Gran Magistero:  Organismo massonico, che «È composto dal Gran Maestro e da due Gran Maestri Aggiunti» (Art. 34 della Costituzione del G.O.I., Roma, Ediz. 1975). Tale organismo è stato soppresso con la nuova edizione della Costituzione e del Regolamento dell'Ordine, formalmente emessa dal Gran Maestro Armando Corona con decreto N. 86/AC del 18 novembre 1984. Venne allora sostituito dai più estesi compiti attribuiti alla Gran Giunta (v.)

-Gran Priorato di Scozia: Ordine massonico di tradizione cavalleresca, "The Great Priory of Scotland" ha sede in Edimburgo, presenta connotati mistico-religiosi cristiani strettamente legati alla ritualità originale dell’Ordine del Tempio. Viene oggi considerato l’espressione più pure del neotemplarismo. Trarrebbe le proprie origini dai Cavalieri che, sfuggiti all’ordine di cattura emesso in Francia da Filippo il Bello, s’erano imbarcati sulle navi della loro flotta ormeggiata nel porto di La Rochelle. Alcune di tali navi sbarcavano in territorio scozzese, ove i Cavalieri godettero della diretta protezione di Robert Bruce (1274-1329), sovrano dal 1306 sotto il nome di Roberto I di Scozia. Questi li associava alla già prestigiosa Loggia di Kilwinning, che in loro onore elevava di grado, ribattezzandola Grande Loggia Reale di Hérédom. Secondo il massone G. Pirodda (Nuova Enciclopedia Massonica, Vol. III, pag. 172-173), il G.P.S. il 17 novembre 1987 ha proclamato di essere un Ordine di Cavalleria Cristiana che, tra i tanti pretendenti al titolo che tuttora si ispirano alla vicenda templare con contenuti simbolici, misteriosofici e neospiritualistici, solo questo è il criterio valido per il riconoscimento dei veri eredi dell’Ordo Templi del 1118. Dopo il Concilio di Vienne (1312) con cui Clemente V sopprimeva l’Ordine, i cavalieri scampati alla persecuzione si sparsero in tutta l’Europa; in parte confluirono negli Ospitalieri o Giovanniti, assumendo poi il nome di Cavalieri di Rodi e, successivamente alla caduta dell’isola, dopo la concessione di Malta da parte di Carlo V, quello di Cavalieri di Malta.. A Valencia (Spagna) invece fondarono un nuovo Ordine, detto di Montesa, per confluire in seguito in Portogallo, dove fondarono l’Ordine di Cristo. Soltanto nel 1843 si costituì in Roma il Sovrano Ordine Militare di Malta. Che si ispirava all’Ordine di Carlo V, iniziando la concessione del titolo cavalleresco prevalentemente alla nobiltà romana. Per quanto riguarda la Scozia, secondo una tradizione locale, i Templari esistono lì in varie forme, compreso il ripetutamente strutturato Ordine del Cardo, da almeno quattro secoli. Si dice che nel corso della vicenda di Giacomo II e Guglielmo d’Orange, fu rinvenuto sul corpo del visconte di Dundee, caduto nella battaglia di Killiekranke, un’insegna della gran croce del tempio di foggia antica, risalente a prima del 1307. Comunque, al di là di indizi e leggende, resta il fatto che, secondo i più autorevoli studiosi anglosassoni del fenomeno, se vi è una possibilità che i templari abbiano continuato ad esistere dopo il 1314, essa va cercata in Scozia. La prima Preceptory del G.P.S. nacque ad Aberdeen nel 1794, come espressione della tradizione anglosassone ed in stretto rapporto con la Riforma protestante; e prese il nome di St. George (Aboyne). In seguito vennero create le precettorie Mulkirk (1804) nell’Ayrshire, St. John (1805) a Glasgow, Lothians (1806) in Edinburgh, Moira Union (1806) a Kilmamock, Temple (1806) sempre a Glasgow, e poi molte altre ancora. Il G.P.S. così costituito, giunse ad accordarsi con quelli inglese, gallese ed irlandese e, nel 1930 si stipulò un concordato tra i vertici dell’Ordine del Tempio e di Malta di Scozia, Inghilterra ed Irlanda, che sostanzialmente è ancora l’attuale. Tra gli elementi di fondo di tale accordo vi è l’impegno comune a selezionare i cavalieri tra i Fratelli Maestri Massoni appartenenti a Capitoli o Logge regolari dell’Arco Reale, riconosciuti ed accettati dai Grandi Priorati stessi. Quindi oggi esistono due Ordini di Malta: quello romano e quello ramificato nei Gran Priorati anglosassoni. Entrambi sono Ordini moderni che, pur ispirandosi a quello antico, non possono esserne considerati la continuazione temporale ed amministrativa. Pur essendo diversamente caratterizzati, essi sono assolutamente paritetici. La sovranità dell’Ordine romano è stata ammessa da molti Stati moderni, soprattutto in virtù del suo stretto rapporto con il Vaticano, ma ciò non conferisce alcun diritto di preminenza sull’altro Ordine, che è pure una Cavalleria Cristiana. Il G.P.S. è oggi diffuso in tutto il territorio europeo, pur non raggiungendo dimensioni molto consistenti. Esso fu introdotto in Italia nel 1971, grazie alla mediazione del ramo tedesco dell’Ordine, ovvero del Priorato di Norimberga denominato Walther Graf von Spelten. Il G.P.S. conferisce gli Ordini di Cavaliere di Malta e di Cavaliere del Tempio, ed il Priorato d’Italia comprende dieci Precettorie o Priorati: · San Carlo, · Jacques de Molay, · San Giovanni, · San Marco, · San Luigi, · Calabria Citra et Ultra, · Torres e Gallura, · Sant’Efisio, · San Giorgio, · St. John Baptist. Fondatore e massimo esponente del templarismo scozzese in Italia fu il pavese Mario Ottino, attuale Gran Priore. Il G.P.S. ruota intorno ad una struttura centrale di cui fanno parte il Grand Master, il Grand Seneschal, il Grand Prelate, e numerosi dignitari ed ufficiali dell’Ordine. In varie parti del mondo esistono poi i Grandi Priorati Distrettuali, nei quali operano dignitari ed ufficiali in parte nominati dal Gran Priore distrettuale ed in parte eletti. I Grandi Priorati Distrettuali possono istituirsi solo dove opera un numero sufficiente di precettorie-priorati regolarmente fondati, funzionanti, autorizzati ed abilitati ai "musters", le riunioni rituali. La precettoria-priorato è la cellula di base dell’Ordine. È composta da una Camera alta o Priorato, alla quale appartengono almeno sette Cavalieri di Malta, e da una Camera bassa o del Tempio o Precettoria, che raggruppa Cavalieri Templari e di Malta. Il nuovo adepto passa attraverso le epoche rituali del candidato, dell’aspirante al Tempio, dello scudiero, del cavaliere, del Templare e di Malta. Ogni Precettoria è guidata da un Precettore, con il quale collaborano il Past Precettore, il Siniscalco (Seneschal), il Connestabile (Constable), il Maresciallo (Marshal), il Cappellano (Chaplain), il Camerlengo (Chamberlain), il Tesoriere, il Segretario, gli Aiutanti di campo, e l’Organista. In camera di Malta regge i lavori il Priore, coadiuvato da Past Priore, Capitano Generale, Luogotenente Generale, Primo e Secondo Luogotenente, Ospitaliere, Cancelliere, Conservatore, Capitano degli Avamposti, ed altri. Le due serie di cariche si sovrappongono nelle medesime persone. Le riunioni rituali (musters) si svolgono nella Cappella della Precettoria, e possono prevedere la presentazione di studi effettuati dai Cavalieri su argomenti relativi all’Ordine, alle sue origini, od alla Cavalleria in generale, come pure alla progettazione di programmi filantropici ed al controllo della loro realizzazione. Ai musters i Cavalieri partecipano con le uniformi di Cavaliere Templare e di Malta e con le insegne del Grado, ovvero tunica, mantello, cappello, distintivi, guanti, speroni, stivali ed armi (v. figura).

