B: Lettera impiegata come abbreviazione del nome Boaz (v.), che la Massoneria considera sacra, in particolare per l’Apprendista Libero Muratore. È impressa nella Colonna (v.) meridionale, detta appunto degli Apprendisti, posta all’ingresso del Tempio.

Ba: Principio spirituale dell’individuo nell’antica religione egiziana: Era rappresentato in forma di uccello con capo e volto umano, spesso accanto alla mummia del defunto, per apportarvi il soffio vitale, o vagante all’esterno dei sepolcri. Il ba, come il ka (v.), deve periodicamente reintegrarsi, e pertanto è raffigurato su pitture sepolcrali e apiri funerari in atto di nutrirsi con cibi elargiti dalla dea dell’Albero, o di dissetarsi al bacino sacro. Il B. è comunemente tradotto con il termine "anima"; in effetti può essere considerato una componente spirituale, che ritrova la sua individualità dopo la morte, e può agire indipendentemente dal supporto fisico. Più propriamente il B. è l’essenza itinerante di un vivente, ed è capace di agire anche materialmente.

Babele: Denominazione della biblica torre, dall’ebraico Balbel, derivazione del verbo balal, creare confusione. Secondo la Bibbia, gli uomini parlavano una sola lingua, e vollero costruire nel paese di Shinear una città dotata di una torre altissima "per non essere dispersi sulla superficie della terra". Ma Jahvè, giudicando offensiva tale costruzione confuse le loro lingue, e "di là si dispersero sulla superficie di tutta la terra, ed essi cessarono di costruire la città" (Genesi 11, 1-9). I critici vedono nel racconto biblico un tipico esempio di antropomorfismo allegorico, assai comune nella sacra Scrittura, ed una leggenda di carattere etiologico. Anzitutto è leggendaria la tesi che i costruttori fossero mossi dal progetto titanico di scalare il cielo: la frase "la cui cima sia in cielo" (Genesi 11, 4) indica semplicemente il progetto di altezza con un’espressione comune nel gergo semitico. Inoltre il racconto può significare il contrasto naturale creatosi tra tendenze sedentarie ed i nomadi dei popoli primitivi. Poiché il testo biblico parla dell’uso di mattoni, l’evento deve collocarsi nel periodo calcolitico, nel quale gli idiomi semitici erano già differenziati. Secondo J. Chaine (La tour de Babel, Lione 1945) il testo sarebbe "una risposta del folklore ebraico alla questione dell’origine delle lingue". La tradizione biblica della torre di B. è stata probabilmente ispirata dalla grande ziqqurat di babilonia (Babel) detta Etemen-an-ki (casa del fondamento del cielo e della terra), alta cinque piani a grandi terrazzi, che già esisteva nel secondo millennio a.C. Di questa torre, descritta da Erodoto, si hanno le misure esatte ricavate dalla tavoletta di Anu-bel-sunu del III secolo a.C.: la sua base quadrata aveva 95 m. di lato, mentre l’altezza era di circa 100 metri.

Babismo: Movimento riformista dell’islam sciita (XIX secolo), basato sul concetto della storicità della Rivelazione, per cui ad ogni età corrisponde un profeta adeguato. Fu iniziato da Mirza ‘Ali Mohammad di Sihraz (1919-1850), che prese il nome di Bab, ossia Porta (d’accesso alla conoscenza dell’Imam). Questi fu considerato per qualche tempo il Mahdi promesso da Maometto per salvare il suo popolo, poi la sua dottrina suscitò in Persia gravi torbidi, ed egli fu fucilato. Tuttavia la sua opera fu continuata da un suo discepolo, Baha Ullah, cui si deve una particolare forma di B., denominata Bahaismo (v.).

Babuvismo:  Setta rivoluzionaria francese i cui membri si ispiravano alle teorie di François-Noël Babeuf, detto Gracchus (1760-1797), in buona parte riprese da Filippo Buonarroti (v.).

