Abramiti: Setta deista (v.) sorta in Boemia nel 1782 da una falsa interpretazione della religione di Abramo. Rigettava gran parte del culto cristiano, riconoscendo soltanto i dieci Comandamenti (v. Decalogo) e le orazioni domenicali. I suoi seguaci furono dispersi dall’imperatore Giuseppe II d’Asburgo (1765-1790), dei cui domini la Boemia faceva parte dal 1527. Furono anche denominati A. i seguaci di una setta sorta nel IX secolo in Siria, per opera di Abramo di Antiochia, che negava la natura divina di Gesù Cristo e le Sacre Scritture, di cui accettava soltanto il Decalogo ed il Pater noster.

Abramo: Nome derivato

Caravaggio, Il Sacrificio di Isacco, Galleria d. Uffizi, Firenze

dall’ebraico Abhraham, mio padre è grande. Fu il primo patriarca del popolo ebreo. Considerato il padre della fede da ebrei, cristiani e musulmani. La vita di A. è ampiamente narrata nella Genesi. Nacque ad Ur, in Mesopotania, e col padre Tare e la moglie Sara si trasferì poi più a Nord, ad Harran. Alla morte del padre, ricevette da Jahweh l’ordine di uscire dal suo paese e di recarsi nella terra di Canaan. All’età di 79 anni vi si diresse con Sara ed il nipote Lot. A Sichem gli apparve Jahweh, che gli promise di dare a lui ed ai suoi posteri la terra in cui si trovava. In occasione di una carestia si trasferì in Egitto e, per timore che il faraone lo facesse uccidere per sottrargli la moglie, fece passare Sara per sua sorella. Ma il faraone, in seguito ad un avvertimento divino, restituì Sara ad A., trovandosi guarito dalle piaghe di cui era ricoperto. A., tornato a Canaan, per evitare contrasti tra i pastori degli armenti, si separò da Lot, lasciandogli il territorio della Pentapoli. Dio gli rinnovò le promesse, ed A. si stabilì al querceto di Mamre, presso Hebron, e vi costruì un altare. Intanto i cinque re della Pentapoli si erano ribellati al re di Elam cui pagavano il tributo, ma furono sconfitti, ed il re Kedorlaomer fece prigioniero anche Lot. A. con un attacco notturno liberò il nipote. Al ritorno incontrò Melchisedech, re di Shalem, che gli offrì pane e vino, e lo benedisse: A. gli versò una decima del bottino. In una nuova visione, di fronte al suo rimpianto per non avere figli, Jahweh gli assicurò una discendenza "numerosa come le stelle del cielo". A. gli credette, e concluse con lui un patto solenne (berith), secondo l’usanza babilonese. Dio, sotto forma di un fuoco ardente, passò attraverso i corpi squartati di tre animali da sacrificio, confermandogli la promessa che i suoi discendenti, dopo 400 anni di schiavitù in esilio, avrebbero occupato definitivamente quella terra. Intanto Sara, irrimediabilmente sterile, usando un diritto della legge babilonese, gli offrì la propria schiava Agar, da cui egli ebbe, ad 86 anni, il figlio Ismaele. Quando A. aveva 99 anni, Jahweh stabilì i termini della grande alleanza: gli mutò il nome da ‘Abhram in ‘Abraham (Ab rab hamon, padre di una grande moltitudine), e quello della moglie sa Saray in Sarah (principessa), confermandogli che avrebbe avuto un figlio da chiamare Isacco. Segno del patto, la circoncisione, che A. praticò subito su di sé, sul tredicenne Ismaele e su tutti i maschi della sua casa. Jahweh gli si manifesta a Mamre attraverso tre personaggi angelici, rinnova all’incredula Sara la promessa di un erede che sarebbe nato dopo un anno, ed annuncia il proposito di distruggere Sodoma e le altre città peccatrici. A. intercede, e riesce a salvare Lot e la sua famiglia, mentre la Pentapoli è sommersa nel bitume ardente. A. aveva 100 anni quando la novantenne Sara partorì Isacco (Yishaq, egli ride), che egli circoncise all’ottavo giorno. Quindi, su richiesta di Sara ingelosita di Ismaele, licenziò questi ed Agar; poi, trasferitosi a Gerara nel Negheb, concluse col re Abimelek un accordo per il diritto di proprietà del pozzo di Betsabea, assicurando la prosperità dei suoi greggi. Dio pose poi a dura prova la fede di A., ordinandogli di salire su un monte nella terra di Moria per immolargli il figlio Isacco. A. obbedì, ma Jahweh gli fermò la mano all’atto del sacrificio, sostituendovi un ariete, e gli dichiarò solennemente: "Io ti benedirò con ogni benedizione, e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare" (Genesi 22, 17). Sara morì ad Hebron all’età di 127 anni. Per darle sepoltura A. comperò un campo, che fu il primo fondo posseduto in Canaan dagli Ebrei. Si risposò con Cetura, da cui ebbe sei figli, capostipiti di altrettante tribù, e li allontanò dalla sua casa, onde assicurare l’eredità ad Isacco. Morì a 175 anni, e fu sepolto da Isacco accanto a Sara. Y Critica storica) Il racconto biblico è stato variamente interpretato dalla critica storica che, dopo ampie discussioni, ha visto in A. una figura mitologica od una personificazione della nazione ebraica: nel primo caso, riferendosi ai culti lunari di Ur e di Harran, nel secondo alle migrazioni della tribù primitiva. La storicità di A. è invece comunemente sostenuta con il far notare la realtà umana che nella Genesi permea la sua figura. Secondo il racconto biblico A. sarebbe nato circa 1200 anni prima della fondazione del Tempio di Gerusalemme, cioè nel 2168 a.C., durante il regno di Hammurabi, identificato con Amraphel, che la Genesi mette in rapporto con A. Ma le recenti scoperte hanno fissato le date di Hammurabi tra il 1728 ed il 1685, per cui l’identificazione storica è impossibile. Y (Tradizione religiosa) Gli ebrei si consideravano stirpe di A., e Jahweh è il dio di A. La stessa concezione è entrata nel cristianesimo: "se siete di Cristo, siete figlioli di A., eredi secondo le promesse" (Paolo, Epistole ai Galati, III). Papa Damaso (366-384) incluse il nome di A. nel canone della Messa. Nella religione islamica A. è visto come il campione del monoteismo contro l’idolatria, il fondatore della Ka’bah (v.), ed il precursore di tutti i profeti posteriori, inclusi Mosé, Cristo e Maometto. Il corano gli conferisce l’epiteto di al-Khalil (l’amico): nome passato, dopo la conquista musulmana, alla città di Hebron, nella cui moschea principale è venerata la tomba di A. Y (Apocrifi) Tra i libri apocrifi giunti fino a noi con il nome di A. troviamo l’Apocalisse di A., in una versione paleoslava, ed il Testamento di A., in greco, paleoslavo, rumeno, copto, arabo ed etiopico. Entrambi sono testi di origine giudaica (I-II secolo d.C.), con influssi gnostici e cristiani.

