Indipendenti: Denominazione di una comunità protestante inglese sorta per separazione dalla chiesa anglicana all’inizio del XVI secolo. È nota soprattutto sotto il nome di Congregazionalisti (v.).

Individualità: Carattere o condizione di ciò che è singolo. Complesso di caratteristiche e condizioni proprie di un singolo individuo, che lo rendono diverso dagli altri. (G.O.I.) L'I. costituisce uno dei grandi arcani nel percorso della via interiore. Ogni uomo che si dedica alla ricerca interiore deve prima o poi affrontare tale argomento, che richiede un grande equilibrio di giudizio. Da un lato appare evidente che ogni essere vivente rappresenta un'entità irripetibile, della quale si dovrebbe cercare di raggiungere la piena coscienza, allo scopo di vivere con responsabilità e coerenza la propria esistenza. La coscienza della nostra I. è perciò strettamente correlata alla nostra crescita interiore. Da un altro lato, tuttavia, tradizionalmente ognuno viene messo in guardia contro i pericoli e i limiti che derivano da una superficiale ed eccessiva coscienza di se stessi, che costituisce il maggior ostacolo ad ogni superiore via di conoscenza. Non vi è contraddizione fra i due punti esposti. Il vero cammino interiore implica continue trasformazioni, che portano necessariamente alla luce della nostra coscienza nuovi punti di riferimento e nuovi valori. Per i motivi addotti, ogni uomo che si dedica alla ricerca della propria I. dovrebbe cercare di liberarsi da schemi precostituiti di giudizio, che troppo spesso consideriamo erroneamente essere parte integrante della nostra I.

Indizione: Computo cronologico di probabile origine egiziana, diffusosi in tutto il territorio dell’impero romano, largamente impiegato nelle datazioni dal IV secolo d.C. in poi, e per tutto il Medioevo, sporadicamente fino all’epoca napoleonica ed ancor più nel calendario ecclesiastico. Si basa su periodo di 15 anni, che venivano numerati da 1 a 16, per poi ricominciare da 1., senza però alcuna indicazione del ciclo. Considerando tradizionalmente l’anno 313 d.C. (editto di Costantino) come l’inizio di un’I., attraverso un calcolo si è giunti a datare all’anno 3 a.C. la prima I., corrispondente all’inizio dell’era volgare. Da questa sfasatura consegue il calcolo con il quale è possibile stabilire il numero d’ordine che ciascun anno dell’era volgare occupa nella sua I. Tale calcolo viene eseguito aggiungendo il numero fisso 3 all’anno in questione, e dividendo la somma per 15. Il resto della divisione da l’I. ricercata; se il resto è zero, l’I. è 15. Il giorno dal quale si facevano iniziare le I. variava: quella greca o costantinopolitana iniziava il 1° settembre; quella bedana, usata in Inghilterra, Francia e Germania, il 24 settembre; quella romana o pontificia il 25 dicembre od il 1° gennaio.

