INRI: Monogramma cristiano dal latino Jesus Nazarenus Rex Iudaeorum, Gesù di Nazareth Re dei Giudei. Titolo dispregiativo di condanna che, secondo il Vangelo di Giovanni (19, 19) venne fatto affiggere da Ponzio Pilato sulla croce di Gesù in tre lingue, ebraico, greco e latino, inciso su una tavola in cui di norma si indicava il nome del condannato. Gli altri evangelisti riportano il titulus con sfumature diverse: Matteo (27, 37): Questi è Gesù re dei Giudei; Marco (15, 26): Il re dei Giudei; Luca (23, 38): Questi è il re dei Giudei. Tale monogramma servì nel corso del XIX secolo come segno di riconoscimento dei Carbonari, e corrispondeva a Iustum Necare Reges Italiae (È cosa giusta uccidere i re d’Italia). Per gli Alchimisti il significato è Igne Natura Renovatur Integra, ovvero "Con il Fuoco si ritrova il Nitro, l’Azoto".

Integralismo: Indirizzo politico ed ideologico inteso a realizzare in modo integrale gli assunti di un particolare movimento. Quindi significa applicazione rigida ed esclusiva di un’ideologia o di una religione, rifiutando il dialogo con le altre correnti di pensiero e politiche, così da modellare la vita sociale e le strutture civili e pubbliche sui principi di una particolare ideologia. L’I., come fenomeno di destra, era presente nella politica iberica e latino americana, specie in Brasile, dove ebbe notevole importanza il Partito integralista do Brasil, fondato da Plinio Salgado nel 1932, di ispirazione nazional-fascista, detto anche delle Camicie Verdi, disciolto nel 1937. Per quanto riguarda l’Italia, l’I. è particolarmente riferito all’I. cattolico, corrente politica che, iniziata nel XIX secolo, vorrebbe riallacciarsi agli ideali medievali della Repubblica Christianorum, e che, dopo la seconda guerra mondiale, si oppose, nell’ambito del Partito Cattolico Italiano, a qualsiasi tentativo di compromesso od alleanza con ideologie diverse, battendosi per l’applicazione integrale del cattolicesimo (rivoluzione cristiana) e confondendo lo spirituale con il temporale. Dopo il Concilio Vaticano II, l’I. cattolico è stato molto contestato negli ambienti innovatori della Chiesa. Tuttora di grande attualità l’I. islamico, resosi famoso specie nel mondo arabo per la determinata e disumana durezza con cui i suoi adepti agiscono, che si spingono spesso fino all’immolazione per raggiungere i propri fini, di norma politici più che religiosi. In campo religioso si parla anche di fondamentalismo (v.).

Intelligenza: Capacità di porre e di risolvere problemi in modo nuovo. Le proprietà dell’I. sono dunque legate alle caratteristiche dei problemi: situazioni in cui una certa realtà dev’essere modificata, per soddisfare le esigenze del soggetto. Tale modificazione o trasformazione costituisce appunto la soluzione del problema: consentendo il passaggio da uno stato in cui la realtà attuale è dissonante, ad uno nel quale invece essa è consonante, rispetto ad un dato sistema di esigenze. I caratteri della novità (soggettiva) della soluzione, quindi dell’improvvisazione, sono essenziali perché si possa parlare di I. Y (G.O.I.) L'Intelligenza sembra essere un termine molto impreciso, che intende esprimere nel suo insieme facoltà che spesso appaiono essere contrastanti fra di loro. In senso generico, l'intelligenza appare essere una facoltà che ci permette di cogliere e di collegare in appropriate sequenze e leggi le osservazioni che ci vengono proposte dagli eventi. Su questo punto non ci sarebbe nulla da dire. L'intelligenza viene spesso intesa in modo ristretto, cioè come mezzo unicamente dedicato a scoprire le cause e gli effetti. Ribaltando il concetto, si commette l'errore di non considerare l'intelligenza al di fuori di tali applicazioni. Di questo fatto si deve profondamente diffidare. Esistono infatti numerosissimi eventi, certamente la maggior parte, nei quali si può e si deve esercitare l'intelligenza al di la dei vincoli di causa ed effetto. Infatti l'intelligenza si applica anche alle percezioni, alle intuizioni ed alle correlazioni.

