Gerusalemme
Celeste: I documenti, che i primi Cavalieri Templari avrebbero riportato
alla luce dai sotterranei del Tempio di Erode, erano scritti con incomprensibili caratteri
greci ed aramaici. Non essendo i Cavalieri in grado di decifrarli, vennero portati ad uno
studioso del tempo noto a Geoffrey de Saint-Omer, braccio destro di Hughes de Payns,
fondatore dellOrdine. Si trattava di un certo Lambert (c1121), del Capitolo di St. Omer, insegnante a riposo che, pressato dall’emissario dell’Ordine, effettuava una frettolosa traduzione dei testi sottopostigli. Il risultato venne condensato in uno schizzo raffigurante la cosiddetta G., uno schizzo che è giunto fino a noi. Vi compaiono una torre celeste principale, due torrioni che si staccano su due colonne centrali, tre torri minori con pilastri propri, e sei edifici di sfondo, uguali tra loro, per un totale quindi di dodici strutture architettoniche complessive. Le torri poste sulle colonne centrali, sovrastate da un archivolto denominato "Sion" (Israele), sostengono la volta celeste. Esse
sono identificate con il nome di Giacomo (o Giacobbe), una conferma dellipotesi
templare che non era stato Pietro il designato alla successione del Cristo. Inspiegabili
invece le decorazioni, ripetute in più punti dello schizzo, raffiguranti squadre e
compassi. Lo schizzo evidenzia il nome di Giovanni Battista quale fondatore della città,
ignorando invece quello di Gesù Cristo. Al di sotto delle due colonne centrali, ad
indicare quindi una posizione a queste subordinata, vi sono tre grosse squadre, infilate
nelle balconate delle torri, ciascuna sormontata da un compasso posto alla sommità
delledificio. La squadra di destra è denominata Andrea, quella centrale Pietro,
mentre il nome apposto su quella di sinistra è indecifrabile. Una possibile
interpretazione di questo messaggio sarebbe che la diretta discendenza dellautorità
di Gesù attraverso Pietro è decisamente smentita, poiché è inequivocabilmente indicato
che soltanto Giacomo (detto il Giusto) era a capo della chiesa di Gerusalemme,
mentre a Pietro era assegnato un ruolo di rilievo ma comunque subordinato. La disposizione
delle tre torri, ciascuna con squadre e compassi, ricorda invece molto da vicino lo schema
classico di una moderna Loggia massonica, in cui le tre figure chiave sono simboleggiate
dal Sole (Rah), dalla Luna (Thoth) e dal Maestro Venerabile.
Gesù Cristo: Dal greco Ihsouz Cristoz; dal latino Iesus
Christus, più anticamente Chrestus. Fondatore del cristianesimo e della chiesa
cristiana. Il nome G. corrisponde allebraico Ieshuà o, nella forma piena, Iehoshuà,
ossia Giosué. Il termine Cristo è propriamente apposizione posteriore, cui
viene dato il significato di unto, consacrato, e pertanto Messia (v.). Le
fonti concernenti G. sono sia pagane sia cristiane. Le maggiori fonti pagane sono dei
primi due decenni del II secolo. Svetonio, che scrive prima del 119-121, citando (Vita
Claudii, 25) un editto claudiano del 51-52 contro i Giudei in Roma, allude ai continui
tumulti provocati su istigazione di Cristo. Tacito (Annales XV, 44) narrando
lincendio di Roma del 64, si trova portato a parlare dei cristiani traenti il loro
nome da Chrestus (vennero infatti chiamati chrestiani sin verso il 200 d.C.)