Induismo: Rappresenta l'aspetto più recente della religione dell'India, strettamente collegato al brahmanesimo (v.) ed alla più remota età vedica. L'I. rappresenta sia la fase moderna di una dottrina non solo religiosa in senso stretto, sia il complesso di credenze in cui si riconosce la grande maggioranza degli indù, anche se con motivazioni diverse. Riallanciandosi all'ortodossia vedica, si contrappone alle religioni "eretiche" del buddhismo e del jainismo. La sua nascita risale alla fine del VII secolo, quando si diffusero le correnti del culto di Visnù e di Siva, principi della conservazione e del dissolvimento. La crescita dell'I. venne molto influenzata dalla penetrazione dell'islamismo in India. Visnuismo e sivaismo rappresentarono la risposta della cultura autoctona al monoteismo dell'invasore. L'I., nel tentativo di contrastare l'avanzata islamica, istituì una minuziosa casistica dei rapporti intercorrenti tra il fedele ed il Dio personale (istadeva), appoggiandosi anche ai miti ed ai riti naturalistici degli antichi Munda (v.) e Dravidi (v.), oltre che al brahmanesimo. Strumenti principali della formazione dell'I. furono l'orientamento devozionale (bhakti) e la dottrina secondo cui gli dei superiori potevano "discendere" in figure divine più vicine all'uomo, od incarnarsi direttamente come uomini (avatara). Krsna (v.) venne considerato la manifestazione principale di Visnù e, presso alcune comunità, finì con l'assumere un'importanza maggiore della propria matrice, dando origine alle forme più popolari della moderna società indiana. Altro elemento recuperato e portato al più estremo sviluppo fu la componente ritualistica e liturgica, che domina ogni giornata dell'indù, specie se appartenente alle caste superiori. A fianco di Brahma, Siva e Visnù, componenti la trimurti, godono di larga popolarità il dio della saggezza Ganesa, raffigurato con testa d'elefante, il dio dell'amore Kama, in groppa ad un pappagallo, il dio solare Surya, il sovrano dell'oltretomba Yama, ed il protettore dell'universo Indra. Oltre alle sette visnuite e sivaite, hanno rilievo anche le comunità saktiche, che pongono l'accento devozionale sull'aspetto energetico o trasformatore della divinità, rappresentato dalla dea Durga o Kalì, sposa di Siva. I seguaci del saktismo si suddividono in due filoni: quello della mano destra, i cui assiomi danno vita a pratiche cultuali spesso di livello elevato e di autentico carattere ascetico, e quello della mano sinistra, incentrato su rituali d'ispirazione sessuale talvolta degenerati a livello orgiastico (v. Tantrismo). Rientrano nell'orbita induista anche la comunità dell'Arua-Samaj, propugnatrice di un ritorno ai Veda, e parzialmente il Brahma-Samaj che, per il suo carattere ecclesiale, risulta estraneo alla mentalità indiana. Il fedele indù partecipa sia a cerimonie visnuite sia sivaite o saktiche sia ad altre ancora, non per ignoranza, superficialità od indifferenza, ma per convinzione che ogni divinità, contemporaneamente illusoria e reale, è l'approdo ed il punto di riferimento per chi desidera liberarsi dal vortice dell'esistenza (v. Samsara). Le forme rituali indiane sono essenzialmente tre: il culto pubblico, quale si svolge nei templi; la liturgia privata, che scandisce le tappe fondamentali dell'esistenza (nascita, matrimonio, iniziazione ai doveri ed ai diritti della casta, morte) oltre che i momenti salienti della giornata (preghiera del mattino, offerte agli dei ed agli spiriti degli antenati prima del pasto principale, preghiere della sera); i rituali segreti, limitati alle cerchie più interne delle diverse sette. Al primo accudiscono i brahmani (v.) per la parte liturgica, ed i sacerdoti non brahmani per i compiti di preparazione materiale ed assistenza; al secondo i brahmani od i capi famiglia; all'ultimo i sannyasin od i guru, o talvolta i sadhu, figure di religiosi che non sempre si identificano con gli yogin (v. Yoga).

Indulgenza: Secondo la dottrina cattolica significa remissione totale (plenaria) o parziale delle pene temporali legate ai peccati commessi, concessa dall'autorità religiosa al di fuori del sacramento della penitenza. La concessione dell'I. è lucrabile con il compimento di prescritte opere di carità e di religione, ed avviene a beneficio dei peccatori vivi o defunti attraverso la grazia della dottrina della Comunione dei santi e del cosiddetto "Tesoro della Chiesa", rappresentato dai meriti acquisiti da Gesù Cristo, dalla Madonna e dai Santi. L'I. è storicamente frutto dello sviluppo della disciplina penitenziale cattolica. All'iniziale abbreviamento della pena ottenuto in grazia delle suppliche dei martiri, a partire dal VII secolo seguì la concessione, diffusa dapprima dalla chiesa celtica, di commutare la pena canonica in opere di carità (elemosine e pellegrinaggi). Le remissioni generali compaiono solo nell'XI secolo. La prima I. plenaria risale infatti al 1095, per concessione del papa Urbano II, decretata in occasione della prima crociata (v.). Al 1300 risale invece la prima I. giubilare, concessa da Bonifacio VIII a quanti visitassero in quell'anno le basiliche romane. Successivamente nasce la concessione di I. in cambio di donazioni o di offerte in denaro, che condusse a gravissimi abusi. È famosa la predicazione del domenicano Tetzel (1516) a favore dell'I. concessa da Leone X per la raccolta di fondi per la costruzione della cattedrale di San Pietro, da cui presero avvio la Riforma e conseguentemente il Concilio di Trento, che pur condannando le tesi di Martin Lutero e rivendicando alla Chiesa il potere di concedere I., ne proibì il ricattatorio sfruttamento fiscale. Nel 1669 Clemente IX istituì una Congregazione cui spettava il compito di regolamentare le I., compito che nel 1908 passò al sant'Ufficio, e nel 1918 alla Penitenzieria.

