Cappella Sistina: Cappella fatta edificare in Vaticano da papa Sisto IV, da cui prende il nome, fra il 1471 ed il 1479. A navata unica con soffitto a volta ribassata, la paternità del suo progetto è di incerta assegnazione (il Vasari la attribuisce a Baccio Pontelli, altri a Giovanni de’ Dolci, altri ancora a Giuliano da Sangallo). Dal 1481 al 1483 il Perugino, il Pinturicchio, il Botticelli, Cosimo Rosselli, il Signorelli ed il Ghirlandaio, affrescarono le pareti laterali con storie del Vecchio e del Nuovo Testamento, mentre di Michelangelo Buonarroti sono gli affreschi della volta (1508-12): Storie della Genesi, Profeti, Sibille, Ignudi, Antenati di Cristo, ed il Giudizio Universale sulla parete di fondo (1534-41).

Cappello:  La Libera Muratoria britannica prevede che il Maestro Venerabile indossi un copricapo a tuba, specie nei Lavori in camera di Mezzo (v.). Il C. è qui simbolo di comando e di sovranità, e ricorda la corona con cui veniva cinto il capo degli Iniziati nel corso della celebrazione degli Antichi Misteri (v.).

Capricorno: In sanscrito il C. è definito Makara, ed è simboleggiato da un coccodrillo, animale a cui la tradizione orientale attribuisce i due aspetti fondamentali della vita: spirito e materia. Presso gli egizi il suo simbolo era Anubis, il seppellitore di Osiride e di tutti i defunti, ed era raffigurato da un corpo umano con la testa di sciacallo. Secondo la mitologia greca, il dio Pan, o Egipan, per timore del gigante Tifone, si sarebbe trasformato in becco, ed in questa forma Giove l'avrebbe posto tra i dodici segni dello Zodiaco. Il glifo del C. fa pensare ad una capra rampante con la coda di pesce: j. Il decimo segno dello Zodiaco ospita il sole dal 21 dicembre al 19 gennaio, ed è considerato di Terra. I nati sotto questo segno sono seri, riflessivi e ponderati, scarsamente emotivi, timidi ed introversi. Si muovono con estrema prudenza e, di fronte alle prese di posizione, temporeggiano per meglio ponderare le loro decisioni. Sono conservatori ed ambiziosi, ma la gamma degli individui del segno è la più svariata, poiché sono portati sia alla tentazione che all'iniziazione, interessati sia alla materia che allo spirito. Intelligenti, sono sempre alla ricerca di miglioramenti, ami agendo affrettatamente. I soggetti di media evoluzione sono riflessivi e perseveranti, con grandi attitudini e capacità di comando, perché tutto il loro ego mira a raggiungere le massime posizioni. Allorché di scarsa evoluzione, sono decisamente egoisti, ipocriti, tirannici, arrivisti e sordidamente avari. Facilmente irritabili, non amano subire sconfitte. Tendono al comando, non spaventandosi di fronte agli ostacoli che anzi li stimolano. Gelosi ed economi al massimo, diffidenti, imparano facilmente, e sono capaci di qualsiasi sacrificio, essendo dotati di ammirevole tenacia. Contano solo sulle proprie forze, non aspettandosi alcunché dal prossimo. Duri nei giudizi, ben difficilmente mutano parere, ma i rapporti umani non sono importanti per loro. Negli ideali, sia astratti che concreti, sono sempre vissuti con fermezza, decisione, pace interiore e concentrazione. Lo spirito nell'incarnato nel segno del C. si trova ad affrontare una prova costituita dal suo stesso carattere, dal suo bisogno di solitudine e di interiorizzazione, e dall'istinto di voler imporre agli altri la propria volontà prevaricatrice. Sono queste le grandi tentazioni che deve superare per conseguire un livello di saggezza interiore, di rinuncia, di frantumazione dell'ego, di distacco di fronte alla possibilità di esercitare il potere e, soprattutto, prima di diventare cosciente del proprio destino di appartenenza all'infinito, al Principio Primo, e così diventare finalmente un vero maestro di vita.

