G: Per la Libera Muratoria la lettera "G", che compare al centro della Stella fiammeggiante (v.) riveste grande importanza. Nell’ambito della comunità italiana, le sono stati attribuiti molti significati: Grande Architetto dell’Universo, Geometria, Gnosi, Genio, Gabaon, Generazione e Gravitazione. Altrove viene interpretata come simbolo di Dio (God oppure Gott) ed ancora Geometry. Allineato su un’interpretazione deista e meccanicistica, nonché al newtonismo dominante nella cultura inglese, William Hutchinson, nel suo The Spirit of Masonry (1775), sostenne che la G "contiene la determinazione, la definizione e la prova dell’ordine, della bellezza e della mirabile saggezza del potere di Dio nella sua creazione". Sembra comunque che l’impiego della lettera G quale simbolo di geometria risalga al 1525. In quell’anno venne pubblicata a Strasburgo un’edizione della geografia di Tolomeo, che recava una raffigurazione ornamentale in cui si riconoscono una colonna, un arco, un cherubino, e l’accoppiamento simbolico di squadra e compasso, con una G al centro. Secondo John T. Thorp (Merseyside Association for Masonic Research, 1946), la lettera G entrò nella Stella Fiammeggiante in seguito ad un processo di metamorfosi. Infatti le logge inglesi del XVIII secolo, per distinguere i lavori in grado Di Compagno d’Arte da quelli in camera d’Apprendista, collocavano una squadra nella Stella Fiammeggiante. La "gallows square" usata allora aveva forma analoga alla lettera greca gamma, corrispondente alla "G". Fu così che, lentamente, ebbe luogo la sostituzione della lettera alla squadra. Invece l’Anceschi (Studi iniziatici e Mondo occulto, 1961) più credibilmente sostiene che "nella lettera G è rappresentato il divino nell’uomo: l’uomo reintegrato allo stato primitivo di perfezione adamitica. Poiché il prototipo di tutto questo è stato Cristo, la lettera G può anche assumere il significato di Gesù, il Verbo fatto uomo, la parola di Dio". Il rituale del secondo grado del Rito di Memphis e Misraim (v.), sulla geometria recita: "La Geometria è indiscutibilmente la scienza del Massone. ‘Qui non entri nessuno se non è geometra’, sosteneva Pitagora. Infatti non c’è nulla di più filosoficamente esoterico della Geometria. Colui che ricerca la metafisica (v.), che è segretamente racchiusa nei suoi teoremi principali, entrerà in un ‘giardino’ meraviglioso".

G.A.D.U.:  Abbreviazione massonica del nome di Dio (v. Grande Architetto dell'Universo).

G. O. I. : V. Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani.

Gabbatha:  Nome aramaico dal significato di altezza o sporgenza, indicante il luogo nel quale fu celebrato il processo contro Gesù.

- Gabinetto di Riflessione: Il termine identifica uno dei locali costituenti la Loggia massonica. Si tratta di una cameretta oscura, in cui vengono isolati i profani prima della cerimonia di Iniziazione. Oswald Wirth (v.) sostiene essere questo "il primo insegnamento massonico: per imparare a pensare occorre esercitarsi nell'isolamento. Vi si perviene rientrando in sé stessi, guardando dentro senza distrarsi con quanto avviene fuori". È dotata di pareti nere, su cui sono raffigurati in bianco vari simboli di natura prevalentemente alchemica. Spicca la parola V.I.T.R.I.O.L., "Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem", ovvero "visita l'interno della terra e seguendo la retta via (con le purificazioni) scoprirai la pietra segreta (dei Saggi)". È la ricerca della Pietra Filosofale, la pietra cubica massonica. Il Gabinetto di Riflessione rappresenta la prima prova, quella dell'elemento Terra. Zolfo (energia espansiva o centrifuga, che parte dal centro d'ogni essere - Colonna "J"), Mercurio (energia centripeta, che penetra ogni cosa con l'influenza esteriore - Colonna "B") e Sale (equilibratore delle due energie citate mediante il principio della cristallizzazione, parte solida dell'essere) sono posti davanti al profano. Lo Zolfo, principio d'iniziativa e d'azione personale, deve agire sul Sale, ovvero su quanto, sul piano intellettuale, morale e fisico, costituisce l'essenza della personalità. Un Pane ed una Brocca d'Acqua richiamano il concetto dell'Essenzialità, atta a soddisfare i bisogni della vita materiale: il Saggio si accontenta sempre del necessario, mai ricerca il superfluo. Tre diverse ciotole contengono