Hinayana: Termine sanscrito dal significato di "Piccolo Veicolo", indicante una forma di buddhismo sorta nel periodo che va da cento anni dalla morte di Buddha al I secolo d.C.. Tale termine fu creato dai seguaci del Mahayana (Grande Veicolo), sta ad indicare che per il Mahayana la salvezza è per tutti, mentre per l’H. essa è riservata a pochi eletti: Anche se i principi fondamentali del buddhismo restano costanti per entrambe le scuole, l’H. sottolinea l’individualità dell’illuminazione. Il raggiungimento del Nirvana attraverso un metodo essenzialmente passivo, basato sul non fare, l’essenza di Buddha considerato un uomo comune, il realismo che porta ad un’interpretazione del buddhismo in senso storico-etico. La dottrina dell’H., che i suoi seguaci definiscono theravada (dottrina degli antichi), non si è diffusa molto lontano dalle regioni indiane in cui si è formata (Ceylon, Birmania e Thailandia), contrariamente a quella Mahayana che, attraverso la Cina, ha raggiunto anche il Giappone (v. Tipitaka).

-Hiram: Nome che parrebbe derivato dai monosillabi "Hi" (vivo) e "Ram" (elevato), indicante quindi la massima elevazione spirituale raggiungibile dall'uomo. È il nominativo (talvolta associato ad Abif, v.) del personaggio citato in due diversi passi dell'Antico Testamento, nel primo libro dei Re (5, 28) e nel secondo libro delle Cronache (2, 12-13), quale esperto nella fusione e lavorazione del rame. Y (Massoneria) H. è personaggio chiave del rituale d'iniziazione al Grado di Maestro (v.), quindi è collocato al centro della Tradizione massonica, quale architetto sovrintendente ai lavori di costruzione del Tempio di Salomone. Esperto nella fusione e nella forgiatura dei metalli, nella lavorazione della pietra, in carpenteria e falegnameria, secondo una leggenda probabilmente ideata dall'Ashmole ed ispirata al culto di Osiride, sarebbe stato ucciso da tre operai Compagni d'Arte, che intendevano estorcergli la parola di passo da Maestro, onde percepire un immeritato salario superiore. A seconda dei Riti massonici, gli assassini di Hiram assumono nomi diversi. Nel Rito Scozzese Antico ed Accettato quelli di Jubel, Ube e Jubet; in quello indoaramita di Hobben, Austersfuth e Schterke; in quello di Kilwinning di Cain, Hakem ed Heni; altri ancora li indicano come Assalonne, Architofel e Adonija. Tutti rappresentano comunque il genio del male e, allegoricamente, simboleggiano l'ignoranza, la menzogna, l’ipocrisia, il fanatismo e l'ambizione, i vizi che hanno procurato e procurano all'umanità le più gravi calamità. La leggenda prosegue poi con il seppellimento della salma di Hiram in una foresta, dove il tumulo venne contrassegnato con un ramo d’acacia. Salomone, notata l’assenza del suo architetto, inviò tre Maestri a ricercarlo. Non avendo questi trovato traccia dello scomparso, il re incaricò per nuove ricerche nove altri Maestri che, dopo sette giorni, scoprirono la tomba di Hiram grazie proprio al ramo d’acacia che la identificava. Salomone, avvertito, accorre a quella tomba ed identifica il cadavere di Hiram. È a questo punto che il rituale prevede la rinascita simbolica dell’antico architetto del Tempio attraverso il rito d’iniziazione di ogni Maestro Massone che, svincolato dal piano materiale, psichico e mentale, propri del mondo profano, resuscita sul piano divino diventando vero Maestro dell’Arte. Secondo l’interpretazione esoterica più condivisa dagli studiosi, Hiram, fonditore di metalli ed architetto, è Osiride, il Sole della moderna iniziazione, la cui vedova Iside è la Loggia, emblema della Terra in cui risiede; Horus, loro figlio, è quindi anche figlio della Luce e della vedova, esattamente come il Massone.