Grande Arcano: Titolo di una famosa opera di Eliphas Levi (Il Grande Arcano, Ediz. Atanor, 1994), l’ultima da lui prodotta, considerata il testamento spirituale del grande iniziato ed occultista. È suddivisa in tre libri: 1) Il Mistero ieratico ed i documenti tradizionali dell’Alta Iniziazione, da molti studiosi considerato conforme e simile al celebre "Libro degli splendori"; 2) Il Mistero regale e l’Arte di sottomettere le Potenze, 3) Il Mistero sacerdotale o l’Arte di farsi servire dagli Spiriti. Il suo traduttore, Leo Kaiti, precisa che le note da lui inserite nel testo hanno lo scopo di innestare il misterioso e profondo problema del G.A. al centro del grandioso mosaico degli studi esoterici che gravitano intorno al simbolo della Sfinge, ed alitano dal profondo degli Arcani del Tarocco. L’opera investe tutti gli aspetti dell’Occultismo, dallo spiritualismo puro alla filosofia; è anzi esso stesso la radice e la sintesi degli studi iniziatici dei quali Eliphas Levi spalanca con eccezionale perizia la grande porta che cela il mistero, soprattutto della reale natura dell’Uomo Dio, il Cristo, attraverso un’approfondita indagine condotta secondo i principi alchemici. Una sublime ed emblematica figura che viene dal grande occultista accostata a quella dell’Antimonio (v.) ed alla Pietra filosofale (v.).

Grande Architetto dell'Universo:  Espressione massonica del nome di Dio (v.), del Creatore, dell'Organizzatore di tutte le cose, dell'inconoscibile, definito dalla Massoneria con l'acronimo G\A\D\U\. Tale denominazione puntualizza che l'Istituzione massonica non è una religione, in quanto non vi si pongono problemi teologici né vi si indagano le qualità dell'Essere Supremo. La Massoneria non è settaria né faziosa né anticlericale, accogliendo nel suo seno uomini diversi in eguaglianza di posizioni, e di qualsiasi fede religiosa. Tuttavia essa respinge quanti pretendono di esercitare il monopolio di Dio, o di essere gli unici detentori della Verità, ed in nome di tale dogma vuole imporre una fede dannando chi in essa non crede. Contro costoro essa si ribella, affermando che solo nell'adogmatismo possono essere affermati i diritti della libera coscienza e del libero pensiero. «L'espressione tradizionale G.A.D.U. sintetizza convenzionalmente il concetto di Essenza. Il Cosmo ed i suoi ritmi sono considerati, a livello percettivo, estrinsecazioni del G. La Massoneria ritiene impossibile definire in concreto il concetto di G.: concetto al quale l'uomo, a causa della limitatezza della propria mente, può avvicinarsi, per tentativi, soltanto attraverso l'intuizione (v.). La Libera Muratoria, come tutte le antiche scuole esoteriche, ha un'idea base che la informa: l'emancipazione dell'Uomo attraverso la ricerca della Verità Proprio perché l'Iniziato è un ricercatore di Verità, e mai un "portatore di Verità", una particolare immagine del G. non dev'essere mai imposta, ad evitare dogmatismi ed idolatrie. Il G. può essere rappresentato con simboli diversi, tutti egualmente validi: poiché la Libera Muratoria, essendo laica e libertaria, riconosce il diritto a differenti scelte degli strumenti stimolatori della percezione, ed afferma l'esistenza di infiniti livelli di conoscenza intuitiva. L'impossibilità di definire concretamente il concetto di G. dà diritto ad ogni Libero Muratore di indirizzare il proprio pensiero verso ciò in cui crede, e nel modo in cui ritiene opportuno farlo. La Massoneria ritiene essenziale che ogni essere umano viva la Fede che professa, e soprattutto reputa fondamentale che ognuno viva con Amore, pensi secondo Ragione ed agisca secondo Giustizia». (dall'Enunciazione dei principi Muratori, di Anonimo, 1971). v. anche Dio ed AGDGADU.

