Esther: Il Libro di E., incluso nell’Antico Testamento, narra la storia di Hadassah (in persiano Esther), nipote di Mardocheo, elevata al rango di sposa del re Assuero (Serse 485-465 a.C.). con la sua influenza riuscì a sventare le macchinazioni del gran vizir Aman contro Mardocheo e gli Ebrei, salvandoli così da una sicura strage. L’episodio è all’origine della festa di Purim, celebrata nei giorni 14 e 15 del mese di Adar. Nel testo biblico dei Settanta (v.) e della Vulgata, furono introdotte varie aggiunte, per dare un carattere più religioso al Libro di E. che, nel testo originale ebraico, ha carattere piuttosto laico. Dio non vi è mai nominato. Il testo ebraico sembra doversi attribuire al III-II secolo a.C., e le aggiunte forse al I secolo a.C. San Girolamo ne considerò apocrifi gli ultimi sei capitoli, poi accettati invece dal Concilio di Trento (1545).

Estraniamento: Termine derivato da estraneo, indica il fenomeno del processo di spersonalizzazione, per il quale l'individuo non riconosce una propria identità, si sente affettivamente lontano da ogni altro soggetto e dalle cose che lo circondano. Risulta anche sensibilmente diminuita la capacità cognitiva. È un processo tipico dell'età adolescenziale, che distingue gli individui che tendono alla costituzione e definizione di una propria identità, nonché degli ossessi, degli ansiosi, di schizofrenici ed epilettici.

Età dell'Oro: Secondo la leggenda sviluppata da Ovidio, fu la prima delle quattro successive generazioni umane, distinte nettamente tra loro. Sotto il regno di Saturno, al quale l'E, si rifersce, gli uomini sarebbero vissuti nella felicità assoluta, non toccati da noie e dolori, ignorando del tutto la vecchiaia. Dalla terra avevano spontaneamente tutti i suoi meravigliosi prodotti, senza lavorarla, e non temevano la morte, avendo avuto tutte le dolci caratteristiche del sonno. In seguito gli uomini ne approfittarono, eccedendo nei vizi e trascurando sempre più la pratica delle virtù ed il culto degli dei. Fu allora che Giove inviò loro l'Età dell'Argento, cui successe presto quella del Bronzo. Divenne necessario coltivare la terra, premunirsi contro il freddo, contro il furto e contro le prepotenze ed i sopruso coercitivo dei violenti. Nacquero le contese e le liti, si scatenarono le prime guerre, finché Giove, disgustato, inviò l'ultima età, quella del Ferro. Fu quella l'età dell'espiazione delle colpe commesse, del duro lavoro, della fame, delle inondazioni, dei terremoti, di tutte le più spregevoli frodi, di ogni nequizia e dell'avidità perennemente insoddisfatta. La vita divenne un duro tormento per tutti gli esseri umani, tra reciproci inganni, gravi malattie, dolori e sofferenze penose. Poi, quando l'ira vendicativa di Giove si placò, sopraggiunse il diluvio universale, e tutta la terra fu sommersa.

Età simbolica: Espressione massonica, usata ritualmente per indicare l’età del Libero Muratore nel Grado in cui la Loggia lavora. In Camera d’Apprendista è di tre anni, in quella di Compagno d’Arte è di cinque, nella camera di Mezzo dei Maestri Massoni è di sette.

Etangi:  Termine egiziano dal significato di tunica bianca, indicante il mantello candido consegnato dal Gran Sacerdote (il Dagona, o Venerabile Supremo), unitamente ai nove Patriarchi che dirigevano i Misteri di Iside, al discepolo o novizio. Una cerimonia simile è tuttora in vigore nei lavori di alcuni Riti massonici che mantengono tale antica tradizione, come il Gran Priorato di Scozia (v.), il R.S.A.A. (v.) ed il Rito di Memphis e Misraim (v.).

Etere: Termine che nella filosofia greca antica rappresentava il quinto elemento costituente la sostanza dei corpi celesti, accanto a Terra, Acqua, Aria e Fuoco. Venne introdotto dai pitagorici, e poi teorizzato da Aristotele. A partire dal XVIII secolo ed ancora in epoca moderna, caduto il significato metafisico, il concetto di E. viene usato per convalidare la teoria ondulatoria della luce, e per spiegarne meccanicisticamente la diffusione nello spazio. L’E. sostituisce così il vuoto, fornendo una sorta di mezzo per veicolare le onde. Dopo aver apportato indubbi vantaggi allo sviluppo dell’ottica, l’E. comincia ad essere smentito verso la fine del XIX secolo, sia da Maxwell che da Lorentz, per poi essere dichiarato un’ipotesi superflua dalla relatività einsteiniana.

Eternità: Divinità allegorica latina, raffigurata da un serpente che si morde la coda, in mezzo alla cui spira si erge una donna velata con un manto trapunto di stelle. Qualità e condizione di quanto dura a tempo indeterminato. Durata infinita. Nelle rappresentazioni religiose identifica una delle forme proprie della condizione divina, che è libera dalle limitazioni temporali umane, non avendo principio né fine. In senso proprio è l'assoluta intemporalità che la filosofia attribuisce al concetto di Dio od Assoluto, ovvero libero, sciolto dal tempo. Analogamente con E. si caratterizza ciò che, pur avendo avuto un inizio nel tempo, lo trascende in quanto immortale, come nel caso dell'anima umana o dell'esistenza angelica. L'E. si attribuisce anche al mondo, nella misura in cui si ritiene che non abbia avuto inizio e non avrà fine nel tempo. Filosoficamente si possono così distinguere una concezione intemporale ed una temporale dell'E.: la prima, introdotta da Boezio e poi ripresa da San Tommaso e da tutta la scolastica, si riferisce al carattere specifico di ciò che è al di fuori del tempo, la divinità come esistenza infinita egualmente presente tutt'intera; la seconda indica il percorrere successivamente i momenti di un'esistenza senza termine, ed è propria dell'idea del mondo degli antichi pensatori, ma adattata anche tanto nel concetto medievale di Dio personale quanto nelle propaggini più moderne di questa concezione.

Eterno Ritorno:  Espressione con la quale Eraclito (v.) indica la teoria secondo la quale tutto trae origine dal Fuoco (v.), simbolo della ragione divina, come tutto ciclicamente al Fuoco ritorna. Secondo M. Kundera (L'insostenibile leggerezza dell'essere, Ediz. Adelphi, 1985), «L'idea dell'E. è misteriosa, e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi in difficoltà; pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione si ripeterà all'infinito. Che significato ha questo folle mito? Il mito dell'E. afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile ad un'ombra, è priva di peso, è già morta in precedenza. Che essa sia stata bella, terribile o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano alcunché. Se ogni istante della nostra vita si ripete un numero infinito di volte, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo alla croce. È un'idea terribile. Nel mondo dell'E., su ogni azione grava una responsabilità insostenibile. Per tale motivo Nietzsche giudica l'idea dell'E. il fardello più pesante che opprima il genere umano».

Eterodossia:  Termine derivato dal greco heterodoxoz, pensiero diverso, opposto ad ortodossia, retta opinione. Designa dottrine ed insegnamenti in contrasto con l'opinione comune od ufficialmente riconosciuta, specialmente in materia religiosa. La chiesa Cattolica ha definito eterodosse le Chiese Orientali scismatiche che, a loro volta, si autodefinirono ortodosse proprio per evidenziare il fatto che i loro seguaci credevano nella vera religione.

Etica: Parte della filosofia che si occupa delle azioni e del comportamento dell'individuo in rapporto con la società e con se stesso. L'E. ha per oggetto la determinazione della condotta umana e la ricerca dei mezzi atti a concretizzarla. (Morale) Nel pensiero greco il problema etico morale viene affrontato come problema della felicità, quale piena realizzazione della natura umana, e dell'armonia, quale equilibrio perfetto tra vita esteriore e vita interiore. Vi dominano i motivi naturalistici e quelli estetici, quale relazione analogica tra ideale morale ed opera d'arte. Con Aristotele l'E. è collocata nell'ambito di una teoria autonoma, scienza dell'azione, dei fini e dei costumi. Massima virtù resta la giustizia, esplicata nella capacità di mantenere equilibrio e proporzione negli appetiti individuali, assicurando legalità ed uguaglianza nell'ordine sociale. La riflessione rinascimentale basata sul naturalismo ottimistico di Giordano Bruno, porta all'abbandono delle esigenze trascendentali del Medioevo, per ricercare soluzioni del tipo immanentistico. L'empirismo del Settecento conduce poi alla critica del razionalismo in termini di morale naturale, di simpatia e di sentimento. Infine l'Illuminismo porta all'adozione della morale utilitaristica. Y (Massoneria) La Libera Muratoria considera E. l'insieme delle regole e dei principi morali e comportamentali compresi nella Costituzione e nei Regolamenti dell'Ordine, e dibattuti nel corso delle Tornate di Loggia. Ovviamente la prima regola da osservare è la frequenza ai Lavori dell'Officina. Implicando ogni Tornata una diversa "lezione", ciascuna assenza comporta la perdita di una parte importante nell'arricchimento della coscienza di ciascun Massone. Ulteriore importante regola etica è l'adozione di azioni e comportamenti in linea con l'insegnamento massonico, ovvero la cosiddetta "coerenza". V. anche Comportamento e Galateo.

