Ecumenico: Termine derivato da Ecumene, che definisce la parte emersa del globo terrestre in cui all’uomo è concesso di abitare. Assume il significato di universale, che supera le divisioni tra le confessioni religiose, soprattutto tra quelle cristiane, aspirando al recupero dei comuni valori essenziali della fede. Designa il movimento di molte chiese riformate e della stessa Chiesa cattolica, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, definendo l’atteggiamento delle chiese cristiane tendente a superare i conflitti teologici e gerarchici nel riconoscimento del comune patrimonio spirituale o rivelato (v. Ecumenismo).

-Ecumenismo: Termine derivato dal greco oicoumeh (gh), (terra) abitata, designante il movimento tendente all’unione di tutte le chiese cristiane, con un conseguente invito alla tolleranza fra tutte le religioni monoteiste. L’E. intende riscoprire, al di là delle divergenze dottrinarie, la Chiesa istituita da Gesù (una sancta ecclesia). Sorto alla fine del XIX secolo in ambiente protestante, l’E. si configurò attraverso cinque conferenze, tenutesi in Edimburgo (1910), a Stoccolma (1925), a Losanna (1927), in Utrecht (1938) ed in Oxford-Edimburgo (1948). Durante l’ultima conferenza, cui parteciparono 142 tra chiese e diverse confessioni, venne istituito il World Council of Churches (Concilio Mondiale delle Chiese). La Chiesa cattolica, che aveva respinto una concezione ecumenica del cristianesimo che non fosse intesa come un ritorno alla Chiesa di Roma, dal 1958, per opera di Giovanni XXIII, si avvicinò all’E. attraverso incontri del pontefice con l’anglicano Fisher e con l’ortodosso Atenagora. Nel 1960 fu istituito il Segretariato per l’unione dei cristiani, con a capo il cardinale Bea. L’E., che fu alla base del Concilio Vaticano II (1961) dove per la prima volta furono ammessi osservatori di Chiese separate, si concretizzò in alcuni avvenimenti, come l’abbraccio di Paolo VI ed Atenagora a Gerusalemme (1964), l’incontro del pontefice romano con il capo della Chiesa anglicana Ramsey, la visita di Atenagora in Vaticano 81967). Dal 1965 è stata insediata a Ginevra una commissione unica cattolica protestante, interessata alla collaborazione fra cristiani nel campo caritativo, al problema dei matrimoni misti, alla libertà religiosa, al proselitismo, alla teologia, ecc. Innumerevoli sono stati e sono le personalità che si sono prodigate per l’E., anche in senso globale, quindi non limitato alle sole chiese cristiane. Tra questi è significativa l’attività svolta da Sai Baba (v.) e dal monaco indiano Anthony Elenjimittam, alias Bhikshu Ibabhodananda, nato a Cochin, nel Kerala. Egli studiò filosofia nel seminario inter-diocesano di Alwaje. Entrò poi nell’Ordine Domenicano nell’anno 1936, completando gli studi di teologia all’Angelicum di Roma, dove fu ordinato sacerdote nell’anno 1939 con il nome di p. Antonino. Iniziò poi il suo pellegrinaggio intorno al mondo, continuando gli studi filosofici al Manchester College e ad Oxford, ove visse varie esperienze fino al termine del conflitto mondiale, come giornalista ed operaio. Ritornò poi in India, dove aderì al movimento del Mahatma Gandhi, accettandolo come suo guru e Maestro nell’interpretare apostolicamente il suo messaggio per la mutua comprensione delle religioni dei popoli di ogni razza e credo. Questo spinse p. Antonino al suo continuo pellegrinaggio tra oriente ed occidente, intrattenendo una fitta attività di conferenziere, scrittore e guida spirituale. Un’attività che non gli impedì di occuparsi della conduzione a Bombay della "Welfare Society for destitute children", da lui fondata nell’anno 1957, che comprende la "St. Catherine of Siena School" e la "Aquinas Industrial School", per raccogliere i bambini emarginati ed educarli alla realizzazione di una cosmopolis ideale, secondo il suo sogno di un’umanità affratellata ed unita. La creazione di questi istituti lo mise in contatto con papa Giovanni XXIII, dal quale rifiutò la mitra arcivescovile per continuare la sua missione, ritenendo d’aver ricevuto il mandato gandhiano di lavoro per l’intesa inter religiosa; Inoltre la sua attività ecumenica ebbe il sostegno del futuro papa Giovanni Paolo I, allora patriarca di Venezia Luciani, profondo conoscitore della spiritualità indiana. Padre Antonino ha scritto varie opere tradotte in italiano, tra cui "La filosofia Yoga di Patanjali", "Le Upanisad", "Esoterismo monastico cristiano ed indo buddhista", "Francesco d’Assisi, Yogi dell’amore cosmico", "Salmi di un marinaio solitario", La vita di Buddha ed il Dhammapada", "Sublimazione del sesso" e "Gnosi Vedantica". Padre Antonino amava esemplificare il suo pensiero avvalendosi di un’immagine, un vero e proprio "Mandala" detto degli otto sentieri, creata dal filosofo inglese J.B. Sparks nel 1944, allo scopo dichiarato di guidare gli aspiranti a meditare sullo Spirito Universale, sull’Eterno, sull’AUM, sull’Essere-Coscienza-Beatitudine.

