che, in forza del battesimo ricevuto, appartiene alla Chiesa ed è partecipe della sua vita, pur senza far parte della gerarchia ecclesiastica (contrapposto quindi a chierico), ma cui fanno comunque capo comuni diritti e doveri. L’espressione è assente nel Nuovo Testamento, e compare per la prima volta nell’uso cristiano nel 96 d.C., con Clemente Romano, per qualificare il semplice fedele, a differenza del diacono e del presbitero. La funzione ecclesiale e d’apostolato del L. nella Chiesa, che è stata al centro di accesi dibattiti teologici ed ecclesiologici, si è venuta estendendo attraverso una forma di delega di alcune funzioni ad essa proprie (Azione cattolica ed istituti religiosi), sia in seguito alla riscoperta di una serie di valori religiosi originali concernenti i L. in quanto tali, e nelle loro più specifiche attività professionali e sociali. Frate, fratello o sorella L. o converso, è il religioso non investito degli ordini sacri che si dedica al servizio di una comunità religiosa, aiutando i sacerdoti nei compiti materiali ed attendendo ai servizi manuali e profani. L’aggettivo L., contrapposto ad ecclesiastico, religioso, confessionale, si riferisce a quanto è estraneo all’ambito di pertinenza diretta od indiretta della chiesa (beneficio L., pensione L., prebenda L.) o che si ispira a concezioni di autonomia rispetto all’autorità ecclesiastica (assistenza L., scuola L. e Stato L.).. Può anche essere attribuito ad un atteggiamento ostile o polemico, a seconda del modo in cui si verifica la constatazione o l’affermazione di indipendenza o di autonomia. Come voce arcaica L. assumeva anche il significato di ignorante, incolto, ignorante, in contrapposizione a chierico nel senso di dotto.

-Lalibelà: Nome di villaggio dell’Etiopia settentrionale, chiamato anche Lalibala, nel Lasta. È noto per le sue dieci chiese in roccia risalenti, secondo la tradizione, al XII secolo. Sono tutte ricavate nel tufo tenero, ed hanno pianta rettangolare, evidenziando affinità architettoniche con i templi monolitici dell’India (v. Ajanta). La maggiore del gruppo è la chiesa di Madhanye ‘Alem, a cinque navate, quelle di Maryam e di Golgota presentano interessanti sculture. In particolare quest’ultima comprende la cripta di Sellasyè, con rilievi sulle pareti e sul tabernacolo in pietra, con figure di santi dei quattro evangelisti. Le "croix patteé" scolpite in quasi tutte queste chiese ha scatenato la fantasia di vari scrittori, che vi hanno visto l’intervento dei Cavalieri Templari nella loro realizzazione.

Lama: Dal tibetano bLama, venerabile, corrispondente al sanscrito guru, titolo d'onore spettante ai monaci dei grandi monasteri buddhisti-lamaisti (v. Lamaismo) del Tibet e della Mongolia. I L. venivano consacrati dopo un lungo periodo di iniziazione, e sottoposti a 250 diverse regole disciplinari.