che era stato mandato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato al tempo dellimpero
di Tiberio. Plinio il giovane infine, in una lettera scritta a Traiano nel 111-113 (Epistolarum
X, 96) dalla Bitinia, overa proconsole, parlando dei processi contro i
cristiani, dice che questi sogliono riunirsi in giorni determinati ante lucem, e
recitare un carme a Cristo quasi deo, come ad un dio. Questi passi sono molto
importanti poiché documentano fuori dogni possibile dubbio la storicità della
figura di G.: questi autori pagani considerano infatti G. come un personaggio realmente
vissuto, un agitatore della Giudea condannato a morire da Ponzio Pilato, procuratore
romano dal 26 al 36, e di cui i seguaci pretendevano di fare un dio. Sulla figura già
divinizzata di G., più che sugli aspetti della sua vita terrena, si soffermano le fonti
cristiane, che consistono essenzialmente, oltre che in una raccolta extracanonica di detti
di G. (logia) di carattere compilatorio, nei Vangeli e
nelle lettere di s. Paolo (v.). Delle 14 lettere che figurano nel Nuovo Testamento sotto
il nome di Paolo, alcune non sono considerate autentiche. Quelle ritenute tali sono
ascritte al decennio 51-61, e sono pertanto le più antiche testimonianze cristiane su G. Figlio
di Dio, nacque da una donna, visse povero ed umile, morì sulla croce e risorse dopo
tre giorni. In quanto ai Vangeli, essi comprendono anzitutto i cosiddetti Sinottici (v.),
poi il IV Vangelo, ed infine quelli cosiddetti apocrifi (v.). Questi sono per lo
più giunti a noi frammentari e considerati del II secolo. Tradizionalmente i tre Vangeli Sinottici
sono attribuiti a Matteo apostolo, a Marco, discepolo di Pietro, ed a Luca, discepolo di
Paolo, e sono ritenuti scritti tra il 70 e la prima metà del II secolo. Tra di essi il
più antico, e ritenuto ispiratore degli altri, è il Vangelo di Marco, dove la narrazione
della vita di G. comincia con il suo battesimo nel Giordano da parte di Giovanni Battista;
solo Matteo (1. 18-2, 23), e più ampiamente Luca (1, 26-56; 2, 1-52) dicono invece
qualcosa di G. prima della sua predicazione pubblica. Secondo i due testi G. nacque, ad
opera dello Spirito Santo, da Maria, vergine quantunque sposata a Giuseppe, falegname,
abitanti a Nazareth, in Galilea. La sua nascita avvenne però a Betlemme, in una stalla o
grotta naturale, essendo preannunciata dallapparizione di una stella, seguendo la
quale i tre Magi erano venuti dalloriente ad adorarlo, ed a portargli in dono oro,
incenso e mirra. Dopo otto giorni fu circonciso, e quindi portato a Gerusalemme per
esservi presentato al Tempio. Erode il Grande, allora re di Giudea, aveva però in animo
di far uccidere il bambino (la strage degli innocenti), per cui la famiglia dovette
fuggire in Egitto, da dove ritornò solo dopo la morte di Erode. Tale notizia è
importante,
in quanto assume valore cronologico, il solo possibile, in merito alla vita di G., poiché
è certo che Erode morì prima della Pasqua del 750 di Roma, cioè lanno 4 avanti
lera volga. Risulta evidente che la nascita di G. devessere collocata 5 o 6
anni prima del supposto inizio dellera stessa. Unaltra difficoltà è tuttavia
data dalla citazione evangelica del censimento romano, che avrebbe richiamato Giuseppe e
Maria a Betlemme, in quanto loro luogo dorigine. Tale censimento ebbe infatti luogo
nel 6 d.C., dieci anni dopo la morte di Erode. Vi è inoltre discordanza tra i due testi a
proposito di Nazareth: vista rispettivamente come residenza di Giuseppe e Maria (Luca, 1,
26; 2, 4) o come luogo di rifugio dopo il ritorno dallEgitto (Matteo, 2, 22-23), con
linversa considerazione di Betlemme come residenza della famiglia (Matteo, 2, 1) o
come casuale luogo di nascita di G. (Luca, 2, 4). Betlemme del resto è posta in rapporto
a testi profetici (Michea, 5, 2) come la discendenza di G. da Davide, per la quale si
danno due genealogie discordanti: luna attraverso Salomone (Matteo, 1, 1-17),
laltra attraverso Nathan (Luca, 3, 23-38). Complesso è infine il rapporto
che con Nazareth ha lepiteto "o Nazarhnoz" (il Nazareno) col quale è distinto G. nel Nuovo Testamento, ove
tale forma coesiste infatti con quella o Nazwraioz (il
Nazoreo), per cui i critici non cattolici hanno preferito vedere nellappellativo il
nome di una setta a cui avrebbe appartenuto G. Circa la vita di G. dopo il ritorno
dallEgitto nulla dice Matteo, mentre Luca racconta lepisodio di G. dodicenne
che parla con i dottori del tempio di Gerusalemme, ove si era recato in pellegrinaggio con
Giuseppe e Maria (di fantasiosi tratti dellinfanzia di G. abbonda invece
lapocrifo protovangelo di Giacomo). In Marco (3, 31-32 6, 9) ed in Matteo
(13, 55) sono infine ricordati fratelli e sorelle di G., di cui fanno menzione anche le