Induzione: In filosofia è il procedimento logico contrario a quello della deduzione, per cui dall’osservazione di casi particolari si giunge a principi generali. L’I. è la forma di ragionamento che dal particolare porta all’universale. La definizione è quella data da Aristotele, che per primo elaborò una teoria logica dell’I. Egli distingue l’I perfetta, o per enumerazione semplice o completa (quando tutti i casi possibili siano enumerati) dall’imperfetta, o per enumerazione incompiuta. Poiché la prima non è praticamente possibile, Aristotele considera l’I sterile, non dimostrativa, e la oppone alla deduzione, unico procedimento che dà scienza. Bacone criticò poi tale teoria, sostenendo che l’I. per enumerazione semplice non è scientifica, e che l’I. consiste nel passaggio dall’analisi dei fatti alla legge generale.

Ineffabile: Termine indicante quanto risulta essere sia inesprimibile con le parole sia, in senso più generale, superiore ad ogni capacità di comprensione da parte dell’uomo. È un concetto della teologia mistica che indica, a partire dal neoplatonismo, l’impossibilità di fornire attribuzioni adeguate a Dio, e quindi la necessità di seguire la via della definizione negativa, ovvero l’affermazione di ciò che Dio non è.

Inerranza: Termine impiegato nella teologia cattolica indicante l’infallibilità (v.), l’esenzione cioè da ogni errore nella interpretazione delle Sacre Scritture ispirate direttamente da Dio.

Infallibilità: Nella dottrina cattolica indica la prerogativa soprannaturale per cui, in virtù di una particolare assistenza promessale da Gesù Cristo stesso (Matteo 16, 18; Giovanni 14, 16-26; Matteo 28, 20; Marco 16, 16), la Chiesa cattolica e, secondo il dogma particolare (proclamato il 18 luglio 1870 durante la quarta sessione del Concilio Vaticano I, con la costituzione "Pastor aeternus", approvato con 533 voti su 535), lo stesso Pontefice allorché parla "ex cathedra", ovvero quando riveste la qualità di supremo Maestro e Pastore della cristianità, non possa errare nell’insegnamento della dottrina rivelata e nella definizione di questioni morali e dogmatiche (infallibilitas in docendo), così come l’intera comunità dei fedeli non può errare nel credere (infallibilitas in credendo). Dell'I. pontificia si avvalse papa Pio XII nel 1950, per la definizione del dogma dell'Assunta. Secondo il Langasco (Somma del Cristianesimo, Ediz. Paoline. Vol. I, 1958) "l'I. può essere tradotta in questi termini: il papa non è infallibile da sé, ma solo quando esercita la funzione di Vicario di Cristo, e cioè da Cristo. Quindi il papa è infallibile per sé come lo è lo stesso Gesù Cristo; mentre la Chiesa non è infallibile né da sé per sé, ma unicamente da Cristo e per mezzo del papa. Per quanto scalpore si sia potuto fare a proposito di fatti storici, come la condanna di Galileo Galilei, o di temuti pericoli per il progresso e la libertà di pensiero, l'I. pontificia, mentre non viene offuscata da fatti consimili, stravolti dalla realtà storica, così resta la più sicura guida dell'umanità, tra il pullulare degli errori della società contemporanea, e delle deviazioni delle dottrine filosofiche dei secoli più recenti". L’opposizione che il principio del primato di Roma in materia dogmatica incontrò fin dai primi secoli, fu spinta al massimo dal Conciliarismo (v.), che negava l’I. del papa ritenendogli superiore il Concilio ecumenico e la Chiesa nella sua globalità, e dal gallicanesimo francese. Fin dai tempi della proclamazione dell’I. dogmatica del papa, all’interno della Chiesa si scatenarono aspre polemiche, e tale dogma risulta essere tuttora oggetto di forte contestazione da parte di vari noti teologi contemporanei, in particolare del tedesco Hans Küng.

Inferenza: Procedimento mentale grazie al quale da determinate premesse o proposizioni note, si passa ed una proposizione successiva, detta conclusione. Nella Logica (v.) medievale era distinta l’I. immediata (da una proposizione data si deriva direttamente la conseguenza) dall’I. mediata (la connessione tra la prima proposizione e la conclusione comporta alcune proposizioni intermedie).