Etsi Multa:  Espressione identificante l'enciclica con la quale papa Pio IX riconfermò la scomunica comminata ai Massoni (21 novembre 1873).

Eucarestia: Dal greco euxaristew, ringrazio, il termine definisce il principale dei sette sacramenti della Chiesa cattolica, che sarebbe stato istituito da Gesù stesso nel corso dell’ultima cena (Matteo 20, 26-29; Marco 14, 22-24; Luca 22, 19-20; Giovanni 6, 48-51), e rinnovato dal sacerdote durante il rito della Messa (v.). Con la Trinità e l’Incarnazione, l’E. costituisce uno dei tre misteri fondamentali del cattolicesimo. Cristo-Dio sarebbe presente nell’E. sotto le specie del pane di frumento e del vino d’una, veramente e realmente, in corpo, sangue, anima e divinità, per effetto delle parole del sacerdote celebrante, di origine evangelica: "poiché questo è il mio corpo" e "poiché questo è il calice del mio sangue, del nuovo ed eterno testamento, mistero della fede, che sarà versato per voi e per molti in remissione dei peccati". I primi dubbi sulla qualità della presenza di Cristo nell’E. sorsero nel Medioevo: secondo il teologo francese Berengario di Tours, tale presenza non era reale ma solo simbolica (tuttavia abiurò nel 1079). Gli scolastici trattarono a fondo l’argomento; il concilio di Firenze (1439) prima, quello di Trento (Decreto sull’E. del 1551) poi, stabilirono in maniera definitiva il dogma: nell’E. si verifica la conversione di tutta la sostanza del pane in quella del corpo di Gesù, e la conversione di tutta la sostanza del vino in quella del suo sangue (Transustanziazione). Venivano così colpiti i cosiddetti sacramentari (Zwingli, Carlostadio, Ecolampadio), che ritenevano l’E. un simbolo vuoto di Cristo (Consustanziazione). Per Calvino e, in generale, per gli anglicani, il pane è come permeato da una forza emanata da Cristo, il quale si trova presente esclusivamente in cielo. Secondo la dottrina cattolica, la sostanza di Cristo è tutta in ciascuna delle due specie; perciò, mentre il sacerdote si comunica sotto ambedue le specie, il comune fedele (opponendosi agli ultraquisti del XIV-XV secolo) si comunica, con qualche eccezione (matrimonio), soltanto sotto la specie del pane (particola). In epoca moderna, tra le conferme della dottrina cattolica tradizionale, si possono ricordare: la bolla Auctorem fidei di Pio Iv (1794), la Costituzione sulla sacra liturgia del concilio Vaticano II (4.12.1963) e l’enciclica Mysterium fidei di Paolo VI (1964).

-Euclide: Matematico greco del III secolo a.C., è con Archimede ed Apollonio uno dei più autorevoli matematici dell'antichità. Indubbio l'influsso da lui subito da parte dell'Accademia platonica, almeno per quanto riguarda la sua concezione pura della geometria. Ad Alessandria fondò una scuola che, per vari secoli, rappresentò il fulcro del pensiero matematico mediterraneo. La sua opera principale sono gli Elementi (Stoiceia), in 13 libri, cui sono stati aggiunti altri due libri posteriori. L'opera, che raccoglie i principi della geometria com'erano stati elaborati dai predecessori di E., si attiene al principio di ammettere come unici strumenti consentiti la riga ed il compasso, ed alla concezione che dimostrare una proposizione significa mostrare che essa è conseguenza delle precedenti. La struttura logica degli Elementi rispecchia appieno la logica aristotelica: vengono anticipati dei concetti fondamentali, accompagnati da definizioni cui seguono i postulati; che sono richieste di carattere intuitivo, non dimostrati in quanto non preceduti da alcuna proposizione. Tra questi ultimi i primi tre sono stati interpretati in senso strettamente costruttivistico mediante riga e compasso, a conferma di una fondazione sostanzialmente antiplatonica della geometria secondo E. Particolarmente importante è il quinto postulato di E., affermante che si incontrano due rette formanti con una trasversale angoli coniugati interni la cui somma sia minore di due rette e dalla cui negazione partiranno le geometrie non euclidee. Dopo i postulati si trovano enunciati degli assiomi, che contengono postulazioni relative alle grandezze in generale, e poi la serie dei teoremi. Ad evidenziare l'importanza assunta dagli Elementi di E. è sufficiente considerare che conobbero una diffusione inferiore unicamente alla Bibbia, costituendo più che un'opera originale, la vera sintesi ed il coronamento di due secoli di proficue ricerche, da Pitagora ad Eudosso. La loro fondamentale importanza per la storia del pensiero scientifico risiede nella forma classica data alla trattazione geometrica, grazie al rigore razionale e deduttivo, nonché alla chiarezza espositiva, che fanno ancora oggi di quest'opera un vero modello di rigore dimostrativo. Y (Massoneria) Secondo il Moraparco, "al contrario di quelle latine, le obbedienze anglosassoni e statunitensi hanno preservato il profondo significato muratorio insito nel simbolo costituito dalla 47a Proposizione di E., altra denominazione del Teorema di Pitagora. Tale Proposizione, dimostrando che in un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti, esalta l’ipotenusa come legame . Essa infatti costituisce l’equivalente geometrico di quello che sul piano del simbolismo operativo è rappresentato dalla Cazzuola (v.). L’ipotenusa cementa le forze verticali (perpendicolare o filo a piombo v.) ed orizzontali (livella v.) espresse dai cateti, e le congiunge conseguendo in proiezione un valore simbolico pari alla somma dei singoli valori delle forze opposte" (v. The 47th problem of Euclid cheroished as a symbol, di J.O. Kimg). Il gioiello (v) dell’ex Maestro Venerabile evidenzia la raffigurazione della 47a Proposizione di E. come simbolo dell’unione tra la Fratellanza Muratoria (orizzontale) ed il culto della Divinità (verticale).

Eugubine, Tavole:  Nome (anche Iguvine) attribuito a nove tavole di bronzo scoperte nel 1444 nei sotterranei di un teatro romano a Gubbio (Eugubium), nell'Umbia. Alcune risalgono al V secolo a.C., mentre altre sono del I secolo a.C. Redatte nell'antica lingua umbra, vi è riportata la liturgia di una confraternita sacerdotale definita «Fratres Atiedii», relativa alla lustrazione (v.), al sacrificio di un cane alle divinità infernali, oltre alle modalità sacrificali a Giove, Vesuna e ad altre divinità. Secondo il «Dizionario d'antichità classica di Oxford, Vol. III, Ediz. Paoline, 1953», per i contenuti, per la loro ampiezza ed antichità, le tavole E. superano in importanza tutti gli altri documenti disponibili per lo studio delle antiche religioni italiche.

Eunomiani:  Setta eretica (v. Aeziani).  

Eutichianesimo:  Dottrina propagata dal monaco eretico greco Eutiche (378-454), dal greco Eutuchz, archimandrita di un convento di oltre 300 monaci, discepolo dell'antinestoriano Massimo del quale continuò la polemica cadendo però nell'eccesso contrario, in quanto arrivò a negare le due nature, divina ed umana, di Gesù Cristo (v. Monofisismo). Per opera di Eusebio di Dorileo venne condannato dal sinodo permanente di Costantinopoli (448). In seguito però, grazie all'appoggio dell'eunuco Crisafio, del quale era stato padrino e che dal 441 dirigeva gli affari dell'imperatore Teodosio II, ottenne la riabilitazione nel concilio di Efeso (450). Dopo il decesso di Teodosio e la conseguente destituzione di Crisofio, fu comunque definitivamente condannato per eresia dal IV concilio ecumenico di Calcedonia (451). Morì in esilio, e l'imperatore Marciano, successore di Teodosio, fece bruciare tutti i suoi scritti.

Evangelica, Unione:  Unione protestante fondata in Scozia nel 1843 dal pastore James Morrison, staccatosi dal Calvinisno (v.), in seguito a varie controversie sorte sulla predestinazione (v.) e sulla giustificazione per fede. I seguaci sono anche denominati Morrisoniani.

Evangeliche, Chiese:  Denominazione di alcune comunità protestanti (v. Chiese Evangeliche).