Bach (Fiori di): Metodo diagnostico e terapia naturale messa a punto e divulgata dall'omeopata inglese Edward Bach che, intorno al 1930, individuò 38 rimedi, ottenuti attraverso lo sfruttamento delle essenze bioenergetiche vibrazionali positive di 38 diversi fiori e dell'acqua di una certa sorgente gallese. È definita "floriterapia" o cura della disarmonia, e si basa sulla corrispondenza tra specifiche zone cutanee e fiori, suddivisi in esteriori ed interiori. Tali rimedi riequilibrano quanto è perturbato da stati mentali negativi, consentendo anche la focalizzazione della personalità individuale. Le patologie fisiche e psichiche trattate sono suddivise in sette grandi categorie: Solitudine e Chiusura in sé stessi, Depressione o Disperazione o Complesso di inferiorità, Paura, Ipersensibilità verso l’esterno, Insicurezza, Eccessivo interesse per gli altri e Scarso interesse per il presente. I benefici terapeutici ottenuti, e scientificamente convalidati, sono sempre a lungo termine (non soltanto temporanei), e non sono esclusivamente rivolti alla personalità, in quanto sono sfruttati anche per supplire a carenze o disturbi passeggeri talvolta emergenti durante il decorso di una malattia.

Bacone Francesco:  Filosofo inglese (Londra 1561-11626). Di famiglia nobile ed altolocata, è considerato il padre dell'empirismo filosofico inglese del Settecento, ed il creatore del moderno metodo induttivo. Dopo essersi avviato agli studi presso il Trinity College di Cambridge, si spostò a Parigi per impratichirsi nella carriera diplomatica, ed intraprese quindi gli studi legali. Alla morte del padre, che era il massimo collaboratore della grande regina Elisabetta I, entrò a far parte della Camera dei Comuni, dove si distinse per le sue doti oratorie, ed assunse l'importante incarico di avvocato della corona. Nel contempo sviluppò i suoi interessi nel campo delle scienze e della filosofia: ancora giovane, maturò il primo grandioso programma di riforma enciclopedica della cultura, testimoniato attraverso i suoi scritti, come Temporis partus masculus, ed i due libri sulla Dignità ed il Progresso del Sapere (di cui solo il secondo venne stampato nel 1623). Il Temporis partus masculus è un attacco polemico contro la filosofia classica, platonica e soprattutto aristotelica, considerata futile e verbosa, e contro i nuovi filosofi della natura, come Cardano (v.), Paracelso (v.) e Telesio, accusati di mescolare confusamente con il naturale vari elementi magici e soprannaturali. Secondo B. era giunto il momento di abbandonare le dispute di scuola e di avviarsi verso una comprensione attiva e pratica della scienza, le cui scoperte (cita la stampa, la bussola e l'artiglieria) vanno ricondotte entro un nuovo metodo di pensiero. Tale progetto e detto metodo cominciano a specificarsi in una serie di scritti relativi al periodo 1600-1610: nell'opera del 1605 su Il progresso del sapere la violenza polemica tende ad attenuarsi, e B. si impegna nell'esposizione delle proprie idee basata su una mescolanza tra concetti antichi e nuovi, esposizione completata nel De sapientia veterum (1609), in cui viene presentata in forma allegorica una serie di trentadue antichi miti come espressione dell'anticipazione della vera filosofia della natura. Lo scritto più rilevante è comunque il saggio del 1607, Cogitata et visa, in cui B. afferma che la scienza deve procedere fondandosi tanto sull'osservazione quanto sul ragionamento, il quale ultimo deve sempre appoggiarsi sulla prima, ed insieme permettere l'allargamento del campo delle esperienze: attraverso una famosa metafora, B. paragona gli empirici alle formiche, che si limitano a raccogliere e ad ammucchiare, i razionalisti ai ragni che ricoprono le cose con fragili tele, prodotto del loro cervello, ed infine i veri scienziati alle api, che scelgono i materiali con cura, per poi elaborarli e trasformarli. Del 1608 è poi la Redargutio philosophiarum, in cui viene sottolineata la critica ad Aristotele, ed in cui compare un apprezzamento del naturalismo greco presocratico. Attorno