Inferno: Traduzione dell’ebraico Se’ol termine veterotestamentario che definisce il luogo sotterraneo di dimora dei morti (Isaia 14, 9-19), senza distinzione tra giusti e malvagi, ricchi e poveri, padroni e schiavi (Giobbe 3, 13-19; Ezechiele 32, 18-32), sul quale Dio estende la propria sovranità (Deuteronomio 32, 22). Tuttavia il significato di Se’ol rimane oscuro, e non trova riscontro in altre lingue semitiche, sebbene l’idea dell’I. fosse comune in tutto il Medio Oriente (Egitto e Mesopotania: Libro dei Morti, Epopea di Gilgames), per cui vedi escatologia. Nella letteratura post-biblica e rabbinica la parola Se’ol è sostituita da Gehenna (v.), ed il concetto è cambiato, forse per influenza greco-persiana. In Isaia 66. 24, Gehenna è il luogo dove gli apostati (v.) sarebbero tormentati eternamente dal fuoco; più tardi è considerato il luogo di punizione di tutti i peccatori (Talmud, Midras9. Circa la durata della dimora dei malvagi nella Gehenna, le scuole rabbiniche differiscono: si parla di una semplice discesa di purificazione o di una permanenza di dodici mesi; solo per alcune categorie di peccatori la dimora sarebbe eterna. Nella dottrina cristiana, basata sui testi neotestamentari (Matteo 5, 27 ss.; 13, 41 ss.; 18, 8 ss.; 25, 30 e 41 ss; Marco 7, 6 ss.; 9, 43 ss.; Luca 6, 41 ss.; 11, 39 ss.; 12, 1, 13, 15 ss.; 16, 15 ss), l’I. è eterno ed irrevocabile (dogma sancito, dopo i concili Costantinopolitano II, 553, Costantinopolitano II, 680, e Niceno, 787, in maniera definitiva nei concili Lateranense IV, 1215, Lionese, 1274, e Fiorentino, 1439, in contrasto con le tesi degli Gnostici che ritenevano l’I. e le sue pene eterne in contrasto con l’infinita misericordia divina). Nell’I. la pena è duplice: la poena damni, ovvero il danno consistente nella privazione della visione beatifica di dio, e la poena sensus, cioè la pena positiva del senso consistente nel fuoco eterno in compagnia di angeli ribelli a Dio (demoni e diavoli). Nel mondo protestante diverse tendenze hanno limitato od addirittura eliminato l’I.: l’universalismo sostiene la salvezza finale di tutti gli uomini, mentre invece per il condizionalismo esiste la morte puramente biologica per i soli peccatori morti in peccato mortale, quindi privi della grazia divina. Infine le moderne dottrine esoteriche sostengono che l’I. non sia che il modo fisico, la dimensione in cui vivono ed operano tutti gli esseri viventi, dotati di anima e spirito (v. uomo), incarnati per ragioni evolutive. Per tutti questi, alla cosiddetta morte subentra un semplice cambiamento di dimensione: si passa cioè al mondo astrale prima, ed a quello etereo poi, senza alcun intervento o giudizio divino, quindi senza condanna a pene tantomeno eterne (v. morte).

Inimica vis: Lettera indirizzata da papa Leone XIII al popolo italiano in data 8 dicembre 1882, in cui sostiene che "essendo la massoneria una setta che ha invaso tutto, non basta tenersi contro di lei, nelle difese, ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla". Per quanto riguarda la scuola e le attività economiche, vi si legge: "La Massoneria si è impadronita delle scuole pubbliche: e voi con le scuole private, con le materne, con quelle degli zelanti ecclesiastici e di religiosi dell’uno e dell’altro sesso, contendete l’istruzione e l’educazione della puerizia e gioventù cristiana, e soprattutto i genitori cristiani non affidino l’educazione dei loro figli a scuole non sicure. La Massoneria ha confiscato il patrimonio della pubblica beneficenza: e voi supplite col tesoro della privata carità. Nelle mani dei suoi adepti ha ella messo le opere pie: e voi quelle che da voi dipendono affidatele a cattolici istituti. Ella apre e mantiene case di vizio: e voi fate il possibile per aprire e mantenere ricoveri all’onestà pericolante. Ai suoi stipendi milita una stampa religiosamente e civilmente anticristiana: voi con l’opera e col danaro aiutate, promuovete e propagate la stampa cattolica. Società di Mutuo Soccorso ed Istituti di Credito sono fondati da lei a pro dei suoi partigiani: e voi fate altrettanto, non solo per i vostri fratelli, ma per tutti gli indigenti, mostrando che la vera e schietta carità è figlia di Colui che fa sorgere il Sole e cadere la pioggia sui giusti e sui peccatori".