lettere paoline. Se, al di là degli elementi tradizionali e leggendari, che offriranno
facile spunto a del tutto ingiustificate interpretazioni mitologiche, assai poco ci è
noto dei primissimi anni della vira di G., nulla affatto si sa della sua formazione e
della sua giovinezza. Questi aspetti possono però essere inquadrati nel loro tempo, che
era di profondo disagio per gli Ebrei, soggetti alla dominazione romana da quando, deposto
nel 6 d:C: Archelao, figlio di Erode, la Giudea era governata da procuratori inviati da
Roma (il quinto fu appunto Ponzio Pilato). Invece nella Galilea e nella Perea continuava
fino al 39 il regno del tetrarca Erode Antipa, fratello di Archelao, tributario
dellimpero. Stretto nella morsa di una dominazione straniera e pagana, oppresso
dalle tassazioni imposte da procuratori e da re, il popolo giudaico accentuava
spasmodicamente laspettazione, che già la presa di Gerusalemme da parte di Pompeo
(63 a.C.) aveva reso drammaticamente attuale, del "regno di Dio" predetto
dal profeta Daniele: un regno in cui tutti i Giudei sarebbero stati riuniti sotto la guida
di inviato divino, un re di stirpe davidica, il Messia che avrebbe dovuto rendere
nuovamente glorioso Israele, e vendicarlo dei suoi nemici. In questo quadro di
aspettazione messianica, che vide il sorgere di numerosi agitatori, tra cui quel Giuda che
Giuseppe Flavio ricorda come il fondatore della setta intransigente degli Zeloti
(v.), si colloca anche la predicazione di Giovanni Battista. Questi, vissuto da eremita
nel deserto di Giuda, ad ovest del Mar Morto dove sera anche stabilita la comunità
essena di Qumran (v.), dedita a vita comunitaria ed alle abluzioni purificatrici,
viene posto da Luca (I, 5-80) in collegamento a G. fin dallannuncio della sua
nascita, mentre Marco (I, 3-8) e Matteo (3, 1-12) parlano soltanto della sua
predicazione, che Luca (3, 1-20) colloca poi nel quindicesimo anno dellimpero
di Tiberio, ovvero nel 29 d.C. Al seguito di Giovanni Battista, che impartiva ai suoi
seguaci un battesimo purificatore nelle acque del Giordano, si pose anche G.,
allinizio della sua vita pubblica, intorno ai trentanni (Luca 3, 23). Dopo il
suo battesimo nel Giordano G. si ritrovò accompagnato da una teofania (v.), ovvero da un
alone di divinità, e si ritirò per 40 giorni nel deserto, ove fu tentato da Satana. Dopo
che Giovanni Battista fu imprigionato, tornò in Galilea per stabilirsi a Cafarnao, sulle
rive del lago di Genezareth, iniziando la sua predicazione e facendo i suoi primi
miracoli, illustrati da tutti i tre evangelisti. La discordanza tra vangeli Sinottici
ed Apocrifi si accentua sulla durata della vita pubblica di G.: infatti i Sinottici
la fanno durare un solo anno, narrando di una sola Pasqua celebrata a Gerusalemme, mentre
il IV Vangelo la prolunga a circa tre anni, facendo rinnovare la predicazione nella
capitale giudaica in almeno tre diverse solennità pasquali (Giovanni, 2, 13; 5,1; 6, 4 e
13, 1). La critica cattolica ha accolto la cronologia apocrifa giovannea, cercando di
trovare anche nei Sinottici accenni ad un più lungo ministero di G., svolto
soprattutto nei dintorni di Cafarnao e sviluppato comunque su due piani: quello
dellattività di esorcista e taumaturgo, e quello della predicazione di un nuovo
insegnamento morale e di una nuova concezione religiosa. Lesorcizzazione di
indemoniati, che nei Sinottici compare più volte, non compare affatto nel IV
Vangelo, dove invece rimane attestata lattività del taumaturgo, che opera, a
dichiarata testimonianza del Padre celeste, sia guarigioni di paralitici e ciechi
(in episodi però diversi da quelli riferiti nei Sinottici) sia altro genere di
miracoli. Alcuni sono comuni, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e Gesù che
cammina sulle acque del lago di Genezareth. La trasformazione dellacqua in vino al
pranzo nuziale di Cana e la resurrezione di Lazzaro, sono invece riferiti solo dallapocrifo
di Giovanni, ma furono comunque adottati dalla nascente cristianità ufficiale.
Laccentuato simbolismo degli episodi taumaturgici riferiti da Giovanni, appare più
vicino allo spirito della predicazione di Gesù rispetto agli interventi esorcisti dei Sinottici.
Tale predicazione si svolse infatti essenzialmente attraverso parabole, costituendo
un insegnamento morale e religioso profondamente diverso da quello della Legge mosaica.
G., che fu chiamato rabbi, mio maestro, sostenne lidea di una nuova giustizia
contrapposta a quella dei Farisei, e necessaria per entrare nel "Regno dei
Cieli", ove sono accolti i semplici, i sofferenti, i puri di cuore, i pacifici,
quanti vengono umiliati e perseguitati e che vedranno saziata la loro sete di Giustizia.
