Candelabro: Utensile in metallo, legno o ceramica, usato per sorreggere lampade o candele in genere a scopo ornamentale. Ha un'ampia base d'appoggio, da cui parte un fusto (stelo) alto, con una o più braccia disposte in diverse maniere. Gli etruschi furono eccellenti forgiatori di C., e la loro produzione ebbe ampia diffusione in tutto il mondo ellenistico e romano. Celebre il C. a sette braccia detto Menorah, forgiato in oro e collocato nel Tempio di Gerusalemme, forse portato da Tito a Roma dopo la conquista e la distruzione della capitale giudaica, ed è raffigurato in rilievo sull'arco dedicato allo stesso imperatore sito nei pressi del Colosseo. L'originale fu rapito dai Vandali (455) e trasportato in Africa, poi da Belisario (534) a Costantinopoli, dove se ne sono perse le tracce.  Y  (Massoneria) Oltre alla Menorah (v.), il Tempio massonico è decorato da tre C. a stelo lungo, che vengono accesi nel corso della cerimonia rituale dell'apertura dei Lavori. Nel rituale moderno o simbolico sono posti al centro del Pavimento a scacchi, a formare un triangolo isoscele rettangolo, con il vertice rivolto verso l'Oriente, al cui centro è posta la Tavola da Disegno (v.) od il Quadro di Loggia (v.). Il rituale Emulation invece ne prevede la collocazione a fianco dei tre Dignitari di Loggia, quindi al di fuori dal perimetro del Pavimento. La loro collocazione condiziona il senso dell'ambulazione nella marcia di apertura dei Lavori (v.). Vengono accesi mediante il Testimone (v.) o con l'impiego di un attizzatoio comunque attivato al Testimone. Nel primo caso sono accesi dai Dignitari, che vi trasferiscono simbolicamente l'energia dei tre Pilastri, Forza, Bellezza e Sapienza. Nel secondo caso rituale sono accesi dal Primo e dal Secondo Diacono, con l'identico trasferimento energetico, indispensabile per la consacrazione del Tempio.

Candeliere:  Nome di utensile di norma in metallo, legno, ceramica, o di altro materiale. Usato per sostenere candele, può essere semplice, doppio, triplo o multiplo. Trattato artisticamente, si distingue dal candelabro (v.) per le minori dimensioni, per cui è praticamente portatile.  y  (Massoneria): Nel Tempio massonico gli scranni dei tre massimi Dignitari di Loggia sono adornati ciascuno da un C.: · a tre luci per il Maestro Venerabile, · a due luci per il Primo Sorvegliante; · ad una per il Secondo Sorvegliante. Essi sono accesi dagli stessi Dignitari al termine della cerimonia rituale di apertura dei Lavori. Il C. a tre braccia (M.V.) rappresenta il principio trino (v.), la triplice essenza divina e le tre Luci che sostengono la Loggia; quello a due (1° S.) ricorda il principio binario (v.) e gli opposti; quello ad una sola Luce (2° S.) l'Unità.