rispettivamente sale, zolfo e sabbia: mentre i primi due sono elementi alchemici già trattati, la sabbia, che dev’essere di mare poiché è sterile (l’intera cerimonia dell’Iniziazione è una nascita, non certo sul piano fisico), ricorda il mondo creato dalle Acque. Un Teschio umano rammenta la proverbiale "caducità delle cose terrene", ovvero il benedettino "memento mori": esso cela il monito "ero come sei, sono come sarai". Uno Scheletro eretto allude alla spoliazione che si deve compiere su sé stessi, a partire dai simbolici metalli e durante il percorso lungo la via iniziatica. Una Clessidra, raffigurazione di Saturno e quindi simbolo del tempo, è invito alla Pazienza ed alla Tolleranza, ovvero guida il pensiero ad indugiarsi sulla dimensione che, scorrendo, dissolve ogni forma transitoria. È una raffigurazione simbolica dell'assopimento, dell'inazione, del lento morire, in contrasto con il Gallo, che allude al risveglio delle forze, all'azione, al Fuoco segreto alchemico, annunciando la fine della notte ed il trionfo della Luce sulle Tenebre. Insieme raffigurano il ciclo perenne ed immutabile della vita. Una semplice candela accesa illumina appena il locale, permettendo al profano di leggere le iscrizioni sulle pareti: · Se la curiosità ti ha condotto qui, vattene! - · Se sei capace di simulazioni trema, poiché qui sarai scoperto. - · Se sostieni le distinzioni umane esci, perché qui non se ne conoscono. - · Se la tua anima ha provato spavento, non andare oltre. - · Se perseveri sarai purificato dagli Elementi, uscirai dall'abisso delle tenebre e vedrai la Luce! In quella tenue luce il profano si troverà di fronte un Testamento, che dovrà compilare dopo aver riflettuto sul significato dei simboli che lo attorniano, rispondendo con semplicità e naturalezza estrema alle tre domande che gli sono poste. Quali ritiene che siano i suoi doveri verso Dio, verso sé stesso e verso i suoi simili?

-GADU: Abbreviazione massonica del nome di Dio (v.), del Creatore, dell'Organizzatore di tutte le cose, dell'inconoscibile, definito dalla Massoneria il Grande Architetto dell'Universo (G\ A\ D\ U\ ). Tale denominazione puntualizza che l'Istituzione massonica non è una religione, in quanto non vi si pongono problemi teologici né vi si indagano le qualità dell'Essere Supremo. La Massoneria non è settaria né faziosa né anticlericale, accogliendo nel suo seno uomini diversi in eguaglianza di posizioni, e di qualsiasi fede religiosa. Tuttavia essa respinge quanti pretendono di esercitare il monopolio di Dio, o di essere gli unici detentori della Verità, ed in nome di tale dogma vuole imporre una fede dannando chi in essa non crede. Contro costoro essa si ribella, affermando che solo nell'adogmatismo possono essere affermati i diritti della libera coscienza e del libero pensiero. "L'espressione tradizionale G.A.D.U. sintetizza convenzionalmente il concetto di Essenza. Il Cosmo ed i suoi ritmi sono considerati, a livello percettivo, estrinsecazioni del G. La Massoneria ritiene impossibile definire in concreto il concetto di G.: concetto al quale l'uomo, a causa della limitatezza della propria mente, può avvicinarsi, per tentativi, soltanto attraverso l'intuizione (v.). La Libera Muratoria, come tutte le antiche scuole esoteriche, ha un'idea base che la informa: l'emancipazione dell'Uomo attraverso la ricerca della Verità Proprio perché l'Iniziato è un ricercatore di Verità, e mai un "portatore di Verità", una particolare immagine del G. non dev'essere mai imposta, ad evitare dogmatismi ed idolatrie. Il G. può essere rappresentato con simboli diversi, tutti egualmente validi: poiché la Libera Muratoria, essendo laica e libertaria, riconosce il diritto a differenti scelte degli strumenti stimolatori della percezione, ed afferma l'esistenza di infiniti livelli di conoscenza intuitiva. L'impossibilità di definire concretamente il concetto di G. dà diritto ad ogni Libero Muratore di indirizzare il proprio pensiero verso ciò in cui crede, e nel modo in cui ritiene opportuno farlo. La Massoneria ritiene essenziale che ogni essere umano viva la Fede che professa, e soprattutto reputa fondamentale che ognuno viva con Amore, pensi secondo Ragione ed agisca secondo Giustizia". (dall'Enunciazione dei principi Muratori, di Anonimo, 1971 - v. anche Dio ed AGDGADU).