Lamaismo: Derivazione di lama (v.). Religione basata sulle credenze e sulle istituzioni del Tibet, derivate dal buddhismo mahayana. Introdotto dal Nepal nel 632 d.C., ad opera del re Sron-brtsan-sgam-po, e sovrapposto all'originaria religione sciamanistica Bon, il buddhismo mahayana venne permeato di elementi tantrici nel 747 per iniziativa del filosofo indù Padmasambhava, e riformata più tardi dal "mago" bengalese Atisa (982-1054), dal monaco Rinc'en-bza-po (958-1055) e nel XIV secolo da Tson-k'a-pa (1357-1419), fondatore della setta dGelugs-pa. Nel XIV secolo questa setta, affermando la reincarnazione di alcuni Bodhisattva in corpi-fantasma (sprul-sku), fissò le basi per una monarchia sacerdotale, quella lamaistica, che ha governato il Tibet fino a pochi decenni fa. I Lama tibetani furono anche protagonisti della conversione dei Mongoli, e attraverso la dinastia mongola Yüan (1280-1378), il L. si affermò anche in Cina, dove verrà seguito fin sotto la dinastia manciù dei Ching (1644-1911). Nel L. l'orientamento filosofico del buddhismo originario è stato profondamente modificato da contaminazioni della religione Bon (esorcismo, magia, strapotere sacerdotale) e del mantra (ritualismo, culto di divinità minori, di religiosi e di incarnazioni viventi del Buddha o lama incarnati). L'organizzazione della gerarchia lamaista, sotto molti aspetti simile a quella cattolica, si concretizza nelle figure del Dalai-lama (v.), con poteri politici e sede a Lhasa fino all'occupazione cinese del Tibet, e del Tashi-lama, con poteri essenzialmente religiosi e sede a Tashi-lhum-po, considerati la doppia incarnazione del Bodhisattva tibetano Chenresik. Il Dalai-lama era assistito dai k'am-po (consiglieri) e dai lama dei monasteri più importanti. L'autorità politica del L. è stata tuttavia vanificata nel 1959 con l'occupazione militare del Tibet da parte della Cina comunista. Il Dalai Lama stesso ha dovuto trasferirsi dal Tibet nei vicini Laddakh, Sikkim, Bhutan, Nepal ed India limitrofa. Il L. sopravvive oggi nel Tibet, e presso comunità tibetane esuli in territorio indiano. Il Pantheon del L. comprende cinque dhyani-buddha con cinque bodhisattva, seguiti da mille Buddha incarnati prima e dopo Sakyamuni, e comprende anche molti demoni. I testi sacri del L., codificati agli inizi del XIV secolo, sono il bKa'-agyur (parola tradotta, in 108 libri), che comprende la traduzione dei sutra (v.), ed il bsTan-agyur (dottrina tradotta, in 225 libri), collezione di commenti al bKa'-agyur e testi originari dottrinali e filosofici. I riti del L. comprendono una miriade di oggetti cultuali, come campane, amuleti, rosari, dorje (fulmini, cioè armi per combattere i demoni), e soprattutto il k'or-lo (mulino rotante o da preghiera).

Lamentazioni: Uno degli Agiografi della Bibbia (v.), quarto dei cinque rotoli, che nella Vulgata è posto dopo Geremia. È una raccolta di cinque canti (qinah, elegia) che evocano la caduta di Gerusalemme sotto l’assedio di Nabucodonosor (587 a.C.). I primi quattro sono in forma di acrostico alfabetico, mentre il quinto, più popolare, è una preghiera collettiva che invoca la misericordia divina. I canti, pur apparendo composti nell’immediatezza della catastrofe, non sembrano essere opera di Geremia, a cui la tradizione li attribuisce, né di un solo poeta. Le L. fanno parte della liturgia cattolica della settimana santa, già variamente musicate in epoca gregoriana; divennero un testo molto sfruttato dai polifonisti del XVI e del XVII secolo. In particolare ne composero Archadelt. Palestrina, Morales, Victoria ed Allegri.

Lampada di Salomone: v. Menorah.