Iniziato: Termine derivato dal latino initium, che indica colui che si avvia lungo il cammino indicato dall’Iniziazione (v.), allo scopo di sviluppare le energie interiori possedute allo stato latente. Sono considerati I. i filosofi ritenuti eredi intellettuali di antiche fratellanze che si occupavano di Ermetismo (v.), di Gnosi (v.), di Qabbalah (v.), di Alchimia, e di quelle scienze spesso definite occulte. Secondo Ivan Mosca (Quaderni di simbologia Muratoria, G.O.I., 1977), "Non può esistere un manuale dell’I. Per diventare I.: · ogni simbolo, ogni strumento, ogni canone sono supporti atti a catalizzare, a sorreggere, a coadiuvare il lavoro interiore; · si deve indicare una propedeutica di lavori individuali e collettivi, composta di precetti, regole, modalità esecutive e tempi di attuazione. La Massoneria è un’istituzione iniziatica che: · ignora la guida spirituale di un Maestro; · non si fonda su alcuna dottrina, ma tutte le abbraccia e le supera; · si propone come Scuola tesa alla ricerca di una via illuminativa; · in quanto compresa nella dinamica della vita, e quindi nel suo continuo divenire, non pone paradigmi, assiomi o dogmi, ma esige soltanto il sacrificio dei singoli componenti, affinché si sforzino nella ricerca interiore alla scoperta di sé stessi, per poi compiere il lavoro di gruppo". Osvald Wirth scrive (Il simbolismo ermetico, Ediz. Mediterranee, 1969): "Paventando ogni profanazione, i veri I. si sono sempre attenuti alla disciplina del silenzio, hanno sempre parlato poco e con estrema cautela, e solamente alla presenza di discepoli fidati. La verità riconosciuta doveva però essere alla portata di quanti fossero in grado di riconoscerla; perciò immagini, allegorie e simboli fecero allusione a quanto richiedeva solo d’essere intuito. Così le mitologie ed i poemi più antichi racchiudono misteriosi insegnamenti, che si trovano nelle tradizioni religiose di tutti i popoli, negli emblemi ricorrenti nei vari culti, e perfino nelle favole e nei racconti di fate e di leggende popolari".