Gajaniti:  Setta eretica (v. Aftardoceti).

Galateo: Trattato sul comportamento umano, comprendente le cosiddette "buone maniere", pubblicato nel 1558 da Giovanni della Casa, subito diventato famosissimo. Il nome deriva da quello di un amico dell’autore, un certo Galeazzo (Galateo) Florimonte, vescovo di Sesso, che ne aveva suggerito la stesura. Si tratta di una serie di consigli impartiti da un vecchio ad un ragazzo, esposti non pedantemente in linguaggio semplice ed aggraziato. Dietro tali insegnamenti (dal come vestire al come comportarsi a tavola, a come esprimersi) si cela lo spirito di un’epoca: Anche se si tratta di un Rinascimento minore, vi si può scorgere un gusto per le proporzioni, per l’armonia, per la compostezza, per la moderazione, che in effetti si traduce in un elogio della perfetta mediocrità, dell’anonimato, così come in tutti i G. che si sono succeduti. Y (Massoneria). Il G. massonico non fa certo eccezione alla regola suesposta, sebbene preveda regole comportamentali che debbono essere compatibili con la condizione peculiare dei Fratelli che accedono al tempio massonico. Tali regole, semplici ma essenziali per il conseguimento delle finalità predisposte dall’Istituzione, sono elencate alla voce Comportamento (v.).

Galilea: Regione storica dello Stato d’Israele, limitata dal corso del fiume Giordano, dal Mediterraneo, dal fiume Litani, dall’Hermon, dalla valle del Qishon e dalla pianura di Esdraelon. Vi sorgono le città di Nazareth, di Tiberiade, di Acri, di Zefat, di Cana e di Cafarnao. Nominata già nell’Antico Testamento, la G. fu occupata dalle tribù ebraiche di Asher, Zebulun, Naftalì ed Issacar (XII secolo a.C.). Unita al regno di Davide, dopo la morte di Salomone formò parte del regno del Nord, e fu poi occupata dagli Assiri (722 a.C.). Passata ai Greci nel periodo tolemaico e seleuceide, fu riconquistata da Giuda Aristobulo (104 a.C.) della dinastia degli Asmonei. Divenuta provincia romana (63 a.C.), fu governata da Erode e da Erode Antipa, che vi fondò Tiberiade. Fu centro dell’attività pubblica di Gesù, che vi trascorse molti anni della sua vita e vi tenne gran parte della sua predicazione. Distrutta Gerusalemme (70 d.C.), la G. rimase il centro del giudaismo rabbinico dal II al VI secolo. Fu poi conquistata dagli Arabi nel 635-36, e dai Crociati (Tancredi il Normanno, 1100). Nel 1260 passò ai Mamelucchi, ed ebbe dai Turchi una relativa indipendenza amministrativa: a Zefat fiorì nuovamente la comunità ebraica con una famosa scuola cabalistica (XVI-XVII secolo). Alla fine del XIX secolo vi si cominciò l’installazione di colonie ebraiche (Rosh Pinnah), e dopo la prima guerra mondiale fece parte della Palestina, sottoposta a mandato britannico. Dal 1948 la G. fa parte dello Stato d’Israele.