Intenzione: Concetto appartenente alla sfera pratica, e propriamente alla sfera finalistica. Per Tommaso d’Aquino (v.) è l’atto della volontà che si muove verso uno scopo. Nel pensiero moderno caratterizza l’etica di tipo soggettivo, come quella di Kant (Gesinnung), contrapposta all’etica oggettiva, legata al movente. In Husserl (v.) il senso pratico dell’I. e quello conoscitivo dell’intenzionalità si fondono nella nozione di telos.

Interdetto: Nel diritto romano il termine identifica un particolare tipo di provvedimento di carattere giudiziario, pronunciato da magistrato cum imperio, nel contesto di un processo particolare, destinato ad accettare una situazione di fatto ed a provocare l’ordine di lasciarla immutata. In questo si differenzia nettamente dal processo promosso con l’actio, che è destinato a vagliare una pretesa di diritto ed eventualmente ordinare quelle modificazioni della situazione di fatto che siano idonee a renderla conforme al diritto. Nei diritto romano l’area degli interdicta era piuttosto vasta, mentre nel diritto italiano vigente procedimenti derivati dal modello dell’interdictum occupano uno spazio alquanto ridotto, essendone gli esempi più perspicui le cosiddette azioni possessorie. Il diritto romano conosceva una distinzione generale fra interdicta prohibitoria (che proibiscono una certa condotta), interdicta restitutoria (che ordinano di restaurare una situazione di fatto preesistente) ed interdicta exhibitoria (che ordinano di presentare davanti al giudice una persona, una cosa, documenti, ecc.). Una categoria particolare di interdicta era quella degli interdicta adipiscendae, retinendae, recuperandae possesionis, da cui hanno origine le nostre azioni possessorie sopra menzionate. Secondo il diritto canonico, L’I. è una pena ecclesiastica da cui deriva l’incapacità di godere di determinati beni spirituali. Tale forma di censura canonica, che secondo la sua estensione si distingue in generale (inflitta solo dalla santa Sede) e particolare, può colpire sia un luogo nel quale sua fatto divieto di esercitare gli uffici divini (I. locale), sia singoli fedeli, cui venga proibito di amministrare o ricevere sacramenti, di ricevere la sepoltura ecclesiastica, ecc. (I. personale). L’I., a differenza della scomunica (v.), non impone l’allontanamento dalla Chiesa di chi ne è colpito. Famosi nella storia sono gli I. emessi contro vari Stati, come Francia (1200), Inghilterra (1209) e Repubblica Veneta (1606).

Intermediari: (G.O.I.) Ogni evento, che si presenta alla nostra attenzione, contiene informazioni. La parola informazione deve essere intesa nel senso più ampio possibile : infatti, rappresentano informazioni tutti gli aspetti, atti a distinguere l'evento stesso, che si possono percepire durante una qualsiasi esperienza. Anche quanto non è definibile con i normali mezzi conoscitivi costituisce informazione, che in qualche maniera può essere utilizzata da chi ha vissuto l'esperienza. I punti di vista, di chi vive l'esperienza e la interpreta, possono costituire di per se una sorgente di deformazione soggettiva delle informazioni originali. Ne consegue la responsabilità di chi interpreta le informazioni stesse, trasformandole in propria coscienza. In un sistema ideale le informazioni dovrebbero fluire direttamente dagli eventi alla nostra coscienza, evitando ogni sorta di intermediari, che possono solo attenuare o deformare le informazioni originarie. Questo è particolarmente vero quando si tratta di interpretare messaggi, cioè eventi che descrivono altri eventi, di norma non vissuti direttamente da chi legge i messaggi stessi. Nella trasmissione di messaggi appare necessario evitare, per quanto possibile, la presenza di intermediari fra chi origina il messaggio e chi lo interpreta. I più moderni mezzi di comunicazione riescono a mettere a confronto diretto le responsabilità di chi prepara il messaggio e di chi lo interpreta.

