Ade:  Dio greco degli inferi, più noto come Plutone, da cui prende il nome il regno dei morti. Questo era situato in una caverna sotterranea che, secondo la mitologia, comunicava con il mondo dei viventi attraverso un grande portale. Omero (v.), al canto X della sua Odissea, riferisce che è attraversato da vari fiumi tumultuosi, tra i quali l’Acheronte, il Piri-flegetonte ed il Cocito, una diramazione del più famoso Stige.

Adelfia: Società segreta massonica a tendenza repubblicana, di origini ignote, ma ritenuta erede degli ideali espressi dalla setta dei Filadelfi (v.). In Italia ebbe come principale esponente il patriota Luigi Angeloni, autore di un’opera dal titolo Dell’Italia nascente il settembre 1818, in cui tra l’altro scrisse. "Il papa vi è posto insieme con le potenze italiane defraudate dal Congresso di Vienna, l’Austria vi è paragonata ai francesi rivoluzionari autori di ruberie con quei vanitosi bandi che tutti portavano segnato in fronte, a caratteri maiuscoli, il sacro nome di libertà ed altro". L’Angeloni sostenne inoltre che "la sola via per porre fine allo stato di assoggettamento e di oppressione nel quale l’Italia intristisce da sì gran tempo, sarebbe di istituire un patto di confederazione", e riassunse un programma esposto sin dal 1800 da un ignoto francese a Bonaparte. L’A. (A. e Filadelfia: non si sa con esattezza se si trattasse della stessa società o di due società differenti) si diffuse ben presto in Piemonte e Lombardia dove, dopo la Restaurazione, assunse una posizione antiaustriaca. A Milano, nel 1818, si fuse con la Carboneria (v.), ed i suoi adepti, denominati Sublimi Maestri Perfetti, diedero origine alla Società segreta dei Federati Italiani, di cui fu capo Federico Confalonieri (v. L’assolutismo illuminato in Italia, di L. Bulferetti, 1944).

Ades: o Ade, nome greco del figlio di Kronos (Saturno) e di Rea, quindi fratello di Zeus (Giove) e di Poseidone (Nettuno). Era considerato signore dell'Inferno, o regno sotterraneo, insieme con la moglie Persefone (Proserpina) ch'egli aveva rapita in Sicilia mentre raccoglieva fiori nei pressi del monte Aretusa. Per diversi suoi attributi corrispondeva a Plutone (v.). Con questo nome anticamente si designava anche lo stesso regno sotterraneo dei morti, poi definito Averno.

Adiafioriti:  Termine di derivazione greca avente il significato di indifferenti. Designa i seguaci di un movimento protestante fondato da Melantone (1497-1560), teologo tedesco, che nel 1545 promise all’imperatore Carlo V di continuare ad osservare, in attesa di chiarificazioni conciliari, talune pratiche cattoliche, che Martin Lutero (v.) aveva ritenute infondate, prive di significato, quindi indifferenti, quali la celebrazione della Santa Messa, la Cresima, ecc.

Adonai: Dall’ebraico Adonay, mio Signore, è l’appellativo di Dio nell’Antico testamento. Nei testi ebraici era segnato soltanto il tetragramma di Jahvé, ovvero JHWH. Nella vocalizzazione successiva, poiché agli Ebrei era vietato pronunciare il nome di Dio, nel testo massoretico furono usate le vocali di A. Da questo derivarono Jehowah, Jehova e Yehowah. Nella traduzione greca dei Settanta è reso con Kurioz, e nella Vulgata (v.) con Dominus.

Adozianismo: Correnti teologiche cristiane neganti la divinità di Gesù Cristo, considerato figlio adottivo di Dio, donde il nome. Secondo l’A. Cristo era un uomo comune, e la sua divinità consisteva nella forza divina conferitagli da Dio, che l’aveva privilegiato adottandolo come figlio. Solo con la Resurrezione Cristo avrebbe ottenuto dallo Spirito Santo il potere di operare miracoli, ma non per questo era diventato lui stesso Dio. La distinzione tra l’umanità e la divinità di Cristo rientrava nello sforzo dei primi secoli di conciliare dogma trinitario e monoteismo. Una prima corrente adozionista apparve nel II secolo d.C., e ne fu esponente Teodoro di Bisanzio, detto il Conciliatore, condannato da papa Vittore poco dopo il 190 d.C. Una seconda corrente dell’A. si ebbe con gli adozianisti spagnoli o adoptiani, nel corso dell’VIII secolo, con esponenti i vescovi Elipando di Toledo e Felice di Urgel: venne condannata da Adriano I (785) e da Leone III (793), e dai sinodi di Ratisbona (792) e di Francoforte (799), promossi dall’imperatore dei Franchi, Carlo Magno.