Eden: Nome biblico derivato dall’ebraico (eden, delizia), attribuito ad una località da cui scaturivano quattro fiumi: Tigri, Eufrate, Gihon e Pison (forse Gange e Nilo): Vi si trovavano (Genesi 2, 8) molti alberi, tra i quali l’albero della vita (segno di benedizione e di perfetta comunione con Dio) e quello della conoscenza del bene e del male, i cui frutti erano proibiti all’essere umano prigenio. Un divieto volto a proteggere l’uomo dalla tentazione di sostituirsi a Dio, stabilendo da sé stesso cosa sia il bene e che cosa è male (Dio non ha mai definito tali differenziazioni, poiché tutto è causale, nulla è casuale, mentre il Tutto è giusto e perfetto). Il che può portare l’uomo a distruggere la vita e la stessa Creazione, invece di custodirle e proteggerle con estrema cura ed amore. In origine l’E. era la dimora di Adamo ed Eva, ma ne furono poi scacciati dopo aver commesso il cosiddetto peccato originale (Genesi 3, 23). Il racconto non trova riscontro nella mitologia di altri popoli, anche se nell’epopea di Gilgames si parla di una pianta dell’immortalità, l’albero della vita si ritrova in varie tradizioni orientali, ed il ricordo di un’epoca felice per l’umanità, perduta e mai ritrovata, è ben presente nella tradizione classica ed orientale. Nella tradizione popolare ebraica l’E. è la vera e sola dimora dei giusti. I vari tentativi di identificazione del luogo (Armenia, Golfo Persico, Babilonia, Mesopotania, Arabia, ecc.) sono risultati vaghi ed inutili. Da notare che dall’Antico Testamento l’E. risulta essere una regione dell’Eufrate (II Re 19,12), (Isaia 37, 12), (Ezechiele 27, 23). La tradizionale collocazione ad oriente dell’E. ha dato origine alla tradizione cristiana, per cui l’orientamento delle chiese, delle sepolture, della preghiera e delle professioni di fede durante il rito battesimale sono sempre rivolte verso l’oriente. Questo simboleggia il Paradiso, ovvero la piena comunione con Dio, cui deve tendere la vita del credente.

Efeso:  Antica città dell'Asia Minore (Efesoz), secondo la tradizione fondata intorno al IX secolo a.C. da coloni jonici guidati da Androclo, figlio del re ateniese Codro. È diventata famosa grazie al terzo concilio ecumenico, che vi fu convocato da Teodosio II per discutere la causa di Nestorio (v.) che, dopo varie controversie, fu definitivamente deposto, poiché la sua dottrina era stata condannata per eresia, ed era stata proclamata la divina maternità di Maria Vergine quale Theotokoz, genitrice di Dio. Inoltre vi fu rinnovata la condanna al Pelagianesimo (v.). Il concilio, presieduto da San Cirillo, patriarca di Alessandria, ottenne il riconoscimento del papa Celestino.

