Calendario: Nome derivato dal latino calendarium, da calendae, libro delle scadenze del primo giorno dei mesi, in pratica una tavola su cui sono riportati i giorni, le settimane ed i mesi dell’anno. Nella Roma antica era un registro nel quale chi prestava denaro segnava gli interessi maturati alla calenda. In epoca più tarda indicò il sistema di dividere il tempo in periodi costanti, ovvero in giorno, mese ed anno. Il C. era basato sul moto apparente del sole o della luna, oppure su entrambi i moti. Nacque e si diffuse soprattutto per esigenze pratiche, come per fissare celebrazioni, festività, l’età, i tempi delle operazioni agricole o per la pratica della caccia e della pesca. Il nostro C. è detto solare, perché è basato sull’anno civile che segue il corso del sole, mantenendo fissa la data d’inizio della primavera al 21 marzo. L’anno civile ha la durata dell’anno tropico, e si divide in 12 mesi, di cui sette di 31 giorni, quattro di 30, ed uno di 28 giorni negli anni comuni e di 29 negli anni bisestili (v. C. Gregoriano)..

Calendario Ebraico: Nel corso dei millenni gli Ebrei si sono mantenuti fedeli ad un C. lunisolare. Esso si basa sul mese sinodico, ma per poter seguire il corso del sole comporta anni di 12 mesi di 29 o 30 giorni alternativamente, ed anni di 13 mesi di 30 giorni ciascuno. Il ciclo completo, detto ciclo metonico o ciclo lunare, ha una durata di 12 anni comuni di 12 mesi, e da 7 anni bisestili, cioè di 13 mesi. Poiché in 19 anni questo C. è più corto rispetto al corso del sole di 3,6 giorni, occorre tenerne conto aggiungendo 36 giorni in 10 cicli.

Calendario Egizio: Il primo ministro del faraone Sethi I, uomo di grandi qualità chiamato Aneni, diede una definizione egiziana del tempo: "L'Eternità non ha fine, dunque noin ha inizio. L'Eternità è un cerchio. Se viviamo dobbiamo continuare a farlo per sempre, e se viviamo per sempre, siamo nell'eternità, come il cerchio". Difficile immaginare fino a che punto questa nozione ciclica del tempo condizioni i processi mentali. Il traduttore dei geroglifici deve fondare su di essa il suo lavoro; se traduce il pensiero egiziano in tempo lineare, presto si smarrisce, ed affonda nell'approssimazione, se non nei controsensi. È una nozione presente a tutti i livelli, dalla vita quotidiana al pensiero metafisico. Il tempo dei contadini (il 90 % della popolazione) è basato rigorosamente sul ciclo dell'inondazione annuale. Il 19 luglio di ogni anno a sud aveva inizio la piena del Nilo. A partire da tale giorno, definibile il capodanno faraonico, le attività agricole erano ripartite in tre stagioni di quattro mesi lunari ciascuna: l'Inondazione (Stagione di Scha), la Germinazione (Stagione di Prè) e lo Spuntare delle messi (Stagione di Schemon). Il C.E. prevedeva quindi un totale di dodici mesi, ovvero: 1) Thoth (19 luglio-18 agosto); 2) Paophi (19 agosto-18 settembre); 3) Athyr (19 settembre-17 ottobre); 4) Khaoiak (18 ottobre-16 novembre); 5) Tybi (17 novembre-16 dicembre); 6) Mekhein (17 dicembre-15 gennaio); 7) Phamenoth (16 gennaio-15 febbraio); 8) Pharmouthi (16 febbraio-15 marzo); 9) Pakhous (16 marzo-14 aprile); 10) Psyrie (15 aprile-14 maggio); 11) Epiphi (15 maggio-13 giugno); 12) Mesori (14 giugno-13 luglio). Il vuoto tra l'ultimo giorno del mese di Mesori (13 luglio) ed il capodanno (19 luglio) era colmato dai Cinque giorni Epagomeni, posti al di fuori del tempo cronologico umano per la loro natura primordiale, ed erano definiti: 14 luglio: nascita di Osiride; 15 luglio: nascita di Horus; 16 luglio: nascita di Seth; 17 luglio: nascita di Iside; 18 luglio: nascita di Nefti. Un neter, Osiride, era garante di questo ciclo. Gli Egiziani erano ossessionati dai ritmi, e tentavano disperatamente di codificarli in un triplo calendario: solare, lunare e sotiaco. Il tempo solare è quello del re, ed il tempo lunare è quello della natura. Il tempo sotiaco era basato sulla stella Sirio, e permetteva ogni 1460 anni di ricuperare quel quarto di giorno che manca ad ogni anno del calendario solare. Ogni 1460 anni inizia pertanto un nuovo ciclo cosmico: secondo la tradizione egizia, il tempo sotiaco non poteva che essere quello degli dei. Y (Massoneria) L'Antico e Primitivo Rito di Memphis e Misraim ha adottato il calendario egizio, facendo partire il tempo dall'anno 1292 a.C., anno dell'avvento al trono faraonico di Ramses II il Grande (v. Dinastie Egizie, ove tale data è anticipata al 1279). L'anno viene calcolato aggiungendo a quello convenzionale cristiano il 1292; per cui l'anno 1998 (E.V.) diventa l'Anno 3290 della Luce d'Egitto. Per quanto riguarda la ripartizione di ciascun anno, viene impiegato l’antico C.E.