-Lancia di Longino: La Heilige Lance (Lancia sacra) che, secondo la leggenda, era stata usata dal pretoriano Longino per trafiggere il costato di Cristo crocifisso, era custodita da un secolo in una bacheca ricoperta da una teca di cristallo, nella Weltliche Schatzkammer (la stanza dei tesori mondiali) del palazzo dell'Hofburg, a Vienna, tra i cimeli del Sacro Romano Impero appartenuti agli Asburgo. Nel marzo 1938, subito dopo l’Anschluss con cui Hitler aveva forzatamente annesso l'Austria alla Germania nazista, la Heilige Lance fu trasferita a Norimberga, e collocata nella chiesa di Santa Caterina, il luogo in cui il grande musicista Richard Wagner (adepto come il fuehrer nazista di società iniziatiche) aveva ambientato uno dei brani più suggestivi dei Maestri Cantori. Hitler era un fanatico cultore di cose magiche, ed era intimamente convinto che esistessero oggetti dotati di immensi poteri, il cui possesso o la cui conoscenza avrebbe permesso alla Germania di diventare la dominatrice del mondo. Tra questi oggetti c'era anche la Lancia di Longino, l'arma che, nelle narrazioni dedicate a Re Artù e al Graal, aveva inferto al Re Pescatore il colpo doloroso, gettando l’Inghilterra nella desolazione. Ma la lancia non portò fortuna al fanatico dittatore. Dopo la sconfitta di Stalingrado, Hitler ordinò che essa fosse trasferita in un nascondiglio segreto a prova di bomba. Fu scelta una galleria sotto l'antica fortezza di Norimberga, attrezzata come una camera blindata. Il 13 ottobre 1944 l'aviazione alleata sferrò un attacco definitivo sulla Germania; la Oberan Schmied Gasse (Vicolo superiore dei fabbri), in cui era celata l'entrata al tunnel con la camera blindata, venne completamente distrutta. Qualcuno notò delle strane aperture che conducevano al sottosuolo, e presto si diffuse la voce che nel terreno sottostante si trovasse un misterioso bunker corazzato. Il 20 aprile 1945 gli alleati occuparono Norimberga. Il suo borgomastro, Willy Lebel, che conosceva il nascondiglio della lancia, si suicidò, e qualcuno perquisì il suo appartamento per assicurarsi che non vi fossero elementi atti a condurre gli americani al bunker nascosto. Ma gli uomini dell'American Intelligence non rinunciarono alla ricerca: infatti, qualche mese prima, il Premier britannico Winston Churchill aveva parlato dell'importante necessità strategica di recuperare l'arma. Alle 14 e10 del 30 Aprile 1945, lo stesso giorno in cui Hitler si suicidava a Berlino, la Heilige Lance venne recuperata dagli americani. Il Generale Patton ammise successivamente che, per qualche istante, fu tentato di tenerla: anche lui, infatti, era un conoscitore di cose occulte, ed era al corrente dei suoi presunti poteri. Poi prevalse il buon senso: la Heilige Lance fu restituita all'Austria, ed è ancora possibile ammirarla nel posto dov’era precedentemente: nella Weltliche Schatzkammer dell'Hofburg di Vienna. Nel saggio Adolf Hitler and the Secrets of the Holy Lance (Adolfo Hitler ed i segreti della Lancia Sacra), pubblicato a tiratura limitatissima da una piccola casa editrice di Stelle, Illinois, (U.S.A.), il Colonnello Howard A. Buechner ed il Capitano Wilhelm Bernhardt asseriscono che Himmler, braccio destro del führer nazista, fece realizzare segretamente da un artigiano giapponese un perfetto duplicato della Lancia sacra. Nel 1945 la falsa Heilige Lance fu spedita a Norimberga, ove subì le vicissitudini riportate, mentre quella vera fu trasportata da un sottomarino (l’U Boat 530), in un nascondiglio segretissimo tra le montagne del ghiacciaio Muhlig Hiffman, nell’Antartide. La lancia sarebbe stata recuperata da una misteriosa (ed organizzatissima) setta denominata Ordine dei Cavalieri della Lancia Sacra, ed ora riposerebbe in un nuovo nascondiglio, sorvegliata dai cavalieri, il cui obiettivo pare sia il mantenimento della giustizia e della pace nel mondo.