Grande Esperto Terribile: Ufficiale di Loggia, delegato a sovrintendere l’operato del Primo e del Secondo Esperto. Egli, in quanto legato alla Terra terza di Capricorno (realizzazione degli ideali spirituali), esprime e facilita la concretizzazione del proposito dell’attività muratoria. Il G.E. svolge un ruolo di primo piano nel corso della cerimonia di Iniziazione al grado di Apprendista, vigilando sul suicidio metafisico che l’Iniziando compie nel gabinetto di riflessione, per morire al mondo profano e rinascere a quello sacro della Scuola Iniziatica Muratoria. Opponendosi al Maestro delle Cerimonie lungo l’asse solstiziale, il G.E. esplica una funzione complementare a quella. Fornisce infatti un terreno adatto a ricevere il seme (la Luce che verrà data dal Maestro Venerabile), che poi dev’essere irrorata dall’Acqua (del Maestro delle Cerimonie, che fornisce i primi rudimenti istruttivi al neofita), e poi sboccerà in piena Aria (quando busserà i suoi primi tre colpi rituali alla porta del Tempio). La realizzazione iniziatica impone l’attività specifica di un vero mutamento. Questo è rappresentato dalla Terra di Capricorno, in cui si trasforma l’essere concepito in Ariete, sotto l’impulso del fuoco primo, per cristallizzarsi dopo un periodo di gestazione di nove mesi in capricorno (il cui inizio coincide con il Natale, ovvero con la nascita). Qui l’Uomo libero e di buoni costumi muore nuovamente nel superamento della prova di terra, per rinascere a-settico, cioè privo dei sette (metalli), teso all’elevazione di templi alla virtù. Inoltre, armato di spada e forte dell’energia planetaria di Saturno notturno, il G.E. applica la disciplina con rigore, ed è l’esecutore materiale della Giustizia e della Legge Universale. Il tutto visto ovviamente in chiave simbolica, per l’applicazione delle regole e delle tecniche iniziatiche che, praticate a lungo e con sacrificio, possono portare alla realizzazione della Grande Opera (v.).

Grande Invocazione: Formula di ricorso alla divinità che vari gruppi di studio esoterico hanno adottato nel 1945. Sarebbe stata rivelata dallo stesso Cristo, e rappresenterebbe la preghiera dell’umanità dell’Acquario, che sostituirà il ricorso al Padrenostro cristiano ed al Salmo 33 ebraico. La G.I. così recita: "Dal punto di Luce entro la Mente di Dio, - Affluisca luce nelle menti degli uomini. - Scenda Luce sulla Terra. - Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio, - Affluisca amore nei cuori degli uomini. - Possa il Cristo tornare sulla Terra. - Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto - Il proposito che i Maestri conoscono e servono. - Dal centro che vien detto il genere umano - Si svolga il Piano di Amore e di Luce, - E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede. - Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra". (v. Invocazione, Esoterismo).

-Grande Loggia Nazionale di Francia: Nata nel 1894 da un’iniziativa adottata dal Supremo Consiglio Szozzese di Francia, che concedeva alle proprie Logge autonomia amministrativa, anche per contrastare l’egemonia del Grande Oriente Oriente di Francia, diventato praticamente ateo a partire dal 1886. La nuova federazione riuniva e conglobava i Massoni scontenti, le logge della Gran Loggia Simbolica Scozzese e quelle all’Obbedienza del Supremo Consiglio. La fusione, subito accettata con entusiasmo sebbene solo in linea di massima, nel 1895 veniva aggiornata sino a quando la situazione finanziaria dei gruppi aderenti non fosse stata pienamente chiarita. Per molto tempo ancora tale decisione consentiva ad ogni gruppo di mantenere la propria individualità. Le difficoltà da superare erano molte ma fondamentale era il sostituire l’ordine effettivo all’anarchia nei rapporti tra le logge e l’autorità centrale. Grazie a reciproche concessioni, l’armonia fu però sempre mantenuta e, con il tempo, consolidata. I Massoni che presiedettero ai destini della Grande Loggia di Francia seppero, inoltre, ispirare fiducia, dare alle Logge abitudine di regolarità, assicurando il buon funzionamento amministrativo della nuova federazione. Essi capirono soprattutto che la Grande Loggia di Francia poteva prepararsi un brillante avvenire allacciando relazioni fraterne con tutte le potenze massoniche riconosciute come regolari. Proprio per l’interesse di tali relazioni, la Grande Loggia ebbe particolare cura di non allontanarsi per nulla dalle tradizioni simboliche della Massoneria Universale. A differenza ed in opposizione al Grande Oriente di Francia, adottò quindi formalmente la dedica dei lavori rituali alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo, l’uso del Libro della Sacra Legge e l’esclusione assoluta delle donne dall’iniziazione muratoria. Riteneva così di poter stringere reazioni ufficiali con tutte le Grandi logge, ed avviarono tentativi in tal senso. Le fu subito obiettato di non essere affatto sovrana ed indipendente poiché, per restare nella tradizione scozzese, continuava a lavorare "in nome e sotto gli auspici del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato per la Francia e dipendenze". Questa obiezione venne superata con un decreto del supremo Consiglio emesso il 26 luglio 1904, in seguito al quale la Grande Loggia Nazionale di Francia poté proclamarsi strettamente autonoma, indipendente e sovrana. Fu allora possibile stringere relazioni d’amicizia con numerose potenze massoniche straniere, ed in particolare con la Gran Loggia d’Inghilterra, con il Grande Oriente d’Italia e con l’Unione delle otto Grandi Logge tedesche.

Grande Loggia Simbolica Scozzese: Nel 1867, 1875 e 1879 il Supremo Consiglio aveva radiato dall’istituzione un certo numero di Massoni, ed anche varie Logge scozzesi, che si erano sollevati contro la sua autorità. In seguito a tali misure disciplinari, dodici Logge vittime del proprio attaccamento alle idee del progresso e dell’emancipazione massonica, costituirono un’alleanza autonoma con il titolo di G.L.S.S. La nuova potenza massonica venne riconosciuta subito dal grande Oriente, e più tardi dal Supremo consiglkio stesso. Poiché praticava soltanto i primi tre gradi, essa rivendicava a favore delle Logge il diritto di auto amministrarsi, basandosi in particolare sul principio: Il Massone libero in Loggia libera.