Galileo Galilei: Fisico, astronomo e filosofo italiano (Pisa 15.2.1564-Arcetri 9.1.1642). Figlio del musicista Vincenzo e di Giulia Ammannati, fu avviato dal padre agli studi di medicina, che non portò a termine; frequentò l’università di Pisa, e si interessò di matematica e di fisica come discepolo di Ostilio Ricci, a sua volta allievo del Tartaglia. Ben presto si mise in luce per brillanti risultati fisico matematici, quali la scoperta dell’isocronismo delle oscillazioni del pendolo (1583), l’ideazione di una bilancia idrostatica per la determinazione del peso specifico da lui studiata ne La Bilancetta (1585), breve opera che rappresenta la grande influenza di Archimede sul pensiero galileiano, ed alcuni teoremi sul baricentro (1587), che saranno pubblicati solo cinquant’anni dopo nei suoi Discorsi. Grazie all’appoggio di Guidobaldo dal Monte, ottenne l’incarico di lettore di matematica all’università di Pisa, incarico che mantenne per tre anni, durante i quali si dedicò allo studio della meccanica e dell’astronomia. Una raccolta di manoscritti di questo periodo, raccolti sotto il titolo De Motu, testimonia il superamento della teoria aristotelica del movimento come impeto, aprendo la via alla dinamica moderna. Nel 1592, alla morte del padre, accettò la più remunerativa carica di matematica, offertagli dall’università di Padova, ove in breve gli si formò intorno un centro di ricerca di fama europea. Al periodo padovano appartengono le lezioni di Architettura militare, una Cosmogonia (ancora fedele all’insegnamento tolemaico) ed un trattatello che raccoglie i suoi studi sull’equilibrio e la caduta dei gravi, pubblicato poi in francese nel 1634 con il titolo La Mecanique (1593). G. affiancò alle sue ricerche sperimentali lo studio e la costruzione di apparecchi scientifici: perfezionò uno strumento di calcolo proposto da Guidobaldo dal Monte (Le operazioni del compasso geometrico militare, 1606) ed inventò u termobaroscopio. Sono pure degne di note tre lezioni, di cui restano solo frammenti, sull’apparizione di un astro nel 1604, ed alcune lettere che testimoniano il progressivo distacco dalla teoria tolemaica. Nel suo ultimo biennio padovano (1609-10) perfezionò ed applicò alla ricerca astronomica l’occhiale, poi telescopio, diffusi dalla fine del ‘500 tra gli artigiani vetrai fiamminghi, applicando le teorie delle proprietà ottiche esposte dal della Porta e da Keplero. Osservò con il telescopio i monti ed i mari della Luna, la Via Lattea, scoprì i quattro satelliti maggiori di Giove (da lui chiamati pianeti medicei, in onore di Cosimo II de’ Medici) e le macchie solari. Queste sensazionali scoperte astronomiche furono raccolte nel Siderus Nuncius (1610), pure dedicato a Cosimo gli che gli valse la nomina a matematico primario dello studio di Pisa, incarico che, senza comportare obblighi di insegnamento, gli permetteva di dedicarsi interamente alla ricerca. Scoprì allora gli anelli di Saturno, da lui interpretati come la presenza di due satelliti intorno al pianeta, e le fasi di Venere. Su richiesta del Bellarmino, nel 1611 si recò a Roma, dove fu accolto nell’accademia dei Lincei. Questi riconoscimenti indussero G. ad una maggiore fiducia nella possibilità di diffondere, con l’appoggio delle gerarchie più aperte della Chiesa, la teoria eliocentrica copernicana, espressione della scienza moderna, e di cui egli era decisamente favorevole, pur non essendosi ancora pronunciato pubblicamente. Questo programma appare nelle note lettere copernicane al discepolo B. Castelli (1613), a P. Dini (1615) ed a Cristina di Lorena (1615): in esse G. affermava la non contradditorietà tra ricerca scientifica e rivelazione divina, e sosteneva in realtà l’autonomia della scienza dalla religione, e la superiorità della conoscenza scientifica rispetto alle verità rivelate. Nello stesso periodo G. pubblicò il Discorso intorno alle cose che stanno in sull’acqua, di ispirazione archimedea, che riduce il galleggiamento a differenza dipeso specifico tra il corpo immerso e l’acqua stessa. Scrisse inoltre l’Istoria e dimostrazione intorno alle macchie solari e loro accidenti (1613), in polemica con la teoria del gesuita Scheiner, secondo cui le macchie sarebbero dipese da sciami di astri, così da salvare la perfezione dei corpi celesti, mentre per G. si trattava di formazioni nebulose nell’atmosfera solare. Ben presto tuttavia la situazione precipitò: