Irenismo: Termine avente il significato di Pace, indicante un indirizzo di pensiero religioso che, collegandosi alle idee espresse da Erasmo da Rotterdam (v.), tendeva alla conciliazione del Cattolicesimo con il Protestantesimo. Si diffuse nel XVI secolo, ed ebbe tra i suoi principali sostenitori G. Amos Comenio (1592-1671), uno tra i massimi rappresentanti dell’Empirismo, ed Ugo Grozio, giurista e teologo olandese (1583- 1645). In forma decisamente più ampia e pressante tale esigenza religiosa è avvertita anche ai giorni nostri. Il teologo Hans Küng (Cristianesimo e religioni universali, Ediz. Mondadori, 1986) scrive in proposito: "Quante sciagure sarebbero state risparmiate ai popoli ed al resto del mondo se le religioni avessero riconosciuto prima la loro responsabilità nei confronti della pace, dell’amore verso il prossimo e della non violenza, nei confronti della riconciliazione e del perdono, se invece di contribuire ad aizzarli, avessero contribuito a risolvere i conflitti, sull’esempio dell’indù Mahatma Gandhi (v.), del cristiano Dag Hammarskjöld, del musulmano Anwar el-Sadat e del buddista U Thant, i quali hanno tutti svolto una politica di pace in base a convinzioni fondamentalmente religiose. Insomma, il dialogo ecumenico interreligioso è oggi tutt’altro che la specialità di alcuni irenici religiosi estranei al mondo: oggi esso ha per la prima volta nella storia il carattere di un’aspirazione pressante anche dal punto di vita della politica mondiale. Esso può aiutare a rendere la nostra terra più abitabile, perché più pacifica e più riconciliata. Non c’è pace tra i popoli di questo mondo senza la pace tra le religioni universali. Non c’è pace tra le religioni universali senza la pace tra tutte le chiese cristiane. L’ecumene ecclesiale è parte integrale dell’ecumene mondiale. L’ecumenismo ad intra, concentrato sulla cristianità, e l’ecumenismo ad extra, rivolto all’intera terra abitata, sono interdipendenti. La pace è indivisibile: essa incomincia dall’interno".

Iridologia:  Metodo diagnostico fondato sull'ipotesi che ogni situazione patologica dell'organismo sia visibile nell'iride dei due occhi. È un concetto antichissimo della medicina orientale, che si sta diffondendo anche in occidente da una ventina d'anni. Le tracce delle malattie consistono in macchioline di colore bianco, grigio, marrone o nero, che si formano in uno dei dodici quadranti che corrispondono alle varie parti od ai vari organi del corpo. La spiegazione del modo in cui una malattia di un organo induce il prodursi di un segno nell'iride, implica l'accettazione dei concetti della fisiologia cinese, secondo cui il corpo umano è interamente percorso da canali energetici. I terminali di tali canali a livello dei bulbi oculari risentirebbero di un'alterazione della circolazione energetica sviluppata lungo il percorso. La lettura dei dati da parte dell'iridologo avviene per visione diretta, con l'ausilio di una fonte d'illuminazione e di un cannocchiale, il tutto fissato ad un supporto apposito..

Irregolare: Viene convenzionalmente definita irregolare la Loggia massonica, così come la Grande Loggia od il Grande Oriente, che escluda dai Lavori rituali: a) il Libro Sacro posto sull’Ara massonica con sovrapposti Squadra e Compasso; b) l’evidenziazione nel Tempio della dedica dei Lavori "Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo", nella tradizionale forma abbreviata A\G\D\G\A\D\U\. È anche definito I. qualsiasi organismo massonico che ammetta le donne all’Iniziazione, e quindi agli stessi Lavori muratori.