Grande Madre: Quando i primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti intenti a venerare una figura femminile nell’atto di dare alla luce un bambino, non tentarono neppure di modificare le loro concezioni religiose. Si limitarono a spiegare agli indigeni che, senza saperlo, erano già cristiani, e che stavano adorando un’immagine della Madonna. Se tutto andava bene, sul luogo sacro veniva costruita una chiesa, e l’idolo pagano, trasferito al suo interno, si trasformava automaticamente in una rappresentazione cristiana; per giustificare la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria, i teologi coniarono addirittura il termine Prefigurazione della Vergine. Quella figura materna venerata, con aspetti e nomi diversi, fin dai primordi dell’umanità, potrebbe essere chiamata forse Grande Madre, qualora si rendesse necessario dare un’unica denominazione ad Iside, ad Ishtar, a Venere, ad Athena, a Gea, alla Signora Seduta di Pazardzik ed a Modron,. Tutte queste divinità, anche se in modo diverso, rappresentano la Dea Terra, la gigantesca Madre di ogni essere vivente; esse sono il simbolo della natura nei suoi aspetti positivi, la fertilità e l’abbondanza dei raccolti, e negativi, ovvero le tempeste e la carestia. Per questo suo dualismo, molte antiche rappresentazioni della Dea Madre hanno il volto metà bianco e metà nero. Il volume The Goddess Sites: Europe (I luoghi della Dea: Europa ), di Anneli S. Rufus e Kristan Lawson, elenca un numero impressionante di luoghi di culto della G. nel nostro continente; ora le rappresentazioni della Dea si trovano quasi tutti in superficie, ma gran parte di esse erano poste originariamente nel sottosuolo, dove la presenza delle correnti terrestri si fa maggiormente sentire. Proprio dalla G. derivano probabilmente le celebri Vergini Nere, le Madonne dal volto scuro venerate in tanti santuari. Con un’operazione nota come sincretismo, la stessa per cui agli dei del voodoo di Haiti sono stati associate le immagini dei Santi cattolici importate dai missionari, la G. pagana avrebbe assunto il volto di Maria, colorato però in nero, come quello delle sue prime raffigurazioni. Le immagini delle Vergini Nere contraddistinguerebbero dunque i luoghi particolarmente legati alla Dea Terra, gli stessi su cui, da sempre, gli uomini costruiscono i loro edifici sacri. Vergini nere sono disseminate nelle chiese di tutta Europa; in Italia se ne trovano dodici (a Cagliari, Crea del Monferrato, Crotone, Loreto, Lucca, Oropa, Pescasseroli, Rivoli, Roma, San Severo, Tindari e Venezia); in Francia addirittura novantasei. Le pi ù famose sono quelle della cattedrale gotica di Chartres, chiamate Notre-Dame-sous-Terre e Notre-Dame-du-Pilier. Si dice che alcuni individui particolarmente sensibili, avvicinandosi alle cappelle in cui sono collocate, provino una sensazione di mancamento: sono le correnti terrestri che, in quei punti, raggiungono il massimo della loro potenza, e che percorrono con un guizzo la colonna vertebrale del visitatore, non di rado provocando in lui un’improvvisa "illuminazione" mistica. Nel suo interessantissimo saggio La Dea Bianca (1948), una vera e propria grammatica del mito, Robert Graves identifica il culto primitivo per la G. con un culto ancora più antico dedicato alla Luna (la Dea Bianca), a sua volta simbolo celeste della fertilità (molti popoli dell’Africa, del Sudamerica e gli aborigeni australiani ritengono che il terriccio rosso sia il sangue sparso dalla Luna quando diede vita alla Terra). Dei riti lunari, totalmente dimenticati già in tempi remoti, sarebbero rimaste alcune confuse tracce in tradizioni successive, tra cui il sinistro Sabba delle streghe. L’americano James Vogh, autore di Arachne Rising: the Thirteent Sign (Arachne sorgente: il tredicesimo segno, 1977), ipotizza che, a un certo momento della storia, il culto nei confronti di una Dea femminile sia stato violentemente represso a favore di un culto per un Dio maschile. In certe tavolette magiche egizie, ed in altri reperti archeologici di carattere astronomico, ricorre il numero tredici (i mesi lunari nel corso di un anno); Vogh fa rilevare come questo numero sia stato osteggiato dalle religioni successive, al punto che ancor oggi esso è considerato malefico. Secondo Vogh la luna, rappresentata dal simbolo di Arachne, costituiva il tredicesimo segno (poi cancellato) dello Zodiaco (v.); questa eliminazione è ricordata in una serie di miti, tradizioni e fiabe, ove il tredicesimo personaggio di un gruppo (il più amato) viene tradito e ucciso, quindi risorge segnalando la possibilità di una redenzione. Tra le narrazioni più note, Vogh annovera un antica versione della Bella Addormentata (a farla cadere in catalessi è una di dodici fate), la storia di re Artù e dei suoi dodici cavalieri (il traditore è Mordred), la leggenda del dio scandinavo Baldur (lo uccide Loki, il cattivo dei dodici principali dei del Walhalla), e, naturalmente, la vicenda di Gesù, circondato da dodici apostoli e tradito da Giuda. Secondo i giornalisti Michael Baigent, Richard Leigh ed Henry Lincoln, autori de Il Sacro Graal, un volume dedicato al mistero di Rennes-Le-Chateau (v.), il culto della Dea Bianca è ancora praticato segretamente; lo custodiscono (insieme a un infinità di altri grandi segreti) gli adepti di una società esoterica denominata Il Priorato od Ordine di Sion (v.).