Calendario Francese: Venne adottato nel corso della rivoluzione francese, e comportava un anno di 12 mesi di 30 giorni ciascuno, più cinque supplementari (sei negli anno bisestili). Ogni giorno si divideva in 10 ore di cento minuti primi, ed ogni minuto in cento secondi. I nomi dei mesi erano decisamente pittoreschi: vendemmiaio, brumaio, frimaio, nevoso, piovoso, ventoso, germile, fiorile, pratile, messidoro, termidoro e fruttidoro. Il C. era di evidente ispirazione anticristiana, e restò in vigore dal 22 settembre 1793 al 31 dicembre 1805, quando si ritornò all’impiego del più tradizionale calendario gregoriano.

Calendario Greco: Nell’antica Ellade non si ebbe mai un C. unificato, almeno per quanto si riferiva al suo inizio. Era invece comune l’articolazione in 12 mesi, alternativamente di 29 o 30 giorni, a partire dalla fine di giugno. I nomi dei mesi erano: ‘Ecatoubaiwn, Metageitniwn, Bohdromiwn, Pnaneyn, Maimacthriwn, Posidewn, Gamhliwn, Andesthriwn, Elajhboliwn, Mouniciwn, Qarghliwn e Scirojoriwn. La datazione era molto varia. In Atene era l’anno dell’arconte eponimo, a Sparta quello dell’eforo, altrove quello di vari magistrati o sacerdoti. L’inizio dell’anno era collegato al solstizio d’estate (Atene e Delfi) o d’inverno (Beozia e Delo), oppure agli equinozi. Il mese si suddivideva in tre decadi (mhn iotamenoz, mese iniziante; mhn meswn, a metà; mhn jdinwn, terminante). Premesso che il primo giorno era detto noumhnia (luna nuova) e l’ultimo enh cai nea (vecchio e nuovo), gli altri giorni venivano espressi in rapporto alle tre decadi.

Calendario Gregoriano: Poiché l’anno tropico o solare ha una durata di 365,2422 giorni, con il passare dei secoli il calendario giuliano (v. C. Romano) finì con l’introdurre alcuni giorni in sovrappiù rispetto al corso del Sole, con il risultato di far progressivamente anticipare l’equinozio di primavera. Nel 1582 il calendario giuliano venne riformato da papa Gregorio XIII, grazie alla soppressione immediata di 10 giorni, dal 5 ottobre al 14 ottobre compresi, e con la deliberazione di considerare non bisestili gli anni dei secoli non divisibili per 400. Così il 1600 è stato bisestile, e non il 1700, il 1800 ed il 1900. L’anno 2000 sarà invece ancora bisestile. Con questo C. si commette però ancora un piccolo errore, in quanto si immette un giorno in eccesso ogni 3333 anni, giorno che deve essere soppresso. Dopo la riforma gregoriana, non sono mancati tentativi di dare vita a nuovi metodi di computo del tempo. Basti rammentare il calendario rivoluzionario francese (v.) di ispirazione anticristiana, rimasto in vigore dal 22 settembre 1793 al 31 dicembre 1805.