al 1620 la vita e l'opera di B. assumono una direzione definitiva: da un lato, con la morte di Elisabetta e con la successione di Giacomo I, B. aveva avuto la possibilità di porsi al fianco del nuovo re, e di riceverne titoli (barone di Verulamio, visconte di Sant'Albano) e mezzi per dedicarsi sino in fondo ai propri studi, e per raccogliere intorno a sé diversi discepoli. Successivamente però la crescente corruzione della corte di Giacomo I lo coinvolgerà, facendo leva sull'ambizione e sulla sua innata fragilità morale. Dall'altro lato, nel 1620, B. conduce a compimento una parte decisiva del progetto enciclopedico che aveva intanto ripreso: i due libri del Novum Organon, che costituiscono il vero capolavoro di B. Nel suo complesso il progetto mirava alla costruzione di un'enciclopedia delle scienze (Instauratio magna) completata da una parte pratica, la scientia activa, corrispondente alla moderna tecnica applicata. L'intero lavoro avrebbe dovuto articolarsi in sei sezioni: · una classificazione delle scienze (in parte svolta nei Due libri sulla dignità e sul progresso del sapere, in cui sono distinte le scienze storiche o della memoria, delle arti poetiche o della fantasia, e dalle scienze filosofiche o della ragione); · la dottrina del metodo scientifico (appunto il Novum Organon); · una storia naturale e sperimentale (in parte svolta nell'Historia naturalis del 1622); · una scala dell'intelletto; · le anticipazioni della seconda filosofia o scienza attiva; · ed infine la sezione dedicata alla scienza attiva stessa. L'unica parte completata resta il Novum Organon (titolo polemico nei confronti dell'Organon o logica aristotelica), i cui due libri illustrano i due momenti fondamentali del metodo, quello critico o pars destruens, e quello propositivo o pars construens. La pars destruens consiste essenzialmente nella presa di distanza critica rispetto ai pregiudizi che sono profondamente connaturati alla natura umana: B. distingue quattro categorie di tali pregiudizi od idoli (ovvero false immagini): ¨ i pregiudizi radicati in tutti gli uomini, che spingono a credere che le cose siano ordinate secondo la mentalità ed i bisogni della specie (idoli della tribù); ¨ i pregiudizi di carattere individuale, che si costituiscono relativamente all'educazione ed alle abitudini particolari (idoli della spelonca); ¨ i pregiudizi che nascono dai rapporti tra gli uomini, e che sono nascosti nel linguaggio, convenzionale, vago ed impreciso (idoli del foro); ¨ i pregiudizi che nascono dalle dottrine filosofiche, che B. considera creatrici di mondi immaginari (idoli del teatro). Sgombrata dai pregiudizi, la visione scientifica può affrontare l'esperienza in quanto tale, e fondare su di essa la sua pars construens. Così B., nel secondo libro, espone le linee del metodo induttivo, che comporta la raccolta delle osservazioni e la loro disposizione entro particolari «tavole», volte ad accertare la presenza del fenomeno, la sua assenza, ed il grado o la comparazione (il modificarsi del fenomeno nei diversi casi). Ciò consente la formulazione delle prime ipotesi da avvalorare con ulteriori interrogativi attraverso l'esperimento. È così che il metodo induttivo tende verso l'essenza reale del fenomeno o la sua struttura elementare, statica e nel contempo dinamica. Questo recupero della teoria dell'essenza pare però la parte più debole e meno moderna del Novum Organon. Negli ultimi anni prima di morire (di polmonite, contratta nel corso di un esperimento), B., ormai escluso dalla corte ed anche infamato, si ritira nelle sue terre per approfondire i suoi studi. Nel 1627 viene pubblicata postuma la New Atlantis (Nuova Atlantide), sorprendente trattazione della futura civiltà della tecnica, dominata da macchine ed invenzioni, che allora sembravano fantastiche, ma che poi sono state in gran parte realizzate, ed organizzata secondo un ideale razionale nato dalla stessa applicazione scientifica. Un vero e proprio testamento spirituale di B., in cui si ritrova sintetizzata l'intera idea della scienza attiva.

