Breve: Termine usato nel Medioevo per indicare varie specie di documenti, e particolarmente una lettera ufficiale o rescritto pontificio meno solenne della bolla "in forma brevis sub cera", che aveva sempre inizio con il nome del papa. Nei Comuni era definito B. il giuramento prestato dai magistrati nel momento in cui assumevano la carica.

Brindisi: Nel corso dell’Agape (v.) massonica, vengono celebrati sette diversi B. rituali, i quali sono progressivamente dedicati: 

1) a: al Sole; b: al Capo dello Stato, alla gloria ed alla prosperità del Paese;

2) a: alla Luna; b: alla salute dell'Illustrissimo Gran Maestro del G.O.I. oppure al Governo dell’Ordine;

3) a: a Marte: b: al Rispettabilissimo Maestro Venerabile ed alla sua famiglia;

4) a: a Mercurio; b: ai Fratelli della Loggia, ai Fratelli visitatori, alle Signore ed alla prosperità delle famiglie; c: al Primo ed al Secondo Sorvegliante della Loggia;

5) a: a Giove; b: alla Famiglia Iniziatica (Massoneria Universale); c: ai Fratelli Visitatori;

6) a: a Venere; b: alla memoria dei Fratelli passati all'Oriente Eterno; c: agli Ufficiali di Loggia ed agli Affiliati;

7) a: a Saturno; b: alla prosperità di tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo.

Al riguardo occorre notare che le dediche elencate alle lettere "a" erano quelle usate ai primordi della Massoneria, quelle riportate alle lettere "b" sono le più frequentemente usate, mentre quelle indicate alle lettere "c" sono tuttora usate in alternativa, od in aggiunta, a quelle della lettera "b". Tutti sono preceduti dall’invito del celebrante ai fratelli a "caricare le batterie", ovvero a riempire i calici o bicchieri. Al termine della dedica di ciascun B. i Fratelli sollevano il calice con la mano sinistra, con il dito indice puntato al cielo, coralmente gridano "Fuoco", per poi brindare tutti insieme. Nelle obbedienze nordiche invece si solleva il calice con la mano destra, si traccia con lo stesso un triangolo col vertice in avanti, si risolleva il calice e si beve.

Brocca d'Acqua:  La Libera Muratoria, per antica Tradizione, prevede la presenza di una B. nel Gabinetto di Riflessione (v.). Insieme al pane, essa richiama il concetto dell'Essenzialità, atta a soddisfare i bisogni della vita materiale: il Saggio si accontenta sempre del necessario, e mai ricerca il superfluo. Pane ed Acqua (v.) non sono soltanto il nutrimento materiale base, fondamentale ed indispensabile per la sopravvivenza umana, ma rappresentano anche quello spirituale.