Eggregoro: Termine derivato dal greco egregorien, vegliare, impiegato per la prima volta nell'apocrifo Libro di Enoch, dove designa certe entità sovrumane dal carattere piuttosto enigmatico. In tale accezione starebbe a significare colui che veglia. Altre implicazioni si hanno nel suo impiego moderno, introdotto da Eliphas Levi, che diede alla parola la dubbia origine latina di grex, gregge, per cui l'E. starebbe ad indicare un qualsivoglia psichismo collettivo. Tale sembra essere anche il parere del Boucher, che in un'annotazione del suo libro (Simbologia Massonica) designa nel libro di Enoch gli angeli che avevano giurato di vegliare sul monte Hermon, e li tradusse come i veglianti. Definisce E. un'entità, un essere collettivo evocato e sorto nell’ambito di una assemblea. Ogni Loggia ha il suo E., una sorta di invisibile protezione superiore evocata nel corso d'ogni Tornata rituale. Ogni Obbedienza muratoria possiede il suo, e la riunione di tutti questi E. forma il "Grande E. Massonico". Giuditta Dembech, giornalista, scrittrice e studiosa di esoterismo, nel suo libro Gli Angeli fra noi (Ediz. L'Ariete, Settimo Tor.se, 1993), alla pag. 175 ed al capitolo "Lavorare in gruppo", sostenuta l'esistenza e la presenza attiva di Angeli, uno per ogni essere vivente (custode) ed uno per ogni forma di collettività (quindi, oltre al Custode individuale, ve n'è uno per la famiglia, uno per la casa, uno per il quartiere, uno per la città, ecc.), ribadisce la disponibilità eterica di un Angelo particolare, preposto all'assistenza delle assemblee particolarmente qualificate. Suo compito, se correttamente evocato, sarebbe quello di realizzare gli intenti programmati dal "gruppo di persone affiatate, riunito allo scopo di inviare energia rinforzante o risanante a persone debilitate o comunque bisognose. La preparazione alla riunione richiede il lavaggio delle mani, la focalizzazione concordata dell'obiettivo, una breve meditazione e la visualizzazione dell'Angelo, cui andrà richiesto l'intervento a nome dell'assemblea; al termine un breve ringraziamento per l'aiuto fornito concluderà il semplice rito". In quest’ultimo particolare caso, l'E. sarà quindi rappresentato dall'Angelo dell'assemblea.

Egira: Termine derivato dall’arabo higra, emigrazione, che per tradizione definisce il trasferimento di Maometto dalla Mecca a Medina (Yathrib) nel settembre 622 d.C. Sotto il califfo ‘Omar (581-644) l’E. venne assunta come inizio dell’era musulmana (16.7.622). Essendo il calcolo dell’E. complicato dal fatto che i Musulmani usano il mese lunare, per trasformare gli anni dell’E. (H) in anni giuliani o gregoriani (G) e viceversa, si ricorre alle formule H=G-622+(G-622)/32 ed al contrario G=H-H/32+622.

Egitto, Piaghe dell':  Denominazione data nella Bibbia ai castighi inflitti da Dio al Faraone ed agli Egiziani, poiché insistevano a respingere la richiesta di Mosé di consentire il ritorno in Palestina degli Ebrei. Le piaghe furono dieci, ovvero: · 1) cambiamento in sangue delle acque del Nilo; · 2) invasione dei ranocchi dell'intero territorio egiziano; · 3) invasione delle zanzare; · 4) invasione delle mosche; · 5) pestilenza del bestiame; · 6) pustole tormentanti uomini ed animali; · 7) spaventosa grandinata; · 8) invasione delle locuste; · 9) decesso di tutti i primogeniti delle famiglie egiziane; · 10) tenebre durante il giorno (Esodo 7, 12).

Egoismo: Tendenza a porre se stesso al centro di ogni evento, onde trarne un vantaggio personale. Si distingue dall'egocentrismo ove manca la ricerca del privilegio, e dal narcisismo in cui sono presenti componenti erotiche. Per Freud il narcisismo è l'elemento variabile in un atteggiamento contraddistinto da un persistente E. Può strutturarsi quale tratto di risposta interpersonale, e manifestarsi così con costanza nei diversi ambienti in cui un individuo vive, famiglia, lavoro, campo politico o sociale, essendo presente in una o parte soltanto di tali situazioni. Y (Filosofia) Dottrina basata sull'esclusiva validità dell'io personale. In senso teoretico afferma la certezza dell'io e l'illusione se non la problematica dell'esistenza degli altri esseri, mentre in senso pratico coincide con la ricerca della soddisfazione degli interessi personali. La sua disputa con l'altruismo caratterizza tutta la storia del pensiero, seguendo il prevalere di motivi individualistici (epicureismo, rinascimento, illuminismo) oppure di motivi razionali o sociali (Platone, cristianesimo, idealismo). I maggiori sostenitori moderni dell'E. sono Stirner e Nietzsche: per il primo l'unica realtà è l'individuo, con il suo carattere di essere singolo ed irripetibile, mentre per Nietzsche l'accettazione dell'E. non rappresenta che l'accettazione eroica della vita contro l'etica cristiana e kantiana; sull'E. egli costruisce il mito del superuomo, proteso nella sua volontà di potenza.