Bacone Ruggero:  Filosofo inglese (1214-1294). Studiò ad Oxford e successivamente a Parigi, dove divenne maestro di teologia. Tornato ad Oxford, entrò nell’ordine francescano, nel quale era allora in atto un ritorno al misticismo agostiniano, in polemica con l’intellettualismo razionalistico dell’aristotelismo. Seguendo il crescente interesse del suo tempo per la ricerca scientifica, si dedicò a studi di ottica, di astronomia, di matematica e di fisica, proponendosi di elaborare un’enciclopedia delle scienze, senza però riuscire nel suo intento. Scrisse infatti solo delle introduzioni, note coi titoli Opus maius, Opus minus ed Opus tertius,<> nelle quali definì le strutture teoriche generali ed i singoli metodi di ricerca delle varie discipline scientifiche. Inoltre il suo atteggiamento di spregiudicata libertà intellettuale gli procurò una condanna di occultismo, con cui fu interdetto dal proseguimento degli studi. Il suo pensiero si muove verso un rinnovamento del sapere, spostando l’accento sull’aspetto pratico della conoscenza, e sulla scienza intesa come strumento per la trasformazione dell’uomo e della natura. In questo senso il metodo scientifico, sottolineando l’esperienza, costituisce uno dei primi momenti del distacco del principio dell’autorità della tradizione aristotelica. L’autorità, la ragione e l’esperienza sono infatti per B. le tre fonti possibili della conoscenza. Però la prima dev’essere razionalmente giustificata per non ridursi a superstizione.

Bahaismo: Ramificazione del Babismo (v.) dal quale, con il passare del tempo, andò sempre più differenziandosi, per opera del suo stesso fondatore, Baha Ullah (1817-1892) il quale, in contrasto con il fratello Subh-i Ezel, diede uno sviluppo sempre più libero e personalizzato alle teorie del babismo. Il figlio di costui, ‘Abbas, con il nome di ‘Abdul-Baha, contribuì notevolmente all’espansione del B. in Asia, Europa e Stati Uniti, dove le dottrine bahaistiche hanno trovato molti seguaci.

Bajanismo:  Movimento eretico sorto nei secoli XVI e XVII' dal nome derivato da Michele de Baj, professore di teologia presso l'Università di Lovanio. I punti fondamentali della sua dottrina erano: l'uomo che pecca decade dallo stato di Grazia, e rimane corrotto ed incline al Male; il Papa non può avere alcuna giurisdizione diretta su tutti i credenti, ma soltanto nei confronti dei fedeli della sua diocesi. Per molteplici aspetti il B. precorre il Giansenismo (v.).

Balaustra: Termine compreso nel linguaggio massonico, con il quale viene identificato un documento emesso dal Gran Maestro e destinato alle Logge della Comunione. Di norma deve essere letto dall’Oratore di ciascuna Loggia ai Fratelli, nel corso delle prima Tornata ordinaria rituale immediatamente successiva al ricevimento della B., ed i Fratelli sono tenuti a mantenere la posizione "d’Ordine" nel corso dell’intera lettura.

Bambini di Dio: Moderna denominazione dei seguaci del Bahaismo (v.).

Banderuola: La Libera Muratoria raffigura la B. nel Gabinetto di Riflessione (v.), unitamente alla scritta "Vigilanza e Perseveranza". Essa sottolinea le doti che il neofita dovrà sviluppare, già a partire dall’Iniziazione, per poi essere in grado di penetrare il complesso significato dei Simboli (v.).

Bandiera nazionale: Secondo l’Art. 17 della Costituzione del Grande Oriente d’Italia, ogni Loggia si fregia della B. e di un proprio Labaro (v.). L’esposizione nel Tempio massonico della B. da parte del Gran Portastendardo, e la successiva resa degli onori da parte di tutti i partecipanti, sono anche contemplati dalla prassi rituale della Gran Loggia, attraverso l’Art. 96 del Regolamento dell’Ordine.

-Baphomet: Figura di idolo sfruttata dal Tribunale della Santa Inquisizione nel corso del lungo processo (1304-14) per l’eresia di cui furono oggetto d’accusa i Cavalieri dell’Ordine del Tempio (v.). Tra i molti capi d’imputazione raccolti dagli inquisitori, primeggiava la presunta adorazione della testa di un idolo satanico denominato B. La sua conoscenza sarebbe stata loro trasmessa dalla setta islamica degli Assassini (v.), con cui i Templari avrebbero mantenuto stretti rapporti di collaborazione. Si sarebbe trattato di una simbolica testa caprina inclusa in un pentagramma rovesciato, quindi malefico (v. Pentalfa): secondo il Wirth esso è l’astro oscurato degli istinti volgari e degli ardori lubrici dai quali sono soggiogati gli animali. In genere viene raffigurato contornato dalle sigle ebraiche simboleggianti il sacro ed impronunciabile nome di Yehovah. -È ormai storicamente accertato che quell’infame accusa non era stata che una pura (ma purtroppo efficace) invenzione, nell’intento di screditare al massimo l’Ordine. I Templari comunque furono aspramente accusati di adorarlo nelle loro funzioni religiose in luogo di Cristo, la cui raffigurazione avrebbero invece insultato e calpestato. Il suo culto era mantenuto segreto, ma secondo i nemici dell’Ordine, comprendeva pratiche abominevoli e blasfeme. L’origine del nome, nonché il suo preciso aspetto, sono soltanto frutto di infondate congetture. Secondo alcuni deriverebbe dall’idolo gnostico Abraxas. Si dice sia stato raffigurato sul cofanetto arabo di Enorois, in una figura androgina e glabra molto prossima a quella qui riportata. È invece accertato che proprio questa figura sia al centro del culto praticato attualmente da varie sette di natura satanica.