Una dottrina morale riassunta nel discorso della montagna (Matteo 29, 5-7, e Luca 6,
20-40), mentre la contrapposizione di ricchi e poveri, di gaudenti e sofferenti è
illustrata nella parabola dellepulone, che non ha verso il medicante la pietà che
mostrano i cani (Luca 16, 19-31). Base dellintero insegnamento di Gesù è
lAmore: anzitutto verso Dio, poi verso il prossimo (Matteo 22, 37-40) e verso
gli stessi nemici (Matteo 5, 44). Mentre il mondo è dominato dal Male e dal suo
rappresentante Satana, Dio è il padre provvidenziale, ed egli è solo buono (Matteo
19, 17): dallamore di Dio dipende tutta la Legge ed i Profeti (Matteo 22, 40)
e, commenta Paolo, il compimento della Legge è lAmore (Romani 13, 10). Il
Regno di Dio (per Marco e Luca) o Regno dei Cieli (Matteo), che si afferma e
trionfa poiché vincitore sulle forze del Male, si svolgerà sulla terra attraverso il
ritorno a Dio ed al bene di tutti gli uomini. A questo dovranno operare i discepoli di G.,
tra cui soprattutto i dodici (come le tribù dIsraele), che egli ha eletto suoi apostoli,
e che si faranno pescatori di uomini (Matteo 4, 19). La categoricità e
limminenza della prospettiva escatologica, liberata dalle elucubrazioni della
letteratura apocalittica, unitamente allegualitarismo ed alluniversalità del
messaggio di G, non potevano, per il loro tono profondamente rivoluzionario, passare
inosservate alle autorità politiche del tempo, mentre la totale subordinazione della
legge mosaica e delle norme cultuali allamore di Dio doveva provocare
lostilità dei campioni di rigorismo, i Farisei (v.). La decisione di G. di recarsi
a Gerusalemme, non semplicemente in veste di pellegrino ma come annunciatore del Regno di
Dio, rappresentò la svolta decisiva degli eventi. Il viaggio avvenne seconda la
tradizione sinottica in occasione di una Pasqua che, stando ai computi di Luca,
sarebbe probabilmente stata quella del 29. La predicazione, culminata nel grande discorso
escatologico (v.) tenuto nel Tempio da cui erano stati cacciati i mercanti, che
rappresentava la totale manifestazione messianica di G., accentua lopposizione della
classe dirigente. G. celebra la Pasqua insieme ai suoi discepoli, con un banchetto in cui
impartisce gli ultimi precetti, ed istituisce il rito della comunione col pane e col vino,
che dovrà essere ripetuto in sua memoria (Marco 14, 12-25; Matteo 26, 17-29; Luca 22,
7-20). Subito dopo, recatosi a pregare sul monte degli Ulivi, viene arrestato
attraverso il tradimento del suo discepolo Giuda. Seguono i due processi e le due sentenze
di condanna: dapprima da parte del Sinedrio, presieduto dal sommo sacerdote Caifa, quindi
da parte del riluttante procuratore romano Ponzio Pilato. Secondo Luca (22, 66-71; 23,
1-5, 13-25), tra i due processi G. sarebbe stato presentato ad Erode Antipa (23,
8-12). Nei processi G. afferma la propria messianicità, e si dichiara "Figlio di
Dio", dando con questa provocazione al rigido monoteismo ebraico
unulteriore motivazione della condanna. Questa, fatto sicuro e costante fra tanti
incerti particolari giudiziari, avvenne per mezzo della crocifissione, pena che i romani
comminavano abitualmente ai ribelli: come tale, infatti, per le agitazioni provocate dal
suo messaggio escatologico, G. dovette essere giudicato anche da Ponzio Pilato. La
condanna fu eseguita sul Calvario (Marco 15, 22-39; Matteo 27, 33-54; Luca 23, 33-48;
Giovanni 19, 16-37), dove G. fu crocifisso tra due ladroni, e spirò pronunciando
linvocazione dei Salmi "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
La sua morte viene fissata dalla tradizione evangelica allora nona (le tre
pomeridiane) del venerdì precedente la Pasqua: sono il giorno e lora che i Giudei
immolavano lagnello pasquale. Dopo la sepoltura, la tomba di G. viene trovata vuota:
il Figlio di Dio è risorto. Quella che nella fede dei suoi seguaci è la sua
resurrezione, è tale anche nella storia. Lumile agitatore galilaico, che si era
detto messia e Figlio di Dio, che aveva portato un vibrante messaggio di speranza alle
genti oppresse, diviene subito il Cristo, e viene subito adorato dai suoi
fedeli come Dio. Come tale appare già nelle lettere di Paolo, poco dopo lanno 50
d.C. Il IV Vangelo proietterà la sua figura nellambito della gnosi mistica,
ma ciò appartiene ormai alla storia del cristianesimo, che nel Concilio di Nicea v. (325)
ne vedrà proclamata la divinità, contro le dottrine di Ario, e nel dogma cattolico,
contro lo gnosticismo ed il docetismo, la duplice natura umana e divina, la cosiddetta
natura ipostatica. La critica moderna, al di fuori del dogma cattolico, oltre che
esercitare una capillare revisione filologica del canone neo-testamentario, ha cercato di
dare una interpretazione storico religiosa della figura di G.: ora spiegandola con il mito
o le religioni misteriche (per laffermarsi delle idee di redenzione e di
resurrezione), e negandone pertanto la storicità, ora vedendola nellambito di un
sincretismo ellenistico giudaico, od in quello dellapocalittica ebraica, in una
prospettiva escatologica tutta immanente ed imminente, che finisce col togliere al
messaggio di G. quel carattere di fondazione che il cristianesimo vi ha connesso da ormai
due millenni.