Capro espiatorio: Termine derivato dall’ebraico ‘aza ‘zel, da cui la Vulgata hircus emissarius, dal significato di uomo od animale che prende su di sé i mali e le colpe di una comunità, che viene liberata attraverso questo processo. Il nome deriva dal rito del C., prescritto da Mosé (Levitico 15, 5-26;M; Misnah Jomè). Il sommo sacerdote imponeva le mani sul capo di un C., personificazione di uno spirito malefico ostile a Jahvé (‘aza ‘zel), confessando sopra di lui tutte le colpe ed i peccati degli Israeliti (Levitico 16, 21). In tal modo il C. veniva contaminato, e tutti quelli che lo toccavano restavano contaminati. Il C., fatto segno ad improperi e maledizioni, veniva sospinto sopra un dirupo nel deserto, e di là precipitato e fatto morire sfracellato. Questo rito trova riscontri analoghi presso altre religioni; in un rito magico sumerico il re colpisce con la freccia un C., riversando su di esso i malanni dei suoi soldati; in un rito babilonese, all’inizio di un nuovo anno, il sacerdote (masmasu) entra nel sacrario del tempio (ezida), e fa tagliare la testa ad un ariete, gettandone poi il corpo nel fiume Nala. In un rito praticato dai Greci a Cheronea, in Beozia, si celebrava la cacciata della fame con la cacciata a vergate dalla città di uno schiavo. V. anche Kippur.

Caraiti:  Derivazione dall'ebraico Qara'im, biblisti, assunta da una setta ebraica dalla dottrina accostabile al sadduceismo (v.), fondata nell'VIII secolo da Anan ben David, ed in seguito consolidata da Binyamin da Nahawend (830-850 ca.). Gli adepti ripudiavano la tradizionale dottrina rabbinica, e riconoscevano la Bibbia come unica base della vita religiosa. Lo sviluppo della setta venne arrestato dalla reazione dell'ebraismo rabbinico, capeggiata da Sa ‘adyah al-Fayyumi (X secolo). Dopo la presa di Gerusalemme da parte dei Crociati (1099), i C. emigrarono, spargendosi nei paesi slavi. In Russia, dal XII al XVIII secolo, i C. ebbero ancora una certa importanza, e nel 1863, grazie ad A. S. Firkovic, ottennero i pieni diritti civili da parte del governo russo. Attualmente i C., ridotti a poche migliaia, si trovano soprattutto in Crimea, Polonia, Lituania ed Israele.