Irvingianesimo:  Dottrina predicata da una setta anglicana fondata dal pastore e teologo protestante scozzese Edward Irwing (1792-1834). Questi, prendendo spunto dalle crescenti aspettative verso una seconda venuta di Cristo, considerata imminente, nel 1830 costituì una Catholic Apostolic Church (Chiesa Cattolica Apostolica): Cattolica perché potenzialmente diffusa in tutto il mondo, Apostolica poiché alla sua origine era guidata da collegio di dodici autorevoli personaggi chiamati «apostoli», che avrebbero eletto evangelizzatori ed angeli (vescovi), ai quali era affidato il compito di propagandare e perpetrare l'ispirazione religiosa originaria. La dottrina professata è del tipo chiliastico-millenarista (v. Millenarismo), che sostiene, tra l'altro, che dopo la morte dell'ultimo dei dodici Apostoli, Cristo ritornò sulla terra per instaurare un regno di Dio millenario. La setta subì un profondo scisma nel 1907, allorché fu fondata in Germania la Chiesa neoapostolica (v.). La spinta iniziale si affievolì presto, e prevalse poi una forma associativa a forte carica ritualista. Attualmente conta poco più di un migliaio di seguaci, sparsi soprattutto negli Stati Uniti ed in Europa.

Isaia: Profeta ebreo vissuto nel regno di Giuda al tempo dei re Jotam, Acaz ed Ezechia (seconda metà dell’VIII secolo a.C.),. Di nobile famiglia, ebbe accesso a corte e collaborò con il re Ezechia nella riforma del culto. In politica condannò le alleanze con i re stranieri. Iniziò la sua predicazione profetica alla morte del profeta Osa (circa nel 725 a.C.), e scomparve dopo il 700 a.C. Secondo una leggenda fu ucciso tra i tormenti dal re Manasse intorno al 696 a.C. Il Libro di I. è il primo dei Profeti posteriori; comprende 66 capitoli, ed è generalmente attribuito a due diversi autori: Ad I. stesso i primi 35 capitoli, che includono avvenimenti dal 740 al 700 a.C.; ad uno sconosciuto profeta, detto secondo I., i capitoli 40-66, le cui profezie descrivono avvenimenti e speranze dell’esilio di Babilonia e del ritorno (VI-V secolo a.C.). Nei capitoli 1-35 si distinguono cinque raccolte di oracoli: 1-12 su Giuda, 13-23 sulle nazioni, 24-27 sulla fine delle nazioni, 23-33 ancora su Giuda, 34-35 nuovamente sulla fine delle nazioni. In questi oracoli il profeta denuncia le deviazioni morali, le pratiche idolatriche, le sopraffazioni sociali, il lusso sfrenato, le alleanze politiche determinate dalla mancanza di fede in Dio. Ma, in una eccezionale visione messianica, promette ai fedeli il futuro regno di Dio. I capitoli 36-39 costituiscono un’appendice storica, simile a II Re 18, 13-20, 19. I capitoli 40-66 (secondo I.) possono essere suddivisi in due parti: 40-55 profezie di consolazione durante l’esilio; 54-66 profezie del ritorno e del ristabilimento. Il Libro di I. è quindi una raccolta di oracoli di vari profeti o scuole profetiche, specialmente nella seconda parte; ma conserva un carattere di unità per il tema dominante: la speranza messianica, il riscatto dei poveri e degli umili, e la conversione dei popoli sul monte Sion (cap. 11). La scoperta tra i manoscritti del Mar Morto (v.) di un testo completo di I. dimostra che il libro aveva raggiunto la sua forma definitiva già nel III secolo a.C. La tradizione riferisce al Cristo il cap. 7 sulla nascita dell’Immanuel (Matteo 1, 23) ed i canti del Servo del Signore (Lettera ai Romani 15, 21). L’Ascensione di I. è un apocrifo, forse attribuibile al II secolo, conosciuto nelle versioni etiopica (completa), greca, latina e slava (frammentarie).

Isiaci, Riti o Misteri:  v Iside.