Egoista: Individuo pressoché privo di influenze spirituali, che in genere si sente qualcuno. Di norma intelligente, molto abile e colmo di ardore che lo porta all'azione. Dispiega un'attività febbrile, per soddisfare la propria ambizione. Manca di sensibilità, tanto da logorare inconsapevolmente il suo stesso organismo. La sua lucidità di giudizio è decisamente carente, ed i suoi sogni sono costantemente turbati dalle aspirazioni che l'ambizione genera incessantemente.

Elcasaiti:  Denominazione dei seguaci di una setta gnostica giudeo-cristiana sorta nel II secolo d.C. sulle sponde del Mar Morto, in ambiente aramaico. Sono anche detti Elchesaiti, Elcesaiti od Elcesei, dal greco Elcesaitai od Elcesaioi. La setta si sviluppava nel corso del III secolo, durante il quale si estese fino a Roma, e durò fin verso il IV secolo quando scomparve. Le dottrine degli E. si basavano sull'Antico Testamento, ma soprattutto sul Libro della Rivelazione, scritto dal fondatore Elxai od Elcasai (greco Hlcasai, Elxai od Elcesai), fede in Dio, nel Figlio e nello Spirito Santo (quest'ultimo sotto forma femminile, secondo talune teorie pneumatologiche orientalizzanti). Sostenevano che il Battesimo (v.), in quanto rito di purificazione, potesse essere praticato più volte, e la loro dottrina conteneva anche diversi elementi magici ed esoterici.

Eldorado: Pare trattarsi di una classica trappola per turisti. In tutti gli alberghi di Bogotà, in Colombia, è esposto un cartello che invita i turisti a visitare l'E.. Il costo del viaggio in Taxi verde (un'autopubblica locale riservata ad escursioni turistiche) non è elevato, ma chi decidesse di compierlo subirebbe comunque una delusione. Ciò che i tassisti mostreranno, dopo aver accompagnato i turisti a tre o quattro ore fuori dalla città, non è una leggendaria città d'oro, bensì un lago chiamato Guatavita. Non si tratta neppure del vero lago, ma di uno specchio d'acqua artificiale creato da una diga sul fiume Tominè. Nemmeno il paese di Guatavita è "vero"; si tratta infatti di una moderna ricostruzione in stile "Porto Cervo", ovvero di un piccolo centro che ora giace sotto le acque del bacino. Il vero lago di Guatavita si trova "più sopra", a qualche ora di cammino, e non è particolarmente interessante da vedere. In effetti non lo è: dopo una lunga, salita resa ancor più faticosa dall'aria rarefatta dell'altopiano andino, potrete vedere un laghetto molte volte meno spettacolare di quello di Carezza e molte volte meno inquietante di quello di Bolsena. Eppure qui si celebrava, secoli fa, il rito dell'El Dorado, "Il dorato", una cerimonia suggestiva che implicava effettivamente il sacrificio di una certa ricchezza, e che tuttavia non giustificava gli incredibili sforzi e l'enorme spargimento di sangue che riuscì a scatenare nel giro di pochi decenni. Nei territori ora occupati dagli attuali Colombia, Perù e Ecuador, l'oro era un materiale, se non proprio comune, certo meno raro che in Europa. Più che per il suo valore monetario (determinato dalla maggiore o minore abbondanza di un prodotto) era apprezzato sia per la sua bellezza intrinseca sia per il suo significato simbolico. Combinando i quattro elementi (la roccia aurifera, ovvero la terra, l’acqua, il fuoco, l'aria), la materia grezza può trasformarsi in un metallo scintillante; così anche l'uomo, sfruttando correttamente le forze della natura, può passare dallo stadio primitivo a quello di essere superiore. A simboleggiare questo passaggio lo Zipa, grande sacerdote delle tribù dei Chibcha, interpretava una singolare cerimonia. Completamente nudo, veniva ricoperto di una speciale resina chiamata Varniz de Pasto; quindi gli veniva soffiata addosso della polvere d'oro per mezzo di una piccola cerbottana. Così splendente e dorato (da cui il nome El Dorado) raggiungeva il centro del lago di Guatavita, e vi si immergeva quando il sole era allo zenit; in quel momento i suoi sudditi gettavano nelle acque oggetti votivi di ogni genere, spesso realizzati in oro. Nel 1520 il Conquistador Hernan Cortèz, tornato in Europa dopo la conquista del Messico, aveva descritto al re di Spagna la magnificenza dei Tesori di Montezuma: "Un disco a forma di sole, grande come la ruota di un carro e d'oro finissimo...Venti anatre d'oro di squisita fattura... Ornamenti a forma di cani, tigri, leoni, scimmie". Un inventario che sembrava inesauribile, e che fece nascere la convinzione che esistesse una terra ove l'oro era comune come le rocce. Parallelamente, la notizia di un "uomo d'oro", l'E., cominciava a ingigantirsi e ad assumere toni di leggenda. Ben presto si spargeva la voce che in Sudamerica o in America Centrale si trovava un territorio chiamato E., ove le strade ed i tetti delle case erano lastricati del prezioso metallo. Tra il 1529 e il 1616 sei diverse spedizioni (guidate da Ambrosius Dalfinger, Nicolaus Federmann, Georg Hohermuth, Sebastian de Belalcazar, Gonzalo Jimenez de Quesada e Walter Raleigh), partirono alla ricerca di inesistenti città d'oro (a E. si era aggiunta Ma-Noa, mitica "isola in un gran lago salato"). Centinaia e centinaia di indios furono torturati e uccisi perché rivelassero ciò che non sapevano; centinaia di conquistadores persero invano la vita nella foresta o sugli impervi sentieri andini. Il sogno dell'E. continua ancora in tempi più recenti. Nel 1927 il colonnello Percy FAWCETT perì misteriosamente in Mato Grosso (Brasile) durante la ricerca della misteriosa Zeta, una città posta in cima a una montagna, che l'esploratore inglese identificava non soltanto come il regno dell'Uomo Dorato, ma anche come una colonia avanzata di Atlantide (v.).

