-Cristianesimo: Religione monoteista a carattere universalistico, predicata nei primi decenni dell'impero romano da Gesù Cristo di Nazareth, compendiata nei Vangeli da alcuni suoi seguaci, ovvero Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Nelle sue premesse programmatiche è fondata sulla pace, sulla fratellanza fra tutti gli uomini e sulla possibilità offerta a tutti di purificarsi e redimersi nel corso della vita terrena, in vista del perpetuarsi di questa in una futura beatitudine celeste. Il C., religione rivelata e dogmatica, ha caratteristiche ben diverse da tutte le altre religioni monoteiste, in quanto pone le proprie fondamenta su un personaggio storico, che ne fu l'iniziatore ed il divulgatore. Ma, mentre i promulgatori di altre religioni affini, come Mosè, Zarathustra e Maometto, non aspirarono mai ad un culto divino indirizzato a sé stessi, il fondatore del C. venne proclamato Dio dai suoi segueci, e come tale ebbe, fin dalle origini, lo stesso culto attribuito al Dio degli ebrei (v. Ebraismo). Secondo i Vangeli, il C. avrebbe dovuto innestarsi nella religione monoteista d'Israele non come sovvertimento di essa, ma come suo complemento. Gesù Cristo ed i suoi apostoli annunziarono al mondo la necessità di un rinnovamento, costituito dall'instaurazione di un nuovo rapporto con Dio, visto come rivelato da suo Figlio, appunto il Cristo. Tale rinnovamento comprendeva il riscatto dell'uomo dal peccato mediante la morte e la resurrezione di Gesù, e da una seconda nascita dell'uomo tramite la grazia, che gli consente di entrare a far parte dellEcclesia, ovvero di una Chiesa terrena comprendente, secondo Sant'Agostino, tutti i fedeli, e destinata ad eternarsi al di là della morte individuale, al fianco di Gesù e dello stesso Padre. Era essenzialmente un messaggio di tipo egualitario (al cospetto di Dio tutti gli uomini sono uguali) ed universalistico, senza confini. Il C., nato al massimo dello splendore della civiltà greco-romana, cinque secoli dopo Confucio (v.) e Buddha (v.), avvia una nuova era mediterranea, innestando nella tradizione ebraica una nuova rivelazione ed una nuova condotta spirituale. Dopo la morte di Gesù, i suoi dodici apostoli predicarono il C. ad ebrei e pagani, perdendo i due più importanti fra loro, Pietro, primo successore di Cristo, ovvero primo pontefice (Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa), e poi Paolo, entrambi martirizzati a Roma sotto l'impero di Nerone (67 d.C.), ove fu presto considerata religione blasfema e pericolosa per le istituzioni imperiali. Le prime eresie (manicheismo, pelagianesimo ed arianesimo), pur combattute ed anatemizzate nei Concili, provocarono dolorose fratture, talvolta anche con conseguenze politiche. Nel 312, con l'editto di Costantino, il C. venne elevato ad unica religione dell'impero romano, mentre nel 393, per effetto delle deliberazioni del Concilio di Nicea, divenne addirittura illegale per ogni "civis romanus" il non essere cristiano. Con le invasioni barbariche, e la conseguente fine dell'impero romano d'occidente, il C. assunse il ruolo di mediatore tra vincitori e vinti, riuscendo a convertire a quello che era ormai diventato il "Cattolicesimo Apostolico Romano", Goti, Franchi, Svevi, Vandali, Visigoti, Longobardi, Anglosassoni ed Alemanni, cui seguirono praticamente tutti i rimanenti popoli europei, fino ai confini dell'impero cinese. Con il "Sacro romano Impero", nato dall'intesa tra Carlo Magno ed il Papa, si attuò un governo basato sui principi cristiani, che implicò una pesante mondanizzazione della cristianità, a totale scapito dei valori spirituali. Il distacco dalla Chiesa greca (900) ed il sorgere di nuove eresie (iconoclasti, valdesi ed albigesi), non riuscirono a frenare la crescita cristiana, sempre più affermata quale massima religione medievale, avendo trovato in giganti come San Tommaso d'Aquino una sistemazione filosofica definitiva, e nel Papato un validissimo antagonista del potere temporale, un'autorità non minata neppure nel settantennio (1400) che vide contrapposti papi ed antipapi. Con la scoperta dell'America (1492) e lo sviluppo delle missioni di evangelizzazione, la sua diffusione venne ad interessare il mondo intero, trovando difficoltà soltanto in Asia, dove l'esclusiva della Verità, pretesa dal cattolicesimo romano, si scontrò con la ferma e decisa opposizione dell'islamismo (v.), del brahmanesimo (v.) e del confucianesimo (v.). Dal XVI secolo, dopo la grande riforma di Lutero, Zwingli e Calvino, e la fondazione della chiesa anglicana (Concilio di Trento), vasti territori cristiani si sottrassero all'influenza cattolica, creando chiese separate, tuttora alquanto floride, che recenti concili ecumenici (Concilio Vaticano II) hanno solo marginalmente riavvicinato tra loro. Circa un terzo della popolazione mondiale è oggi considerata seguace della Chiesa di Cristo (oltre un miliardo), di cui 580 milioni sono cattolici, 260 milioni protestanti di diverse obbedienze, 170 milioni cattolici orientali greco-ortodossi, e 60 milioni di diverse sette e confessioni. Il C. è convenzionalmente definito il "sentiero dell'Amore", in quanto Dio stesso è Amore. Alla tesi protestante della "Fede sola", il C. contrappone quella programmata della "Fede ed i Sacramenti", nonché "la Fede e le Opere", prevedendo, subito dopo la morte, un giudizio particolare riguardante, a differenza del giudizio universale, soltanto ogni singolo individuo. La sentenza, di applicazione immediata ed immutabile, si materializza nell'Inferno, luogo di pena eterna con l'assenza di Dio, nel Purgatorio, luogo intermedio di purificazione, che rende degni di accedere poi al Paradiso, la dimensione superiore ove impera uno stato di completa beatitudine, nella luminosa visione di Dio. Simbolo del C. è la croce, in onore del Cristo crocifisso per la redenzione dell'uomo. Questo segno è anche simbolo universale e cosmico, considerato fin dai tempi di Pitagora il simbolo dell'Uomo, poiché comprendente la sua duplice natura e quella del Creato in cui opera. È quindi il simbolo di ogni religione che definisca la dottrina del rapporto tra la Materia (orizzontale) e lo Spirito (verticale), ovvero tra il basso e l'Alto, tra il Creato ed il Creatore, tra l'uomo e Dio. Un rapporto quindi di interdipendenza tra il microcosmo ed il macrocosmo, tra il perfettibile ed il Perfetto, tra l'involuto e l'evoluto, con influenze che sono reciproche ed eterne, come lo Spirito e l'Onnipotente, Onnisciente ed Onnipresente, che l'ha generato.

