-Federico II: di Hohenstaufen, imperatore (1194-1250). Figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla, si trovò erede al trono di Sicilia a soli tre anni, per la prematura scomparsa del padre (1197). Morta anche Costanza (1198), venne affidato atta tutela di papa Innocenzo III che, nella speranza di poter riaffermare la sovranità della Chiesa sul regno di Sicilia, e di avere in futuro un imperatore meno ostile del consueto, ne fece il proprio pupillo. Lo oppose perciò come candidato alla dignità imperiale ad Ottone IV di Brunswick, e dopo la sconfitta di questi ad opera del re di Francia Filippo Augusto a Bouvines (1214), F. fu di fatto imperatore, e poté essere incoronato a Roma dal successore di Innocenzo, Onorio III (1220). Benché F. dovesse buona parte del suo potere alla Chiesa, non era uomo incline ad accettare ingerenze del papato o di chicchessia nei propri affari, ed i successori di Innocenzo dovettero rendersene conto molto presto. Se le cose avevano potuto trovare un accomodamento col mite Onorio III, lo scontro fu inevitabile dopo l’elezione al pontificato del vecchio ma irriducibile Gregorio IX (1227), nipote di Innocenzo III. In cambio della sua protezione e dell’aiuto fornitogli nella conquista della corona imperiale, F. aveva dovuto promettere a papa Innocenzo che si sarebbe messo a capo di una nuova crociata per liberare il Santo Sepolcro, impegnandosi con un voto a compiere tale impresa. Ma lo zelo religioso dell’imperatore era assai tiepido: aveva molti affari da sistemare, sia in Germania che in Sicilia, e ben poca voglia di sobbarcarsi tale fatica. Onorio gli aveva concesso una dilazione, ma il nuovo papa era fermamente intenzionato a non transigere. Per costringere F. ad adempiere il proprio voto, Gregorio IX lo scomunicò (1227). L’imperatore si decise allora a partire per la crociata, ma non a combattere; ottenne per via diplomatica quello che il papa voleva, ma non se lo fece ugualmente amico. Scandalizzato dall’atteggiamento conciliante di F. nei confronti degli infedeli, Gregorio accettò sì la pace di San Germano (1230), ma divenne più che mai deciso a lottare contro quell’ingrato e disinvolto Hohenstaufen. F., lungi dal considerare l’Italia meridionale un feudo del papato, trascurava persino gli affari tedeschi per fare di Palermo l’effettiva capitale del suo impero, e lo splendido centro della rinascente cultura europea. Ritornato per un breve periodo in Germania, l’imperatore fece larghe concessioni ai principi tedeschi, pur di poter riprendere ad interessarsi della penisola italiana. Quando infine F. sconfisse a Cortenuova i comuni della Lega Lombarda (1237), e diede Adelasia in moglie al proprio figlio Enzo, che gli portò in dote il regno di Sardegna, già promesso al papa. Gregorio IX non contenne più la sua ira, e scomunicò nuovamente l’imperatore (1239). La lotta divenne allora aperta: Gregorio convocò in Roma un concilio per dichiarare decaduto F., ma questì inviò Enzo con una flotta a catturare, presso l’isola del Giglio, i prelati che sulle navi genovesi accorrevano in Italia (1241). Ciò che non riuscì a Gregorio IX doveva però riuscire al suo successore, Innocenzo IV che, rifugiatosi a Lione, convocò un concilio, dal quale F. venne nominalmente deposto (1245). A nulla valse la difesa che di F. fece il suo inviato Taddeo di Suessa, e l’imperatore non poté più riconciliarsi con la Chiesa, morendo nel 1250 senza essersi liberato della scomunica pontificia: F. è senza dubbio una delle più imponenti figure del Medioevo: dotato di una cultura e di una mentalità eccezionalmente aperte per il suo tempo, non riuscì ad avere ragione del papato, e trascurò di occuparsi della Germania, dove si ebbe perciò una crisi dell’autorità imperiale, ed un ritorno ai particolarismi feudali. Resta fondamentale la sua opera in Italia, soprattutto in Sicilia. Principe coltissimo, affiancò all’azione politica un’illuminata opera di mecenate. Fu personalmente interessato a problemi artistici e scientifici; lasciò numerose epistole, in cui chiariva il suo concetto di sovranità, ed un trattato denso di dottrina, "De arte venandi cum avibus", notevole per l’acutezza dell’osservazione e la vivezza dell’espressione. Ma il merito maggiore di F. è stato quello di raccogliere intorno a sé la scuola poetica siciliana, favorendo la formazione di una lingua volgare letteraria e di una poesia meditata ed elaborata. Fra i migliori ingegni della sua corte, Pier delle Vigne, Jacopo Lentini ed Odo delle Colonne. In architettura promosse la costruzione di un gruppo di edifici a carattere civile che rivelano, per l’unità tecnica e stilistica, di essere opera di architetti formatisi nello stesso ambiente: castel Maniace a Siracusa, castello Ursino a Catania, i castelli di Salemi ed Augusta, la torre di Federico ad Enna, e Castel del Monte in Puglia.