-Candelora: Nome popolare dato alla festa della Purificazione di Maria (2 febbraio), derivato dalla benedizione delle candele che ha luogo in quel giorno. Questa festa, importata in Occidente nel VII secolo insieme ad altre feste mariane, è di origine orientale: veniva celebrata a Gerusalemme 40 giorni dopo quella della natività di Gesù, in commemorazione della purificazione di Maria nel Tempio. Secondo la legge ebraica, ogni primogenito, compiuti i quaranta giorni di vita, doveva essere presentato al tempio dal padre: in quell’occasione avveniva anche la purificazione della madre. La C. dista appunto quaranta giorni dal Natale, per cui il significato di Luce che aumenta e si diffonde, e quello di putificazione, assume un valore ancora più elevato. Molto simbolica era anche l’antica Festa della C., che prevedeva dapprima unaprocessione per il paese a ceri spenti (nigredo alchemico), poi tutti i devoti, prima di entrare in chiesa, accendevano la candela (albedo), attindendo da un unico cero consacrato posto all’ingresso. Il simbolismo di tenebra e quindi di Luce proveniente da un’unica fonte è qui chiaro; ma i fedeli, allorché molto numerosi, potevano anche accendere il vicino direttamente dalla propria candela, diventando in tal modo loro stessi portatori della nuova Luce. Infine si entrava in chiesa con le candele accese, quasi per nascondere la verità ai profani. Nel XVIII secolo invalse l’uso dell’offerta al papa di candele artistiche effettuate da personaggi della corte pontificia e dai Superiori degli Ordini religiosi; questa è un’usanza ancora attuale. Il cosiddetto Festival esoterico di Imbolc si colloca tra il solstizio d’Inverno (Yula) e l’equinozio di Primavera (Vernal Equinox), ed è noto fin dai tempi più antichi ed in ogni parte del mondo sotto vari nomi: Imbolc, Oilmec, Candlemas, Brigid’s Feast, Ewomeoluc, Groundhog’s Day, Lupercalia ed appunto C.. È tra i più esoterici e tra i più preziosi per i grandi benefici spirituali e materiali che donerebbe a chi lo celebra. È considerato il festival del rinnovamento, della purificazione, della rinnovata giovinezza del corpo e dello spirito. Le moderne correnti di pensiero riscoprono quanto sia importante armonizzarsi con i cicli della natura, e diventa sempre più chiaro quanto la giovinezza del corpo sia legata a quella della mente. Imbolc è il Festival della Fonte di Giovinezza, dell’equilibrio, del rinnovamento profondo e della completa e perfetta purificazione. I secoli ed i millenni passano, ma il significato delle date fondamentali del Calendario resta immutato. Nel campo folcloristico, molte usanze popolari si sono collegate alla festa liturgica: i ceri benedetti sono conservati con cura devota, solitamente a capo del letto, e vengono accesi per scongiurare i pericoli dei temporali, o quando un malato entra in agonia. Nel calendario popolare la C. segna la fine dell’inverno. Onde ne è sorta, in ogni paese, una copiosa raccolta di proverbi, di credenze e di pronostici legati al tempo che fa in quel giorno per trarne presagi meteorologici, p. es. "Quando vien la C. de l’inverno semo fora, ma se piove o tira vento all’inverno semo drento".

Candidato:  Termine che definisce chi si presenta ad un concorso od a sostenere un esame. Deriva dal latino candidus, vestito di bianco, come veniva definito a Roma chi poneva la propria candidatura ad una carica pubblica, che indossava una tunica bianchissima. Y  (Massoneria): La Libera Muratoria definisce C. sia il profano che si presenta alla cerimonia rituale di iniziazione (v. Postulante) che il massone proposto per un aumento di salario (v.).

Cannibalismo:  v. Antropofagia.

Canone: Termine usato per indicare le norme che stanno alla base di un'arte o di un ordinamento giuridico. Nella tradizione cattolica designa le regole della liturgia. In particolare con l'espressione C. della messa si indicano le preghiere fisse che precedono o seguono la consacrazione. La riforma liturgica seguita al Concilio vaticano II ha riportato il C. della messa alla sua essenzialità primitiva, liberandolo da varie sovrastrutture devozionali formatesi nel corso dei secoli. Nei concili la voce C. ha indicato, almeno dal XV secolo, le definizioni dogmatiche. Vari significati ha assunto il termine per il diritto. Da esso trae il nome l'ordinamento della Chiesa, ed è prestazione annua in natura o denaro, limitata nel tempo o meno. Si ritiene che abbia assunto il significato di prestazione e di controprestazione verso il IV secolo.

Canonico: Termine derivato dal greco canonicoz, legato alla regola. Impiegato come sostantivo identifica il chierico che attende al ministero pastorale presso il capitolo di una chiesa cattedrale, con l’obbligo dell’ufficiatura corale. Invece come aggettivo significa "conforme al canone" (v.), ovvero perfettamente in linea con la regola liturgica adottata dalla Chiesa cattolica.