dopo alcune diffamazioni e denunce per eresia (1615) contro G. da parte del conservatore ordine domenicano, il Sant’Uffizio, presieduto dal Bellarmino, condannò la dottrina copernicana, ponendo all’indice le opere del grande astronomo polacco. Convocò poi a Roma G.; che fu diffidato dal diffondere la teoria eliocentrica, e nel 1616 fu posta all’indice la sua opera Le rivoluzioni dei mondi celesti. Fino al 1628 egli continuò lo studio del moto e delle eclissi dei pianeti medicei, e nel 1623 pubblicò il suo scritto metodologico più importante, Il Saggiatore, in cui definisce ed afferma il metodo sperimentale basato sul ricorso all’esperienza, e la garanzia di certezza che lo strumento matematico offre alla conoscenza della natura. Nel 1628, quattro anni dopo l’elezione di Urbano VIII (M. Barberini) che gli era sempre stato amico ed ammiratore, G. iniziò la stesura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, pubblicato con approvazione ecclesiastica nel 1632. Sotto l’apparente neutralità offerta alla forma dialogica, e l’ossequio formale alla verità biblica, G. dimostra la fondatezza del sistema copernicano rispetto a quello tolemaico, i cui argomenti sono ironicamente smontati. Il tribunale dell’Inquisizione proibì la diffusione del libro e, respingendo la sua richiesta di essere giudicato a Firenze, intimò a G. di presentarsi al Sant’Uffizio a Roma (1.10.1633). Quasi settantenne, infermo e sfiduciato, G. fu incarcerato e sottoposto a interrogatori con minaccia di tortura: fu condannato all’abiura, che avvenne il 22 giugno in s. Maria sopra Minerva, ed al carcere a vita; la pena fu commutata nel domicilio coatto, che trascorse prima a Siena e poi ad Arcetri. Qui trascorse gli ultimi nove anni della sua vita, continuamente perseguitato e quasi completamente cieco ma comunque mai piegato, avendo a solo conforto l’assistenza della figlia primogenita Virginia (1600-34), monaca con il nome di suor Maria Celeste. Dopo la morte prematura di questa, non ebbe vicini, negli ultimi e solo per brevi periodi, che V. Viviano, suo primo biografo, ed E. Torricelli, il suo allievo più illustre. Nel 1638 pubblicò a Leida i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, raccogliendovi tutte le sue ricerche sul moto, la resistenza dei materiali e la dinamica: il moto uniforme ed uniformemente accelerato, il moto dei proiettili, la legge di caduta dei gravi e la formulazione del principio di inerzia al moto su un piano. Vi si tratta inoltre di un metodo per la determinazione del peso dell’aria, della velocità della luce e studi sulla teoria degli indivisibili. I risultati ottenuti da G. in meccanica ed in astronomia, e l’aver fondato la dinamica con l’enunciazione del principio della composizione dei movimenti, della relatività delle velocità rispetto ad osservatori in moto uniforme, e dell’accelerazione come effetto dell’applicazione di una forza, fanno do G. uno tra i più importanti fisici della storia, ed il massimo rappresentante, con Cartesio (v.), della rivoluzione scientifica del ‘600. Più ancora dei suoi risultati, la scienza moderna deve a G. i principi ed i canoni del suo metodo: l’indagine scientifica galileiana impiega il metodo matematico, ma ricava il valore di verità delle affermazioni scientifiche dall’esperienza. Questo cimento o verifica sperimentale, in grado di confermare o smentire la teoria, è il principale elemento concettuale di rottura rispetto alla tradizione, in grado di affrancare la scienza dal principio di autorità e dalla religione, come studio dei fatti in termini matematici. Come letterato scrisse un abbozzo di commedia, ed un capitolo alla bernesca Contro il portar la toga (1591), e vari sonetti. Non per questo però egli occupa un posto di primo piano nella letteratura italiana, oltre ad essere stato il primo a scrivere di scienza in italiano, il suo stile concreto e dominato da una logica rigorosa, riflesso del suo metodo di ricerca e del suo intento divulgatore, raggiunse un’estrema chiarezza che ne hanno fatto uno dei maestri della prosa scientifica. L’ordine interiore e la linearità formale lo collegano a Machiavelli ed al razionalismo rinascimentale fiorentino, e gli fanno aspramente criticare la poetica del Tasso che così da vicino interpretava le lacerazioni spirituali del ‘600, di cui proprio G. è stato uno dei tragici protagonisti. Solo nel 1989 G. è stato formalmente riabilitato dalla Chiesa.