-Fenice: Secondo la mitologia, era figlio di Amintore, e fu considerato maestro d'eloquenza ed esperto nell'arte militare. Con il centauro Chirone fu educatore del giovane Ercole. La leggenda gli attribuisce una vita molto avventurosa. Da giovane aveva addirittura sottratto l'amante al padre, da cui aveva dovuto fuggire, trovando rifugio presso Peleo, che gli affidò l'educazione di Achille. Un altro F. sarebbe stato fratello di Europa, rapita da Giove, al quale il padre Agenore impose di partire alla ricerca della sorella. Ma F., cosciente che non l'avrebbe mai rintracciata, si fermò in una regione che prese poi il suo nome, la Fenicia. Il nome di F. è comunque comunemente attribuito ad un uccello favoloso, sul quale Dante si sofferma nel XXIV canto dell'Inferno: " ... per li gran savi si confessa / Che la F. muore e poi rinasce / Quando al cinquantesimo anno appressa. / Erba né biada, in sua vita, non pasce, / Ma sol d'incenso lagrime ed amòmo, / E nardo e mirra son l'ultima fasce". Dante aveva attinto alla leggenda di Erodoto, di Plinio, di Seneca e di Ovidio, di cui riporta le parole riferite al cibo di cui si nutrirebbe "l'araba Fenice". La sua leggenda è riassunta dalla proverbiale frase popolare che recita. "Che ci sia ognun lo dice, ove sia nessun lo sa".

Fermentazione: Processo consistente nella trasformazione chimica di sostanze organiche per mezzo di taluni microorganismi. Sono utizzate soprattutto le F. lattica, quella alcolica, la propionica, la butirrica e l'acetoinica. Attraverso la F. alcolica gli zuccheri si trasformano in alcool etilico, mentre la F. lattica consente la preparazione dei formaggi. Tutte le F. rappresentano comunque processi che si svolgono in assenza di ossigeno. Y (Alchimia) La F. è considerata una delle quattro chiavi della Grande Opera (v.), essendo così definito il particolare processo per il quale si verifica l'arricchimento e lo sviluppo dello spirito. Gli effetti alchemici della rarefazione sono caratterizzati da tre diverse fasi, chiamate liquefazione, F. e putrefazione. Quest'ultima introduce particelle liquide nella materia trattata, la F. particelle aeriformi e la liquefazione parti ignee. V. anche Alchimia, Grande Opera e Opera al Nero.

Ferro:  Uno dei metalli considerato volgare presso alcune civiltà, sacro presso altre che lo credevano caduto dal cielo. La sua corrispondenza planetaria è in Marte. Nella costruzione del Tempio di Salomone ne venne proibito l'impiego (I Re 1, 6-7). Gli storici attribuiscono il primo impiego del F., come arma, ai Babilonesi, e subito dopo agli Ittiti, dai quali gli antichi Egizi apprezzarono l'estrema efficacia, adottandolo sotto il regno di Ramesse II (v.). Secondo Esiodo, la razza del F. (quinta) sarà costituita da uomini consumati dalle fatiche e dalle sofferenze, vi regnerà l'ingiustizia e vi saranno rispettati i violenti ed i sanguinari. Invece, secondo un mito indiano (v. Il Mito dell'Alchimia, di M. Eliade, Ediz. Avanzini & Torraca, 1968), gli Asur sarebbero stati i primi a fondere il F., ma il fumo delle fornaci disturbò l'Essere Supremo che inviò degli uccelli messaggeri per ingiungere loro di cessare quei lavori. Gli Asur risposero che avrebbero continuato a lavorare i metalli, ed aggredirono i messaggeri mutilandoli. L'Essere Supremo, adirato, scese sulla terra in incognito e, dopo averli convinti ad entrare nelle fornaci, li bruciò. Le loro vedove divennero poi gli spiriti della Natura. Il filosofo Bacone riferisce (Sylva Sylvarum) che un antico scrittore parlò di una specie di F. che si trova nell'isola di Cipro: questo, allorché sminuzzato, interrato ed innaffiato abbondantemente, vegeta al punto che ogni pezzo si ingrandisce, come un vegetale.

Feste della Loggia: Per antica tradizione la Libera Muratoria universale festeggia ogni annotre eventi particolari: · 1) l’anniversario della fondazione della Loggia, particolarmente i decennali; · 2) il solstizio d’estate, in occasione del giorno di San Giovanni Battista o d’estate (24 giugno), una festa che nelle Obbedienze nordiche viene denominata "Festa delle Rose"; · 3) il solstizio d’inverno, celebrato nel giorno di San Giovanni Evangelista o d’inverno (23 dicembre), considerato patrono della Massoneria, una festa che nelle Obbedienze nordiche viene celebrata ritualmente e denominata "Festa della Luce".