Bara: Simbolo compreso nel Quadro di Loggia in Camera di Mezzo e soprattutto nel rituale del Maestro Massone (v.). Serve a commemorare la sepoltura di Hiram (v.): "La leggenda della B. presentata in una sala dove si teneva una festa non è così ridicola come potrebbe apparire a prima vista, poiché essa è perfettamente conforme alle usanze degli antichi Egizi. Erodoto (libro XI, Cap. 28) ci riferisce che, durante le feste tenute nelle case dei ricchi, dopo il convito si faceva circolare intorno ai tavoli una B. contenente un cadavere che veniva mostrato a tutti i convitati, mentre il maestro di sala ricordava che tutti stavano vedendo quello che un giorno sarebbero stati essi stessi" (v. I tre gradi della Libera Muratoria, di A. Vaillant, Ediz. .bastogi).

Bardo Thodol: Termine buddhista di tradizione tibetana (v. Lamaismo), indicante un periodo di 49 giorni che intercorre tra la morte fisica e la successiva reincarnazione, durante il quale l'anima viene sottoposta a durissime prove (v. Il Libro dei morti tibetani), per poi essere pesata (v. psicostasia) ed infine giudicata. Ricorda molto condizioni, attributi e funzioni sia del Purgatorio che del Limbo cristiani. Secondo le teorie dottrinali della teosofia e dello spiritismo, rappresenta il mondo astrale, collocato tra il mondo fisico ed il mondo eterico.

Bardo: Termine che presso gli antichi popoli Celti indicava un poeta cantore che, accompagnandosi con uno strumento simile alla lira, cantava avvenimenti storici, leggende, inni religiosi e genealogie. Sono citati sia da Diodoro che da Lucano. Dopo la conquista romana scomparvero dalla Gallia, ma sopravvissero in Irlanda, Scozia e Galles, dove mantennero vive le tradizioni celtiche. La professione del B. era ereditaria, ed i loro canti si tramandavano oralmente di padre in figlio. Vivevano alla corte del loro signore, del quale cantavano gli antenati e le imprese. Spesso godevano di importanti privilegi, quali esenzione dalle tasse ed attribuzione di parte dei bottini di guerra. Nel XIV secolo i re d'Inghilterra ne abolirono l'attività. Ciononostante la loro tradizione sopravvisse fino all'inizio del XVII secolo. Alla fine del XVIII secolo i B. e le loro tradizioni ritornarono in auge sotto l'influsso della concezione romantica del poeta, visto come cantore delle antiche tradizioni popolari. Il Gray riscoprì per primo la poesia bardita con la sua ode The Bard (1767), ma il più celebre rappresentante di tale genere fu Macpherson con i canti di Ossian (1760-65). Dall'Inghilterra la poesia bardita doveva poi diffondersi in Germania, che vide il suo maggior rappresentante in Klopstock. Nel 1763 Michele Cesarotti tradusse in Italia i Canti di Ossian, e vi si ebbe poi la produzione di poesie del genere, come l'Arminio del Pindemonte (1804) ed il Bardo della Selva Nera, di Vincenzo Monti (1806).