Cristiani Biblici:  Confraternita metodista (v. Metodismo) fondata da W. O’Brian nel 1815, nello stato americano del Devonshire. Da un nucleo originale di poche decine di membri, hanno gradualmente raggiunto la consistenza attuale di oltre 30.000. A differenza dei metodisti, riconoscono anche alle donne il diritto alla predicazione

Cristiani di San Tommaso:  Confraternita eretica di origine nestoriana (v.), diffusa in India e dipendente dal patriarca di Babilonia. Tra l'altro affermano di avere ricevuto il messaggio evangelico per intercessione di San Tommaso, e riconoscono soltanto tre Sacramenti: il Battesimo (v.), l'Eucarestia (v.) ed il Sacro Ordine (v. Unzione), ammettendo il matrimonio dei sacerdoti. Nel corso del XVI secolo vennero in gran parte assorbiti dalla Chiesa Apostolica Romana.

Cristologia:  Espressione che definisce l'insieme delle dottrine teologiche trattanti: · la natura e la personalità di Gesù Cristo; · le profezie annuncianti la venuta del Messia (v.); · il mistero dell'Incarnazione (v.); · la passione e la Resurrezione; · i rapporti tra le tre Persone della SS. Trinità (v.). Il problema cristologico nacque all'epoca di Nestorio (v.), il quale sosteneva che in Cristo vi fossero due diverse nature distinte e separate, quella umana e quella divina e, conseguentemente, due persone distinte.