Bruno Giordano: Filosofo e letterato (Nola 1548 - Roma 17.2.1600). È il pensatore in cui il naturalismo rinascimentale trova l'espressione più compiuta. A quindici anni entrò nel monastero di San Domenico a Napoli, dove vestì l'abito religioso ed intraprese gli studi filosofici rivolti alle opere di Aristotele, ai neoplatonici italiani, a Cusano e Copernico. In seguito a questi studi depose l'abito domenicano e, dopo essersi avvicinato alla chiesa protestante calvinista di Ginevra, si stabilì a Parigi dove, nel 1582, scrisse il De umbris odearum. Qui si trovano i fondamenti del suo naturalismo di ispirazione neoplatonica, nell'affermazione della struttura unitaria dell'universo, che corrisponde al processo di unificazione che si attua nella mente, per cui la mente stessa può cogliere, al di là delle ombre della realtà sensibile, le idee della realtà ideale, ovvero l'ordine r la connessione delle cose. Nel 1582 scrisse e pubblicò anche la commedia Il Candelaio. All'inizio dell'anno successivo B. si trasferì a Londra, al servizio dell'ambasciatore francese, e vi rimase per quasi tre anni, pubblicando tutte le sue opere più importanti. Del 1584 sono i cinque dialoghi che compongono la Cena delle Ceneri, opera scritta come le successive in lingua italiana, ed in cui il motivo centrale è la difesa della dottrina copernicana ed il suo sviluppo in una filosofia della natura complessiva: B. corregge Copernico, soprattutto nell'assunzione che non vi può essere un centro dell'universo, poiché esso, in quanto infinito, ha infiniti centri, e quindi nessun centro. Sempre al 1584 risalgono i cinque dialoghi De la causa principio e uno, in cui B. espone i principi generali della filosofia naturale, individuandoli nell'intelletto universale, come prima facoltà dell'anima del mondo, e come principio formale dell'universo, e nella materia come principio fisico da cui viene fatta e formata ogni cosa: principio formale e principio materiale non sono però che due aspetti della stessa unità per cui, dal punto di vista della sostanza, il tutto è uno, infinito ed immobile. Ancora nel 1584 pubblica De l'infinito universo e mondi, pure in cinque dialoghi, insistendo sull'infinità dell'universo e sull'esistenza di infiniti mondi simili al nostro, come testimonianza dell'infinita potenza di Dio, e criticando la concezione aristotelica dell'ordine gerarchico del mondo come visione cara a coloro che preferiscono affidarsi all'autorità dei testi piuttosto che esercitare il loro potere intellettuale. Durante il soggiorno londinese, B. scrisse anche due opere di argomento morale: lo Spaccio della bestia trionfante, dove narra della cacciata dal cielo delle vecchie costellazioni, simbolo dei vizi pagani, per sostituirle con le autentiche virtù da rintracciare nella verità, nella provvidenza (e nella prudenza che ne è il riflesso), nel sapere e nella legge che disciplina la società umana; infine gli Eroici furori, del 1585, in cui, rifacendosi a Platone, sviluppa una teoria dinamica della morale sulla base dei furori che muovono le azioni umane, di cui il furore eroico è la spinta alla piena conoscenza dell'universo, ed insieme una radicale trasformazione della vita. Dal 1585 in poi l'esistenza di B. è una continua peregrinazione, attraverso un secondo soggiorno parigino occupato da un'intensa polemica contro le dottrine aristoteliche, ed il soggiorno in varie città della Germania: nel 1591 giunse a Francoforte, dove pubblicò tre poemi in latino, De minimo, De monade e De immenso, che trattano rispettivamente dei principi sostanziali semplici dell'universo, dell'importanza dei principi numerici e geometrici e, nuovamente, dell'infinità dell'universo. È in Francoforte che lo raggiunge l'invito del nobile veneziano Giovanni Mocenigo a presentarsi al tribunale dell'Inquisizione di Venezia per rispondere all'accusa di eresia. Il processo venne poi spostato a Roma, dove B. si difese inutilmente, sostenendo d'aver profferito semplici affermazioni filosofiche e mai enunciazioni teologiche. Fu inesorabilmente condannato al rogo per eresia, ed arso vivo in Campo dei Fiori.  Y  (Massoneria) Opportuno accennare all'emergente ipotesi che la Libera Muratoria rappresenti qualcosa di diverso da un fenomeno culturale importato da Francia ed Inghilterra. Essa sarebbe invece la concretizzazione degli orientamenti filosofici e morali diffusi in Europa da B. e dai suoi seguaci, piuttosto che conseguenza dell'applicazione di dottrine alchemiche, ermetiche e cabalistiche, come pure della filosofia dell'amore rosacrociana. Comunque, fin dalla sua costituzione, la Massoneria italiana ha eletto B. suo Patrono, ed il G.O.I. gli ha dedicato la sua più alta onorificenza. Nel 1885 un comitato universitario appoggiato da famosi Fratelli all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia, tra i quali Adriano Lemmi, Agostino Bertani, Giovanni Bovio, Giosuè Carducci, Ettore Ferrari, Aurelio Saffi, Giuseppe Zanardelli e molti altri, promuoveva una sottoscrizione internazionale allo scopo di erigere un monumento a B. Raccolti i fondi necessari, il monumento venne realizzato gratuitamente dal Fratello scultore Ettore Ferrari, e fu infine eretto in Campo dei Fiori il 9 giugno 1889, esattamente dove arse il rogo che doveva fare di B. un martire, vittima della Santa Inquisizione e del braccio secolare pontificio. Ad esaltazione del libero pensiero, della ragione e del progresso, adornano la base del monumento i significativi medaglioni di Giulio Cesare Vanini, Michele Serveto, Giovanni Huss, Paolo Sarpi, Tommaso Campanella, Erasmo da Rotterdam ed altri. È al nome di B. che il G.O.I. ha dedicato una onorificenza (ripartita in due classi, di bronzo e d'oro) al merito muratorio, che fino a pochi anni fa era l'unica esistente nell'obbedienza italiana: è stata fino ad oggi assegnata dai Gran Maestri in carica a soli 850 Fratelli circa.