Calendario Indiano: Tutti i sistemi di datazione del tempo elaborati in India presentano notevoli complessità. Il metodo più classico comporta la sovrapposizione di un calcolo su base solare con uno di impronta selenica. Nel Rig-Veda (3000 a.C.) si parla del Sole come della ruota dai dodici raggi, con evidente riferimento al corso annuale (Rasi) dell’astro diurno lungo la fascia zodiacale, e si menzionano altresì le 360 divisioni di un cerchio. In opere di poco posteriori però ci si volge allo studio del percorso lunare, dividendolo in 27 parti, dette naksatra. I mesi venivano pertanto computati da un plenilunio (o novilunio) all’altro, e più tardi suddiviso in due quindicine. La necessità di far coincidere la ripartizione solare con le mensilità lunari portò all’applicazione del concetto di yuga (o grande era) ad un periodo di cinque anni con 62 mesi lunari, grazie al quale era possibile il calcolo contemporaneo delle posizioni dei due maggiori luminari del cielo e dell’inizio , culmine e declino delle stagioni.

Calendario Islamico: Presso tutti i popoli islamici è in uso un C. lunare, che regola l’anno religioso e la vita intima delle famiglie. In Arabia Saudita è adottato anche per fini civili, mentre in Turchia è stato soppiantato del tutto dal C. Gregoriano (v.). Il C. musulmano segna prima di tutto l’inizio dell’era islamica a datare dal giorno dell’inizio del viaggio di Maometto dalla Mecca a Medina: il 16 luglio 622, secondo la datazione occidentale. Questo C. è basato sul mese sinodico, il quale ha una durata di 29,53059 giorni solari medi. L’anno risulta così composto da 12 mesi di 29 o 30 giorni alternatamente, con una durata complessiva di 354 giorni, più una frazione di giorno da recuperarsi in un ciclo trentennale. Tale ciclo è composto da 19 anni comuni e da 11 anni bisestili di 355 giorni.