-Iside: Secondo la mitologia greca, sarebbe il nome assunto dalla giovenca Io quando, sospinta fino in Egitto dall'assillante tafano mandatole da Giunone, vi fu raggiunta da Giove, che le rese le forme femminili e la fece madre di Epafo, che divenne poi re d'Egitto, fondando la città di Menfi. È di qui che scaturisce la leggenda di Io, diventata Iside, che la volle sorella e sposa di Osiride, dal quale nacque Horus. Osiride sognava la conquista dell'India e, lasciato il governo dell'Egitto ad I., con un esercito composto da uomini e donne, si impadronì di alcune regioni indiane. Tornato in Egitto, scoprì che durante la sua assenza, nonostante I. fosse assistita da Thoth-Mercurio-Hermes e da Ercole, il fratello Seth-Tifone aveva sollevato il popolo contro di lui. Osiride, nonostante l'offesa subita, tentò la rappacificazione col fratello, ed accettò di partecipare ad un banchetto di riconciliazione. Ma i sicari di Seth lo catturarono, rinchiudendolo in una cesta che gettarono nel Nilo. I., desolata, andò alla ricerca del marito, seguì la corrente del grande fiume e raggiunse la Fenicia dove, tra i rami fronzuti di un'acacia, rinvenne il corpo di Osiride. Lo riportò in Egitto, ma Seth, temendo che la vista dei resti dell'amato monarca sollevasse il popolo contro di lui, lo fece a pezzi che disperse in diverse località egiziane. I. si rimise nuovamente alla ricerca con l'aiuto di Thoth, riuscì a raccoglierle e, sfruttando le sue doti magiche, ricompose il corpo dello sposo, riportandolo al trono. Esiste una seconda versione di questa conclusione, per la quale I. avrebbe sepolto i resti ritrovati in Abido, sulla riva occidentale del Nilo (dove sorgeva un magnifico tempio appunto dedicato ad Osiride), mettendo poi a capo dell'esercito il figlio Horus. Questi, in due giornate campali, sconfiggeva i seguaci di Seth e lo uccideva, per poi succedergli sul trono. Dopo la morte I. fu venerata come dea, unitamente ad Osiride, sotto le forme di una giovenca, mentre Osiride assunse le sembianze di un bue, in considerazione dell'impulso dato da entrambi all'agricoltura. Col tempo il loro mito finì per confondersi con quello del Sole e della Luna. In loro onore furono istituiti solenni festeggiamenti, nelle quali fece la sua comparsa anche il bue Api o Apis (v.). Poi la figura di I., simboleggiante l'immortale forza della natura, finì lentamente per confondersi con quella di Cerere, di Giunone, di Minerva e di Diana. I. veniva rappresentata da una donna munita di ali protettrici, oppure con le corna bovine, a simboleggiare il crescere ed il declinare della luna, con in una mano il sistro, un caratteristico strumento musicale egizio, e nell'altra un'anfora, simbolo della fertilità ottenuta grazie alle inondazioni del Nilo. -Talvolta teneva sull'omero un turcasso, ed una serie di torri le coronava il capo. Fu onorata in moltissimi templi, ma soprattutto nei santuari di File, nell'Alto Egitto, e l'Iseo (Beibet el-Haggar) nel Delta del Nilo. È il principio femminile della natura, la calamita che attira lo sperma maschile, la passività attiva e la sostanza materna. Iniziata da Thoth, detentrice della Parola perduta, I. è in primo luogo la Grande Sacerdotessa iniziatrice che guida sui sentieri di Horus. Fu anche venerata a Roma, come I. Faria (la luce del mondo, simboleggiata dal grande faro di Alessandria), ed in Gallia, dove fu a lungo considerata protettrice di Lutezia, ovvero di Parigi. La storia parla della chiesa parigina di San Germano, in cui per secoli fu tollerata la presenza di una statua di I., finché un certo cardinale Brisonnet, visto che molti fedeli l'avevano scambiata per una santa e le accendevano candele benedette, la fece ridurre a pezzi. Y (Misteri Isiaci) Quasi nulla è trapelato nel tempo sui riti dei misteri egizi di Iside. Si sa soltanto che ogni neofita veniva così ammonito: "Ogni morto che procederà solo e sicuro in questo luogo tenebroso, sarà purificato dal Fuoco, dall'Acqua e dall'aria, e sarà iniziato ai misteri di Iside". Munito di una lampada. Il neofita doveva poi attraversare strisciando un corridoio stretto e tortuoso, al cui termine trovava un pozzo nel quale doveva discendere, attraverso una scala di ferro ed una intagliata nella roccia. Giunto in un'ampia sala doveva prestare il seguente giuramento: "Giuro di non rivelare mai ad alcun profano ciò che vedrò nei Templi sotterranei, e se dovessi essere spergiuro invoco sulla mia testa la vendetta degli dei del cielo, della terra e degli inferi, e la morte più terribile".