Feticismo: Una delle più primitive forme della religiosità umana. Il termine entrò nell’uso degli studiosi delle religioni e degli etnologi dopo la pubblicazione dell’opera più antica edita sulle religioni comparate, Du Culte des dieux fétiches (1760), di Ch. De Brosses. Secondo E. Taylor, autore di Primitive Culture (1870), la venerazione dei feticci è legata alla credenza che in essi abitasse lo spirito o l’anima (v. Animismo). Gli oggetti più disparati possono essere oggetto del culto feticistico: pietre confinarie, armi, conchiglie, legni, pietre meteoriche, aeroplani o pezzi di essi. Tuttavia i feticci più comuni consistono in un contenitore (vaso, cranio o corno) e da ingredienti dive risiede lo spirito (argilla, radici o peli). Fra i feticci più significativi sono i konde congolesi, nei quali si infiggeva un chiodo ad ogni invocazione allo spirito. Molti sono stati i tentativi di spiegazione del F., specie in sede psicanalitica (Freud, 1928; Fenichel, 1945; Wulff, 1946; Winnicot, 1953; Gillespie, 1964; ecc.), e probabilmente tale molteplicità riflette effettive diversità nel modo con cui si può sviluppare tale comportamento. Secondo una spiegazione più semplice, si può trattare di una forma di condizionamento, ovvero dell’investimento di tensioni sessuali su un oggetto significativo, occasionalmente presente nel campo durante prime determinanti esperienze di soddisfazione. Per alcuni si tratta più specificatamente di un oggetto che simboleggia una specie di pene femminile concreto, e pertanto rassicurerebbe il maschio di fronte a tipiche paure inconsce sulla possibilità di castrazione. In quanto tentativo di misconoscere una realtà contemporaneamente nota ad un’altra area della personalità, un simile comportamento presumerebbe anche una certa scissione nell’io, cioè una più generale abitudine alla negazione come meccanismo di difesa dall’ansia. Secondo interpretazioni più recenti, sarebbe in atto una forma di fissazione infantile ad un oggetto di tipo transizionale, cioè ad un oggetto che simboleggia la situazione di intimità, protezione e soddisfazione, tipica della relazione del bambino con la madre o con una parte importante di essa.

Fideismo: Dottrina sostenuta dall’abate Bautain (1796-1867), in forza della quale i messaggi del cristianesimo, come ogni conoscenza, poggiano su premesse accettate per pura fede. Il termine indica una dottrina o un atteggiamento tipico nella grande maggioranza delle religioni, fondato sulla fede e contrapposto al razionalismo. Nell’ambito del pensiero filosofico, caratteristica è la posizione di Ockham, che nega ogni valore alla metafisica, e vede nella fede l’unico strumento di certezza. Un’esaltazione del F. si ritrova poi nel programma di Lutero (v.), il quale sgancia completamente la fede dalla ragione. Dopo il razionalismo secentesco e l’illuminismo, che prendono nettamente posizione contro il F., questa tendenza riappare nella reazione tradizionalistica allo stesso illuminismo e, in epoca contemporanea, in certi indirizzi esistenzialistici, come quelli di Jaspers e di Marcel. Secondo lo Sciacca (Filosofia e Metafisica, Vol. II, Ediz. Marzorati, Milano) "Non vi sono prove razionali od oggettive dell’esistenza di Dio, ma gli si crede solo per fede; questa forma di agnosticismo non laico ma religioso è il F. Il fideista crede in Dio, di cui la ragione non può dimostrare l’esistenza, del quale anzi può essere la negazione; in quest’ultimo caso continua a credere "contro", nonostante la ragione dica il contrario. Il fideista riduce tutto alla fede, e nega a tal punto le capacità della ragione da non poter dare alla prima alcun fondamento razionale. In questo senso è un ateo credente contro tutto e contro sé stesso".

Figli della Vedova: Termine usato per identificare i Massoni, risalente alla leggenda della costruzione del tempio di Gerusalemme all’epoca di re Salomone, allorché Hiram (v.), figlio di una vedova e di un fabbro, venne ucciso perché in possesso della Parola Sacra (v.), che sintetizzava e nascondeva ai profani i segreti dell’Arte muratoria. Nel primo libro dei Re (7, 14) si legge: "Il re Salomone fece venire da Tiro Hiram, figlio di una vedova della tribù di Neftali, e di un padre che lavorava il bronzo". La Massoneria sarebbe la vedova madre di Hiram. Secondo alcuni tale designazione deriverebbe dalla leggenda di Iside, che venne abbandonata dallo sposo Osiride (v.) sceso negli Inferi, e quindi divenne vedova. Secondo altri ancora, F. significherebbe Figli dello Spazio, da viduo, vuoto, spazio. "La Vedova è la Luna nera, cioè baciata dal Sole; essere figlio della Vedova significa perciò essere figlio dello sforzo compiuto affinché l’anima riceva tutta la luce dello spirito, figlio cioè di un processo di morte e rinascita. Ciò comporta un atto interiore di unione con sé stesso, per realizzare la propria interezza, per riunirsi; e la riunione può avvenire solo in un punto interiore ineffabile, noto solo a chi si riunisce, noto cioè ai soli figli della Vedova" (da Hiram, Nov 1981, di G.C. Benelli).