-Croce: L'analisi del termine implica la distinzione preliminare del segno aritmetico della moltiplicazione (x) da quello dell’addizione (+). Fatta astrazione da tali funzioni convenzionali, ovviamente estranee al simbolismo alchemico, la C. detta di Sant’Andrea (x) simboleggia l’incontro di due fattori similari ma opposti nella loro azione, essendo l’uno inclinato a destra e l’altro verso sinistra. Nella tradizione ermetica è comunque di capitale importanza la C. diritta. Il braccio orizzontale è passivo, come l’uomo dormiente disteso al suolo, e rappresenta la materia, mentre il braccio verticale è attivo, simile all’uomo in piedi, sveglio e cosciente, identificando lo Spirito che collega il basso con l’Alto, l’uomo con Dio. L’attivo che attraversa il passivo suggerisce l’idea di fecondazione, e proprio all’unione dei sessi si ricollega filosoficamente la C., beninteso a patto di sublimare ed ampliare la volgare nozione di accoppiamento. L’idea, penetrando nell’intelligenza ricettiva, la feconda. Dio si unisce alla Natura per generare ciò che è. La nostra energia sposa il nostro organismo, perché questo agisca. È l’applicazione che dà valore ad ogni forza: questo indica la C., segno di azione e di lavoro effettivo. La C. è un simbolo d’origine precristiana, manifestatosi in numerose varianti. L’Ankh (v.), la C. ansata degli antichi Egizi, simboleggiante la vita; la Swastica (v.), simbolo solare soprattutto dell'antica India, tristemente riesumata dal nazismo; la contorta C. del dio Quetzalcoatl, presso la civiltà precolombiana dei Maya; la C. a forma di Tau, molto diffusa nell'antichità fenicia e greca, e con cui più tardi i Druidi celtici rappresentavano il dio Hu, poi adottata da San Francesco (v.). L'origine del simbolo della C. è probabilmente duplice: da una parte nella protoforma del tau, essa poté derivare dalla stilizzazione delle corna del toro o dell'ariete, gli animali simbolo della forza riproduttrice; dall'altra dovette incorporare valenze astronomiche e naturalistiche diverse, dalla C. equinoziale al diagramma cruciforme della Qabbalah (v.), che rappresenta l'uomo. Il cristianesimo infine le conferì la dignità di immagine della salvezza. Nella sua Psicologia del transfert, il Jung scrive: «Chiunque percorra la strada che porta alla totalità, non può sfuggire a quella caratteristica sospensione che è rappresentata dalla crocifissione. Egli finirà per imbattersi senza fallo in ciò che gli taglia la strada, che lo incrocia; in primo luogo in ciò che non vorrebbe essere (ombra), in secondo luogo in ciò che non lui, ma l'altro è, ed in terzo luogo in ciò che costituisce il suo non-Io psichico, cioè dell'inconscio collettivo». Sul piano metafisico il simbolo della C. è stato illuminato dal Guenon, il quale sostiene: «La realizzazione dell'Uomo Universale viene simboleggiata dalle dottrine tradizionali sempre con lo stesso segno, direttamente derivato dalla Tradizione Primordiale, il segno della C.». Esso rappresenta perfettamente il modo in cui viene raggiunta tale realizzazione, mediante la comunione della totalità degli stati dell'essere, ordinati gerarchicamente in armonia ed in conformità, nell'espansione integrale secondo i due sensi dell'ampiezza e dell'esaltazione. Infatti si può considerare che questa duplice espansione dell'essere si effettui orizzontalmente, cioè ad un determinato livello esistenziale (evolutivo), e verticalmente, ovvero nella sovrapposizione gerarchica di tutti i livelli. Il senso orizzontale rappresenta quindi l'ampiezza, cioè l'estensione dell'individualità assunta come base della realizzazione, estensione consistente nello sviluppo indefinito di un insieme di possibilità soggette a condizioni particolari di manifestazione. Il senso verticale rappresenta la gerarchia, pure indefinita, degli stati multipli, ognuno dei quali rappresenta un insieme di possibilità corrispondente ad uno dei tanti mondi o gradi compresi nella sintesi totale dell'Uomo Universale. Importante è capire che l'effettiva realizzazione della totalità dell'essere, che è al di là di qualsiasi condizione, è precisamente ciò che la dottrina indù chiama Moksha (liberazione) e che l'esoterismo definisce «identità suprema». Vale infine la pena di considerare che il simbolo della C. a quattro braccia, caratteristico della cristianità, sia ben diverso dalla C. del Golgota, notoriamente a tre sole braccia, come una Tau. Esso è invece un antico segno geroglifico egizio, che significa salvatore. Tale segno veniva tradotto nell'ebraico Giosué, ovvero nel greco Gesù. Quindi la croce, che per la religione cristiana sarebbe simbolo di Gesù, andrebbe invece considerata come il suo stesso nome.