Adulazione: Vizio consistente nel lodare con atti o parole, in modo aperto, falso od eccessivo qualcuno, di norma presuntuoso o vanitoso ma comunque in possesso di determinati poteri, per ottenerne certi fini. Il termine è sinonimo di lusinga, cortigianeria, elogio sperticato, piaggiamento, piaggeria, gonfiatura, incensata, unzione, panegirico, strisciamento, incensamento, leccaggio, lustratina e lisciamento. Si dice che l’adulatore (derivato da A., definito di norma leccapiedi) abbia il miele in bocca ed il fiele in cuore, che la lingua unga mentre il dente punge, e che l’adulatore loda nell’adulato tutto ciò che fa.

Aeriani:  Denominazione di una setta eretica fondata nel 357 dall'asceta armeno Aerio, amico del vescovo Eustato di Sebaste. Questi gli affidò nel 355 la gestione di un Ospizio dei poveri. Purtroppo però Aerio si allontanò dall'amico per fondare una setta, i cui seguaci sostenevano l'assoluta eguaglianza del potere e della dignità dei vescovi e dei comuni sacerdoti, negavano la celebrazione della Pasqua, le orazioni per i defunti ed i digiuni forzati.

Aeziani:  Denominazione di una setta eretica fondata nel 350 da Aezio il quale, ordinato diacono, per la sua vasta cultura aveva avuto un incarico da insegnante nella città di Antiochia. La setta si basava su 47 proposizioni redatte da Aezio, nelle quali si negava tra l'altro la consustanziazione (v.) tra il Padre ed il Figlio. Per tale essenziale motivo fu condannato dagli stessi Ariani (v,) nel corso del concilio di Sirmio. Esiliato, fece ritorno a Costantinopoli, dove morì nel 367. Gli A. sono anche noti sotto il nome di Eunomiani.

Affiliare: Ricevere nell'ambito famigliare, p.es. come figlio adottivo. Associare, iscrivere, ad una setta o ad un'associazione. Entrare in stretta connessione, unire. La Massoneria presuppone la reale attività dei suoi membri, per cui ogni Massone è tenuto ad affiliarsi ad una Loggia che opera nella località (denominata Oriente) in cui egli risiede.

Affiliazione: Atto formale di ricezione di una persona nell'ambito famigliare od associativo. In Massoneria occorre essere liberi da altre appartenenze, presentare i certificati richiesti allegandoli ad un'apposita domanda indirizzata al M.V. della Loggia cui si intende aderire. Tale Loggia deciderà poi se accettare tale domanda, a meno che l'interessato provenga da una località diversa, ed abbia eletto residenza in quell'Oriente. Nell'ambito del G.O.I. l'affiliazione viene definita "exeat", ed è regolamentata dall'art. 8 della Costituzione e dall'art. 15 del Regolamento dell'Ordine.

-Afrodite: Nome greco della dea Venere (v.), che Omero considera figlia di Giove e di Dione. Era la dea della bellezza e dell'amore sensuale. A. è però etimologicamente derivante da Afros, schiuma o spuma, per cui è sempre stata più diffusa la leggenda secondo la quale sarebbe inaspettatamente nata dalla schiuma del mare nei pressi di Cipro (da cui il suo nome Ciprigna), emergendo in tutto lo splendore della sua venustà, e già dotata di grazia incomparabile. Era rappresentata col corpo cinto di rose e mirto, la femminilità velata da una misteriosa e maliziosa cintura, su un carro trainato da passeri, colombe e cigni, e con il corteggio giocondo del riso, dei giochi, dello zefiro, delle Grazie e degli Amorini. Il suo fascino conquistò subito l'intero Olimpo, suscitando però la gelosia di Giunone e di Minerva, riconosciute di bellezza inferiore dal famoso giudizio di Paride. Venere ricompensava Paride aiutandolo a conquistare le grazie della bella greca Elena, episodio che diede origine alla lunga e sanguinosa guerra di Troia. Le furono eretti templi ovunque, in varie località mediterranee, come ad Olimpia, a Lesbo, a Pafo, a Cipro e ad Amatunta. A Cnido era raffigurata nuda, in una mirabile e famosa statua, opera immortale del grande scultore greco Prassitele. Le donne le offrivano in voto la loro fluente chioma, per impetrare dalla dea il ritorno vittorioso dalla guerra dello sposo, come fece la leggendaria Berenice, in seguito assunta in cielo come costellazione.