Canonizzazione: Termine derivato dal greco canonzw, inserire nel canone. È la sentenza definitiva con la quale il papa stabilisce che un beato sia santo, e lo inserisce nel catalogo dei santi. La C. segue il processo di beatificazione (v.), ma mentre la beatificazione ha un carattere permissivo e limitato ad una diocesi o ad una regione o ad una famiglia religiosa, la C. ha un carattere precettivo, ed è estesa a tutta la Chiesa universale. Affinché sia avviato il processo di C. occorre la conferma di almeno due diversi miracoli. Nei primi secoli della Chiesa il culto di venerazione era riservato ai martiri. In epoca successiva detto culto fu esteso anche ai defunti che in vita avessero dato esempio insigne di virtù, e questi furono detti "confessori". Tra questi ricordiamo San Basilio Magno, Sant’Ambrogio, San Girolamo e Sant’Agostino. Fra il VI ed il XII secolo la C. veniva promulgata dai vescovi (C: episcopale); con la decretale "audivimus" di Alessandro III (1170), confermata da Sisto V, la C. venne riservata al papa (C. papale). Fin dal ritorno dei papi da Avignone, la funzione della C. si svolge, con grande fasto e solennità, esclusivamente nella basilica di San Pietro. Con la C. il papa sancisce che l’anima della persona santa goda sicuramente della gloria celeste; però tale definizione non è oggetto di fede divina, ma di fede ecclesiastica. Fra i teologi è dottrina comune che, data l’importanza della C. ai fini della vita morale della Chiesa universale, il papa in tale occasione sia infallibile. Va però notato che il Concilio Vaticano I (1870), nella sua esposizione dell’infallibilità (v.) del papa, non nomina la C. dei santi.

Canopi (Vasi):  Quattro piccole giare in terracotta destinate alla conservazione degli organi interni del corpo del defunto mummificato, facenti parte del corredo funerario (v. Vasi canopi).

Canossa: Centro dell’Emilia Romagna, in provincia di Reggio Emilia, frazione del comune di Ciano d’Enza. È dominato dalle rovine del castello omonimo, eretto verso l’anno 940 dagli Attoni, della cui marca divenne il centro strategico. Il castello di C. è famoso per aver accolto la profuga regina Adelaide (951), per aver sostenuto l’assedio di Berengario I (952), e soprattutto per essere stato teatro dell’atto formale di umiliazione dell’imperatore Enrico IV davanti al pontefice Gregorio VII (1077).

-Canterbury: Città dell’Inghilterra meridionale, situata nella contea del Kent, a circa ottanta km. a sud di Londra. È nota soprattutto per la sua grande cattedrale gotica che ne domina il paesaggio, sede dell’arcivescovo, primate della Chiesa Anglicana. Già nota in epoca romana con il nome di Durovernum Cantiacorum, C. sotto i Sassoni divenne capitale del regno del Kent con il nome di Cantwarabyrig, il cui quarto re, Etelberto, nel VI secolo si convertì al cristianesimo, facendo dono a Sant’Agostino (597) di un terreno per la costruzione di una abbazia. Sant’Agostino (v.) divenne così il primo arcivescovo di C. (597-604). Distrutta la vecchia cattedrale agostiniana da un incendio nel 1067, l’arcivescovo Lanfranco (1070-89) ne avviò la ricostruzione, che però fu completata solo nel XV secolo, con la sovrapposizione di diversi stili, dal romanico normanno al gotico. La cattedrale di C., nota anche con il nome di Christchurch, costituisce la chiesa madre della Chiesa Anglicana. Il suo progetto primitivo si deve a Guillaune de Sens, autore del coro (XII secolo). All’esterno, la torre centrale (Bell Harry), di John Wastell, è uno dei capolavori del gotico (XV secolo), mentre all’interno la Trinity Chapel, di William l’Inglese, ospita le tombe di alcuni reali inglesi (Edoardo il Principe Nero, Enrico IV, ecc.). Intorno vi sono numerose vetrate istoriate (XIII secolo). Nel 1535 Enrico VIII fece smantellare la tomba dell’arcivescovo Thomas Becket (v.), assassinato nella stessa cattedrale nel 1170, e per oltre tre secoli meta di continui pellegrinaggi, dai quali trasse ispirazione il Chaucer per i suoi "Racconti di C.". Al primo periodo normanno appartiene ancora la vasta cripta, con numerose tombe dell’epoca. La cattedrale di C. è uno dei pochi edifici della città scampati ai bombardamenti tedeschi del 1942. Tra i resti più antichi della città, vi è il tumulo artificiale noto come Dane John, attualmente sistemato in un parco, insieme con un monumento commemorativo del poeta C. Marlowe, che era nativo di C. Nelle vicinanze è la Norman Keep, torre medievale, unico resto di un castello dell’XI secolo. Nella parte occidentale della città, la West Gate è l’unica porta che rimane della vecchia cinta muraria del XIV secolo. Nella parte orientale invece si trovano i resti dell’abbazia di Sant’Agostino, la più antica d’Europa dopo quella benedettina di Montecassino, dal 1844 inglobati in un collegio missionario. Alla periferia occidentale, nella chiesa di s. Dunstan, è conservata la testa di s. Tommaso Moro, fatto giustiziare da Enrico VIII nel 1535.