Figlio dell'Uomo:  Espressione ricorrente nel Nuovo Testamento allorché Gesù parla di sé stesso, nella sua condizione umana (Matteo 8, 20; Matteo 12, 40; Matteo 13, 37; Luca 5, 24; ecc.). Secondo il Bacchiega (Simbologia del F., Ediz. Bastogi, 1985), «Gesù usa nei Vangeli usa per sé questo titolo misterioso di F. sia pure con un significato ben più ampio di uomo comune, ma sempre riferito al contesto di una discendenza umana. Gesù non si arroga mai genealogie soprannaturali. Forse usa per sé questa espressione per richiamare l'attenzione sul fatto che egli è “uomo”, onde evitare ulteriori illazioni sul proprio conto. Inoltre occorre considerare che l'aramaico, la lingua utilizzata da Gesù, conosce il vocabolo F. (bar enosh oppure bar nash) nel senso apocalittico di uomo come personaggio ultimo, finale» (v. Messianismo).

Figurismo: Dottrina eretica nata nel corso del XVII secolo, il cui fondatore fu G.B. de Senne de Menilles, deceduto nel 1770. I suoi seguaci interpretavano le figure e le indicazioni rilevate dai Vangeli come prefigurazioni degli avvenimenti della Chiesa, avversavano il papa definendolo "falso dottore" e vedevano realizzata nella Chiesa Romana la bestia nera dell’Apocalisse (v.).

Filadelfi: Società segreta di ispirazione massonica, sorta nell’esercito francese sul finire del XVIII secolo, che raccolse nel suo seno repubblicani e monarchici avversari di Napoleone Bonaparte e del regime imperiale. Il suo primo capo fu J.J. Oudet, colonnello dell’armata francese, e, dopo l’arresto e l’allontanamento di questi dall’esercito, il generale J.V. Moreau, anch’egli arrestato e processato. Nei primi decenni del XIX secolo la setta si diffuse anche negli ambienti militari della Germania, in Russia ed in Italia, dove organizzò i moti del Cilento del 1828, mai riuscendo ad avere grande influenza politica. Venne poi sostituita dalla Adelfia (v.).