Interiorità: termine che indica , in riferimento al concetto di cosciemza, il campo di quanto è interno e propria di essa. La nozione è stata sviluppata dallo stoicismo, dal neoplatonismo e dal cristianesimo; successivamente delle varie forme di spiritualismo. Per Hegel l’interno o l’I. è la ragion d’essere, contrapposta all’esteriorità come manifestazione. La dialettica tra I. ed esteriorità in rapporto alla prassi, è stata studiata da Sartre recentemente. Y (G.O.I.) Ognuno esiste contemporaneamente nella vita esteriore ed in quella interiore. La coscienza dell'interiorità appare essere una prerogativa degli esseri umani, che, tuttavia, per conquistarla, hanno dovuto faticosamente percorrere un lungo cammino evolutivo. Se osserviamo con attenzione, vediamo che il cammino della civiltà è strettamente correlato con la ricerca interiore. L'evoluzione degli esseri umani, ormai da qualche millennio, avviene essenzialmente per conquiste e trasformazioni interiori. La ricerca interiore rappresenta, per le ragioni addotte, lo strumento principale per ottenere un reale e stabile progresso. La percezione dell'interiorità non deve fermarsi alla nostra individualità, ma estendersi anche a quella degli altri esseri umani. L'interiorità comunque non può essere affrontata con gli stessi mezzi dell'intelligenza, che adoperiamo con successo nella conquista del benessere materiale. Altre regole debbono essere utilizzate, molto più difficili da discernere, ma non per questo meno rigorose. Solo un'accurata sensibilità artistica ci può aiutare nella nostra ricerca interiore.

Interpretazione dei Simboli: Operazione complessa richiedente talune premesse e l’applicazione di metodi di lettura interpretativa particolare. Dettagli ed indirizzi di possibili metodi di I. sono reperibili alle voci Cordone (v.), ed Amor sacro ed Amor profano (v.).

Intuizione: Attitudine naturale a riconoscere l'intima essenza delle cose, senza dover ricorrere od ancor prima di far ricorso al ragionamento. Particolare forma di conoscenza per cui l'oggetto risulta immediatamente presente alla coscienza, in quanto non dipendente da alcun processo logico o razionale. Nella mistica cristiana è la fruizione beatificante della conoscenza divina operata dalla Grazia illuminante. Secondo le normali leggi deterministiche l'I. non dovrebbe esistere. Eppure esiste, e ci offre la possibilità di aprirci alla visione di punti di vista del tutto nuovi. Anche se non si possono dare regole esatte, si osserva che l'I. si verifica quando si percepiscono nuove correlazioni fra argomenti, o se si preferisce fra informazioni, oggetto delle nostre osservazioni, che fino a quel momento non comparivano chiaramente alla nostra attenzione. Nelle correlazioni, un particolare ruolo è svolto dalla presenza di assonanze e risonanze, che sembrano appartenere più alla forma che ai contenuti delle osservazioni. È per tali motivi che le informazioni, da sole, non sembrano bastare alla creazione delle condizioni che consentono il verificarsi dell'I.. La forma che racchiude le informazioni, sembra svolgere un ruolo assai determinante. Questo sposta nuovamente la nostra attenzione sull'Arte, dato che le forme possono essere considerate associabili genericamente a principi estetici. L'I. è l'unica facoltà che ci permette di oltrepassare i nostri stessi limiti. Senza di essa non sarebbe possibile né pensabile alcuna forma di evoluzione. Per questi motivi essa dovrebbe rappresentare, agli occhi dei ricercatori e degli Artisti, un mezzo ideale ed indispensabile per superare le tenebre esistenziali, e raggiungere una chiara e superiore coscienza. L'I. richiede una grande rigorosità interiore, per non confondere la Luce con i bagliori di false speranze illusorie. La vera natura dell'I. resta misteriosa. Non rappresenta un patrimonio stabile della conoscenza acquisita, mentre sfugge alla diretta volontà. Appare piuttosto appartenere agli eventi interiori, che si manifestano quando si verificano le condizioni per una trasformazione. È il lavoro di ricerca interiore che predispone tali necessarie condizioni.