Landmarks: Termine inglese traducibile in limiti, termini, segni di confine, linee di demarcazione. Fu usato per la prima volta nel 1721, ed è poi stato citato negli atti costitutivi delle Grandi Logge che hanno giurisdizione nelle Obbedienze delle varie nazioni. Il termine viene spesso confuso con regole e principi fondamentali della Massoneria. Vari studiosi ne hanno infatti elencati anche 25, come il Mackey nel 1858. In realtà non sono molti, come confermato dall'insigne studioso Roscoe Pound, Gran Maestro della Gran Loggia del Massachussets, che ne elenca sette, sottolineando che il loro rispetto da parte di ogni Massone dev'essere assoluto ed irrinunciabile, e la loro validità resta immutabile nel tempo: 1) Monoteismo; 2) Credenza nell'immortalità attraverso la filosofia massonica; 3) Il volume della Legge sacra, parte indispensabile dell'arredamento della Loggia; 4) La leggenda di Hiram del 3° grado; 5) Il segreto massonico; 6) Il simbolismo dell'Arte Operativa; 7) Il Massone dev'essere libero e di buoni costumi. Secondo Luigi Sessa (La questione dei Landmarks, Ediz. Bastogi, Foggia, 1985), al termine d'una indagine razionale e scientifica, conclude che "Gli autentici L. da conservare con cura, cioè quelli previsti dalla 39a Regolazione, sono e restano soltanto confini. linee di demarcazione da non superare. I L. garantiscono l'esistenza stessa dell'Istituzione per quanto concerne la sua autenticità ed identità di ordine iniziatico. Essi garantiscono le Istituzioni confinanti che la Massoneria non diverrà mai loro concorrente, invadendo la loro sfera di competenza, violando cioè i limiti o confini esistenti. La mancanza di demarcazione tra i territori porta alla confusione dei poteri iniziatici, religiosi e politici; a conflitti e lotte spesso insanabili tra le Logge; alla distorta ed umiliante strumentalizzazione dell'Istituzione massonica da parte di altri. Tali confini hanno le tre caratteristiche dell'universalità, dell'immutabilità e dell'antichità, che contraddistinguono i L. massonici. Come confini dell'Istituzione i L. sono universali, perché tutte le Logge, in quanto depositarie della Tradizione muratoria, devono conservare in ogni tempo e luogo i confini che le distinguono dalle istituzioni profane. Come confini dell'istituzione, i L. sono inalterabili, soprattutto nel senso che sono insopprimibili. Infatti anche se le vicende contingenti possono apportare modifiche all'andamento dei confini, il Deposito tradizionale deve sempre restare conservato in confini insopprimibili e, come tali, immutabili per l'inalterabile essenza iniziatica dell'Istituzione. Infine, i L. sono antichi, esistendo da tempo immemorabile; se essi sono intrinsecamente congeniti alla Tradizione, non possono essere coevi con la Tradizione stessa, quindi la loro origine si perde nella notte dei tempi". I L. richiamano il passo del Deuteronomio, in cui è scritto: "Non sposterai i termini del tuo Prossimo, stabiliti dai tuoi antenati, nell'eredità che avrai nel paese di cui l'Eterno, il tuo Dio, ti dà il possesso" (XIX, 14).

Lanterna: Figura simbolica di norma associata a Platone (v.): la L. è simbolo della luce da essa emanata che rischiara le tenebre, mentre il grande filosofo è ricordato quale sommo maestro delle dottrine filosofiche che costituiscono la base dell’esoterismo, Luce dell’Umanità. Il motto a lui attribuito (In Tenebris Lux) giustifica ancor più questa associazione. La L. ovviamente compare spesso tra i simboli massonici come di svariate istituzione esoteriche.

Lapidazione: Antico supplizio consistente nel getto di sassi contro una persona colpevole di delitti particolarmente gravi, come l’empietà, l’omicidio, la bestemmia e l’adulterio. A seconda del tempo e del luogo in cui veniva praticata, rappresentava lo sfogo spontaneo di un’ira collettiva, oppure pena prescritta dalle leggi. Gli Ebrei dell’epoca di Mosé praticavano la L. contro gli idolatri, gli adulteri ed i violatori del sabato. Presso gli antichi Greci questo supplizio è noto fin dal V secolo a.C. Si narra che Eschilo evitò a stento la L. cui era stato condannato come oltraggiatore dei culti ufficiali. I Macedoni uccidevano mediante L. i condannati a morte; nel caso di rei di omicidio, essi venivano consegnati ai parenti della vittima, e toccava all’accusatore scagliare la prima pietra. Presso i Romani la L., raramente applicata, veniva eseguita solo contro i militari o, da parte del popolo, contro i cristiani. Il protomartire Stefano fu appunto lapidato. In campo religioso si ha notizia di una L. simbolica, sostituzione di quella reale; per esempio si lapidava un cadavere per non essere preda dei suoi malefici. Anche il Cristo fu minacciato di L.: "Gli dissero i Giudei: Non hai ancora cinquant’anni ed hai visto Abramo? Rispose loro Gesù: In verità, in verità vi dico: Prima che Abramo fosse, Io Sono: Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose ed uscì dal tempio" (Giovanni 8, 57-59).

Lapis Philosophorum: Espressione alchemica impiegata tra le tante per indicare la Pietra Filosofale.