Filalete: Eugenius Philalethes, "Amico della verità", pseudonimo di Thomas Vaugham, misterioso iniziato del XVII secolo, profondo studioso di esoterismo, del quale si hanno purtroppo solo scarsissime notizie. L'Ordine che porta il suo nome venne fondato nel 1773 da un gruppo di Massoni degli alti gradi scozzesi, esperti in scienze occulte e di esoterismo massonico. La gerarchia dell'Ordine prevedeva dodici gradi suddivisi in due sezioni: una "Massoneria Minore", comprendente i gradi di: 1) Apprendista; 2) Compagno d'Arte; 3) Maestro massone; 4) Eletto; 5) Scozzese; 6) Cavaliere d'Oriente. La seconda sezione comprendeva i gradi filosofici: 7) Rosacroce; 8) Cavaliere del Tempio; 9) Filosofo incognito; 10) Sublime Filosofo, 11) Iniziato; 129 Filalete, o Maestro di tutti i gradi. Rappresenta un indirizzo filosofico che si richiama moltissimo al Martinismo (v.). Il nome di Filalete venne in seguito adottato da vari scrittori, tutti sostenitori della filosofia ermetica, tra i quali il suo discepolo Georges Starkey (Eireneus Philalethes), William Spang, Louis Demoulin, Samuel Prypkowski, ed altri ancora. Sotto il nome Eugenius Philalethes Junior si celava il notissimo scrittore Robert Samber, membro della Royal Society e grande amico del duca di Montagu, in seguito Gran Maestro della Gran Loggia d’Inghilterra. Il Samber fu inizialmente noto per aver pubblicato il 1° marzo 1721, ovvero oltre un anno prima delle Costituzioni di Anderson, un opuscolo intitolato "Long Liver", dedicato ai Dignitari dell’antica ed onorevole Fratellanza dei Liberi Muratori di Gran Bretagna e d’Irlanda. L’opuscolo conteneva un’importante prefazione che Tender, lo storico massonico revisore della liturgia martinista successo a Papus come Gran Maestro dell’Ordine Martinista, lesse quasi integralmente nel corso del suo Discorso sul Simbolismo, tenuto alla Grande Assemblea Martinista di Parigi del 27 febbraio 1911, di cui vengono di seguito riportati alcuni passi salienti: "Fratelli! Mi rivolgo a voi così perché la nostra lingua è quella della Fratellanza, e perché i fratelli cristiani primitivi così facevano, come confermano le Sacre Scritture ed un’interrotta tardizione. In quanto sto per dire, quelli tra voi che sono poco illuminati, che rimangono nel vestibolo, che non sanno guardare oltre il velo dei simboli, scopriranno un divertimento che non sarà né sgradevole né infruttuoso per loro. Ma quelli che godono del privilegio di possedere maggiore luce vedranno dietro le ombre che impiego qualcosa di veramente grande e nobile, degna dell’attenzione del genio più sublime: il Cubo Celeste Spirituale, sola base e vero fondamento di ogni scienza, di ogni pace, di ogni felicità. Ricordatevi che voi siete il Sale della Terra, la Luce del Mondo ed il Fuoco dell’Universo. Voi siete pietre viventi, edificate in casa spirituale credente e riposante sulla prima Pietra Angolare. ... Ed ora permettetemi, fratelli miei dell’Alta Classe, alcune parole, perché voi non siete che alcuni. Queste parole posso dirvele per enigmi, poiché a voi è dato conoscere misteri che sono nascosti agli indegni. "Non avete visto quel Bagno prodigioso pieno d’acqua limpida? La sua forma è un quadrato messo in modo sublime su altri sei, tutti brillanti di celesti gioielli, e ciascun loro angolo è sostenuto da un leone. Quivi riposano il nostro potente Re e la nostra possente Regina (io parlo da folle, non essendo degno d’essere tra voi). Il Re, splendente sotto il suo glorioso paramento d’oro trasparente ed incorruttibile, è circondato da zaffiri viventi. Egli è bello e vermiglio, e si nutre fra i fiordalisi; i suoi occhi sono due carboni accesi; la sua capigliatura ondeggia più nera del nero più profondo. La sua Sposa regale è vestita d’argento disseminato di smeraldi, di perle e di coralli. Mistica Unione!". Gettate ora lo sguardo alla base di quella celeste struttura, e scoprirete davanti a lei un largo bacino di marmo di porfido, ricevente dalla bocca d’una grande testa di leone una fontana verdastra di liquido diaspro. Meditate e considerate bene questa cosa. Non frequentate più i boschi e le foreste (io parlo come un folle); non date più la caccia alla lepre che fugge; lasciate che l’aquila voli alta e libera nel cielo; non occupatevi più dell’idiota che danza scompostamente, del rospo che si gonfia e del serpente che si divora la coda. L’oggetto delle vostre brame (taluno tra voi lo ha forse già ottenuto, io parlo come un folle) è quell’ammirabile cosa la cui sostanza non è né troppo ardente, né interamente terrestre, né semplicemente umida ... In sintesi, queta sola Cosa Una, di là della quale non c’è altro, questo soggetto benedetto e sacro del quadrato degli uomini saggi è ... Io stavo quasi per dirlo, e per commettere uno spergiuro ed un sacrilegio. Ne parlerò dunque, con una circonlocuzione ancora più oscura, affinché soltanto i Figli della Scienza e quelli che possiedono la cognizione dei più sublimi misteri e dei più profondi segreti della Massoneria mi possano comprendere. Questa sola Cosa Una, fratelli miei, è ciò che vi conduce al palazzo diafano dei veri e disinteressati amici della Saggezza, quella piramide trasparente del Sale purpureo, più raggiante e più splendido del più fine rubino d’Oriente, e nella quale riposa inaccessibile la Luce sintetizzata, quel Fuoco celeste incorruttibile, fiammeggiante come il Cristallo che brucia e più brillante del Sole nella sua piena gloria meridiana; quel Fuoco che è l’Elisir eterno, immortale re delle Gemme, donde procede ogni cosa che è grande e saggia e felice ... Molti sono chiamati, ma gli eletti sono rari".

Filaleti, Ordine dei: L’organizzazione degli amici della Verità, fondata da Thomas Vaugham detto Eugenius Philalethes (v. Filalete) nel 1773 (v. Ordine dei Filaleti).

Filaleti: (Società dei Filaleti). Istituzione fondata a Los Angeles nel 1928 da un gruppo di Massoni statunitensi dediti alla ricerca. Il nome, che significa amanti della verità, è ideologicamente ispirato all'Ordine massonico dei Filaleti (v.), attivato in Francia nel 1773 dal marchese Savalette des Langes. La Philaletes Society si propone di riunire ciò che è disperso attraverso: 1) la promozione di una Catena d'unione fra i Liberi Muratori dei vari paesi e delle varie obbedienze; 2) il sostegno dell'approfondimento delle tematiche massoniche e la loro diffusione nel mondo intero, soprattutto attraverso la ricerca e lo studio; 3) l’incitamento ai Massoni a diventare sempre più vere pietre viventi angolari della società umana, onde promuoverne un autentico miglioramento. Secondo l'ex Gran Maestro del G.O.I. Giordano Gamberini (L'Acacia, Sett. 1947) la società dei F. ha per obiettivo principale la ricerca della Luce e della Verità, non si ingerisce in alcun conflitto di carattere rituale o giurisdizionale, e non menoma alcuna tradizione di qualsiasi organismo massonico. Quindi svolge, con mezzi moderni, una funzione altamente irenica fra le varie correnti e denominazioni della Libera Muratoria Universale. Si tratta di una funzione espressa con efficace sintesi simbolica dallo stemma della società (nella figura è rappresentato l'attuale stemma). Oltre alla Squadra, al Compasso ed alla lettera "G" oppure alla lucerna platonica, si trova talvolta il sigillo di Salomone, la stella del macrocosmo, comprendente l'idea dell'infinito e dell'assoluto, la più semplice e completa sintesi della scienza di tutte le cose, secondo la definizione di Elifas Levi. Ancora troviamo: la scritta "Fiat Lux" della Genesi; oppure il sanscrito "AUM", la voce universale, la voce pura ed invisibile che riempie tutto; la croce ansata, simbolo della vita eterna; il serpente che si morde la coda, simbolo dell'eternità (v.); i cerchi concentrici con la swastica, simbolo dell'Universo in movimento; il nome greco Aletheia, ovvero la Verità: infine la massima "Non vi ha religione più alta della Verità".