-Grande Opera: Il principio fondamentale della dottrina alchemica costituisce la "Grande Opera". Racchiude un insieme di operazioni richieste per il conseguimento della conquista, praticamente parallela, sia del dominio incontrastato ed illimitato sulla materia che di una totale libertà della coscienza. Il laboratorio fisico consente di provvedere alla purificazione della materia, consistente: 1) nella fermentazione, la decomposizione della materia organica; 2) nella calcinazione, la polverizzazione delle parti solide mediante calore; 3) nella sublimazione, la vaporizzazione dei materiali allo stato liquido; 4) nella fusione, la liquefazione e decantazione dei corpi solidi. Il laboratorio comprende attrezzi impiegabili indifferentemente anche a parti del laboratorio mentale, tra cui: a) il crogiolo, noto sotto il nome Athanor, recipiente per la fusione dei metalli e corpo fisico dell’uomo, in cui si realizzano le fasi di purificazione degli stati di coscienza, nonché l’intero Universo; b) l’alambicco, lo strumento usato per la distillazione, ed il luogo in cui si attuano tutti i processi di sublimazione delle idee; c) il fuoco, il fenomeno della combustione ed il simbolo magico di elevazione liberatrice della nuvola (il corpo astrale v.) e della pietra nera (la scoria o zavorra rappresentata dal corpo fisico). Attraverso le operazioni fisiche di trasmutazione, l’adepto potrà dunque essere posto nella condizione di vedere le varie manifestazioni delle leggi universali, e progredire così lungo il cammino verso la trasmutazione della propria coscienza che, consentendo l’evoluzione dello spirito, porta alla conquista del dominio sulla materia. Traguardo finale di questo processo di mutazione è rappresentato dalla produzione della pietra filosofale, l’elemento catalizzatore capace di pilotare la trasmutazione dei metalli vili in oro, e la conquista della immortalità alchemica, rappresentata dalla definitiva liberazione dalle schiavitù dell’invecchiamento e della morte. Pur nella diversità di scuole ed indirizzi, tutti i veri alchimisti sono partiti da alcuni principi comuni, considerati fondamento essenziale dell’Arte ermetica. Il primo ed il più importante è quello affermante l’unità della materia, espressa allegoricamente nella stessa Tavola smeraldina, attraverso la frase "Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso", mentre Basilio Valentino, nel suo "Cocchio trionfale dell’Antimonio", scrive a definizione che "Tutte le cose vengono da uno stesso seme; esse sono generate, in origine, dalla stessa madre". Altro importante principio è quello secondo cui i metalli, corpi composti, racchiudono tutti in sé tre diversi elementi, varianti soltanto nelle proporzioni: I) il Mercurio dei filosofi; II) lo Zolfo dei filosofi; III) il Sale od Arsenico. Secondo la simbologia alchemica, il Mercurio corrisponde al corpo femminile compreso nella materia prima, lo Zolfo a quello maschile, il Sale all’anima che consente l’unione dei primi due. In base a questo secondo principio, il rame sarebbe composto di parti uguali di zolfo e mercurio, con l’aggiunta di una parte infinitesimale di Sale, mentre l’oro sarebbe un corpo perfetto, composto di mercurio puro, fisso, brillante e rosso, e di zolfo puro, fisso, rosso ed incombustibile. È opportuno precisare che i tre elementi non erano soltanto astrazioni, ma rappresentavano precise qualità della materia. Il Mercurio, elemento femminile, simboleggiava la caratteristica metallica, la causa dello splendore, della duttilità e della malleabilità dei metalli. Lo Zolfo, elemento maschile, indicava il loro grado di combustibilità, nonché il loro colore. Il Sale infine, più che un terzo elemento, rappresentava il mezzo d’unione tra gli altri due elementi, era insomma considerato come indispensabile catalizzatore. Per l’Arte ermetica tutto è Luce. Ciò si comprende facilmente per quanto riguarda lo Zolfo ed il Mercurio, poiché questi due elementi simbolicamente rappresentano la luce interna o microcosmica, contrapposta alla luce esterna o macrocosmica. Ora, il Sale deriva dall'interferenza di due radiazioni contrarie, che si neutralizzano in una zona relativamente stabile di luce condensata o corporizzata. Così il Sale diventa il ricettacolo sostanziale, dilatato dall’espansione sulfurea interna , controbilanciata dalla compressione mercuriale esterna. Ecco come i tre elementi o principi alchemici possono essere interpretati gli uni rispetto agli altri. Partendo da tale concezione, era semplice arrivare all’idea della trasmutazione. Dal momento che tutti i metalli sarebbero formati da elementi assolutamente identici ma in proporzioni diverse, appariva logico pensare che tali proporzioni potessero essere variate dall’azione di un agente catalizzatore: appunto la Pietra filosofale. Da ciò gli alchimisti ricavavano la certezza dell’esistenza in natura di una materia prima unica, ritenendo che minerali e metalli si formassero in modo analogo alla formazione del feto nella matrice degli esseri animati. Conseguentemente doveva esistere un seme dei metalli, come esisteva un seme nei mondi animati e vegetale. Uno degli scopi dell’Arte ermetica consisteva nella scoperta di tale seme, che nel linguaggio alchemico era spesso definito sperma minerale. Ai veri alchimisti non interessava affatto trasmutare i metalli in oro al fine di arricchirsi: solo il Flamel pare che, dopo la scoperta della Pietra filosofale, avesse acquistato un gran numero di proprietà immobiliari ubicate nel centro di Parigi. All’alchimista occorreva realizzare una trasmutazione onde assicurarsi della qualità dell’eventuale Pietra scoperta. Loro scopo, ottenuta la trasmutazione, era tramutare sé stessi con l’ingestione biennale di una sostanza omeopatica di Pietra filosofale, onde eliminare le tossine del corpo ed i batteri patogeni. L’adepto perdeva i capelli, le unghie ed i denti, che subito rispuntavano più forti e vigorosi di prima. Non aveva più bisogno di urinare ed evacuare, mentre diventava superflua l’alimentazione. Non mangiava più che per suo esclusivo piacere, non essendo più soggetto alle necessità dell’uomo normale. Infine l’effetto della Pietra non influenzava soltanto il corpo, ma rigenerava e fortificava le facoltà intellettive e spirituali, portando alla vera e piena conoscenza. Y (Massoneria) Il termine G.O. è stato adottato dalla Massoneria Universale per identificare il fine superiore ed essenziale dell’Istituzione, consistente nella simbolica costruzione del Tempio dell’Umanità. Tale sublime obiettivo viene da essa perseguito attraverso l’esercizio da parte dei suoi adepti dell’Arte Reale, che conduce alla indispensabile preliminare edificazione del Tempio Interiore da parte di ciascun Libero Muratore. S’è visto che secondo i principi dell’Alchimia (v.) la G.O. si realizza attraverso tre procedimenti: 1) la purificazione del Sale (v.), che riguarda l’Apprendista, 2) la coagulazione del Mercurio (v.), che coinvolge il Compagno d’Arte, 3) la fissazione dello Zolfo (v.), operazione riservata al Maestro Massone. L’Alchimia in origine si occupava della tecnica di trasmutare i colori dei metalli ricoprendoli con patine. Poi, presso gli antichi Egizi le ricerche si estesero, tanto che balenò il sogno di trasmutare anche la materia dei metalli. Successivamente non si ricercò tanto la trasmutazione dei metalli, e quindi il possesso dell’oro, quanto la rigenerazione di colui che la metteva in pratica attraverso la sua unione spirituale con Dio. Quindi il rito alchemico avrebbe trasformato l’uomo iniziato in un essere divino, dotato di poteri divini. L’uomo soggetto ed artefice della G.O. veniva magnificato dal Verbo, dallo Spirito e dal Fuoco. Fu allora detto che la vera scienza reale e sacerdotale è la scienza della rigenerazione, o la scienza dell’uomo caduto con Dio. La G.O. così intesa annunciava la rigenerazione nel tempo stesso fisica e spirituale, secondo il grande principio ermetico che tutte le cose, gli esseri ed i mondi dell’universo sono intimamente legati tra loro, e partecipano dello stesso Essere Supremo col quale è conclusa l’alleanza universale. L’Alchimia, scienza delle trasmutazioni, diventa così una vera religione, la cui tesi fondamentale è il potere illimitato dello spirito sulla materia, e viene pertanto considerata una via della Conoscenza. "Solve et Coagula" è il motto dell’iniziazione alchemica che, secondo il grande alchimista Poisson, va così interpretato: ""Solve", ovvero dissolvi, lavora, tortura, rompi la materia, distruggi la resistenza che si oppone alle forze esteriori; "Coagula", cioè metti insieme, raduna, poi condensa sulla materia prepara le forze di cui sei riuscito ad impadronirti. Questa è la chiave dell’Opera, semplice a comprendersi ma difficile da realizzare. Occorre solo pazienza e perseveranza". A fianco è riportato il simbolo della G.O. alchemica, in cui il simbolo geometrico centrale del compimento della G.O. corrisponde al simbolo alchemico dello Zolfo (anima) " Q " rovesciato, compreso nel simbolo del sacrificio, corrispondente al Tau ebraico, e quindi alla Croce. Perciò, in sintesi, la G.O. consiste nel trasformare lo Zolfo attraverso il rafforzamento dello spirito, trasmutazione resa possibile dal t.