Carboneria: Società segreta dell’Ottocento sorta nella Francia meridionale, certamente derivata dalla Libera Muratoria, diffusasi anche in Spagna, Germania ed Italia, che fu di particolare importanza per il Risorgimento italiano. Prese il nome dal carbone che, pur essendo di colore nero, arde di fiamma luminosa; ebbe molti simboli, tratti dalla vita dei boscaioli, dalla vita di Gesù e dal culto di San Teobaldo, visto come personificazione della lotta sostenuta dall’uomo libero contro ogni forma di oppressione e di sfruttamento. Le associazioni si dividevano in baracche, vendite, vendite madri ed alte vendite, ognuna delle quali era presieduta da tre Luci. Gli affiliati, che conoscevano soltanto i loro diretti superiori, si dividevano in Apprendisti e Maestri; se uomini erano detti Buoni cugini, se donne Giardiniere. Fu scomunicata dai papi Pio VII (1821), Leone XII (1825) e Pio IX (1846). La sua attività fu al massimo sviluppo fra il 1817 ed il 1835. Ebbe origine dal gruppo di giacobini egalitari (murattiani anti borbonici) formatosi in Italia durante la dominazione napoleonica, e si distinse subito dalla conservatrice Massoneria (per tradizione maggiormente legata ai governi del tempo), specie per certi suoi tratti democratici ispirati al progresso sociale. L’ideologia della C. variava da zona a zona, da cellula a cellula e, accanto a programmi pre-comunistici, si trovavano programmi moderati, vagheggianti semplicemente una monarchia costituzionale. I primi moti attribuiti alla C. furono quelli di Macerata del 1817, di Benevento e Pontecorvo nel 1820. Di eco maggiore furono quelli del napoletano nel 1820-21, e di Modena nel 1831, anch’essi viziati dal carattere settario, ma capaci comunque di mettere in movimento imponenti forze popolari. Di particolare importanza, nella storia della C., fu l’influenza esercitata da Filippo Buonarroti, che riuscì a legare a sé molte sette diverse. Egli comunicava loro solo una parte del suo programma, che invece veniva comunicato per intero solo ad una ristretta cerchia di denominata "I Sublimi Maestri Perfetti". La tendenza del Buonarroti era marcatamente democratica, e si inserisce a piena forza nel movimento babuvista, fondato dal rivoluzionario francese Babeuf. L’influenza del Buonarroti fu forte soprattutto nella C. napoletana e romagnola, e fu favorita da una situazione di tensione sociale aggravata dalla carestia, dal caroviveri e dal degrado della miseria contadina. Il Buonarroti fu anche in contatto con Mazzini (v.), ed una setta da lui controllata (I veri Italiani) nel 1832 stipulò accordi con la mazziniana "Giovane Italia". Ma sarà proprio l’associazione del Mazzini, anch’egli ex carbonaro, a soppiantare il metodo settario, elitario della C., ponendo le basi per un più ampio legame con il popolo, e conducendo una serrata critica contro i limiti della C. A proposito dei rapporti tra C. e Massoneria, risulta interessante l’opinione critica espressa dal prof. Mola: "Tali rapporti costituiscono uno tra i temi più controversi della storiografia italiana. La storiografia politica ne fece un capitolo della più ampia controversia sulle origini del Risorgimento. Resta tutto da valutare l’influsso di lungo periodo esercitato dalle esperienze settarie del primo Ottocento e la ripresa massonica di metà secolo. Lo dimostrano i dati reperiti dagli storici sulle vendite carbonare di San Roberto (due medici, tre proprietari terrieri, e poi falegnami, muratori, bovari, braccianti, ecc.) e della terra d’Otranto, terra di lavoro. Tra quei "massoni e carbonari" (come venivano qualificati nei registri di polizia) ed i componenti delle Logge siciliane, liguri e di Lunigiana nel primo decennio dell’Unità (folte di artigiani, operai e chierici di modesto rango) vi è un legame sul quale occorre investigare a fondo, e che certo racchiude una delle ipotesi di sviluppo storicamente seguita dall’organizzazione massonica italiana. Certo non fu quella prevalente, ma anche non priva di importanza, e la storiografia non deve isolarla nel ghetto dell’indifferenza. Anche perché, in molte fasi decisive della sua storia, la Massoneria italiana vi ha cercato, e talvolta trovato, le sue motivazioni più genuine".

Carisma: termine derivato dal greco carisma, grazia, dono. È la qualità che inerisce ad una personalità, facendola considerare dotata di forze soprannaturali, o mandata da Dio per esercitare le funzioni di capo. Presso gli antichi Ebrei erano investiti dallo spirito carismatico direttamente da Jahvè: i giudici (Gedeone, Sansone: difesa contro i nemici); i re (Salomone, Davide: sapienza, anche legislativa); i profeti (Elia, Eliseo, Isaia, Geremia: mediazione tra Dio e gli uomini, oltre alla previsione del futuro). L’avvento di Cristo spostò il C. nel campo etico-pratico e miracolistico: primi pontefici, primi vescovi e primi santi. Secondo Paolo (I Corinzi 12, 7-11) lo Spirito (pgedma) divino conferisce "in vista dell’utilità di tutti …a ciascuno in particolare, come Egli vuole", i C.: sapienza, conoscenza, fede, discernimento fra gli "spiriti" (buoni e malvagi), glossolalia (v.). Tipicamente la glossolalia si manifestò tra gli Apostoli il giorno della pentecoste (Atti degli Apostoli 2, 2-13). Questa posizione carismatica della Chiesa primitiva si contrappone a quella successiva tipicizzata da evidente legalismo, una posizione tuttora perdurante, ribadita dalla stessa costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II. Anche presso gran parte degli altri popoli sono presenti dei capi carismatici, cui la divinità conferirebbe il misterioso potere di interpretare e realizzare i destini dei loro sudditi. Gli antichi germani riconoscevano nel loro re quell’Heil o Glück (felicità, buona sorte) che faceva crescere il grano. In Arabia il termine batakah [(forza della) benedizione] indica particolari forze o funzioni carismatiche. Analogo significato possiede il termine melanesiano mana. Il concetto di C. è stato anche assunto dalla moderna sociologia attraverso gli studi di Max Weber.