Aftardoceti:  Termine di derivazione greca, avente il significato di incorruttibili, designante una setta eretica fondata all'inizio del V secolo da Gajano, vescovo di Alicarnasso. Gli A., detti anche Gajaniti, affermavano che il corpo di Gesù Cristo era incorruttibile ed immortale, quindi nel Figlio di Dio le due diverse nature si erano fuse tra loro. Pertanto Cristo avrebbe sofferto solo apparentemente tribolazioni e dolori. L'eresia fu condannata nel 451, durante i lavori del Concilio di Calcedonia.

Agape: Termine derivato dal greco agaph, amore, significante convito liturgico, di norma sul modello ed in memoria dell'ultima cena di Gesù, in uso fra i primi cristiani dei primi quattro secoli per manifestare la carità fraterna ed il soccorso ai poveri. La celebrazione eucaristica, prima congiunta all'A. poi separata, ha dato luogo a controversie fra storici e teologi. Alcuni (Zahn, Arnold) vedono l'origine dell'A. nell'evo apostolico, connessa all'eucarestia. Altri (Renan, Harnack) affermano che l'A. fu la forma primitiva del rito eucaristico. Per altri ancora (Batiffol, Goosens) l'A. fu introdotta nel II secolo, e non ha nesso alcuno con l'eucarestia. Quest'ultima tesi è avvalorata da Ignazio di Antiochia (II secolo d.C.) che parla di agaph come di assemblea simile alla ecclhsia, ma con accentuazione di maggiore intimità. San Giustino (II secolo d.C.), descrivendo la sinassi eucaristica (I Apologia), non parla di pasto comune. Nel testo di San Paolo (Corinzi, 11, 20-34) appare la condanna di un abuso introdotto nella comunità attraverso un convito che precedeva l'eucarestia. In seguito (350) l'A. assume l'aspetto funerario di suffragio ai defunti. I concili di Ippona (383) e di Cartagine (397) vietano "ciò che si chiama A. nelle basiliche ... e d'imbandirvi mense". Lo stesso divieto è ripetuto dai concili di Orleans (533) e di Trullano (692). Y (Massoneria) Termine impiegato per indicare una riunione conviviale tra Fratelli Massoni. L'A. può essere Bianca oppure Rituale. Quella Bianca si riferisce a convivi informali, organizzati in talune occasioni particolari ed aperte alla partecipazione delle donne e dei profani. Di norma tali occasioni coincidono con il solstizio d’Estate (San Giovanni Battista), festa della Riconoscenza, ed in prossimità del solstizio d'Inverno (San Giovanni Evangelista), festa della Speranza. Presso le Obbedienze nordiche tali feste sono definite rispettivamente Festa delle Rose e Festa della Luce. Quest'ultima conclude una suggestiva celebrazione condotta in Tempio, con la partecipazione delle famiglie e dei profani, seguendo un apposito rituale di origine celtica dedicato al ritorno del predominio della Luce sulle Tenebre. Le A. Rituali sono organizzate più raramente, e prevedono la partecipazione dei soli Fratelli della Loggia. Ai Dignitari vi vengono assegnati posti ben definiti, ed un apposito Rituale viene osservato dai commensali sia nella consumazione delle poche e semplici portate previste, sia nell'esecuzione di sette brindisi, effettuati dal Maestro Venerabile, o da un Fratello da lui appositamente delegato. Tali brindisi sono progressivamente dedicati: 1) al Capo dello Stato, alla gloria ed alla prosperità del Paese; 2) alla salute dell'Illustrissimo Gran Maestro del G.O.I.; 3) al Rispettabilissimo Maestro Venerabile ed alla sua famiglia; 4) ai Fratelli della Loggia, ai Fratelli visitatori, alle Signore ed alla prosperità delle famiglie; 5) alla Famiglia Iniziatica (Massoneria Universale); 6) alla memoria dei Fratelli passati all'Oriente Eterno; 7) alla prosperità di tutti i Fratelli Liberi Muratori sparsi nel mondo.

Agapemoniti:  Termine avente il significato di abitanti dell'Agapemone, la dimora dell'affetto fraterno, indicante una setta eretica fondata nel 1846 in Inghilterra da E. G. Orince, che sosteneva di essere l'incarnazione dello Spirito Santo. La setta fu anche denominata Comunità del Figlio dell'Uomo. I suoi seguaci conducevano una vita lussuosa e stravagante, predicando la comunione dei beni in vista dell'imminente fine del mondo. Era opinione diffusa che in questa chiesa, detta anche «Arca dell'Alleanza», si praticasse tra i suoi membri l'amore libero.