Cantico dei Cantici:  Nome di uno dei libri Canonici (v.) dell'Antico Testamento, ovvero considerati dalla Chiesa come ispirati direttamente da Dio. Per lungo tempo fu ritenuto opera del re Salomone, ma in seguito fu attribuito ad un autore di epoca posteriore, vissuto tra il 400 ed il 300 a.C. È redatto con significanze allegoriche in versi ebraici, e tratta soprattutto (ma non solo) dei rapporti tra Dio ed il popolo d'Israele. 

Cantico delle creature:  Nome di un breve componimento poetico in versetti assimilabili ad una prosa ritmica, citato anche come «Laudes Domini de creaturis», o «laudes creaturarum», oppure ancora «Canticum fratris Solis». Ne fu autore Francesco d'Assisi, nei suoi ultimi anni di vita, forse nel 1224. Inno, invocazione al Signore, composto ad imitazione dei Salmi, rivela spesso grande forza lirica; il «Laudato sii, mi Signore», che segna la ripresa di ogni versetto, scandisce la preghiera con intensa suggestione. Estremi sono il candore e la purezza che emanano da questo teso, tra le prime espressioni poetiche della letteratura italiana redatte in lingua volgare.

Caodaismo:  Nome di una religione fondata nel 1919 in Indocina dal filosofo vietnamita Ngo Van Chien, caratterizzata da una marcata tendenza teosofica (v.) e dalla frequente pratica dello Spiritismo (v.). Suo obiettivo è la fusione delle quattro religioni più diffuse in Indocina, ovvero Buddhismo, Taoismo, Confucianesimo e Cattolicesimo. Il suo nome deriva da «Cao-Dai» (Grande Palazzo), appellativo attribuito all'Ente Supremo. Una delle maggiori attrattive del C. è l'estrema semplicità del suo messaggio, tendente a conciliare ogni convinzione religiosa, adattandosi a tutti i livelli evolutivi spirituali dei singoli individui. I fedeli sono distinti in tre ordini: · 1) i Religiosi, vegetariani ed asceti; · 2) i dodici Medium, praticanti lo spiritismo alla presenza dei soli dignitari od asceti; · 3) il popolo credente, tenuto a seguire la pratica del C.

Caos: Termine derivato dal greco caoz, baratro, voragine, abisso, spazio vuoto. Denominato anche Chaos, anticamente indicava il vuoto illimitato che dominava nell'universo prima della nascita del mondo. Massa rozza ed informe, una confusa miscela di tutte le cose dello spazio vuoto, dalla quale, secondo la mitologia orientale, per intervento di un Ente Superiore, sarebbe sorta la terra, che fu poi fecondata dalle piogge e dall'acqua. Platone fece del C. un principio filosofico, identificandolo con lo stato primordiale della materia informe, indifferenziata, dalla quale, per l'introduzione di un principio ordinatore di natura fisica o divina, sarebbe nato il cosmos, ovvero l'universo ordinato. Per questo nel linguaggio comune C. significa confusione o disordine. Secondo l'Alchimia (v.) indica la materia nella fase di putrefazione. Secondo il Diel (Le symbolisme, Paris, 1952) il C. "è una denominazione simbolica, che rappresenta la confusione e lo smarrimento dello spirito umano di fronte all'impenetrabile mistero dell'esistenza". L’ipotesi del C. molecolare coinvolge le condizioni fisiche che precedettero l’ordinamento dell’universo che, rifacendosi agli antichi miti cosmogonici (Babilonesi, Scandinavi con varie denominazioni, ed infine Greci), indica lo stato primordiale della materia. In particolare, nel C. primordiale della materia, questa si sarebbe dapprima organizzata in molecole semplici, le quali, interagendo fra loro secondo leggi statistiche, avrebbero originato le prime molecole complesse organiche. Da ulteriori interazioni fra queste, l’ipotesi del C. molecolare prevede che, infine, si sia organizzata la vita stessa. Tale ipotesi risale alla fine del XIX secolo. Y (Massoneria) Taluni Riti massonici degli Alti Gradi impiegano il C. nel proprio motto programmatico, "Ordo ab Chao", come in particolare sia il Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.) che l’Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim (v.).