Calendario Massonico: Al contrario dell’alfabeto, il calendario massonico é tuttora impiegato in modo diffuso, presso l’intera Massoneria Universale. Molti sigilli dei Grandi Orienti, compreso quello del Grande Oriente d’Italia, riportano una data di fondazione non corrispondente a quella corrente. Per distinguerle, i Liberi Muratori usano delle sigle, una sorta di codice abbreviato, per cui dopo la data storica comune, per intenderci l’anno dopo Cristo (d.C.), o "Post Cristum natum", viene identificata da "E.V.", ovvero Era Volgare, mentre l’anno massonico viene definito "V.L.", ovvero della Vera Luce, oppure (ma più raramente) "E.M.", cioè Era Massonica. La data della V.L. è superiore a quella dell’E.V. esattamente di 4000 anni. Vediamone la ragione. Nel Bulletin des Ateliers superieurs del 1937 il Winter scrisse che "un sapiente prelato anglicano, James Usher, nato a Dublino nel 1580, sepolto a Westminster per ordine di Cromwell che ne aveva apprezzato la scienza, scrisse diverse opere, tra cui una "Annales veteris et novi Testamenti" del 1650-1654, che contiene una famosa cronologia biblica. Questa fa risalire al 4004 a.C. la creazione del mondo. A questa data perciò, convenzionalmente, si fa riferimento per intendere l’epoca in cui ha inizio la storia del nostro mondo, ovvero l’avvio della Genesi". Sicuramente gli ideatori e fondatori della Massoneria speculativa inglese hanno adottato questa data come anno della creazione, e le obbedienze nate in seguito non hanno fatto altro che imitare la Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Voler datare simbolicamente l’anno riferendosi all’inizio del mondo, non può che significare la volontà di affermare un’assoluta libertà religiosa, specialmente dalla Chiesa di Roma. Una determinazione comprensibilissima nell’anglicana Inghilterra, e la Libera Muratoria nata in Inghilterra non poteva certo essere da meno. Sarebbe forse più logico ed opportuno il farlo, se oggi permanesse la validità di quell’intenzione laica, adottando il periodo giuliano di Joseph Juste Scaliger, un sapiente filologo nato ad Agen nel 1540 e morto a Leyda nel 1609, che fissa questo periodo differenziale in 4713 anni, secondo calcoli precisi basati su regole e logiche ferree. Nel decorso dei secoli sono state molte le varianti apportate, e talvolta adottate, dal calendario popolare. Tentiamo qui di seguito di ricordare quelle più massonicamente significative: · Sotto l’impero di Carlo Magno, il primo giorno dell’anno veniva considerato il 1° Marzo. · Nel XII secolo la Chiesa impose che l’anno iniziasse col Sabato Santo, vigilia della resurrezione di Cristo, ovvero della Santa Pasqua. · Nel 1564 però Carlo IX, Re di Svezia, riportò l’inizio dell’anno al 1° Gennaio, e questa convenzione permane valida tuttora in tutto il mondo moderno. · Il calendario repubblicano, nato dalla rivoluzione francese, approvato dalla Convenzione Nazionale del 5 Ottobre 1793, stabiliva con decreto l’inizio dell’anno all’equinozio d’autunno, ovvero alla mezzanotte del 22 Settembre, probabilmente a ricordo della proclamazione della Repubblica francese, avvenuta il 22 Settembre 1792. Questo giorno venne chiamato 1° Vendemmiaio dell’anno 1 della Repubblica. Comunque questo calendario, definito dai più come decisamente sciovinista, rimase in uso per soli tredici anni, cioè fino al 1° Gennaio 1806, allorché Napoleone lo sacrificò per compiacere la Corte di Roma. In verità sappiamo ora che la creazione risale ad un periodo ben diverso, secondo teorie o conclusioni di studi peculiari, che anticipa anche di molto tale datazione. Questo anche senza voler considerare le datazioni puramente scientifiche. Ma all’epoca della Costituzione di Anderson (1723) queste erano ignote, e non potevano quindi essere prese in considerazione. Per datare secondo l’Era massonica, occorre considerare che Marzo é il primo mese dell’anno, e quindi Febbraio é l’ultimo, proprio in accordo con le cadenze dello Zodiaco. Infatti al mese di Marzo corrisponde il primo segno dell’Ariete, mentre a Febbraio cade l’ultimo, ovvero quello dei Pesci. A titolo di esempio semplificativo e chiarificatore, sarà sufficiente annotare che: a) il 15 Febbraio 1946 E.V. è, secondo l’Era massonica, il 15° giorno del 12° mese dell’anno 5945 V.L., mentre b) il 10 Luglio 1998 E.V. corrisponde esattamente al 10° giorno del 5° mese dell’anno 5998 V.L. In sintesi, per ottenere la data della Vera Luce muratoria, occorre tener valido il giorno, poi sottrarre il valore "2" al numero corrente del mese considerato (Dicembre = 12 - 2, cioè il 10° mese), considerare che Gennaio e Febbraio sono rispettivamente l’11° ed il 12° mese, ed infine aggiungere 4000 all’anno normale. Da notare che esiste un ulteriore C.M., adottato ed in uso nel Rito di Memphis e Misraim, che è derivato dal Calendario Egizio (v.).

Calendario Maya: In questa cultura il C. era articolato su di un anno (tun) diviso in 18 mesi (uinal) di 20 giorni ciascuno, più un periodo di altri cinque giorni. Questa forma di C. fu in vigore almeno dal III secolo, e fu opera di astronomi che si servirono dell’osservazione simultanea della Luna e del pianeta Venere, In definitiva esso comporta risultati di datazione complessivamente di poco inferiori, in quanto ad esattezza astronomica, a quelli del calendario occidentale moderno.