Islam: Termine arabo derivato dal verbo causativo aslama, traducibile in darsi, rimettersi, sottomettersi, accettazione passiva della volontà di Dio. Ne è stato dedotto il nome Islamismo (v.), che ha uno scorretto sinonimo in Musulmanesimo, con il quale viene identificata la religione fondata e predicata in Arabia nel corso del VII secolo da Mahammad ibn 'Abdallah, detto Maometto (v.). I principi, i precetti (dogmi di fede), le regole e soprattutto le rivelazioni, costituenti tale importante religione monoteista, sono contenuti nell'al-Qur'an Corano (v:) e nella Sunna'(v.). Le rivelazioni sono rappresentate da moltissimi messaggi recepiti da Maometto, attraverso la mediazione dell'arcangelo Gabra'il, Gabriele, ipostasi dello spirito divino, e quindi direttamente da Allah, il nome arabo di Dio. I seguaci dell'Islamismo sono detti Maomettani od anche Musulmani (v.), da muslim, ovvero professante l'I.

Islamismo: Termine arabo derivato da islam (v.). Identifica la religione fondata e predicata in Arabia nel corso del VII secolo da Mahammad ibn 'Abdallah, noto in Occidente con il nome di Maometto (v.). I suoi principi, i precetti (dogmi di fede), le regole e soprattutto le rivelazioni, costituenti tale importante religione monoteista, sono contenuti nell'al-Qur'an Corano (v:) e nella Sunna'. Le rivelazioni sono rappresentate dai messaggi ricevuti da Maometto attraverso l'arcangelo Gabra'il, Gabriele, ipostasi dello spirito divino, e quindi direttamente da Allah (v.), il nome arabo di Dio. Il Corano fu redatto postumo dal califfo Othman. La sunna contiene la biografia del profeta, e riporta le decisioni di Maometto in materia morale e legale, un abbozzo di diritto pubblico e privato con il quale risolvere ogni questione di etica e di diritto. L'I. affonda le proprie radici nel cristianesimo, nell'ebraismo, nel zoroastrismo e nelle religioni politeiste arabe. Queste ultime, tra le divinità venerate, elencavano Yagut (il soccorritore), Ya'uq (il difensore), le dee Al-Manat (la morte) ed Al-Uzza (la potente), ma soprattutto Allat (dea per autonomasia) ed Hubal, denominato anche Allah (il Dio). Allah era destinato ad assumere una funzione catalizzatrice fondamentale nel sentimento religioso arabo, poiché legato al culto della Ka’Ba, la famosa "Pietra Nera", di probabile natura meteoritica, incastrata in un cubo litico e venerata nel Santuario della Mecca (v. Betilo). Y (Dogmi) I dogmi basici dell'I. sono sette: 1) unità ed unicità di un Dio vivente (Tauhid), eterno ed onnipotente, ovvero monoteismo assoluto, con esclusione di ogni forma di trinità o di incarnazione, cioè senza figlio o compagno (Corano 5, 76-77); 2) immortalità dell'anima umana; 3) giudizio universale e resurrezione dei corpi fisici; 4) premio o paga per i credenti, il paradiso, costituito da piaceri naturali e sensuali (giardini ricchi di frutta ed acqua, elemento vitale in Arabia, alla presenza eclatante di splendide fanciulle, riservate però ai soli eletti, bellezze dagli occhi neri dotate di verginità sempre rinnovata); 5) supplizio per gli empi, l'inferno, dotato di fuoco eterno; 6) fatalismo o predestinazione, per cui Dio avrebbe già deciso per ogni singola azione umana; 7) le rivelazioni divine ai profeti o Nabi, quali Adamo, Seth, Enoch, Abramo, Mosé, Davide, Cristo e, più importante di tutti lui, il