Brunswick: Denominazione di un Convento Massonico tenutosi nel 1775 per volontà del duca Ferdinando, con lo scopo di fondere il Rito Riformato di Dresda con il Regime di Kohlo (v.). nell’autunno dello stesso anno venne costituito a Torino il Gran Pretoriato o Priorato d’Italia, compreso nell’VIII Provincia e composto dai più altolocati Fratelli della Gran Loggia provinciale, ivi esistente da due anni con patente inglese.

-Buddha: Nome derivato dal vedico avente il significato di svegliato, illuminato; è l'appellativo dato al B. storico, Gautama Siddharta, della stirpe principesca degli Sakya, il fondatore del Buddhismo (v.) e successivamente ad altre personalità od entità in cui il B., l'archetipo supremo, si realizza, sia in epoche diverse nel mondo terreno, sia nella sfera soprasensibile. Per quanto concerne la vita terrena del B. storico, risulta monto difficile distinguere la verità dalle numerose leggende agiografiche posteriori. Sembra sia nato intorno al 563 a.C. in un boschetto presso il villaggio di Lumbini, vicino alla città di Kapilavastu, ai confini tra l'India ed il Nepal. Suo padre, Suddhodana, era tributario del re di Kosala; il B. perse la madre Maya sette giorni dopo la nascita, e fu allevato dalla zia e rigidamente tenuto lontano dalla vista di ogni dolore terreno per ordine dello stesso padre, avvertito da una profezia sul futuro del figlio. Sposò giovanissimo la cugina Yasodhara da cui ebbe un figlio. Ben presto i suoi pensieri si rivolsero alla caducità della vita terrena, simboleggiata secondo la leggenda dai quattro successivi incontri che egli ebbe con un vecchio, un malato, un cadavere in decomposizione ed un asceta. A ventinove anni abbandonò nottetempo il palazzo avito e si fece asceta pellegrino, per cercare la via della redenzione. Si pose al seguito di Arada Kalama e di Udraka Ramaputra, ma con scarsi risultati. Anche la via della penitenza severa e della mortificazione assoluta della carne non lo aiutò affatto. Dopo sette anni di inesausto pellegrinare, in seguito a lunga meditazione condotta sotto un albero di pipal, raggiunse la Bodhi, l'illuminazione, ovvero la liberazione dal dolore terreno ed il totale annullamento dell'essere. Nel sermone di Benares ne fa partecipi i seguaci, diventando così un maestro, una guida, ed indicando ai suoi discepoli le quattro nobili verità fondamentali: l'esistenza del dolore nella vita umana; l'origine del dolore, dovuto all'attaccamento alla vita, alla sete (trsna) che determina le rinascite successive; il superamento del dolore ottenuto con il superamento della sete nella completa mancanza di desiderio; la via che conduce al superamento del dolore, il nobile ottuplice sentiero, ossia retto vedere, retto pensare, retto vigilare, retto concentrarsi. Nei successivi quarant'anni di attività, Gautama Siddharta percorse tutta la valle orientale del Gange, convertendo insieme ai suoi discepoli, tra cui il prediletto Ananda, gruppi sempre più numerosi. Sorsero monasteri, venne convertito anche il re Bimbisara del Magadha, ed alla comunità furono elargite imponenti donazioni. Intorno al 480 a.C. il B. si ammalò gravemente, pare per ingestione di cibi guasti, e morì nel villaggio di Kusinagara, rivolgendo ancora in punto di morte parole di incoraggiamento ai discepoli. Della predicazione del B. non è rimasto alcun documento diretto: il Canone redatto in pali è molto più tardo, e certo cosparso di numerose interpolazioni, avvenute attraverso la trasmissione della tradizione orale. Anche in campo figurativo l'iconografia del B. è molto tarda. Compare in epoca Kusana nel Gandhara ed a Mathura, mentre fino ad allora la figura divina era stata rappresentata da oggetti simbolici (trono, turbante, ecc.). Ben presto però, oltre ad innegabili elementi ellenistici-romani, vennero accolte nell'iconografia buddhista molte convenzioni simboliche dell'induismo. Il B. venne allora rappresentato con particolari caratteristiche corporee (ciuffo di capelli e protuberanza cranica, usnisa, rilievi carnosi tra le sopracciglia, urna, orecchie dal lobo allungato) ed in prefissato atteggiamenti di tipo yoga delle mani e dei piedi (mudra). Queste intendono simboleggiare specifiche qualità (atteggiamento del dono, danamudra, di chiamare a testimone la terra, bhumisparsamudra, gesto della protezione, abbamudra), mentre vengono rappresentati sia gli episodi delle supposte vite anteriori del B. (jataka), sia episodi leggendari della vita di Gautama (avadana), riportati dai testi canonici. Con l'evoluzione della dottrina buddhista e la sua diffusione in diversissimi territori asiatici, verranno assorbite ed elaborate in una vasta opera di sincretismo molte teorie religiose preesistenti, specie nelle correnti Mahayana e Vajrayana, ed il Pantheon buddhista si dilaterà enormemente. Ai sette B. del passato (Vipasyin, Sikhin, Visyabhiy, Krakasunda, Kanakamuni, Kasyap) che hanno prceduto nelle passate ere cosmiche (Kalpa) la nascita del B. storico, ed a quello del futuro (Maitreya), che saranno destinati ad aumentare grandemente di numero fino a superare la ventina, si aggiungeranno infinite varietà di manifestazioni del B. considerato entità prima, archetipo poi, come la Pentade Suprema (Amitabha, Amoghasiddi, Aksobhya, Ratnasambhava, Vairocana). A ciascuno di questi B. vengono attribuiti oggetti (ampolla, fulmine, gemma, ruota), animali (pavone, cavallo, elefante, drago), atteggiamenti e colori particolari, atti a rendere più agevole il riconoscimento, strettamente collegati ad una complessa elaborazione dottrinaria. Mentre per la corrente Mahayana tali B. compaiono per lo più circondati da un numeroso seguito e rappresentati come regnanti nei loro paradisi, le cosiddette terre pure, nel Vajrayana, o Veicolo tantrico, compaiono nuovi attributi corporei (numerose braccia, molte teste, più occhi, ipostasi che illustrano uno degli aspetti della divinità principale), e spesso il B. compare al centro del Mandala, diagramma magico e mistico, a figure disposte in zone concentriche, simboleggianti le forze cosmiche e spirituali dell'universo.