Filatterio:  Termine derivato dal greco julacthrion, a sua volta da julassw, preservazione o protezione, indicante delle strisce in pergamena riportanti quattro passi della Torah (v.) relativi alla professione della fede giudaica, racchiuse in piccoli contenitori di cuoio che gli Ebrei sono soliti portare legati con lacci al braccio sinistro, oppure sul capo durante la preghiera. Tali passi riguardano: il comandamento di amare soltanto Yahweh e nessun altro Dio; le leggi sulla Pasqua; le leggi sugli Azzimi (v.); la professione di fede in un solo Dio. Sono anche detti F. i cartigli con iscrizioni che compaiono con frequenza, tenuti da angeli, santi e profeti nell'iconografia medievale. 

Filioque:  Termine latino dal significato di «e dal Figlio», dogmaticamente indicante che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. L'espressione mancava nelle formulazioni simboliche adottate nel Concilio niceno-costantinopolitano (v.), e venne usato per la prima volta in Spagna nel V secolo, dove fu poi confermato nel Concilio di Toledo (589). Fu poi adottata in Francia, in Italia, ed in seguito in tutta la Chiesa romana, anche se i pontefici Adriano I (772-775) e Leone III (795-816) si erano rifiutati di approvarla. Papa Benedetto VIII (1002-1004) la introdusse nel simbolo niceno, ma fu poi impugnata dalla Chiesa Orientale (IX secolo), che però la riconobbe nel corso del secondo Concilio di Lione (1724) e nei Concili di Ferrara (1438) e di Firenze (1439).

Filippo IV: Sovrano di Francia, detto il Bello, Philippe le Bel, (1268-1314), figlio di Filippo III e di Isabella d’Aragona. Salì al trono nel 1285 per la morte del padre, nel tempo in cui la Francia conosceva il massimo splendore della sua civiltà medievale. Sul finire del XIII secolo la Francia è infatti lo Stato più popoloso e ricco del continente, il potere monarchico vi si è insediato stabilmente e, da dominio feudale, il regno sta diventando una moderna monarchia. È in questo clima che si colloca l’opera di F., che raccoglie intorno a sé consiglieri e collaboratori di origine borghese, dota l’istituto monarchico di un nuovo consiglio e di una specie di costituzione, in cui sono reintrodotte le assemblee dei tre ordini (clero, nobiltà e terzo stato), cui spetta illuminare il sovrano nei momenti più difficili della vita nazionale. Mentre gli organi centrali della monarchia si rafforzano e le competenze amministrative si definiscono, sotto il regno di F. nasce il primo nucleo parlamentare parigino, cui spetta l’amministrazione autonoma della giustizia regia. Anche l’amministrazione periferica del regno è migliorata attraverso una schiera di ufficiali e funzionari regi, spesso di estrazione borghese. Tutto ciò contribuisce a laicizzare lo Stato, e ad affermare la forza e la stabilità dell’istituto monarchico, facendo di F. uno dei massimi sovrani di Francia. La politica estera di F. è segnata dalla grave controversia sorta tra la monarchia francese ed il papa Bonifacio VIII (v.), che prese le mosse dalla disputa sulla bolla Clericis laicos (1296), degenerando poi in un conflitto di autorità tra il potere universale del papato e la sovranità del principe. Trascinato dalla violenza della polemica, F. giunse fino ad organizzare un colpo di mano contro il papa, che fu arrestato a Roma ed imprigionato ad Anagni (v.) nel 1303. La morte misteriosa del papa non fu sufficiente a spegnere la polemica, che si trascinò anche sotto successivo il papato di Benedetto XI, anch’egli deceduto misteriosamente, per infine comporsi con l’insediamento di Clemente V (v.). L’azione di F. risultò determinante nel processo di soppressione dell’Ordine Templare (v.).