Lapsi: Termine con il quale venivano designati i cristiani che, sotto la persecuzione di Decio (250 d.C.), abiurarono la loro fede per evitare la tortura. A seconda delle dimostrazioni date dalla loro abiura, venivano classificati in sacrificati (che offrivano sacrifici), thurificati (che offrivano aromi alle immagini degli dei), traditores (che avevano pubblicamente ammesso d’aver tradito la patria), libellotici (che avevano rilasciato dichiarazioni scritte di abiura) ed acta facientes (che versavano denaro per ottenere l’iscrizione negli elenchi di quanti accettavano i decreti imperiali). Quando le persecuzioni volsero al termine, il problema della riconciliazione con i molti L., che avevano chiesto di essere riammessi nella Chiesa, suscitò profonde controversie nell’ambito della Chiesa stessa. A Roma, all’atteggiamento conciliante di papa Cornelio, si oppose il rigore del movimento novaziano, mentre in Africa, dove i L. erano molto numerosi, si ebbe la condanna di Cipriano, vescovo di Cartagine, che nel concilio del 251 prescrisse che il perdono fosse accordato in base alle diverse circostanze dell’abiura.

Larga Osservanza: V. Ordine della Stretta Osservanza.

Lari: Divinità romane (Lares o Lar) che proteggevano le attività ed i luoghi domestici. L’origine del culto ha elementi cronii: infatti in Grecia vennero chiamati daimonez, ed il nome latino deriva dall’etrusco Lasa, una tipica divinità infera. In un periodo ancora più antico esistevano già i Lares familiares e quelli compitales, che proteggevano i compita (crocicchi) di campagna, per poi diventare protettori delle strade (viatorii, viales e semitales), dei poderi, ed infine dello stesso Stato (praestites, permarini, militares). Tra le più antiche raffigurazioni vi è quella dei L. praestites, seduti col elmo, lancia, mantello ed un cane, che simboleggia le custodia loro affidata. La più diffusa iconografia è quella dei L. di aspetto giovanile, con tunica corta, alti calzari, mantello tenuto sulle braccia, corone di fiori e foglie ed attributi quali il rython, la cornucopia e la situla (v), un vaso tronco conico o cilindrico, con manico fissato ad anelli applicati sull’orlo. Possono essere in atteggiamento di danza come di riposo. Molto diffuse furono anche le statuette in bronzo. Esistono infine le are dei vicomagistri e, tra gli affreschi pompeiani, quello in cui i L. appaiono associati al culto della Venere su una quadriga di elefanti.

Lavori Massonici: V. Tornata.