Invocazione: Formula con la quale, soprattutto nell’uso liturgico, si implora l’assistenza della divinità. Nel mondo greco-romano si vari esempi di I., come nella frase "Sive deus sive dea", con cui si accompagnava l’epiteto proprio di una divinità, allo scopo di evitare possibili errori di formulazione. Nella liturgia cattolica assume particolare importanza l’I. con la quale si accompagna la consacrazione durante la consacrazione eucaristica. Y (Massoneria): La Libera Muratoria Universale di norma onora la divinità aprendo il Libro della Sacra Legge (v.) posto sull’Ara, e sovrapponendovi la Squadra ed il Compasso; poi il Maestro Venerabile dichiara aperti i lavori, che dedica alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo (v.). Fa eccezione il Rituale Emulation, nel quale il Cappellano (Chaplain), che vi sostituisce l’Oratore, prima dell’apertura dei lavori, dice: "Poiché la Loggia è debitamente costituita, prima che se ne dichiarino aperti i lavori, invochiamo la protezione del grande Architetto dell’Universo su tutte le nostre imprese. Possano i nostri lavori così aperti nell’ordine, proseguire in pace e chiudersi in armonia". Inoltre, prima della chiusura dei lavori, il Cappellano dice: "Fratelli, prima di chiudere la Loggia, esprimiamo con tutta reverenza ed umiltà la nostra gratitudine al G.A.D.U. per i favori che abbiamo già ricevuto. Possa Egli continuare a preservare l’ordine, cementandolo ed adornandolo con ogni virtù morale e sociale". Al termine di entrambe le I. l’ex M.V. conclude con "Così sia". Y (Esoterismo): Sempre più larga diffusione incontra in tutto il mondo moderno il ricorso alla cosiddetta "Grande I.", adottata da varie organizzazioni esoteriche, specie dai praticanti la tecnica di guarigione chiamata "Reiki" (v.), che così recita "Dal punto di Luce entro la Mente di Dio, - Affluisca luce nelle menti degli uomini. - Scenda Luce sulla Terra. - Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio, - Affluisca amore nei cuori degli uomini. - Possa il Cristo tornare sulla Terra. - Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto - Il proposito che i Maestri conoscono e servono. - Dal centro che vien detto il genere umano - Si svolga il Piano di Amore e di Luce, - E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede. - Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra". Secondo quanto affermato da una di tali organizzazioni, l’origine di questa grande I. risale al secondo dopoguerra, allorché le atroci sofferenze della guerra e le angosciose condizioni dell'intera famiglia umana indussero il Cristo a prendere una grande decisione espressa in due affermazioni della massima importanza. Egli annunciò di aver deciso di riprendere il contatto fisico con l'umanità, se questa avesse fatto i passi iniziali per instaurare retti rapporti fra i propri membri; dette poi al mondo (ad uso di tutti) una delle più antiche preghiere, sinora mai permessa se non ai più elevati esseri spirituali. Egli la pronunciò la prima volta nel 1945 al plenilunio di giugno, noto come plenilunio del Cristo, come quello di maggio è del Buddha. Non fu facile tradurre quegli antichi versi (così antichi da essere senza data o possibile riferimento) in parole moderne, ma lo si fece, e la Grande I. che potrà divenire la preghiera universale fu pronunciata dal Cristo e trascritta dai discepoli. I seguaci di questa organizzazione esoterica ne ribadiscono la straordinaria potenza poiché già vi ricorrono quotidianamente centinaia di migliaia di uomini; è già stata tradotta in più di 18 lingue, è usata da gruppi di indigeni delle giungle africane e da uomini che hanno alte funzioni direttive; tanto in America che in alcune nazioni europee viene radiotrasmessa e non vi è luogo dove non se ne conosca l'uso. Si sostiene che questa nuova I., se verrà grandemente diffusa, potrà essere per la futura religione ciò che il Padrenostro fu per i Cristiani ed il Salmo 23 per gli Ebrei. La Grande I. non apparterrebbe ad alcuno, né ad alcun gruppo, ma a tutta l'Umanità. La sua forza e bellezza stanno nella sua semplicità, e nel suo esprimere certe importanti e fondamentali verità che tutti gli uomini accettano, in modo innato e normale. La verità che esiste un'Intelligenza fondamentale a cui, vagamente, diamo il nome di Dio. La verità che, dietro ogni apparenza esterna, il potere motivante dell'Universo è Amore: La verità che una grande Individualità, dai Cristiani chiamata il Cristo, venne sulla Terra, e incorporò quell'Amore perché potessimo comprendere. La verità che l'amore e l'intelligenza sono effetti di quello che chiamiamo Volere di Dio; ed infine l'evidente verità che solo per mezzo dell'umanità stessa il Piano divino di evoluzione in atto sulla Terra, potrà trovare la sua attuazione, soltanto per opera dell'umanità stessa.