Gesuiti: Chierici regolari appartenenti allordine religioso della Compagnia di Gesù, fondata a Parigi nel 1534 da s. Ignazio di Loyola, con altri sei compagni. Approvata da Paolo III nel 1540, la loro regola, detta costituzione dellistituto, aveva carattere e disciplina militare, ed in base ad essa i membri della Compagnia si ponevano a completa disposizione del pontefice per qualsiasi compito questi volesse affidargli per la maggior gloria di Dio (di qui il loro motto: Ad Maiorem Dei Gloriam). Dediti ad unintensa vita interiore, alimentata dagli esercizi spirituali scritti da s. Ignazio, i G. dovevano far fronte a tutte le necessità imposte dalla Controriforma (v.) e dallevangelizzazione di nuovi paesi. Inoltre, nel 1547, s. Ignazio affidò alla Compagnia il compito dellinsegnamento, che divenne una delle principali attività dei G. ed il punto di forza della loro diffusione. I membri dellordine si dividono in: novizi, scolastici e professi. A questi ultimi, che emettono i tre voti di povertà, castità ed obbedienza, più un quarto voto di obbedienza speciale al papa, si affiancano i coadiutori spirituali, che emettono soltanto i tre voti semplici. Lordine comprende anche i coadiutori temporali, che attendono ai servizi materiali, e tutti poi dipendono da un preposto generale eletto a vita dalla congregazione generale. Alla morte di s. Ignazio (1556) i membri della Compagnia erano già più di mille, ed allinizio del XVI secolo essi salirono a 13.000, che si diffusero in Francia, Fiandra, Germania, Polonia, Irlanda ed Inghilterra. Lattività della Compagnia si estese anche in India e Giappone, dove operò s. Francesco Saverio, raggiungendo infine il Congo, il Marocco ed il Brasile. In breve i G. assunsero la direzione dellistruzione in molti Stati, e dal confessionale giunsero ad esercitare la loro influenza su molte corti e sovrani, specialmente nel XVII e XVIII secolo. A causa della potenza acquisita, la Compagnia fu oggetto di parecchi odi e gravi accuse da parte degli enciclopedisti e dei giurisdizionalisti, ed essa venne bandita, sotto vari pretesti, dal Portogallo (1759), Francia (1764), Spagna e regno di Napoli (1767) e ducato di Parma e Piacenza (1768), finché Clemente XIV, con il breve Dominus ac Redemptor, la soppresse nel 1773. Ristabilita nel 1814 da Pio VII con la bolla Sollecitudo omnium ecclesiarum, essa assunse durante il XIX secolo la funzione di difesa della Santa Sede contro le tendenze laicizzanti e liberali degli Stati europei e, specialmente in Italia, essa fu accusata di costituire un ostacolo alla realizzazione degli ideali nazionalistici. Nuovamente espulsa in tempi diversi dal Belgio, Portogallo, Spagna, Svizzera, Austria, Colombia, Germania e Francia, essa continuò tuttavia a svilupparsi, specialmente negli Stati Uniti, soprattutto grazie alle sue iniziative nel campo culturale e scientifico, e nel 1966 i suoi membri erano saliti ad oltre 36.000. La funzione educativa dei G. è esplicata in molti collegi, fra i quali alcuni di fama mondiale, come lUniversità Gregoriana di Roma. Inoltre i G. pubblicano importanti riviste e periodici di studi filosofici, religiosi e storici, come "La Civiltà Cattolica" in Italia, "Etudes" in Francia, ecc. Y (Architettura) La necessità da parte dei G. di diffondere una fede religiosa che mirava alla riaffermazione del dogma attraverso la predicazione e la propaganda, provocò la formulazione di schemi abbastanza precisi nellarchitettura chiesastica. Applicati inizialmente nelle chiese di Roma, tali schemi furono ripetuti in Italia ed allestero. Il primo esempio di questo tipo di architettura fu la chiesa generalizia dellordine, detta appunto di Gesù, costruita a Roma fra il 1568 ed il 1575 dal Vignola (1507-73). La chiesa a croce latina è costituita da unenorme navata centrale coperta da volta a botte, fiancheggiata da cappelle laterali, e terminante in un breve transetto sormontato da una cupola ed in unabside semicircolare. La facciata fu realizzata nel 1575 dal Della Porta, e costituì, come il resto delledificio, un prototipo di questo tipo di architettura. Moltissime chiese sia in Italia che in Europa, si rifecero al modello vignolesco, che si diffuse per oltre due secoli. Fra queste vanno segnalate s. Fedele a Milano (Tibaldi, 1569), s. Michele a Monaco di Baviera (Miller e Sustris, 1582-97), s. Pietro a Gand (1629-49), Val-de-grace a Parigi (mansart, 1645) e s. Michele a Lovanio (1560-70).