Buddhismo: Dottrina filosofico-religiosa nata in India circa sei secoli prima di Cristo dalla predicazione di Gautama Siddharta, conosciuto con il nome di Buddha (v.), ovvero l'illuminato, un personaggio i cui connotati ci sono pervenuti permeati dalla leggenda che spesso offusca la realtà storica. Pur accogliendo e fondendo in sé concezioni pre-buddhiste-indiane (induismo, yoga) ed elementi delle fedi locali (taoismo) dei vari paesi in cui giunse, sebbene suddivisa in numerose sette e correnti molto lontane tra loro, la dottrina buddhista ha sempre conservato alcune costanti fondamentali: la continuità dell'organizzazione monastica; una vasta letteratura religiosa, dottrinaria ed agiografica; il fine di giungere, attraverso pratiche soprattutto meditative, all'estinzione dell'Io, all'eliminazione del dolore terreno ed all'annullamento nel Nirvana, l'indifferenziato. Attualmente il B., quasi totalmente scomparso in India dal 1200, è ancora seguito in Estremo Oriente (Cina, Giappone, corea), nel Tibet e nella penisola indocinese. Il B., profondamente contaminato nel tempo da altre dottrine, quali il Taoismo (v.), il Confucianesimo (v.), e svariate altre religioni con cui si trovò a confrontarsi, è sfociato in innumerevoli correnti, sette e scuole, diversificate nelle interpretazioni filosofiche date alla legge (Dharma), ai mezzi da adottare per raggiungere il Nirvana (v.), ed alla stessa essenza del Buddha, originando correnti quali il Mahayana (v.), Grande Veicolo che, in contrasto con lo Hinayama (v.), Piccolo Veicolo, considerabile più prossimo al credo originario predicato da Gautama, afferma la possibilità di salvezza con il raggiungimento del Nirvana, consentito a tutti, e non più soltanto agli Arhat, i sant'uomini, gli asceti dello Minayana. Questo grazie ai molti Bodhisattva, entità che hanno temporaneamente rinunciato al Nirvana in cui si trovavano per guidare gli altri umani incarnati verso la salvezza. Nel XIV secolo la setta dGe-lugs-pa, affermando la reincarnazione di alcuni Bodhisattva in corpi-fantasma (sprul-sku), fissò le basi per una monarchia sacerdotale, quella lamaistica (v. Lamaismo), che ha governato il Tibet fino a pochi decenni fa. I Lama tibetani furono anche protagonisti della conversione dei Mongoli, e attraverso la dinastia mongola Yüan (1280-1378) il Lamaismo si affermò anche in Cina, dove verrà seguito fin sotto la dinastia manciù dei Ching (1644-1911). Il Lamaismo sopravvive oggi nel Tibet, e presso comunità esuli in territorio indiano. Altra corrente buddhista alquanto diffusa è quella giapponese, detta Ryobu-shinto (v. Shintoismo), nata circa mille anni orsono, e tuttora considerata religione di stato. Il B. identifica il cosiddetto Sentiero della Liberazione, è regolamentato dalle scritture Pali e Sanscrite, per cui la pace sopravviene con il cessare di tutti i desideri, ed è praticato dai Lamaisti del Tibet, dai buddhisti Mahayana e Zen, nonché dai Minayana. I suoi fedeli ammontano complessivamente ad oltre 500 milioni, e sono presenti in Cina, nelle varianti Ch'an di tipo contemplativo e Ching-tu, od Amidismo o Scuola della terra pura.