-Croce Celtica: Detta anche druidica, rappresenta il più alto simbolo della conoscenza iniziatica degli antichi druidi, ed il massimo compendio della loro scienza. Si tratta di un classico pentacolo, agente attivamente in corrispondenza con il cosmo. Questo emblema cimrico è costruito sul rapporto sacro dei numeri. È anche una "ruota solare" o "ruota di Luce", e molto altro ancora. Infatti la C.C. ha un triplo significato: metafisico, esoterico ed essoterico. Viene qui riportato questo significativo simbolo, per la cui riproduzione occorre notare che i tre cerchi concentrici debbono avere tra loro rapporti costanti, ovvero 9, 27 ed 81 millimetri di diametro per le circonferenze più ridotte. Il primo significato di questo Libro vivente è tratto dalla filosofia: il cerchio esterno è il Keugant, o cerchio divino. Secondo le Triadi, "Né i viventi né i morti possono accedervi, e solo le manifestazioni di Dio lo possono attraversare". Il secondo cerchio, o Abred, è quello delle migrazioni dell’anima o della fatalità, dovendo entrare ed uscire, ciascuna nuova esistenza, dal nulla (cytraul) per giungere al cerchio centrale, quello della perfezione, che simbolizza il Dio non manifestato. Gwenwed, o cerchio interno, è così pure il luogo della compiutezza e della conoscenza, del sole e della luce eterna (gwen: bianco; wed: mondo). Questo centro può essere anche riferito a quel paese bianco di iperborea dove si reca Apollo, e da cui ritorna al sopraggiungere della primavera, sul suo carro luminoso trainato da cigni. Esso è anche la patria di Re Artù, il cui nome è allegoricamente riferito a quello dell’orso (arth, in gallico, arktos in greco), il regno del quale è situato nella Stella Polare, nella Grande Orsa. La terra d’Avalon e di Apollo è posta al centro del cielo zodiacale, ossia nel Sole. Così la C.C. può essere equiparata al sigillo di Salomone che la Libera Muratoria ha adottato, e che non è altro che la raffigurazione dello Zodiaco con le sue dodici case, calendario celeste in cui l’uomo primordiale poteva leggere il sacro messaggio del divino. Tale Zodiaco è racchiuso nella croce cimrica di cui è uno dei numerosi sviluppi, derivato dalla posizione simbolica dei pianeti del sistema solare, ed ai tematici che vi si riferiscono. È già questo un significato esoterico della C.C., che può anche essere considerato un mandala (v.). Meno arcani i significati dei numeri con cui sono contrassegnati i quattro cerchi, il cui valore simbolico è evidenziato dalla figura del Rebis (v.), ove si trovano racchiusi nel globo alato (1), nella croce (2), nel triangolo (3) e nel quadrato (4), congiuntamente richiamanti la Tetraktys (10) pitagorica e le relative significanze esoteriche.