Abu Simbel: Località della Nubia (Ipsambul), famosa per il grande tempio rupestre che Ramses II (XIX Dinastia, ca. 1318-1200 a. C.) dedicò agli dei Harahti, Amon e Ptah, nonché a sé stesso divinizzato. Interamente scavato nella roccia, per una profondità di 44 metri, il tempio, preceduto da un cortile e da una terrazza, ha la facciata adornata da quattro statue colossali del faraone assiso, alte venti metri. La struttura presenta lo schema classico del tempio egiziano del Nuovo Regno. Il pilone appare appena delineato, ma è molto marcata la tipica diminuzione degli ambienti, ottenuta mediante l’abbassamento del soffitto, l’elevazione del pavimento ed il restringimento delle pareti, man mano che si procede verso il fondo dove vi sono tre celle; quella di mezzo contiene le statue delle divinità titolari, scavate nella roccia. A poca distanza, sulla stessa parete rocciosa, Ramses II fece costruire un altro tempio dedicato alla dea Hathor, sulla cui facciata sono ricavate sei nicchie: contengono le statue, alte dieci metri, del faraone e della regina Nefertiti (v.), sacerdotessa ed ipostasi della dea. La presenza delle due statue della regina comportò delicate manipolazioni del protocollo e del cerimoniale. Quando venne avviata la costruzione dell’imponente diga di Assuan, il territorio ed i monumenti di A.S. rischiarono di essere sommersi dalle acque. L’UNESCO si assunse il compito di studiare vari progetti per la loro salvaguardia: venne infine approvato un progetto tedesco, in base al quale i due templi vennero sezionati in grossi blocchi di roccia, poi ricomposti come in origine nelle immediate vicinanze, dove possono oggi essere ammirati.

-Abu, Monte: Denominato localmente Ar-budha, monte della saggezza, è un’altura dell’India (1722 m.), nel Rajputana meridionale, nel gruppo di Guru Sikhar, a sud della catena degli Aravalli, da cui è separato da una stretta valle. I Jaina (v. Jainismo) vi hanno costruito, a partire dal X secolo d.C., cinque templi, che costituiscono tuttora la principale meta di pellegrinaggio della loro religione. I templi più importanti di Dilvara (XI secolo) e di Alchargah (XII-XIII secolo) sono tra le più splendide creazioni dell’arte indiana medievale: costruiti interamente in marmo bianco, presentano una prodigiosa decorazione scultorea, eseguita con grande virtuosismo da orafo su soffitti, colonne e pareti.