Evangelici:  Generalmente il termine designa quanti insegnano e professano il Vangelo. A partire dal XVI secolo vennero così definiti i seguaci della Riforma protestante (v.) che, tra l'altro, affermavano che il Vangelo costituisse l'unica norma a cui i Cristiani dovessero attenersi, respingendo la tradizione della Chiesa di Roma.

Evangelismo:  Termine coniato dagli storici P. Imbert de la Tour e H. Jedin per indicare i movimenti religiosi sorti nell'ambito cristiano durante il periodo preriformista. Questi tendevano a porre in primo piano i Vangeli, svalutando l'organizzazione ecclesiastica e la liturgia, esasperando il paolinismo, l'agostinismo e l'antiscolasticismo. Influenzato dall'umanesimo, in particolare erasmiano, e percorso dal Savonarola (v.) e dal neoplatonismo (v.) quattrocentesco, all'inizio del XVI secolo l'E. si diffuse in Italia, in Francia ed in Spagna. I suoi maggiori rappresentanti furono il vescovo Briçonnet a Meaux, lo spagnolo Juan de Valdés a Napoli, il cardinale G. Contarini a Venezia, P. Vermigli a Lucca, Vittorio Colonna a Roma, ed altri ancora. L'E. tentò invano di conciliarsi con le chiese riformate, come pure inutile risultò essere il Concilium de emendanda ecclesia (1537) organizzato da G. P Carafa (Paolo IV). Molti evangelisti, come B. Ochino, P. Vergerio ed il Vermigli, passarono allora al socinianesimo ed all'anabattismo (v.).

Evangelisti :  Termine con il quale vengono indicati gli autori dei quattro vangeli canonici, ovvero Marco, Matteo, Luca e Giovanni. · Marco (Giovanni Marco) era nativo di Gerusalemme, di famiglia agiata. La sua casa fu luogo di incontro dei primi cristiani, nonché rifugio per Pietro, fuggito dal carcere con l'aiuto di un angelo. Il suo vangelo viene considerato la catechesi orale di Pietro verso i romani. Nell'iconografia egli viene simbolicamente accostato al leone. · Matteo (Levi Matteo figlio di Alfeo) era originario di Cafarnao, di professione pubblicano od esattore di tasse, venne educato personalmente da Cristo. Il suo vangelo offre i cardini fondamentali della biografia di Gesù e della sua dottrina. Viene accostato al simbolo dell'animale con volto umano, oppure dell'angelo. · Luca era un medico nativo di Antiochia (Siria), molto amico di Paolo di Tarso. Il suo vangelo è evidente la larghezza di vedute riguardo all'universalità della redenzione ed all'amore di Dio per il genere umano. Nella sua prima parte primeggia la figura di Maria vergine, una conferma dell'ipotesi che avrebbe conosciuto personalmente la madre di Gesù. Nell'iconografia egli viene accostato ad un vitello. · Giovanni, il giovane prediletto da Gesù, era figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo il Maggiore, ed era stato discepolo di Giovanni Battista. Fu l'unico dei discepoli ad assistere, insieme a Maria, sul Calvario al decesso di Gesù, che prima di morire gli affidò la madre. Particolarmente difficile il suo vangelo, poiché l'essenza della dottrina annunciata va desunta non da frasi semplici ma dall'insieme di un discorso o dal modo d'agire di Gesù in una determinata circostanza. La tradizione ermetica lo considera depositario dell'Esoterismo (v.), ed è sulla prima pagina del suo vangelo che i Massoni aprono il Libro della Legge Sacra (v.), disponendovi sopra la squadra ed il compasso. Il suo simbolo iconobrafico è l'aquila. Dal V secolo in poi gli E. sono rappresentati in forma umana, seduti ad uno scrittoio od in piedi, spesso accompagnati dai loro simboli, come nei mosaici di san Vitale a Ravenna e nei codici miniati.

Evangelo:  Termine derivato dal greco avente il significato di «buona novella», indicante sia l'annunzio della redenzione e dell'avvento di Dio portato agli uomini da Gesù, sia le relazioni sulla vita e le opere di Gesù scritte ed ordinate da Marco, Matteo, Luca e Giovanni. I primi tre scrissero i loro Vangeli tra il 60 ed il 70 d.C., e sono considerati di importanza storica, mentre San Giovanni redasse il proprio (in greco) intorno all'anno 100. Quest'ultimo, non certo privo di riferimenti storici, è l'espressione della catechesi dell'apostolo che, accogliendo dalla speculazione filosofica greca il principio del Logos, identifica questo con Cristo quale verbo incarnato. Matteo scrisse in lingua aramica per coloro che abbandonavano il Giudaismo; Marco, discepolo di Pietro, scrisse in lingua greca per i pagani convertiti; Luca, discepolo di Paolo, scrisse pure in greco. Questi tre primi Vangeli sono detti sinottici, perché per le loro numerose rassomiglianze, si usava scriverli su tre colonne affiancate, in modo che con un solo sguardo (sinossi) si poteva rilevare la loro uniformità. Lo stesso Luca asserisce che già ai suoi tempi esistevano molti Vangeli scritti. Di questi la Chiesa accettò soltanto i quattro citati, giudicandoli ispirati dallo Spirito Santo, definiti libri canonici, ovvero riconosciuti. Essi furono considerati documenti che la tradizione ha trasmesso, e che la Chiesa presenta come la sola raccolta autorizzata degli Atti e delle parole di Gesù Cristo.

Evangelo Eterno:  Espressione impiegata da Origene (185-253, v.), uno dei fondatori della teologia cristiana, che tentò di armonizzare il pensiero cristiano con quello filosofico greco, allo scopo di indicare le «rivelazioni di Verità» che Dio manifesta agli Iniziati ed ai grandi sapienti d'ogni tempo, onde correggere, modificare ed arricchire la Rivelazione storica. Gioacchino da Fiore (v. Gioachimiti) parla diffusamente dell'E. a proposito di una prodigiosa palingenesi (v.) dalla quale dovrà emergere un'altra Chiesa: «Allora lo spirito Santo, insegnandoci ogni Verità, ci farà desiderare il giorno definitivo dell'ingresso nella Gloria. È quello che Giovanni nella sua Apocalisse chiama il Vangelo Eterno». Ciò avverrà nella terza età, posta appunto sotto l'E. Questa non sarà più l'età dei martiri, ma l'era degli spiriti contemplativi; non vi saranno più sacerdoti, perché la loro funzione sarà conclusa; i Sacramenti diverranno totalmente spirituali, la Chiesa non navigherà più su due barche: quella di Pietro e quella di Giovanni, poiché al tempo di Pietro succederà quello di Giovanni. Secondo H. De Lubac (La posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, Vol. II, Ediz. Jaca Book, 1983), «Una simile esegesi sarebbe sembrata blasfema ad Origene, ad Agostino, ed anche a Bernardo, poiché in effetti implica un superamento della Chiesa del Cristo attraverso un tracrollo delle sue strutture presenti, tanto istituzionali che mentali».

Evemerismo:  Concezione allegorica della mitologia (v.) che, contro la tradizione, tentava di dimostrare che gli dei altro non erano che uomini importanti, come re e grandi personalità, autori di grandi gesta eroiche, divinizzati dal popolo. Il nome deriva da Evemero di Messene (v.). L'E. si diffuse a Roma presso il circolo degli Scipioni, diventando poi una credenza comune, di cui si servirono anche i Padri della Chiesa.

Eventi: Gli eventi rappresentano le occasioni di incontro fra la nostra realtà interiore ed altre realtà a noi esterne. Sono proprio tali incontri che possono dare origine a prese di coscienza della natura delle realtà che si incontrano, proponendoci punti di vista che possono arricchire profondamente la nostra interiorità. Tutta la vita è un continuo susseguirsi di eventi, che possono avvenire sia nella sfera dell'Immanenza che in quella della Trascendenza. L'occhio accorto di chi sa scrutare nell'interiorità riesce spesso a cogliere significati che altrimenti andrebbero perduti in una visione superficiale. Gli eventi vedono anche la nostra partecipazione in ruoli diversi. Si possono subire passivamente gli eventi, ma è anche possibile essere attori, nel limite delle nostre capacità e responsabilità. Di solito gli esseri umani classificano gli eventi come favorevoli o sfavorevoli. L'Iniziato è consapevole dell'assenza assoluta del caso, per cui ogni evento che lo coinvolge viene da lui considerato positivo e costruttivo per l'evoluzione, ed è individuabile come tale unicamente attraverso l'oculato esercizio del Libero Arbitrio. La ricerca interiore porta alla conoscenza dei mezzi che consentono di andare, con spirito sacrale, ben al di là delle apparenze, superando sia le grandi mistificazioni delle ansie che quelle molto più insidiose dei vanagloriosi trionfi. Y (E. interiori) Il punto di vista della conoscenza di tipo esistenziale, prende in considerazione l'evento come occasione di incontro fra due realtà, quella interiore o Microcosmo e quella esteriore o Macrocosmo. Normalmente gli eventi sono legati al Divenire. Per questo motivo si tende implicitamente a dare un peso all'aspetto temporale delle esperienze vissute. Esistono però anche altri eventi, di natura molto più sfuggente, come le Intuizioni, che non sembrano appartenere al Divenire. Tali eventi, che per semplicità possono essere definiti interiori, si manifestano al Microcosmo, ma non sembrano provenire dal Macrocosmo. Ogni Evento interiore genera comunque una trasformazione permanente, che l'Alchimia definisce Trasmutazione (v.).