Grande Oriente di Francia: Verso la fine del 1736 i membri di quattro Logge parigine si riunirono per la prima volta per eleggere un Gran Maestro. Risultò eletto Charles Radcliff, conte di Derwentwater, pari d’Inghilterra e sostenitore della causa degli Stuart. Dovendo lasciare il territorio francese per affiancarsi a Carlo Edoardo Stuart, due anni dopo convocò un’assemblea per eleggere un successore a vita e francese. Fu prescelto Louis de Pandaillon de Gondrin, duca d’Antin e pari di Francia, che doveva distinguersi per esserci con successo opposto, spada in pugno, alle persecuzioni poliziesche avviate contro la Massoneria, affrontando direttamente il capo della polizia. Morto nel 1743 a soli 36 anni, venne sostituito dal conte di Clermont, Louis de Bourbon-Condé, mentre veniva costituita la Grande Loggia Inglese in Francia. Questa promulgava le Ordinanze Generali, un compendio di norme emesse per tutte le Logge del regno, quindi il primo codice massonico francese comprendente le principali disposizioni delle Costituzioni di Anderson. In tali ordinanze venivano formalmente ed esclusivamente riconosciuti i Gradi di Apprendista, Compagno e Maestro Massone, contrastando così, almeno nelle intenzioni, il progressivo diffondersi nel territorio francese dei gradi alti (detti Scozzesi). In realtà le Logge funzionavano male, consentendo l’accesso all’Istituzione di persone frivole, rozze ed indegne, incapaci di comprendere i profondi principi massonici. André Michel Ramsay, Grande Oratore dell’Ordine, nel 1737 pronunciò un discorso in cui esaltava la necessità di riformare la Massoneria francese attraverso il suo avvicinamento alla vere origini dell’Istituzione, rappresentate dalla Tradizione Scozzese. Pur non avendo accennato affatto agli alti gradi, egli fu frainteso dai suoi confratelli, tanto che vennero subito diffusi e praticati sei gradi, poi nove, infine venticinque, ed in ultimo trentatre gradi. La Gran Loggia imponeva però il divieto di esibire nelle Logge abbigliamenti diversi da quelli in uso per Apprendisti e Compagni. Lo scontro tra tradizionalisti e rinnovatori era stato inevitabile. Ovunque sorsero le più svariate organizzazioni: Logge Madri, Capitoli, Areopaghi, Concistori e Consigli d’ogni genere. I Massoni francesi dovevano arrivare a raggrupparsi solo in sistemi di alti gradi. Tra questi il più recente si faceva passare più antico e più illustre degli altri, anche mediante l’esibizione di documenti e patenti retrodatate. Fu così dato credito a fallaci leggende, e si inventarono gradi dai titoli sempre più adulatori, per la vanità di quanti li ricercavano. La ritualità però degenerava progressivamente, rivelandosi sempre più ignorante in materia di simbolismo. I loro gradi, pur risultando mal congeniati, erano decisamente utili, poiché conferendo a persone di bassa condizione pomposi titoli di cavaliere o di principe, in un’epoca in cui non si mirava a sminuire la nobiltà ma piuttosto ad innalzarsi ad essa, essi realizzavano a modo loro l’uguaglianza sociale. Nel frattempo la Gran Loggia di Francia, costituitasi nel 1755, sotto la spinta riformatrice in atto, si preoccupava di imprimere ai rituali un carattere più consono alle tradizioni iniziatiche. Questi dovevano mirare alla preparazione di veri Iniziati, ovvero di uomini superiori, pensatori indipendenti liberi dai pregiudizi comuni, saggi istruiti a fondo su cose non alla portata di tutti. I rituali divennero gradualmente capolavori di esoterismo, redatti per quanti sapevano capirli, insegnando a conquistare veramente la Luce. Purtroppo il conte di Clermont nulla faceva per opporsi alle persecuzioni poliziesche, guardandosi bene dal fregiarsi pubblicamente del titolo di Gran Maestro. Anzi, prendendo a pretesto la sua immeritata funzione di capo dell’esercito (non aveva certo doti militari) trasmetteva i suoi poteri iniziatici ad un sostituto, il banchiere Baure, dal temperamento ancora più debole del suo. Le proteste sollevate per richiedere un mandatario più efficiente, sfociarono nell’esaltazione di un personaggio intrigante, un maestro di danza di nome Lacorne che, fattosi nominare Sostituto particolare del Gran Maestro. Doveva risultare una scelta scandalosa, tanto da provocare una scissione nella Gran Loggia, la cui maggioranza rifiutò di riunirsi sotto la presidenza di Lacorne. L’anarchia divenne totale, senza che il conte di Clermont osasse porre rimedio alla situazione. Nel 1762 però la confusione aveva raggiunto i massimi livelli, per cui il Gran Maestro dovette revocare a Lacorne il mandato, assegnato poi a Chaillon de Jonville. Ne seguiva una tregua, purtroppo di breve durata. Tra le varie fazioni cresceva la discordia, con dissensi sempre più violenti, sfociati in ingiurie e percosse. Nel 1767 la Gran Loggia di Francia, convocata per celebrare la festa dell’Ordine, degenerava in un tumultuoso, pugilato, per cui la polizia ordinava la sospensione d’ogni seduta. Ne approfittarono allora alcuni massoni turbolenti, che si appropriarono del titolo ed agirono in suo nome. Nel 1768 la Gran Loggia d’Inghilterra fu sorpresa dalla richiesta di allacciare regolari relazioni con la Gran Loggia di Francia e, trascurando di prendere precise informazioni, credette opportuno accettare, senza sospettare l’inganno. In realtà fin dal 1767 nessun legame amministrativo conservò neanche una parvenza di coesione tra le Logge francesi. La maggior parte di esse vollero anzi essere indipendenti. Ciascuna praticava il rito adottato, e molte amarono fregiarsi del titolo di scozzesi, il che consacrava una rottura dalle regole e soprattutto con la tradizione della Massoneria inglese. Nel 1771 moriva il conte di Clermont, e la Gran Loggia assonnata veniva convocata per l’elezione di un nuovo Gran Maestro. Sua Altezza Serenissima Luigi