Filistei: Nome di una popolazione mediterranea di stirpe sconosciuta, derivato dall’ebraico Pelishtim. Ritenuti originari dalle regioni a SO dell’Asia Minore, e diffusi dapprima a Cipro ed a Creta, parteciparono alla spedizione contro l’Egitto dei cosiddetti popoli del mare (XII secolo a.C.). Sconfitti dal faraone ramsete II il Grande, si rifugiarono oltre il Sinai, sulle coste meridionali della Siria, insediandosi nella regione che da loro prese il nome di Palestina. Erano politicamente organizzati in una pentapoli, una lega di cinque città autonome comprendente Gaza, Ascalona, Ashdod, Ekron e Gath. Per un certo tempo esercitarono l’egemonia sulle tribù degli Ebrei, com’è ricordato nell’episodio biblico di Sansone. Gli Ebrei li considerarono barbari e loro nemico nazionale, ma ne furono sconfitti nella battaglia di Atek (XI secolo), nella quale persero anche la Santa Arca dell’Alleanza, consentendo ai F. di impadronirsi dell’altopiano efraimico. Per resistere alla pressione dei F. fu costituito il primo regno giudaico, con Saul, che dapprima fu loro tributario, riuscendo poi con le armi a stabilire l’egemonia ebraica su tutta la Palestina. Fu però solo in seguito, con il regno di David (X secolo) che la potenza dei F. fu definitivamente annientata. Completamente semitizzati, nel tempo le loro vicende confluirono in quelle degli Ebrei, e già in età ellenistica non conservavano più alcuna individualità nazionale. Gli scavi archeologici di Gaza, di Ascalona e del Negev hanno rivelato che la loro civiltà era basata su una ricca produzione di ceramica a figure rosse, analoga a quella cipriota, e probabilmente di tipo minoico, tipica della tarda età del bronzo.

Filius Philosophorum:  v. Nigredo.

Filo a Piombo: Attrezzo muratorio corrispondente alla Perpendicolare (v.).

Filone: Pensatore ebreo di Alessandria (ca. 20 a.C.-ca. 45 d.C.). È il principale esponente del giudaismo alessandrino. Della sua vita si hanno pochissime notizie: di certo fu a Roma nel 39 d.C., per un’ambasceria presso l’imperatore Caligola, al quale si chiedeva di cessare le persecuzioni contro gli Ebrei. Molto noti i suoi scritti, tra cui un importante commento al Genesi del Vecchio Testamento, una biografia di Mosé, vari commenti e trattati filosofici (De ebrietate) e storico-apologetici (Apologia dei Giudei). Suo obiettivo principale era di dimostrare l’identità di fondo tra la filosofia greca e la religione ebraica, attraverso una lettura allegorica del Vecchio Testamento, secondo il principio che Dio avesse ispirato ai profeti le stesse verità poi scoperte dai filosofi. La sintesi che ne scaturisce, sulla base anche dell’influenza di Mosé sui filosofi, è una posizione di carattere neoplatonico, secondo cui Dio si può raggiungere solo attraverso una visione mistica (estasi), mentre la ragione umana, parte di quella divina, può capire il rapporto tra Dio ed il mondo: quest’ultimo si caratterizza attraverso la creazione divina delle idee (logos), che costituiscono le forze agenti sulla materia, cioè attraverso un processo graduale che in seguito avrà grandi sviluppi filosofici. Quanto al concetto di Dio, F. lo intende secondo una prima formula trinitaria, quale unione delle due potenze originarie (bontà e potere) con il logos.