Evocazione: Antica funzione religiosa nel corso della quale si invocavano gli dei e le anime dei defunti. A Roma veniva anche così definito il richiamo in servizio dei militari veterani già posti in congedo per raggiunti limiti d'età. Con questo termine la parapsicologia intende l'operazione di chiamata dello spirito di un defunto per la sua partecipazione ad un'assemblea medianica. Viene effettuata attraverso la mediazione di un medium, talvolta in stato di trance, nel corso di una riunione cui partecipano più persone. Tale tipo di riunione è definita seduta spiritica, che i seguaci dello spiritismo (v.) considerano essenziale mezzo di ricerca spirituale. Dai più viene praticato per pura curiosità, con risultati decisamente scadenti se non deleteri. Importante notare che gli studiosi della materia considerano anche E. il richiamo esercitato dai viventi mediante il dolore manifestato per la dipartita di un parente o di un amico con pianti, lacrime e recriminazioni. Lo spirito del defunto (il suo corpo astrale o quello eterico) sarebbe di norma coinvolto, nella particolare dimensione in cui si trova, in operazioni connesse con la liberatoria presa di coscienza delle cause e degli effetti (v. Karman) scatenati nel corso della sua ultima esistenza terrena. Essendo del tutto spoglio dell'egoismo caratteristico d'ogni mortale, viene letteralmente strappato alla sua occupazione e trascinato nella dimensione fisica. Qui è costretto a sostare presso l'evocatore più o meno volontario, per consolarlo, assisterlo ed aiutarlo in ogni modo. È per questa ragione che gli esperti raccomandano caldamente di non piangere i propri morti, considerando tale manifestazione del dolore come pura esasperazione dell'enorme egoismo umano. "Se si ama veramente quella persona che ci ha lasciati, è contraddittorio arrecarle tale grave danno approfittando, anche se inconsciamente, del suo spontaneo altruismo". La cosiddetta comunicazione telepatica spiega eventuali messaggi ricevuti dal defunto (o da altra entità) attraverso il medium, direttamente (tabellone, telescrittura o vocale) oppure con l'ausilio di mezzi elettronici, come radio, registratore e televisione.

-Evola Julius: Scrittore italiano (1898-1974), nato a Roma da una famiglia della nobiltà siciliana; da giovane si impegnò nella produzione artistica, componendo poesie dadaiste e dipingendo quadri astratti. Intorno ai venticinque anni abbandonò l’arte per dedicarsi esclusivamente alla filosofia. Dopo aver partecipato intorno al 1920 ai movimenti d’avanguardia, si accostò sempre più a posizioni antiprogressiste e razziste, diventandone, con un’intensa attività di poligrafo, uno dei maggiori esponenti. Si occupò con enorme zelo della tradizione massonica, all’interno del panorama culturale fascista, diventando caposcuola di quella che è stata impropriamente definita mistica fascista. Tra il 1927 ed il 1929 diresse il "Gruppo di Ur", un cenacolo di studi esoterici che si espresse pubblicamente attraverso la rivista "Ur". I risultati delle ricerche portate avanti dal gruppo vennero raccolti in tre volumi, pubblicati per la prima volta nel 1929 con il titolo "Introduzione alla magia quale scienza dell’Io", poi ripubblicati nel 1971 dalle ediz. Mediterranee con il titolo abbreviato di "Introduzione alla Magia". Nel 1928, in un’appendice del volume Imperialismo pagano, E. chiariva che il suo ideale neo-romano ed anticattolico non s’identificava affatto con l’anticlericalismo massonico italiano, ma rivendicava invece alla Massoneria delle origini il carattere di istituzione iniziatica degna del massimo rispetto: Attribuiva ai Gesuiti la responsabilità della grossolana antimassoneria, asserendo che "l’accusa di società segreta ed internazionale, lanciata contro la Massoneria, rimbalza almeno con ugual forza contro chi ha principalmente aizzato il fascismo contro la Massoneria, e cioè contro l’anzidetta Compagnia di Gesù". Nel 1939 E., accompagnato dalla guida alpina Eugenio David, affronta la scalata della parete settentrionale del Lyskam orientale, intendendo l’alpinismo come pratica ascetica ed esercizio spirituale. In quegli anni, operando sotto l’influenza di René Guenon (v.), pubblicò La Tradizione ermetica (1931) e "Rivolta contro il mondo moderno" (1934), due opere importanti da cui risalta un’appassionata e convinta difesa della tradizione. Comparvero inoltre dieci numeri della sua rivista "La Torre", in cui, oltre ad interventi diretti sulla critica della società contemporanea, continuò a dimostrare un’ampia ed approfondita conoscenza della Dottrina Segreta. Sul piano politico dichiarò di non essere né fascista né antifascista, e di porsi come fine primario la rinascita del movimento ghibellino, difensore dei diritti dell’Impero in contrapposizione agli interessi della Chiesa. Nel 1945, durante il conflitto mondiale, rimase paralizzato alle gambe per una grave ferita riportata a Vienna nel corso di un bombardamento. Nonostante la forzata immobilità, .pubblicò numerose altre opere che denotano l’alto livello raggiunto sul piano dell’iniziazione superiore. Nel 1958 fu la volta del volume la Metafisica del sesso, in cui, collegandosi con la tradizione magico-sessuale, indicò nella pratica sessuale una tecnica iniziatica volta a potenziare le capacità individuali ed a realizzare esperienze estatiche straordinarie. Del 1961 è Cavalcare la tigre, e del 1963 la sua autobiografia iniziatica, Il cammino del cinabro. Tra le sue numerose opere precedenti, hanno avuto grande diffusione: Lo Yoga della potenza, un interessante saggio sullo yoga tantrico del sesso; Il mistero del Graal (1951), in cui l’autore, precisando il senso del mistero del Graal, illustra con dovizia di dati il carattere mistico ed iniziatico della sacra coppa; Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, un’opera di grande prestigio che indica all’uomo d’oggi la via da seguire nella ricerca della Verità soprannaturale. Altre sue opere da ricordare sono Il mito del sangue (1937), Scritti sulla Massoneria (1955), Il fascismo (1964) e L’arco e la clava (1968). Alla sua morte, seconda la volontà da lui espressa, il suo corpo fu cremato nel cimitero di Spoleto e, successivamente, l’urna contenente le sue ceneri venne lanciata in un crepaccio del ghiacciaio del Monte Rosa.

Evoluzione: Lenta trasformazione nel tempo sia di organismi viventi da semplici a complessi (Darwin), sia del comportamento e della stessa coscienza, quale conseguenza dell'accumulo delle conoscenze acquisite attraverso le diverse esperienze vissute. Y (Parapsicologia) L'E. consiste nell'arricchimento progressivo della coscienza umana, acquisito attraverso le successive reincarnazioni (v.). L'essere umano vive ed opera continuamente delle scelte, e la sua natura imperfetta lo porta ad inevitabilmente commettere errori. Questi possono essere riconosciuti nel corso dell'esistenza in cui sono stati commessi, e quindi vanno subito ad arricchire la coscienza individuale, impedendone subito la ripetizione. Tale arricchimento ha comunque luogo dopo il decesso, in quanto ognuno, pervenuto nel mondo etereo, visiona in ogni dettaglio le esperienze vissute, capisce ed infine comprende, facendo letteralmente tesoro della lezione acquisita. In sintesi, se si è ucciso o rubato, sarà impossibile commettere lo stesso errore nell'esperienza di vita successiva, poiché interverrà la coscienza ad impedirlo. Ovviamente si sbaglierà ancora, ma in campi diversi, sempre con successivi arricchimenti. Di esistenza in esistenza, ogni individuò avrà così modo di avvicinarsi progressivamente ad una condizione di effettiva alla perfezione. In questo stato non commetterà più errori, non originerà ulteriori cause né al prossimo né a sé stesso, ed avrà così ultimato il ciclo delle morti rinascite, avendo totalmente dissolto il proprio karman (v.). Y (G.O.I.) Nella nostra vita ci accompagnano, a livello implicito, quasi di postulato, due diverse sensazioni. La prima ci fa percepire la vita come un cammino da percorrere, mentre la seconda ci presenta la vita stessa come una continua E., talvolta vissuta attivamente ma anche subita passivamente. Ci si ritrova alla presenza di proposte implicite, che essendo comuni a tutti, risultano persuasive dell'esistenza di una realtà oggettiva non definibile, in cui si vive pervasi da un senso di speranza, anch'esso indefinibile. Le sensazioni che si provano, dovrebbero spingerci a considerare con attenzione la rete di correlazioni che si accompagnano ai significati impliciti che possiamo percepire, ammesso che si sia in condizione di prestare davvero ascolto ai messaggi interiori. Si può essere consapevoli che i concetti di E., di speranza, di significato, di cammino, di ispirazione e di attrazione verso l'inconoscibile abbiano molteplici aspetti in comune. Anziché di concetti sarebbe però più corretto ed opportuno parlare di modi di essere. Se veramente si riconosce la presenza macroscopicamente oggettiva di tali correlazioni, è inevitabile la conseguente intuizione di un'effettiva, reale possibilità di E. interiore, che consente una migliore presa di coscienza delle sensazioni più sfuggenti.