Carismatici:  Denominazione attribuita ai gruppi di «rinnovamento» che si ispirano alla teologia del Carisma (v.), caratteristica della Chiesa primitiva, che si contrappone a quella successiva tipicizzata da evidente legalismo, una posizione tuttora perdurante e ribadita dalla stessa costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II, per cui prefigura la stessa Chiesa del terzo millennio. I primi gruppi nacquero in Canada, diffondendosi poi rapidamente in molti altri paesi a partire dal 1970. Tra le Comunità italiane più attive vi è quella di Roma, denominata «Maria». I C. italiani sono oltre centomila, e vengono descritti come un esercito disarmato e disarmante. Adottano strategie di attacco a sorpresa, che disorientano e conquistano larghe fasce del mondo protestante e cattolico. Loro principale caratteristica è il fascino, una sorta di presa facile, immediata e naturale sull'animo umano, cui promettono gioia e conferiscono straordinarie prerogative. Gran parte del loro successo è comunque conseguenza degli accenti della loro fede, che cadono nell'ambito della religiosità dei tempi moderni, ove sono maggiormente evidenti gli scambi con le altre realtà spirituali, con le varie culture e con le diverse tradizioni.

Carità: Nella teologia cristiana è la più alta delle tre virtù teologali, con la Fede (v.) e la Speranza (v.), da cui procede l’amore di Dio e del prossimo. San Paolo ha esaltato il valore della C. rammentando che, qualunque opera buona l’uomo compia, se non vi è la C. resta come un bronzo risonante o come un cembalo squillante (I Corinzi 13, 1), San Tommaso (v.) dimostra che nella C. si trovano i caratteri della vera amicizia che ci lega a Dio: "Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutto il tuo spirito", cui è legato il secondo precetto: "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Matteo 22, 37). Per il cristiano la C. è la partecipazione alla vita propria di Dio che questi gli accorda: è la Grazia abituale o santificante. La C. è pure uno dei principi essenziali del buddhismo (v.). Secondo questa dottrina la C. è fatta di non nuocere (ahimsa), di compatire (karuna9 e di benevolenza (maitri), e s’accompagna obbligatoriamente al "dono" (dana). L’illustrazione più perfetta della C. secondo il buddhismo è il Bodhisattva, che riassume queste virtù ed il cui ideale è di ritardare l’ottenimento finale del Nirvana, per aiutare più a lungo l’umanità sofferente nella via della salvezza.

Carlo Martello: Principe dei Franchi (688-741). Figlio di Pipino d’Heristal e della sua concubina Apaide, fu gettato in prigione alla morte del padre (714) da Plechtrude, moglie legittima di Pipino. Fuggito nel 715, C. fece insorgere gli Austrasiani contro Plechtrure, che vinse nel 717. Lottò inoltre contro i Neustriani (con a capo Ronfroi) in nome di Chilperico II, diventando nel 719 padrone dell’Austrasia e della Neustria. Pur mettendo sul trono Teodorico IV (721), fu C. il vero signore di palazzo, tanto che alla morte di Teodorico egli non si preoccupò di trovargli un successore. Ebbe notevoli doti di condottiero, e ne diede prova battendo a più riprese i Sassoni (728-730), i Frisoni del Nord (733-34), conquistando la Baviera e sopprimendo il ducato d’Alamannia, di cui favorì poi l’evangelizzazione. Fermò l’avanzata musulmana in Aquitania sconfiggendo nel 732, nei pressi di Poitiers, una cittadina francese non distante da Bordeaux, l’esercito musulmano guidato da ‘Abd al-Rahman, ed ottenendo in pari tempo la sottomissione d’Eudes duca d’Aquitania. Sottomise anche la Borgogna (736) e la Provenza (739), e fu senza rivali, destituendo, quando gli eventi lo richiedevano, gli alti dignitari della Chiesa dalle loro cariche, esiliando ed imprigionando vescovi ed abati, secolarizzando i beni ecclesiastici, a vantaggio del suo esercito o per devolverli ai suoi vassalli. Nel 741 lasciò come eredi i due figli, Carlomanno e Pipino.