-Lavoro: (L. interiore): Il Massone svolge il proprio lavoro in gruppo, insieme con gli altri fratelli di Loggia, o singolarmente. Il suo è un lavoro di ricerca e di costruzione. Nel suo compito egli si avvale degli esempi e del consiglio che gli vengono dagli altri fratelli, pur non trascurando l'aspetto che, per il suo stato di iniziato, ognuno è maestro di se stesso. Il massone per svolgere il suo lavoro utilizza gli strumenti che gli provengono dall'Arte. Essi sono di due diverse natura. La prima è esoterica, in riferimento alle varie forme del pensiero che non sono comunicabili, come l'intuizione, la riflessione, la contemplazione, la meditazione. I simboli, i rituali e le allegorie sono mezzi sfruttati per facilitare l'insegnamento di tali forme di pensiero. La seconda natura è essoterica e si riferisce al raziocinio, alla disciplina e al rigore interiore, che sempre devono accompagnarsi ai lavori interiori. È molto difficile distinguere il confine fra le due diverse nature, esoterica ed essoterica, degli strumenti della Massoneria. In ogni modo, per utilizzarli bene occorre conoscere a fondo l'Arte che comporta la padronanza dei metodi speculativi e operativi della Massoneria. Y (L. massonico): La libertà interiore, almeno considerandola nella sua potenza, dovrebbe essere concepita senza limiti. Succede, invece che siamo soggetti a profonde restrizioni interiori, che ci impediscono non solo la libertà di manifestarci ma addirittura di concepire un accrescimento dei nostri limiti. La maggior parte delle volte siamo noi stessi a costruire i nostri limiti, in genere persuasi da irrazionali timori nei riguardi del diverso. Questo avviene più o meno inconsapevolmente. Tradizionalmente un tale timore o paura è definito "il guardiano della soglia", che con il suo aspetto quasi terrificante ci impedisce di procedere oltre. È allora che vengono costruite barriere difensive interiori, utili solo ad imprigionarci in una sterile solitudine. Se invece si riesce a concepire il diverso come libera espressione della Natura, ci si accorge della assoluta inconsistenza dei guardiani della soglia, che non esistono se non nella nostra mente. Superata la soglia, invece di rischi e pericoli si scopre un mondo pieno di ricchezza, nel quale possiamo specchiarci in piena libertà. Il L. massonico nella Loggia propone proprio di accettare il diverso degli altri, quale fonte per l'accrescimento della nostra ricchezza interiore. Tale diversità è evidenziata dalle 12 Colonne riportanti i segni dello Zodiaco, da Ariete ai Pesci: una realtà inconfutabile che il Massone deve assolutamente accettare. Secondo il Mosca, tutto il Lavoro Muratorio si svolge, in ciascuno dei tre Gradi, su tre diversi livelli: fisico (Apprendista), animico (Compagno d’Arte) e spirituale (Maestro). · 1) In Grado di Apprendista il Lavoro Muratorio deve tendere alla realizzazione (padronanza) sul piano fisico, con l’assunzione di un atteggiamento di carattere positivo-attivo, con riferimento preponderante all’elemento Fuoco (primo di Ariete)ed agli altri elementi primi (Terra prima di Toro, Aria prima di gemelli, Acqua prima di Cancro). Si tratta cioè di incanalare lo slancio entusiastico, il desiderio, il volere, l’essere fuoco del neo Iniziato, la sua forza, nella conquista del Silenzio, nella ricerca razionale e nella profondità dell’osservazione, nell’apertura all’interiorità e nell’avviamento del cammino sul sentiero di rettitudine e di elevazione che è il solo mezzo per rendere effettiva e reale l’Iniziazione virtuale ricevuta dalla Loggia. · 2) In Grado di Compagno d’Arte il Lavoro deve tendere alla realizzazione (padronanza) sul piano animico, con l’assunzione di un atteggiamento di carattere negativo-ricettivo, con riferimento preponderante all’elemento Acqua (seconda di Scorpione) ed agli altri elementi secondi (Fuoco secondo di Leone, Terra seconda di Vergine, Aria seconda di Bilancia). Si tratta cioè di indagare sempre più in sé stessi, di dominare la psiche e gli autocondizionamenti del carattere e della passionalità, di verificare le proprie capacità sensoriali, di vincere le emozioni e le suggestioni, di superare la fantasia nei suoi aspetti di ombra e di irrealtà, per attingere all’immaginazione ed aprirsi alla dimensione artistica ed all’archetipo della Bellezza. · 3) In Grado di Maestro il lavoro deve tendere alla realizzazione (padronanza) sul piano spirituale, con l’assunzione di un atteggiamento di carattere equilibrante, con riferimento preponderante all’elemento Aria (terza di Acquario) ed agli altri elementi terzi (Fuoco terzo di Sagittario, Terra terza di Capricorno, Acqua terza di Pesci). Si tratta cioè di dominare la mente, di conquistare la più difficile delle