Crociate: Con il termine di crociate vengono definite le spedizioni che l’Europa cristiana organizzò contro i Musulmani tra l’XI ed il XIV secolo, per "liberare dal giogo dell’Islam le terre di Palestina, ma soprattutto Gerusalemme, la città Santa". Quell’Europa stava giusto uscendo da quel periodo definito il più buio del medioevo. Era stata già sventata con le armi la minaccia degli Arabi, cacciati dalla Sicilia, dalla Sardegna e da buona parte della Spagna, grazie anche al loro notevole indebolimento conseguente lo smembramento del potente califfato di Baghdad. L’Europa quindi si avviava verso un movimentato periodo di rinnovamento politico ed economico, iniziatosi con i Carolingi, esprimendosi nel rifiorire dei mercati e di tutte le attività finanziarie. Eliminato il plurisecolare dominio arabo nel Mediterraneo, le grandi città marinare, capitanate da Bisanzio, si erano affacciate ai porti ed ai mercati orientali. Bisanzio, per la sua collocazione geografica, rappresentava l’accesso naturale a quel mondo. Dopo un lungo periodo di grande splendore, dotata di una solida ed efficiente organizzazione interna nonché di una capacità diplomatica eccezionale, era arrivata a controllare agevolmente l’intero territorio anatolico. Roma continuava a vedere nell’impero bizantino il sostenitore dell’eresia, quindi l’avversario da contrastare. Ma allorché nel X secolo i turchi Selgiuchidi erano avanzati fino alla porte della stessa Bisanzio, il grande Alessio Comneno, visti vanificati gli sforzi compiuti per fermare quella pericolosa avanzata che metteva in pericolo la sicurezza dell’intero occidente, richiedeva l’aiuto dell’Europa. La risposta non era stata affatto pronta, poiché le proposte strategiche avanzate erano state molto discordi. I Normanni infatti avevano addirittura sostenuto l’opportunità di occupare Bisanzio. Tuttavia nel Concilio di Clermont del 1095, papa Urbano II proponeva come obiettivo la conquista di Gerusalemme e dei luoghi sacri al cristianesimo, piuttosto che la sola difesa diretta di Bisanzio. Si trattava di due diversi scopi non incompatibili tra loro, ma la soluzione proposta dal pontefice presentava l’enorme vantaggio della popolarità, offrendo la possibilità di far presa sui sentimenti delle grandi masse popolari dell’occidente cristiano. Vari fattori avevano creato un entusiastico supporto alla causa della prima crociata. Oltre agli interessi politico economici, si aggiungeva l’orrore per i terrificanti racconti giunti all’Europa sulla sorte dei pellegrini in Terrasanta. Il fanatismo religioso, scatenato da personaggi come Pietro l’Eremita di Amiens, aveva spinto masse di entusiasti che si erano disordinatamente avviati lungo il Danubio, venendo subito decimati ed annientati dai turchi. Forze regolari venivano allora faticosamente organizzate ed affidate al comando di Goffredo di Buglione, contrastato però da altri quotati condottieri, quali Boemondo d’Altavilla, duca di Taranto, con il nipote Tancredi, nonché Raimondo di Tolosa e Roberto di Normandia. Il risultato era stato che ben quattro diverse spedizioni si erano avviate, nel 1096, verso l’obiettivo. Gerusalemme veniva liberata tre anni dopo, e Goffredo vi assumeva il titolo di Protettore del Santo Sepolcro. Un solo anno dopo Goffredo moriva, e suo fratello Baldovino veniva proclamato re del Regno Latino di Gerusalemme, con il nome di Baldovino I. Ad eleggerlo era stato un misterioso consesso dotato dell’eccezionale potere di creare addirittura una nuova stirpe regnante, l’Ordine di Sion, legato in qualche modo a Pietro l’Eremita. Siamo così arrivati all’Anno Domini 1100. L’ordine religioso e militare degli Ospitalieri si era da tempo costituito, e vigilava con successo sulla sicurezza dei molti pellegrini che affluivano con ogni mezzo nel luoghi santi, finalmente (ovviamente dal solo punto di cista occidentale) liberati dai vari secoli di dominazione araba. Questo era esattamente il quadro politico palestinese, nel momento in cui l’Ordine del Tempio si introduceva nello scenario storico europeo ed orientale. Per comunque concludere questa breve trattazione del tema delle crociate, occorre considerare, seppur sinteticamente, che in totale esse dovevano risultare ben sette, compresa la prima di cui ci siamo già occupati, ovvero: ¨ II Crociata (1147-1149): promossa da papa Eugenio III, sostenuta da Bernardo di Chiaravalle, veniva capitanata dal Re Ludovico VII di Francia, e dall’imperatore Corrado III di Svevia. Dopo una disastrosa traversata dell’Asia minore ed un accanito ma vano tentativo di riconquistare Edessa, questa crociata doveva esaurirsi nel fallito assedio a Damasco, sulla cui conquista si fondava la volontà di creare un regno di Siria. Nel frattempo le forze musulmane si erano rafforzate sotto il comando di Nureddin (1143-1180), per cui il re di Gerusalemme richiedeva l’aiuto di Manuel, imperatore di Bisanzio, che però preferiva trattare col nemico. I latini di Gerusalemme venivano umiliati ad Hattin (1187) da Saladino; ¨ III Crociata (1189-1192): era stata organizzata e guidata da tre diversi sovrani, ovvero Federico Barbarossa, Riccardo I detto Cuor di Leone e Filippo II Augusto di Francia. Doveva risultare la più forte e la meglio organizzata tra tutte le crociate. Un banale incidente doveva però causare la morte del Barbarossa e l’eliminazione delle truppe germaniche. Le forze residue, sotto il comando di Riccardo, conquistavano Cipro, sottratta a Bisanzio, ma si esaurivano con il pur vittorioso assedio di San Giovanni d’Acri. Infatti discordie interne dividevano ed immobilizzavano le forze cristiane. Il tentativo fatto da Enrico IV di Svevia di riportare in campo le forze tedesche doveva fallire per la morte dello stesso re a Bari (1197); ¨ IV Crociata (1202-1204): promossa da papa Innocenzo III e sostenuta dalle efficaci predicazioni di Folco di Neully che raccoglieva forti adesioni specie da parte francese, veniva affidata al comando di Bonifacio, marchese del Monferrato. Venezia, in cambio dell’impiego della sua flotta per trasportare tutte le truppe, imponeva quale primo obiettivo la conquista di Zara. Quindi la flotta si dirigeva su Bisanzio, e le forze cristiane imponevano su quel trono Alessio, il cui padre era stato deposto dall’attuale imperatore Alessio III. Scoppiava poi una rivolta contro i crociati, che occupavano e saccheggiavano Bisanzio instaurandovi un Impero Latino di Costantinopoli (1204), affidato a Baldovino di Fiandra. Quindi questa crociata si risolveva unicamente a favore della Repubblica di Venezia, che ora controllava Bisanzio, vedendo così rafforzato il proprio dominio politico commerciale; ¨ Il Concilio Laterano del 1215 bandiva una nuova crociata, affidata nel 1217 al comando del re di Ungheria Andrea II e del condottiero Giovanni di Brienne. Veniva tentata la conquista dell’Egitto, ma doveva concludersi nel 1221 con un disastro totale; ¨ V Crociata (1228-1229): organizzata in seguito alle lunghe sollecitazioni di papa Onorio III, veniva capitanata dall’imperatore Federico II, già scomunicato da Gregorio IX. Al confronto militare veniva privilegiata la trattativa con i musulmani, ed il trattato di Giaffa del 1229 stabiliva una tregua d’armi decennale, stabilendo il possesso cristiano di Gerusalemme, Betlemme e Nazareth, nonché la libertà d’accesso via mare ai territori in Terra Santa. ¨ Una successiva spedizione (1239) del re di Navarra, del duca di Borgogna e di Riccardo di Cornovaglia otteneva dai musulmani un’estensione del trattato del 1229. Ma un esercito di Turchi, al servizio del sultano d’Egitto, doveva impadronirsi di tutti i territori occupati dai cristiani; ¨ VI Crociata (1248-1254): decisa dal concilio di Lione nel 1245, e condotta da Luigi IX Re di Francia, detto il Santo. Dopo la conquista di Damietta, la spedizione doveva rivelarsi disastrosa, ed il re stesso veniva catturato dai musulmani. Il sovrano veniva poi riscattato con la cessione della stessa Damietta; ¨ VII Crociata (1270): è stata l’ultima, ancora capitanata da Luigi IX. Questa spedizione navale si esauriva però nel vano assedio di Tunisi, durante il quale trovava la morte lo stesso sovrano francese. ¨ Numerose altre spedizioni erano state organizzate, oltre a quelle ufficiali sopra elencate. Tra queste quella di Edoardo d’Inghilterra che, nel 1272, conquistava la Palestina e concordava una tregua con il sultano. Dopo la caduta di Tripoli (1289), papa Nicola IV tentava senza successo di far organizzare una nuova crociata; era così che i musulmani potevano riconquistare, tra l’altro, Acri e Tiro. Occorre infine ricordare che in quegli anni vi era stata una continua migrazione verso la Palestina di cavalieri, nobili e comuni pellegrini. A chiarire il fanatismo assurdo che animava questi avvenimenti, è sufficiente sapere che intorno al 1212 era stata addirittura organizzata una crociata di bambini, propugnata in Francia ed in Germania dai profeti di turno, che aveva finito per arricchire soltanto i mercanti marsigliesi, che avevano venduto i giovani "crociati" come schiavi in Egitto. Erano comunque state tutte pseudo crociate, di norma organizzate in modo sommario o decisamente maldestro, con esiti incerti o trascurabili, talvolta con esiti a favore di pochi interessati, come la repubblica di Venezia.