rasul, l'inviato, Maometto. Y (Pratiche) Le pratiche islamiche sono cinque, ovvero: · 1) proclamazione della fede, o Sahada, ovvero la frase urlata dal Muezzin dall'alto del minareto: "la ilaha 'illa Allah, wa Muhammad rasul Allah", che significa "non c'è altro dio all'infuori di Allah, e Maometto è l'inviato di Allah"; · 2) preghiera rituale, o salat, da recitarsi cinque volte al giorno, rivolti verso la Mecca, con abluzioni d'acqua o sabbia, costituite da Subh, all'alba, Zuhr, dopo mezzogiorno, 'Asr, entro le 5 del pomeriggio, Maghrib, prima del tramonto, ed Isa nel corso della notte; ultima la celebrazione comunitaria nella moschea. La preghiera rituale è suddivisa da 2 a 4 sezioni, con prologo ed epilogo, di cui una sezione corrisponde ad una litania pronunciata in atteggiamenti diversi: seduto, in piedi, ricurvi e con la fronte a terra. · 3) elemosina rituale, o Zahat, una specie di tassa per i poveri. · 4) Sawn, il digiuno assoluto durante il mese del Ramadan (v.), ottobre-dicembre, dall'alba al tramonto (riguarda fumo, cibo, bevande, e piaceri sensuali). · 5) Hagg, il pellegrinaggio alla Mecca da compiersi una volta nella vita, effettuabile se impediti, anche per procura. Altro obbligo è costituito dalla Gihad, la guerra santa contro gli infedeli. L'I. non prevede una gerarchia ufficiale, ma solo incaricati che guidano i fedeli nella pratica religiosa, come il Muezzin già citato, l'Imam ed altre figure minori. Tra i musulmani l'istituto del matrimonio (Nikah) è di tipi manandrico (un solo marito) poliginico (con più mogli), ed è regolato sul modello della compra vendita: Ne è previsto lo scioglimento per causa naturale (morte), volontaria (uni o bilaterale) e legale (apostasia). Il diritto di proprietà è generalmente riconosciuto, così come quello dell'uso e dell'abitazione, mentre sono esclusi sia il concetto di servitù che quello di usufrutto. È una religione che pare soddisfare anche i bisogni spirituali moderni, essendo ovunque in piena espansione, tanto da annoverare un attuale totale di oltre 750 milioni di fedeli. L'I. contraddistingue il sentiero della sottomissione, regolamentato appunto dal Corano e dalla Suma, e comprende svariate suddivisioni in: · Sunniti, rappresentanti la tradizione legale dell'Islam, fedeli al profeta ma anche alla tradizione dei primi quattro califfi, che comprendono il 90% circa dei musulmani; · in Sciiti, gruppo di sette dissenzienti dalla successione del califfato dei figli di Alì, il quarto califfo, che inoltre considerano illegittimi i primi tre di loro, ovvero Abu Bakr, Omar ed Othman: essi vivono nell'attesa di un discendente califfo di Alì. A loro volta gli sciiti sono suddivisi in Imamiti, Ismailiti, Kharigiti ed 'Ibaditi.

Ismaeliti: Comunità musulmana sorta nel corso dell’VIII secolo, i cui seguaciriconosconosette e non dodici Imam (v.) o profeti, e precisamente: Adamo, Noé, Abramo, Mosé, Gesù, Maometto (o Muhammad), nelle cui persone Allah (Dio), del tutto inaccessibile agli uomini, si sarebbe manifestato. La loro dottrina si incentra sulla convinzione che Dio mantenga costantemente sulla Terra una sua Guida, per dirigere gli uomini sulla via del bene. Il loro numero sacro è il sette: sette sono i profeti, come le manifestazioni divine ed i gradi della loro iniziazione. Una diramazione degli I. è rappresentata dai Drusi.