Eleggibilità dei Membri di Giunta: Possono essere eletti Membri Effettivi di Giunta i Fratelli che abbiano non meno di sette anni di anzianità nel Grado di maestro, e che abbiano rivestito la carida di Maestro Venerabile per almeno un anno. L'elezione avviene con le stesse modalità previste per l'elezione del Gran Maestro (Art. 35 Co.).

Eleggibilità del Gran Maestro: Può essere eletto Gran Maestro il Fratello che abbia non meno di sette anni di anzianità nel Grado di Maestro, e che abbia rivestito la carica di Maestro Venerabile per almeno un anno. Il G.M. viene eletto a suffragio universale da tutti i Fratelli Maestri della Comunione riuniti nelle rispettive Logge. La Gran Loggia procede ad elezione di ballottaggio fra i due candidati che abbiano riportato il meggior numero di voti, ove nessuno abbia conseguito il cinquanta per cento più uno dei voti. Il G.M. dura in carica cinque anni, e non è rieleggibile nel quinquennio successivo. Il Regolamento dell'Ordine determina le modalità della candidatura e dell'elezione (Art. 30 della Costituzione dell'Ordine).

Elementali: Aggettivo derivato dal termine Elementi (v.), quindi definente e qualificante caratteristiche o doti di qualcosa in qualche modo connesso ai quattro Elementi primordiali della Tradizione esoterica, ovvero Terra, Acqua, Aria e Fuoco (v.).