Filippo d’Orleans, duca di Chartres, più tardi denominato Filippo Uguaglianza, ottenne la maggioranza dei suffragi. Come il suo predecessore questi doveva purtroppo rivelarsi un ben misero massone, tant’è che nel 1793 rinnegava formalmente la Massoneria. Fortunatamente gli venne affiancato il trentatreenne duca di Lussemburgo, in qualità di amministratore generale. Questi, colmo di zelo e di ardore, doveva rivelarsi ben superiore alle funzioni secondarie che gli erano state affidate. Intuì subito che doveva provvedere a ricompattare le disperse forze massoniche del regno. Circondatosi di Massoni competenti, elaborò un accurato piano di riorganizzazione. Quando fu pronto, convocò a Parigi tutte le Logge di provincia e quelle della capitale, per deliberare sul suo progetto di riforma. Nel 1773 l’assemblea si riunì a Parigi, assumendo il titolo di Grande Loggia Nazionale Francese, e considerandosi subito investita di pieni poteri per l’organizzazione in Francia di un governo massonico stabilito sul regime rappresentativo. La Legge massonica doveva essere l’espressione della volontà generale, ed ogni Loggia sarebbe stata rappresentata permanentemente nella nuova autorità centrale chiamata Grande Oriente di Francia. Inoltre si decretò che i dignitari di Loggia durassero in carica per un solo anno, il che pose fine al privilegio del Maestro di Loggia ad vitam, chiamato da quel momento Venerabile Maestro o semplicemente Venerabile. Ammesse le diversità dei riti, il Grande Oriente non mirava alla uniformità rituale della Massoneria francese. Infatti si limitava a costituire una centralizzazione amministrativa che, pur confederando le Logge, consentiva loro di restare unite agli innumerevoli corpi rituali da cui dipendevano. L’autorità centrale ebbe il compito di verificare i poteri di questi gruppi, onde determinarne la legittimità. Tutti i Massoni che, in seguito a questa verifica, furono riconosciuti regolari, a partire dal 1777 ricevettero la doppia parola semestrale di riconoscimento. Una misura adottata solo dalla Massoneria francese, poiché le altre obbedienze continuano ad effettuare la normale Tegolatura dei Fratelli visitatori. La riforma adottata dal Grande Oriente aveva però urtato parecchie suscettibilità, e gli scontenti si trincerarono nella Grande Loggia di Clermont, che si autodefiniva Antico ed Unico Grande Oriente di Francia. Pur denunciandosi a vicenda come irregolari, esse riconoscevano alla loro testa il duca di Chartres, nella sua qualità di Gran Maestro di tutte le Logge regolari di Francia. Dal 1773 al 1789 la Massoneria francese si estese enormemente, diventando una sorta di moda. Pertanto era pratico ed utile farne parte. I suoi misteri eccitavano la generale curiosità, e si pretendeva da essi la chiave di tutti gli enigmi. Ogni nuova idea sembrava diffondersi meglio col favore delle strutture massoniche, per cui la Massoneria servì alle propagande più disparate. Praticamente la caduta dell’antico regime era in gestazione nell’interno delle Logge. I Massoni non erano certo cospiratori né rivoluzionari: erano solo uomini onesti e sinceri, paghi di poter mettere in pratica tra loro gli ideali di Libertà, Uguaglianza e fraternità. Entro le Logge, templi aperti alla pratica d’una vita qualitativamente superiore, ricchi, poveri, plebei e nobili si riconoscevano uguali e si chiamavano Fratelli. Era una denuncia indiretta ma continua e reale delle iniquità e delle miserie dell’ordine sociale vigente. Dal 1793 la tormenta rivoluzionaria bloccò le riunioni delle Logge. Si credette che l’ideale massonico stesse per realizzarsi nella società profana, e molti massoni ritennero, con il cittadino Filippo Uguaglianza, che non dovesse sussistere alcun mistero né assemblea segreta al momento della fondazione della Repubblica. Nel 1799 i resti delle due precedenti organizzazioni accettarono di fondersi nel Grande Oriente. Dopo la rivoluzione, il neo imperatore Napoleone Bonaparte accettava l’offerta per la carica di Gran Maestro, affidando l’incarico a suo fratello Giuseppe, cui affiancava, con mansioni di controllo, Cambacérès e Murat. Così la Massoneria francese divenne istituzione ufficiale. Invasa da una folla di dignitari dell’Impero, essa fu costretta a rinunciare a quanto avrebbe potuto contribuire all’emancipazione degli spiriti. Le era concesso vivere solo a condizione di ostentare, in ogni circostanza, la più vile adulazione del dispotismo. Un regime che sviluppò enormemente la prosperità materiale del Grande Oriente che, nel 1814, contava ben 905 logge, di cui 73 militari. Queste ultime dovevano rivelarsi come propagatrici degli ideali rivoluzionari all’estero. Dopo aver adulato l’Impero, durante i Cento Giorni la Massoneria fu costretta ad applaudire il ritorno del regime monarchico, nella persona di Luigi XVIII. Dolorose umiliazioni fecero espiare alla Massoneria l’errore d’essere uscita dalle proprie sfere di competenza. Non le spettava felicitarsi o biasimare i governi sotto la cui autorità si trovavano i suoi adepti, poiché essa impone il rispetto, sempre ed ovunque, dell’ordine costituito, qualunque esso sia. Le è preclusa ogni manifestazione politica, nella consapevolezza della sua dedizione esclusiva ad un’alta missione educativa e filosofica. I Templi massonici risuonarono degli echi di aspre dispute che si rinnovavano tra Grande Oriente e Supremo Consiglio Scozzese. Molti Fratelli si scoraggiarono e, ritirandosi, obbligarono le Logge alla demolizione. Rare furono le occasioni in cui le due potenze dimostrarono reciproca tolleranza. Poi il Grande Oriente tentò di scuotere il torpore delle Logge pubblicando un bollettino trimestrale dei suoi lavori (1843), in cui incoraggiò i Massoni a pubblicare le loro opere. Ma la volontà di evitare divulgazioni reputate illegali, spinse