Giacobini: Associazione politica francese dell'epoca rivoluzionaria, il cui nome derivava dal movimento sorto nell'ex convento domenicano di San Giacomo, i cui aderenti erano dapprima monarchici costituzionali ed in seguito repubblicani, per l'influenza esercitata da Robespierre, Marat e Saint Juste. Acquisirono grande potere durante il periodo del terrore, per poi decadere e scomparire del tutto con il colpo di stato del 9 termidoro. In tempi recenti il movimento G. (Giacobinismo) non si riferisce ad alcun corpo di dottrine o posizioni politiche, indicando genericamente ogni tendenza intransigente, laica e democratica.
Giacobiti: Termine riferito ai sostenitori dei diritti al trono di Gran Bretagna e d'Irlanda di Giacomo II Stuart. Organizzati in un movimento dopo la fuga in Francia di Giacomo II (1668), il partito G. fu particolarmente forte in Scozia, nell'Inghilterra del nord ed in Irlanda, dove accolse tra le sue file sia cattolici che protestanti. Dopo l'avvento al trono di Giorgio I di Hannover, i G. insorsero, ma furono sconfitti a Sheriffmuir ed a Preston (1715), per cui Giacomo Francesco, detto il “Vecchio pretendente”, fu costretto all'esilio definitivo in Francia. Con l'insuccesso della seconda insurrezione, scoppiata nel 1745, e la sconfitta subita a Culloden (1746) dal “Giovane pretendente”, Carlo Edoardo, la causa G. fu praticamente perduta, anche se le speranze dei legittimisti perdurarono fino all'estinzione della dinastia Stuart nel 1807.
Giacobiti: Seguaci della chiesa monofisitica (v. Monofisismo) siriaca, dal nome del suo fondatore ed organizzatore Giacobbe Baradeo. Staccatisi nel VI secolo dalla chiesa bizantina, raggiunsero il massimo sviluppo nel corso del XII secolo. Per l'intero periodo medievale la chiesa G. rappresentò l'elemento nazionale cristiano, in opposizione all'islamismo dilaniante. I G. ammontano oggi a circa 80.000.
Giainismo: Termine derivato dal sanscrito jainah (di Buddha) detto anche Jainismo (v.). Definisce una religione dell'India sorta nel VI secolo a.C., nell'ambito dei movimenti ascetici sorti in opposizione al brahmanesimo. Predica la reincarnazione dello spirito, la redenzione del mondo in epoche successive e la non violenza nei confronti di tutte le creature della terra. Il termine è oggetto di approfondita trattazione alla voce Massoneria e Jainismo (v.).
Giardiniere: Termine usato per identificare le donne aderenti alla Carboneria (v.) che, anziché radunarsi nelle "vendite", si riunivano nei loro giardini. "Tre era il numero sacro che, elevato al quadrato, dava il numero delle G. componenti un giardino formale, raggruppamento od aiuola. Liniziazione avveniva soltanto al termine di una meticolosa indagine, cominciando con il grado di Apprendista, il cui motto era Costanza e Perseveranza, in cui venivano illustrati i programmi operativi in atto; dopo un periodo di tirocinio, si passava al grado di Maestra G:, avente come parola dordine Onore e Virtù, un livello già impegnativo che autorizzava a portare un pugnaletto tra calza e giarrettiera. Per riconoscersi usavano il gesto di disegnare con la mano un semicerchio, toccandosi la spalla sinistra, poi la destra e battendo infine tre colpi sul cuore" (Donne ed Amori del Risorgimento, di A. Drago, Milano, 1960). Secondo il Gabrieli "Indubbiamente parecchie donne divennero G. seguendo una moda da poco tempo diffusa fra le signore milanesi di un certo rango, ma bisogna ricordare che molte altre affrontarono sacrifici di ogni specie il favore della causa. Prima fra tutte la contessa Confalonieri, Maestra G. dellomonimo giardino, la Belgioioso, Bianca Milesi, la Sodoli, che fu anche Sublime Maestra, e tante altre, comprese donne di basso rango" (Massoneria e Carboneria nel regno di Napoli, Ediz. Atanor, 1982).
Giaurro: Termine derivato dallinglese Jaour, dal turco gavour, dal persiano gaur, tutte alterazioni dellarabo kafir (infedele). In passato esso era impiegato in senso spregiativo dai Turchi nei confronti di quanti non professavano la fede islamica, specie dei cristiani. Alcuni studiosi lo fanno derivare dal persiano guebro, nome che indicava gli antichi adoratori del fuoco, seguaci della dottrina di Zoroastro (v.).