Evoluzionismo: Concezione filosofica e scientifica secondo la quale l’universo, la natura e la vita, in tutte le loro manifestazioni, sono il risultato di uno sviluppo progressivo. Affermatasi nell’atmosfera positivistica della seconda metà dell’Ottocento, tale concezione suscitò ovunque una polemica di rilevanti proporzioni, in quanto si opponeva radicalmente al concetto di creazione ex nibilo ed al conseguente concetto di separazione tra le diverse forme o specie esistenti, vale a dire ad un patrimonio di idee solidificatesi lungo tutta la tradizione cristiana. Tuttavia già in precedenza, nel pensiero antico, si erano sviluppate ipotesi diverse di spiegazione del mondo sulla base dell’evoluzione: sono rintracciabili nel pensiero orientale indiano ed anche in quello greco. La speculazione occidentale fu avviata dal filosofo Talete, che già pensava che tutta la vita avesse avuto origine dall’acqua. Come teoria scientifica, prima di Darwin, va ricordata l’ipotesi di Kant e Laplace della nascita dell’universo da una nebulosa primitiva, dal cui moto si sarebbero formati successivamente i sistemi stellari, poi i singoli corpi celesti, ed infine i vari pianeti tra cui la terra. Secondo Kant l’intervento divino era limitato al primo impulso impresso alla nebulosa originaria (Storia universale e teoria dei cieli, del 1755). Lo stesso Kant accennò più tardi ad una visione dinamica della natura, sviluppata poi dall’idealista Schelling, in un sistema in cui la natura stessa era vista come tensione continua verso forme superiori, fino alla coscienza ed allo spirito. Nel 1815-22 Lamarck scrisse una Histoire des animaux sans vertébre, in cui sosteneva che tutte le specie derivano da un’unica antica specie originaria sottoposta ad incessanti variazioni in corrispondenza al mutare delle condizioni ambientali, variazioni che portavano alla trasformazione degli organi ed alla trasmissione dei caratteri ereditari. L’ipotesi venne subito sviluppata da Saint-Hilaire (Philosophie anatomique, 1818), che evidenziò attraverso lo studio degli organi analoghi l’unità dei vertebrati e l’analogia degli invertebrati, mentre Cuvier vi si oppose, sostenendo l’idea di cataclismi naturali che avrebbero condotto alla scomparsa di alcune specie ed alla comparsa di nuove. Comunque fu Darwin, nel suo capolavoro On the origin of species (L’origine delle specie, 1859) a dare piena conferma alla teoria dell’evoluzione della specie, che basò sulla legge della selezione naturale, cioè sulla sopravvivenza di quei gruppi di individui in grado di adattarsi all’ambiente (e quindi di modificarsi) e di vincere la lotta per la vita. In definitiva Darwin affermava che tra l’animale e l’uomo vi è soltanto una differenza quantitativa e di grado. Queste deduzioni sollevarono enormi discussioni e violentissime critiche da parte degli ambienti ecclesiastici, tanto che la Chiesa manterrà la sua opposizione all’E. fino all’enciclica De nonnullis falsis opinionibus del 1950. Le caratteristiche filosofiche fondamentali dell’E. elaborate da Spencer nel 1860, vedono alla base di ogni sviluppo dei principi universali, come l’indistruttibilità della materia, la continuità del movimento e la persistenza della forza, principi sintetizzati nell’unica legge della ridistribuzione continua della materia e del movimento. Secondo la legge dell’E. si scandisce il processo di sviluppo di tutte le cose come passaggio da una fase di omogeneità indefinita ed incoerente ad una fase di eterogeneità definita e coerente: tanto il piano cosmologico, come quello naturale, come quello umano, sia in senso psichico che sociale, seguono il procedimento della progressiva complicazione e specificazione. Sul piano sociale Spencer parlò in seguito di un’E. nel militarismo, nell’industrialismo, nell’etica dell’altruismo e nella libera e spontanea attività, così introducendo una componente ottimistica decisamente assente nelle prospettive darwiniane. L’altruismo ed il dovere verrebbero appresi dall’umanità per trasmissione ereditaria, e sarebbero perciò irreversibili. Il neodarwinismo negherà poi ogni efficacia all’azione degli agenti esterni, e tende a limitare il meccanismo dell’E. alla selezione delle cellule germinali, ovvero alla selezione che agisce sulle fortuite variazioni naturali del plasma germinale, ed in particolare della cromatina del nucleo. Proprio in quella direzione, sulla base di rigorosi e sorprendenti risultati scientifici ottenuti alcuni decenni dopo dalla genetica, potranno essere superate le difficoltà legate al problema dall’origine delle trasformazioni spontanee. Nel frattempo il successo in sede scientifica del criterio evolutivo portò ad una divulgazione del concetto nel campo filosofico e culturale, come bandiera d’una visione laica e materialista del mondo. L’italiano Ardigò si spinse a tentare una reinterpretazione dell’E. in termini psicologici, fissando la legge del passaggio dall’indistinto al distinto, dalla sensazione alla conoscenza, come legge valida per tutta la natura. Dall’inizio del XX secolo l’E. organica è comunque un’acquisizione sicura per la biologia. Un ruolo fondamentale per la chiarificazione delle trasformazioni evolutive fu svolto dalla genetica, ovvero dallo studio della variabilità degli organismi e della trasmissione dei caratteri ereditari. Per il mutazionismo tra i fattori di evoluzione accertati vi è innanzitutto la selezione naturale, ed inoltre meccanismi come la deriva genica, studiati dalla genetica delle popolazioni, ed in grado di spiegare le differenze razziali in seno ad una specie (macroevoluzione) e la costituzione di specie a partire dalle razze (microevoluzione). È così che, attraverso il mutazionismo, la genetica moderna ritorna a Darwin: per il concorso di agenti casuali si sono formati i primi organismi, alcuni dei quali per mutazione casuale hanno acquistato nuovi caratteri utili, venendo a trovarsi in condizioni vantaggiose rispetto a quelli rimasti invariati e che vengono eliminati dalla presenza di una sempre più numerosa prole di individui più adattati e quindi favoriti dalla selezione naturale. Nel 1913 il Plate definisce ortoselezione l’azione selettiva promossa in natura dallo sviluppo di serie organiche dotate di caratteri adattativi. Nel 1920 lo zoologo Osborn introduce il concetto di radiazione adattativa, per cui nei gruppi animali si manifestano variazioni che portano al differenziarsi di forme adattate a particolari ambienti e generi di vita. Le nuove specie si sono così irradiate da un unico ceppo. I problemi sollevati dall’E. classico di Darwin sono stati affrontati da diversi punti di vista: la teoria sintetica, l’E. eclettico, l’ipotesi dei fattori interni (ologenesi), l’E. finalistico e l’E. teistico.

Exequatur:  Termine latino dal significato di «si eseguisca», impiegato fin dal XV secolo per indicare l'autorizzazione concessa dal governo italiano agli Atti ecclesiastici emessi dalla Santa Sede, considerata Stato estero, che potevano avere funzioni civili, quali il conferimento di benefici o le scomuniche. In Italia l'E. venne limitato dalla legge delle Guarentigie del 1871, ed abolito l'11 febbraio 1929 con i Patti Lateranensi. E. erano anche detti l'atto che autorizzava il console di uno Stato straniero ad esercitare le proprie funzioni, ed il permesso concesso ad un vescovo di esercitare il suo sacro mandato (v. anche Placet).

Exoterismo:  Termine sinonimo di Essoterismo (v.).