-Carlomagno: Imperatore d’Occidente (ca. 742-814). Figlio di Pipino il Breve e di Bertrada, figlia di Cariberto conte di Laon, compare per la prima volta nelle cronache storiche nel 768, allorquando i Franchi divisero i territori di Pipino tra i suoi due figli Carlo e Carlomanno. I territori di Carlo comprendevano parte della Neustria, dell’Austrasia e dell’Aquitania, circondavano cioè i territori del fratello carlomanno, e tale spartizione suscitò la discordia tra i due fratelli. Ma prima che questa potesse esplodere in vera e propria lotta, Carlomanno morì (771). C. divenne così unico sovrano dello Stato franco, e come tale cominciò ad osteggiare i longobardi, ripudiando la moglie Desiderata, figlia del re longobardo Desiderio, che sua madre Bertrada gli aveva fatto sposare. Nel 770 C. aveva sottomesso i popoli d’Aquitania, facendo prigioniero il loro re Hunold, e nel 772 invase i territori del terzo nemico dei franchi, i popoli Sassoni, conquistando la città di Heresbourg. Nel frattempo la moglie ripudiata e Gerberga, la vedova di Carlomanno, si erano rifugiate presso il re longobardo, chiedendone la protezione. C., approfittando di un appello lanciato dal pontefice Adriano I, ostile alla potenza dei Longobardi che minacciava i territori papali, scese in Italia conducendovi una campagna rapida e vittoriosa. Desiderio dovette arrendersi in Pavia. Il 5.6.774 C. venne incoronato con la famosa corona ferrea dei re longobardi. L’Italia divenne un vicereame, che C. affidò al proprio figlio Pipino, pur lasciando in vita il ducato di Benevento, divenuto vassallo, e trasformandolo in bastione di difesa contro gli Stati bizantini dell’Italia meridionale. Inoltre C. confermò la cosiddetta "Donazione di Pipino", che aveva fondato il potere temporale dei pontefici, promettendo l’allargamento dei territori papali nell’Italia settentrionale a spese di quelle dei Bizantini. Ma la situazione negli stati franchi non era del tutto tranquilla, per cui C. fu costretto ad intraprendere altre due campagne: una contro Tassilone duca di Baviera e discendente degli Agilolfingi, che fu definitivamente sconfitto nel 788, l’altra contro gli Avari, che occupavano la media pianura danubiana. C. riuscì a distruggere la famosa cavalleria avara in una serie di campagne tra il 791 e l'’03, avanzando sino ai territori della Croazia settentrionale, stabilendo una marca difensiva in Carinzia, e dando al vescovo di Salisburgo l’incarico di evangelizzare tutte le regioni slave circostanti. Rimase il problema della minaccia sassone, che nel 772 C, aveva rintuzzato ma non allontanato definitivamente. La campagna contro i Sassoni doveva durare oltre trent’anni. Dapprima C. tentò la carta dell’evangelizzazione, favorendo la penetrazione missionaria in quei territori, ma ben presto tale opera si dimostrò pressoché inutile se non veniva accompagnata da una parallela penetrazione militare, tesa al controllo dei territori stessi. Allora le campagne militari si succedettero sempre più feroci e sanguinose, portando anche a dei clamorosi rovesci delle truppe franche come quello di Suntelgebirge (782). I Sassoni, condotti da Widekind, dettero prova di notevole abilità e coraggio, contrastando passo su passo la penetrazione delle truppe franche, per cui C. dovette ricorrere al terrore. Dapprima fece giustiziare 4500 uomini presso Verdun (782), rei di appartenere alle tribù sassoni, poi fece prelevare migliaia di ostaggi, e li trasportò in massa nelle retrovie franche, ricattando con la loro vita le truppe di Widekind. La Sassonia, con questi metodi, fu presto vinta, e nel 799 venne integrata nello Stato franco. I popoli al di là dell’Elba furono sottomessi nell’804, e la Frisia dopo la sconfitta di Widekind (785) fu ridotta al semplice rango di provincia. Conquistati i territori a N dell’Europa, C. rivolse le sue attenzioni alla Spagna, di cui intendeva fare uno stato vassallo. Nel 778 egli tentò di appoggiare la rivolta del governatore di Barcellona contro l’emiro ‘Abd el-Rahman (v. Carlo Martello), ma questa spedizione subì una grave sconfitta e, nel ritirarsi, la retroguardia dell’esercito franco venne massacrata a Roncisvalle, ma non dai musulmani (come tramandatoci con la leggenda delle gesta di Orlando), bensì dalle locali popolazioni basche. Dopo tale sconfitta, C, rinunciò al piano di conquista della Spagna, accontentandosi di creare una marca meridionale lungo i Pirenei, che lo garantisse dalle invasioni saracene. Un’altra marca, quella di Bretagna, venne affidata al figlio Carlo il Giovane, che però non riuscì a porre termine alle continue ribellioni delle popolazioni bretoni. Così agli inizi del IX secolo l’antico Stato franco si trasformò in vero e proprio impero, il cui centro fu fissato da C. in Aix-la-Chapelle. Al re dei Franchi, diventato il più potente signore dell’Occidente, si rivolse il pontefice Leone III per chiedere protezione dal pericolo bizantino. C., impegnandosi a difendere la causa del papato, fu incoronato imperatore dai Romani il giorno di Natale dell’800. Con i Bizantini avviò trattative per il possesso dei territori di Venezia e dell’Istria. Il problema era di organizzare amministrativamente un così grande territorio, popolato da genti con tradizioni e costumi tanto diversi. C. conservò all’impero le istituzioni franche: il conte, nominato dal re e posto alla testa di ciascun pagus (o villaggio), aveva poteri molto estesi, sia amministrativi che militari; i vescovi o gli abati dei grandi monasteri sorvegliavano e consigliavano i conti, organizzavano l’assistenza delle popolazioni in caso di eventi catastrofici, promulgavano ed applicavano di concerto con questi le ordinanze palatine o capitolari. I "vassi dominici" contribuivano alla sorveglianza del territorio, mentre i "missi dominici" in gruppi di due (un laico di nomina imperiale ed un ecclesiastico di nomina papale) avevano l’incarico di vigilare sull’amministrazione delle province. C. iniziò inoltre a sostituire la tradizione della legge orale e popolare con testi scritti (capitolari), che testimoniassero la volontà imperiale di unificare l’impero anche culturalmente. La cultura a palazzo era rappresentata da uomini come Alcuino, maestro della scuola di York, Paolo Diacono, Piero di Pisa e Theodolfo; inoltre C. fondò una vera e propria (Scuola Palatina) per la formazione dei funzionari imperiali, sia laici che ecclesiastici. Nell’813 nominò suo erede universale il figlio Luigi (altri due figli gli erano morti precedentemente), assicurando per il futuro l’unità dell’impero. Ma tale desiderio non doveva sopravvivergli molto.