Buonarroti Filippo:  Uomo politico italiano (Pisa, 1761- Parigi, 1837). Esiliato giovanissimo dal granducato di Toscana per la sua calorosa simpatia verso la Rivoluzione francese, nel 1789 fondò in Corsica “L'Amico della Libertà Italiana”, e successivamente a Nizza il “Monitore italiano”. La sua attività di appoggio ai tentativi di liberazione delle popolazioni italiane e nella diffusione delle nuove idee repubblicane fu incessante, anche prima di essere inviato ufficialmente in Italia al seguito delle armate francesi di Massena, dopo aver ottenuto nel 1793 la cittadinanza francese. Fu in difficoltà con la caduta di Robespierre di cui era seguace, e nel 1796 venne coinvolto nell'infelice cospirazione di Babeuf, tendente a restaurare lo spirito giacobino. Sfuggito al patibolo, dopo vari anni di prigionia visse esiliato a Ginevra e poi a Bruxelles, dove nel 1828 pubblicò la Cospiration pour l'Egalité, dite de Babeuf, nella quale ricostruì gli avvenimenti del 1796. Per le sue tendenze radicali, dopo un iniziale avvicinamento negli anni '30, fu aspramente combattuto da Mazzini. Rispetto alle teorie di Babeuf B. accentua le caratteristiche sociali, e pone maggiormente in risalto gli interessi delle classi lavoratrici: gli si deve l'accettazione da parte del Babuvismo della necessità di un governo provvisorio popolare, momento di transizione fra la presa di potere rivoluzionaria, ancora intesa in modo settario ed elitario, ed il momento finale, consistente in un assetto di tipo comunistico. La caratteristica della setta dei babuvisti, che assunse nomi diversi come Adelfia, il Mondo e Società dei Sublimi Maestri Perfetti, era la sua divisione in una serie di sette subalterne, ai cui membri non veniva comunicata interamente la dottrina. Alle sette inferiori si offriva il solo obiettivo, come la legge agraria o la costituzione della monarchia. A livello più elevato venivano invece comunicati i tre obiettivi reali della setta: la sovranità popolare, la proclamazione della repubblica e la comunione dei beni.

Buoni Cugini:  v. Carboneria.