-Horus: Divinità egiziana, uno dei più antichi neter d'Egitto. Fa parte della misteriosa coorte dei Grandi Antenati rossi, ai quali fanno riferimento i Testi delle Piramidi. Il suo culto è attestato fin dai tempi più remoti, ma solo nell'Antico regno diventerà il figlio di Iside e di Osiride, poi Hor Thema, l'H. vendicatore del padre, la cui missione era di ristabilire l'equilibrio del mondo eliminando Seth. Esistono ben ventiquattro forme diverse di H., tra cui le più note sono: Horakhty, dell'orizzonte, re del cielo; Harpocrate, H. bambino, mago e guaritore; Haroeri, H. il vecchio, associato al coccodrillo Sobek; Harmakis, la grande sfinge di Giza; Hor Behedety, l'H. di Edfu, signore del cielo lontano; Horsiesis, il figlio di Iside, protettore del Faraone e di tutti i defunti. L'occhio (o gli occhi) Ujat resta il suo simbolo principale: l'occhio destro rappresenta il sole, il sinistro la luna. A Letopoli (Khem), dove H. guarisce i ciechi, si parla di lui come di "colui che illumina il mondo con i suoi occhi, i due lumi". Gli furono dedicati molti santuari, ed i suoi colori sono quelli della Grande Opera alchemica: nero, bianco e rosso. H.è il simbolo della luce interiore, la forma più segreta di Ra. Egli rappresenta la perfezione, la trascendenza, il grado supremo dell'iniziazione regia-sacerdotale. Per H. ogni adepto è chiamato a diventare re d'Egitto. "Io sono quello che abita tra le stelle".

Humanum Genus: Nella sua solenne allocuzione "Multiplices inter" del 25 settembre 1865, papa Pio IX aveva enunciato gli atti con cui i suoi predecessori avevano preteso di sterminare la "perversa società comunemente detta Massoneria". Ma egli constata con il cuore infranto: "Gli sforzi della santa Sede non conseguirono il successo sperato. La setta massonica non è vinta né distrutta. Al contrario si è a tal punto sviluppata che in questi difficili giorni si mostra ovunque impunemente, ed alza audacemente la fronte più che mai". Quindi era stato questo un nuovo anatema (v.), da cui la Massoneria non fu affatto danneggiata. Ma il papato non ha mai potuto rassegnarsi a riconoscere l’inanità delle sue folgori, per cui ecco apparire questa famosa Enciclica, con la quale il papa Leone XIII, il 20 aprile 1884, riconferma la scomunica ai Massoni. Il pontefice se la prende con la Libera Muratoria e con quanto egli definisce "naturalismo", in opposizione al soprannaturalismo rivelato dalla Chiesa. Applica la sua eloquenza a confutare dottrine che , spesso e gratuitamente, attribuisce ai suoi avversari. Sorprende che un papa, che ama farsi passare per uomo di genio, sia ricorso a pietose ed incredibili basse calunnie: "Coloro che sono affiliati devono promettere di obbedire ciecamente e senza discutere alle ingiunzioni dei capi, di essere sempre pronti al minimo avviso, al minimo segno, ad eseguire gli ordini impartiti, votandosi in anticipo, in caso contrario, ad essere sottoposti ai trattamenti più rigorosi ed anche alla morte. Infatti non è raro che la pena dell’ultimo supplizio sia inflitta a coloro che sono convinti sia di aver tradito la disciplina segreta della società, sia di aver resistito agli ordini dei capi. Ciò si pratica con una tale accortezza che, per la maggior parte del tempo l’esecutore di queste sentenze di morte sfugge alla giustizia costituita per vegliare sui delitti e farne vendetta". Tra l'altro vi si afferma inoltre: "Quanto al consorzio domestico, ecco a un dipresso tutta la dottrina dei naturalisti. Il matrimonio non è altro che un contratto civile; può legittimamente rescindersi a volontà dei contraenti; il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato. Nell'educare i figli non s'imponga religione alcuna; cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada. Ora questi principi i Frammassoni li accettano senza riserva; e non pure li accettano, ma si studiano da gran tempo di fare in modo che passino nei costumi e nell'uso della vita. In molti paesi, che pur si professano cattolici, si hanno giuridicamente per nulli i matrimoni non celebrati nella forma civile: altrove le leggi permettono il divorzio: altrove si fa di tutto perché sia quanto prima permesso. Così si corre di gran passo all'intento di snaturare le nozze, riducendole a mutabili e passeggere unioni, da formarsi e sciogliersi a talento. Ad impossessarsi altresì dell'educazione di giovanetti mira con unanime e tenace proposito la setta dei Massoni. Comprendono bene essi che nell'età tenera e flessibile si lascia figurare e piegare a loro talento, e però non esserci espediente più opportuno di questo per formare allo Stato cittadini tali, quali essi vagheggiano. Quindi nell'opera di istruire i fanciulli non lasciano ai ministri della Chiesa parte alcuna né di direzione, né di vigilanza, e in molti luoghi si è già tanto innanzi che l'educazione della gioventù è tutta in mano dei laici; e dall'insegnamento morale ogni idea è sbandita di quei grandissimi e santissimi doveri che congiungono l'uomo a Dio". Occorre sottolineare che i Massoni del XVIII secolo di tutto il mondo occidentale non presero in alcuna considerazione né le ridicole calunnie né tantomeno le confermate scomuniche loro comminate.