Carmati:  Eretici musulmani seguaci di Hamdan ibn al-Ash'ath, detto Qarmat che, ispirandosi alla dottrina batinita, promosse un'insurrezione nella Bassa Mesopotania (890 d.C.), da cui si propagò in Arabia. Qui dette origine allo Stato carmato di al-Asha', chiamato dagli Arabi al-Barhain. Questo Stato diventò tanto potente che nel 930 si impadronì della Mecca, asportandone la Pietra Nera (v.). Nel 1077  venne però definitivamente sconfitto, e ciò segnò anche la fine dei C.

Carmick: Denominazione di un manoscritto conservato presso il Museo della Gran Loggia di Pennsylvania, considerato il più antico documento massonico illustrato da un Quadro di Loggia (v.). È costituito da 24 pagine, e risale al XV secolo. Il suo nome deriva da quello di una nota famiglia della Pennsylvania, uno dei cui membri lo avrebbe trascritto. Il testo inizia con versi tratti dall’Ecclesiastico:"Avvicinatevi a me, voi che siete incolti e sostate nella casa dell’istruzione … l’Onnipotente Dio del cielo, cui la saggezza del Suo Figlio glorioso attraverso la Grazia e la bontà dello Spirito santo, che sono le tre persone ed uno solo, sia con noi nel nostro inizio, e ci dia qui la Grazia, nella speranza che noi possiamo venire al Suo Regno Eterno che non avrà mai fine. Amen. Buoni Fratelli e compagni, ora è nostro proposito dirvi in qual modo l’Arte, la Massoneria, ebbe inizio … ".