Filosofia: Originariamente il termine si riferisce alla spiegazione razionale di ogni cosa, ed alla ricerca dei principi generali con i quali tutti i fatti possono essere spiegati. Per estensione è la disciplina che studia l’attività speculativa. Si può distinguere in metafisica, F. morale, estetica, logica, epistemologia e gnoseologia. Si tratta di un campo intellettuale non isolabile dal complesso della cultura e della stessa civiltà, che anzi si afferma storicamente come una regione autonoma e privilegiata della cultura, quando lo sviluppo di quest’ultima è giunto ad un grado avanzato di raffinamento. Con l’affermarsi del linguaggio, poi del linguaggio scritto, infine di forme autonome di sapere pratico e religioso, si assiste ad un lungo processo durante il quale si opera un progressivo sganciamento dell’atteggiamento propriamente teoretico, da un lato dall’atteggiamento meramente pratico, e dall’altro da forme di spiegazione mitiche o mitico religiose. La nascita della F. viene fatta risalire al VI secolo a.C. in Grecia, ad opera della scuola ionica di Mileto, corrisponde alla nascita della scienza come sapere autonomo o come sapere tout court, poiché tanto la F. come la scienza, a lungo coincidenti nella specifica visione naturalistica della cultura greca, sono punti di arrivo del pensiero divenuto critico rispetto al proprio oggetto specialistico, e cioè non più disposto ad accettare cause cosmogoniche o mitologiche, fisse nella loro verità religiosa o magica, ma teso a rinvenire le cause razionali delle cose e del mondo nel suo complesso. Nelle prime speculazioni filosofiche appare comunque dominante l’interesse cosmogonico e cosmologico: i pensatori greci del VI e del V secolo a.C., comunemente definiti presocratici, si pongono il problema dell’origine del mondo e delle leggi che governano la realtà naturale. Emergono già in questo primo periodo i temi di fondo della F.: la realtà come essere (Parmenide) o come divenire (Eraclito), ordinata da un principio intelligente (Anassagora) o del tutto meccanico (Democrito), o strutturata secondo rapporti numerici (Pitagora). Nel corso del V secolo a.C. il pensiero filosofico si arricchisce poi delle nuove tematiche sviluppate dai sofisti, che rivolgono l’attenzione soprattutto al mondo dell’uomo in quanto essere sociale. A queste tematiche fa riferimento, nella seconda metà del secolo, la riflessione di Socrate, che inaugura un rigoroso metodo di ricerca filosofica dei criteri di conoscenza della realtà. Nel IV secolo a.C. tutta la complessa eredità della F. precedente viene raccolta e ripensata da Platone e da Aristotele. Con l’idealismo platonico da un lato e con l’enciclopedia aristotelica del sapere dall’altro, la F. si propone come riflessione globale su ogni aspetto del reale. Nel successivo periodo ellenistico, di questo carattere totalizzante dell’indagine filosofica si conserva la tripartizione delle F. in fisica, logica ed etica, ma le principali scuole di pensiero (lo scetticismo, l’epicureismo, lo stoicismo) tendono a concentrarsi in particolare sui problemi dell’etica individuale, secondo una direzione che si sviluppa pienamente nei primi secoli dell’impero romano (Seneca, Epitteto, Marco Aurelio). Ancora in età imperiale sorge una F. che reca una profonda impronta mistico-religiosa (III secolo d.C.): ermetismo, manicheismo, neoplatonismo di Plotino. In questo quadro, l’elemento di maggior novità e rilievo è costituito dalla formazione e dal consolidamento di una tradizione filosofica cristiana che, soprattutto tra il III ed il IV secolo (con Clemente, Origene ed Agostino), si mostra sensibile alle suggestioni dello stesso pensiero profano, del quale pure si pone come un superamento. La F. medievale si presenta come fondazione filosofica dei dati della rivelazione. Lungo questa linea si collocano, nonostante le differenze, i grandi pensatori della scolastica, da Anselmo d’Aosta (XI secolo) a Bonaventura e Tommaso d’Aquino (v.), pur se in quel vasto panorama non mancano voci più critiche (come Abelardo nel XII secolo ed Occam nel XIV secolo), od interessi più apertamente scientifici (Ruggero Bacone).Tra la fine del XIV secolo ed i primi decenni del XVII, la riscoperta umanistica di una classicità collocata nella propria autonoma dimensione storica, lo studio della realtà naturale sottratto al principio di autorità (Telesio e Giordano Bruno) e, specialmente, la nascita della scienza moderna (Leonardo da Vinci e Galileo Galilei) rinnovano la riflessione sulla conoscenza. Nella prima metà del Seicento maturano il programma di rifondazione della F. e delle scienze di Francesco Bacone, la F. politica di Hobbes ed il rigoroso sistema teorico di Cartesio che, sulla base della semplice evidenza razionale, ricostruisce l’intero ordine della realtà fisica e metafisica, attraverso un metodo deduttivo analogo a quello della geometria. L’Illuminismo del secolo successivo si richiama alla tradizione empiristica inglese (da Locke a Hume), la cui attenzione all’evidenza fornita dalla conoscenza sensibile appare lo strumento più adeguato per una critica antimetafisica (Voltaire) ed un riordinamento enciclopedico del sapere (D’Alembert, Diderot), che restituiscano all’uomo una piena e libera padronanza della realtà naturale e sociale. Negli ultimi decenni del Settecento il sistema in cui convergono le diverse forme di pensiero della F. moderna è quello di Kant, che si pone, con la sua indagine sulla validità ed i limiti della conoscenza umana (criticismo), come punto di riferimento per i successivi sviluppi della F. Da Kant prende l’avvio l’idealismo tedesco (Fichte) che, nel nuovo clima romantico della cultura europea, giunge con Schelling ed una rivalutazione degli aspetti razionali della realtà e, con Hegel, ad una concezione globale del mondo in cui ha parte determinante la riflessione sulla storia. Non meno totalizzante di quella idealistica è l’altra grande corrente filosofica del XIX secolo, il positivismo (sociologico di Compte, evoluzionistico di Spencer), che propone una visione unitaria di ogni aspetto della realtà ispirata ai metodi delle scienze naturali. Tutto il XIX secolo è anche un percorso da una linea critica che, quantunque in forme diversissime, contrasta la pretesa unificante e la tendenza ottimistica comuni nell’idealismo ed al positivismo del pessimismo metafisico di Schopenhauer alla rivendicazione della centralità dell’esistenza individuale di Kierkegaard, al materialismo storico di Engels e Marx, alla radicale denuncia della crisi della metafisica occidentale di Nietzsche. Nella critica del positivismo è ancora impegnata gran parte della F. tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento (neocriticismo, neoidealismo di Croce e Gentile, pragmatismo di James, intuizionismo di Bergson, fenomenologia di Husserl).L’intenso dibattito suscitato dall’insieme di queste posizioni dà luogo, nella prima metà del XX secolo, a nuovi indirizzi filosofici: l’esistenzialismo tedesco (Heidegger, Jaspers), francese (Sartre), ed italiano (Abbagnano, Paci).Il positivismo logico del circolo di Vienna (Wittgenstein, Carnap), il neoempirismo e l’analisi linguistica inglesi (Russel, Ayer), e lo strumentalismo americano (Dewey).

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