Agapete:  Termine derivato dal greco agaphtai, dilette, che nella Chiesa antica designava vergini o vedove cristiane conviventi castamente con un monaco od un chierico, allo scopo apparente di aiutarlo nel disbrigo delle faccende economiche e domestiche. Vennero anche chiamate con il termine spregiativo virgines subintroductae. Questa consuetudine viene fatta ascendere al fatto che gli Apostoli avevano la facoltà di condurre seco una «donna sorella», come si rileva da 1 Corinzi, 11, 5: «Ecco la mia difesa di fronte a quanti mi accusano. Non abbiamo noi il diritto di mangiare e di bere? Non abbiamo noi il diritto di condurre con noi una donna sorella come fanno gli altri Apostoli?». Tale uso fu condannato dai Padri della Chiesa, soprattutto da San Cipriano (249-258) e dai Concili di Antiochia (268) e di Nicea (325), fino a quello di Macon (583) e di Bordeaux (675).

Agarthi: Leggendaria cittadella magica abitata dai Maestri Sconosciuti e retta dal Re del Mondo, situata tradizionalmente in Nepal, in Tibet o nel deserto del Gobi. Sarebbe caratterizzata da una civiltà ad alta tecnologia, ed è in collegamento con centri magici segreti sparpagliati in tutto il mondo (uno si troverebbe a Montecassino ed uno a Stonehenge). A. sorge su uno dei principali punti d'incrocio delle correnti magnetiche sotterranee (v. linee sincroniche) che percorrono la Terra; vi risiede il Maestro Kut Humi e vi sarebbe custodito uno dei sette Graal. L'avventuriero polacco Ferdinand Antoni Ossendowski in Bestie, Uomini e Dei (1923), un volume ambientato nella Mongolia del 1921; parla di un palazzo dove risiede il Re del Mondo, sovrano del regno sotterraneo, un territorio immenso nascosto alla vista degli uomini e popolato da esseri semidivini, vero e proprio centro spirituale del pianeta Terra. Quel regno esiste fin dalla notte dei tempi: per tutto il remoto periodo denominato dai miti "Età dell'Oro" aveva prosperato alla luce del sole con il nome di "Paradesha" (in sanscrito Paese supremo, da cui Paradiso ); poi, nel 3102 a.C, all'inizio del Kali Yuga della tradizione indù (il termine significa Età Nera e designa il periodo in cui viviamo), i suoi abitanti si erano trasferiti nel sottosuolo per evitare di essere contaminati dal male, e il nome della loro terra era stato trasformato in A., l'inaccessibile. Parafrasando la famosa frase di Voltaire a proposito di Dio, si può affermare che "se A. non ci fosse, bisognerebbe inventarla": questo simbolico paese pare sia infatti un vero e proprio crocevia del mistero, e da essa sembrano diramarsi i fili di molti misteri tuttora non chiariti dall’uomo. Il mito di un regno sotterraneo e segreto risale alla religione braminica; nel suo inquietante saggio Il Re del Mondo (1927), l'esoterista francese Renè Guenon elenca una gran quantità di antiche tradizioni a proposito di una Terra Santa per eccellenza; localizzata nel corso dei millenni in molti luoghi reali o leggendari (Atlantide, il Regno di Prete Gianni, il castello di Camelot, l'isola d'Avalon, il Montsalvat dei miti di Re Artù; l'omerica isola di Ogigia, la mitica isola di Thule; il monte Meru, il monte Olimpo, il monte Qaf). La denominazione A. e una descrizione organica della sua struttura hanno cominciato tuttavia a diffondersi soltanto a partire dall'inizio di questo secolo, grazie alle opere di Louis Jaccolliot (il quale ne parlò per primo in Les fils de Dieu), Saint-Yves D'Alveydre (che privilegia la dizione indiana Agarttha a quella mongola Agarthi ), Ferdinand Ossendowski e Renè Guenon. Ossendowski riferisce le parole di un Lama mongolo, secondo il quale il Paradesha fu fondato dal primo Guru ( intermediario del volere divino ) intorno all’anno 380.000 a.C., e divenne sotterraneo più di seimila anni fa. Per l'occultista e teosofa Helena Blavatsky (v.), A. (che lei chiama La loggia bianca) è sorta sull'isola del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i Signori della Fiamma, semidèi provenienti da Venere. Dottrine esoteriche assai fantasiose fanno risalire la sua fondazione addirittura a quindici milioni di anni fa; gli abitanti di A. proverrebbero dal continente di Gondwana, ora scomparso; grazie