Iperboreo: Nome di un leggendario, mitico continente, ubicato nelle terre più settentrionali od in quelle nord-orientali del mondo abitato (Erodoto IV, 32). La sua popolazione era molto cara ad Apollo, che aveva soggiornato presso di loro dopo la nascita e prima di recarsi a Delfi, fu presentata la leggende posteriori come beata per la fecondità della terra, per la mitezza del clima e per i costumi improntati ad eccezionale saggezza. Una leggenda molto diffusa nel IV secolo a.C. riteneva Pitagora l’incarnazione di un cittadino I. Nel XIX secolo il nome venne adottato da un gruppo fondato nel 1823 da quattro intellettuali tedeschi residenti a Roma ed interessati allo studio dell’antichità: Erano il pittore Otto von Stackelberg, il diplomatico August Kestner, e gli archeologi Eduard Gerhard e theodor Panofka. Da questo primo gruppo si sviluppò l’Istituto di corrispondenza Archeologica, e quindi l’Istituto Archeologico Germanico. I rapporti con il duca di Luynes contribuirono a creare varie iniziative, come la pubblicazione dei Monumenti antichi inediti della Società Iperborea romana. Gradualmente, anche con l’appoggio del re di Prussia federico Guglielmo IV, l’associazione acquistò un carattere sempre più ufficiale, fino a trasformarsi in un istituto stabile con un proprio statuto, attività varie e tre pubblicazioni proprie: "Bollettino; Monumenti Inediti; Annali".