-Isola di Pasqua: Scoperta dal capitano Jakob Roggeveen, olandese, il giorno di Pasqua del 1722. Si trattava di una piccola isola sperduta nell'Oceano Pacifico, non segnata sulle carte, dalla cui superficie spuntavano decine di enormi teste di pietra dalle orbite vuote. L’isola, denominata dai nativi Rapa Nui (Ombelico del mondo), si trova a 3700 chilometri dalla costa del Cile, e nei suoi 400 chilometri quadrati di superficie nasconde un grande numero di misteri, e forse molti non sarebbero tali se, nel 1862, i trafficanti di schiavi peruviani non avessero deportato gran parte dei suoi già scarsissimi abitanti. Quando infatti si cominciò a studiare l'isola da un punto di vista antropologico e storico, la sua struttura sociale era completamente distrutta, e l'origine della sua scrittura dimenticata insieme a quella dei Mohai (v.), i grandi volti di pietra. Le poche informazioni che ora possediamo sull'isola giungono da una tradizione ormai confusa e contraddittoria. Secondo gli isolani superstiti, nell'isola abitavano due differenti razze: le "Orecchie Lunghe", che provenivano dall'est, e le "Orecchie Corte", che venivano dall'ovest. Le Orecchie Corte erano sottoposte alle Orecchie Lunghe finché, in una data situabile tra il 1680 e il 1774 (anche dopo la sua scoperta i visitatori dell'Isola di Pasqua furono pochissimi, e non esistono notizie certe sulla cronologia degli avvenimenti), le Orecchie Corte si ribellarono, massacrarono le Orecchie Lunghe e abbatterono gran parte dei Mohai. Le due razze provenivano da aree diverse del Pacifico, ed appartenevano a ceppi etnici differenti, ma resta avvolto nel mistero il motivo per cui si fossero rifugiati in quella piccola isola, e perché erano rimasti così in pochi, come chi avesse edificato i Mohai ed a quale scopo. La scultura dell'isola di Pasqua può essere divisa in tre periodi di cui il primo, forse, inizia intorno al 300 d.C. -Allora l'architettura assomigliava a quella di Tiahuanaco, ed era caratterizzata da statue di media grandezza ed osservatori solari. Il secondo inizia intorno al 1100, e vede eretti i "testoni", erano e sono tuttora appoggiati su piattaforme chiamate ahus, spesso costruite con pietre ricavate abbattendo gli osservatori. Il terzo periodo è associato con il culto di un dio-uccello, rappresentato in diverse piccole sculture di legno e di pietra. Il Mohai più grande è alto venti metri e pesa circa 82 tonnellate. Ancora non si è scoperto come un popolo assai poco sviluppato tecnologicamente abbia potuto costruire simili colossi. Per quanto riguarda la loro scrittura, chiamata Rongo-Rongo e costituita da simboli mai decifrati, presenta sconcertanti analogie con i segni che compaiono su certi antichi sigilli ritrovati a Mohendo Daro, in Pakistan. Questi misteri hanno scatenato la fantasia di molti scrittori e studiosi. Per alcuni l'I. avrebbe fatto parte del continente Mu (v.), e sarebbe stata collegata ad Asia e Americhe da immense gallerie. Dopo che Mu si inabissò nelle acque del Pacifico, i sopravvissuti, appartenenti a vari ceppi etnici, vi sarebbero rimasti isolati. La loro scrittura sarebbe proprio la stessa usata nella valle dell'Indo, in quanto Mu costituiva una specie di ponte sul Pacifico, come Atlantide lo costituiva sull'Atlantico. In realtà qualche enigma dellI. è stato svelato: come si è ricordato nel congresso intitolato "Misteri risolti" che si è svolto a Torino nel 1988, nel 1955 l'esploratore Thor Heyerdahl riuscì a mettere in piedi un Mohai in diciotto giorni, con l'aiuto di dodici nativi e, come unici strumenti, tronchi e pietre. Parrebbe così dimostrato che anche la modesta tecnologia locale avrebbe potuto realizzare quelle opera imponenti. È invece recentissima la scoperta della causa della scarsità della popolazione dell'isola. Studiando i locali pollini fossili alcuni ricercatori hanno rilevato che, secoli addietro, essa offriva tutti i necessari mezzi di sussistenza. Successivamente l'eccessivo sfruttamento dei campi, l'uso indiscriminato del legno delle foreste ed i numerosi incendi appiccati durante le guerre locali, ne hanno distrutto completamente l'equilibro ecologico, riducendo alla fame i suoi abitanti. È per noi un importante segnale d'allarme che proviene da quella piccola isola sperduta nell’Oceano Pacifico (v. anche Megaliti).