Giblim: Nome riportato nella Bibbia (1 Re 5, 18): "Salomone ordinò tutti gli artefici così: 300 Haarodim (principi); 3300 Menatschim (sorveglianti esperti); 80.000 Giblim (squadratori di pietre)". Alcuni studiosi fanno derivare il termine da Ghiblei, abitanti di Ghiblim (monte). È la Parola di passo (v.) adottata dalla Libera Muratoria per il terzo Grado di Maestro Massone. Secondo la leggenda di Hiram è la parola pronunciata da tre Maestri quando, scoperto la sepoltura e poi il cadavere di Hiram assassinato, tentando di sollevarlo per le braccia, notarono che la carne si staccava dalle ossa. Nel regno animale significa figlio della putrefazione, ad indicare che dalla morte si genera la vita, "putrescat et resurgat", e compito del maestro è generare e riprodurre (da Il Libro del Massone Italiano, di Ulisse Bacci, Ediz. Forni, Vol. I, 1972).
Giglio: Dal latino lilium, il termine definisce un genere di piante erbacee perenni della famiglia Liliacee, annoverante circa 45 specie diverse, distribuite nelle zone temperate dellemisfero boreale. I suoi fiori sono largamente utilizzati dalla floricoltura ornamentale, anche in forme ibride. Simbolo di candore, di innocenza, di purezza e di generazione, il G. viene impiegato in taluni riti massonici, sopra il capitello delle Colonne, come nel Tempio di Salomone. In questultimo vi venivano anche scolpiti sulle pareti: "Sarò come abbondante rugiada di Israele; egli fiorirà quale G. e getterà radici al pari di un pioppo" (Osea 14, 6). Per lAlchimia (v.) esso rappresenta lelemento femminile nelluomo, lanima femminile che eleva luomo verso lalto. Nel Nuovo Testamento si legge: "Osservate come crescono i G. nel campo; non lavorano e non filano", ad indicare labbandono delle creature alla provvidenza, nelle mani di Dio (Matteo). Fu spesso usato nellaraldica, particolarmente nello stemma mediceo fiorentino e negli emblemi monarchici francesi.
Gihad: Termine derivato dallarabo, avente il significato di sforzo. Presso i musulmani designa la guerra santa, intesa come dovere dello Stato di assoggettare i paesi infedeli per diffondere la parola di Allah. Ne consegue che è G. qualsiasi guerra proclamata dal capo dello Stato, purché siano rispettate le forme legittime. Da notare che veniva ritenuta perfettamente legale la stessa pirateria barbaresca, poiché era autorizzata dal sovrano islamico fino alla metà del XIX secolo.
Gilda: Associazione corporativa tra mercanti ed artigiani, diffusa in epoca medievale specialmente nellEuropa settentrionale. Si prefiggeva di intensificare le attività commerciali nellinteresse dei membri che vi aderivano. Per facilitare una miglior comprensione del significato del termine, si citano alcuni passi delle Regole della G. mercantile di St. Omer (XII secolo): "Se qualche mercante che dimora nella nostra città o nei sobborghi, candidato alla nostra G., fosse assalito durante il viaggio ed avesse perso le proprie mercanzie, e fosse stato provocato in duello, dovrà fare interamente a meno del nostro aiuto. Se un membro della G. alza il prezzo di un lotto di prodotti non commestibili al di sopra del valore di cinque soldi grossi, e sopraggiungesse un altro membro della G., questultimo potrà avere una parte della mercanzia".
Gimnosofisti: Nome con il quale erano noti in Grecia i rappresentanti della casta braminica in India, con i quali vennero in contatto durante la spedizione in Asia di Alessandro Magno. Parecchi storici greci ne parlano, fra cui il più noto è Onosicrito (IV secolo a.C.) il quale, avendo avuto stretti rapporti con i G. per un incarico conferitogli da Alessandro nel 326 a.C., ne descrive diffusamente i costumi, confrontando la loro morale con quella dei cinici, ed arrivando alla conclusione che le due non c'era alcuna differenza sostanziale. Essi vivevano come eremiti, in vita contemplativa. Talvolta, grazie alla loro profonda dottrina, talvolta erano chiamati presso le corti con funzioni di consiglieri. Quando erano colpiti da malattie, come allorché si appressavano alla vecchiaia, erano soliti suicidarsi gettandosi tra le fiamme. Secondo il Bacci (Il Libro del Massone Italiano, Ediz. A. Forni, 1972) «I G. possono essere considerti i Magi del Braminismo. Collegio di Anacoreti (v.), essi si diffusero rapidamente in Africa, ed in Etiopia furono maestri di quel sacerdozio per cui tanta parte della teosofia asiatica rivisse poi sulle sponde del Nilo. Andavano appena vestiti, ed avevano grande semplicità di vita e di costumi; si cibavano di erbe, credevano in un solo Dio, nell'immortalità dello spirito e nella metempsicosi (v.), elevazione progressiva verso l'Ente supremo. Ebbero fiorenti istituti, tra i quali fu celeberrimo quello di Meroe, e rapporti continui con i collegi sacerdotali egiziani. Si riunivano annualmente ai confini tra i due paesi, offrendo sacrifici comuni al dio Amon, e celebrando quel sacro rito festoso che i Greci chiamarono Eliotrapezio, ovvero Tavola del Sole.