Crocifissione: Antico supplizio consistente nel legare od inchiodare un condannato ad una croce (v.). Per antonomasia è detta C. quella subita da Gesù. È storicamente accertato che essa non avvenne com’è generalmente rappresentata nell’iconografia sacra, in quanto Gesù portò sulle spalle il solo patibolo, sul quale gli vennero inchiodate le braccia, attraverso i polsi, e che fu poi innalzato sullo stipite. Il tema iconografico della C. e del crocifisso compare nella prima metà del V secolo, e tra i più antichi esempi esiste il pannello ligneo scolpito sulla porta di Santa Sabina in Roma, e l’affresco di Santa Maria Antiqua, pure in Roma. Sono innumerevoli le opere raffiguranti la C., in tutte le epoche artistiche successive, in quanto il tema, come estrema rappresentazione della sofferenza umana, fu affrontato da quasi tutti gli artisti di ogni tempo. Tra gli artisti più famosi citiamo il Cimabue (C. di Santa Croce), il Giotto (cappella degli Scrovegni a Padova), Antonello da Messina (Anversa), il Dürer ((Louvre) ed il Velasquez (Prado di Madrid).

Cromoterapia. Metodo curativo che utilizza l’irradiazione di luce colorata. Si fonda sulle reazioni neurologiche, psicologiche e cellulari attivate dai vari colori delle radiazioni luminose, ultraviolette e naturali. Quest’ultima è largamente praticata a livello di medicina alternativa da terapeuti specializzati in scuole non ufficiali (v. Damanhur), attraverso l’impiego di panni colorati applicati sul paziente. I tessuti utilizzati sono di norma in seta, raion e taffetà, più raramente in lana o cotone, mai in tessuti sintetici. Esistono tavole segnaletiche che danno indicazioni di massima per ciascuna patologia, ma gli esperti sostengono che ogni rimedio è sempre molto personalizzato. Bracciali, ginocchiere, fasce e pezze quadre di tessuto da portare sulla pelle, sono le forme d’impiego dei presidi terapeutici. Il colore usato è dipendente dal colore tipico del paziente, definito colore personale fondamentale, poiché la C. sostiene tale principio come essenziale. Circa 180 anni fa Goethe elaborò una sua teoria sui colori, considerata di valore profetico, ove sosteneva che "Mi faccio merito d’essere l’unico del mio secolo ad avere scoperto la vera entità dei colori. Gli uomini provano generalmente grande gioia per il colore. L’occhio ne ha bisogno, come ha bisogno della luce. Dall’idea del fenomeno opposto alla cognizione cui giungiamo per quanto esso genera, possiamo dedurre che le singole impressioni provocate dai colori non possono essere scambiate, che essi operano in modo specifico, e determinano decisi e precisi stati dell’organismo vivente. Parimenti per lo stato d’animo. L’esperienza insegna che i singoli colori provocano sempre particolari disposizioni d’animo". La C. considera i colori forze naturali di alto pregio. Sostiene che dovremmo rivolgere maggior attenzione ai bei paesaggi che offrono godimento estetico a quanti sono educati a vedere, un godimento almeno pari a quello originato della musica. La natura fa scorrere davanti allo sguardo umano i diversi caratteri dei colori, ci insegna a riconoscere e sentire i loro pregi ed a riconoscere quello giusto. Chi accoglie nell’animo il meraviglioso mondo dei colori, riacquista una panoramica veduta d’insieme delle supreme leggi che reggono l’armonia dell’universo. La tabella dei colori utilizzati dalla C. comprende: blu, blu madonna, blu scuro, verde pisello, verde scuro, giallo verdino, giallo canarino, giallo, nero, grigio perla, grigio zinco, grigio, arancione, rosso, indaco, viola, viola ciclamino e viola scuro. (v. Il Guaritore in casa, di Benedetto Lavagna, Ediz. Horus, 1990).