libertà, quella interiore, dagli idoli e dalle incrostazioni dogmatiche e dottrinarie, di acquisire tutto il "sapere saputo" per giungere alla Conoscenza, nonché di aprirsi all’intuizione della Legge che è dentro e fuori di noi e, purificati, perseguire la concretizzazione degli ideali a cui aspiriamo. Gli antichi rituali spiegano che: Tre Fratelli formano una Loggia "semplice"; Cinque Fratelli formano una Loggia "giusta"; Sette Fratelli formano una Loggia "giusta e perfetta". · La Loggia semplice corrisponde all’uomo pensante, ovvero analogicamente all’Uomo che: è formato da fisico (Sole), Anima (Luna) e Spirito (Mercurio); si pone sui tre piani (fisico, animico e spirituale) la problematica dell’esistenza, e cerca la risposta ai quesiti "Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo". Questo è il livello in cui si esplica il Lavoro dell’Apprendista, contraddistinto dal numero 3 (età, passi, gradini, batteria, toccamento, il Delta luminoso, ecc.). · La Loggia giusta corrisponde all’uomo che prende coscienza di sé, cioè analogicamente all’Uomo che: oltre alle componenti qualitative citate acquisisce la Forza (Marte) e la Bellezza (Venere); indaga e padroneggia la Legge Binaria, anche nel suo aspetto di Bene e di Male, con tutte le relative implicazioni interiori. Questo è il livello in cui si esplica il Lavoro del Compagno, contraddistinto dal numero 5 (età, passi, gradini, Maestria, cioè analogicamente all’Uomo che: oltre alle cinque componenti qualitative citate, prende coscienza della Giustizia (Giove) e del rigore (Saturno); è padrone della Legge Binaria sui tre piani, ed applica la Giustizia ed il Rigore a sé stesso, ai fratelli, all’Umanità, come espressione della legge Cosmica, esercitando il suo libero arbitrio. È il livello in cui si esplica il Lavoro del maestro, che è contraddistinto dal numero 7 e più (età, batteria, gradini, Menorah o candelabro a sette braccia, ecc.). tutte le indicazioni qui riportate, essendo espresse nell’ambito della scienza esoterica, sono del tutto scevre da qualsiasi implicazione moralistica e profana. Inoltre va ricordato che il Tempio è rappresentazione del Cosmo, per cui i riferimenti planetari non attengono al dominio dell’astrologia intesa volgarmente. Essi non sono che l’esemplificazione analogica delle sette energie o forze collegate dalla tradizione ai sette pianeti. Il fatto che la scienza astronomica abbia scoperto urano, Nettuno e Plutone non scardina gli antichi schemi interpretativi. Questi tre ultimi pianeti posti oltre l’orbita di Saturno potrebbero benissimo essere collocati in uno schema simbolico che tenga conto di dieci, anziché di sette, distinzioni, come avviene difatti nell’antica chiave tradizionale della Qabalah (v.), a base denaria, ed in altre implicazioni, come l’Albero Sefirotico (v.). L’intero Lavoro Muratorio citato, compresi i riferimenti alle energie elementali, zodiacali e planetarie (i sette pianeti luminari comprendono anche il Sole e la Luna), possono essere rappresentati sinteticamente dallo schema riportato, definibile come la schematizzazione del lavoro Muratorio singolo e di gruppo, nei tre diversi Gradi. Infatti gli Apprendisti lavorano sui segni legati ai quattro elementi primi, attinenti il piano fisico, i Compagni sui segni legati ai quattro elementi secondi, attinenti il piano animico, ed i Maestri sui segni legati ai quattro elementi terzi, attinenti il piano spirituale. Nella simbologia Muratoria i dodici segni zodiacali corrispondono a qualità e conquiste interiori, ovvero: · Primo Grado (Apprendista): piano fisico, attivo, volitivo, razionale e solare - Ariete: spirito d’iniziativa, razionalità - Toro: volontà, capacità creativa - Gemelli: agilità mentale, adattabilità - Cancro: interiorizzazione, sensibilità; · Secondo Grado (Compagno d’Arte): piano animico, ricettivo, psichico, lunare – Leone: sincerità, attività realizzativa – Vergine: discernimento, analisi interiore – Bilancia: equilibrio, elevazione verso la spiritualità – Scorpione: rigenerazione emozionale, trasmutazione; · Terzo Grado (Maestro): piano spirituale, intellettuale, equilibrante, mercuriale – Sagittario: saggezza, speculazione supercosciente – Capricorno: concretezza, realizzazione degli ideali spirituali – Acquario: intuizione, formulazione degli ideali universali – Pesci: superamento della natura emozionale, purificazione. In conclusione, rappresentando la Loggia l’Uomo ed il Cosmo, può avere una composizione ideale, in senso analogico, di 22 Fratelli. Infatti 22 sono le energie viste nei vari schemi di riferimento, e precisamente: 3 energie elementali primarie (Fuoco, Acqua ed Aria, che si concretizzano nel quarto elemento Terra), 7 energie planetarie e 12 energie zodiacali.