Ispettori di Loggia: Sono organi Circoscrizionali di controllo della regolarità dei Lavori di Loggia (Art. 54 Co.). Gli I. sono eletti a suffragio universale dai fratelli Maestri delle circoscrizioni massoniche. Possono essere eletti I. i Fratelli che abbiano non meno di cinque anni di anzianità nel Grado di Maestro, e che abbiano rivestito la carica di Maestro Venerabile per almeno un anno. Gli I. durano in carica tre anni e non sono rieleggibili nel triennio successivo. Il Regolamento dell’Ordine (Art. 150-160 Re.) determina il numero degli I. delle circoscrizioni massoniche, la modalità di elezione, la formalità delle convocazioni ed i casi di decadenza e di sostituzione. La carica di I. è incompatibile con ogni altra carica massonica, sia elettiva che di nomina (Art. 55 Co). Gli i. di ogni Circoscrizione si riuniscono d’iniziativa del primo eletto o quando la metà di essi ne faccia richiesta scritta. L’I. primo eletto coordina ed agevola l’attività degli I. (Art. 56 Co.). Gli I. accertano e verificano: · a) la tenuta e l’accurata custodia della Bolla di Fondazione della Loggia, del piè di lista dei Fratelli che la compongono e la regolarità dei registri e dei documenti prescritti; · b) la rispondenza di ogni atto r documento alle norme; · c) il numero esatto dei Fratelli iscritti e quotizzanti, e la rispondenza con il piè di lista trasmesso alla gran segreteria ed al Collegio Circoscrizionale; · d) il numero delle riunioni mensili prestabilite e di quelle effettivamente svoltesi, e le cause di eventuali discordanze; · e) la percentuale media di frequenza dei Fratelli alle Tornate di Loggia, ed i motivi delle assenze abituali; · f) la regolarità dello svolgimento e la tempestività delle elezioni dei Dignitari e degli ufficiali di loggia, e la loro partecipazione ai Lavori; · g) l’esistenza di un Tempio ritualmente attrezzato o comunque di un luogo di riunione della Loggia, e la correlativa idoneità alla esplicazione del Lavoro massonico, la suppellettile esistente e la sua rispondenza alle prescrizioni costituzionali e rituali, i mezzi occorrenti ed i mezzi disponibili per la ritualità dei Lavori nei vari Gradi, e per l’insegnamento relativo al simbolismo; · h) l’uso dei Rituali approvati; · i) la regolarità nella raccolta, contabilizzazione e conservazione del Tronco della Vedova; · l) l’attività, la cautela e la severità nella ammissione di nuovi adepti, il rispetto delle procedure stabilite per le ammissioni, le riammissioni e le reiezioni; · m) la misura dei contributi aggiuntivi richiesti agli iniziandi; · n) la regolarità della tenuta dei conti, della custodia e dell’impiego del Tesoro di Loggia; · o) la disciplina durante i Lavori, la regolarità delle procedure e dei provvedimenti del Consiglio di Disciplina della Loggia (Art. 57 Co.).

Ispirazione: Consiglio, suggerimento, suggestione, trovata della mente, impulso improvviso. Fervore di genio o d'estro creativo. In molte religioni superiori significa illuminazione intellettuale operata da Dio, dagli dei o da un genio, che concedono ad una persona la capacità di comunicare le verità superiori agli altri esseri umani. Speciale grazia di dio che muove la volontà ed il pensiero informando l'azione. Nella teologia cristiana e biblica è l'impulso illuminante concesso da Dio alla mente, che diviene capace di comunicare le verità della rivelazione e soprannaturali agli uomini. Y (G.O.I.) L'I. gioca un ruolo fondamentale nella vita degli uomini. In generale costituisce un punto di attrazione al quale facciamo riferimento per vivere secondo una superiore coerenza. L'I. crea risonanze interiori, si accompagna alle manifestazioni dell'arte e ci guida nelle ricerche. La stessa evoluzione si muove su percorsi nei quali ci si orienta con la stella dell'I. piuttosto che con le orme tracciate nel passato. Tuttavia, la capacità umana di illudersi è quasi infinita: le false I. da sempre producono grandi rovine. Si dovrebbe imparare a distinguere le false I., che di solito implicano un troppo grande coinvolgimento del nostro Io profano. Le vere I., al contrario, si accompagnano sempre ad una sublimazione della nostra interiorità, che partecipa attivamente alla manifestazione ispirata senza però costituirne l'oggetto specifico.