Capacità elettorali del L:.M:. Solo il Grado di Maestro attribuisce al Libero Muratore la pienezza dei diritti massonici e le facoltà elettorali. Il Regolamento dell'Ordine fissa le modalità e l'esercizio del diritto di voto (Art. 11 della Costituzione dell'Ordine).

Capetingi: Nome identificante la terza stirpe dinastica regnante in territorio francese, dopo i Merovingi ed i Carolingi. Ne fu capostipite Roberto il Forte (c 866). Doveva estinguersi con Carlo IV nel 1328, ma solo per essere sostituita dai rami cadetti dei Valois, dei Borboni, che avrebbero regnato fino a Luigi XVI, ghigliottinato nel 1793 dalla rivoluzione francese, ed infine degli Orleans. La dinastia capetingia preparò l’unificazione territoriale, politica ed economica della Francia, portando tale regno al rango di massima potenza europea, in opposizione all’impero ed al papato. I successori completarono poi tale impresa.

Capitalismo: Termine indicante il sistema economico-sociale nato dalla dissoluzione della società feudale, ed affermatosi in Europa occidentale ed in Nordamerica a seguito di vittoriose rivoluzioni guidate dalla borghesia. Nel periodo a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, il C. ha subìto trasformazioni interne, diventando quel sistema che, più propriamente designato come imperialismo, ha esteso il suo dominio agli altri continenti, unificando il mondo sotto un unico mercato capitalistico. Sotto il profilo sociale, il C. è caratterizzato dal fatto che la società è divisa in due classi fondamentali: la borghesia, ossia la classe che detiene la proprietà giuridica ed il controllo dei mezzi di produzione della ricchezza materiale; il proletariato, ovvero la classe che, pur non disponendo di propri mezzi di produzione e di sussistenza, per vivere è costretta al vendere la propria forza lavoro alla borghesia in cambio di un salario concordato. La borghesia, in ragione della sua posizione privilegiata nei rapporti di produzione, è la classe che detiene anche il potere politico, ed è perciò la classe dominante. Queste due classi sono incessantemente e necessariamente in lotta tra loro: la borghesia lotta in primo luogo per conservare l’assetto sociale complessivo entro il quale essa è classe dominante, e secondariamente per estendere il profitto a detrimento del salario; il proletariato lotta in primo luogo per strappare alla borghesia il potere politico, instaurare uno stato di tipo nuovo ed una nuova società, e secondariamente per migliorare le proprie condizioni di vita dentro e fuori gli ambienti di lavoro. Queste due classi fondamentali non sono però le sole esistenti: al loro fianco stanno larghe masse popolari di contadini, artigiani, piccoli produttori, piccoli commercianti, lavoratori improduttivi, studenti ed intellettuali. Un aspetto essenziale della lotta tra borghesia e proletariato è il tentativo di entrambi di trascinare dalla propria parte queste masse; infatti la borghesia può detenere durevolmente il potere politico solo se riesce ad allearsi questi strati intermedi, e ad isolare il proletariato, quest’ultimo, a sua volta, può ottenere una vittoria rivoluzionaria a condizione che faccia proprie le esigenze di questi strati non proletari, e li conduca a lottare al suo fianco e sotto la sua direzione. Nell’epoca in cui il C. si è esteso a tutto il mondo, nell’epoca cioè dell’imperialismo, la lotta di classe ha acquistato una dimensione mondiale: a fianco del proletariato occidentale sono scese le masse popolari d’Asia, Africa ed America latina, sfruttate ed oppresse dall’imperialismo, ed è da queste masse che dipendono le sorti della lotta di classe nel mondo. Sotto il profilo economico, il C. è caratterizzato dallo sfruttamento e dall’anarchia. Lo sfruttamento consiste nell’appropriazione