Gioachimiti: Seguaci di Gioacchino da Fiore, abate calabrese (1135-1202), del quale il francescano Gerardo di Borgo San Donnino contribuì a diffondere lopera "Il vangelo eterno", che avrebbe dovuto portare alla soppressione dellautorità della gerarchia ecclesiastica. I G. identificavano lAnticristo con Federico II (v.), e credevano che, dopo la sua sconfitta, sarebbe sopravvenuto il regno dello Spirito Santo. Essi affermavano che la storia del mondo su divide in tre grandi epoche: · età di Dio (dalla Creazione a Gesù); · età di Gesù (fino al XIII secolo); · età dello Spirito Santo (fino alla consumazione dei secoli). Questultima epoca sarebbe caratterizzata da unintensa e diffusa spiritualità, derivante da una riforma della Chiesa e della vita monastica. Con unapplicazione minutissima ed ingegnosa della ermeneutica allegoristica, rileva R. Morghen (Medioevo cristiano, Ediz. Laterza), Gioacchino da Fiore aveva cercato specialmente nellApocalisse giovannea la rivelazione precisa del tempo in cui avrebbe avuto inizio il regno dello Spirito. Poiché la durata di ogni regno gli risultava di quarantadue generazioni, il 1260 avrebbe dovuto essere lanno fatale della fine del regno del Figlio e dellinizio della nuova economia dello Spirito. Egli ne dava lannunzio ai suoi contemporanei con apocalittico fervore, come un novello profeta Elia chiamato a rivelare al mondo la pienezza dei tempi. Nonostante il mancato verificarsi della loro profezia, i G. sopravvissero a lungo entro lordine francescano, suscitando aspre lotte fra spirituali e conventuali. Anche i Flagellanti (v.) si ricongiunsero con il movimento dei G. Tipica opera impregnata dello spirito gioachimita è la Postilla super Apocalypsim del francescano Pietro di Giovanni Olivi (v. Triteismo).
Gioielli: Secondo il Troisi, si presenta decisamente vasta la gamma di significati simbolici attribuiti ai G. dalle varie tradizioni, anche se generalmente simboleggiano verità di natura spirituale. Secondo Eliphas Levi (v.), "il razionale composto da dodici pietre preziose (mesi dellanno, segni dello Zodiaco, v.), era disposto su quattro linee di tre pietre ciascuna, delle quali la natura ed il colore, da sinistra a destra e dallalto al basso erano: sardonico (rosso), smeraldo (verde), topazio (giallo), rubino (rosso arancione), diaspro (verde cupo), zircone (lilla), ametista (viola), agata (lattiginosa), crisolito (azzurro dorato), berillo (azzurro scuro) ed onice (rosato). Ciascuna di queste pietre aveva la propria proprietà magica. Lordinazione si basava sul colore e sulla luminosità, che andava diminuendo dallalto al basso, come la fiamma, e dai lati esterni al filo centrale". Y (Massoneria) Sono definiti G. le insegne distintive di Loggia, di norma appese con un nastro, sia al collo che come medaglia. In genere vi sono evidenziati il nome, il numero distintivo e lOriente di appartenenza della Loggia. Pure G. sono chiamati gli ornamenti, generalmente in metallo, distintivi delle cariche dei Dignitari e degli Ufficiali di Loggia. I principali di questi sono: la Squadra (v.) del Maestro Venerabile; la Livella (v.) del Primo Sorvegliante; la Perpendicolare o Filo a Piombo (v.) del Secondo Sorvegliante; il Libro della Legge (v.) dellOratore; le due Penne incrociate del Segretario; la Chiave (v.) del Tesoriere; una Spada dellEsperto; due segmenti incrociati del Maestro delle Cerimonie; una Colomba dei due diaconi; due Spade incrociate del Copritore Interno e del Tegolatore; il Borsello dellElemosiniere, ed una Squadra con appesa una cornice comprendente il triangolo ed i tre quadrati di Pitagora per lEx Maestro Venerabile. Lespressione G. immobili indica invece la Pietra Grezza, la Pietra Cubica ed il Quadro di Loggia o la Tavola da Disegno. Lespressione G. mobili indica la Squadra, la Livella ed il filo a Piombo, in quanto possono passare da un Fratello allaltro, a seconda della funzione svolta durante i Lavori.
Giordano Bruno: v. Bruno Giordano.
Giovanni
XXIII: Al
secolo Giovanni Roncalli (Sotto il Monte, Bergamo, 25.11.1881-Roma, 3.6.1963),
papa. Di umile famiglia, sacerdote nel 1904, minutante alla congregazione De
propaganda fide nel 1921, vescovo nel 1925, cominciò una fortunata carriera
nella diplomazia vaticana. Legato alla Visitatura Apostolica in Bulgaria
(1925-34), amministratore apostolico a Costantinopoli (1935-44), nunzio a Parigi
(1944-52).
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Giovannita: Nome alternativo di un Rito massonico nordico, normalmente denominato Rito Johannita (v.).