l’autorità massonica ad infierire insensatamente prima contro Ragon, venerabile della Loggia "I Trinosofi" ed autore di un "Corso filosofico ed interpretativo delle iniziazioni antiche e moderne", poi contro Clavel, colpevole d’aver pubblicato senza autorizzazione la "Storia pittoresca della Massoneria". Infine il Grande Oriente si oppose a varie iniziative delle logge di provincia per riunirsi a congresso. Con il trionfo finale della democrazia (1848) sette logge sfuggirono alla tutela del Supremo Consiglio per costituirsi in confederazione indipendente, retta da una Gran Loggia Nazionale di Francia. La nuova potenza massonica proclamava la sovranità e la piena autonomia delle logge, mirando alla fusione dei riti e dichiarando aboliti i gradi superiori. Sia il Grande Oriente che il Supremo Consiglio rifiutavano di riconoscerla, ma questa riuscì ad allacciare rapporti con le Obbedienze straniere. L’eccessività democraticità organizzativa della Gran Loggia non piacque alla polizia, che ne decretò lo scioglimento. Nel 1851 la Gran Loggia Nazionale di Francia veniva sciolta senza alcun proclama di protesta. Intanto il Grande Oriente una sua Costituzione (1849) in cui ribadiva che la libertà di coscienza era un peculiare diritto d’ogni uomo e che nessuno poteva essere escluso dalla Massoneria per le sue credenze religiose. Proclamava però suo principio fondamentale la credenza nell’esistenza di Dio e nell’immortalità dell’anima, dichiarazioni che in seguito venivano giudicate contradditorie. La grande Maestranza, vacante dal 1814, fu rimessa in vigore a beneficio di Luciano Murat che, imposto dal governo, venne eletto nel 1852. Il cugino dell’Imperatore agiva allora da vero despota. Paralizzò subito ogni azione della Massoneria creandole enormi difficoltà finanziarie e, nel 1860, fece intervenire la polizia per imporre la propria rielezione. Ma il principe Napoleone ottenne la maggioranza, provocando l’intervento dell’Imperatore, che imponeva il ritiro di entrambi i candidati. La grande Maestranza restò così senza titolare fino al 1862, quando un decreto imperiale nominava Gran Maestro il maresciallo Magnan. Questi esercitava subito le sue funzioni in modo brutale, intimando al supremo Consiglio Scozzese di unirsi al Grande Oriente. Il Supremo Consiglio si ribellava energicamente, rifiutandosi di riconoscere l’autorità del Gran Maestro, trasformandosi involontariamente in centro di protesta repubblicana. La lezione doveva servire al Gran Maestro, che avviava finalmente il proprio interessamento ai reali principi massonici, per diventare infine un buon Massone. Si sforzò allora di riparare gli errori commessi, riorganizzando le finanze le Grande Oriente. Soppresse tutti i privilegi fino ad allora abusivamente acquisiti dalla Gran Maestranza, restituendo all’Assemblea generale l’esercizio integrale del potere legislativo. Alla sua morte (1868) si era guadagnata la riconoscenza dei massoni francesi. Negli ultimi anni dell’Impero fu a capo del grande Oriente il generale Mellinet, un vecchio Massone, devotissimo all’Istituzione che servì con fermezza e benevolenza. La Massoneria francese si trovava all’apice del suo prestigio, ed i ripetuti anatemi scagliati da Pio IX le attiravano le simpatie indignate di tutti gli animi illuminati. Il Grande Oriente si distingueva per i suoi energici ed efficaci interventi presso le varie Obbedienze ogni volta che un principio umanitario veniva disconosciuto. Otteneva dalla Massoneria prussiana la revoca della dichiarazione di non ammissibilità alle logge degli ebrei, ed esercitò forti pressioni sulla Massoneria americana perché aprisse le logge agli uomini di colore. Intanto le sue Logge si dedicavano con passione agli studi ed alle libere discussioni su questioni di filosofia e di economia sociale e politica. Nel 1870 episodi sanguinosi avvenuti durante la guerra franco-tedesca spinsero dieci logge parigine a riunirsi per deliberare l’invio di una delegazione al re di Prussia, per appellarsi al suo cuore di Massone, onde ottenere che le truppe tedesche risparmiassero donne, vecchi e bambini, evitando furiosi bombardamenti come quello di Strasburgo. Quella delegazione non sarebbe mai partita, ma votò un manifesto in cui dichiarava il re ed il principe di Prussia "mostri dal volto umano". Un’iniziativa che interrompeva fino al 1905 ogni rapporto con la Massoneria tedesca. L’instaurazione della Repubblica favoriva poi la ricostituzione della compattezza delle forze massoniche francesi, decise a sventare le insidie della reazione e del clericalismo. L’assemblea generale del Grande Oriente aveva spesso discusso il primo articolo della Costituzione e, nel 1877 aveva soppresso l’affermazione dogmatica del principio dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima. Questo implicò la soppressione della formula "Alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo", tradizionalmente posta all’inizio d’ogni documento massonico. La decisione comportava la rottura d’ogni rapporto con l’estero, specie con la Gran Loggia d’Inghilterra che, con quella svedese, non tollerava la propaganda repubblicana dei Massoni francesi. Anche le varie Grandi Logge degli Stati Uniti colsero l’occasione per rompere ogni rapporto con l’Obbedienza che aveva preteso da loro la fratellanza dei negri. I clericali infine non persero l’occasione per inveire contro l’ateismo della Libera Muratoria. Intanto il Grande Oriente modificava anche i suoi rituali, e dal 1889 venivano eliminati dai Templi le dediche A.G.D.G.A.D.U. nonchè il Libro della Sacra Legge dagli Altari. Tale atto provocava la decisione dei massoni francesi fedeli alle antiche tradizioni, provenienti soprattutto dalle logge del Supremo Consiglio Scozzese, di riunirsi per costituire nel 1894 la Gran Loggia di Francia (v.).