Crudeli Tommaso: Scrittore italiano (Poppi 1703 - 1745). Egli viveva in Firenze, molto modestamente, dato che usufruiva solo di un magro stipendio da insegnante. Era noto perché acerrimo nemico d'ogni superstizione, e si era attirato l'odio di ipocriti ed impostori per qualche imprudente barzelletta od a causa di audaci motteggi cui era portato. Denunciato al Sant'Ufficio, fu accusato dalla Santa Inquisizione di appartenere alla Massoneria, e per questo arrestato la sera del 9 maggio 1739. Venne sottoposto a tormentosi interrogatori, volti ad estorcergli ignobili confessioni su diverse calunniose accuse architettate contro l'istituzione massonica. Mai si piegò a tale ricatto per cui, grazie all'appoggio ricevuto da Fratelli e dallo stesso principe, la sua condanna venne limitata al confino. Dovette lasciare Firenze per essere confinato nel paese natio, nel casentino. Ma le sofferenze fisiche e morali subite, durante la detenzione e nel corso del processo, lo avevano tanto abbattuto da minare seriamente le sue condizioni di salute. Colto da un micidiale attacco d'asma, cessava improvvisamente di vivere il 27 gennaio 1745. Oltre ad una raccolta postuma di liriche (1746), messe all'indice fin dal loro apparire, ha lasciato quattro apologhi: La casa di Socrate, La corte di Re Leone, Il gatto eletto giudice ed Il giardiniere e la lepre. Nel 1762 fu anche pubblicato un suo piacevole e divertente opuscolo sull'Arte di piacere alle donne.

Cubo: Parallelepipedo rettangolo avente le tre dimensioni eguali, quindi le cui facce sono quadrati eguali tra loro. Costituisce la proiezione tridimensionale del quadrato (v.), esprimendo al massimo le valenze simboliche della figura geometrica di base. Il C. rappresenta la trasposizione volumetrica delle qualità del quadrato, e quindi la loro materializzazione. In tal senso la Pietra Cubica (v.) allude alla perfezione statica della materia, cui tende il Libero Muratore attraverso lo svolgimento del suo Lavoro iniziatico.

Cuius Regio eius Religio:  Espressione latina dal significato «Di chi è la regione, di quello sarà anche la religione». Fu formulata nel corso della dieta di Spira del 1526 da Filippo di Hannau, e fu accettata sia dai Cattolici che dai Protestanti nella pace di Augusta (artt. 10 e 11) siglata il 29 settembre 1555. Secondo tale formula, i Sovrani degli Stati dell'Impero erano liberi di seguire sia il culto cattolico che quello luterano, acquisendo il diritto di imporre la propria religione ai loro sudditi. Si riconosceva così il diritto alla libertà religiosa al solo principe, mentre ai sudditi era riconosciuto il diritto all'emigrazione verso altri Stati (beneficium migrationis). Contro sovrani e prelati che passarono al protestantesimo, papa Paolo IV emanò nel 1559 la bolla «Cum ex apostolatus officio». Secondo lo Spini (Storia dell'età moderna, Vol. II, Ediz. Einaudi, 1965), «La formula C.R.e.R. evidenzia tutti i suoi inconvenienti, poiché ogni qual volta uno dei signori degli innumerevoli staterelli dell'Impero cambia religione per una qualsiasi ragione, tutti i suoi sudditi devono fare altrettanto, oppure sono costretto all'esilio. Grave è la situazione che espone quotidianamente migliaia di persone a bruschi sobbalzi di fortuna, trasformando da un giorno all'altro un cittadino rispettabile in delinquente o proscritto, in tutti i numerosissimi principati ecclesiastici. Infatti ogni volta che muore un vescovo, un abate od un semplice prelato, tutti i principi vicini si prodigano, a seconda della religione coinvolta, di fornirgli per successore un cattolico od un protestante».