Calendario Mesopotanico: In Babilonia ed in Assiria si conservò l’uso sumerico di far iniziare il giorno al calare del sole, ed il mese all’apparire della luna. L’inizio dell’anno coincideva pertanto con il primo plenilunio di primavera. Il numero dei mesi era diversificato presso le varie città-stato sumeriche, ma con l’avvento della prima dinastia babilonese, nella prima metà del II millennio a.C., si giunse ad un’unificazione sulla base di 12 mesi lunari di 29-30 giorni non regolarmente alternati. La necessità di far coincidere l’anno lunare con la durata dell’anno tropico indusse l’introduzione di un mese supplementare, dapprima aggiunto all’ultimo della serie originale e più tardi intercalato a metà circa dell’anno. I nomi dei mesi babilonesi vennero adottati con varie modifiche da altre culture semitiche, come l’ebraica, la siriaca e l’araba.

Calendario Romano: All’epoca di Numa Pompilio vigeva un C. articolato su un anno di 10 mesi lunari, disarmonico quindi rispetto al corso delle stagioni. Il sovrano provvide allora a trasformarlo il sequenza lunisolare, in cui i mesi, della durata alternata di 29 o 30 giorni, erano 12 negli anni comuni e 13 ogni due anni. Il 13° mese poteva peraltro avere 22 o 23 giorni, alternatamente. Questo C. si strutturava su un periodo di quattro anni, detto tetraeteride, di 365,25 giorni, e si armonizzava pienamente con i tempi solari. Una successiva delibera dei decemviri di aumentarne la durata di un giorno per motivi religiosi, venne però a creare squilibri di calcolo, tanto che nel 46 d.C. si accumulò una differenza di 90 giorni rispetto al corso del sole. Da quell’anno Giulio Cesare fece istituire un calendario solare, chiamato in suo onore giuliano, in cui l’anno risultava composto di 365 giorni negli anni comuni e di 366 negli anni bisestili, destinati a prodursi ogni quattro anni. La durata media dell’anno rimase dunque fissata in 365,25 giorni, sulla base di quanto Cesare aveva appreso dagli Egizi sulla durata dell’anno tropico. Per quanto riguarda la datazione, i giorni erano stabiliti in rapporto a tre date fisse: Kalendae (1°), Nonae (5° o 7°), Idus (13° o 15°). Per gli anni invece, nel Medioevo si iniziò a calcolare gli anni ab urbe condita (fondazione di Roma, 753 a.C.) oppure dal 28.8.284 d.C. (anno dioclezianeo o dei martiri). Nel 537 d.C. una legge giustinianea introdusse l’anno di principato (imperatore o sovrano), mentre l’anno di pontificato entrò nell’uso con Adriano I (781). Ma la più importante e diffusa fu la datazione dell’era cristiana, denominata post Cristum natum (nascita di Gesù), sistema tuttora in vigore ed adottato in tutto il mondo.

Calendimaggio: Nome popolare dato alla festa che, durante il Medioevo ed il Rinascimento, celebrava il ritorno della primavera ed il rifiorire della natura. Aveva luogo il primo giorno di maggio, ed era molto diffusa in Italia (soprattutto a Firenze), ed anche in altri paesi. A Firenze il popolo festante seguiva un gruppo di fanciulli recanti arboscelli fioriti: si procedeva poi all’elezione della "regina di maggio". L’uso più diffuso a Firenze era comunque quello di piantare il maio, cioè di fissare un ramo frondoso ornato di fiori e nastri variopinti alla porta della donna amata o nella piazza del villaggio; in questo caso attorno ad esso si intrecciavano danze o si tenevano brevi rappresentazioni teatrali, chiamate "maggi". La tradizione di piantare il maio viene per lo più spiegata come sopravvivenza di antichi culti agrari.