Elementi: Fin dall'antichità (v. Anassimene) i quattro E. naturali sono la Terra (solido), l'Acqua (liquido), l'Aria (gassoso) ed il Fuoco (elemento trasformatore della materia). Secondo il Bachelard, "la gioia terrena è ricchezza e noia, quella acquatica è mollezza e riposo, quella aerea è libertà e movimento, quella ignea è amore e desiderio. Pertanto i quattro E. costituiscono il fondamento dell'immaginazione materiale, cioé di quel bisogno irrefrenabile di penetrazione che, ignorando le seduzioni delle forme, pensa la materia, sogna la materia, vive la materia, vive nella materia, ovvero materializza l'immaginario". I quattro E., secondo la tradizione alchemica, vanno così interpretati: 1) Terra: L’azione reattiva del secco sul freddo li divide, e così opponendosi alla sua totale fissazione, la trasforma nell’elemento terra, principio concentratore e recettore; 2) Acqua: L’azione refrigerante, coagulatrice e fissatrice del freddo sull’umido, lo ispessisce e l’appesantisce, trasformandolo in acqua, principio di circolazione; 3) Aria: L’azione espansiva dilatante e rarefacente del caldo, agendo sull’umido, lo trasforma in aria, principio di attrazione molecolare; 4) Fuoco: L’azione reattiva, ritenitrice, esaltante ed irritante del secco sul caldo, lo trasforma in fuoco, principio di dinamismo violento ed attivo. Questi quattro E. nell’uomo danno luogo a: a) Terra: inquietudine, taciturnità, riservatezza, prudenza, tenerezza contenuta od egoismo, spirito concentrato o pretenzioso, diffidente, riflessivo, ingegnoso, studioso o solitario; b) Acqua: passività, indolenza, disgusto, fiacchezza, noncuranza, sottomissione, inconsistenza, versatilità, pigrizia, incoscienza, incertezza, timidezza, timore; c) Aria: amabilità, cortesia, compiacenza, accortezza, sottilità, iniziativa, prontezza, assimilazione, ingegnosità, armonia; d) Fuoco: violenza, autorità, ambizione, entusiasmo, prosopopea, orgoglio, irascibilità, ardore, fervore, coraggio, generosità, passione, prodigalità, foga e vanità. Y (Massoneria) Nel Rituale d'Iniziazione all'Apprendistato, la Massoneria vede nel Gabinetto di Riflessione (v.), con la sua oscurità e le decorazioni simboliche funeree, la Terra in cui è relegato l'uomo. Il primo viaggio (v.) simbolico avviene superando vari ostacoli nell'Aria, indispensabile per l'esistenza di ogni essere vivente. Nel secondo viaggio il profano viene purificato dall'Acqua, altro E. essenziale. Il terzo ed ultimo viaggio avviene attraverso la prova del Fuoco. Lo stesso uomo fisiologico è composto dai quattro E.: la Terra infatti corrisponde al corpo fisico, l'Aria alla forza vitale, l'Acqua ai liquidi che compongono l'organismo, ed il Fuoco all'energia motrice ed attiva. Nella Tradizione iniziatica gli E. rappresentano i quattro tipi primordiali della manifestazione naturale ed il ciclo biologico della vita umana, ove il Fuoco è l'energia creatrice ed impulsiva, l'Acqua è l'energia di gestazione, l'Aria è l'energia equilibrante e combinatoria delle prime due , equipotenziali ed opposte, la Terra è l'energia di cristallizzazione e di fusione delle altre tre (Dai quaderni di simbologia Muratoria del G.O.I.). Gli E. assumono un significato particolare qualora si riesca a superare l'ostacolo implicito della loro associazione con i corrispondenti concetti fisici che tutti ben conosciamo. Il Macrocosmo e il Microcosmo entrano in reciproco contatto durante la manifestazione degli eventi, e possono generare nella nostra coscienza particolari modi di essere. È allora che è possibile percepire i differenti modi del Divenire, ai quali vengono tradizionalmente e simbolicamente attribuiti i quattro E. La   cosciente dei quattro E. può portare luce sui significati del nostro stesso divenire, aiutandoci nel nostro sforzo di interpretazione delle tre domande (v.). La tradizione pone perciò l'accento sull'importanza della forma delle relazioni esistenziali, che non dovrebbero essere oscurate dai contenuti degli eventi, per importanti che essi siano. I simboli esoterici non sono facilmente penetrabili. I quattro E., per la loro immediatezza, offrono forse condizioni ideali per la comprensione delle finalità insite nell'uso dei simboli, indispensabile per quanti (la maggior parte degli esseri umani) non sono dotati della capacità di astrazione (v.).

Elementi sottili:  Denominazione data dalla Qabbalah (v.) a tre diversi componenti del corpo fisico umano: Nephesk, o Corpo Astrale (v.); Redach, o anima passionale femminile; Neshamah, o anima pura maschile.

Elemosiniere: Ufficiale di Loggia massonica, depositario dei fondi da lui stesso raccolti tra i Fratelli al termine di ogni riunione rituale e destinati ad opere di beneficenza nel mondo profano. "L’E. ha il compito di raccogliere, alla fine di ogni tornata, l’obolo per il tronco della Vedova, del quale tiene la contabilità, e ne risponde al Maestro Venerabile" (Art. 44 del Regolamento dell’Ordine).