Husserl Edmund: Filosofo tedesco (1859-1938), è il massimo rappresentante della fenomenologia, una delle più significative correnti di pensiero contemporanee, che tenta un superamento tanto del positivismo quanto dell’idealismo, sulla base dell’analisi rigorosa delle operazioni soggettive e della loro tipicità. I primi interessi di H. sono diretti all’astronomia ed alla matematica, che studia a Lipsia, e successivamente a Berlino con Weierstrass: a Berlino inizia ad occuparsi del concetto di infinito già approfondito, tra gli altri, da Georg Cantor e Bernhard Bolzano. Nel 1884 si reca a Vienna ad ascoltare le lezioni di Franz Brentano, che avranno grande importanza sul suo pensiero successivo: Brentano era l’esponente della corrente psicologista, ed aveva formulato la teoria del carattere intenzionale della coscienza. Dopo avere ottenuto l’abilitazione nel 1887, pubblica nel 1891 il primo libro, la Philosophie der Arithmetik (Filosofia dell’aritmetica), che si inserisce nel dibattito tra psicologisti e logicisti, prendendo le difese dei primi. Il libro suscitò la reazione di Gottlob Frege, che ne attaccò il soggettivismo: H. rimase influenzato da tale critica, e rielaborò le sue idee nel primo volume delle Logische Untersuchungen (Ricerche logiche), intitolato "Prolegomeni per una logica pura", pubblicato nel 1900 ad Halle, dove intanto si era trasferito. Il secondo volume uscì l’anno successivo, e prende in esame già tutti i problemi della futura fenomenologia (i temi della coscienza, dell’intenzionalità, del significato, ecc.), staccandosi nel contempo anche dalle prospettive della logica pura. Il periodo dal 1901 al 1913, anno di pubblicazione delle Ideen zu ainer reinen Phänomenologie und phenomenologischen Philosophie (Idee per una fenomenologia pura ed una filosofia fenomenogica), è decisivo per la maturazione del pensiero husserliano: in questi anni egli insegna a Gottinga, e tiene una serie di corsi non pubblicati sul problema del tempo, della cosa materiale e dello spazio, in cui si delinea il concetto di fenomenologia come ritorno alle cose stesse, e descrizione dei fenomeni così come si danno al soggetto che li esperisce. Nel 1911 esce l’importante saggio Philosophie als strenge Wissenschaft (la filosofia come scienza rigorosa), in cui H. sostiene l’idea di scienza rigorosa contro lo storicismo di Dilthey e le filosofie della "Weltanschauuung". Nelle Ideen è esposto nelle sue linee fondamentali il metodo fenomenologico, che comprende un momento critico (epochè) di riduzione o messa tra parentesi della realtà così come appare naturalisticamente, ed un momento costitutivo in cui viene descritto il fenomeno, e ne viene colta la tipicità od essenza (eidos). Entrambi i momenti hanno come polo la coscienza soggettiva che, secondo H., può liberarsi dei pregiudizi e tematizzare le proprie operazioni trascendentali, quelle grazie alle quali viene dato un senso intenzionale agli oggetti stessi della coscienza. H. intendeva distaccarsi sia da una scienza di dati di fatto che da una scienza di idee platoniche, riferendosi piuttosto al concetto kantiano di trascendentale: ma, a partire dalla pubblicazione delle Ideen fino ad oggi, la sua posizione è stata interpretata in senso idealistico, assumendo cioè le essenze come oggetti ideali. Questa interpretazione è già dominante negli anni di Friburgo (a partire dal 16) che, se da un lato sono il periodo in cui H. costituisce accanto a sé una vera e propria scuola, dall’altro preparano la scissione degli allievi di maggior nome, quali Max Scheler, Nicolai Hartmann, e soprattutto Martin Heidegger (1928). Di fronte all’esistenzialismo sviluppato da quest’ultimo, la fenomenologia segna un certo declino; comunque H. continua a svolgere le proprie riflessioni, producendo nel 1929 Formale und transzendentale Logik (logica formale e trascendentale), tenendo nel febbraio dello stesso anno due importanti conferenze a Parigi (Méditations cartésiennes) e ponendosi infine alla stesura dell’ultima e decisiva opera, Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale Phänomenologie (La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale), scritta tra il 1936 ed il 1937, ovvero poco prima di morire, e pubblicata postuma nel 1954. Nella Krisis H. riprende i temi di Ideen, apportandovi il nuovo concetto di "mondo della vita", e soprattutto disponendoli entro uno spazio storico-genetico che corrisponde allo sviluppo filosofico e scientifico dell’Occidente: secondo H., l’idea di filosofia ed insieme di scienza rigorosa, nata in Grecia, subisce una crisi profonda nel mondo moderno e contemporaneo attraverso la duplice deformazione dell’oggettivismo e del soggettivismo, di modo che il richiamo alle operazioni costitutive ed al piano del mondo della vita può permettere un disoccultamento di tale crisi ed una nuova armonia tra teoria e prassi. H. svolge questo tema in pieno periodo nazista, ed in un clima che andava facendosi sempre più persecutorio, anche nei suoi confronti: alla sua morte, il padre belga Leo Van Breda riuscì a salvare dalla distruzione nazista l’ingentissimo patrimonio degli inediti (tra cui la stessa Krisis), che rappresentano, in oltre 40.000 pagine, la maggior parte e forse anche più interessante del suo pensiero. Van Breda ha successivamente fondato a Lovanio gli Husserl Archives, ed ha iniziato, a partire dal 1950, la pubblicazione di tutta l’opera di H., di cui finora sono usciti sedici volumi (meno della metà). Tra il materiale inedito, oltre a Erfahrung und Urteil (Esperienza e giudizio, uscito a Praga nel 1939), vi sono le lezioni del 1923-24 (Erste Philosophie, Filosofia prima, due volumi, 1956-59), quelle del 1925 (Phänomenologische Psycologie, Psicologia fenomenologica, 1962), il completamento delle Ideen, e le già ricordate lezioni sul tempo, contributo fenomenologico alla concezione interiore del tempo e sulla cosa (Ding un Raum, Oggetto e spazio, Prolusioni del 1907, 1973).