alla misurazione delle maree effettuata per mezzo del Candelabro delle Ande, essi avevano compreso che una catastrofe stava per abbattersi sulla loro terra, e si erano rifugiati in vaste gallerie sotterranee illuminate da una luce particolare che fa germogliare le sementi, portando con sé il loro bagaglio di antichissime conoscenze. Il cuore di A. avrebbe sede sotto l'Asia Centrale, nel vasto territorio che va dal deserto del Gobi alle impervie montagne del Tibet e del Nepal. Quel Regno si estenderebbe per vie sotterranee nel mondo intero, fino alle caverne dell'America, ancora abitate dall'antico popolo che disparve sotto terra. La sua capitale è Shambhalla, mitica "Città di Smeraldo" più volte citata dai viaggiatori medioevali, ricercata invano all'inizio nel secolo dall'esploratore Sven Hedin (i suoi viaggi sono descritti nel volume Im Herzen von Asien, 1902), e localizzata in India, in Tibet, in Cina, in Indocina, in Mongolia. Nella città di Shambhalla risiedono il Re del Mondo, i saggi Guru e gli spiriti Pandita; per alcuni commentatori, tuttavia, essa è il centro del male di A., sede degli iniziati di mano sinistra. Il centro del Regno sotterraneo sorgerebbe sul principale incrocio delle correnti terrestri (linee sincroniche), o forse è esso stesso a generare questi fiumi di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in superficie irraggiati dai megaliti. A. costituirebbe il mozzo, immobile e immutabile, della Dharma Chakra, la Ruota della vita e della legge della tradizione indù, alla cui rotazione è legato il destino dei mortali. A. esisterebbe simultaneamente sia sul piano fisico, sia in una elevatissima dimensione mistica, e solo pochissimi Arhat (illuminati) avrebbero la possibilità di accedervi. Per evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso: per questo i non iniziati che l'hanno cercata (tra cui Ferdinand Ossendowski e Sven Hedin) non sono mai riusciti a trovarla. Meglio per loro: i comuni mortali che, per una ragione o per l'altra, riuscissero a varcare uno dei suoi ingressi (ce ne sono in India, in Nepal, nel Borneo e nella Comunità di Stati Indipendenti) incontrerebbero lo stesso destino di un re della dinastia dei Malla, che si perse con tutto il suo seguito nelle immense gallerie, o di un cacciatore che riuscì a entrarvi e uscirne, ed ebbe la lingua tagliata dai Lama affinché non raccontasse cosa aveva visto. Esiste solo un popolo che è nato nelle profondità di A. ed ora vive in superficie: è quello degli Zingari, che furono cacciati dal Regno sotterraneo. Di A. essi conserverebbero la memoria genetica: lo riprova il loro vagabondaggio senza fine alla ricerca di una patria che non potranno mai rivedere, e certe facoltà magiche, come la capacità di predire il futuro e leggere la mano. Gli abitanti di A. si esprimono in Vatannan , il linguaggio sacro da cui deriva la primitiva lingua indo-europea, e vivono in edifici di luce materializzata, simili alle astronavi di Incontri ravvicinati del Terzo Tipo. Saint-Yves d'Alveydre spiega che nel Regno Sotterraneo non esistono carceri né polizia: chi commette un crimine è punito dalla coscienza di averlo commesso. Nei templi di A. si troverebbero oggetti dagli straordinari poteri, tra cui forse il Graal (v.) ed immense biblioteche analoghe a quella di Babele, descritta da Jorge Luis Borges. In una di esse è conservato l'originale delle Stanze di Dzyan, il testo che racconta le vere origini dell'universo. È impossibile portare libri fuori da A.: chi ne esce deve contare soltanto sulla propria memoria. Ad A., scrive Ossendowski, la scienza si è sviluppata indisturbata; poiché nulla laggiù è minacciato di distruzione. Il popolo sotterraneo, che ora conta milioni di anime, ha raggiunto il più alto grado di conoscenza. A bordo dei Vimana, essi volano per le anguste spaccature all'interno del globo, e a volte anche all'esterno. Su vette mai calcate da piede umano, si possono trovare iscrizioni scolpite nella roccia e solchi di ruote lasciate dagli Aghartiani in perlustrazione. Forse i misteriosi UFO sono proprio i loro veicoli: quindi anziché dallo spazio, essi proverrebbero dalle viscere della Terra.