da parte della borghesia della ricchezza prodotta dal proletariato. L’anarchia invece consiste nel fatto che la connessione tra i produttori, tra le aziende, è realizzata in maniera casuale, attraverso il mercato e, d’altra parte, la produzione non è finalizzata alla soddisfazione dei bisogni sociali dei produttori, bensì alla crescita del profitto e dell’accumulazione. L’effetto diretto di questi due aspetti essenziali del c. è lo sviluppo ineguale. Infatti da un lato è peculiare all’economia capitalistica il procedere a sbalzi, con periodi di sviluppo alternati a periodi di crisi, dall’altro è peculiare all’economia capitalistica il produrre al tempo stesso ricchezza e miseria. Ricchezza per la borghesia, miseria per il proletariato; sviluppo per certe industrie, settori, regioni, nazioni, e sottosviluppo per altre. Nell’epoca dell’imperialismo questi fenomeni si sono estesi su scala mondiale: mondiale è diventato il mercato; alcune nazioni capitalistiche ne sfruttano altre, di modo che le prime si sviluppano mentre le seconde si sottosviluppano. Queste contraddizioni economiche sono alla base delle contraddizioni sociali, ossia della lotta di classe nazionale ed internazionale. Sotto il profilo politico, il C. è caratterizzato dallo Stato democratico, fondato sulla cosiddetta sovranità popolare. Il popolo però esercita tale sovranità attraverso suoi rappresentanti che, una volta eletti, non sono in alcun modo vincolati alla volontà degli elettori, né possono essere da loro revocati. Lo Stato consta di complessi apparati (esercito, polizia, magistratura, scuola, istituti finanziari) economici, assistenziali, repressivi ed ideologici, la cui funzione complessiva è di mantenere le condizioni sociali necessarie alla riproduzione del sistema. In tale funzione lo Stato è la massima organizzazione politica della classe dominante, atta a perpetuare tale dominio. Nella società capitalistica allo Stato il proletariato contrappone la propria organizzazione politica, i partiti della sinistra. Sotto il profilo giuridico, il C. è caratterizzato dal fatto che il diritto regola formalmente tutta l’attività dello Stato e dei cittadini, senza distinzioni di classe; dall’esistenza di garanzie legali alla libertà personale, ecc. L’ordinamento giuridico ha il compito di regolare il funzionamento dell’economia (diritto privato), l’esercizio del potere (diritto pubblico), ed adempie poi alla funzione sociale di attenuare le disuguaglianze reali e la divisione degli uomini in classi. Sotto il profilo ideologico, il C. è caratterizzato dal dominio di un’ideologia, secondo cui la società è costituita da individui (non di classi), l’economia capitalistica è conforme alla natura dell’uomo e fondata sul libero sviluppo delle capacità di ciascuno (non sullo sfruttamento), lo Stato tutela l’interesse generale di tutta la società (non di una sola classe), il diritto è giusto ed immutabile (non classista). Il significato complessivo dell'ideologia capitalistica è nell’accreditare la convinzione che l’assetto sociale capitalistico sia il migliore possibile, e sia altresì immutabile; nell’ottenebrare il reale funzionamento del C. (sfruttamento, anarchia, lotta di classe); nell’impedire l’unità del proletariato e la sua coalizione per il predominio rivoluzionario del regime socialista.

Capitazione: Termine compreso nel linguaggio propriamente massonico, ad indicare la quota annuale che ogni Libero Muratore è tenuto a versare entro i tempi stabiliti o su richiesta del Fratello Tesoriere. Con questo atto ogni adepto contribuisce al sostegno finanziario dell'Istituzione, poiché la C. comprende il recupero delle spese sostenute dal Grande Oriente, dal Collegio Circoscrizionale e dalla Loggia di cui il Massone è membro.