Ipnosi: Termine derivato dal greco ipnoz, sonno, che definisce la condizione particolare della persona , per alcuni aspetti simile al sonno, e per altri assai prossima allo stato di veglia, con forte dipendenza da agenti esterni, provocata attraverso processi di suggestione. Si tratta di un livello di attività mentale del tutto particolare. Nello stato ipnotico la persona è coinvolta in un rapporto interpersonale a due, molto stretto e coerente, quello con l’operatore denominato ipnotizzatore. Il paziente: è disposto ad accettare acriticamente le rappresentazioni mentale proposte; mantiene centrata su di esse la propria attenzione, conscia ed inconscia, manifestando una forma di dissociazione psichica. La tecnica ipnotica può avvalersi di diversi metodi. imposizione delle mani o tocco magnetico (F.A. Mesmer, 1779, v.), accompagnato da suggestioni di appesantimento delle membra; fissazione di oggetti luminosi e degli occhi dell’ipnotizzatore(J. Braid, 1843); suggestione di stanchezza e di addormentamento, con chiusura degli occhi (A.A. Liébeault, 1866). L’induzione ipnotica viene facilitata dalla ripetizione delle sedute e quindi dall’apprendimento, nel soggetto predisposto e consenziente. La personalità e la posizione del soggetto, con ruolo passivo, tipicamente ripetitivo, l’atteggiamento dell’ipnotizzatore, con ruolo attivo, tipicamente di modello, le condizioni ambientali ecc., sono variabili che possono influire sul verificarsi dell’I. e sul suo grado di profondità. Mediante le suggestioni trasmesse in stato di I. si possono ottenere effetti a livello motorio, percettivo, immaginativo ed emotivo. Fra i fenomeni provocabili per via di suggestione in rapporto ai diversi tipi di I. (sonnolenza, ipotassia o sonno leggero, sonnambulismo) si segnalano i fenomeni catalettici, con perdita del controllo motorio volontario; le alterazioni della acuità percettiva, come iperstesia ed analgesia; le alterazioni della memoria, come amnesia ed ipermnesia. Può venir indotta una incapacità di rievocare certi avvenimenti, specie se accaduti durante l’I. Di questo espediente ci si è serviti nelle indagini sperimentali sulla trasmissione di compiti post-ipnotici, volte a dimostrare l’esistenza di una vita psichica inconscia (s. Freud), oppure si può ottenere, come nel caso dell’ipermnesia, un’aumentata capacità di ricordare avvenimenti lontani nel tempo: soprattutto per questo motivo l’I. ha trovato discrete applicazioni in psicoterapia. Il soggetto, durante lo stato ipnotico ed in fase post-ipnotica, può mettere in atto complessi comportamenti che gli siano stati suggeriti. È tuttora materia opinabile la capacità del soggetto sottoposto ad I. di sottrarsi spontaneamente ad influenze suggestive e ad ordini contrastanti con le proprie regole morali. Non si può tuttavia escludere che la suggestione possa facilitare la messa in atto di tendenze asociali rimosse. Le più recenti teorie interpretative sulla natura del processo ipnotico valorizzano i processi di identificazione con un individuo simbolo dell’autorità (l’ipnotizzatore); tali processi riporterebbero il soggetto ad una regressiva situazione infantile, nella quale sarebbero favorite modalità di funzionamento mentale piuttosto arcaiche. La capacità di regredire transitoriamente, superando con ciò più facilmente situazioni che sarebbero altrimenti molto ansiogene, è stata vista correlarsi positivamente con la suggestionabilità ipnotica. Opportuna la citazione del caso del prof. Milton H. Erickson, noto nel mondo scientifico come Mr. Hypnosis, è considerato un personaggio geniale ed uno dei più celebri psicoterapeuti del mondo, molto prossimo alla leggenda. Poliomelitico, daltonico, affetto da sordità tonale e dislessico per tutta l’infanzia, impersona l’archetipo del medico che impara a guarire gli altri guarendo innanzitutto sé stesso. Celebre il suo detto, per cui "non si può fare il medico se non si è coinvolti emotivamente". Buona parte del suo successo come terapeuta fu sicuramente dovuta al fatto che i pazienti sentivano che lui era partecipe della loro sofferenza. Emblematico il suo primo incontro con l’I., avvenuto non teoricamente ma esperienzialmente, durante il primo, drammatico attacco di poliomielite. Giacente nel letto, aveva udito i medici che nella stanza accanto stavano parlando di lui con i suoi genitori. Dicevano che non sarebbe arrivato al mattino. La loro insensibilità lo rese furioso. Quando entrò la madre, ostentando un’espressione serena, le chiese di spostare il comò in modo da poter vedere il tramonto nello specchio che lo sormontava. "Non volevo morire senza aver visto un’ultima volta il tramonto", racconterà in seguito. Nel paesaggio erano compresi un albero, una siepe ed una grande roccia, ma lui non li vedeva. Dopo restò per tre giorni privo di coscienza. Al risveglio domandò al padre perché avessero tolto la siepe, l’albero e la roccia, rendendosi solo allora conto d’essere stato lui ad escluderli volontariamente, in un processo di autoipnosi, affinché non ostacolassero la sua visione. Era sta l’intensità del suo desiderio, era stato il senso di sfida a tenerlo in vita perché potesse vedere il tramonto. Dopo la guarigione decise di fare il medico. Milton H. Erickson è nato il 15.12.1901. Si è laureato in medicina e psicologia presso l’università del Wisconsin, ed ha insegnato psichiatria alla Wayne State University. Nel 1948 si è trasferito a Phoenix (Arizona), dove ha esercitato privatamente per oltre 30 anni fino alla sua morte, il 25.3.1980.

Ipocrisia: Derivato dal greco upocrioia, simulazione di buone qualità al fine di trarre intenzionalmente in inganno qualcuno. Il termine è sinonimo di chietineria, doppiezza, gesuitismo, impostura, fariseismo, finzione, simulazione e dissimulazione.

Ipostasi: Termine usato da Plotino (v.) nel senso di sostanza per indicare l’Uno come Luce, l’Intelligenza o Logos come Sole e l’Anima del Mondo come Luna. Il termine indica anche tre sostanze o persone divine, tra le quali sussiste un rapporto gerarchico, anche se sono tutte egualmente eterne. L’unione ipostatica, cioè l’unione in Cristo di Dio e dell’Uomo, è così sintetizzata da parte di Ignazio di Antiochia: "C’è un solo medico, carne e spirito, nato nel tempo ed anteriore al tempo, Dio incarnato (v. Incarnazione), vera vita nella morte, nato da Dio e da Maria, prima passibile ed ora impassibile, Gesù Cristo nostro Signore". In seguito rimane sinonimo di sostanza individuale. Oggi viene impiegato in senso peggiorativo, per designare la trasformazione di un’operazione o di un’idea in una categoria sostanziale (ipostatizzazione)