Baruch:  Nome derivato dall'ebraico Baruk e dal greco barouc, benedetto, figlio di Neria e segretario del profeta Geremia di cui scrisse gli oracoli, suo compagno nell'assedio di Gerusalemme (586 a.C.) da parte di Nabucodonosor (Geremia 32, 12-16; 36, 4-32; 43, 3). Dopo l'uccisione di Godolia, seguì Geremia in Egitto (Geremia 43, 6), per raggiungere infine gli esuli a Babilonia, ove sarebbe deceduto.  Y  Libro di B.: È accolto nel canone cattolico fra i libri deuterocanonici, mentre è escluso come apocrifo (v.) dalla Bibbia ebraica e dalla Bibbia protestante. Fu letto dallo stesso autore agli esuli di Babilonia in presenza di Geconia. Il libro è conservato soltanto in greco, nella traduzione dei Settanta (v.), da cui dipendono la traduzione latina e quelle siriache (Pescitta ed Esaplare). L'origine ebraica del testo è però confermata dall'esegesi glottologica. Mentre gli scrittori antichi (come Atenagora ed Ireneo) accettarono la dichiarazione introduttiva che attribuisce il libro a B., e lo usarono come scrittura sacra citandolo spesso sotto il nome di Geremia, la critica successiva compresa quella cattolica suddivise il testo in tre diverse parti, attribuite a tre autori diversi. Dopo un proemio storico, la prima parte contiene la confessione dei peccati del popolo, ed un'invocazione alla misericordia di Dio. La seconda è un elogio alla sapienza divina, identificata con la Torah (v.). Nella terza parte è contenuto un messaggio di conforto agli esuli, predicendo la futura redenzione. Y  Apocalissi di B.: Sono due opere appartenenti agli apocrifi dell'Antico Testamento. · Apocalisse di B. siriaca: Conosciuta anche come Secondo Libro di B., è nota soltanto nella redazione della Pescitta, tradotta dal greco in siriaco. Lo scritto ha carattere messianico, considerato in senso temporale, ed escatologico: mentre Geremia accompagna gli ebrei esuli in Babilonia, B. rimane presso le rovine di Gerusalemme, dove riceve una serie di visioni. Gli viene annunciata la punizione dei Gentili e l'avvento del Messia, preceduto da dodici epoche di flagelli. Lo scritto sembra dipendere dal IV Libro di Esdra (v.), e la sua datazione viene posta tra il 70 ed il 132 d.C. · Apocalisse di B. greca: Scoperta solo nel 1897, è detta anche Terzo Libro di B., e racconta un viaggio di B. attraverso i cinque cieli, presentando subito interpolazioni cristiane. Il libro Paralipomeni (v.) di Geremia, opera giudaica del II secolo, dipende dall'Apocalisse siriaca.

-Basilio Valentino: Figura emblematica del XVI secolo tedesco, che per tradizione viene considerato se non il padre certo uno dei più grandi alchimisti della storia. Le poche notizie che lo riguardano provengono esclusivamente dalle sue stesse opere, ove si accenna ad un pellegrinaggio fatto a San Giacomo di Compostela ed a viaggi in Belgio ed in Inghilterra. Vi è indicata la sua origine nella zona renana tedesca, nonché l’appartenenza all’ordine di San Benedetto, confraternita di San Pietro di Erfurt, dove sarebbe vissuto tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Secondo quanto riferito da J.J. Manget nell’opera Bibliotheca Chemica Curiosa del 1702, i trattati a lui attribuiti sarebbero venuti fuori dalla breccia aperta da un fulmine in una colonna della chiesa di Erfurt. Nel libro The last will and testament of B., edito a Londra nel 1671, sul frontespizio è raccontato che egli giace sotto una tavola di marmo dietro l’altare maggiore della Cattedrale di Erfurt. Queste sono le uniche scarne notizie oggi disponibili su questo misterioso personaggio. Comunque il suo nome allegorico si presta ad essere ricordato come vera "potenza dell’alchimia", ed è indiscutibilmente diventato leggenda e verità pseudonima. Le opere a lui attribuite, pubblicate fin dal 1599, sono una miscela di conoscenze metallurgiche e metafisiche. Secondo il filosofo Leibniz, l’editore Johann Thölde di Hesse le avrebbe tradotte manipolandole purtroppo a fondo. Vi si ritrovano formule chimiche sistematicamente collegate ad una profonda simbologia spirituale. Nel "Cocchio trionfale dell’Antimonio" l’insegnamento alchemico è dichiarato sia nella chiave chimico-operativa che nella sua più esplicita chiave mistica. Vi è compresa la definizione fondamentale della dottrina, riassunta nella frase "Tutte le cose vengono da uno stesso seme; esse sono generate, in origine, dalla stessa madre". Altre famose opere di B. sono "Le dodici Chiavi della Filosofia", un trattato di arte spagirica e di filosofia ermetica, e l’Azoth, pubblicata a Francoforte nel 1613 dall’editore Johann Bringern in una doppia versione in tedesco ed in latino. Inizialmente solo quest’ultima venne attribuita al misterioso frate. Stefano Anseani, direttore della biblioteca ermetica per conto delle casa editrice Mediterranee, ci aiuta nella consultazione dell’Azoth nella sua prefazione all’edizione del 1988, chiarendo che "questo trattato è diviso in due parti:

* la prima, in forma di dialogo, sposa la tesi di un abbandono al fervore sapienziale, esortando ad un’esercitazione riflessiva che, partendo dal libro della Natura, contrappunti con ragionata modestia l’aspirazione al compimento della fede. Così l’iniziando viene esortato ad integrare la propria devozione con l’esercizio di una pia procedura mirante all’invenimento alchemico: la rielaborazione operante dello stato di grazia primigenio, condotta rammentando costantemente la vicenda salvifica di Cristo archetipo alchemico per eccellenza;

* la seconda parte, pratico-operativa, è corredata di quindici illustrazioni che offrono una teoria di testi ermetici tradizionali che, con i quesiti sollevati, sfidano la capacità intuitiva del lettore. L’enigma e la demolizione dell’orgoglio razionale sono sempre il tacito sfondo di ogni testo ermetico. Il quesito irrisolvibile può infatti far riverberare, per Grazia, nel nostro indurito flusso coscienziale l’Azoth proteico e camaleontico con cui cripticamente si ripropone il coraggio della semplicità devozionale, nascosto ma non umiliato dalla lussureggiante foresta metaforica del dettato alchemico". Tra la ricca e complessa simbologia alchemica compresa nell’Azoth, assume primaria importanza un pentacolo (v.) raffigurante un Androgino (v.), una figura simbolo della Morte alchemica denominata anche "Rebis" (v.). Esso racchiude e comprende in sé l’intera dottrina alchemica, e può essere considerato un paradigma di tutta l’Arte Reale ermetica. Nell’Androgino di E. Zolla (Ediz. Red, 1989), viene riportato un testo della tradizione sciamanica (v.), che così recita: "Sono Maria Sabina. Maria Sabina è la donna che sa attendere, la donna che ricerca, la donna della vittoria. È la donna del pensiero, la donna che crea, che cura, la donna Sole, e la donna Luna". Sono infatti due le forze: centrifuga e centripeta, rispettivamente del Sole e della Luna, che unendosi nel mondo degli Elementi, creano un punto centrale di massimo equilibrio, rappresentabile con la figura dell’Androgino, tradizionalmente assimilato a Mercurio, il cui simbolo allude a questo processo. Tra le varie figure simboliche della Tradizione Occidentale, dimostrative in questo senso, quella del Rebis di B. è certo dominante su tutte: ottenuta dal "Solve et Coagula" alchemico, che sta ad indicare l’Uovo filosofico, corrisponde nelle sue due parti a Cielo e Terra, quali principio maschile e femminile della manifestazione. Il Rebis diventa così "l’uomo cosmico", il demiurgo, il ponte, colui che , equilibrate le parti maschile e femminile del suo unico essere, si pone al centro della "Croce", ricollegandosi al suo Sé, e quindi al Cosmo intero, diventandone elemento equilibratore, in sintonia con il ritmo universale della vita che si rigenera continuamente. La critica più recente ritiene leggendaria se non improbabile l’esistenza di B., e giudica le opere a lui attribuite parto quasi esclusivo della fantasia e delle conoscenze dell’editore Thölde di Hesse, che vi avrebbe introdotto concetti e teorie paracelsiane che storicamente dovrebbero invece essere di molto posteriori. Ma B. resta comunque una figura indelebile e cara ai moderni studiosi, quelli ancora impregnati di una vena di romanticismo: questi sanno tuttora apprezzare l’annotazione apposta da un’ignota mano seicentesca sulla prima carta bianca di un’edizione del Currus Triumphalis Antimonii custodita in un’antica biblioteca cistercense, che recita: "Chi sa non può, chi vuol non ha, e chi né vuol né sa, tutt’ha e può", con accanto la nota "Vero proverbio per chi non è chimico sofista ma vero".