Capitolo: Nel linguaggio canonico è così chiamato il collegio di sacerdoti ufficianti una chiesa, detto anche C. canonicale. Definisce pure un’adunanza di religiosi per trattare questioni interessanti la comunità, nonché il luogo dove si tengono tali adunanze. Y (Massoneria) Nome della Tornata di Loggia massonica convocata nell’ambito del Rito Scozzese Antico ed Accettato (v.), per fratelli appartenenti ai Gradi compresi tra il XV ed il XVIII. Definisce anche la Tornata dei Massoni dell’Arco Reale del Rito Americano o di York (v.).

Capodanno: Il primo giorno dell’anno, oggetto di universali festeggiamenti poiché simbolo della periodica rigenerazione del tempo e, di conseguenza, momento privilegiato che contrassegna il trapasso da una vecchia ad una nuova fase dell’esistenza umana. Nell’antica Babilonia la festa di C. (akitu) comprendeva una serie di celebrazioni, fra cui l’umiliazione e reintronazione del re, e la recitazione dell’Enuma elis, il poema babilonese della creazione. Anche nell’originaria civiltà indo-iranica grande rilievo veniva dato alla festa di C., incentrata sull’uccisione di un dragoneda parte di un eroe divino. Nell’antica Roma i rituali di C. erano piuttosto complessi, visto che i C. erano ben tre: quello di gennaio, di carattere politico, coincidente con l’insediamento dei consoli; quello di marzo, di carattere religioso, riferito ad un anno di dieci mesi; infine il 21 aprile (dies natalis), il C. degli anni compiuti dalla fondazione della città. Il cristianesimo solennizzò il giorno di C. solo a partire dal VI secolo, ma come giorno di penitenza per reazione alla licenziosità delle feste profane. Dopo l’introduzione del calendario gregoriano (1582), il C. coincide con la festa della circoncisione. Le date prescelte per celebrare tale rinnovamento possono essere diverse, ma in genere l’indicazione cade intorno agli equinozi ed ai solstizi, in quanto punti cruciali nel volgersi delle stagioni, in esplicito rapporto con il corso apparente del sole dello zodiaco, oppure con altri rilevanti fenomeni della volta celeste: circolarità delle fasi lunari, levata o culminazione di costellazioni o di singole stelle particolarmente luminose, e così via. Diverse sono le modalità con cui si salutano le ore che producono la morte e la rinascita di un ciclo annuale, ma poiché le più antiche religioni e le tradizioni popolari di ogni tempo e paese concordano nel vedervi il giorno che riepiloga il primo mattino del mondo, la sua importanza originaria di festa sacra pare indubitabile. Il problema interpretativo dei rituali e delle usanze che vi sono collegati ha peraltro suscitato tesi difformi; a seconda dell’importanza riconosciuta al momento profano e storicistico, ovvero alle implicazioni cosmogoniche e sovrumane che in essi si alternano o sovrappongono. È comunque certo che il C. ha da sempre raffigurato la fede dell’uomo nella vittoria della Luce sulle tenebre, espressa in liturgie volte ad invocare la fertilità della donna e della terra, in grado di fugare malattie, peccati ed influenze negative di varia natura. Il tutto ottenuto con un’articolata presentazione del passaggio dal Caos (orge sessuali ed alimentari) al Cosmo (purificazioni ed offerte agli antenati). In questa prospettiva risulto logico che nella notte della vigilia dell’anno nuovo si tenti di conoscere il futuro con svariate mantiche (come è antica consuetudine fare in Germania, ove si osservano le forme assunte dal piombo liquefatto allorché gettato in un recipiente colmo d’acqua), e si creda possibile cominciare una nuova vita, come dimostrato dal perdurare dell’usanza dei buoni propositi per l’anno nuovo, e dell’allegorico disfarsi delle brutte abitudini, realizzato con il getto di oggetti vecchi allo scoccare della mezzanotte, l’ora zero dell’anno nuovo.