Extraterrestri e Chiesa: Secondo quanto affermato il 24.11.1986 da Padre Balducci, teologo spesso alla ribalta di trasmissioni televisive particolari, nella fattispecie Italia Misteriosa, "È verosimile che ci siano altri esseri, ciò non è molto strano, perché tra la natura umana e la natura angelica, di cui abbiamo la certezza teologica, c’è un divario troppo grande. E tra quest’uomo, nel quale lo spirito è subordinato tanto alla materia, e gli Angeli che sono solo spirito, è verosimile che esistono degli esseri che hanno lo spirito molto meno di materia e di corpo di quello che abbiamo noi. Potrebbero essere quelli che chiamiamo Ufo, queste persone che apparirebbero con questi carri, e che abbiano anche non solo una scienza, ma una capacità naturale superiore alla nostra". Trattasi di un concetto decisamente aperto, confermato da quanto dichiarato l’8.10.1995 nel corso di una conversazione con il giornalista RAI Bruno Bonici durante la trasmissione "Speciale TG1". D.: Padre Balducci, allora, lei che cosa risponderebbe a quanti sostengono che gli alieni sono già fra di noi? R.: "Non si può più pensare... è vero, non è vero, sono veri o sono falsità, ci si crede o non ci si crede, no! Oramai ci sono varie considerazioni che "fanno dire con certezza che l'esistenza di questi esseri c'è. Non si può più dubitare". Magari si potrà dire che su cento fenomeni ce ne saranno... anche se si dicesse 99 non veri e 1 vero, c’è quell’1 che dice che certi fenomeni esistono. Quindi, questo è il primo problema, non è più... non rientra più nell’ambito della prudenza umana... dubitare... perché... la prudenza dice di essere prudenti, ma non di negare. Ed ancora; D.:Con quali conseguenze sotto il profilo della religione, della filosofia. R.: "Non ci sono nessune con... non c’è alcuna conseguenza negativa... tutto è contemplato, mica il Signore ci ha rivelato tutto, e quindi si può pensare benissimo, anche la stessa redenzione umana, Cristo rimane sempre il centro dell’Universo, ma nell’Universo ci sono... c’è tutto... quello... non solo il mondo, ma ci sono le migliaia di stelle, le migliaia di galassie, e ci sono... non voglio adesso dire numeri, ma indubbiamente si può pensare e ragionevolmente a questo punto... ed entriamo qui nella seconda questione, come si spiegano, ...alla esistenza di altri mondi abitati, in che maniera abitati, da chi abitati? Vede noi... c’è un detto che risale ancora a secoli, secoli fa: "Natura non facit saltus" eh... "la Natura non fa salti" cioè... no... c’è il regno vegetale, il regno animale, il regno umano... e il regno angelico, le uniche cose, quattro regni che conosciamo. Tre sono naturali e li vediamo. Tra l’uomo, l’essere umano e l’angelo, eh... c’è un salto un po’ grosso da fare. Ecco perché già con questo argomento della convenienza, che è illustrato molto bene da San Tommaso, uno dei più grandi teologi, è probabile, è verosimile, ecco... più che altro... che tra l’uomo, che ha già uno spirito, in sé, ma povero spirito... è soggetto alla materia in una maniera incredibile, basta alla sera, uno sente il bisogno di andare a letto, mentre l’anima non ha bisogno di dormire. Basta una piccola malattia... ba... insomma, è talmente imprigionato, e l’angelo che è solo spirito, è verosimile che ci siano altri esseri, i quali abbiano un’anima, diciamo così, che è meno legata, meno subordinata al corpo e un’anima di questo genere è ovvio che può compiere progressi che noi, per quanto ne facciamo tanti in questi ultimi decenni, non siamo in grado di compiere".

Extraterrestri ed Eldorado: Il libro di Raymond Bernard "Il Grande Ignoto" descrive un mondo interno al pianeta Terra. Egli afferma che "È vero, certo e verissimo, che sotto la crosta del pianeta esistono due grandi continenti: Agarthi (v.) ed Eldorado (v.). L’entrata principale del continente Agarthi si trova al polo Nord, mentre quella del continente Eldorado si trova al polo Sud. Il contrammiraglio statunitense R. E. Byrd, che con il suo aereo si inoltrò per ben 1700 miglia dentro lo spazio cavo del pianeta, l’ha confermato ormai da vari decenni. .Questi due continenti sarebbero intercomunicanti attraverso tunnels sotterranei, percorsi da mezzi scientificamente e tecnologicamente perfetti. Non è esatto quando si afferma che i loro abitanti sono semplicemente dei terrestri sopravvissuti del continente Mu e del continente Atlantide. È vero, invece, che esiste una numerosissima colonia sorretta ed istruita da esseri provenienti da altre costellazioni, dotati di caratteristiche dimensionali diverse da quelle a noi conosciute. I prodigiosi mezzi che questa colonia possiede, sia in campo aerospaziale che in quello tecnico­scientifico, riguardante l’energia magnetica e quant’altro la colonia sfrutta per un’esistenza sana, prosperosa e felice, sono stati concessi dagli Ingegneri della Genetica Astrale, dai figli dell’Imponderabile, creatori della forma e della sostanza, da coloro che hanno fatto l’uomo a loro immagine e somiglianza. I dischi volanti (tracciatori magnetici) non sono frutto dell’ingegneria degli Atlantidei o di altre comunità terrestri. Le superiori capacità psicofisiche che questi coloni sotterranei possiedono, sono il frutto degli insegnamenti ricevuti dagli astrali. È vero altresì che per questi personaggi dalle capacità multidimensionali e mutanti, non esistono né tempo né spazio, come non esistono difficoltà di sorta per spostarsi, istantaneamente, da un punto all’altro dell’Universo. Sono questi Signori che tutelano quel Paradiso nascosto mai perduto. Sono questi Signori che potrebbero da un momento all’altro, decidere la Renovatio e riportare in superficie il Paradiso nascosto, con tutto ciò che esso contiene. Essi usano un materiale sconosciuto sulla terra, denominato "Diamantite" la più diffusa materia prima che gli Extraterrestri usano per la costruzione di edifici e di mezzi di locomozione. L’uso di questa materia, oltre ad essere benefico, possiede caratteristiche di eccezionale sicurezza e di prodigiose capacità cosmodinamiche. Le isole spaziali sono, in gran parte, costruite con questo fantascientifico cristallo portante capacità coesili modificabili e dinamismi di eccezionale potenza. Il processo per produrre questo prestigioso materiale non è tanto diverso da quello che produce, naturalmente, il diamante. La differenza sostanziale sta nel fatto che la Diamantite possiede dinamismi particolari e tali da assicurare specifiche esigenze spaziali e dimensionali. Gli edifici di "Eldorado" sono costruiti con questo particolare materiale e non solo gli edifici. Eldorado, pur restando fino ad oggi il miraggio e il sogno inappagato di numerosi esploratori, non è sorta dalla fervida immaginazione di qualche sognatore, non è frutto di fantasia, non è mito né simbolismo: Eldorado esiste realmente, quale fantascientifica città sotterranea, forgiata in oro purissimo, costruita ancora molto tempo prima della scomparsa di Atlantide, prima ancora che gli abitanti di quel continente degenerassero usando scienza e mezzi ricevuti dai Confederati Intergalattici, Signori della Luce, dalle caratteristiche multidimensionali. La loro base operativa si trovava nell’isola di Poseidonia, organizzata allo scopo di istruire gli Atlantidi sulla Legge Cosmica e per realizzare i presupposti ideali al fine di integrare il pianeta Terra nella Confederazione interplanetaria. La loro progressiva degenerazione impedì tale progetto. Alcuni Atlantidi realizzati, non contaminati cioè dalla degenerazione, furono, per loro scelta, destinati a popolare l’Eldorado. Ad altri, non sufficientemente idonei, fu concesso di emigrare, prima che si verificasse il cataclisma, in Oriente ed in Occidente (America Centrale, Africa Orientale, Egitto, Mesopotamia). Attualmente, in Eldorado esistono una feconda collaborazione ed una imponente attività, al fine di salvare il pianeta terra da una catastrofe nucleare. La "Città d’Oro" è una parte di quel Paradiso Terrestre, altro mitico luogo di biblica memoria, perduto dall’umanità, ed ha vita propria, indipendente dalla vita di superficie, alimentata dall’energia di un Sole centrale artificiale emanante luce dorata; essa si trova nel cuore del pianeta, con una ricca e lussureggiante vegetazione, con laghi e fiumi di acqua cristallina purissima, con animali mansueti e servizievoli, con edifici confortevoli tutelati da fantascientifiche strutture di sicurezza contro eventuali atti vandalici dei terrestri, e istruiti da dinamismi particolari. Tuttavia Eldorado non è totalmente isolata dal resto del pianeta; essa ha numerose vie di comunicazione, lunghi e comodissimi tunnel che consentono ai sofisticatissimi mezzi, di cui la Città d’Oro dispone, di raggiungere la superficie. Le principali uscite, le più comunemente utilizzate dai suoi abitanti per le loro missioni, sono i due Poli. Altre uscite secondarie esistono in molti punti della Terra, fra le quali le più attive si trovano nel Triangolo delle Bermude e nel Lago Titicaca in Perù. In Eldorado esiste pure un cosmoporto capace di accogliere numerose navi spaziali provenienti dagli spazi esterni. Alcuni esploratori del nostro tempo, avventuratisi nelle immense distese di ghiaccio dell’Artico e dell’Antartico, alla ricerca forse del punto focale dei Poli, narrarono di essersi imbattuti in una popolazione di giganti e di essersi addentrati in zone ricche di una vegetazione lussureggiante non certo polare, illuminate da una fulgida luce dorata proveniente da una fonte per loro sconosciuta e accarezzate da un clima mitissimo di eterna primavera. Naturalmente i loro racconti furono presi per fantasie o allucinazioni. Ma non sono poche le testimonianze di alcune popolazioni dell’Artico, le quali spesso narrano di vedere enormi astronavi uscire ed entrare in località misteriose di cui non trovano traccia mentre le popolazioni peruviane delle zone andine narrano di incontrarsi periodicamente, da tempo immemorabile, con i Signori della Luce, di dialogare con essi chiamandoli Grandi Padri, di riceverli come ospiti di riguardo e soprattutto di sapere chi sono e da dove vengono. Si è parlato più e più volte di "uomini­dèi", di discendenti delle razze del passato, di istruttori dell’umanità presenti in incognita sulla Terra. Grazie alle rivelazioni di questi inviati speciali, istruttori del mondo, sappiamo che il popolo di Eldorado è composto, in maggioranza, di terrestri accuratamente scelti, viventi in fraterna comunione con abitanti di altri pianeti facenti parte della confederazione. Le coordinazioni di tutte le strutture sociali sono affidate a scienziati, fra i quali figurano l’eminente fisico Ettore Majorana ed altri suoi colleghi, scomparsi misteriosamente dalla superficie della Terra. Con essi operano altri scienziati della confederazione, ai quali in futuro sarà affidato il compito di dirigere e reggere l’evoluzione scientifica del pianeta. Il popolo della Città d’Oro, oltre a godere dell’incondizionata libertà di travalicare tempo e spazio, gode anche del privilegio di trasmettere un particolare codice genetico (DNA) ai nascituri, i quali conservano l’incorruttibilità. In casi eccezionali, o quando determinati programmi lo esigono, alcuni di essi possono venire in superficie, confondersi con gli uomini della Terra rendendosi irriconoscibili, vivere le loro abitudini, scegliere una donna vagliata a priori e particolarmente predisposta, e fecondarla al fine di immettere nell’ambiente esseri portanti la loro genetica evolutiva. Tale processo avviene in cicli particolarmente importanti che riguardano l’evoluzione dell’umanità, e questa fecondazione è ormai in atto da diversi anni. In questo scorcio di secolo sono state attuate molte manipolazioni genetiche di notevole interesse in alcuni nascituri. Ma di questo argomento per ora preferisco non parlare. Posso però dire che vi sono interventi diretti e interventi indiretti; i primi sono interventi attuati direttamente dal popolo di Eldorado, gli altri sono interventi attuati tramite soggetti maschili terrestri idonei a trasmettere il seme della superiore genetica. Gli interventi indiretti, però possono fallire. I reggitori di quest’opera cosmica sono gli Elohim, potenze creanti di forma e sostanza, padroni della luce e portatori dell’Intelligenza Onnicreante. Sono questi Archetipi le guide della Confederazione Intergalattica. La loro natura è astrale e possiedono capacità multidimensionali. Vivono negli astri, ma se vogliono, possono istruirsi un corpo fisico poiché, come già detto, sono creatori di forma e sostanza. Nella Città d’Oro non esistono né templi né chiese, non si officiano riti né si seguono culti, poiché la legge, la religione del popolo di Eldorado è: "Ama il prossimo tuo come te stesso". La giustizia, la pace, l’amore e la fratellanza sono virtù impresse nel profondo del cuore di ogni suo abitante. Eldorado, in un futuro ormai prossimo, riemergerà dal cuore del pianeta per accogliere il nuovo popolo e la nuova civiltà, mentre le terre dell’attuale civiltà terrestre conosceranno le profondità degli abissi nel ciclico alternarsi della legge di flusso e riflusso, quale purificazione e renovatio di ogni cosa.