Iniziazione: Complesso di riti o cerimonie con cui, presso le popolazioni a livello etnologico (v.), si effettua il passaggio di un membro della comunità tribale da una condizione di vita ad un'altra, oppure si accede ad una società segreta. Nelle religioni misteriche d'epoca classica ed ellenistica attraverso l'I. si passa dallo stato (o mondo) profano a quello sacro. Particolare importanza riveste l’I. cui erano soggetti i Faraoni, consistente in un rito di divinizzazione (in Osiride) e di intronizzazione cui erano soggetti al momento della loro consacrazione a sovrani d’Egitto. Tale rituale aveva lo scopo di affidare ad una sola persona il duplice potere di governo e spirituale. Dalle prime dinastie in poi tutti i Faraoni sono stati iniziati, con la sola eccezione della stirpe degli Hyksos (v.), poiché mai riconosciuti dalla potente casta sacerdotale. Presso i primitivi il novizio, al momento di uscire dallo stadio pubertale per entrare nella maturità, si sottopone a prove di resistenza e di coraggio: pene fisiche, talvolta a carattere transitorio (battiture, affumicamento, immersione in acqua ghiacciata) ma più spesso a carattere permanente (scarnificazioni ornamentali, avulsione di denti incisivi inferiori, taglio di falangi, tatuaggi, depilazioni, perforazione del setto nasale e dell'orecchio per introdurvi oggetti ornamentali, mutilazioni parziali degli organi genitali, come circoncisione e subincisione). Dalle cerimonie iniziatiche di norma sono sempre state escluse le donne. L'I. propriamente detta è spesso preceduta da un periodo di isolamento, durante il quale il novizio deve osservare particolari tabù alimentari o costretto a fabbricare utensili usati dalla tribù, oppure esercitato nello studio della danza rituale o di strumenti musicali. Il successivo rientro in seno alla tribù rappresenta per l'iniziato (per interpretazione magico religiosa) una specie di rinascita, ovvero il giovane morto come adolescente rinasce come adulto. Di probabile origine etnologica è l'I. misterica (v. Misteri) del mondo greco romano. Questa in genere comprende due o più gradi iniziatici. Il divieto assoluto imposto agli iniziati (mustai) ai Misteri (orfici, eleusini, mitraici, di Samotracia, di Andania) di parlare dei riti misterici, ostacola molto una conoscenza approfondita dei riti, che comprendevano cerimonie simboliche, accompagnate da canti, musica e danza, rappresentazioni mimiche riproducenti in modo stilizzato ed allusivo le vicende delle divinità (Demetra, Mirra, Cibele, Attis, Dioniso) oltre a particolari usi cultuali: p. es. gli iniziati ai Misteri eleusini consumavano birra d'orzo e portavano in mano una spiga raccolta in religioso silenzio. (G.O.I.) "Chi intenda essere accettato deve essere iniziato in seno ad una Loggia del Grande Oriente d'Italia od in una Comunione Massonica estera riconosciuta, soltanto con procedura legittima e rituale. La qualità iniziatica è indelebile" (Art. 6 della Costituzione dell'Ordine). Quando si entra coscientemente in contatto, per la prima volta, con una realtà esistenziale non descrivibile e, perciò non comunicabile, si vivono esperienze che possono dare origine ad una trasformazione interiore irreversibile. Da quel momento non si è più la stessa persona di prima. Questo avviene continuamente durante la vita, ma in genere non ci si sofferma con la dovuta attenzione su quanto si verifica in tali esperienze. Per superficialità si accettano le trasformazioni come scontate. Eppure, in tali istanti, potrebbe essere possibile cogliere molti profondi significati della vita, a incominciare dal rapporto di sacralità che potrebbe stabilirsi fra la vita e la nostra coscienza. Da epoche immemorabili gli uomini si sono riuniti per comunicare ad altri uomini, in forma rituale e sacrale, l'esperienza di una realtà esistenziale sconosciuta. Durante cerimonie solenni, il candidato, che ha deciso di affrontare tali esperienze e che è stato ritenuto qualificato, inizia un nuovo percorso nella vita, avendo vissuto una nuova realtà. A tale esperienza, del tutto incomunicabile ai non iniziati, viene tradizionalmente dato il nome di I.

Inquisizione: Nel linguaggio giuridico cattolico è sempre citata con il prefisso "Santa", ed è il tribunale ecclesiastico formato da vescovi delegato fin dal XII secolo ad individuare ed a perseguire il delitto di eresia per conto dell'autorità ecclesiastica della Chiesa di Roma. Inizialmente istituita per combattere contro i catari ed i valdesi, con il IV Concilio Lateranense (1215) e con il Concilio di Tolosa (1229) ne venne decretata la competenza a ricercare e giudicare tutti gli eretici, consegnandoli per il giusto castigo al braccio secolare. Nel 1231-1235 Gregorio IX sottraeva l'I. alla giurisdizione dei vescovi, per affidarla ad inquisitori permanenti dell'ordine domenicano, di nomina pontificia. Gli stati europei si schierarono con la Chiesa contro gli eretici, poichè l'eresia religiosa costituiva una minaccia concreta all'ordine costituito, diretta ad intaccare la sicurezza dello Stato. L'eretico, allorché accertata la sua colpevolezza attraverso la confessione, spesso estirpata con crudeli torture e sevizie d'ogni genere, veniva invitato al pentimento ed alla ritrattazione. In caso di rifiuto, veniva condannato a pene corporali ed anche alla morte sul rogo, mentre tutti i suoi beni venivano confiscati dalla Chiesa. La sua azione si estese anche contro interi ordini (v. Templari) o collettività (v. Albigesi e Valdesi) considerati colpevoli di eresia. Y (Spagnola) Una Bolla di Sisto IV del 1478 autorizzò Ferdinando il Cattolico ed Isabella di Castiglia a nominare inquisitori di loro fiducia. In Spagna la lotta fu condotta contro gli ebrei, convertiti formalmente al cattolicesimo ma segretamente rimasti fedeli alla legge mosaica (i cosiddetti marranos), e contro i moriscos, i musulmani convertiti. Y (Romana) Fu istituita da Paolo III nel 1542. Nel 1908 assunse il nome di Sant'Uffizio. Essa rappresentò uno strumento terribile impiegato per combattere aspramente soprattutto la Riforma luterana ed i suoi seguaci, specialmente in Italia.