Carpocraziani:  Settari gnostici del II secolo d.C.. la cui origine viene fatta risalire a Carpocrate, vissuto in Alessandria ai tempi di Adriano, e che avrebbe fondato la chiesa C. insieme al figlio Epifane. Secondo i C. il mondo non sarebbe opera del padre increato, ma di demoni inferiori a lui. La liberazione, o salvezza gnostica, si opera allorché l'anima, prigioniera nella materia, si riscatta con la sua evoluzione, risalendo così al Padre. Tale riscatto si realizza secondo il modello di Gesù, che è Salvatore, ma uomo eguale ad ogni altro uomo. Le anime sono in condizione di risalire al Padre solo quando siano passate attraverso tutte le esperienze morali ed immorali del mondo, il che può avvenire in una sola vita od in più vite successive, attraverso la metempsicosi (v.). I C. ripudiano la legge naturale e quella giudaica, in quanto legate alla materia.

Carolingi: Dinastia così chiamata dal nome del suo più importante esponente, Carlo Magno. Questi riunì sotto la sua autorità, dalla metà dell’VIII secolo alla fine del IX, la Gallia, la Germania Occidentale e l’Italia Settentrionale, rinnovando sotto l’egida franca la potenza dell’Impero Romano d’Occidente. L’origine di tale ceppo dinastico è legata a leggende e tradizioni, tendenti a dare alla famiglia carolingia la patente di antica e fiera nobiltà. L’unica cosa certa è che le cronache storiche menzionano come suo primo membro tale Arnolfo, consigliere del re merovingio Clotario II, e di Dagoberto, vissuto tra il 580 ed il 641 ca. I genealogisti attribuirono in seguito ad Arnolfo una discendenza aristocratica da famiglia senatoria romana d’Aquitania. Nel VII secolo, in piena epoca merovingia, la famiglia dei C. era già ricca di terre e di cariche ecclesiastiche. Dei figli di Arnolfo, Clodulfo successe al padrenel vescovato di metz, mentre Ansegiso ricoprì importanti incarichi di palazzo, avendo sposato Begga, figlia del duca franco Pipino I il vecchio, maestro di palazzo d’Austrasia, e di Itta, appartenente ad una famiglia romana d’Aquitania. Il figlio di Angesiso fu Pipino II detto d’Heristal, maestro di palazzo sia di Neustria che di Austrasia. Il figlio bastardo di Pipino II, Carlo Martello (v.), oltre a mantenere i possessi neustriani, arrestò l’avanzata musulmana in Europa nel 732, ripristinando nel contempo la propria autorità di maestro di palazzo sull’Aquitania e sulla Provenza. La forza e le capacità di Carlo Martello impressionarono favorevolmente il papato, che vedendo in tale dinastia un possibile alleato contro la potenza bizantina e longobarda, concesse la corona di re dei Franchi al figlio di Carlo, Pipino il Breve (752), sanzionando così il definitivo tramonto della dinastia merovingia. L’ultimo re di Germania della dinastia C. fu poi Ludovico detto il Fanciullo (911), mentre l’ultimo C. re di Francia fu Luigi (987).

Caronte: Nome del nocchiero dello Stige, il fiume dell'odio che circondava l'inferno pagano. Egli traghettava le anime prave, che lo compensavano con l'obolo, una moneta di bronzo, che veniva messa nella bocca dei defunti per consentire loro di pagare il prezzo dell'ultimo viaggio. Un'antica leggenda lo fa figlio di Erebo e della Notte, ed era rappresentato (v. nell'inferno dantesco) come un vecchio "bianco per antico pelo", che intorno agli occhi aveva "di fiamme ruote". Sarebbe stato un re d'Egitto, arricchitosi smoderatamente attraverso onerose tasse imposte sulle sepolture. L'idea della barca infernale sarebbe stata suggerita dal suo stesso nome, che in egiziano significa navicellaio. Lo storico Diodoro Siculo giustifica l'etimologia del nome asserendo che nei dintorni di Menfi c'era un lago, noto come Acherusia, che bisognava attraversare per raggiungere il regno dei morti imbalsamati. Questi si presentavano sull'altra sponda del lago, dove i giudici designati dagli dei pronunciavano la sentenza, dopo aver ascoltato le ragioni dei difensori e degli accusatori del defunto. Se le opere malvagie superavano quelle buone, veniva negato l'onore della sepoltura. Se invece le ultime prevalevano, Caronte disponeva affinché il morto fosse trasportato nella sepoltura, al di là del lago, dopo aver riscosso il suo compenso.