Hussiti: Setta cristiana sorta in Boemia dall’attività di Jan Huss (1369-1415). Dopo la condanna e la scomunica di Huss (1411) che venne poi anche condannato al rogo (1415), venne istituita a Praga la chiesa H., le cui principali rivendicazioni erano: libertà di predicazione, ritorno alla povertà dei primi cristiani, eliminazione della gerarchia, uso del calice (oltre al pane) anche per i laici (utraquismo). Dopo i tumulti di Praga (1419) e la morte del loro protettore Venceslao IV, gli H. si dovettero difendere contro gli imperiali cattolici, durante la crociata promossa da Martino V (1420) ed appoggiata da Sigismondo di Lussemburgo, fino ai compactata di Praga (1433). Infine, domati gli oltranzisti Taboriti, dopo un cinquantennio di lotte si giunse alla pace di Kutnà Gora (1485), che portò alla convivenza di cattolici ed H. in territorio boemo. Nel XVI secolo molti H. passarono al luteranesimo, ma i più intransigenti confluirono nei Fratelli Boemi (v.).

Huzza: Od "Huzè" viene ripetuto per tre volte quale acclamazione massonica. Il termine pare derivare dalla lingua gaelica, e significa "viva il Re". Potrebbe anche derivare dall'ebraico "Oza", che significa forza. Viene pronunciata nel corso della cerimonia rituale di Iniziazione al grado di Maestro Massone, per indicare che l'iniziato è pervaso dalla stessa forza di Dio.

Hyksos: Nome di un popolo ariano di origine asiatica (dall’egizio hq hs.wt, capi di paesi stranieri), detto anche dei Re Pastori, che intorno alla fine del XX secolo a.C. si stabilì nel delta orientale del Nilo. Dopo circa 25 anni di pacifica convivenza con gli Egiziani, conquistarono rapidamente l’intero territorio del Delta. L’esercito faraonico, debole per la scarsa coesione interna, non conosceva ancora i cavalli, così come l’uso della ruota e dei carri da guerra, che invece erano già ben noti agli H., che travolsero il loro esercito imperniato sulla sola fanteria appiedata. Occupati gran parte dei territori dell’Alto Egitto, lo dominarono dalla fine del XVIII secolo all’inizio del XVI (XV e XVI dinastia). I sovrani H. adottarono il titolo faraonico, ed il suo popolo assorbì quanto poteva della millenaria civiltà egiziana. Le testimonianze dei sovrani H. sono pervenute a noi scarse e frammentarie (v. Manetone), e non permettono di ricostruire gli avvenimenti di questo lungo periodo storico. Infine i principi di Tebe, che avevano sempre conservato una certa indipendenza, coalizzarono intorno a loro gran parte dei principati dell’Alto Egitto per una guerra di riscossa. La lotta iniziò mentre a Tebe regnava Sekenra Ta’o, e ad Avaris il sovrano H. Apopi. La guerra continuò sotto il successore Kamose. Nella tomba di Ahmes, ufficiale della marina egiziana, è riportata la cronaca della presa di Avaris e dell’espulsione dall’Egitto degli H., che si rifugiarono nella Palestina meridionale, nella zona dell’attuale striscia di Gaza.