Culto: Rapporto tra una comunità umana ed uno o più esseri sovrumani /dei, antenati, spiriti, ecc.). Tale rapporto si esplica attraverso il rito, e si definisce determinando l’essenza dell’essere a cui il C. è destinato per mezzo di elementi quali immagini o rappresentazioni simboliche, luoghi (templi, santuari), tempi (feste), personale del C. (sacerdoti e sciamani), azioni sacre (offerte, preghiere collettive). La libertà di C. è sancite dalla Costituzione italiana nella quale, all’art. 8, si dichiara che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere di fronte alla legge, e quelle diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, purché non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.

Curdi: Dall’arabo-persiano Kurd (plur. Akard), armeno Kurduck, popolazione di lingua iranica stanziata nella regione denominata Kurdistan, corrispondente all’Anatolia orientale. Politicamente è divisa fra l’Iraq, la Turchia e l’Iran. Comprende numerosissime tribù, fra le quali i Gelali, gli Shadilli, gli Sheikh, i Lolan, i Balaban, i Lacin, ecc. Vivono essenzialmente di agricoltura e di pastorizia, e sono per lo più nomadi o seminomadi. La loro abitazione più comune è la tenda, ma in qualche regione è in uso una capanna di pietre a forma di alveare. Le tribù sono soggette all’autorità di capi (agha, seyqyid, sheikh) e in molte di esse vige una sorta di regime feudale, in cui i capi hanno diritto ereditario alla rendita di intere regioni. La poligamia viene praticata specialmente dai capi. La religione è musulmana, essendo la maggior parte dei C. di tradizione sunnita. La lingua parlata è di ceppo iranico del gruppo indoeuropeo. Non si conosce l’attuale numero dei C., ma si calcola che complessivamente ammontino a circa cinque milioni. I C., gelosi della propria autonomia, furono, ed in parte continuano ad essere, continuamente in lotta con i popoli vicini, particolarmente in Turchia ed in Iraq. Quando i Turchi occuparono l’Armenia ed il Kurdistan, seppero sfruttare tale ostilità, e nel 1890 lasciarono che si costituissero alcune divisioni di cavalleria C., le cui feroci scorrerie a danno dei cristiani armeni sono rimaste tristemente note. I loro ripetuti tentativi di costituire uno stato unitario ed indipendente sono finora falliti, sia per la resistenza interna dei vari gruppi tribali, sia per la decisa ostilità degli Stati dove si trovano le minoranze C.

Curia: Antica partizione della popolazione di Roma, risalente alle origini della città, forse ad istituti addirittura anteriori alla sua fondazione, radicati quindi nell’area latina preistorica. Per estensione il termine indica anche il locale in cui le C. si riunivano, la sede del senato e di altre corporazioni. Secondo la tradizione, le tre tribù che costituirono la città di Roma (Ramnes, Tities e Luceres) erano ognuna divisa in dieci curiae. Probabilmente ogni C. raccoglieva le famiglie della stessa gens o do gentes affini. Sembra molto probabile che la suddivisione in curiae avesse un’origine legata alla comune discendenza dei componenti delle curiae stesse, e non di tipo territoriale od amministrativo. L’esercito dei primi tempi era esso stesso formato in base alle curiae, e la prima forma di assemblea generale del popolo fu denominata comizio curiato. Il nome di C. fu anche usato per indicare il luogo in cui si effettuavano le riunioni pubbliche. In seguito venne a significare il luogo in cui si riuniva stabilmente il Senato romano. Nella Roma antica molte C. furono costruite già sotto i re, ma la C. più nota è proprio la sede del senato. Che nella sua forma attuale è quella fatta costruire da Diocleziano (243-313): ha pianta quadrangolare, con contrafforti angolari, rivestita di stucchi e marmi; si articolava in una sala riunioni con tre gradini sui due lati per i seggi senatoriali, il podio della presidenza e sullo sfondo la statua della Vittoria. Completava la C. un pavimento a marmi policromi. Un chalcidicum a forma di portico e la sala absidata del secretarium. Sul retro un’area scoperta in cui è stata rinvenuta una statua togata, forse raffigurante un imperatore.

Curia diocesana: È costituita dal complesso di persone ed uffici amministrativi o giudiziari che coadiuvano il vescovo nel governo della diocesi.

Curia romana: Complesso dei vari dicasteri che coadiuvano il papa nel governo della Chiesa. Istituzione sviluppatasi tra il XII ed il XVI secolo per opera di Paolo III (1534-49), Pio IV (1559-65) fino a Sisto V che, con la costituzione Immensi Dei (1588) diede alla C. una struttura che durò fino ai tempi moderni, quando Pio X, con la costituzione Sapienti consilio (1908) le diede l’attuale assetto. La C. comprende: dodici congregazioni, tre tribunali (Penitenzieria, Romana Rota e Signatura apostolica) e sei uffici, fra cui la Segreteria di Stato, la Cancelleria apostolica e la Dataria apostolica.