Galilei:  Nome assunto dai seguaci di una setta ebraica, sorta in Palestina subito dopo la morte di Gesù Cristo, derivazione da Giuda Galileo che si opponeva alla tassazione imposta dai Romani al popolo ebraico. Essi sostenevano che Dio fosse il solo capo al quale gli uomini dovessero obbedienza o sottomissione. Furono in gran parte sterminati sotto il governatorato di Ponzio Pilato.

Gallerie: Gli scrittori di avventure lo sanno bene: ambientare un racconto sottoterra significa conferirgli immediatamente un potere evocativo di gran lunga superiore di quello dei racconti solari."Visita l'interno della terra e, guardandoti in giro, scoprirai la pietra dell'occulto", dicevano i seguaci dell'Alchimia. Simbolicamente visitare l'interno della terra significava guardare dentro se stessi, ma la frase può essere interpretata anche in modo letterale. Proprio sottoterra si trovano le pietre nascoste che costituiscono i Tesori ed i filoni di minerali; sottoterra si svolgevano i riti di iniziazione ai culti misterici; sottoterra riposano i morti; sottoterra si trova il collegamento tra le civiltà che ci hanno preceduto e la nostra. È sottoterra che, attraverso labirintiche gallerie fitte di trabocchetti, i signorotti medioevali riuscivano a trasferirsi in luoghi sicuri nel momento del pericolo, e i moderni dittatori si rifugiano in attrezzatissimi bunker al riparo dai bombardamenti atomici. È ancora sottoterra che i primi Cristiani si nascondevano nelle Catacombe; è sottoterra che, secondo la tradizione, si trovano le immense gallerie che collegano Agharti (v.) con i centri di culto dell'Antica religione sparpagliati nel mondo; è sempre sottoterra, infine, che scorrono le misteriose correnti terrestri (linee sincroniche, v.) che, per alcuni, costituiscono le vene del nostro pianeta. Il volume Città sotterranee di Fabrizio Ardito elenca ben quindici itinerari sotto strade e piazze d'Italia. Infatti sotto ogni città vive e pulsa un'altra metropoli, fatta di cunicoli, di acquedotti, di cisterne, di cave abbandonate da secoli, di abitazioni dimenticate, di tunnel della Metropolitana, e, soprattutto, di misteri: i misteri di un altro mondo che spesso riflette quello della superficie (cunicoli, fognature, passaggi che sovente portano cartelli con il nome delle vie sovrastanti), perennemente immerso nelle tenebre e popolato da una vasta umanità indaffarata. La disciplina della speleologia urbana si sta rapidamente diffondendo in numerose città, e sono sempre in maggior numero gli ardimentosi che, al buio delle grotte naturali, preferiscono quello dei sotterranei costruiti dall'uomo. Gli itinerari suggeriti da Fabrizio Ardito agli aspiranti speleologi urbani sono molti. E sono qui elencati nello stesso ordine in cui sono descritti nel suo volume: 1) i segreti del porto di Cosa, presso Ansedonia; 2) le mura venete di Bergamo, 3) le cisterne di Cagliari; 4) alla ricerca del Tesoro di Porsenna a Chiusi; 5) le gallerie di Torlonia; 6) l'acquedotto di Lanuvio; 7) le cave, le cisterne e le sedi dei culti mitriaci di Napoli; 8) l'acquedotto di Narni; 9) nel cuore della rupe di Orvieto; 10) i sotterranei di Roma; 11) i bottini (serbatoi) di Siena, la città sotto cui, circondato da leggende, scorre il fiume Diana; 12) le cisterne di Todi; 13) i condotti presso il Trasimeno; 14) gli acquedotti di Trieste; 15) le vie d'acqua di Velletri. Senza contare l'immensa e percorribilissima rete fognaria di Milano, nonché il sottosuolo di Torino, particolarmente denso di misteri di carattere magico, od ancora l'incredibile città sotterranea della comunità di Damanhur, presentata al mondo il 14 Ottobre 1992 da un servizio televisivo. La struttura di quest'opera ricavata in provincia di Torino, nel sottosuolo di Baldissero Canavese, nella Valchiusella, è semplicemente imponente. Denominata tempio dell’Uomo (v.), comprende tremila metri cubi di spazi utili, con uno sviluppo di trenta metri nel sottosuolo (l'equivalente dell'altezza di una casa di undici piani), una disposizione in cinque livelli collegati tra loro da centocinquanta metri di gallerie; quattro grandi ambienti a rappresentare simbolicamente i quattro Elementi primordiali ed i principi contrapposti maschile e femminile. Una cupola in vetro dal diametro di otto metri e mezzo, e dalla superficie di cento metri quadrati. In ogni ambiente si trovano mosaici, vetrate, affreschi, per un totale di 860 metri quadrati di superfici decorate. Colori, materiali e orientamento del Tempio di Damanhur sono stati scelti per attingere il maggior beneficio possibile dalle correnti terrestri su cui esso sorge. Ma il fatto più sorprendente è che il fantastico complesso non è stato edificato da qualche civiltà del passato, bensì ai giorni nostri. Tra l'altro vi si trova un potente sistema di areazione, in grado di cambiare completamente l'aria cinque volte ogni ora. Per quindici anni tutti gli appartenenti della comunità (si definiscono fratelli che vivono insieme aiutandosi costantemente con la fiducia, il rispetto, la chiarezza, l'accettazione e la solidarietà reciproci) sono stati coinvolti in un lavoro paziente e segreto, in quanto, incredibile ma vero, nessuno degli abitanti della zona si è mai accorto di ciò che stava accadendo sotto ai loro piedi. A differenza di ciò che si trova in superficie, soggetto a distruzioni e rimaneggiamenti, molte opere ipogee sono sostanzialmente integre. Nel nostro paese, le loro tipologie e le tecniche costruttive con le quali sono state realizzate sono tra le più varie d'Europa. Basta pensare a quante culture si sono avvicendate sul nostro territorio: nuragica, etrusca, fenicia, greca, celtica e romana, senza dimenticare l'influsso culturale e architettonico esercitato in Italia dal vasto e suggestivo mondo dell'Islam.

Gallicanesimo: Termine che definisce la forma assunta in Francia dalla tendenza dello Stato ad imporre la propria supremazia sulla Chiesa. Il principio fondamentale del G., secondo cui l’autorità del sovrano non dipende da alcuna potestà terrena, anche papale, si affermò durante la lotta tra Filippo IV il Bello e Bonifacio VIII: Questa concezione venne poi ripresa nel concilio di Costanza (1414), rafforzandosi ulteriormente con i decreti del concilio di Basilea (14319, ratificati da Carlo VII nella Prammatica Sanzione di Bourges (1438). Tali decreti definivano i rapporti tra la Chiesa di Francia e la Santa Sede, affermando la superiorità dei concili ecumenici sullo stesso papa, riaffidando l’elezione dei vescovi e degli abati ai capitoli ed ai conventi, e conferendo al re ed ai grandi feudatari il diritto di intervento. Abolita da Luigi XI nel 1461 e ripristinata con il concordato di Tours (1472), la Prammatica Sanzione rimase in vigore fino al 1516 quando, con il concordato di Bologna venne riconosciuta la superiorità papale sul concilio, in cambio di alcuni privilegi accordati al sovrano. Le prerogative regie e le libertà gallicane continuarono tuttavia a venire rivendicate da numerosi teologi e giuristi francesi, fino a quando furono riprese nella Declaration de l’assemblée du clergé de France, redatta da Bossuet ed approvata nel 1682 da un’assemblea del clero francese, convocata da Luigi XIV, il quale ne ordinò l’insegnamento nei seminari e nelle scuole. Disapprovata dal papa e ritirata nel 1693, la Dichiarazione continuò ad essere osservata, specialmente in Francia, durante tutto il XVIII secolo, anche dopo la sua condanna da parte di Pio VI, successiva alla costruzione civile del clero (1790). Dopo il concordato napoleonico del 1802, e nonostante la promulgazione dei cosiddetti articoli organici, in base ai quali venne reso nuovamente obbligatorio l’insegnamento della Dichiarazione, il G. andò progressivamente esaurendosi, fino a decadere quasi completamente con la proclamazione dell’infallibilità (v.) del papa ad opera del Concilio Vaticano I nel 1870.