-Ippocrate: Grande medico greco (Coo 460 - Larissa 377 a.C.), coetaneo di Tucidide e di Socrate, nacque in una famiglia appartenente alla corporazione dei medici professionali, e studiò medicina ad Atene. Viaggiò a lungo in Egitto, nel nord della Grecia ed in Libia. Nel IV secolo divenne il rappresentante per antonomasia della medicina del periodo aureo, ed è per questo che le opere di medicina di quel tempo, riordinate dai dotti di Alessandria, vanno sotto il nome di Corpus hippocraticum, giunto a noi integralmente. La grande importanza storica e concettuale dell’opera di I. risiede soprattutto nell’abbandono da lui propugnato della medicina magica e sacerdotale, fondata su pratiche superstiziose, per l’avvento di una scienza medica di tipo razionale. Pervenne a formulare una dottrina umorale che ebbe enorme importanza per il successivo sviluppo della patologia: in essa gli stati di salute e di malattia venivano collegati a situazioni di equilibrio e squilibrio tra quattro umori fondamentali del corpo: sangue, flemma, bile gialla e bile nera od atrabile. Dalla mescolanza di questi scaturiva il carattere individuale (sanguigno, flemmatico, bilioso ed atrabile). La teoria ippocratica è formulata nel libro degli Aforismi, che rimase fino al XVIII secolo un trattato fondamentale di medicina; primo dovere del medico è non nuocere; il medico deve inoltre facilitare, non combattere l’opera risanatrice della natura. Accanto a questi precetti, I affiancò un vero e proprio canone deontologico, contenuto nel famoso giuramento, che fissa i compiti del medico, e cioè il segreto professionale, l’astensione da pratiche anticoncezionali ed abortive. L’alto concetto morale che caratterizza la figura del medico ippocratico, non può ancora oggi lasciarci indifferenti. È sufficiente infatti la citazione di un passo significativo del suo famoso giuramento: "Pure e sante conserverò la vita e l’arte ... In qualunque casa io entri, sarà per il bene del malato, e mi terrò lungi da ogni atto volontariamente dannoso, nonché da contatti impuri, vuoi con donne, vuoi con uomini, siano essi liberi o schiavi. Qualunque cosa io veda od oda durante la cura, e che non sia tale da poter essere raccontata ad estranei, o qualunque cosa io oda o veda al di fuori dell’ambito specifico della cura, cioè nei rapporti di vita, ne serberò il segreto, come per cosa che non è lecito dire". In queste poche righe, dettate da una profonda saggezza, sta forse il più valido testamento di quel venerando Saggio. Il Corpus hippocraticum, in dialetto ionico, fu stampato in edizione latina a Roma, nel 1525, ed in edizione greca a Venezia nel 1526 da Aldo Manuzio. Nell’iconografia, il confronto tra le raffigurazioni numismatiche (monete imperiali di Coo) ed il busto rinvenuto ad Ostia, offre elementi per fissare l’immagine di I., che appare di aspetto senile, larga calvizie, volto largo e quadrato segnato da rughe e barba ricciuta. In un mosaico di Coo rappresentante l’arrivo di Asclepio (v.) nell’isola, si può identificare I. in una figura di vecchio in attitudine di filosofo.

Ipse dixit: Espressione latina dal significato di "l’ha detto lui", usata presso i filosofi scolastici medievali quando, ad attestare la validità e la verità d’una affermazione, citavano in tal modo l’autorità di Aristotele (v.). Oggi tale locuzione viene usata soprattutto in senso ironico, allorché ci si inchina o si fa mostra d’inchinarsi al cospetto dell’opinione altrui, più o meno autoritaria ed autorevole.

Ipsistari: Termine derivato dal greco, avente il significato di Adoratori dell’unico Dio, indicante i seguaci di una setta eretica sorta in Cappadocia (Asia Minore centrale) nel IV secolo. Sostenevano l’esistenza di un unico Dio detto l’Altissimo, e negavano la Trinità. Rifiutavano la circoncisione (v.), e scomparvero dalla scena religiosa orientale intorno al IX secolo.