Extraterrestri nella Bibbia: La Bibbia fornisce ai seguaci dell'ipotesi extraterrestre una vastissima serie di prove: c'è chi ha attribuito all'intervento alieno l'episodio in cui Giosuè ha fermato il Sole, o quello in cui ha abbattuto grazie a una tromba le mura di Gerico; chi ritiene che l'Arca dell'Alleanza sia un manufatto alieno; chi ancora che gli angeli siano piloti di astronavi. Insomma, tutti gli eventi straordinari dell'Antico Testamento accettabili solo grazie alla fede in Dio, sono stati rispiegati con l'aiuto di un'altra fede: quella nell'esistenza di alieni particolarmente interessati al destino dei nostri antenati. 1) gli Elohim: la dizione al plurale del nome di Dio (nella Genesi si chiama sia Elohim, che significa dei; sia Yahwèh al singolare) è giustificata dal fatto che gli Elohim erano un gruppo di extraterrestri i quali costruirono l'uomo per mezzo di elaborate operazioni biogenetiche. 2) Ezechiele: la visione del Carro di fuoco di Ezechiele non rappresentava un angelo, bensì un disco volante completo di propulsori a forma di ruota. 3) Sodoma: la distruzione di Sodoma e Gomorra sarebbe stata causata da un’esplosione atomica scatenata dagli extraterrestri. Lo prova il fatto che la moglie di Lot, voltatasi a osservarne il bagliore, si sia trasformata in una statua di sale, ovvero sia stata calcificata dal calore. 4) Passaggio del Mar Rosso: Mosè aprì le acque del Mar Rosso con l'aiuto di forze amiche extraterrestri. 5) La manna, con cui si nutrirono gli Ebrei fuggiaschi, altro non era che un deposito (evidentemente commestibile) lasciato dalla combustione dei motori delle astronavi aliene. Oltre alla testimonianza offerta da Ezechiele riguardo ai dischi volanti, la Bibbia parla talvolta di Turbi, Carri e Nuvole. Nell’Esodo (13, 21) si parla di Nuvola di giorno e Colonna di Fuoco di notte, mentre (al passo 24, 15) rivela che Mosé salì al monte, e la Nuvola lo coprì, mentre al Vers. 18 Mosé entrò nel mezzo della Nuvola e salì al monte, ove dimorò quaranta giorni e quaranta notti. Nei Numeri 9, 22, "per quanto la Nuvola continuava a stanziare in sul Tabernacolo, o fossero due dì o un mese o un anno, tanto se ne stavano i figli di Israele accampati, e non si muovevano se non quando la Nuvola si alzava". In Giobbe, 28, 1, "Allora il Signore rispose a Giobbe da un Turbo". Nel II libro dei Re, 2, 11 "or avvenne che, mentre essi camminavano e parlavano insieme, ecco un Carro di Fuoco, e dei Cavalli di Fuoco, che li partirono l’un l’altro, ed Elia salì al cielo in un Turbo" Infine anche nel Nuovo Testamento l’Evangelista Matteo (17, 5) scrive: "Mentre Egli parlava ancora, ecco una Nuvola lucida li adombrò; ed ecco una voce venne dalla Nuvola dicendo. Questo è il mio figlio diletto, in cui ho preso il mio compiacimento: ascoltatelo". In Luca (9, 34) "Ma mentre ci diceva queste cose, venne una Nuvola che li adombrò; e i discepoli temettero quando Egli entrò nella Nuvola". In Marco (13, 26) "ed allora gli uomini vedranno il Figluol dell’uomo venire nelle Nuvole, con gran potenza e gloria". Questo è forse sufficiente per scoprire il collegamento tra i "segni del cielo" profetizzati o descritti nell’antico passato e quanto l’uomo vede oggi accadere nei cieli dell’intero pianeta Terra. Molti grandi prelati della Chiesa si sono espressi in passato, affermando la possibilità dell’esistenza di altri mondi abitati da esseri umani, magari un po’ diversi da noi. Papa Pio XII ha lasciato intendere qualcosa in più, affermando "vedono il volto di Dio più da vicino esseri che da sempre proteggono l’umanità". Infine papa Giovanni XXIII, dopo aver ricevute per ben due volte il grande contattista George Adamski (v.), scrisse tra l’altro nelle sue Profezie: "I rotoli verranno trovati nelle Azzorre, e parleranno di antiche civiltà che agli uomini insegneranno antiche cose ad essi sconosciute. La morte sarà allontanata, e poco sarà il dolore. Le cose della terra, dai rotoli, parleranno agli uomini delle cose del cielo. Sempre più numerosi i segni. Le luci nel cielo saranno rosse, azzurre e verdi, e veloci. Cresceranno. Qualcuno viene da lontano, vuole incontrare gli uomini della terra. Incontri ci sono già stati. Ma chi ha visto ha taciuto (v. Le profezie di Papa Giovanni, di Pier Carpi, Ediz. Mediterranee).

Extraterrestri nella Storia: Nel corso della storia sono state molte le testimonianze di avvistamenti nei cieli del pianeta.Nel papiro egizio, noto col nome di "Papiro Tulli" (v.), si narra di una serie di avvistamenti di oggetti misteriosi nel cielo. Protagonisti della vicenda il Faraone Thuthmosis III (1504­1450, circa a. C.) e molti suoi sudditi. Lo studio del professor Solas Boncompagni portò alla traduzione in italiano del testo geroglifico. Sempre da uno studio condotto dal professor Boncompagni, in una scena tratta dal "Libro dei Morti", nella riproduzione del "Papiro di Torino", si possono osservare chiaramente in cielo tre corpi volanti di forma circolare (v. figura). La scena presenta un'imbarcazione con offerte. Nel "Libro dei Morti" la descrizione, che fa parte del Capitolo CX, conclude:"Io approdo al momento (...) sulla Terra, all’epoca stabilita, secondo tutti gli scritti della Terra, da quando la Terra è esistita e secondo quanto ordinato da (...) venerabile". Tito Livio, nella sua "Storia di Roma", riporta le testimonianze di oggetti a forma di scudi circolari che volavano nel cielo, e che erano stati visti sopra molte città dell’Impero: Aggiunge anche che il secondo re di Roma, Numa Pompilio, fu testimone personale della caduta dal cielo di uno di questi "scudi volanti" e che lo avesse annoverato tra gli oggetti di culto delle pratiche religiose che stava promuovendo. Cicerone, nel suo "De Divinatione", nel Capitolo 43, parla di quando "il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero". Plinio il Vecchio, nelle "Historiae Naturales", nei capitoli 25 e 36, racconta di "Clipeus Ardens" visti sfrecciare nel cielo dell’antica Roma. Giulio Ossequente, nel "De Prodigiis" narra di avvistamenti, effettuati sia di giorno che di notte, riguardanti "Scudi di fuoco", "torce", "più soli", più lune", "ruote luminose" ecc., apparsi su Roma e su altri luoghi. Dal "De Prodigiis", il disegno di due soli che apparvero su Alba nel 204 a. C. Esiste la cronaca di identici avvistamenti anche nelle opere di Plutarco, Eschilo e Valerio Massimo. Nel suo trattato di scienze naturali, Seneca racconta, con numerose osservazioni, di inspiegabili "travi luminose" che comparivano all’improvviso nei cieli delle città antiche. Le "travi" rimanevano immobili per giorni, per poi sparire all’improvviso, così come erano arrivate. Senofonte, nel suo "Anabasi", fa una classifica degli oggetti volanti avvistati in base alla loro forma; li descrive nelle forme a conchiglia, piatti, a campana, triangolari. Corrado Lychostene, nel suo libro "Prodigiorum ac Ostentorum Chronicon", stampato a Basilea nell’anno 1557, ci descrive gli avvistamenti di oggetti strani che solcavano il cielo nel Medio Evo e nel Rinascimento. Oltre a croci greche e cristiane, nel libro si descrive il passaggio nel cielo d’Arabia, nell’anno 1479, di un oggetto definito "trave". Accanto alla notizia è stampato anche il disegno di tale "trave", che è identica ad un moderno missile. Nel 1290, un enorme oggetto circolare di colore argenteo sorvolò lentamente l’Abbazia benedettina di Amplefort, in Inghilterra, sotto gli occhi terrorizzati dei monaci, che interruppero le loro preghiere già iniziate nella cappella, per accorrere a vedere il prodigio. Benvenuto Cellini (1500­1571) nella sua autobiografia descrive lo strano fenomeno di cui fu testimone lui stesso assieme ad un suo compagno di viaggio. I due stavano ritornando da Roma, a cavallo, verso Firenze, quando giunsero su una collina da cui si vedeva la città. Poterono così vedere una enorme "trave luminosa" stagliarsi nel cielo sopra Firenze. Gli abitanti di Norimberga, il 14 aprile 1561, furono testimoni di un fenomeno inspiegabile. Nel cielo della città comparvero numerosissimi oggetti cilindrici che rimasero immobili, in alto. Subito dopo, dall’interno degli oggetti cilindrici uscirono moltissimi altri oggetti, a forma di sfera e di disco, che si misero a compiere evoluzioni nel cielo. Nel cielo di Basilea, in Svizzera, il 7 agosto 1566, apparvero numerosi oggetti di forma sferica e di colore chiaro e scuro. Gli oggetti si affrontarono in una specie di combattimento aereo, davanti agli abitanti della città che, con lo sguardo rivolto al cielo, osservavano la scena.

Extraterrestri sulla Terra: Esaminando i volumi dedicati all'ipotesi extraterrestre, è possibile tracciare una cronistoria dei principali sbarchi di alieni sulla Terra. Tra parentesi sono citate gli autori oppure le correnti di pensiero. · 18.617.837 a.C.: Un gruppo di alieni chiamati Kumaras e provenienti da Venere sbarcano su un'isola nell'attuale deserto del Gobi, allora un oceano (Tradizioni Braminiche). · 5 milioni a.C.: sempre i Venusiani atterrano presso il lago Titicaca, in Bolivia, ove fondano la fortezza di Tiahuanaco. Li comanda una donna tapiro, rimasta nota con il nome di Orejona (Peter Kolosimo). · 443.000 a.C. i Nefilim, provenienti dal Pianeta Marduk, sbarcano in Mesopotamia e danno origine alla civiltà sumera (Zecharia Setchin). · Intorno al 400.000 a.C: extraterrestri anfibi diffondono la cultura di Oaness, il Dio Pesce, presso i Sumeri, i Filistei e i Dogon. · 38.000 a.C.: in seguito ad una guerra spaziale, un gruppo di extraterrestri si insedia sulla Terra, ove costruisce immense gallerie sotterranee in cui rifugiarsi dagli inseguitori (Von Daeneken). · 12.000 a.C.: extraterrestri scendono in Amazzonia, ove fondano la mai più ritrovata civiltà di Akakor (Karl Brugger). · Tra l'8000 e il 500 a.C.: una nuova ondata di extraterrestri sbarca in vari punti della Terra, e contribuisce a fondare alcune civiltà cosiddette misteriose (Maya, Incas, Egizi, Baschi, Etruschi) (Von Daeneken). · Dal pianeta Hub giungono sulla Terra esseri malvagi, che entreranno nella leggenda come Lucifero e gli angeli caduti. Sopravvivono ancora oggi, ed a loro si devono i guai che funestano il mondo (Gruppo dei Figli di Jared). · 3097 a.C.: di nuovo i Venusiani, costretti ad abbandonare il loro pianeta a causa di una catastrofe cosmica, approdano sulla Terra. La catastrofe causa il famoso diluvio universale (Signorini) · 1927 a.C.: a seguito di guerre celesti combattute sul nostro pianeta, la progredita civiltà di Mohenjo Daro (Pakistan) viene cancellata dalla faccia della Terra da una grande esplosione di tipo nucleare (Davenport). · 1246 a.C. : distrutto dalle sue stesse armi, il pianeta Maldek si sbriciola. Sulla Terra si riversa una pioggia di frammenti fiammeggianti e di virus sconosciuti, causando le leggendarie piaghe d'Egitto (Raymond Drake). · 607 a.C.: viaggiatori di un’altra dimensione, giunti per riassettare l'orbita della Terra e del sistema solare, fondano la civiltà Maya (Josè Arguellas). · 28 Marzo 1950 d.C.: giunge sulla Terra una pattuglia di Ummiti che descrivono, per lettera, le meraviglie tecnologiche del loro pianeta a numerosi corrispondenti sparpagliati per il globo.

Exurge Domine:  Bolla emanata il 15 giugno 1520 da papa Leone X contro gli errori luterani. Redatta dai nunzi Giovanni Eck e Gerolamo Aleandro, rappresenta la prima presa di posizione della Chiesa di roma contro la Riforma di Lutero, dopo la pubblicazione delle 95 tesi e dopo i tentativi di riconciliazione dell'ottobre 1518 con la disputa fra Giovanni Eck, Lutero e Carlostadio. Martin Lutero, invitato a sottomettersi pena la scomunica, la definì «bolla dell'Anticristo», e la bruciò nella piazza di Wittenberg il 10 dicembre 1520. Il 3 gennaio 1521 il pontefice scomunicò Lutero con la bolla «Docet Romanum Pontificem».